Joe Sacco: Gaza, 1956
Il nuovo volume di Joe Sacco pubblicato da Mondadori (dopo Palestina, Neven e Goradze, tutti veramente splendidi) muove dalla ricerca del giornalista e disegnatore di fumetti americano sul massacro compiuto dall’Esercito Israeliano a Gaza nel 1956 dove più di 200 uomini tra i 15 e i 60 anni furono fucilati nelle strade della Striscia di Gaza.
Il libro è meticoloso e interessante, difficilmente tacciabile di una visione volutamente e pregiudizialmente di parte, sempre che questa categoria sia davvero così disprezzabile come i moderni tempi volti all’assassinio della dialettica vorrebbero indicare. Soprattutto rende molto chiaro il processo che dal dopoguerra in poi si è instaurato in quell’area tormentata.
Se qualcuno volesse capire qualcosa del cosiddetto conflitto israelo palestinese (che forse andrebbe indicato con più precisione come “colonizzazione israeliana e rimozione coatta del popolo palestinese) consiglierei vivamente di prendere e leggere questo libro (e il precendente “Palestina”) con attenzione. Perché alla fine non è molto rilevante chi ci fosse su quella terra 2000 anni fa ormai, ma solo che un intero popolo è stato deportato, umiliato, trucidato sulla base di una presunta precedenza dettata dai propri testi religiosi. E tutto perché vivere nello stesso posto sembrava un’idea troppo democratica per essere messa in pratica.
Oggi come oggi – e lo vediamo ancora in come vengono condotti i presunti negoziati e da come vengono costantemente giustificate e decorate le imprese israeliane – la soluzione è praticamente impossibile, ma certo non passa dall’intransigenza che vorrebbe un popolo di oppressi accettare supinamente la propria condizione senza alcuna riserva. E la volontà di Israele di ottenere tutto non ha fatto nient’altro che spingere l’accelerazione sulla disperazione di chi non ha niente da perdere.
Voto: 9
a me sembra incomprensibile che nel mondo continui ad esistere un problema del genere riguardante un territorio così limitato. secondo me non lo vogliono risolvere e basta.tutti.
ho letto Palestine, ho visto Lemon tree (lo consiglio a tutti!) ho letto Oz. Ci sono abbastanza soldi per risolvere tutto. Da una parte abbiamo un popolo oppresso e umiliato, dall’altra un popolo terrorizzato. Entrambi in pessime mani.
Arafat non è finito come Rabin.
Non so perchè sia nata Israele, sicuramente se è sopravvissuta nel momento peggiore lo si deve a una fornitura di armi Cecoslovacca (ossia URSS), almeno secondo Finkelstein…
Ci sono abbastanza soldi per far finire tutto ma non si fà.
La leadership israeliana è ormai fuori di testa. L’operazione piombo fuso produrrà 7 generazioni di terroristi. L’operazione contro le navi poi…. Al supermercato ho preso un sacco di roba che la protezione civile raccoglieva da mandare a Gaza, spero non ci si facciano la barba quelli di Hamas.
L’elettorato, chissà come vota la gente al giorno d’oggi…
Berlusconi grande amico di Israele, ma anche della Libia.
Gran parte della gente di Israele viene dall’Europa dove sarebbe rimasta volentieri, solo che li non aveva più niente.
Allora io dico: Israele sarà nata per motivi che non so, ma il materiale umano è made in Europe, quindi la questione è europea.
Sono un po’ tanto anche affari nostri.
Diciamo che è una specie di paese centroeuropeo.
Se entrasse nella comunità europea?
avrebbe senso?
Sarebbe tenuta a risolvere la questione Palestinese e a risponderne?
Potrebbe l’Europa mettersi ingioco davvero?
Certo, su quei territori l’europa è tutto tranne che unita.
scusa se sono un po’ confuso, ma è un tema delicato su cui non vado d’accordo nemmeno con me stesso.