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中国 01 – Densita, cibo, massa e appunti di viaggio al volo

17 Luglio 2008

La prima cosa che si nota arrivando nel Regno di Mezzo e’ la densita’. Densita’ di cose da apprendere, di cose da capire, di persone da studiare, di situazioni da interpretare, di paesaggi nuovi da assorbire, inspirando fino in fondo tutto quello che ti sei immaginato e tutto quello che incontri. Siamo in Cina da meno di una settimana e mi sembra essere passato un mese, abbiamo visto solo quattro citta’ ma sembrano essere migliaia di mondi molto simili eppure differenti ognuno a suo modo.
Il nostro arrivo a Shang Hai e’ stato caratterizzato subito da una sorpresina che mi ha lasciato un po’ perplesso: il cielo e i modi della metropoli cinese sono simili se non identici a quelli di Milano, fatte le dovute proporzioni. Se non fosse ambientato a Milano, Monocromatica potrebbe essere trasferito armi a bagagli a Shang Hai. La grossa differenza la fanno i cinesi e tutto cio’ che comportano.
Sono un popolo assurdo, napoletani all’ennesima potenza (lo scrivo come qualita’ a tutto tondo, positiva e negativa, per capirci), capaci di un’industriosita’ incredibile e di un lassismo totale. Le strade sono sempre animate di gente, di cose che accadono, bancarelle, discussioni, partite di mahjong, partite a carte, bambini, taxi, motorette, gente che balla e canta, che fa ginnastica. E’ un frastuono di azioni. Denso, come dicevo.

La seconda cosa che ho notato e’ stato il caldo orrendo e umido che mi ha assalito. Appena me ne sono fatto una ragione si e’ trasformato in pioggia. Arrivati a Shang Hai dal finestrino del taxi che ci portava dall’aereoporto a casa del socio notavo quantita’ sconfinate di condizionatori attaccati a ogni metro quadrato libero di parete di edificio. "Assurdo", ho pensato ingenuamente. Quando sono uscito e ho percepito l’acqua depositarsi sulla pelle istantaneamente ho colto una prospettiva completamente diversa per l’abuso di condizionatori. Certo poi ti rendi conto che quando piove e tu ti rifugi in una tearoom che e’ climatizzata a 15 gradi, rischiando di morire per una congestione ti chiedi a che punto sia situata in una ipotetica scala la sanita’ mentale dei cinesi. La risposta e’ molto in basso. Sono completamente pazzi, ma lucidissimi.
Di Shang Hai diro’ poco, dato che siamo stati tre giorni in cui abbiamo piu’ che altro riallacciato i rapporti emotivi con il socio, un po’ isolato in territorio cinese, al momento anfora di rivelazioni sul lontano oriente, ma bisognoso di ragionarne insieme. Ci ha mostrato i suoi posti preferiti, una sala massaggi fichissima, un posticino dove con 7 yuan (circa 55 centesimi) si mangiano ravioli e spaghetti buonissimi e il Sofa Bar, che a tutti noi ha ricordato il Mindcafe e quello che avremmo voluto diventasse (e che e’ stato fino a che non ci siamo sciolti come neve al sole).

Con il socio siamo stati a Suzhou (苏州), la Venezia d’Oriente, che di Venezia ormai non ha piu’ nulla dato che ospita 5 milioni di abitanti pur essendo considerata una piccola citta’ vicino a Shang Hai. Se non avesse piovuto che il signore maledetto la mandava giu’ a catini, sarebbe stata una gita piacevole, mentre tutto sommato abbiamo patito un po’ l’essere fradici. Il top pero’ e’ stato l’arrivo e il trasporto alla prima tappa turistica in un carretto motorizzato guidato da una tipa stralunatissima e superchina. Anche il tentativo delle chinao di far calzare a blanca uno stivaletto 35 quando lei porta il 38 non e’ stato male, ma con le scarpe io ho fatto di meglio nelle tappe successive.

La tappa successiva e’ stata Kai Feng (开封) a circa dieci ore di treno da Shang Hai (上海) passate ovviamente sveglio nel buio a maledire sia il fuso orario che l’aria condizionata a paletta. I treni pero’ sono ordinatissimi e organizzatissimi: arrivano in orario, o addirittura in anticipo e nonostante il caos che si scatena per salirci alle stazioni (durante il quale devi mostrare il biglietto trenta volte) sono molto meglio dei vagoni merci lerci e putridi che ci rifila la privaterrima trenitalia. Il top sono i capo vettura che ogni tot ore puliscono per terra e i bagni: sara’ il socialismo ma funziona!
开封 la mattina e’ surreale, soprattutto in mezzo alla pioggerellina che ci perseguita appena usciti dal treno. E’ una specie di bazaar continuo, come e piu’ delle altre citta’ che abbiamo visitato finora: ogni via e’ un susseguirsi continuo di microvetrine che vendono qualsiasi cosa, e nel retro delle quali vive almeno una famiglia dedita alla specialita’ del negozio. In alcuni casi sono organizzati in isolati congrui (tutti i metallurgici insieme) in altri a caso. La sensazione che abbiamo portato a casa da 开封 e’ stata quella di un luogo in cui abbiamo potuto intercettare almeno un po’ la vita popolare cinese, chiacchierando con i vecchietti lungo la strada mentre cercavano di venderci degli uccellini, e camminando nei sobborghi veramente simili alle villas argentine (se non peggio) per arrivare a una sperduta pagoda.

I chinao non hanno avuto pieta’: durante la Rivoluzione Culturale tutta la dedizione che avevano dedicato nei secoli a opere immani come pagode e templi, si e’ trasformata in una volonta’ iconoclasta senza precedenti. Migliaia di volti di Buddha devastati dalla furia purificatrice delle Guardie Rosse e dei semplici cittadini desiderosi di un nuovo sistema imperiale da seguire e vivere. Proprio oggi ne parlavamo con Blanca e ci dicevamo: "non e’ un segno di debolezza quello di non avere a cuore la propria storia, ma un segnale della potenza e della determinazione del popolo cinese. C’e’ da cacarsi addosso. Detto con un francesismo". A 开封 siamo riusciti a visitare quasi tutti i siti che ci interessavano, inclusa la moschea che era ben imboscata sotto le mentite e precedenti spoglie di tempio buddhista. Il meglio in assoluto della citta’ ci e’ stato regalato con il mercato notturno (夜市) che ci ha colto di sorpresa: siamo rientrati in hotel per dormire e farci la doccia alle sei e alle sette e mezza l’incrocio deserto che avevamo visto si era riempito di circa 7000 bancarelle che vendevano di tutto, principalmente cibo. Ci siamo tuffati in mezzo e dopo un vagabondaggio conpiaciuto ci siamo seduti a un tavolo a sbranare spiedini di carne, ravioli alla piastra di una bonta’ assurda e altre prelibatezze compreso il dattero cinese di cui misconoscevo l’esistenza.

Il cibo e’ una seconda natura per i chinao. Mangiano sempre. Quando non stanno facendo qualcosa, si fermano e mangiano. Porzioni immense, a prezzi incredibilmente bassi, soprattutto se si frequentano i mercatini, le bancarelle e le zone delle citta’ dei chinao. Mi spiace quasi non riuscire a mangiare di piu’ e lasciare sempre un po’ di roba nel piatto. Le bancarelle del mercato di 开封 al momento sono ancora l’esperienza piu’ divertente che ci e’ capitata. E non ce ne sono capitate poche!

Dopo un giorno a 开封 ci siamo spostati con un viaggio in treno in piedi fino a Luoyang (洛阳), da cui contavamo di raggiungere alcuni siti turistici ma speravamo molto belli. Il primo giorno non ci ha delusi con le Grotte della Porta del Drago (龙门) a cui siamo arrivato con i bus chinao: anche questi puliti, sgombri di persone e comodi, oltre che economicissimi, 1.5 yuan a cranio (tredici centesimi). In confronto ai bus chinao quelli di Genova sono il nono girone dell’inferno dantesco. Le grotte sono un complesso di templi e statue scavato nella roccia sulla montagna che si affaccia sul fiume Luo: uno spettacolo notevole. Vicino poi c’e’ anche un parchetto dove rilassarsi dopo le quattro ore di camminata e gradini per vedere tutti i Buddha sfigurati ma massicci, e una via commercialissima se uno ha bisogno di mangiare. Al ritorno dalle grotte ci siamo fermati al Tempio di Guanlin (关林寺), dove si dice riposino le spoglie di Guan Yu, generale protagonista del romanzo "I Tre Regni" e post mortem dichiarato Dio della Guerra. Le statue nel tempio sono molto belle e guerresche, e il posto in generale e’ molto piacevole da visitare.
Al contrario il secondo giorno a 洛阳 ci ha riservato un po’ di sfiga: prima di tutto ha ricominciato a piovere, cosa che ci ha indotto a privilegiare il tour organizzato dall’ostello a Shaolin (少林) piuttosto che fare da noi e portarci alla piu’ genuina e popolare Denfeng dove tra l’altro ha sede la piu’ grossa accademia di Wu Shu della zona (con migliaia di bambini invasati). Il tour in se’ non era male, ma lasciar gestire i miei tempi ad altri e’ cosa che non mi si addice. Almeno siamo riusciti a vedere 6-7 cose prima di rientrare stremati da pioggia e ritmo della guida chinao in ostello. Tanto perche’ lo sappiate: Shaolin (少林) e’ una merda turistica inguardabile, che si salva solo per la foresta delle pagode, molto bella anche se impaccata di gente a ogni ora del giorno, mentre l’accademia songshan e altri templi che hanno fatto parte del tour valgono la pena dello sbattimento.
Rientrati a 洛阳 ci siamo lanciati nella ricerca di un paio di scarpe dato che i miei sandali sono morti per strada sotto le risate dei cinesi che mi guardavano strapparmi la suola e ritornare in ostello senza, ma nonostante la gentilezza del tipo del negozio dove avevo trovato delle scarpe chinao fichissime non sono riuscito a trovare il mio numero. Tutti i negozi hanno al massimo il 44, e anche se hanno il 45 e’  piu’ piccolo del medesimo numero italiano e non mi calza. Non solo siamo nasi lunghi, ma anche piedi lunghi! 🙂

Ora mollo tutto che ho passato ben un’ora al pc per scrivere queste quattro minchiate che non sono neanche un centesimo di quello che ci sarebbe da raccontare. Mi riporto nelle mie stanze, anche perche’ grazie a Carrefour (qui Jialefu) sono riuscito a tranquillizzare Blanca sulla colazione: caffe’ solubile e biscotti al cioccolato. Della Cina amo praticamente tutto, tranne la colazione con brodaglie, uova sode e un pasto completo che anche a cena mi lascerebbe pieno come un maiale. Ma mi pare un problema ovviabile.

明天我们去西安,再见!!!

Categorie:gulliver, orient express Tag:
  1. Kundo
    17 Luglio 2008 a 17:50 | #1

    Trovo incredibile che parli molto di cibo…

    K

    P.S. ho riferito a Maurigno il tuo messaggio… mi ha detto di dirti che non gli devi rompere i maroni.

  2. max
    18 Luglio 2008 a 7:26 | #2

    da quando ho detto a xiaomiao (ragazzino ospite della comunità …) che un mio amico andava in cina, che è uno scrittore (paroloni!!!) e che ero in attesa di racconti di viaggio … mi assilla chiedendomi novità dall’Uomo Nero (lo diverte poter dire Uomo Nero)…. questa sera gli farò leggere il tuo primo racconto … e ti farò sapere le reazioni …

  3. montalbano
    18 Luglio 2008 a 10:56 | #3

    mi sorprendo della tua sopravvivenza………….
    attento alle risse che ti mettono al gabbio……….
    un saluto anche a blanca
    ciao fulvio

  4. Kundo
    18 Luglio 2008 a 12:39 | #4

    Mi hai detto di raccontarti le novità…. stanno riasfaltando la tua via.

    K

  5. nero
    18 Luglio 2008 a 15:20 | #5

    kundo come al solito sei utilissimo. meno male che c’e’ internet!

    🙂

  6. nero
    18 Luglio 2008 a 15:24 | #6

    per i racconti c’e’ poco tempo ma il prossimo romanzo di blackswift se riusciamo a pubblicarlo e’ ambientato a shanghai. Per ora Marsilio ci ha rimbalzato perche’ vuole un altro tipo di libro, ma a settembre abbiamo ancora qualche carta da giocarci e vediamo come va.

    Dovrete accontentarvi di punti di vista un po’ sbilenchi e affrettatti e qualche nota di viaggio che potra’ essere utile anche ad altri (v. il prossimo post, il primo della serie zhong guo made easy!) 🙂

  7. Kundo
    18 Luglio 2008 a 16:08 | #7

    Fuoriluogo questa tua facile ironia nei confronti di persone che ti vogliono aiutare….

    A questo punto mi trovo costretto a dirti che per un fortuito errore è sfuggito dell’asfalto fuso ed il tuo balcone ne è stato ricoperto.

    Buona giornata.

    K

  8. nero
    18 Luglio 2008 a 17:52 | #8

    kundo e’ inutile che te la prendi, hai toppato, ma in ogni caso sono stato contento di avere una casa in quella via, ne e’ valsa la pena. poi io sono anche venuto in messaggeria ma tu non c’eri, quindi sono costretto a informarti che il mio piano al rientro e’ quello di cementarti la sabbietta dei gatti.

  9. ppn
    19 Luglio 2008 a 12:34 | #9

    Qui c’è chi vuol sapere chiè kundo. DEVO assolutamente allearmi con lui e portarti alla rovina.

    Mi stai dicendo che sti cazzi di gialli non sanno cos’è una scarpa del 46?
    E come pensano di conquistarci, constringendoci a mettere le loro ciabattine?

    Allora abbaimo qualche speranza!

    f.

  10. nero
    19 Luglio 2008 a 16:27 | #10

    chi e’ kundo lo puoi scoprire da te il primo giorno che vieni a vedere una partita 🙂

    per il resto si’ non e’ che non lo sanno e’ che non le fanno se non praticamente su misura. la risposta al tuo quesito e’ semplice: ci conquisteranno con i soldi.

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