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I problemi della scuola – parte quarta – accenni alle soluzioni

16 Febbraio 2009

 

Ora, dopo aver osservato alcuni dei problemi della scuola in cui insegno – e ribadisco che non lo faccio per ledere o sputtanare quella scuola in particolare, ma per partire da una base reale per fare un ragionamento sul mondo della scuola in generale – come propostomi da alcuni commentatori peperini provo a dire la mia sulle soluzioni, sia macro che micro. Penso che chi sta al governo e al ministero avrebbero fatto meglio a calarsi nelle scuole prima di parlare a vanvera come fanno da ormai un anno. Forse anche loro sarebbero stati accusati di lesa maestà come è capitato a me dopo questi post, o di leaking aziendale forse, ma almeno avrebbero un’idea di dov’è la realtà e dove la loro fantasia ideologica.

Partiamo dalle soluzioni micro (che così quelli arrabbiati con me possono confrontarsi su cose concrete), ovvero come risolvere i problemi della scuola Gandhi. Beh, magari non tutti, ma almeno cominciare a metterci mano.
In questo caso il punto io penso che sia recuperare il senso di alcune parole molto semplici: partecipazione, cooperazione, responsabilità. Quella scuola la salviamo se ognuno di noi ci mette del suo in questo senso. Ognuno intendo dal primo all’ultimo, dal primo docente all’ultimo segretario, passando per personale ATA e soprattutto dal dirigente scolastico. Se ognuno di noi inizia ad agire come se il problema della porta di fianco riguardasse direttamente anche lui, se ognuno di noi fa il meglio di sé per aiutare la persona che sta gestendosi il casino nella classe di fianco o nel corridoio adiacente, forse iniziamo ad essere sulla buona strada. Per recuperare terreno alla Gandhi c’è bisogno che tutti lavoriamo e remiamo in un’unica direzione: riconquistare la fiducia in noi stessi e nelle quattro mura che ci circondano, senza farsi scoraggiare e agendo sincronicamente. Sembra banale ma non lo è: ho in mente svariati esempi in cui questo non accade, e alcuni degli episodi che ho citato nei post precedenti ne sono la concreta manifestazione.
Dirò di più: se vogliamo fare un consiglio straordinario, facciamolo per parlare di questo, di come ognuno trascendendo un pochino i suoi ruoli formali possa contribuire a far vivere meglio la scuola. Forse la primavera e la bella stagione ci renderanno meno nervosi ed irritabili e contribuiranno a facilitare la cooperazione anziché lo scazzo continuo (in senso passivo, come depressione, e attivo, come litigio). Se invece ci ostineremo ognuno a fare il suo compitino nell’angolino otterremo un bel 6 a fine anno, ma con i 6 lisci non si va lontano, almeno nella mia esperienza. Questo per quanto riguarda due tags: partecipazione e cooperazione.
Dopodiché buttiamo il cuore oltre l’ostacolo ed entriamo nel merito di due problemi: uno, la convivenza civile a scuola; due, la sopravvivenza l’anno prossimo della scuola. (A questo proposito faccio notare che quello che sta armando sto casino è un precario di terza fascia che l’anno prossimo la scuola la vedrà con il binocolo, grazie a confindustria e alla trimurti del sindacato orizzontale CGIL CISL e UIL).
A scuola ci sono situazione obiettivamente gravi, dal punto di vista disciplinare (e sarebbe il meno) e soprattutto dal punto di vista della vivibilità della scuola. Queste situazioni vanno affrontate con responsabilità. Offriamo alle persone protagoniste di tutto questo due strade: collaborare con noi e con i loro compagni, oppure levarsi dalle palle. Io non sono un buonista, uno è artefice del proprio destino, anche quando è nella merda. Ho avuto compagni di scuola che da situazioni assurde si sono tirati fuori e compagni di scuola che ci hanno sguazzato. Ognuno decide per sé. Se non ce la fa, a quel punto la mano è ben tesa per aiutare. Io penso che alcune situazioni vadano prese di petto e le persone protagoniste messe di fronte alle loro responsabilità (parlo anche di docenti, eh, io nella mia classe l’ho fatto quando ci sono stati dei problemi). Per fare questo però abbiamo bisogno di un punto di riferimento: se non può esserlo il preside perché non ne vuole sapere, inventiamoci un dispositivo qualsiasi, un consiglio disciplinare, dei referenti, decidiamolo insieme. Ma alcune situazioni non possono essere tollerate a lungo, pena il disamore non tanto dei docenti, che alla fine lo stipendio lo portano a casa uguale, quanto degli alunni. Ovviamente non sono per un modello puramente autoritario, tuttaltro, ma uno deve avere una scelta: lavora con noi a quest’altra cosa (ad esempio il progetto che io e altri abbiamo proposto di raccontare il quartiere con video, foto e testi, per ora naufragato tra disinteresse dei ragazzi e ore del progetto consumate dalle supplenze), se invece preferisci continuare a fare il pirla, fallo pure a casa tua fino ai 16 anni e poi vai a fare un lavoro di merda senza licenza media. Affari tuoi. Impara dalla strada se non vuoi essere aiutato.
Questo passaggio è importante, perché al momento alcuni colleghi si fanno prendere dal buon cuore oppure dalla stanchezza di cercare figure di riferimento che possano strigliare i ragazzi (il preside) e vanificano così lo sforzo di altri. Soprattutto per me questo passaggio è importante perché ovviamente lo metto per iscritto per confutare ogni accusa che mi si possa muovere di scegliere le soluzioni solo in base all’ideologia o alla mia impostazione politico/sociale.
Veniamo al terzo punto micro: la sopravvivenza della scuola. Forse dobbiamo anche qui sforzarci di più. Chiediamo e cerchiamo con i genitori e le strutture del quartiere di fare un incontro vero, aperto in cui dirsi tutti i problemi in faccia, in cui coinvolgere anche i genitori nella soluzione dei problemi (di fondi, di strutture, di vivibilità) non solo della scuola ma del quartiere. Inseriamoci nel tessuto del quartiere per provare a migliorare le cose. Durante la protesta per la Gelmini la nostra scuola e il nostro quartiere sono stati abbastanza silenziosi e i miei appelli per una lettera sottoscritta (la mobilitazione minima e non l’unica proposta che ho fatto) sono caduti nel vuoto o addirittura in affermazioni tipo "non possiamo farlo perché ognuno deve lottare nel suo ruolo", e vaccate del genere. Il quartiere è complicato, ovviamente non sarà facile, ma se vogliamo farlo si può farlo. Altrimenti continuiamo a tirare avanti la baracca alla bella e meglio, ma non ci stupiamo che i genitori cerchino una soluzione nella fuga: dobbiamo motivarli noi.

Questi punti non sono molti, forse sono anche semplicistici, ma si deve pur partire da qualcosa. Gli altri docenti che hanno scoperto la blogosfera e il preside che si è affacciato pungolato ovviamente da qualche benintenzionato e subito lanciatosi in una controinvettiva sulla forma (le battute sul vecchino e via dicendo) e non sulla sostanza (le critiche dei miei post) che cosa ne pensano? Domani vedrò di portare un po’ di stampate a scuola e vediamo cosa succede.

Passiamo al punto del problema macro, dato che si aggancia all’ultimo punto micro. Il problema della scuola oggi è che chi si è preso l’incarico di una sua riforma negli anni non lo ha mai fatto con un’ottica ad ampio spettro, cercando di proporre a partire dal  momento della formazione un modello di società diverso e migliore di quello in cui viviamo. Soprattutto l’ultimo Ministro non si è minimamente preoccupata di comprendere i problemi veri, magari girando in un po’ di scuole o mandando delle persone a verificare la situazione, ma si è accontentata di fare da sponda ai dettami economico-fiscali di Tremonti (da un lato) e alle sue fonti di ispirazione e appoggi di potere (la chiesa e la scuola privata). L’obiettivo dell’ultima riforma è chiaro, e nella scuola di piazza Gasparri lo è veramente alla sua ennesima potenza: depotenziare al massimo la scuola pubblica, mandarla in rovina, e convincere le famiglie che un’istruzione privata sia meglio, più sicura, più ricca e più competente. Noi sappiamo che non è vero, che un sistema di istruzione principalmente privato non è una soluzione ma l’inizio del declino e della sottrazione di larghe fette della popolazione a una formazione sociale, ma nessuno ha il coraggio di affrontare il problema di petto.
Allora dal punto di vista macro c’è una sola soluzione: battaglia. Dopo i primi mesi di mobilitazione soprattutto alle elementari (le medie sono state in verità molto silenziose sulla riforma) tutto tace. La riforma procede e tutto tace. Se prendiamo l’ultimo punto delle soluzioni micro, possiamo trasformarlo anche in un primo punto delle soluzioni macro. Solo con una opposizione forte di tutte le parti in causa insieme, dai docenti al personale ata, fino al preside e ai genitori, allora potremo pensare di influire sulla bocciatura definitiva di questa riforma. Ogni arma vale: se decideremo di muoverci allora scioperi bianchi e mobilitazioni eclatanti avranno un senso. DIversamente se tutti mi risponderete ancora una volta che "ognuno ha il suo ruolo e non spetta a noi fare certe cose", mi adeguerò, continuerò a fare casino dove e come posso, continuerò a raccontare ai miei alunni perché ci sono dei problemi nella scuola, nella speranza che diventino adulti migliori di noi.

Per ora mi fermo qui e stampo tutto.
 

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  1. Viola
    16 Febbraio 2009 a 21:03 | #1

    Grazie Nero, credo che i tuoi scritti abbiano avuto il merito di scuotere un po’ le coscienze, che non fa mai male.
    Volevo condividere con te e con chi ti legge alcuni miei pensieri.
    Innanzitutto( e non c’entra con il tema in questione)io sono una di quegli insegnanti che ha scoperto la blogsfera, ed è un bel modo per non sentirsi soli.
    In secondo luogo leggendo l’ultimo scritto mi ha colpito la frase
    “Ognuno ha il suo ruolo e non spetta a noi fare certe cose”, quando l’ho letta ho pensato:”Chissà chi sarà stato quel pirla..” Poi mi è venuto il dubbio di averla detta io quella frase(sic!)
    Effettivamente credo che l’ultima parte delle soluzioni che tu prospetti (mobilitazioni, scioperi bianchi,ecc.)sia impraticabile!
    Mi piace invece quando parli di cooperazione, anche perchè è la via più praticabile. Ma è altrettanto ardua, e ti spiego il perchè. L’anno scorso c’era un collega che era non solo un insegnante meraviglioso, ma anche un vicario eccezionale, un lavoratore infaticabile(altro che i fannulloni del ministro Brunetta). Era sempre a scuola, io lo so perchè tante volte lo trovavo dopo le 16.30, quando, come tu sai, la scuola vive in un irreale silenzio. Non l’ho mai visto perdere la calma( come è accaduto invece a qualche referente di plesso quest’anno!), anche nelle situazioni in cui un comune essere normodotato psichicamente avrebbe scaraventato una cattedra addosso a qualche(adulto) malcapitato lui era “sereno”, trovava sempre una mediazione, una soluzione. Non esacerbava mai le situazioni di criticità ma era sempre costruttivo e poi aveva una capacità ammirevole, forse la più importante: al momento giusto sapeva essere fermo e far prevalere(non imporre)la sua visione delle cose, grazie alla sua autorevolezza.
    COsa ha a che fare ciò con la cooperazione? A posterirori credo che nessuno di noi lo abbia mai aiutato, credo che sia stato molto solo, tutti ci siamo rivolti a lui per i problemi che ogni insegnante affronta durante la vita quotidiana, ma mai nessuno lo ha sollevato da un pur minimo incarico.
    Forse qualcuno potrà dire che lui era pagato per quello che faceva, ma sarebbe ipocrita o ignorante (non so cosa sia peggiore), perchè sappiamo quanto poco lautamente sia remunerato un lavoro che ti porta a stare a scuola molte più ore di quelle effettivamente retribuite; perciò sarebbe stata una vera espressione di cooperazione non riversargli addosso sempre i nostri problemi. Chi lavora nella scuola non può continuare a pensare di timbrare un cartellino, la giornata non finisce con le ore in classe. Se termino le lezioni alle 11.00 non posso pensare di ritenermi libera alle 11.01! Non possiamo sempre ridurre tutto ad una questione di ore e di minuti… non siamo ragionieri (per mia fortuna, perchè avrei qualche problema…)e lo dico con il massimo rispetto per questa categoria lavorativa, e si dovrebbe evitare di far sì che chi si offre di fare di più diventi la vittima sacrificale dell’ignavia e/o indifferenza comune. Non vorrei che queste parole fossero interpretate come un mio cruccio o rimprovero perchè in qualità di referente non mi sento aiutata, anzi! Se siamo “sopravvissuti” lo dobbiamo non certo solo ad 11 persone ma a tutti quegli insegnanti che, in silenzio, e più di altri, sono sempre presenti, puntuali, disponibili, volenterosi e sempre pronti a mettersi in gioco e a discutere.
    A proposito,esercito numeroso, dove sei finito? Non si sente la tua voce sul blog, solo in minima parte. Ah, dimenticavo! è quell’esercito silenzioso di persone che lavorano ogni giorno con professionalità fermandosi oltre l’orario di lavoro, facendo colloqui ad ogni ora e in qualsiasi posto, chiamando educatori,assistenti sociali, madri, padri, tutori legali, poliziotti,preti(manca solo l’esorcista…)e che non pretende mai un ringraziamneto perchè pensa che quello è il suo dovere.
    Certo è il nostro dovere, ma non per questo non meritiamo un ringraziamento, anche perchè non tutti lo fanno.
    Sto diventando prolissa e anche prosaica, perciò chiudo con la speranza che tutto ciò non si risolva in un’aspra polemica ma apra un dibattito costruttivo ma anche fermo contro tutte le cose che non vanno per niente.
    Ciao Viola

  2. Il Vecchino
    17 Febbraio 2009 a 11:29 | #2

    Nella tua ultima parte accenni ad un tuo progetto (abortito) per raccontare il quartiere.
    Si dà il caso che il comitato di quartiere Comasina, nella domenica 14.12.08, abbia celebrato il 50° anniversario della fondazione del Quartiere Comasina, facendo base nella nostra scuola di piazza Gasparri.
    In tale occasione ha presentato un libro ricco di documentazione sulla storia del Quartiere, dalla fondazione ad oggi; copia del libro è stata da me depositata in biblioteca.
    Il tuo sviscerato amore per la Comasiva è tale da farti totalmente ignorare il fatto? Dimenticavo … era domenica e tu avevi altro da fare
    Cordialità dal vecchino

  3. ppn
    17 Febbraio 2009 a 11:54 | #3

    se ho ben capito il progetto di cui parla il Nero era di far raccontare il quartiere agli alunni stessi, con foto, video e testi.

    Quello a cui ti riferisci tu è la presentazione di un libro in cui è ricostruita la storia del quartiere dal comitato di quartiere.

    …cosa ci azzeccano?

  4. Il Vecchino
    17 Febbraio 2009 a 12:05 | #4

    Le iniziative riescono se preparate bene!
    Il libro del comitato di quartiere poteva essere una buona occasione per far conoscere agli studenti la storia del quartiere e magari fargli nascere qualche curiosità in più.
    Occasione sprecata!

  5. ppn
    17 Febbraio 2009 a 12:14 | #5

    …vero, sarebbe stata una buona base per lanciare il progetto dal punto di vista degli alunni, per coinvolgere anche i genitori eccetera.
    Ora, io no so come sia stato organizzato l’incontro/presentazione del libro del comitato di quartiere ma vi vengono alcune domande:
    domenica era il giorno migliore per massimizzare il coinvolgimento di alunni, genitori eccetera?
    genitori e alunni sono effettivamente stati coinvolti?
    Una copia del libro è ora in bliblioteca, non potete organizzare ora delle iniziative per promuoverlo e per spingere poi gli alunni a spigersi oltre e metterci del loro?

    (chiarisco: sono tutte domande propositive)

  6. X
    17 Febbraio 2009 a 12:28 | #6

    Perchè il Dirigente era presente il 14 dicembre alla presentazione del libro?
    Chi c’è stato giura di non averlo visto!

  7. nero
    17 Febbraio 2009 a 13:03 | #7

    sottoscrivo quanto scritto da ppn.
    il libro ce l’ho come ho quello sulla storia della resistenza nel quartiere.
    purtroppo non sto più vivendo nel quartiere, quindi mi è difficile vedere tutte le iniziative, ma non mi risulta che si sia preoccupato di coinvolgere alcunchì.

    del progetto dovrebbe esserne cosciente, dato che l’ha controfirmato. pensavo leggesse le carte che le arrivano in ufficio.

    infine: le risponderò come mi risponderebbe lei. Era fuori dal mio orario di lavoro, quindi ero libero di fare quello che mi pare, incluso andare allo stadio o qualsiasi altra cosa. Vede che cooperare sarebbe meglio che trincerarsi dietro le formalità.

    se vuole organizzare un incontro con gli estensori del libro nelle mie ore, l’orario lo conosce.

  8. chi c’era
    17 Febbraio 2009 a 13:13 | #8

    confermo
    chi c’era non ha visto traccia del dirigente
    mi pare un atteggiamento veramente ipocrita millantare una presenza per fare la morale

  9. xxk
    17 Febbraio 2009 a 14:27 | #9

    fatevi una domanda e datevi una risposta:
    siete sicuri di essere nella stessa scuola? sinceramente dagli ultimi 30/40 post mi sembrerebbe di no!forse insegnate in scuole diverse e non lo sapete!!! che burloni…..

  10. ppn
    17 Febbraio 2009 a 15:13 | #10

    …trovavo sgradevole accusare Nero di essersi abbassato a infierire sul tema “nonni e nipotini” quando il succo era ben altro e, per di più, per poi reagire con le stesse armi incriminate, cioè unicamente sul piano personale, sostenendo l’ingenua fanciullezza del Nero.
    Ma vabbè, ci stava, uno si sente chiamato in causa e reagisce di slancio.
    Però poi si accusa il Nero di non essere presente al ‘sta presentazione del libro e si scopre che neanche l'”accusatore” era presente a questa -cito Il Vecchino- “occasione sprecata”.
    Questo è ben misero uso dei mezzi che la retorica fornisce a chi vuole sostenere le sue idee.

    Mi sa che siamo ancora sul piano dello scontro fine a sé stesso.
    Il che, se tanto mi dà tanto, non produrrà un bel nulla.

  11. un passante casuale
    17 Febbraio 2009 a 16:43 | #11

    M’intrometto come passante casuale perchè l’argomento m’interessa. Sig. Vecchino, vede mi dispiace che di fronte ad una discussione su problematiche di sua competenza, lei non abbia ancora espresso il suo parere professionale, ma abbia solo attaccato il fautore di questo blog, che, anche se con eccessive punte d’ironia, ha sollevato problematiche interessanti.
    A me non sembra che Nero dalle problematiche che espone e dai toni che usa, cerchi con lei uno scontro per dimostrarsi più bravo, migliore e più forte.
    Credo che si cerchi di capire se lei è d’accordo su alcune cose come: è importante che un dirigente scolastico conosca la sitauzione delle singole classi e dei casi problematici al suo interno? E’ importante che un dirigente scolastico intervenga da un punto di vista disciplinare per le sitauzioni più problematiche? E’ importante che un dirigente scolastico si metta al centro di un lavoro di coordinamente e cooperazione tra corpo docente, personale ATA e genitori, per migliorare la vivibilità scolastica che già di per se, grazie a riforme e un quartiere periferico, è sempre più in declino?
    Domande semplici, mi sembra. L’importante è essere d’accordo sulle risposte, che, se accordo c’è il modo di provare a lavorare insieme si trova. Se non c’è accordo, beh lì è un’altra storia, però tra collaboratori è sempre bene essere chiari e capire il perchè si sceglie una strada o un’altra.
    Vede, personalmente sono una persona molto permalosa quando mi si offende, ma quando mi attaccano i colleghi di lavoro, no. Nel lavoro le critiche aprono possibilità, l’accondiscandenza crea cancrene irreversibili, almeno secondo me, questo non vuol dire che abbia una ricetta o altro, mi permetto solo di seggerirle che avere tra le proprie fila dei collaboratori così appassionati e critici (collaboratori che per quel che ho capito, lavorano proprio per passione e non per interesse personale data la loro condizione di precari) è una manna dal cielo, per avere uno specchio oggettivo del proprio lavoro. Almeno così mi è parso, ovvio che non conoscendo la scuola non so se il proprietario del blog attacca per il gusto di polemica, comunque ripeto che non mi sembrava.
    M’interesserebbe davvero, se ha voglia e tempo, sapere cosa ne pensa di quelle questioni.
    grazie

  12. s
    17 Febbraio 2009 a 19:29 | #12

    molto più bello questo post del precedente.

    una nota di speranza per la scuola gandhi: quando sono arrivata nel 2001, sono stata assegnata al corso H, che ora non c’è più, anche perché già 8 anni fa c’erano solo i corsi A, B in gabbro e H, il che la dice lunga su come fosse messo quel corso.

    il dirigente di allora mi disse: “visto che è al suo primo incarico, le dò il corso H, così si fa le ossa”.

    in via bernardino da novate c’eravamo solo noi, tre classi nel ghetto, e la commessa. nessuno sapeva nulla di noi, di quello che succedeva a scuola ogni giorno.

    la filosofia dei ragazzi era: “tanto ti facciamo andare via con l’esaurimento nervoso, come tutti quelli che sono venuti prima di te”.

    la mia era: “io non me ne vado. piuttosto passate sul mio cadavere”.

    e con questo clima si faceva (più o meno) lezione. qualche volta mi è capitato di entrare in classe e vedere uscire tutti per andare a giocare a palla nell’atrio. “mica vorrà fare lezione, vero? lei è l’unica che vuole farlo!” e io li riportavo dentro uno a uno. una volta mi sono seduta fuori dalla porta dell’aula e ho pianto. non so se è stato in quel momento che ho conquistato il loro rispetto, ma hanno cominciato a crederci che mi sarei fermata davvero, che ci tenevo a loro e che, cazzo sì, volevo fare lezione!

    quei ragazzi hanno bisogno più di altri della presenza degli adulti, hanno bisogno di metterci alla prova giorno dopo giorno per vedere che nonostante tutto noi resistiamo. ci chiedono costantemente di essere presenti, autorevoli, di mettere i paletti, di dare le regole e loro provano ad infrangerle per vedere fino a dove possono arrivare.

    a differenza di ragazzi che hanno famiglie più fortunate, per loro la scuola è quasi come una casa e noi siamo un po’ dei genitori. mi hanno chiamata negli anni mamma, nonna, zia e una volta persino papà.

    ho allacciato scarpe, soffiato nasi e un anno ho quasi rischiato anche di peggio, perch mancava un educatore. conosco colleghi che hanno insegnato per la prima volta a tenere in mano un coltello in mensa, a sbucciare un kiwi (ricordi Viola?).

    questi ragazzi hanno bisogno più di altri di amore e molti colleghi che hanno scelto di lavorare in questa scuola hanno fatto una scelta basata sui sentimenti. altri una scelta di comodo, perché, si sa, nel casino si può sguazzare meglio e in fondo chi si accorge se si fa il proprio dovere?

    grazie alla maggior parte dei docenti che sono ora in questa scuola, alla dirigente che è andata in pensione e ai colleghi che come me alla fine hanno scelto scuola diverse per motivi personali, negli ultimi anni le iscrizioni erano letteralmente raddoppiate in gandhi (non in rodari, attenzione!).

    questo dice molto sulla fiducia che i genitori avevano riposto nel collegio docenti.

    penso che si dovrebbe ritrovare il modo di riaccendere quella fiducia per salvare la scuola del quartiere, anche per tutti coloro che nel passato hanno per essa dato l’anima.

    ciao.

    s

    p.s. s è l’iniziale del nome, ero nel corso A. salutatemi tanto i ragazzi.

  13. nero
    17 Febbraio 2009 a 19:40 | #13

    grazie s, mi hanno spiegato chi sei e il tuo commento è oro colato, altamente condivisibile.
    grazie ancora, speriamo di smuovere qualcosa…

  14. chi c’era reprise
    17 Febbraio 2009 a 19:42 | #14

    tra l’altro mi risulta che, caro vecchino, non avesse nessuna intenzione di concedere la scuola per l’iniziativa di presentazione per questioni formali (presenza bidelli, responsabilità della scuola, ecc) e che solo l’insistenza di alcuni l’hanno convinta a concedere di poca voglia il permesso.

    forse predica bene qui su un blog e razzola male….

  15. xxk
    17 Febbraio 2009 a 19:50 | #15

    MA…tutta questa solidarietà “virtuale” ha poi avuto un riscontro reale ? …oppure è e rimane solo “pour parler”.

  16. nero
    17 Febbraio 2009 a 20:08 | #16

    xxk, si, un po’ di riscontro c’è stato.
    oggi mi sono chiarito a voce con la delegata RSU della UIL: ovviamente su alcuni punti non siamo d’accordo ma è stato positivo chiarire vis-a-vis.
    viceversa con il vecchino c’è stato solo un fugace saluto in corridoio nel percorso che lo ha portato una volta tra le 9.00 e le 13.30 dalla presidenza alle macchinette del caffé, poco prima che si rinchiudesse e commentasse dal suo ufficio quanto sopra.

    per il resto stavamo convocando un collegio docenti straordinario, ma per ora per problemi di tempi ristretti abbiamo provveduto a chiedere un incontro con il dirigente lunedì pomeriggio per parlare di un po’ di cose.

    stiamo a vedere.

  17. b.
    17 Febbraio 2009 a 20:10 | #17

    ciao a tutti, mi verrebbe da presentarmi perché a tratti si rasenta la trasmissione televisiva. per fortuna in altri momenti il tono si alza o quanto meno dà speranza.
    la cosa positiva è che ci si appassiona.
    tipo Nero, il rompicazzo che va come un trattore, che commette qualche ingenuità, ma altrimenti sarebbe inattaccabile. anny che inizia facendo un po’ quella che in fondo non ci crede e poi invece capisce che è importante sta cosa, altr* che insomma dicono la loro, c’è anche l’ex insegnante della scuola che ci racconta uno squarcio di vita quotidiana di un insegnate (e mi sembra di sentire mia madre, insegnate anche lei. E io a dirle, ma mandali affanculo e lei alle 3 di notte lì a stampare salcazzo sulla resistenza che il programma…alle guerre puniche si fermerebbe….) insomma la parte che di riffa o di raffa si sbatte e ci prova. poi come nelle trasmissioni televisive parla il ministro, il potente, il dirigente. e mai una volta che centri l’obiettivo.
    il problema della scuola? è perché Nero si mette le dita nel naso! La sua presenza? E’ perché Nero pare urli spesso “cazzo” quando la palla arriva a Burdisso! Insomma è mai possibile che in sto cazzo di paese chi ha un minimo di responsabilità non risponda mai nel merito delle cose ma si trinceri dietro personalismi oppure dietro spostamenti degli argomenti (spesso sinceramente imbarazzanti, come la storia del libro, roba da tapiro!)? Insomma si parla di scuola, ma si parla anche di Italia. Io figurarsi, sono anarchico (niente menate, per favore) ma se proprio voglio fare il democratico, penso davvero che siamo in questa condizione anche perché i nostri “dirigenti” (in una democrazia bisogna pensare che esistono e allora almeno che siano capaci!) hanno perso da tempo la bussola, il senso della realtà, la necessità e la reponsabilità del confronto e di una visuale che vada al di là della giornata. Questi dirigenti, ai loro nipoti, in che cazzo di società li stanno per fare vivere? Perché noi dei 70s siamo sfigati, ma Lorsignori (mi sto facendo prendere) vi rendete conto a che tempi state preparando i vostri figli?

    Ai nostri tempi…si diceva: sciagura!
    ciao
    b.

  18. xxk
    17 Febbraio 2009 a 20:15 | #18

    in questi giorni, qualcuno ha avuto “la forza, il coraggio ” o più semplicemente la banale iniziativa di parlare con il preside di bussare o anche irrompere nel suo ufficio? ……..forse nessuno ….come volevasi dimostrare….. solo mere parole le vostre . Sinceramente ogni cosa riportata e ogni post di questo blog ha perso il suo valore più profondo. Mi pare che nessuno di voi abbia avuto un colloquio con “il vecchino” , quindi mi pare che anche voi siate ben dileguati e molto prevenuti a prescindere!!!!

  19. Viola
    17 Febbraio 2009 a 20:40 | #19

    Come già anticipato da Nero, sedici docenti della Gandhi, oggi, hanno chiesto un incontro con il preside, per lunedì. Siamo in 24 in Gandhi, alcuni non hanno potuto firmare perchè non in servizio al momento.Pertanto ,xxk, credo che la maggior parte dei colleghi abbia accolto con favore la proposta di un confronto con il dirigente e tra di noi per tentare di risolvere parte o tutti quei problemi che ci affligono. Qualcuno potrà essere anche prevenuto a prescindere ma la richiesta di un momento di confronto e di discussione mi pare che sia un segnale positivo nella direzione di quella COOPERAZIONE di cui alcuni di noi hanno scritto sul blog.
    Saluti a tutti
    Viola

  20. nero
    17 Febbraio 2009 a 21:05 | #20

    su, ammettilo, stavi solo aspettando una scusa per parlare a vanvera, succede.

    viola ti ha già risposto.
    la tua domanda di prima era tendenziosa perché non specificavi di voler sapere che cosa avevamo fatto di specifico nei confronti del preside.
    in particolare io oggi ho lasciato una stampata di questo articolo anche al preside, cercando in questo senso di porre il tutto su un piano propositivo. la risposta è stata la sua “risposta” un po’ puerile su questo blog (oltre che poi smentita dalle testimonianze dirette).

    visto che lui non esce, abbiamo chiesto noi un incontro. cosa dovremmo fare secondo te, bussare e chiedere, uno alla volta: “per piacere, ci dica qualcosa?”.

    Chi voleva chiarirsi ha preso e ha cercato le persone con cui voleva parlare: esempio io e la delegata RSU. Risultato: la pensiamo diversa ma ci siamo chiariti. Bene no?
    Altri sono rimasti tumulati dietro la propria porta a dieci centimetri da dove avvenivano le discussioni. Il primo passo lo può fare chiunque. Altrimenti i docenti in quella scuola vanno avanti a fare le cose, come hanno fatto finora.

    XXK, ma sei per caso un amico del vecchino? Perché sembrerebbe…

  21. nero
    17 Febbraio 2009 a 21:10 | #21

    dimenticavo xxk, questi giorni sono tre tra cui il w-e, per cui dai tempo al tempo.
    peraltro chi ha scritto su questo blog passa tutto il giorno a tappare i buchi di quello che non viene fatto.
    inoltre prevenuti un corno, io la porta la vedo sempre chiusa. manco simbolicamente aperta. non è che quelli che scrivono qui sono pazzi visionari che si inventano il dato di fatto della situazione di quella scuola.
    non sto dicendo che abbia ragione NECESSARIAMENTE io, ma solo che evidentemente dei problemi ci sono, e che vanno affrontati, e che sono passati già 4 mesi di troppo per affrontarli.
    Poi magari qualcuno riterrà che la correttezza formale è tutto, e allora pure io mi metterò a fare solo quello che strettamente sono pagato per fare, non un secondo in più, non un secondo in meno, non uno sforzo in più di quello che basta: entrare in classe, raccontare senza guardare se gli alunni ascoltano, firmare il registro, mettere dei voti, uscire dalla scuola. stop.

    meglio così no? così è molto più coraggioso, no?
    ma va va’….

  22. Il vecchino
    17 Febbraio 2009 a 21:59 | #22

    Non ho mai detto di essere stato il 14 dicembre alla presentazione del libro.
    Tanto perché si sappia sono quasi due mesi che mi confronto con il comitato genitori e con il comitato di quartiere per affrontare, in coordinamento con loro, i problemi della Ghandi – chi vuole lo sa!
    Per chi volesse saper come la penso dirò che sono totalmente disgustato dei papocchi imbastiti dal duo Gelmini-Brunetta, che non sanno nulla e non capiscono nulla di scuola.
    Mi piacerebbe lavorare per far sì che la mia scuola diventasse un riferimento per la qualità della didattica, ma c’è anche chi ha sempre remato contro fin dal primo giorno.
    Non ho mai rifiutato il contributo di nessuno, ma preferisco farlo nel mio ufficio e non dsavanti alla macchinetta del caffè (forse è vero che sono un pochino rétro).
    I docenti che vogliono parlare con me dei problemi della scuola non hanno mai ricevuto dinieghi legati ad orari.
    Risponde al vero che questa mattina Nero è restato a cazzeggiare davanti al mio ufficio e che ci siamo salutati; avrà anche potuto verificare quante persone sono andate avanti e indietro nell’arco della mattina.
    Anche lui ha trovato il modo di lasciarmi sulla scrivania copia della parte quarta del post.
    In calce allo stesso c’era una nota a mano che in parte riporto testualmente: “io non la evito, al massimo la ignoro” – Questa sì che è collaborazione!
    P.S. – S sei grande, magari potessi contare su persone come te!

  23. nero
    17 Febbraio 2009 a 23:28 | #23

    Caro vecchino,
    inizio un po’ a spazientirmi del giochino ipocrita che vuole giocare.
    Il post scriptum sulla sua stampata diceva testuali parole (erano ironiche, ma tant’e’):
    “Mi permetto di suggerirle diverse interpretazioni rispetto alla lezione di morale (e non di etica, peccato!) con cui ha voluto contribuire alla discussione sul blog:
    1. il mio intervento non era maleducato, non le era gradito, ma ciò non lo rende meno legittimo
    2. io non la evito al massimo la ignoro, ma è difficile dirlo visto che in tre mesi ci siamo incrociati UNA volta alla macchinetta del caffé.”
    Riportarne solo una parte è una scelta tendenziosa, ma ormai per quanto mi riguarda ho capito il modo in cui lei agisce costantemente, cercando di mettersi sempre nell’angolo comodo di chi ha ragione di facciata.
    Io sono abituato a fare diversamente nella mia vita di tutti i giorni incluso a scuola.
    Avrò cazzeggiato davanti al suo ufficio, secondo lei, ma in realtà stavamo discutendo con i genitori di due alunni, tra docenti su come richiederle un incontro in modo che non potesse tergiversare, deliberando su una sospensione, facendo tutte le scartoffie del caso, preparando la lezione e infine chiarendoci tra persone vis-a-vis rispetto a questa discussione.
    Se lei dice che a noi bastava bussare, io dico che a lei bastava fermarsi e invitare qualcuno a chiarirsi nell’ufficio o in corridoio. Non era difficile. Ma è più facile venire qui a tenere lezioni di praxis teorica.
    Io so solo che quello che penso io non è isolato, e che la sensazione della sua scarsa presenza non ce l’ho solo io.
    Sono il primo ad essere felice se essa verrà confutata nei fatti.

    Rimango convinto che alla Gandhi e non solo ci sia bisogno di metterci la faccia, in corridoio, nelle aule, negli atri, perché stare nel proprio ufficio non basta, parlare quando non la vede nessuno con il comitato genitori non basta, anche se è una attività meritoria.

    Ogni volta che le si muove una critica ha una scusa pronta, una scorciatoia per dire che sono gli altri a non aver capito, ad aver pensato male, ad aver frainteso o non preso in considerazione le sue effettive responsabilità o ruoli. Ma non è così. Non bastano le formalità per capire come si vive una scuola. Non basta avere sempre una exit strategy dalle discussioni.

    Se quello che scrive è vero su alcune cose la vediamo in maniera simile. Io per ora rimango della mia idea rispetto a UNO dei problemi di quella scuola. Se quando ne parleremo tutti insieme per l’ennesima volta sarò l’unico a prendere la parola, me ne farò una ragione e accetterò che il mondo non è fatto per chi ha a cuore il confronto anche serrato come modello evolutivo della società. Non è un problema, ho perso già altre volte battaglie del genere. E non sarà neanche l’ultima volta.

    Lei forse non sa quante persone come S ha intorno a lei, ma adulare una professoressa (che io stimo per quello che ha scritto) che non è più nella sua scuola, è più comodo che affrontare le critiche che persone altrettanto valide (e non parlo di me, non facciamo i furbi) le stanno muovendo.

    Citando Confucio: “ci sono cose che un uomo fa e cose che un uomo non fa”.

  24. margherita
    17 Febbraio 2009 a 23:54 | #24

    Dato che l’unica cosa che più o meno il Vecchino sa fare, anche se in più gli hanno chiesto altro, è solo attaccare Nero, mi sorge un dubbio..

    MICA SARA’ MILANISTA????

  25. doc
    18 Febbraio 2009 a 0:17 | #25

    se il dirigente conoscesse meglio gli insegnanti della gandhi, saprebbe che , come la carissima s.,ci sono persone che continuano a dare l’anima(nero compreso)!

  26. X
    18 Febbraio 2009 a 0:28 | #26

    Bravo doc!
    X

  27. nero
    18 Febbraio 2009 a 7:57 | #27

    La notte porta consiglio… E quindi ho deciso che, dato che lunedì abbiamo chiesto come docenti un incontro, rimanderò ogni mia ulteriore discussione a quel momento faccia a faccia, sperando che non si continui con questo slalom dialettico privo di confronto sulle questioni di merito.

    Vorrei solo specificare, per non lasciare adito a dubbi, che nelle due ore in cui “cazzeggiavo” ero in orario fuori servizio e stavo aiutando i colleghi a gestire i problemi delle classi in cui sto lavorando. E che questo è il tipo di presenza che è necessaria in questa scuola difficile. Un po’ di buona volontà concreta aiuterà tutti a creare il clima partecipativo e cooperativo che è decisivo per salvare la Gandhi.

    Ora vado a farmi le sei ore in classe.

  28. s
    18 Febbraio 2009 a 10:37 | #28

    Ecco in realtà volevo chiudere qualche commento fa, ma poi questo discorso mi intriga…

    è vero il tono spesso è basso, tante polemiche e appellativi “criptati” dietro pseudonimi. non è il mio stile, non mi piace.

    però forse è vero che in parte lo scopo è stato raggiunto: sollevare pesantemente la questione.

    ora visto che da fuori è molto più semplice guardare le cose, mi vien da dire che è il momento di chiudere la parte distruttiva e aprire quella costruttiva.

    mi rivolgo perciò al Dirigente, che ha mostrato parole di apprezzamento nei miei confronti.

    Conosco quasi tutti i suoi attuali docenti, alcuni sono amici del cuore. So che quest’anno vivono con dolore il declino della scuola e che sono disponibili alla collaborazione, nonostante l’attuale stato d’animo un tantino sconfortato. Collaborazione non vuol dire delegare di tutto e di più.

    Forse da qua si può ripartire mettendosi in gioco tutti un po’ di più, tutti quelli che fino ad ora hanno pensato di poter stare in disparte. Che vadano a dare una mano a chi sta affogando nei problemi della scuola!

    perché la verità (ed è secondo me il grande pregio della scuola Gandhi) è che non ci si può lavorare facendo solo strettamente il proprio dovere, non un minuto di più, non un minuto di meno. Nessuno con un po’ di cuore ci riesce. Ed è questo il motivo per cui chi lavora veramente in gandhi, in fondo, dopo un po’ si incazza: vedere che c’è gente che rimane indifferente di fronte a problemi enormi di ragazzini che non hanno gli strumenti per affrontarli.

    per questo me ne sono andata. perché non ce la facevo più a sentirmi impotente. perché la merda se la spali quasi da solo (o con 3-4 altri pochi “sfigati”), dopo un po’ ti sommerge.

    e poi per un altro motivo: ora che non ci sono più, nella scuola si parla bene di me, ma quando c’ero per anni non ho ricevuto nessuna gratificazione, se non quella delle persone che sono poi diventate mie amiche.

    spesso ero l’unica a parlare nelle occasioni ufficiali e più volte sono stata “zittita” da persone che per titolo o anzianità si sono sentite in diritto (a volte anche giustamente) di farlo. per il resto mai neanche un grazie per tutte le ore di straordinario più o meno retribuite. qualcuno mi ha anche detto: “sei tu che vuoi essere ligia al dovere, è una tua scelta, non puoi fare la morale a chi non vuole esserlo!”

    l’ultima parola quindi va al Dirigente: proprio perché io in fondo ho sempre rispettato l’autorità e le gerarchie (e ne sono anche spesso rimasta delusa), mi permetto di dire che un leader, anche se in un’istituzione pubblica, credo che abbia il diritto e il dovere di guidare le persone che lavorano per lui, con lui e sotto di lui. è una grossa responsabilità motivare, gratificare, punire, controllare il proprio “gregge” (scendiamo un po’ nell’ecclesiastico, ma tant’è), però dovrebbe essere anche una soddisfazione, una gioia raccogliere i frutti del lavoro del proprio team. non credo sia possibile lavorare in un clima di ostilità come quello che si è da voi creato.

    qualcuno in passato se ne è andato per molto meno. sarebbe un peccato se la scuola chiudesse!

    ora davvero vorrei cercare di non intervenire più, se riesco!

    la conferma che la gandhi ti entra nel cuore per sempre…

    s

  29. c
    18 Febbraio 2009 a 14:20 | #29

    ringrazio di cuore l’autore di questa iniziativa e gli auguro tanta fortuna. sono una vecchia signora che lo conosce da sempre e sa quanto sia grande il suo impegno nel sociale. Per quanto riguarda la scuola in questione nella quale ho lavorato, in precedenza ho seguito la “vecchia” sede ora chiusa,io non nutro grandi speranze perchè troppi errori si sono compiuti negli anni e la partecipazione, la cooperazione sono state sempre concetti pressochè sconosciuti, ora mi pare di capire che si è arrivati al capolinea e forse, non è un male. Auguro a te R. tante cose belle e mi permetto di dirti che non sempre si possono cambiare le realtà. forse quella di cui tu parli è una di queste.
    Buona fortuna

  30. nero
    18 Febbraio 2009 a 17:29 | #30

    ringrazio per le parole la “vecchia signora” (non quella bianconera) e onestamente non sono riuscito a ricostruire chi sia [non pensavo ci fosse una mia vecchia conoscenza come ex insegnante nella scuola!!! Io ho frequentato in george sand da ragazzo]

    Il post di s, a parte il rispetto dell’autorità, lo condivido molto e attendo con aspettativa l’incontro di lunedì.

  31. Renato Brunetta
    19 Febbraio 2009 a 8:14 | #31

    Visto che alle scuole Gandhi il personale usa le dotazioni e il tempo della scuola per divertirsi sui blog, ho deciso di privare la scuola della connnessione internet e i dipendenti del 10% dello stipendio per sei mesi

    L’ottimo dirigente sarà invece proposto per un encomio e um premio

  32. tibi
    19 Febbraio 2009 a 10:49 | #32

    Scrivi: “Dopo i primi mesi di mobilitazione soprattutto alle elementari (le medie sono state in verità molto silenziose sulla riforma) tutto tace.” Ma non è vero. proprio sabato 14 in piazza del Duomo ci siamo ritrovati in molti per chiudere la campagna della buona scuola, che ha visto due camper gialli passare giorno e notte davanti alle scuole per ritirare i modulil alternativi per le iscrizioni, moduli che ribadiscono la richiesta di un modello scolastico molto diverso da quello proposto dal Governo. Ttovi tutta la cornaca qui http://comitatizona3.blogspot.com/
    Ed è una bella storia, di genitori che si fanno in otto e si trasformano in attivisti perfetti, di insegnanti che perdono le notti, di bambini che pretendono di avere non le figurine dei gormiti, ma quelle delle segreterie della buona scuola. Abbiamo fatto pure due video: questo http://www.youtube.com/watch?v=aFxAkX6wkYA
    e questo http://www.youtube.com/watch?v=tDdcDss4B2I
    Ieri sera(mercoledì 18) c’è stata una riunione per la riforma nelle superiori in cui è stata lanciata una iniziativa da tenere nelle scuole il 27-28 marzo.
    Il problema reale però è che va continuamente sottolineato un elemento chiave: nella riforma della scuola non sono in gioco gli orari o le nozioni, ma il sapere, la capacità di condividerlo, la capacità di mettersi in relazione con gli altri in base a parametri non “commerciali”. La scuola in questo modello sociale in cui siamo finiti, potrebbe avere un potere enorme. Ma dovrebbe essere un ambito educativo e politico in senso ampio. Prendiamo per esempio il caso delle medie, il corso di studi più difficile e poco efficace che ci sia. In quel periodo i ragazzi hanno una bomba di ormoni, il cervello gli va in pappa, sperimentano e provano di tutto, dal sesso alle droghe. E questo accade ora più che mai, perché l’età delle prove si è abbassata di nuovo. E’ tornata a quella pre-industriale, però con stimoli da csocietà post-industriale. La sucola media andrebbe riformata in toto, perché così com’è non serve a nulla. E forse, proprio a partire dal legame che si sta creando nei comitati di lotta alla riforma, potrebbe essere utile riprendere in qualche modo il rapporto tra genitori e insegnanti. Un rapporto difficile, che non porta mai a nulla di esaltante. mentre potrebbe essere la chiave per creare un ambiente più acccogliente per gli adolescenti e forse, perché no, garantire un futuro in cui gli adulti sono più in grado di autodeterminare le propie scelte senza confondere questo comportamento con quello che rivendica una “libertà” vuota, sinonimo di liberismo.

  33. s
    19 Febbraio 2009 a 15:35 | #33

    sono d’accordo che la scuola media necessiti di una riforma nella sostanza, più che negli orari. la riforma dovrebbe partire da qualche conoscenza approfondita sulle dinamiche di sviluppo dei ragazzi e non da convinzioni ideologiche.

    vedo con un po’ di preoccupazione il concetto che si faccia politica a scuola.

    i ragazzi nella fase della crescita e in preadolescenza soprattutto, hanno bisogno di cultura ed educazione, non di politica e idee preconcette.

    avrebbero bisogno di essere educati a costuirsi una propria opinione dei fatti, documentata, consolidata da nozioni sui perché, sulle cause, sulle conseguenze degli eventi. solo così potranno essere liberi di prendere delle decisioni mature. hanno bisogno di essere educati al confronto con gli altri, al rispetto delle pluralità e delle diversità, non alla competizione. solo così potranno strutturare un’identità equilibrata e socialmente positiva.

    credo che la scuola sia anche troppo politicizzata, soprattutto da un certo settore della politica che da sempre si arroga il diritto di essere “culturalmente superiore” e unico depositario del sapere.

    purtroppo quelli che della politica hanno fatto la propria professione dimostrano spesso di averne poca di cultura (chi più chi meno) o quanto meno di avere uno scarso senso etico (come dimostrano i numerosi reati di cui molti sono imputati) e nessuna dote di comunicazione (come si evince dalle trasmissioni televisive con dibattiti, se così si possono chiamare le urla degli ospiti che puntano a prevaricarsi).

    molti parlano degli adolescenti, ma pochi hanno studiato i meccanismi psicologici che stanno dietro allo sviluppo dell’individuo (cognitivo e morale).

    recuperare il rapporto con i genitori? necessario e auspicabile, ma davvero è molto difficile in una società in cui molti genitori educano i figli con il senso di colpa di non occuparsene abbastanza. fuori di casa tutto il giorno per lavoro, non hanno tempo per educare con i “no”, perché si fa troppa fatica. molti concedono troppo a figli despoti e arroganti che pretendono sempre di più. la cultura del consumismo rende inaccettabile l’idea che il proprio figlio non abbia il cellulare dall’età di 10 anni o anche prima (“altrimenti è un disadattato”, dicono), che non guardi la televisione fino alle 23.30 o più tardi, che non abbia i vestiti firmati, gli ultimi occhiali D&G e quant’altro. non esiste più la regola del meritarsi le cose.

    una volta un alunno mi ha detto: “se non vengo bocciato, i miei mi comprano il motorino”. cioè non essere bocciati è un merito??

    i genitori si presentano a scuola difendendo a spada tratta i propri figli. quanti insegnanti hanno provato per mesi a convocare un genitore a scuola per parlare dello scarso rendimento del figlio e si sono sentiti dire che “non si può prendere un permesso dal lavoro per queste cose” e poi ha visto gli stessi genitori letteramente fiondarsi a scuola a qualsiasi ora a riprendersi il cellulare del figlio ritirato perché usato impropriamente in classe? io ne ho visti un bel po’.

    sempre a criticare i docenti, come se fossero pezze da piedi al loro servizio o, in alternativa, dei poveri mentecatti che non hanno trovato niente di meglio da fare nella vita.

    forse questi genitori non hanno capito che screditare gli insegnanti davanti ai propri figli, non può portare a nulla di buono. ma a loro importa solo essere popolari agli occhi dei beneamati bambini, così i bambini non rompono, così pensano di costruire un’alleanza.

    queste alleanze sono malsane e diseducative e alla lunga non giovano a nessuno. ma si sa “alla lunga” non è “ora” e oggi viviamo più che mai senza grandi obiettivi a lungo termine o per lo meno senza le palle per perseguirli.

    difficile per un’insegnante continuare a fare bene il proprio lavoro, battersi per una scuola più giusta…

  34. nero
    20 Febbraio 2009 a 17:12 | #34

    cara s
    la prima parte del tuo intervento mi trova in forte disaccordo, non tanto perché io non sia d’accordo che gli studenti debbano essere educati a formarsi una propria opinione, quanto perché questo per me è già una scelta politica.
    il tuo incipit “antipolitico” sa tanto a sua volta di scelta “ideologica” contro la politica (un po’ il leit motif del qualunquismo anni 80-90 🙁

    Dopodiché l’importante è il merito delle cose – ovvero il resto del tuo intervento – su cui invece siamo molto d’accordo 🙂

  35. s
    24 Febbraio 2009 a 11:20 | #35

    Ammetto la mia ignoranza. non ho ben capito in effetti cosa sia politica.

    la parola mi ricorda (da quello che avevo imparato a scuola 😉 )qualcosa legato all'”occuparsi del bene comune” e se questo fosse il significato attribuito dai politici alla loro esistere, sarei anche d’accordo sulla necessità di fare parecchia politica a scuola, anzi tutto dovrebbe essere permeato dalla politica…

    purtroppo non so se in ritardo con i tempi (sono in ritardo su molte altre cose del resto), sono in effetti ideologicamente antipolitica, o meglio “anti_la_ politica_che_vedo_e_leggo_sui_giornali”.

    ma poi davanti a critiche come la tua, sicuramente più competenti in materia, mi ritiro nel mio “qualunquismo”. in effetti io sono un fisico (e come è risaputo, i fisici vivono fuori dal mondo) e una praticamente psicologa a tre esami dalla laurea (e come è risaputo, gli psicologi vivono in un mondo che o non esiste o per lo più è sconosciuto ai più), conseguentemente non credo di aver molto di concreto di aggiungere alla discussione.

    parliamo di calcio? ehehehe

  36. nero
    24 Febbraio 2009 a 11:59 | #36

    s,
    non volevo ti offendessi.
    io intendo politica proprio in quell’accezione dell'”occuparsi del bene comune”. Se siamo d’accordo su quello, sul resto sono sicuro che un giorno che ci incontreremo face-to-face sapremo trovare punti per lavorare insieme 🙂

    Per il resto, leggiti il mio post sull’incontro di ieri. Sono sicuro che ti sarebbe piaciuto.
    Io mi sono laureato in biologia, poi ho mandato a monte la carriere di ricerca per fare l’attivista e mille altre cose. Mai pentito. Sicuramente ora non riuscirei più a confrontarmi con l’obbedienza necessaria a fare lo studente universitario :))) per cui ti ammiro per la tua capacità di confrontarti con una seconda laurea.

    Per il resto possiamo parlare di calcio solo se sei interista. Ho da tempo abdicato la pazienza almeno in questa passione 🙂

  37. s
    24 Febbraio 2009 a 13:41 | #37

    ma dai! non mi sono offesa!

    è vero che sono ignorante in politica! e che sono fuori dal mondo, a volte.

    sul calcio scherzavo. non lo seguo. mi piace il rugby, il pattinaggio e la ginnastica artistica, ma non sono sport di grande risonanza, così non guardo quasi mai nulla.

    del calcio, come una qualunque donna di questo mondo, e sottolineo “qualunque” (ehehe), seguo soprattutto i cartelloni pubblicitari di alcuni calciatori in mutande… non che io condivida questa mercificazione del corpo, ma in alcuni casi… 😉

    comunque mia nonna è un interista sfegatata, non so se serve a darmi punti…

  38. tibi
    2 Marzo 2009 a 12:41 | #38

    cari s e nero…bello il dibattito sulla politica. Il significato è ovvio, e la cronaca italiana non può permettersi di tenerci lontano dalle idee. Vorrei tornare però invece sulla questione genitori. Capisco che da insegnanti, i genitori li si può vedere solo nella loro peggiore veste. Ed è vero che i genitori attuali sono drammatici (lo dico perchè a me il confronto con ggli altri genitori dalle elementari in poi è costato ansia e mille domande). Però ritorno sull’argomento epr dire che i genitori non sono tutti uguali. E ce ne sono alcuni che potrebbero esere una risorsa. La collaborazione scuola genitori, se venisse in qualche modo riconosciuta, costringerebbe tra l’altro i genitori inesistenti a fare i conti con un ruolo che non hanno e non vogliono. Capisco che la scuola non può essere scuola anche per loro. Ma nella società utopica forse si. In un mondo che non esisterà mai, visto che la scuola è indispensabile per la crescita dell’intera società, ci sarebbe attenzione anche per le altre figure che si prendono cura dei ragazzi. E se vogliamo non sarbbe neppure così costoso o faticoso: colloqui più frequenti, giornate di incontro a scuola, dibattiti, iniziative. Sono sicura che basterebbe poco, o moltissimo, visto che in questo modo le scuole diventerebbero uno spazio sociale vero e proprio, un punto di riferimento in quartiere (per le elementari e medie, più allargato per i licei), uno spazio dove fare cultura dal basso.
    Vabbè, neppure l’effetto serra, la mafia o la fusione fredda esistono….

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