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The Strain: chi ben comincia è a metà dell’opera (in questo caso ci rimane)

2 Gennaio 2012 Commenti chiusi

The Strain è il titolo sia del primo libro che della trilogia horror scritta a quattro mani da Guillermo Del Toro (autore del fantastico Labirinto del Fauno) e da Chuck Hogan. E’ un libro di e sui vampiri, un sottogenere ormai un po’ datato, nonostante il ritorno di fiamma recente con la saga di Twilight (abbastanza penosa per andarci leggeri), ma che è da sempre fonte di alcuni tra i migliori libri fantastici (nel senso “del fantastico”) mai pubblicati, basti pensare al capolavoro di Stoker Dracula, oppure ai primi libri della saga di Anne Rice a cominciare da Intervista con il vampiro.

In questo periodo di feste e nei giorni immediatamente precedenti mi sono sciroppato (in lingua originale dato che ancora non sono stati tradotti) tutti e tre i libri (The Strain, The Fall, The Night Eternal) soprattutto in seguito alle recensioni che avevo letto e che rispondevano abbastanza al vero per quanto riguarda il primo volume. The Strain infatti è un libro con un gran ritmo, personaggi perfetti per il sottogenere e ben delineati, e con la capacità di costruire una tensione narrativa costantemente in crescendo che ti fa aspettare la pagina successiva con trepidazione e terrore. Purtroppo penso che Del Toro abbia ceduto alla voglia di fare più soldi del dovuto, perché anziché aggiungere 200 pagine al primo volume e chiuderlo conservando lo slancio che è riuscito a costruire nelle prime 500 pagine, ha deciso di diluire il finale in due libri interi, di cui il secondo può a malapena essere confrontato con il primo, per non parlare del fallimentare terzo.

Ecco, la trilogia è la dimostrazione che quando si ha una buona idea e si partorisce un buon libro a volte diluirlo in troppe pagine è un rischio. Se non volete vivere una delusione fermatevi e assaporate i momenti del primo volume e non andate oltre. Il finale misticheggiante e all’insegna dell’ “amore vince su tutto anche sulla morte termonucleare” è francamente ributtante. Peccato, un vero peccato per un tentativo di rileggere il sottogenere che aveva tutto per riuscire a portare a casa il risultato come non succedeva dai tempi di Anne Rice.

Voto: 9 The Strain, 6 The Fall, 4 The Night Eternal