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Inter in Wonderland: il narco-castello

18 Ottobre 2010

Arriviamo sull’isola inondata di luce e di pace. Tutto è silente nei dintorni dello stadio e le due squadre si affrontano su una piana sgombra di vento e di passioni. Sembra di assistere a una foto più che a un evento dotato anche di figure in movimento. Tra le fila nerazzurre tornano a calcare il campo il Capitano Duracell e la coppia difensiva Muro-Orco, mentre davanti il Leone è affiancato dai soliti giovani virgulti. Il Castello è sorvegliato dagli unidici titolari rossoblù, con qualche qualità, ma non troppe, giusto per non esagerare.

La partita si snoda senza sussulti, mentre i nerazzurri lentamente avvolgono le mura medievali e i merli degli spalti in una fitta ragnatela: dopo aver bloccato il castello, passano agli spalti, ai tifosi, allo stadio intero, all’isola. Anche il mare sembra essere diventato una lenta e piatta superficie oleosa. Lentamente, ogni cosa si assopisce, e quando meno chiunque se lo aspetti, ecco il colpo ferale: il Leone con una finta di corpo che anche al rallentatore sembra velocissima manda a stendere mezza difesa – Astori penso avrà gli incubi con il nostro puntero come protagonista ancora per qualche giorno – e la piazza nell’angolino di precisione e potenza.

Il tempo scorre inesorabilmente. Passano 45 minuti, poi 60. Non succede nulla se non una fortuita traversa di Chivu nella nostra porta (se non ci pensiamo noi a scaldare il match, si potrebbe giocare per altri due mila minuti senza scorgere un’accelerazione significativa di alcun tipo) e una doppia parata di Giulione Manolesta, giù proiettato verso la svolta corsara della nostra saga. Entra il nostro Homo Dribling al posto di Totò che ha fatto una buona partita; entra il Sindaco finalmente di nuovo su un campo di calcio e per scaldare un po’ gli animi anestetizzati dal Narcocastello finge di farsi male dopo appena 5 minuti; entra anche Calimero al posto dell’Olandesina, la notte e il giorno a confronto sulla riga del fallo laterale, praticamente.

Finisce con l’anestetica vittoria nerazzurra. E fin qui tutto bene. Però uno si sarebbe anche stufato di ripetere che “contano i tre punti”. Quando in tempi non sospetti ho sostenuto che il “bel gioco” alla Barça è in realtà una gran rottura di palle, sono stato sbeffeggiato, ma spero che la partita di oggi mi renda merito. Per fortuna che Ciccio punta sullo spettacolo: se fosse stato uno che cercava il risultato a tutti i costi, in una partita come quella di oggi avrebbe potuto solo sfoderare l’araldo dell’eutanasia e farla finita al minuto numero cinque.

Zzzzzzzzzzzzzzzz

  1. kundo
    18 Ottobre 2010 a 16:11 | #1

    veramente è da un pezzo che dico che il gioco del Barsa è un catenzaccio tenendo la palla… ma mi avete sempre dato contro.

    Ripeto la mia proposta… (mutuata dalla pallacanestro) passata la metà campo entro 2 min o si tira o si crossa se no la palla va agli altri… cazzo il barcellona va dritto in seconda divisione…

    Comunque basta con ste cose inutili e preoccupiamoci di cose importanti… qua tra un po’ non ce la fanno più nenahce leccare (o leccare altro a seconda dei gusti/preferenze) http://www.corriere.it/salute/sportello_cancro/10_ottobre_17/sesso-orale-e-tumore-alla-bocca_311daede-d9eb-11df-8dad-00144f02aabc.shtml

    K

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