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Inter in Wonderland: la riscossa contro il nulla che avanza

25 Marzo 2010

 

Il Nulla avanzava ingoiando tutto ciò che incontrava lungo il suo cammino. La nube scura avvolgeva Appiano Gentile, Milano, l’Italia. Non provocava danni, semplicemente faceva sparire punti, vittorie, buonumore e – dettaglio non trascurabile – la civiltà. Il Mago Mourlino e i suoi eroi non potevano certo sottrarsi a questa epica impresa: ricacciare indietro il Nulla e riconquistare il Mondo alla Primavera. Nonostante l’affaticamento dell’Olandesina Volante e del Principe, nonostante la squalifica dell’appannato Drago, nonostante la mononeurite galoppante di PessiMario. Come al solito, nonostante tutto.

In campo la difesa di quattro scudetti fa quasi integralmente: l’Imperatore JC, il Colosso smunto (prima sgroppata oltre la linea di centrocampo al trentesimo del primo tempo), Matrix e Speedy Gonzales, il redivivo Crystal Caschetto-mio-non-ti-conosco Chivu. In 90 minuti un paio di azioni sulla sinistra finite tra le braccia di JC e le gambe dei centrali: gli amanti del Caciucco agenti del Nulla che avanza è tutto quello che valgono.
In medio campus: il Gattone di Marmo più amato dai nerazzurri, il geometra Pelato e il Capitano d’Acciaio alla tremilionesima partita consecutiva in Serie A.
Davanti: finalmente il Leone libero di azzannare chiunque in area di rigore, assistito da uno strapazzato Panterone e dal Figliol Prodigo della Quaresima, a cui finalmente sono entrati in circolo gli anticorpi anti-trivela, guarendolo quasi definitivamente dal male incurabile. Addirittura sarà applaudito e ricambierà i tifosi del primo anello: segno che l’Amore regna sovrano pur non essendo a Milanello.

Per trenta minuti di partita il Nulla sembra destinato a inghiottirci per l’ennesima volta, ma sono gli artigli del Leone aizzati dal Felino Marmoreo a squarciare il Velo di Maya: palla sul sinistro, rientro sul destro e palla sul palo più lontano. Uno. Passano pochi minuti e ci riprova su assist del Figliol Prodigo. Rubinho si supera. Poi è il turno della miglior sortita della Pantera sulla sinistra: il cross dal fondo sembra fuori misura, ma dalla nube oscura del Nulla sbuca il Leone a testa in giù e con una rovesciata di rara bellezza buca di nuovo la porta sotto la Nord. Due. Fine dei giochi.

Le due squadre si accordano per terminare la gara: il Nulla si ritira in buon ordine e lascia spazio allo scintillio delle armature nerazzurre. C’è spazio anche per Calimero che come al solito prima ancora di toccare la palla prende un giallo inutile, per Marika che fa il compitino senza strafare e per il Muro in versione cavallo pazzo sulla fascia contro il Male.  C’è spazio anche per un forse immeritato gol – considerata l’accidia – del Colosso, che quasi non esulta considerato il Gentlemen Agreement con gli amaranto.

L’importante era vincere. Vincere contro il Nulla e contro tutti gli altri. Prima del novantesimo un boato scuote lo stadio al gol dei crociati parmensi contro l’Amore e tutti i suoi derivati, con i giocatori che si guardano intorno sbigottiti mentre fanno melina a centrocampo. Finalmente rompiamo l’incantesimo della pareggite che ci aveva narcotizzato consentendo al Nulla di avvolgere il Mondo – e forse se fosse stato solo per la Terra dei Cachi non sarebbe stato neanche male. Ora guardiamo avanti. Ni un paso atras!

NDR: in un giorno come quello di oggi, anche se i media se ne dimenticano, uno slogan come questo non è per nulla secondario; chi non lo sa consulti qualche sito argentino su che cosa sia il 24 marzo.
 

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