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Travelling the Balkans: breviario di viaggio nella ex yugoslavia

1 Settembre 2010 Commenti chiusi

Il viaggio nei territori della ex Yugoslavia non è così esotico come altri e quindi non ho molto da raccontare. Come ogni viaggio ci sarebbero in realtà centinaia di episodi e scorci, ma la verità è che questi non sono di alcuna utilità per chi viaggerà dopo di me, dato che conoscerli è il motivo del viaggio e leggerne non è di molto aiuto.

Per comodità dividerò le note secondo i quattro stati che abbiamo attraversato che, nonostante facessero parte di un medesimo stato fino a 20 anni fa, mostrano quante differenze contengano le varie culture che erano tenute insieme dallo stato yugoslavo.

SLOVENIA

La Slovenia sembra un pezzo di Tirolo spostato a Est di qualche centinaio di chilometri. E’ sempre stata la parte più ricca della ex Yugoslavia e ha subito la guerra per un tempo veramente brevissimo dato che non è stata teatro delle sanguinose faide che invece hanno insanguinato una buona parte di Serbia, Croazia e Bosnia. E’ entrata nell’euro da un paio di anni (se non sbaglio, ma wikipedia vi aiuterà) e i suoi prezzi sono in tutto e per tutto europei, ovvero pari a quelli italiani.

Noi abbiamo attraversato la Slovenia da Nova Goriza fino a Ljubljana, per poi proseguire lungo alcune stradine fino a Novo Mesto e sbucare in Croazia. Ricordatevi prima di entrare sulle autostrade slovene che dovete acquistare una simpatica “vignette” per transitarvi (in stile Svizzera). Sulla via del ritorno siamo passati per la statale che collega l’Istria con Trieste. Il paesaggio e il tono delle persone che abbiamo incontrato ci è sembrato costante: cordiali, gentili, ma abbastanza formali. C’è da dire che con la Bosnia è l’unico territorio della ex Yugoslavia dove ci sia ancora una sinistra come la intendiamo noi. In particolare Ljubljana ci sono due spazi sociali: la Methelkova (una ex caserma riconvertita in luogo con locali e con un ostello fantastico ricavato dall’ex prigione militare – Hostel Celica – che consiglio a tutti di visitare e utilizzare, nonostante il costo decisamente elevato) e il Rog (un vero e proprio centro sociale che trovate lungo il fiume allontanandovi una decina di minuti a piedi dal centro).

Sempre Ljubljana cova l’ambizione di diventare una capitale artistica e culturale europea ed è una città piacevole dove passare un paio di giorni a rilassarsi bevendosi qualcosa lungo il fiume.

Per mangiare consigliamo vivamente lo Skofu: un ristorantino che trovate sicuramente in tutte le guide nella zona di Trnovo più a ridosso del fiume, appartato e tranquillo. Il cibo è ottimo, ma chiedete prima quanto costa che altrimenti vi ritrovate un controfiletto ai mirtilli buonissimo ma che vi pela 22 euro! Senza strafare si può mangiare al prezzo di una cena al ristorante in Italia.

Per dormire sconsigliamo abbastanza l’Alibi Hostel, non perché sia sporco o scomodo, anzi, è situato in centro, ma diciamo che il buon giorno non è un optional incluso nel prezzo. Viceversa se volete spendere un pochino il Celica Hostel nella Methelkova o l’H2O Hostel (anch’esso in centro sulla riva del fiume) sono decisamente meglio. Dopodiché un po’ tutti i posti vanno bene in Slovenia: non vi ritroverete bacarozzi o fregature grossolane. Andate sereni.

Le attrazioni di Ljubljana sono un po’ quelle arcinote: tour al Castello, giretto all’Open Air Theater e passeggiate lungo il fiume e i suoi multipli baretti. Buon divertimento.

SERBIA

Dopo aver attraversato di corsa una miriade di paesini della Slavonia (Croazia) siamo fuggiti in territorio serbo lungo l’Autoput (autostrada) Zagreb-Beograd. Stanchi dal viaggio abbiamo deciso di uscire alla prima uscita dell’autostrada in Serbia e siamo andati a dormire nel paesino di Erdevik, per testare la vita nella Serbia non metropolitana.

Qui abbiamo trovato una sola affittacamere, fantastica, di nome Katarina, una sciura di 50 e passa anni che non parla manco mezza parola che non sia serbo, ma che ha molta voglia di accogliere viaggiatori. Erdevik si trova a una decina di chilometri dal parco naturale di Fruska Gore e quindi per chi ama la natura può essere una perfetta tappa nella wilderness serba. La sciura ci ha accolto in una bella stanza doppia per 10 euro a testa, e con un altro euro e mezzo ci ha abbuffato la mattina dopo con una colazione sontuosa.

Infatti i costi serbi sono ancora extraeuropei (diciamo che tutto costa all’incirca la metà): solo sul pernottamento si stanno rapidamente adattando – almeno nelle grandi città – mentre per quanto riguarda il cibo si riesce ancora a cenare in due al ristorante per una ventina di euro senza lesinare.

La principale tappa del nostro viaggio serbo è stata però Belgrado: una splendida città, ancora all’inizio del processo di gentrification che lascia ampi spazi per vedere la Belgrado che fu e che sotto sotto sempre sarà. Una città di café e di vita notturna, di chiacchiere e di passeggiate. Se cercate mostre e musei non troverete granché, ma se cercate un po’ di nightlife è il posto giusto (magari non in agosto, eheh).

Per dormire troverete mille soluzioni. Noi abbiamo scelto un ostello sul Danubio, l’Arkabarka, dal quale in mezz’oretta a piedi potete arrivare in centro (o in 10 minuti se prendete l’autobus) e che alla sera è un’oasi di piacevole rinfresco dal caldo mortale che fa di giorno. Lungo il fiume troverete decine di barche con ristoranti, pub, bar, terrazzine di ogni tipo. E se vi addentrerete nelle viette vicino al centro troverete scorci veramente interessanti e un fantastico graffito alto quanto una casa a 4 piani di Blu. Complimenti.

Per mangiare noi consigliamo tra i tanti 2-3 posti. Il primo è Brodic, un baretto verso la Fiera di Belgrado (prendete il lato verso Belgrado vecchia del fiume e camminate verso destra guardando Kalemegdan, la fortezza); se vi perdete chiedete si 6 Topola (un locale molto conosciuto proprio di fianco). Al Brodic potete passare un’ottima serata e mangiare una decente pizza!

Il secondo posto è Stepenice, un ristorante con una terrazza sul fiume proprio vicino alla zona in cui grandi magazzini portuali stanno venendo trasformati in locali di lusso. Se guardate Kalemegdan dal fiume, appena sopra la zona dei magazzini, vedrete una terrazzina con tendine gialle illuminata di notte, come se fosse sospesa tra altri edifici. Quello è il ristorante. Si mangia bene, cibo non particolarmente tipico, ma gustoso e a un prezzo accettabile.

Se invece volete mangiare del Cevapcici o altre amenità carnivore tipiche dei serbi (a me piacciono un sacco, ma dopo una settimana di solo Cevap mi è un po’ venuto a noia) fermatevi allo Zlatna Bokar sulla “montmatre di belgrado”, Skadarska.

Se poi durante il giorno volete un momento di pace dal caldo e dal chiasso potete andare al Café-Restoran dentro l’Università che potete raggiungere tagliando verso la principale via commerciale partendo da Trg Studenski: guardando in uno dei cortili lo vedrete privo di chiasso e apparecchiato con decine e decine di tavoli. Il proprietario praticamente vive lì e afferma “qui si chiude quando se ne va l’ultimo cliente”. A Belgrado significa che non chiude mai. Ma è l’unico baretto senza musica che troverete in centro, e ogni tanto anche le vostre orecchie avranno bisogno di ristoro.

Per concludere non perdetevi una gita al mausoleo di Tito per la foto di rito (è un po’ fuori mano rispetto al centro ma con i mezzi pubblici si raggiunge senza menate) e ricordatevi che in Serbia si usano i dinari: 100 dinari circa per ogni euro. Fatevi bene i conti perché poi cambiare i dinari non val proprio la pena!

BOSNIA-HERZIGOVINA

Passare dalla Serbia alla Bosnia è come passare dall’Italia alla Turchia. Da un lato i balcani europei dall’altro quelli ottomani. Lo noti dal panorama lungo le strade costellato di moschee, dai vestiti delle persone, dalle facce rugose e scure contrapposte a quelle rubizze e tonde sopra le spalle larghe, dai suoni e dagli odori. Dopo la Serbia, la Bosnia è la parte dei balcani che mi sono goduto di più, in cui trovo più affinità e in cui il viaggio mi pesa meno. E non è solo questione di costi, che in Bosnia, se possibile, sono ancora minori che non in Serbia.

La principale tappa del viaggio è stata Sarajevo, anche nota come “piccola Istanbul”, a ragione. Sarajevo non è enorme, soprattutto se si escludono i sobborghi di Nova Sarajevo: il centro è stato rimesso a nuovo ed è molto godibile, anche se fortemente turistico. In particolare il bazar del centro, la Bascarsija, è un po’ artefatto, ma pieno di posticini piacevoli dove mangiare e bere qualcosa. Nonché comprare qualsiasi cosa che vi venga in mente di comprare.

Sarajevo si può visitare in un paio di giorni con tutta comodità, vedendo tutto quello che c’è da vedere, almeno secondo me. Di seguito vi metto il tour tipico. Mattino: Vecchia Chiesa Ortodossa vicino alla piazza dei Piccioni, Casa Svrzo (una casa musulmana perfettamente restaurata e conservata), il Museo Ebraico e la sua sinagoga, le Moschee della zona del centro, il museo Brusa Bezistan dedicato alla città, le Cattedrali Ortodossa e Cattolica (non granché), Casa Despica (una casa ortodossa molto ben conservata). Il giro ve lo sbrigate in 4 ore e potete prendere un biglietto cumulativo per tutte le attrazioni con ingresso a pagamento spendendo 12 KM (marchi convertibili) ovvero 6 euro. Potete mangiare qualcosa al baretto 2 Ribara lungo la riva sinistra del fiume andando verso Novi Sarajevo oppure al Bar Hana in pieno bazar (chiedete all’Ufficio Informazioni Turistiche dove parlano un ottimo inglese e vi riempiranno di cartine e mappette). Nel pomeriggio andate a vedere il Museo di Storia di Sarajevo con una impressionante mostra sulla guerra e subito sotto passate un’oretta al Tito’s Café (potete comprare delle fantastiche magliette con il profilo del grande condottiero stilizzato.

La sera verso le 18.30 prendete un bel taxi e fatevi portare al Biban Kavanha (ditegli così, vi chiederanno 10 euro quindi cercate dei compagni di viaggio) da cui potrete gustarvi la vista di tutta Sarajevo dall’alto e mangiare degli ottimi manicaretti. Terminata la cena scendete a piedi verso la città e se fate la strada giusta sbucherete proprio di fronte al Birrificio di Sarajevo, per un’ultima birretta prima di andare a letto.

Per quanto riguarda il pernottamento a Sarajevo problemi non ne incontrerete: ci sono circa 50 ostelli e 100 pensioni, tutte in centro. I prezzi per il letto in camerata dovrebbero oscillare tra i 10 e i 15 euro al massimo, colazione inclusa; per le doppie cercate un posto con parcheggio e colazione, e dovreste trovare dai 35 in su (noi abbiamo pagato 40 euro in un posto veramente in centro gestito da delle pischelle simpaticissime). Non vale neanche la pena prenotare, perché la concorrenza è spietata. Prima di ripartire per proseguire il vostro viaggio, non dimenticate di comprarvi un po’ di pistacchi e di frutta nei negozietti del centro: i prezzi sono ottimi e non ve ne pentirete.

La seconda tappa che abbiamo fatto in Bosnia è stata Mostar: la città è stata completamente ricostruita usando le tecniche originali di costruzione ottomana. E’ splendida, ma ad agosto è infestata dai turisti. E soprattutto non ha un posto all’ombra manco a pagarlo. Risultato: abbiamo resistito due ore, incluso il pranzo, e poi siamo fuggiti verso la costa croata. Ma se non ci andate d’agosto, presumo che ci sia molto più gusto a camminare per i vicoletti della città vecchia circondati da pareti bianche e ricordi sommessi di una guerra che è passata, ma non da troppo tempo. E per fermarvi a pensare come solo dieci anni fa ci fossero ancora fucili che sparano proprio nel cuore dell’Europa. Mette lo stato di pace in cui viviamo in una prospettiva molto più precaria.

CROAZIA

E raggiungiamo così l’ultima tappa del nostro viaggio balcanico. La Croazia mi è sempre stata un po’ sul cazzo, quindi non stupitevi se non sarò molto obiettivo. Storicamente è stata la patria dei nazisti jugoslavi, è sempre stata più austriaca che balcanica e tuttora detiene il primato non invidiabile del maggior numero di destroidi in assoluto (insieme alla Serbia a dire la verità).

Informazioni preliminari: in Croazia fino al 2012 si useranno le kune, tasso di cambio circa 7 kune per ogni euro; le autostrade si pagano un tocco per volta in stile Francia; ovunque accettano e danno resto anche in Euro, tranne che alle biglietterie dei traghetti, forse per dispetto; i costi della Croazia sono in tutto e per tutto quelli europei, e sulla costa pure più alti (cena di pesce per due intorno ai 70 euro; pranzo normale per due intorno ai 40-50 euro; pernottamento in una doppia o in un mini appartamento 40-50-60 euro a seconda delle location).

Noi abbiamo visitato in una sera e una mattina la splendida Dubrovnik: la città è veramente molto bella e ricorda di brutto Lecce e altre città pugliesi. Purtroppo in luglio e agosto è talmente piena di turisti da non riuscire a camminare nella via principale del centro. Nei vostri giri non vi perdete assolutamente la Chiesa di Sant’Ignazio e la piazzetta su cui si affaccia: è veramente splendida, e la palma chiusa tra la facciata della chiesa e il vicino edificio che non sono riuscito a identificare è uno scorcio che vale un’ora di contemplazione. La città è stata ricostruita dopo i bombardamenti ed è decisamente un posto attraente turisticamente e culturalmente.

Per il resto il nostro viaggio ha fatto tre tappe di mare, tutte decisamente positive per qualità dell’acqua, dell’aria, dell’ambiente in cui abbiamo nuotato e preso il sole e il vento. Tutta la costa croata è molto bella, e basta sbattersi un po’ per trovare calette e spiagge relativamente tranquille. Per dormire in ogni luogo troverete gente che affitta camere (sobe) o mini appartamenti (apartmani) ai prezzi che ho sopra indicato. E praticamente ovunque tranne che su qualche isola troverete campeggi a prezzi abbordabili e autocamp per camper e mezzi di trasporto vari.

Noi siamo stati prima di tutto a Trsteno: a 20 km da Dubrovnik è un paesino piccolissimo con due ristorantini e manco un bancomat o un mercatino (i più vicini sono a 5-10 km di distanza verso Dubrovnik); è un’ottima base per visitare la città dalmata e per farsi dei giorni di mare appena sotto l’Arboretum, un giardino botanico risalente al 1500.

Seconda tappa è stata l’isola di Korcula in fondo alla penisola che parte da Ston a pochi chilometri da Dubrovnik. Per raggiungere l’isola basta arrivare in fondo alla penisola e prendere un traghetto per la città di Korcula (ce ne sono una ogni ora) che è una specie di piccola Dubrovnik altrettanto bella e candida. Per quanto riguarda il mare il consiglio è quello di prendere la strada verso Vela Luka (sul lato meridionale dell’isola all’estremità opposta rispetto a Korcula) passando per Cara, Smokvica e Brna fino ad arrivare a Prizba. Qui troverete tantissimi posti dove fermarvi, ma noi abbiamo scelto di girare a sinistra appena fuori la zona più turistica di Prizba, in corrispondenza dell’unico negozietto che troverete. In fondo alla strada troverete un ristorante/pensione chiamato Riva1 e gestito da Danny, un simpaticissimo australiano di origini croate e sua mamma. Noi abbiamo dormito lì e ci siamo tuffati da quelle parti, il resto dell’isola in macchina.

Terza tappa: l’isola di Vis. Per raggiungerla dovrete prendere il traghetto da Split (occhio che sono due ore di traghetto e una 70ina di euro per macchina e due persone), e arrivati alla città di Vis dovrete cercare un posto dove dormire (non che ci voglia molto considerato che tutte le strade insieme di Vis arrivano sì e no a 25-30 chilometri). Noi abbiamo preso la strada per Rukavac e Srbrena dove abbiamo trovato facilmente un posto dove dormire. Occhio che su Vis non ci sono campeggi né ostelli e dovrete accontentarvi (!) di mini appartamenti e/o pensioncine. Una volta trovato dove dormire la nostra routine è stata semplice: colazione a Komiza (la cittadina sul lato opposto di Vis, molto più accogliente e a misura d’uomo), 10 minuti di internet, mare a Srbrena la mattina e a Rukavac il pomeriggio, cena e aperitivo sulla veranda di casa. A Rukavac troverete anche due ristorantini abbastanza buoni: Il Dalmatino e Le Terrazze. Quest’ultimo è gestito da un croato di origine libica e dalla sua compagna che parla italiano, come per il resto la maggior parte della gente sulla costa dalmata (quelli che non parlano tedesco).

Buon Viaggio.

E se vi interessano dettagli o cose che non ho descritto con maggiore precisione sapete come trovarmi qui sul blog o in altre forme.

PS: tutti i nomi di luoghi e posti mancano dei caratteri speciali dell’alfabeto serbo/croato/bosniaco. Mi spiace, ma penso vi ci raccapezzerete lo stesso