La Coppa dei Cachi: onoriamo la competizione
Sugli spalti gli ottavi di finale della Coppa dei Cachi sono un po’ come una specie di grande picnic tra tifosi che chiacchierano, ridono e scherzano del più e del meno, brindando alla dipartita definitiva di Amantone il Calciatore Ciccione. Peccato che la cosa avvenga come sempre a temperature intorno o sotto lo zero, con almeno una decina di seggiolini per uno. Per fortuna ci è stata risparmiata la nebbia.
In campo le nostre fiere nerazzurre vanno in edizione ridotta e sperimentale: ma bastano due lampi di classe del Leone spostato al centro dell’area per dichiarare chiusa la contesa. Il resto è accademia. Nel secondo tempo, per evitare il surgelamento, Ranocchia confeziona un regalo per i suoi ex compagni, tanto per tenere aperta la partita fino in fondo. Kharja segna su rigore, risponde il Big Mac nazionale, la Gazzella delle praterie del Meazza, che fionda un palla all’incrocio di testa alla velocità del tuono. Nel recupero, per scaldare gli animi e le membra, concediamo il gol dell’ex a Sculli (ah, non è un ex? ops!), ma è solo per far fare bella figura a tutti. Quando arriva il triplice fischio, i primi ad applaudire sono i giocatori rossoblu.
Gli schemi in campo cambiano duecento volte: partiamo a rombo, poi albero di Natale, poi 4-3-3, poi boh. Cambiano gli interpreti, fortunatamente non cambia il risultato. Proviamo a fare un bilancio degli uomini in campo: Castellazzi ha mostrato discreti riflessi e si è guadagnato la pagnotta; Matrix riesce a far sembrare più brocco il suo compagno di reparto, nella fattispecie Ranocchia, che ha mostrato le sue migliori qualità – l’anticipo – e anche i suoi limiti – non è un mostro dei recuperi; Santon fa una partita sufficiente, ma ci vuole altro per convincermi che si stia riprendendo, mentre Maicon ara la fascia come ai bei tempi, la maggior parte delle volte ignorato dai centrocampisti per la sua disperazione. A un certo punto è talmente disperato che gli viene su il vomitino da post-sbronza, ma nonostante tutto confeziona tre assist. Bentornato.
In mezzo al campo Big Mac Mariga mostra quello che vale, ed è di più di quello che molti tifosi vogliono accettare, mentre Muntari mostra perché potrebbe stare all’Inter – corsa, dinamismo, un discreto sinistro – e perché invece forse non ci può stare – discontinuità mentale e uscita dal match a un certo punto appena prima del cambio. Pupi e Cuchu sono in gran spolvero e non c’è bisogno di altre parole. Davanti Eto’o si dimostra un giocatore incredibile, che ha messo biglie in tutte le competizioni stagionali, mentre Goran Pancev non riesce a toccare una volta la palla nel modo corretto, a difendere un pallone, a fare la pensata giusta, nonostante Eto’o si prodighi per farlo segnare e la squadra lo cerchi con continuità. Il passaggio sul difensore in occasione del tre contro due appena prima del raddoppio genoano è il manifesto del suo momento difficile (per usare un eufemismo). Obi, Biabiany e Rivas menzione d’onore: presenziano e fanno il loro.
Abbiamo onorato l’impegno. Il campo e lo stadio con due anelli aperti per tenerli mezzi vuoti (aprire solo il primo no?) molto meno. E andiamo al prossimo step, verosimilmente con il Napoli