Archivio

Archivio per la categoria ‘jet tech’

Video sull’hackmeeting 2009 alla Fornace di RHO (MI)

21 Luglio 2009 Commenti chiusi

 

A distanza di giorni, torno ad aggiornare il blog. Non parlo di politica, che mi deprime in questa fase di abietto degrado della mente italiota. Ma se volete sapere che cos’è un hackmeeting adesso avete un video fatto da uno dei nostri soci che lo spiega molto bene. Grazie dan.

 

CHECK IT OUT!

Categorie:jet tech Tag:

Teen hacking e il Babau

12 Giugno 2009 1 commento

 

 

L’hackmeeting si avvicina: check out hackmeeting.org per ogni informazione!

Categorie:jet tech, movimenti tellurici Tag:

Riscaldate i motori, si avvicina l’hackmeeting 2009

7 Giugno 2009 Commenti chiusi

 

Tralascio le elezioni europee che faranno sprofondare questo paese ancora più nel baratro che si sta scavando, per ricordarvi che da questa settimana iniziano ufficialmente le iniziative di avvicinamento all’hackmeeting 2009, l’annuale incontro di smanettoni, attivisti e controculture digitali italiane e non solo. Il meeting sarà a Rho il 19-20-21 giugno 2009, alla Fornace appena rioccupata, in via San Martino 20. Prima del meeting per un paio di settimane gli atenei milanesi e altri luoghi saranno interessati da iniziative di approfondimento che cercheranno di declinare l’attitudine hacker nei temi più svariati. Partecipate numerosi e fatevi vedere a Rho che c’è una marea di roba da fare (parlo io che sono da 5 giorni a casa con la febbre! 🙁

Qui trovate l’elenco delle iniziative del warm up!!

Categorie:jet tech, movimenti tellurici Tag:

Prima assemblea per immagine il decennale dell’hackmeeting di Milano (endecennale dell’hm stesso)

13 Marzo 2009 8 commenti

Sotto la mail che è giunta in lista hackmeeting. Ci sono grandi idee e la voglia di scrollarsi di dosso un po’ di indolenza e un po’ della terribile Milano in cui si sta vivendo. Ce la faremo? Ai postumi l’ardua sentenza 🙂

 

a seguito della discussione in lista partita dalla volonta’
di esprimere solidarieta’ a conchetta, cuore storico della
cultura cyberpunk in italia per tutti gli anni 90, si e’ pensato
di tornare a milano con un hackmeeting.

questa domenica, 15 marzo, alle ore 16 presso la cascina torchiera
occupata senz’acqua (piazza cimitero maggiore, milano)
invitiamo tutti gli acari a partecipare alla prima assemblea
di preparazione

tanto e’ da discutere e da fare, occorre creare il contesto
giusto perche’ questo ritorno a milano lasci il segno, percio’
e’ tempo di cominciare a gettare le basi e vedersi e contarsi.
l’invito e’ esteso anche a tutte le realta’ milanesi che in questo
mese hanno espresso interesse e curiosita’ per hackmeeting.
happy hacking,

Categorie:jet tech, movimenti tellurici Tag:

Poche ma buone nuove

27 Settembre 2008 Commenti chiusi

 

C’è da dire che in giro non si muove quasi nulla nonostante il clima da regime ventennale che serpeggia tra le italiche genti e nelle italiche lande, ma quel poco che si muove ancora fa ben sperare e ogni tanto risveglia la voglia di cambiare ciò che sembra già predestinato a non cambiare mai. 

Oggi tanto per dirne una i ragazzi di Rho, nonostante e forse proprio perché vivono nel cuore della prossima immane culla di contraddizioni e schifezze dell’area milanese, hanno rioccupato un posto per svolgere le attività che li hanno visti protagonisti negli ultimi anni: la mobilitazione contro l’expo e contro il nuovo mostro ideologico del secondo polo fieristico della depressa Milano sopra tutto il resto. Per andare a trovarli basta andare a Pero, via D’Annunzio 25, sottopassaggio all’angolo con via Piave!

Nel frattempo è iniziata l’undicesima edizione dell’hachmeeting, la prima dall’epoca della prima edizione del 1998 a cui non sto partecipando. Fa un effetto strano, ma la scelta del periodo – lo spostamento da giugno a ottobre rende le cose economicamente e lavorativamente complicate da organizzare – nonché la fase che attraversa la mia vita mi hanno reso impossibile partecipare. Forse impossibile è un termine forte, ma diciamo che avrei dovuto mandare all’aria troppe cose per partecipare a un evento che ha necessità vitale di nuova linfa: non che non ci sia, i pischelli ci sono, tutto sta a vedere quanto e come hanno voglia di fare. Nonostante il mio notorio grumpismo voglio esprimere ottimismo, per cui se potete fatevi un giro da quelle parti 🙂

Categorie:jet tech, movimenti tellurici Tag:

Google continua l’operazione 1985

25 Marzo 2008 1 commento

Era un po’ che non ne parlavo. D’altronde accadono moltissime cose e ormai è un argomento in cui si dilettano un po’ tutti, quindi risulta meno interessante per me, dato che è invece qualcosa che mi ha incuriosito diverso tempo addietro. Nell’ultimo aggiornamento parlavo di come le mosse di Mountain View confermassero la sensazione di molti, ovvero che il prossimo orizzonte strategico di Google sia la fornitura di servizi non solo di ricerca ma di operatività in senso generico a misura di individuo: la partecipazione all’asta sulla banda precedentemente assegnata alle televisioni analogiche è andata male o forse è andata perfettamente. Google non ha vinto nessuna delle aste, ma ha convinto l’FCC a inserire una clausola che rende le tecnologie che sfrutteranno tali bande accessibile anche a terzi (oltre alle TelCo vincitrici delle relative licenze). Non solo, ma Brin, Page e Schmidt stanno lavorando a tecnologie in grado si usare gli "spazi" elettromagnetici tra una banda e l’altra di questo ampio spettro. Le cose messe insieme non sono difficili da capire: Google dispone del più grande strumento di calcolo del pianeta, quello con maggiore spazio a disposizioni e con maggiori capacità di elaborazione. Non solo, ma dispone anche di un grandissimo credito e di un enorme quantità di ottimi cervelli messi a lavorare sui propri orizzonti. Fornire il miglior sistema di ricerca è stato il primo passo per mettere a disposizione tutta l’informazione del mondo di tutti (come dice la compagnia) oppure di dare forma al modo in cui le informazioni ci rappresentano la realtà (come dicono i maligni); il prossimo passo è quello di convincere milioni di persone a usare un solo computer (quello di Google) per fare tutto in maniera più efficiente, e di comprare solo dei terminali per l’accesso a breve termine dei propri materiali, una sorta di zainetto elettronico a fronte di un enorme studio condiviso da qualche parte (nei sotterranei di proprietà di una singola compagnia… ehm…). Non è male intrinsecamente, ma è un cambiamento di prospettiva notevole, che forse varrebbe la pena considerare con maggiore attenzione che non con un entusiasmo che ne celi i limiti. In ogni caso Google è sicuramente diversi passi avanti rispetto a ogni altra compagnia IT ed è l’unica società ad avere un rapporto paritario con le grandi TelCo nonostante la diversa potenza (forse solo Apple si avvicina a questo tipo di rapporto, e non a caso G e A presto si accoppieranno in una Santa Alleanza difficilmente interpretabile se non come il più importante fenomeno semiotico, sociale, culturale e neurologico prima ancora che economico del nuovo millennio). Qualcuno probabilmente ne sa più di me sulle prossime mosse, ma io azzardo: produzione conginuta di apparecchi Apple e Google per la massima usabilità e funzionalità; appoggio dati sulla "nuvola" informatica di Google; accessibilità 24/7 attraverso strumenti ampiamente diffusi e infrastrutture consolidate come quelle delle frequenze televisive; pervasività assoluta di una facile manipolazione delle informazioni a tutti i livelli della nostra vita. Fico, per alcuni versi, scary, molto scary, per altri. 

Categorie:jet tech Tag:

Hacker forzano i sistemi informatici del palazzo di giustizia di Genova

4 Gennaio 2008 4 commenti

 

Tutti i telegiornali aprono con come seconda notizia la seguente (notare che però sulle edizioni online dei quotidiani non vi è traccia della notizia, mentre le edizioni cartacee la mettono in ventesima pagina):

Hacker all’attacco del Palazzo di Giustizia di Genova. E’ quasi una
certezza dopo che mercoledì, per la seconda volta nel giro di pochi
mesi, circa 150 computer sono andati in tilt perché infettati. Un
guasto telematico che sta paralizzando l’attività del «Palazzaccio» e
sul quale ora la Procura ha deciso di vederci chiaro: ieri infatti il
procuratore aggiunto Mario Morisani ha aperto un fascicolo contro
ignoti. Reato ipotizzato: intromissione nei sistemi informatici.

La situazione appare decisamente seria, anche perché sono molti i file
che rischiano di andare perduti, cancellando così il lavoro di mesi.
Ieri mattina, in particolare, è stato esaminato dai tecnici il computer
sul quale stanno lavorando i pm Patrizia Petruzziello e Vittorio
Ranieri Miniati, i magistrati impegnati ad ultimare la loro
requisitoria sui fatti accaduti alla caserma di Bolzaneto nei giorni
del G8 genovese. Il rischio paventato era che centinaia di pagine
fossero andate distrutte, dai primi riscontri però sembra che almeno la
maggior parte della requisitoria sia recuperabile. Sono in tilt i
computer dei tribunali civile e penale, dei minori e di sorveglianza.
Che cosa sia successo, perché tutti i computer accesi in quel momento
si siano improvvisamente e simultaneamente spenti, non si sa, così come
si ignora quale possa essere il virus colpevole del black out
informatico. Di certo, il disagio a Palazzo di Giustizia è palpabile ed
è una fortuna, dicono in molti, che il «collasso informatico» sia
avvenuto in questi giorni, quando una buona parte di impiegati e
magistrati, è ancora in ferie.

Il guasto ha comunque fatto cambiare, momentaneamente almeno, abitudini
lavorative ormai consolidate: in molti uffici sono ricomparse le
macchine per scrivere e biro, è successo ad un gip chiamato a
convalidare alcuni arresti e che, dopo aver già registrato un
interrogatorio sul computer, quando ha riaperto la macchina per
chiedere il documento in questione ha visto comparire sul monitor la
scritta «manca o è danneggiato il file di apertura». A Palazzo di
Giustizia lo scorso agosto si erano verificati problemi nel sistema e
anche in quell’occasione si era temuto un attacco esterno, un virus
introdotto volontariamente. Invece fu poi accertato che i computer
erano andati in tilt a causa di un surriscaldamento negli armadi
contenenti i congegni.

Peccato che da quello che leggo la sensazione è che si tratti pià che altro di un virus: avranno il coraggio di ammettere l’errore o continueranno a dare suggestivamente la notizia per trarre in inganno gli ascoltatori, i lettori e i telespettatori poco attenti?  La solita informazione pressapochista e poco interessante. Tanto per lasciare tranquilla la procura: noi non c’entriamo nulla, anche perché nel caso avremmo fatto una bella pulizia del computer di pm che lavorano contro di noi… no?

 

Categorie:jet tech Tag:

Alle volte basta dormirci un po’ su: kernel linux 2.6.23.9 e sony_acpi

11 Dicembre 2007 2 commenti

 

Ieri, dopo le disavventure con il simpaticissimo mondo dell’assistenza sanitaria pubblica – peraltro conclusosi oggi con un successo e il necessario appuntamento allo stomatologico – ho deciso di infittirmi per avere sul mio pc le prestazioni in termini di copia su disco che vedevo sui kernel debian precompilati. Io uso il mio kernel, ed esso non voleva saperne: spostava le cose su disco a una velocità 8 volte minore che i kernel debian, in maniera inspiegabile.

Sfruttando il mio uso di una unstable mi sono installato il kernel 2.6.23-1-686, ho copiato il suo .config e l’ho schiaffato dentro la dir dei sorgenti del kernel 2.6.23.9 (ultima versione buona). A questo punto ho anche editato un minimo il .config: ho levato un botto di moduli per schede di rete o audio che non centrano con il mio pc e via dicendo. Non ho toccato nulla della parte riguardante i dischi (a dire il vero una prima volta si, ma vabbé) e ho levato il supporto degli initrd. Risultato: due o tre compilazioni in cui il kernel non ne voleva sapere di partire, e poi di partire e darmi i risultati sperati con la velocità di scrittura su dischi sata. Ieri notte ci ho bestemmiato sopra fino all’una.

Poi stamattina ho riaperto il pc, ho messo il .config del kernel debian nella directory dei sorgenti del kernel 2.6.23.9, ho corretto solo il nome della local versione e il processore usato (avere un kernel per pentium I mi pareva brutto), ho lanciato make-kpkg clean e poi "make-kpkg –initrd kernel_image". Dopo un quarto d’ora di cui dieci minuti a compilare moduli che non mi serviranno mai, ho rebootato e funzionava tutto alla perfezione. Poi ho pensato bene di passare il resto della mattinata a cercare di eliminare i moduli inutili non riuscendo mai a ottenere il risultato che mi ponevo: vorrà dire che mi terrò un kernel 2.6.23.9 più grasso del previsto.

Poi mi è venuto in mente perché avevo cominciato a pacioccare: con i kernel debian e con i nuovi kernel il supporto sony-laptop è incluso nel kernel. Ovvero senza dover compilare il modulo esterno a parte sony_acpi il sistema di gestione delle risorse di linux dovrebbe vedere i comandi per gli hotkeys del vaio e altre cosucce. Indagando in rete sono riuscito a trovare dove sony_laptop.ko infila i file relativi al controllo di tutto ciò, ma avevo il problema che il wrapper che mi consentiva di controllare l’azione dei vari hotkeys sui file in /proc di sony_acpi.ko non funzionavano più. Allora mi sono messo e ho corretto il codice del wrapper fsfn, sostituendo alle varie occorrenze di "/proc/acpi/sony/brightness" i valori corretti ("/sys/devices/platform/sony-laptop/brightness" e "/sys/class/backlight/sony/brightness"). Ho compilato il nuovo wrapper e ho dovuto correggere il file /etc/fsfn.conf per leggere il device di input giusto (nel mio caso /dev/event/input0) relativo alla tastiera. Che fatica, ma ora funziona tutto!

In pratica: scaricate il sorgente di fsfn, editate acpihandler.c con i valori corretti, correggete anche lo script di inizializzazione da piazzare in /etc/init.d/ (che deve controllare l’esistenza dei file creati da sony_laptop.ko e non di quelli creati da sony_acpi.ko), compilate e settate correttamente i valori di /etc/fsfn.conf. Non è proprio immediato ma poi gli hotkeys relativi a luminosità dello schermo e volumi funzionano perfettamente 🙂 

Categorie:jet tech Tag:

Ten years nerdcore

30 Settembre 2007 Commenti chiusi

 

Brevemente: il decimo hackmeeting è passato. E' stato molto frequentato, vivo, amichevole, con tanti seminari interessanti, tanto da destare i complimenti del fondatore di 2600 e di altri ospiti internazionali. Le giornate di Pisa confermano che il dispositivo hackmeeting funziona e procede, che sulla linea del tempo abbiamo uno strumento che può essere usato per coltivare intelligenze e possibilità. Starà a noi comprendere come risolvere le critiche di cui ho parlato nel precedente post.

Alcuni must: "chi ci pensa ai bambini?"; "il virus hoax"; "pepé"; il mercato del pesce delle magliette; scoprire nightolo interista e seguace di interistiorg; il prossimo merchandising ispirato a Asbesto che ricorda sempre più Totoro; ritrovare gli autistici; il banchetto a rullo continuo; rivedere molti e riscoprirsi legati da alcune cose; i litigi con le idiosincrasie di Zombi J; l'incasso 🙂

Ora scappo. A la prochaine. 

Categorie:jet tech Tag:

Dieci anni di hackmeeting: una critica politica per incitare a una nuova prospettiva

27 Settembre 2007 5 commenti

 

L'hackmeeting è arrivato al suo decimo anno di vita. Nel 1998 parlavamo di free software, di attitudine hacker, di privacy, di diritti digitali, di accesso e accessibilità, di apertura, di produzione cooperativa dal basso degli strumenti di comunicazione e di informazione. Nel 1998 ancora pochissime persone avevano idea di che cosa fosse un sito o un email, mentre le strutture autorganizzate avevano già fanzine, circuiti telematici, mailing list e un vero e proprio network digitale. L'attitudine hacker, la voglia di mettere le mani in pasta nelle cose e di trasformarle era facilmente mixabile con la voglia di una realtà diversa, l'istinto per l'insurrezione e la rivolta. L'hackmeeting è nato su queste basi, dallo sforzo di tutti gli smanettoni ante litteram che circolavano in Italia di trovarsi e ragionare insieme su tecnologie, politica, cultura digitale.

Facciamo un saltino in avanti: tra il 1998 e il 2007 sono successe molte cose, molti progetti hanno segnato dei passaggi senza ritorno dell'evoluzione delle tecnologie di comunicazione e molti ancora si sono conclusi con una parabola spesso anche molto ripida. Gruppi spontanei di smanettoni politicizzati sono sorti un po' ovunque dando vita agli hacklab e a decine di campagne, di corsi e di seminari, mentre le energie di molte persone si focalizzavano in progetti di infrastrutture alternative e autonome come ecn.org, autistici.org/inventati.org, e soprattutto indymedia. E' stata una stagione di relazioni incredibili in cui per la prima volta dopo anni quello che dicevamo non è rimasto confinato nei nostri ghetti ma ha rotto gli argini, coinvolgendo centinaia di migliaia di persone.

Lentamente i nostri contenuti e i nostri cavalli di battaglia sono permeati nel linguaggio comune, nelle cognizioni ordinarie delle persone che ci circondano: la differenza tra l'essere raggiunti dal e il conquistare il contesto in cui ci si muove sta tutta nella dimensione delle sfumature e della prospettiva. Tutte politiche. Tutti sanno cos'è linux, tutti sanno cos'è il free software e la creative commons, il termine privacy è diventato di uso comune, e addirittura la crittazione non è una parola tabù relegata nei testi sacri degli hacker. E noi? La nostra proposta culturale e politica è cresciuta?

La drammatica risposta è no. Dopo una fase di grande distacco rispetto al mainstream, non siamo stati in grado di aggiornare la nostra agenda di intervento culturale e politico. Siamo rimasti schiacciati dal nostro orizzonte, non siamo riusciti a spostarlo in avanti alla stessa velocità della realtà.

Soprattutto quanto del portato non strettamente tecnologico è riuscito a permeare chi ci circonda? Tutti hanno imparato a usare un sistema UNIX (si fa per dire, ovviamente!), ma quanti al momento necessario saranno disponibili a cospirare con noi? Quanti staccheranno la spina nel momento in cui sarà necessario colpire un sistema che ci vede come virus da sfruttare per produrre le proteine giuste per le proprie cellule ordinate e disciplinate?

La valutazione sul nostro successo sta in queste domande: abbiamo portato anche gente molto giovane a transitare per l'hackmeeting, ma quanto hanno portato a casa del nostro modo di vedere la realtà? Poco.

E' naturale che le persone si inseriscano nel mondo reale, trovando reddito attraverso le competenze che hanno acquisito, ma il punto è quanto sono consapevoli del loro ruolo strategico, della loro forza contrattuale nella definizione della realtà? Quanto insieme al reddito hanno acquisito anche la mentalità del loro datore di lavoro o di etica? I nostri amici esperti di sicurezza informatica, di fronte a un ragazzino che gli sfonda il server, lo copriranno magari facendosi una risata, oppure correranno dalla polizia e dal proprio principale per denunciarlo?
Il nostro limite sta tutto nelle risposte a queste domande. Che sono quasi sempre diverse da quello che ci piacerebbe che fossero.

La verità è che dei nostri discorsi è stato recepita solo la porzione compatibile con il mainstream (o che poteva essere resa tale con una attenta operazione di comunicazione/influenza), con il beneplacito di tutta la comunità, che non è stata quasi mai in grado di distinguere dove finiva la manovra tattica nostra e dove iniziava la controffensiva strategica dei nostri avversari culturali.

Ovviamente questa critica è feroce e ingenerosa, e nessuno si stupirà che sia io a farla, con la mia fama di stronzo cosmico: abbiamo fatto tantissimo in questi dieci anni, cose che nessuno si sarebbe aspettato potessimo fare (tanto per dirne una, avere un sito di informazione con più contatti del maggiore quotidiano online :), ma come dice il saggio se si cade da più in alto ci si fa più male. E soprattutto incensarsi non serve a individuare prospettive interessanti, ma solo a compiacersi (cosa che ognuno di noi può fare agilmente nel suo intimo ogni giorno).

A onor del vero ci sono anche una serie di ragioni che prescindevano da noi (almeno in parte) e che hanno contribuito a questi nostri limiti: il contesto politico in cui ci siamo mossi è stato incapace di evolvere e di crescere, confermando la natura conservatrice di gran parte della sinistra extra-istituzionale (e istituzionale). Ci si è fermati sempre a un passo dall'osare il balzo oltre il nostro stesso margine ideologico. E nessuno è stato in grado di passare il testimone a una nuova generazione contemporaneamente anagrafica e politica. Ci sono dei pischelli che ci accompagnano, ma sono figli della nostra stessa generazione politica, e ne scontano sia le sconfitte che le amarezze.

Ricominciamo da zero: l'occasione di una cifra tonda ci offre la possibilità di ripensare dal nulla il tipo di intervento su tecnologie e comunicazione che ci porti a non ripetere gli stessi errori e a non incontrare gli stessi ostacoli. Abbiamo chiuso la sinusoide della nostra fase. Ora ne inizia un'altra, tutta da inventare e in cui sono ancora tutte da decidere le cose importanti e le prospettive. Non ci facciamo sfuggire l'occasione. 

Categorie:jet tech, movimenti tellurici Tag: