Inter in Wonderland: Masters of Oz!
Carrellata. Il ghigno beffardo e sardonico dell’Acchiappasogni. Il viso plastico del Colosso, le sue smorfie post-ubriachezza. Il sorriso di Matrix. Gli occhi di ghiaccio del Muro. L’espressione scolpita nell’acciaio del Capitano. La faccia da schiaffi del Sindaco. L’ovale sereno del Pelato. Le fattezze gnomesche del folletto Olandese Volante. La concentrazione del Leone. Il broncio atteggiato del Figliol Prodigo. I lineamenti tiratissimi del Principe. E ancora. La testa segnata di Crystal. La marmotta nascosta nelle mutande del Drago. Il ciuffo di Kung-Fu Panda. La determinazione di ogni poro di pelle di Yahvé da Setubal, Mourlino.
I Dominatori della Serie di Oz possono tutto. E vogliono dimostrarlo sul campo nella cinquantacinquesima partita stagionale. Però cominciano male: sotto ritmo, passaggi vicinissimi e molto cauti, Siena in quindici dietro il pallone. Al ventesimo gli eroi nerazzurri cominciano a rullare l’avversario: traversa, palla fuori di un soffio, parate incredibili di Curci. La palla non entra. Sembra una di quelle partite lì. Le bestemmie fioccano.
Rientriamo in campo sapendo che la Roma è campione d’italia sul campo dei quasi clivensi. Continuiamo a rullare l’avversario: il Colosso si mangia un gol incredibile, altre parate di Curci. Poi si sveglia il Capitano d’Acciaio e inizia a correre più di tutti, più di gente con la metà dei suoi anni. All’ennesima percussione, serve in profondità il Principe che controlla, avanza, e d’esterno batte il portiere dei giallorossi bianconeri. Mourlino subito cambia: fuori il Figliol Prodigo per Kung-Fu Pandev; poi Crystal per il Sindaco autore di una partita modesta, forse deluso dal non esserci a Madrid; poi il Drago con una marmotta nel culo come sempre quando in campo devi metterci tutto quello che hai, al posto di un’Olandesina Volante un po’ sottotono. La squadra rincula per una decina di minuti, e i tifosi cominciano a soffrire: ma come? i dominatori di Oz che controllano un misero uno a zero? Ma buttatela dentro così stiamo tutti sereni, no?
No. Però con il passare dei minuti controlliamo la palla e rischiamo di raddoppiare. Soffriamo solo due occasioni propiziate da un vero romanista in campo: Rosi(ca), nomen omen. Quando dal novantesimo ci piazziamo a far trascorrere i minuti d’esperienza sulla bandierina so che è finita. Fino al triplice fischio di un ottimo Morganti (faccio mea culpa) e al grido liberatorio.
E’ il 18esimo scudetto. Il secondo titulo quest’anno. L’ennesimo di questo ciclo fantastico. Non si può descrivere quello che si prova quando si avvicina l’epilogo di un capitolo di una saga epica. Al tempo stesso senti una gioia immensa in fondo allo stomaco, proprio al centro del tuo corpo, e una leggerezza che non sapresti comprendere. La tensione ti abbandona e ti scopri di nuovo bambino, capace di una felicità incondizionata e incondizionabile. Tifare per gli eroi nerazzurri quest’anno ha voluto dire questo. Indipendentemente da quello che succederà nell’ultima, maledetta, cinquantaseiesima partita. E vincere questo titolo quest’anno è absolutamente fantastico, dopo tutto quello che hanno provato a fare per strapparcelo dalla maglia, e che ancora proveranno a fare quest’estate per farci tornare indietro come gamberi (noi come tutto il Paese peraltro), senza rendersi conto di quanto ridicoli siano e di quanto male stiano facendo anche a sé stessi e a tutto il calcio italiano, e di quanto ne hanno già fatto. Dopo i calendari ad squadram, dopo i regolamenti validi solo per l’Inter, dopo le minacce del sistema mafia-calcio italiano a Yahvé, dopo le malignità a senso unico, l’ipocrisia pelosa di chi per l’ennesimo anno non ha vinto un cazzo. Dopo tutto questo, contro tutto e tutti, la capolista è ancora nerazzurra. Un florilegio di esplosioni di fegato. Una goduria immensa. Dite quello che volete, ma per me, per noi, c’è solo l’Inter!
Ozzy Osbourne:
il vero Principe [delle tenebre] è Diego Milito.
Robert Downey Jr.:
nel prossimo episodio di Iron Man ho chiesto che l’armatura venga ridipinta di nerazzurro.
Ora
Piango