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Inter in Wonderland: Deus ex Mafia

22 Febbraio 2010

 

Venerdì sera anziché chiudersi nelle stanze del ritiro prepartita, gli eroi nerazzurri si sono trovati di fronte all’ennesima sorpresa di Mago Mourlino: ad attenderli fuori dalla Pinetina hanno trovato una scialuppa, che li ha condotti sul veliero dell’Ammiraglio di Setubal, armato di tutto punto e pronto a prendere il largo. L’aria mefitica della serie di Oz Mourlino l’ha capita da un pezzo, ma pur nella putrida Terra dei Cachi esistono luoghi che non possono essere condizionati dalla potere, dal malaffare, dai vizi umani, o almeno così pensava Mou: l’Oceano di Oz, il condottiero lo sa, rimane un luogo di leale confronto, dove vince il più scaltro, il più forte, il più feroce, ma non il più furbo o il più ammanicato. La spietata legge del mare.

E allora di fronte alle fetide correnti della volontà dei Palazzi dei Cachi, Mourlino ha deciso di giocare questo episodio della nostra saga avventurosa sui marosi impervi dell’Oceano, il viso sferzato dalle onde e dalle folate di bufera, sul cassero di poppa a gridare ordini che si perdono nel vento, mentre i nostri eroi si improvvisano marinai e corsari: chi sotto coperta a svuotare con le pompe la stiva, chi sul ponte, chi al timone sotto gli occhi di fuoco dell’Ammiraglio, chi avvolto tra vele e sartiame.

Quello che Mourlino non aveva considerato era che anche nella nostra umile narrazione lo spazio per il confronto leale è molto risicato: sulla scena scossa già dal rombare dei cannoni di babordo e dal raffazzonato fuggi fuggi dei nostri avversari ciclisti (come si evince dalle loro casacche) sbalzati di botto su una nave poco più che mercantile a ingaggiar battaglia, irrompe Eolo, aka Tagliavento, la mano armata di malafede della necessità storica che i nerazzurri non vincano il campionato ancora una volta. Non sono così certo che non ci sia una regia (come il titolare del blog), ma non sono neanche certo che ci sia: per i giornalisti è meglio così, per i media è meglio così, per chi deve mandare avanti la baracca è meglio così, per chi per anni ha sfruttato il malaffare è meglio così, per chi per decreto deve vincere qualcosa se non tutto e per ora non lo sta facendo è meglio così. Insomma un deux ex mafia conviene a tutti, tranne che a noi tifosi, giocatori, dirigenti della Beneamata.

Eolo spazza il ponte del Galeone Nerazzurro, scagliando nei flutti il povero Muro e Speedy Gonzales, imponendo il giro di chiglia ai nove restanti giocatori, con la beffa dello sventolio di sulfuree bandiere gialle contro di loro alla minima imprecazione. E all’altro fronte della battaglia porge solo le terga, perché gli improvvisati Bacicin (…vattene a ca’, ta moe t’aspeta!) ne dispongano a loro piacimento. Lo shock di quest’ultimi è talmente forte che in 11 contro 9 non si vedrà un tiro in porta manco a pagarlo a peso d’oro. Per tutelarsi dalle critiche e dalle malelingue poi, Eolo pensa bene di espellere anche il Pazzo – che avrebbe dovuto essere scagliato anche lui in mare da almeno una quarantina di minuti buoni dopo il suo duello all’arma bianca sleale con l’Orco – così da dare la possibilità ai cerchiobottisti del circo(lo) mediatico di vico dei miracoli di argomentare ancora una volta con la scusa della scarsa serata dell’arbitro.

In tanti anni non ricordo un tentativo tanto plateale e spudorato di condizionare l’andamento di un campionato come quello che l’Inter sta subendo. Forse solo nel 1998 abbiamo visto qualcosa di vagamente assimilabile. E non è questione di singoli episodi, ma di andamento generale: in 5 giornate abbiamo collezionato in una partita due rigori contro e una mancata espulsione avversaria, in un’altra due mancati rigori a favore, in un’altra due espulsioni e un rigore contro, in un’altra due espulsioni e quasi una terza contro. A pensare male si fa peccato ma ci si prende quasi sempre. E non è solo una questione di campionato: se per tre anni prima delle sfide europee giochi partite in 10 (o addirittura 9) contro 11, il disegno di penalizzarti anche in Europa per avere modo di puntarti il dito contro dopo l’ennesima figura di merda è patente e scientifico. D’altronde conosciamo già le litanie che ci attendono nei prossimi giorni: "è colpa di Mourlino che esaspera gli animi" (come se la colpa dell’omicidio fosse della vittima che non ha schivato il proiettile); "era una serata no dell’arbitro"; "Mourlino non si può trincerare dietro queste cose perché l’Inter è comunque la più forte"; "la mafia non esiste"; e altre nefandezze scrivendo e discorrendo. D’altronde anche l’edicolante dove ho comprato il giornale stamattina – interista evidentemente della famiglia degli "obiettivi ad libitum anche quando gli altri ti stanno pisciando in testa" – mi ha aperto gli occhi: "E’ colpa di Mourinho" – mi ha detto – "In Italia non puoi dire le cose come stanno, non puoi cambiare le cose; devi adeguarti". Vox Populi Vox Dei.

Quando l’Inter ha tardato a rientrare in campo dagli spogliatoi per il secondo tempo ho sperato che qualcuno avesse spaccato una sedia in testa a Tagliavento, o in alternativa che Moratti avesse imposto di non far disputare il resto del match: avremmo perso a tavolino e ci avrebbero penalizzato in campionato con qualche punto, ma se proprio devono impedirci di vincere regolarmente il campionato sul campo, che almeno abbiano l’indecenza di farlo a viso aperto. Dimostriamo che la dignità non è un bene di facile commercio. Che ci facciano partire direttamente con un handicap, ma che ci evitino gli spettacoli osceni che abbiamo dovuto testimoniare stasera a San Siro. Arrivo a casa e scopro che il massimo che possiamo permetterci è il silenzio stampa: avrei preferito che parlasse solo Moratti, dicendo che l’anno prossimo l’Inter si iscriverà alla Premier o a qualsiasi altro campionato, e che da oggi ogni rapporto con stampa, lega e figc sono sospesi fino a data da determinarsi. Visto che diamo così fastidio, che facciano a meno di noi. Ma non tentino di nuovo di metterci i bastoni tra le ruote: Mourlino per la prossima gara ha già preparato le armi pesanti. E ogni tifoso che si rispetti deve schierarsi dietro il suo Condottiero e partecipare alla battaglia. Io ho già messo l’elmetto e sono in trincea, in questa nostra infinita, perenne, Stalingrado nerazzurra. Take no prisoner.

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  1. mauro
    22 Febbraio 2010 a 13:43 | #1

    Non ho visto la partita, e quindi non so se il metro usato sia stato uniforme. Ma le 4 ammonizioni di samuel e cordoba mi sembrano piuttosto dovute: entratacce, gomiti alti, ecc. Che doveva fare, lasciar perdere? Ennamo, che senno’ poi diventate come noi romanisti 😉

  2. canaglia
    22 Febbraio 2010 a 14:58 | #2

    E quando vince l’intere fai lo sborone, e quando non vince piangi.
    Chest’è.
    Ma non sei solo. Sei nella buona compagnia dell’italica viziata gente.
    Ergo sei euclidamente juventino.

  3. bombo
    22 Febbraio 2010 a 17:05 | #3

    bauscia e pure piangina. che brutta vita quella dell’interista.

  4. christian
    22 Febbraio 2010 a 17:39 | #4

    ma dai, non ci credo! anche tu vittima del vittimismo murigniano? i cartellini ci stavano tutti, come hanno detto altri… ed e’ triste vederti annoverato tra i pecoroni che seguono il gran comunicatore portoghese!

  5. nero
    22 Febbraio 2010 a 17:47 | #5

    io allo stadio c’ero.
    la partita l’ho vista.
    le partite degli altri le vedo.
    e siamo gli unici che vengono arbitrati così. gli unici. punto.

    e il giudice sportivo e tutti voi siete quelli che si adeguano al giochino dei potenti (soprattutto i milanisti, berlusconiani nel tifo e nella gestione del calcio): i cori contro mario = 15k euro di multa; la panolada 25k euro di multa. Tanto per fare degli esempi.

    Io vedo e sento la necessità storica di non farci vincere ancora. Chi non la vuole vedere, si metta pure le fette di salame sugli occhi. Christian, poi quando mercoledì Rosetti vi farà a fette, non venire a piangere sulla mia spalla.

  6. uberalles
    22 Febbraio 2010 a 17:53 | #6

    Ti scrivo su questo tuo blog di merda per non coinvolgere l’altro (iostoconmancini) in una disputa personale..nell’ultimo tuo post a me dedicato da degno picchiatore katanga a quale probabilmente ti ispiri mi hai minacciato a non farmi incontrare da te per strada appena torno in italia, perchè senò chissa cosa succede…pischellino rosso e pulcioso..io non ho paura nessuna di comunisti criminali come te…e ti do il mio e-mail perchè tu possa scrivermi e fissare con me un incontro (visto che sono di monza non ci saranno problemi)..tornerò in aprile..il mio e-mail è giuliopeg@hotmail.com…vedremo cosa succederà quando mi incontrerai…immagino che sia un incontro personale e non ti porterai tutta quella marmaglia criminale del tuo centro sociale….malgrado sei comunista cerca di essere un uomo!

  7. nero
    22 Febbraio 2010 a 18:02 | #7

    ma vai a cagare pure tu fascista del cazzo.

  8. monzese
    22 Febbraio 2010 a 18:17 | #8

    uberalles: vai a farti un giro.
    anche qui non caschi bene. E neanche a Monza, rincoglionito.

  9. nero
    22 Febbraio 2010 a 18:21 | #9

    ma lascialo perdere va.

    come gli ho scritto di là: io di fare a botte per il calcio non ci penso manco lontanamente. per motivi più seri non ci sono problemi, si fa quel che si deve fare.

    Sennò mi facevo l’abbonamento nella nord e andavo allo stadio con i suoi amici.

  10. christian
    22 Febbraio 2010 a 22:52 | #10

    cosa lo guardiamo a fare il calcio? 🙂
    non sono il difensore degli arbitri e infatti vedi cosa ci e’ gia’ successo in campionato o in coppa… figuriamoci poi cos’altro potra’ accadere! in ogni modo non mi stupisce quanto successo nella partita dell’inter, e non capisco cosa tu voglia dire quando mi dici che siete gli unici a essere arbitrati cosi’… preferisci quelli che di volta in volta fanno finta di niente di fronte al totti o al del piero di turno? no, perche’ se il discorso e’ che va bene solo quando lo fanno agli altri… 🙂

    comunque, arbitri a parte, pensi che i “versi” (uso questo termine per scelta precisa) aiutino? andiamo, a che pro alimentare polemiche in quel modo?

    sul discorso giustizia sportiva poi, lasciamo perdere, spiegami come mai i romani lanciano bombe, accoltellano qualcuno ogni volta e non succede niente….

  11. nero
    23 Febbraio 2010 a 10:31 | #11

    Allora vedi che ci capiamo: il punto è l’uniformità di giudizio.

    Se tutte le squadre venissero arbitrate, giudicate e punite con la stessa fiscalità usata con l’Inter in questa occasione (che scusami ma se non ha il sapore dell’intimidazione non so che sapore abbia), io non avrei nulla da eccepire, e anzi sarei il primo a prendermi le mie squalifiche senza colpo ferire.

    Ma siamo in un paese decadente e quindi succede sempre che ci sono mille pesi e mille misure: a noi stangata perché fa comodo così; ad altri carezze perché fa comodo così.
    Questo è inaccettabile.

    E c’è chi stempera, chi si incazza. Io mi incazzo. E’ sempre stato così =D

  12. nero
    23 Febbraio 2010 a 14:22 | #12

    Scusatemi fin da ora: non sarò breve.

    Qualche anno fa — correva l’anno del Signore 1998, e da poco era passato l’Anniversario della Liberazione — il nostro presidentissimo Massimo Moratti coniò un’espressione, frutto sia della sua estrema educazione e signorilità che della sua grande proprietà di linguaggio. Quell’espressione, da quel momento in avanti, purtroppo, è diventata d’uso talmente comune che — come ogni definizione che viene massificata dal tempo e dall’abuso — non solo ha perso ogni sua forza intrinseca, ma si è ritorta contro al suo stesso autore e ai milioni di tifosi che egli rappresentava e continua a rappresentare.

    http://www.antijuve.com/…ggi-iuliano-ronaldo.jpg

    Lo ricordate tutti, vero?

    Dopo lo scempio inverecondo andato in onda in mondovisione e orchestrato dal signor Ceccarini il 26 aprile del 1998, un Moratti indignato, lasciando il Delle Alpi, disse che gli arbitri soffrivano di “sudditanza psicologica” nei confronti della Juventus.

    Non sapeva, il buon Massimo, che da quel momento in avanti quella definizione — di per sé assai felice, pur nella sua quasi ingenua pudicizia politically correct — sarebbe stata adoperata dapprima per giustificare l’operato di arbitri e di designatori poi condannati e smascherati dallo scandalo esploso nel 2006 e, in seguito, quando detto operato non poteva più essere giustificato in alcun modo decente, applicata ad penis per corroborare, di volta in volta, le aspirazioni di ritorno dei bianconeri, le lacrime spallettiane dei giallorossi e i proclami caciaroni e buzzurri dei rossoneri. In generale, oltre a un uso smodato che è stato perpetrato di questa definizione ai danni dell’Inter, è assurto ormai a prassi giornalistica asserire l’esistenza di una fantomatica sudditanza psicologica nei confronti delle “grandi” del calcio italiano.

    Come “grandi del calcio italiano”, in genere, si intendono Inter, Milan, Juventus e — solo in parte e solo negli ultimi anni — Roma.

    Ebbene, il fenomeno esiste. Esiste eccome, e ce l’abbiamo sotto gli occhi in media una volta alla settimana. Non solo, ma a quanto pare non ne soffrono soltanto gli arbitri, ma addirittura gli addetti ai lavori: giocatori, allenatori, presidenti e via blaterando.

    Peccato, però, che questa sudditanza psicologica pare esistere per tutte le cosiddette “grandi” di cui sopra… a eccezione dell’Inter.

    Quando si tratta di Inter, infatti — e questo è un fenomeno che aveva già raggiunto livelli insopportabili durante l’era-Mancini, ma che si è esasperato al di là di ogni limite di umana sopportazione nel biennio di Mourinho — la reazione degli addetti ai lavori in toto (arbitri, guardalinee, designatori, allenatori, direttori sportivi, presidenti, giornalisti, pennivendoli, imbrattacarte) si trasforma, come per magia, dalla sudditanza psicologica a quella che io ormai definisco scalpitanza psicologica.

    http://www.sitoflash.it/…iles/Mula%20piccola.jpg

    (Nota post: E pensare che ‘sta roba l’ho scritta prima delle decisioni criminali della giustizia sportiva. Aggiungiamoli all’elenco.)

    Scàlpitano, infatti, tutti i lorsignori, quando c’è di mezzo l’Inter. Ecco quindi il povero Malesani che incassa senza colpo ferire rigoracci negati al Siena, espulsioni e disparità di trattamento mettendosi — perfetto emblema di succube della Sudditanza — ben vaselinato a novanta gradi di fronte al potente di turno, salvo poi inalberarsi e ritrovarsi in piena scalpitanza e, con il tono piagnucoloso che è tipico della cadenza veneta che è propria a lui e a molti miei parenti, inveire con involontaria comicità non per un rigore inventato, non per un’esplusione ingiustificata, ma per un calcio di punizione assegnato all’Inter a trentasette metri dalla porta avversaria.

    Ecco l’imperturbabile Rosetti — uno dei nostri migliori arbitri, e questa non è una giustificazione, ma un’aggravante — svestire improvvisamente i panni della sudditanza e indossare la scalpitante armatura psicologica inversa fischiando due rigori in quattro minuti contro i nerazzurri in Bari-Inter e mancando clamorosamente di espellere Bonucci per fallo da ultimo uomo a un metro dalla riga di porta. Un fallo da ultimo uomo che, invece, il signor Tagliavento — altro scalpitante candidato alla Scalpitanza Psicologica — non si cura affatto di risparmiare a Walter Samuel per un braccio allargato otto metri fuori dall’area di rigore (più o meno dove è stato concesso il rigore a PierPiero la settimana prima). Dev’essere ormai un punto di orgoglio esibire la propria Scalpitanza Psicologica, visto che lo stesso Rosetti nega un rigore solare all’Inter contro il Napoli per un’azione con un meccanismo di gioco molto simile a quello assegnato al Bari due settimane prima, con l’aggravante che questa volta chi commette il fallo di mano non è in scivolata e non si sta proteggendo il volto e non ha il braccio attaccato alla testa.

    Il confine tra Sudditanza e Scalpitanza è così labile che, se da una parte assistiamo a timide proteste genoane per un rigore assegnato a favore della Juventus per un non-fallo a metà campo e praticamente a nessuna protesta genoana per tre rigori assegnati e un gol in fuorigioco convalidato al Milan (che la partita la vince 5 a 2, fatevi i calcoli voi che l’aritmetica delle elementari l’abbiam fatta tutti), ecco che poi tutti scàlpitano dopo lo scandalosissimo derby Inter-Milan lanciando accorati appelli dalla cartigienica rosa che è diventata la un-tempo-gloriosa Gazzetta, titolando con commoventi e strappalacrime Inter, ma perché? un vergognoso fondo di risposta alle legittime indignazioni nerazzurre.

    http://inlungoeinlargo.files.wordpress.com/….jpg

    E poi, puntualmente, va in onda il Teatrino della Scalpitanza in quel di Napoli, patria terra delle Sceneggiate che, per mano e lingua del suo méntore hollywoodiano de noantri, prepara benissimo l’atmosfera pre-Inter istigando i suoi civilissimi tifosi alla panholada e ottenendo come risultato non fazzoletti bianchi e carnevalesche MaschereDiCollina come preventivato — con nauseabonde strizzatine d’occhio alla giojosa napoletanità — dai giornalisti e dagli addetti ai lavori, ma una sassaiola contro il pullman dell’Inter al suo arrivo al San Paolo e una pioggia di sputi che colpisce senza sosta gli addetti di InterChannel in tribuna, tanto che Scarpini deve fare la telecronaca con l’ombrello e deve poi essere scortato dalla polizia fino alla mix-zone e da lì al pullman della squadra.

    Quante righe su questo argomento sono state spese dall’ex-gloriosa Gazzetta il giorno seguente?

    Via, non andate a scartabellare gli archivi, ve lo dico io: zero.

    Invece, sulle stesse pagine e dagli stessi schermi televisivi colpevolmente silenziosi di fronte alla violenza, viene data ampia risonanza alle scalpitanti parole di chi, di fatto, questa violenza l’ha generata. Dapprima il signor De Laurentiis — che vien fatto passare dai media sportivi per grand’uomo di cultura, ma che verrà ricordato fra qualche decennio per Natale a Beverly Hills, Natale in India, Natale a Salcazzo e per aver contribuito a far sì che il povero Vittorio De Sica si contorca peri secoli a venire nella sua tomba nel vedere come s’è ridotto suo figlio — con un’arroganza e una maleducazione senza pari se non forse nei punti più salienti (scoregge in vasche da bagno e doppi sensi da trivio) dei suoi squallidi film si permette di dichiarare in diretta TV che Mourinho non lo vorrebbe nemmeno se glielo regalassero e che tutt’al più lo prenderebbe come attore (sicuramente meglio di Massimo Ghini e del figlio degenere dell’immenso Vittorio sarebbe, a onor del vero); di seguito, il suo Grande Allenatore — che verrà ricordato anch’egli dai posteri per il gioco spumeggiante espresso per anni dalla sua Reggina, catenacciara e scorretta a tal punto che soltanto lo stesso Mazzarri, sulla panchina della Sampdoria, riuscirà a superare se stesso creando di fatto quella che è tutt’ora la squadra più scorretta, simulatrice, tuffatrice e vergognosa d’Italia — dichiara che “non si può stare a sentire le favole del portoghese”.

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    E qui parte il vero Teatrino dei Nani e delle Ballerine, dei Fenomeni da Baraccone, e va in onda il Freak Show del giornalismo sportivo italiano, che — come è ormai prassi da due anni a questa parte — chiede risposta al provocato e all’insultato e trasforma la risposta nell’inizio della polemica. E gode, e scalpita, e strepita e strumpallazza, rimbalzando pezzi di vomito giornalistico dalla redazione di SKY a quelle dei quotidiani sportivi, con la ciliegina sulla torta di un Bergomi vergognoso e indegno della maglia che ha vestito per vent’anni che, con il suo fare da pretino di campagna ormai ingobbito da anni di profferte deretaniche, pontifica e giustifica l’obbrobrio perpetrato dal signor Tagliavento sabato sera.

    Nel frattempo, qualche giorno prima, è andata in scena un’altra Scalpitanza Psicologica, questa volta andando a sfiorare Orgogli Nazionali e minchiate retoriche da premondiale per l’arbitraggio di Ovrebo durante Bayern-Fiorentina. Eh sì, perché quando si tratta di difendere le sponde italiote che non siano nerazzurre, allora si muove il Parlamento, e si muovono gli Abeti e i Pioppi e persino le Sequoie, e quell’idiota sesquipedale di Compagnoni in telecronaca non manca di rimarcare i precedenti scandalosi del grasso fischietto norvegese citando a piene mani la semifinale di Cèmpions dell’anno passato e dimenticandosi — ma guarda che caso, ecco la Scalpitanza — di ciò che lo stesso Ovrebo commise contro l’Inter, eliminandola di fatto nell’ottavo di finale vs Liverpool di due anni fa. E, tanto per non farci mancare nulla in questa Atrocity Exhibition, puntualmente arriva l’incensazione degli Unti del Signore in grado di perdere soltanto per 3 a 2 in casa contro il Manchester, titolando Cuore Milan senza alcuna vergogna e dimenticando — ma guarda che caso — i titoli e le critiche feroci dell’anno precedente quando l’Inter prese due pali fuori casa contro lo stesso Manchester — anzi no, contro lo stesso Manchester più Cristiano Ronaldo. Fate voi il giochino mentale e immaginate l’Inter che mercoledì perde 3 a 2 contro il Chelsea rischiando di prenderne 5 come ha fatto il Milan martedì scorso e pitturatevi nel cervello i possibili articoli.

    Fatelo voi, perché io, sinceramente, proprio come le redazioni e gli schermi televisivi sono pieni di coglioni, tolgo una semplice d e ve lo dico chiaramente: ne ho pieni i coglioni.

    Ne ho pieni i coglioni di gente patetica, incompetente e intellettualmente disonesta come Massimo Mauro, Beppe Bergomi, Maurizio Compagnoni, Massimo Marianella, Mario Sconcerti, Aurelio De Laurentiis, Italo Cucci, Marino Bartoletti, Massimo de Luca, Franco Rossi, Paolo Ziliani e Walter Mazzarri (mi limito a qualche nome, l’elenco potrebbe essere infinitamente più lungo, per eventuali querele da parte di questi idioti ecco un bel disclaimer: Le idee da me espresse in questo articolo non rappresentano necessariamente la visione e la linea editoriale di questo blog e me ne assumo personale responsabilità firmando con nome e cognome. You’re welcome — tradotto per Franco Rossi, “accomodatevi”).

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    Ne ho pieni i coglioni — provo un fastidio tanto profondo che è difficile da spiegare persino da un prolisso logorroico quale io sono — di constatare, giorno dopo giorno, che l’unica squadra degna di questo nome del campionato italiano — l’unica squadra che, in questi anni di schifo e di scandali, di mazzette e di arbitri comprati, ha saputo dare lustro, onestà e dignità a un carrozzone pietoso per qualità dei suoi componenti, cariatidizzati nelle loro immutabili posizioni scolpite nel fango e nello sterco — invece di essere esaltata come meriterebbe, viene bersagliata senza pietà, sbeffeggiata e presa per il culo dall’intero apparato istituzional-mediatico e da una società civile (sigh) che arriva addirittura ad abissi hitleriani di insabbiamento di razzismo pur di poter dare addosso a un ambiente che ha l’unica colpa — imperdonabile nell’era berlusconiana — di non aver mai ceduto a tangenti e a scorciatoie meschine, a logiche mafiose e conniventi, a balletti ignobili e a furberie intrallazzatorie.

    Ne ho pieni i coglioni di prendermi, oltre ai danni, le beffe delle ridicole multe e dei penosi deferimenti, di subire — da tifoso non pagato, per giunta, e non da presidente o da allenatore — la violenza sistematica delle istituzioni che prima provocano e poi puniscono le legittime alzate di testa. Questo è il paese degli struzzi, e la testa bisogna infilarla non tanto nella sabbia, ma in qualche culo capiente, e lì far andare la lingua in segno — questa volta sì — di sudditanza psicologica.

    Ne ho pieni i coglioni di un sistema-calcio che altro non è se non la velina dello stato pietoso in cui versa il nostro bistrattato Paese, un sistema-calcio che — come da me già ripetuto più volte nel corso degli ultimi anni — viene adoperato come palestra informativa per mettere a punto tecniche di manipolazione di massa utilizzate poi in altri e ben più cruciali àmbiti.

    Ne ho pieni i coglioni, anche, della società Inter che, come diceva giustamente Nicoletti in un articolo qualche giorno fa, per interessi altri che non è mai dato specificare, lascia da solo un allenatore irripetibile che deve abbassarsi allo scontro con nani e ballerine e comici d’accatto like Abatantuono, e beccarsi gli insulti del produttore di Cinepanettoni e dell’occhialuto Allenatore dei Tuffatori senza che nessuno muova un dito istituzionale in sua difesa; un allenatore che perderemo, fratelli nerazzurri, perché nessun uomo con una minima dignità professionale resterebbe un altro anno in questo Circo Merdano (non è un errore di battitura) di imbonitori venduti e pecorinizzati. E, nel mio piccolo, spero davvero che Mourinho vada via, perché osservare la lapidazione continua e schifosa che viene perpetrata ai suoi danni senza che si levi voce alcuna a spalleggiarlo mi dà la nausea. E, nel mio piccolo, lo capisco, perché in questo paese ormai devastato nel morale e nella morale da quindici anni di berlusconismo tutto funziona come nel calcio, a partire dalla politica per finire all’editoria — e la uso come esempio soltanto perché è il mio campo e quindi so benissimo di cosa sto parlando — dove vengono pubblicati libri che non venderanno nemmeno cento copie soltanto perché l’autore X invita a cena diciotto volte l’anno il direttore editoriale Y, e dove scrittori veri e capaci si ritrovano ai margini soltanto perché non vogliono prestarsi alla bavosa gara degli slinguaculi. Nel mio piccolo lo capisco, dicevo, perché insieme a un paio di scrittori torinesi — scrittori veri, loro, e uno è pure juventino e ha scritto un romanzo-denuncia ben prima di calciopoli intitolato “La Tattica del Fuorigioco” — stiamo pianificando un’emigrazione a Londra, proprio per saltare a pié pari la corruzione e l’incompetenza e andare a scrivere direttamente in inglese in un luogo dove Berlusconi, per fortuna, è soltanto una macchietta che compare sulle vignette del Sunday Times e non il ridicolo burattinaio liftato che muove a suo piacimento i destini di una nazione e spappola milioni di cervelli ormai atrofizzati e liquefatti da decenni di Grandi Fratelli e Strisce Le Notizie.

    Ma, soprattutto — e ora smetto di divagare — ne ho pieni i coglioni di questo calcio. Non mi diverto più, non è più bello guardarmi le partite con la Paola, non è più divertente nemmeno andare al bar e sfottere gli idioti di SKY che vengono a prendersi il panino (gli studi sono a duecento metri da casa mia), hanno smesso di essere divertenti persino le schermaglie da bar con i tifosi milanisti e juventini di Rogoredo.

    http://www.ahioo.net/…loads/2006/04/coglioni.jpg

    Mi fa schifo, e non trovo assolutamente più nulla da ridere, nulla su cui ironizzare, nulla su cui esercitare il mio sarcasmo nello squallore ormai endemico che infanga l’ex-gloriosa stampa sportiva italiana e infesta come una piaga purulenta gli schermi delle televisioni tutte, pubbliche e a pagamento, sul digitale terrestre o sul satellite, e si estende come un cancro nelle metastasi internettiane dei siti web di Franco Rossi a Paolo Ziliani, passando infetta per le homepages dei media sportivi.

    Questo calcio mi fa schifo.

    E poi, sinceramente, ho già dato. Ho già dato negli Anni di Merda, quelli in cui eravamo i cornuti&mazziati, i cornuti&contenti, quelli che il 5 maggio hanno dovuto assistere a Marcello Lippi che davanti alle telecamere affermava “su questa squadra di campioni è stata gettata merda per tutto l’anno” (testuali parole che mai dimenticherò), e lo affermava ben sapendo come e perché la sua “squadra di campioni” aveva vinto quello e i campionati precedenti e come e perché avrebbe vinto i campionati successivi.

    Ho già dato, amici (tali vi considero, dopo due anni di frequentazione). Ho già dato e non ho nessuna intenzione di dare ancora. La prima vaga sensazione di infezione mi è venuta al nono minuto del primo tempo di Juventus-Inter lo scorso cinque dicembre, quando Samuel veniva falciato in area senza che l’arbitro — a due passi come il famigerato De Santis di Chievo-Inter nel 2002 — facesse nulla.

    Un fastidio che poi è cresciuto, che mi è montato dentro e che ha trovato orribile conferma nelle ultime settimane. I due rigori fischiati in cinque minuti a favore del Bari, la mancata espulsione di Bonucci, la vergogna televisiva mondiale (ho ricevuto mail persino dalla Nuova Zelanda e dalla Colombia, e non la sto sparando tanto per) del derby, l’acutissima svista di Rosetti contro il Napoli e, infine, l’accanimento sistematico e privo di vergogna di Tagliavento di sabato sera contro la Sampdoria hanno colmato la mia misura.

    Una volta è un caso, la seconda può essere scalpitanza psicologica, la terza mi insospettisce… e beh, se alla quarta volta consecutiva non me ne accorgo, allora sono scemo io e non più gli altri. E’ mia ferma, incrollabile convinzione che questo sia un campionato falsato, pilotato e deciso fin da ora: in un modo o nell’altro, l’Inter questo torneo non lo deve vincere, e non lo vincerà.

    http://digilander.libero.it/…_e_Lupin/barare.jpg

    E, se per caso riuscirà comunque a farcela, sarà soltanto perché è talmente forte (e l’Inter lo è) da riuscire a pareggiare in nove contro undici o a vincere un derby che resterà nella memoria di tutti come la partita più vergognosa della storia, più ancora della famigerata Juventus-Inter di Ceccarini. Se per caso, contro tutti i Tagliavento inviati di volta in volta dal palazzo, a maggio saremo di nuovo Campioni d’Italia, sarà soltanto perché l’Inter è così grande da meritarsi (e sapete che novità sia per me dire questa cosa credendoci fino in fondo) il meraviglioso pubblico che sabato sera ha sventolato carta igienica bianca in una panholada spontanea invece di bruciare sedili come a Torino o di lanciare sassi e sputi come a Napoli o di intonare cori vergognosi come a Verona o di uccidere ispettori di polizia come a Catania o di fermare derby in mondovisione come a Roma.

    Ma questo, per me, è un campionato falsato, e niente e nessuno mi farà cambiare idea, e se lo vinceremo sarò in Duomo con voi tre volte perché sarà una vittoria che non vale doppio, ma triplo.

    Eppure, non posso continuare. Non sono in grado di mantenere la necessaria serenità distaccata nell’osservare la lapidazione mediatica che subirà Mourinho e, purtroppo, l’isolamento in cui lo lascerà Moratti rescindendo il contratto a fine anno pur di non intaccare quei rapporti che, a quanto pare, per la società Inter sono più importanti di quelli che, finora, sono sempre stati i suoi valori.

    Mi provoca un’enorme tristezza leggere, nel blog, commenti che razionalizzano l’operato dei vari Tagliavento, Rocchi, Rizzoli, Rosetti e chiunque ci manderanno d’ora in avanti; che gettano la croce su Eto’o per quel gol sbagliato invece di pensare a quanto ha dovuto correre perché eravamo due in meno; che si ammantano di noblesse fingendo che “sì, l’espulsione di Cordoba ci poteva stare” e che “siamo entrati in campo nervosi”.

    E mi fa rabbia, non tristezza, leggere di quanto siamo grandi perché siamo riusciti a non perdere nonostante la vergogna di Tagliavento: perché saremo anche grandi (e su questo concordo in pieno), ma intanto due punti ce li hanno tolti, e ce ne hanno tolti due a Napoli e due a Bari, e nel derby non ce ne hanno tolti tre soltanto perché siamo la miglior squadra italiana degli ultimi quarant’anni. Non mi piacciono, queste cose: mi ricordano troppo le razionalizzazioni penose e patetiche di quella primavera del 2002, quando cercavamo di dare la colpa a noi stessi per la sconfitta casalinga con l’Atalanta o per Lazio-Inter del Cinque Maggio, pur sapendo benissimo che in un campionato regolare non saremmo mai e poi mai arrivati a giocarci il titolo all’ultima giornata.

    Se accadrà anche quest’anno, di giocarcelo all’ultima giornata, sarà già di per sé un piccolo miracolo.

    La linea editoriale di questo blog — che ammiro moltissimo, e non è una novità — negli ultimi tempi è stata troppo diversa da come la penso, da ciò di cui ormai sono convinto, perché io possa continuare con gli stessi toni allegri e sarcastici di sempre senza venir meno a una coerenza a cui tengo forse più che a ogni altra cosa quando si tratta di ciò che per me è la vita stessa, ovvero la parola scritta. Se continuassi a scrivere di ciò che accade limitandomi a sbeffeggiare gli idioti che imperversano nei media e senza tener conto della volontà sistematica di affossare l’Inter e di impedire all’Inter di vincere un titolo sacrosanto e strameritato, sancendo di fatto un ritorno al passato degli scandali insabbiati e della bile vomitata per la rabbia — cosa di cui sono convinto al di là di ogni dubbio possibile e su cui niente e nessuno mi farà cambiare idea — sentirei davvero, nel profondo, di prendere per il culo non soltanto me stesso, ma anche voi che, nonostante le frequenti divergenze di opinioni, siete comunque i miei Fratelli Nerazzurri, con la F e la N maiuscole.

    E questa è una cosa che non voglio e non posso fare.

    Non posso più parlare di calcio, perché questa — la sequenza Bari-Derby-Napoli-Sampdoria e ciò che verrà nelle prossime quattordici giornate — è un’altra cosa.

    Perché il calcio dev’essere divertimento e passione, e non riproduzione in scala dello schifo che ammorba il nostro Paese. Il calcio dev’essere, almeno per me, il momento in cui soffro e tifo sul divano con accanto la Paola, e non il momento in cui io e lei ci ritroviamo — per la quarta partita consecutiva — a guardarci e a dirci “col cazzo che domenica restiamo qui a farci prendere per il culo”, salvo poi tornare su quello stesso divano la domenica dopo e farci prendere per il culo un’altra volta.

    Eh no. Bisogna anche saper dire basta, ogni tanto.

    Questo non è calcio, questa è una vergogna. Che sarebbe già difficilmente sopportabile così, da sola, ma che diventa insostenibile quando viene rovesciata, alimentata, nutrita, vezzeggiata e slinguazzata dai media venduti, schifosi e privi di dignità che ci ritroviamo in Italia, e non soltanto in campo sportivo.

    Siete liberissimi di pensarla in modo diverso dal mio, ci mancherebbe, ma io la mia idea non la cambio.

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    E ora aspettiamo Moratti e la società, attendiamo una risposta che non potrà che essere forte, decisa e armata di una ferocia senza precedenti. Perché, se non lo fosse, se fosse tentennante o cerchiobottista, sigillerebbe di fatto la rottura definitiva del patto tacito che ha sempre legato Moratti e i tifosi dell’Inter: gli scudetti sono sì importanti, ma la dignità di essere INTERISTI lo è molto di più.

    Ammetto in tutta sincerità che, invece, mi aspetto ben (poco) altro. Spero di sbagliarmi, prego di sbagliarmi, ma sinceramente, se la società Inter prendesse i provvedimenti che auspico, per me sarebbe una sorpresa almeno tanto quanto è stata una sorpresa scoprire, al fischio finale di Inter-Sampdoria sabato sera, la voglia assoluta e irrinunciabile, domenica prossima, di andare in giro a cazzeggiare spensierato con la Nikon al collo invece di farmi sodomizzare come una pecora dal killer che verrà designato dalla mafia per falsare Udinese-Inter, un killer che sarà la fetida ciliegina sulla torta di pus eiettata ieri dagli scarichi fognari della giustizia sportiva.

    Una “giustizia” sportiva che ha pensato bene, tra le altre nefandezze, di punire la straordinaria lezione di civiltà del pubblico di San Siro. Per la prima volta da che ho memoria, un pubblico di uno stadio pronto a esplodere si è avvicinato, per civiltà e compostezza, al tanto favoleggiato modello inglese che, quando non si tratta di Inter, gli ipocriti imbrattatori di fogli rosa invocano piagnucolando — salvo poi ovviamente chiudere gli occhi venduti e tralasciare di menzionare gli sputi e i sassi napoletani, gli accoltellamenti romani, i cori razzisti veronesi, i seggiolini bruciati bianconeri.

    Ebbene, questo pubblico è stato punito con un’ammenda più alta di chi ha cantato per un’ora “non esistono negri italiani”. Questa è una decisione infinitamente più grave e criminale delle due giornate a Cambiasso e Muntari, della ridicola ammenda per simulazione a Eto’o o delle tre giornate comminate a Mourinho per il gesto delle manette.

    Questo è il nostro calcio, un pentolone ribollente di bile verdastra e tossica, ridicolizzato e sputtanato da qualsiasi commentatore straniero che abbia la fortuna di operare al di fuori di questa bolla di realtà virtuale in cui ci muoviamo come pallidi ectoplasmi credendo che ciò che ci raccontano sia vero.

    Ma, soprattutto, questa è l’Italia. E, non certo a caso, anni fa qualcuno lanciò la sua promessa elettorale e disse: “Farò diventare l’Italia come il mio Milan.”

    Ebbene, a distanza di poco più di un decennio, a quanto pare c’è riuscito.

    E questo è ciò di cui dovrei scrivere con ironia e sarcasmo?

    Non lo so, davvero, se riuscirò a farcela ancora.

    Scusate la lunghezza.

    Stefano Massaron

  13. Kundo
    23 Febbraio 2010 a 15:48 | #13

    Nero vergognativi!

    Addirittura avere delle opinioni qua, in itaglia???

    Pazzo sovversivo… fatti vedere al mio tavola al pub se essere uomo!

    Ricorda io unico capitalistacomunista ho anticipato anche i cinesi!

    Ti lascio la mia mail: nero@pieditombino.org

    K

    P.S. ho scritto in modo che i lettori potere comprendere

    P.S. ce le stanno dando contro pesante ma in una maniera “furba”… manteniamo la calma, noi primi altri nella cacca

  14. Kundo
    23 Febbraio 2010 a 16:02 | #14

    ahhh dimenticavo: “manteniamo la calma” non era certamente rivolta e tu.

    K

  15. milingo
    23 Febbraio 2010 a 16:20 | #15

    non ho mai pensato che dopo calciopoli il calcio italiano si fosse ripulito, quindi sono incazzato come sempre, ma abbastanza lucido da dire calma, abbiamo 5 punti di vantaggio e tante partite da giocare, sapevamo che il derby era solo un assaggio.
    Mourino si presta ad essere carne da macello per tenere il gruppo compatto, ora la società deve fare il suo, ma nutro forti dubbi, Moratti è un cerchiobottista.

  16. canaglia
    23 Febbraio 2010 a 17:01 | #16

    L’unica intimidazione vista a sansiro
    è stata da parte de quei rozzi cafoni picchiatori dei giocatori interisti, come sempre, stavolta pero’ c’era un arbitro che non si è lasciato intimidire, anzi un po’ si altrimenti avrebbe cacciato dal rettangolo di lotta anche milito che porcoggiuda poteva spezzà una gamba.

    Ecco
    quindi a tagliavento dò un 4 perchè avrebbe dovuto chiudere proprio la partita di fronte a sti assassini piagnoni.

  17. beirut
    23 Febbraio 2010 a 17:17 | #17

    nero, interisti, io capisco la vostra amarezza, ma vi inviterei a non porvi al centro del mondo, dimenticando il fatto che se non siete i più potenti nel calcio italiano (lo sono sicuramente di più la juve, protetta dal bacino tifosi che in epoca di calcio moderno conta più di tutto e il milan protetto da mediaset e gazzetta) non siete sicuramente gli ultimi.

    Diciamo che magari siete a pari della romane con le loro radio, o forse anche meno. cioè vi si può dare addosso con facilità, ma forse dimenticate che nel campionato ci sono altre 15 squadre.

    Sono daccordo che vi trattano a pesci in faccia, ma del resto non potete aspettarvi un buon giornalismo sportivo, in un paese in cui non esiste un buon giornalismo in generale. Così come una consueta schizofrenia comunicativa della vostra società vi reca più danno. Cioè se non sei pronto a seguire la crociata a Mourinho sei tu società che devi imporre di tenere bocca e mani ferme. Non puoi mandare alla guerra il capitano, con i generali che celebrano un eroico avversario in casa del nemico!

    Tralascio poi per ora, non mi interessa, il discorso sul campo. troppo lungo e infinito: sul fallo falletto espulsione ammonizione ognuno ha la sua opinione e non conta in questo ragionamento. Riguardo il complotto in tutte le sedi, però, secondo me siete sulla cattiva strada.

    Prendiamo la panolada: vergognosa la multa.
    Ma ad esempio: dopo Juve Genoa oltre al rigore scandaloso, alcuni razzi sono stati lanciati dai tifosi juventini sulla curva genoana. Un po’ di casino. Morale della favola: multa al Genoa e divieto di striscioni, anche quello del Genoa Club Children!

    Allora? E credo che i tifosi di altre squadre che non contano una fava, meno dell’Inter, ne potrebbero raccontare tanti altri di episodi di questo tipo.

    Che il calcio faccia cagare ormai lo sappiamo e i suoi organi istituzionali, di cui fanno parte anche gli arbitri, sono come ogni centro di potere in italia: mafioso e prenditutto. Ma quando poi si decidono le regole del calcio anche i presidenti ci sguazzano. Vedi la storia dei play off per la champion.

    Cmq consolatevi con una massima del Professore…: “Il presidente non esiste, la squadra non esiste e la società non esiste, ma nella maniera più assoluta: esistono solo tifoseria e tecnico.”

  18. Kundo
    26 Febbraio 2010 a 13:42 | #18

    C’è un solo uomo in Italia (ma purtroppo è in prestito) che riesce a far discutere più di Bertolaso, a dividere più di Sanremo, a sfidare i pregiudizi della falsa coscienza (“prostituzione intellettuale”) come… Già, come chi altro, in Italia? Adesso quest’uomo, José Mourinho Felix il Filosofo di Setubal, ha sfidato l’Italia manettara. Con un gesto così plateale, bello, comunicativo, dirompente, che ha fatto – come sempre, più di sempre – il giro del mondo. E che ovviamente ha messo in allarme la casta (“delirio evidente”). Non c’è niente che faccia tremare la casta come i gesti semplici, totali. La casta gli ha dato tre turni, e 40 mila euro di multa. Vanno ad aggiungersi agli altri euro che s’è già beccato, ormai ogni volta che parla. Ogni volta che con sublime sarcasmo, o forse è solo sprezzo del pericolo, si abbatte a tempesta contro il muro di gomma. Contro “la gelatina”

    Ci si può nascondere dietro a un dito, come l’ottimo Mario Sconcerti. E dire che i problemi dell’Inter sono altri, che Mourinho lo sa, che per forza che è nervoso e che apposta forza la mano sul resto. Tutto giusto, già mercoledì si vedrà che Sconcerti ha ragione: nel dettaglio, nel dito. Ma non nella luna. Si può essere semplicemente addetti alla prostituzione intellettuale, come gli altri. Si può essere furbamente gelatinosi, siamo tutti dello stesso circo. Come Zaccheroni (“la moviola poi ha dimostrato che il direttore di gara aveva ragione su tutti gli episodi”, ma non è vero). Come Galliani, che dice va tutto bene e “abbassare i toni”, ma è reduce dall’aver incassato un rigore grande come un appalto alla Maddalena non dato al Bari sullo 0-0, e un giallo graziato a Gattuso per un’entrata che farebbe impallidire l’espulso Samuel.

    A parte che il gesto delle manette, Mou l’ha fatto dopo che il meraviglioso Paolo Tagliavento, il barbiere di Terni, quello dell’arbitraggio “semplicemente perfetto”, aveva considerato da giallo una reazione di Pazzini che il regolamento vorrebbe da rosso. Il barbiere perfetto è quello che prima non aveva cacciato Pazzini, per una mano in faccia a Muntari, a gioco fermo. E senza contare la simulazione rifilata a Eto’o, sbagliando in pieno (Mou si è accasciato, in preda a una crisi di riso irrefrenabile). Ma non è questo il punto. E’ giusto per dire che l’arbitro perfetto non esiste, esattamente come il pm perfetto, se non nella finzione interessata di gente interessata. Insomma ci sono i fatti, e c’è la deformazione delle opinioni. Siamo in Italia. Dare di “impeccabile” al barbiere di Terni è un po’ come prendere per vangelo le ricostruzioni ambientali della cricca. A scatola chiusa.

    Ma nemmeno questo è il punto. Il punto è che a differenza di altri e meno famosi “attenzionati” dalla casta, l’uomo più famoso d’Italia (ma è in prestito) ha avuto il coraggio di fare il gesto: ha incrociato i polsi, l’Italia è manettara. Ha denunciato il sistema vischioso, gelatinoso, sì. Ma è quello della casta arbitrale (i sacri giudici del pallone) che si auto-difende e assolve. Incontrollata. Malcostumata. Che usa due pesi e due misure: ci sono “aree di rigore di 25 metri” e falli che valgono e non valgono. Lui ha solo se stesso, il suo magnifico talento, e ogni domenica manda avanti la sua personale battaglia contro quel mondo falso e appiccicoso del calcio. Che è lo specchio dell’Italia. Noi l’avevamo capito subito, quando arrivò (in prestito) lo scorso campionato. Per questo abbiamo subito amato il Filosofo, il genio della comunicazione e del parlar chiaro. L’uomo che ebbe il coraggio di dire “zeru tituli”, sputando sulla melassa, e ora di mostrare le manette alla casta. Per questo ce ne siamo innamorati. O forse credete che si stia parlando (solo) di calcio?

  19. ppn
    3 Marzo 2010 a 13:47 | #19

    …ricordami che la prossima volta che ci si vede ti devo un abbraccio forte forte.

  20. Kundo
    7 Marzo 2010 a 0:25 | #20

    Anche stasera sono in ufficio ma ho speso la pausa cena per guardarmi gli ultimi 30 minuti di partita dell’arbitro tagliavento: esilarante.

    – vaffanculo di dinho (non no look, proprio si vedeva) nessun provvedimento.

    – 2 simulazioni di ambrosini, nessun provvedimento.

    – 2 uomini usciti dalla barriera su punizione della roma, nessun provvedimento.

    Definirlo esilarante è il minimo.

    Questi sono gli arbitraggi in italia, il problema non è la moviola o meno, l’interpretazione o meno… quando lo stesso arbitro nelle medesime situazioni prende provvedimenti diversi… o è scarso o … vedete voi.

    Naturalmente nelle interviste post partita ranieri ha detto arbitraggio perfetto … ma come non era perfetto quando ha arbitrato l’inter?? no perchè perfetti non possono essere entrambi.

    K

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