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L’errore di Genova

16 Dicembre 2010 36 commenti

No, non strabuzzate gli occhi. E non fregatevi le mani pensando che io ora mi rimangi tutto.

L’errore di Genova non è stato spaccare tutto. No. Quello è stato il merito. L’errore di Genova è stato il prevalere del bigottismo politico, del moralismo da due soldi, dello sguardo terrorizzato di chi “fa politica” di fronte a qualcosa che non può controllare, e che non vuole interpretare.

Oggi, nei giorni che seguono agli scontri di Roma durante il miserevole voto di fiducia al farsesco regno Berlusconi, si assiste alla resa pubblica di tutto l’arsenale di chi non vuol guardare in faccia la realtà. E la tragedia è che non assistiamo solo a chi per necessità formale prende distanza dalla cosiddetta violenza, ma anche a chi con drammatica sincerità prende in mano il gesso e il cancellino per insegnare alle persone cosa si fa e cosa non si fa, con la presunzione di avere in mano tutte le chiavi per rivoluzionare il presente, il passato e il futuro.

Alle volte bisognerebbe banalmente prendere atto della realtà, come non è stato fatto a Genova e dopo Genova, rendendo il 2001 un altro grande rimosso della storia italiana (tanto quanto la Resistenza o il Terrorismo degli Anni di Piombo e non solo). Martedì in piazza c’erano migliaia di persone che hanno accolto con un boato una camionetta in fiamme, migliaia di persone esasperate da una vita e da una prospettiva di precarietà, di incertezza, di soprusi da cui non sembra essere possibilità di difesa e di emancipazione. C’erano migliaia di persone incazzate come delle iene, senza alcuna fiducia nella classe dirigente di questo paese e negli uomini e nelle donne che rappresentano ed esercitano il potere (dei soldi) nelle nostre città e sul nostro futuro.

Liquidare queste migliaia di persone come provocatori, come imbecilli trascinati da quattro scalmanati, come eterodiretta massa (traduzione: come massa diretta da qualcun altro e quindi non funzionale allo scopo di chi sta facendo il sermone) è semplicemente grottesco. E dipinge perfettamente i limiti di interpretazione della realtà di chi “fa politica” oggi. E l’errore che si commette è lo stesso di 10 anni fa. Lo stesso che ha portato la potenza incredibile di centinaia di migliaia di persone che scendevano in strada a trasformarsi in un lumicino di candela al tavolo di chi decide, spettatori del potere esercitato e manipolato da altri. Da che mondo e mondo, chi comanda non accetterrà di deporre la propria sovranità se non vi sarà obbligato. E non serve certo Marx per scoprirlo. Basta avere un po’ di cervello.

Sotto riporto l’articolo “di pasoliniana” memoria che un precario devoto di San Precario ha scritto in risposta al moralizzatore della nostra generazione, Roberto Saviano. Forse l’autore di Gomorra potrebbe limitarsi a parlare di realtà che gli sono più congeniali, che non a salire sul pulpito dei tuttologhi di professione della politica.


Caro saviano,

tu dici: “CHI LA LANCIATO un sasso alla manifestazione di Roma lo ha lanciato contro i movimenti di donne e uomini che erano in piazza”.
noi diciamo: chi ha lanciato un sasso alla manifestazione di Roma E´ il movimento di donne e uomini che era in piazza.

tu dici: “Ogni gesto violento è stato un voto di fiducia in più dato al governo Berlusconi”.
noi diciamo: ogni gesto compiuto é stato un voto di sfiducia dato a tutta la classe dirigente di questo paese; politici, industriali, forze dell`ordine, sindacalisti e giornalai.

tu dici: “Questo governo in difficoltà cercherà con ogni mezzo di delegittimare chi scende in strada, cercherà di terrorizzare gli adolescenti e le loro famiglie col messaggio chiaro: mandateli in piazza e vi torneranno pesti di sangue e violenti”.
noi diciamo: questo tuo articolo cerca con ogni mezzo di delegittimare chi scende in strada, di terrorizzare gli adolescenti e le loro famiglie col messaggio chiaro: mandateli in piazza e vi torneranno pesti di sangue e violenti.

tu dici: “Bisognerebbe smettere di indossare caschi … Non copritevi, lasciatelo fare agli altri: sfilate con la luce in faccia e la schiena dritta. Si nasconde chi ha vergogna di quello che sta facendo, chi non è in grado di vedere il proprio futuro e non difende il proprio diritto…”,
noi non ti diremo che dovresti smettere di usare la scorta: chi lotta contro un potere violento, mettendoci la faccia, la testa e anche il culo, ha tutto il diritto di tutelarsi; una testa rotta non pensa tanto bene.