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Settanta

15 Settembre 2009

 

Secondo volume della "Trilogia sporca dell’Italia", dopo Confine di Stato. Sarasso fa parte di quella generazione che ha mangiato e digerito i cosiddetti nuovi media e che rielabora il modus narrativo di questi ultimi in vecchi media (come i libri, che per fortuna ancora non tramontano). Scrive un libro con lo stile di un fumetto: scene rapide, lunghi intervalli e poi scorci, improvvisi, collegamenti da tracciare con la fantasia prima ancora che con la consequenzialità delle parole sulla pagina. E’ un metodo interessante, secondo me adattissimo alla letteratura di cui Sarasso si sente parte, di quella riflessione sulla New Italian Epic che anche lui ammette influenza la direzione che sta prendendo il suo lavoro. Io mi sono goduto il libro, anche se sorvola un periodo ampissimo, forse risultando un po’ affrettato nello stilizzare quanto è successo all’Italia in quegli anni: d’altronde scrivere con maggiore dettaglio avrebbe significato scrivere un libro di 8000 pagine e forse non era il caso. Assieme al divertimento per la lettura, un’altra sensazione: le persone con cui è in contatto sono le stesse con cui siamo in contatto noi come Blackswift, la logica con cui vogliamo raccontare il mondo è la stessa, gli obiettivi e le influenze assimilabili. Eppure noi non troviamo la strada giusta, la motivazione o forse il modo giusto per convincere non solo noi stessi e i lettori, ma anche gli editori che valga la pena pubblicare quello che facciamo. Il mondo intorno continua a diventare più gretto dei nostri peggiori immaginari e lentamente la sensazione che quanto scriviamo si rivolga a un contesto che ci ha già superato è sempre più forte. Forse siamo noi a essere insufficienti: ci manca volontà, o forse anche qualità, per arrivare fino in fondo. Forse non sappiamo imparare abbastanza, o forse ormai ci siamo intimamente convinti che intorno a noi non ci sia la disponibilità di ascoltare a sufficienza. Non saprei: sono felice per Sarasso e per tutti coloro che riescono a trovare le motivazioni per raccontare e le strade per pubblicare, ma mi rimane la sensazione di essere un disadattato anche in questo contesto. Come se non mi bastasse esserlo nel mondo reale. Tornando al libro alla fine dello sproloquio: bel libro, divertente, da mangiare rapidamente come fumetti e film, per poi ragionarci con calma. Confermo il voto 🙂

Voto: 6/7

PS: non ho ancora capito se Sarasso lo conosco o no, probabilmente ci siamo incontrati mille volte. Ma trovare il mio cognome addosso a un carabiniere mi ha fatto veramente schiattare dal ridere. 

 

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