¡Mexico Mexico! – parte 02 – Siti archeologici

31 Agosto 2011 Commenti chiusi

Dopo avervi dato un’idea generale delle cose utili da sapere per girare in Messico senza troppe sorprese, passiamo ad analizzare una delle tre cose che io e blanca abbiamo fatto in questo enorme paese: in questo post parleremo di siti archeologici.

La maggior parte dei siti archeologici messicani sono in gran parte ricostruiti dopo essere stati riscattati a foreste e incuria secolare: in molti casi le pietre originali sono state usate per costruire chiese cattoliche dopo la conquista del paese da parte dei colonizzatori europei, ma lo sforzo di rendere ogni sito più rispondente al vero possibile è francamente encomiabile.

Come regola generale i siti archeologici costano intorno ai 50M$ (quelli più piccoli anche 37M$), fatta eccezione per Uxmal e Chichén Itzá che costano 166M$ (se siete stranieri). Le informazioni sulle strutture dei siti e sul loro significato e la loro storia sono molto scarne, e quindi senza una guida si capisce molto poco di quello che si osserva e si perde molto del fascino del sito. Per contro molti contenuti dei tour delle guide si ripetono ed è quindi inutile fare trenta tour con le stesse informazioni: scegliete 2-3 siti che senza guida sarebbero sprecati e utilizzate le informazioni che ne ricavate per “leggere” gli altri luoghi che visiterete. Noi abbiamo optato per fare i tour con le guide in spagnolo e penso che sia stata un’ottima scelta per due motivi: evitate gran parte degli italiani (insopportabili nella loro veste di turisti grossolani e presuntuosi), e date la possibilità alla vostra guida di dare il proprio meglio, comunicando anche tutta la passione (nel caso) che provano per il lavoro che fanno (in una lingua che non è la propria non riesce altrettanto bene).

Per il resto ricordatevi di portare sempre un cappello e almeno un litro di acqua a testa perché il sole è molto forte e l’umidità intorno al 100%. Vestitevi leggeri e nella maggior parte dei casi con suole comode dato che il terreno è spesso irregolare. Le fotografie non sono un problema, ma se volete usare la videocamera in quasi tutti i luoghi dovrete pagare una tassa di 45M$ per i diritti riservati al governo messicano sulle rovine.
E ricordatevi se potete di visitare le rovine in prima mattina quando c’è meno gente e fa meno caldo. Non vi pentirete della levataccia.

Penso di avervi detto tutto. Ora cominciamo il nostro tour.

Tenochtitlán – Mexico DF

Tenochtitlán è l’antico nome di Città del Messico. Proprio dietro lo zócalo, la piazza principale, potrete trovare le sue rovine, sotto il nome di Sito Archeologico del Templo Mayor, ovvero del luogo principale di una città sconfinata dalla quale i mexica hanno dominato una buona parte dell’America Centrale più o meno durante il nostro basso medioevo. Le rovine del Templo Mayor sono una piacevole eccezione: sono molto ben strutturate e con le informazioni che vi trovate potete farvi un’idea molto chiara di quello che è la struttura del sito. Con qualche indiscrezione che potete ascoltare dalle guide che stanno portando in giro altri gruppi potrete facilmente completare i pezzi mancanti. Con il medesimo biglietto di accesso potrete visitare anche il Museo del sito archeologico che è molto ben fatto e vale certamente una visita: soprattutto il gioco di luci sulla stele di Coyolxauqui, che fa capire molto bene la differenza tra quello che vediamo oggi e come dovevano essere le strutture delle antiche città mesoamericane alla loro epoca, ricoperte di stucco e colorate di brillanti colori come azzurro, giallo, bianco, rosso e nero.

Tlatelolco – Mexico DF

Queste rovine sono meno impressionanti di quelle del Templo Mayor, ma sono meglio conservate. Si trovano sempre all’interno dell’odierna Città del Messico, ma rappresentano una città diversa, formata da una comunità allontanatasi da Tenochtitlán e poi diventata sua alleata per dominare tutta la regione. Si può visitare da soli oppure all’interno di un tour che comprende anche la Basilica de la Santa Virgen de Guadalupe e Teotihuacán organizzato (almeno nel nostro caso) dall’ostello Mundo Joven proprio dietro la Cattedrale. E’ un buon tour, tutto sommato economico (400$ escluso il cibo), e che vi consentirà di fare in un giorno solo tre siti che da soli faticate un po’ a mettere insieme. E’ anche vero che se non ve ne frega nulla della Basilica de Guadalupe potete anche evitarvi il tour e puntare direttamente a Teotihuacán.
Il sito di Tlatelolco si trova su quella che viene chiamata Piazza delle Tre Culture dove oltre al sito archeologico ci sono anche una chiesa (molto bella) costruita con le pietre della città su cui l’hanno edificata, e il sito in cui nel 1968 vennero massacrati un numero imprecisato di studenti (si parla di centinaia anche se le cifre ufficiali recitano 20) del movimento che stava scuotendo il potere messicano.

Teotihuacán

Il sito si trova a una 50ina di chilometri da Città del Messico ed è uno dei più famosi del Messico. La cultura di Teotihuacán appartiene al periodo classico e preclassico delle culture mesoamericane (ovvero in pratica fino al 900 d.C.) ed è il luogo da cui i mexica dissero in seguito di essere originari (per darsi un tono di stirpe divina, dato che Teotihuacán è il nome che hanno dato loro al sito e significa “il luogo dove gli uomini diventano dei”).
Le più grandi attrazioni sono le Piramidi della Luna e del Sole che sono obiettivamente impressionanti: vi si può salire ed è un’esperienza fantastica. La Piramide del Sole è la più alta struttura di tutto il Mesoamerica fatta eccezione per la ancora sepolta piramide di Cholula, e dietro solo alla Piramide di Giza in Egitto: una struttura stupefacente per l’epoca che vale tutta la fatica dei suoi 248 gradini (dicono, io ne ho contati 237 ma il caldo potrebbe avermi giocato brutti scherzi).
Vale sicuramente la visita con una guida (se non avete prenotato il tour, prendetene una in loco) per almeno un paio d’ore di intense camminate e ascolto.

Tulum

Le rovine di Tulum affacciate sul mar dei Caraibi sono la prima delle strutture maya che abbiamo visitato. La zona archeologica deve la sua fama al fatto di affacciarsi direttamente sul mare e potete visitarla tranquillamente anche senza una guida. Il sito è piccolo e ben tenuto, ma in un’oretta può essere esplorato a fondo. Portatevi costume e asciugamano perché potete farvi un bagno direttamente sotto le rovine: se il mare non è mosso è fantastico e sembra di essere immersi in un atmosfera da sogno. Ovviamente in luglio e agosto l’alta affluenza turistica rovina un po’ l’effetto, ma vale lo stesso la pena. D’altronde potreste anche sprecarvi e fare 800 metri a piedi fuori dal sito per arrivare alla spiaggia da sogno dove siamo andati noi. Vedi anche la terza parte di questi post per saperne di più.

Cobá

Cobá è uno splendido sito archeologico nello Stato di Quintana Roo a circa un’oretta da Tulum (o anche da Playa del Carmen e Cancun). Vale certamente la pena di una visita e all’interno del sito, subito dopo il controllo dei biglietti troverete un sacco di ragazzini appena laureati nel corso di “guida turistica” che hanno voglia di praticare. Noi in due ce la siamo cavata con 200M$ (anziché i canonici 400-500M$) per un giro di un’oretta e mezza in cui Roger, la nostra guida ci ha spiegato un sacco di cose. E’ stato molto piacevole e lo consigliamo vivamente.
Cobá era una città di 50000 abitanti al suo apice nel periodo classico intorno al 700 d.C., collegata alle altre città maya di Chichén Itzá e della Ruta Puuc che le vanno via via togliendo importanza. Il sito è molto bello e permette di capire con calma alcune cose che si ritroveranno in altri siti: c’è un “juego de la pelota” molto bello che fa capire molto bene come si svolgevano le gare; ci sono i sacbé (cammini bianchi) che collegavano le varie città; ci sono steli e sculture molto chiare su chi veneravano i maya.

Chichén Itzá e Ek Balaam

Nei pressi di Valladolid ci sono due siti: uno è famosissimo, l’altro misconosciuto. Purtroppo per andare al primo ci sono mille autobus e tour di ogni tipo, mentre per il secondo ci si deve affidare all’autorganizzazione. Come mi avevano suggerito molti, Chichén Itzá è stata una grandissima delusione: il sito avrebbe delle strutture incredibili, come la piramide principale e il “juego della pelota” grande come due campi da calcio, ma è sommerso dai turisti e le guide si limitano a fare il loro lavoro senza metterci un minimo di passione. Se potete, andate a visitarlo per i fatti vostri, sbirciando i tour che vi circonderanno e facendo tesoro di quello che avrete imparato sui siti maya nel resto delle vostre visite archeologiche. Certo Chichén Itzá è stata una delle più importanti città maya di tutta l’area ed è un peccato non farci neanche un salto.
Viceversa Ek Balaam è un sito molto ignorato, ma che tutti ci hanno consigliato come tappa importante: noi non siamo riusciti a vederlo, ma se aveste la possibilità di scegliere, non esitate un secondo e tralasciate Chichén Itzá per il giaguaro tridimensionale di Ek Balaam.

Ruta Puuc

I siti maya sono caratterizzati da cinque stili architettonici: tra gli altri uno più classico che si può vedere a Chichén Itzá, uno con forti influenze tolteche che si può vedere nello stesso sito, e quello chiamato Puuc che potrete trovare in quattro diversi siti a distanza di pochi chilometri gli uni dagli altri.
Il tour di questi quattro siti (Labná, Sayil, Xlapak, Kabah) e di Uxmal lo potete organizzare con un minivan che parte dalla stazione degli autobus TAME di Mérida alle 8.00 di mattina, fa il giro di tutti i siti e vi riporta in città. Lo consigliamo vivamente dato che con circa 400-500M$ a testa riuscite a vedere 5 posti fantastici, privi della ressa turistica abituale, con tanto di guida soprattutto per la visita a Uxmal (v. sotto). L’autista del minivan vi farà fare anche una tappa a Santa Elena nel negozietto di famiglia dove potrete mangiare qualcosa direttamente nella cucina delle sue zie (non sono sicuro del grado di parentela, ma penso abbiate capito cosa intendo).

I quattro siti della Ruta Puuc sono uno più bello dell’altro e soprattutto Kabah e Labná non sono assolutamente da perdere. Quasi tutti i palazzi rimasti intatti sono dedicati a Chaac che vedrete ritratto sempre con il suo nasone a proboscide (verso l’alto o verso il basso) e diventerà un leit motif delle vostre visite. Un po’ come Huitzilopochtli e Coyolxauqui e Tlaloc con i mexica e la cultura di Teotihuacán.
Se proprio dovete scegliere un sito da saltare, scegliete Sayil, e in secondo ordine Xlapak, ma gli altri due non mancateli per nessun motivo. Il tour della Ruta Puuc, tra l’altro più che altro frequentato da messicani e non da turisti scassaminchia, è stato uno dei momenti più piacevoli del tour de force archeologico nella zona di Yucatan e Campeche.




Uxmal

Uxmal pur trovandosi vicino alla Ruta Puuc e condividendone in alcune porzioni lo stile architettonico merita un discorso a parte. Il sito è in assoluto quello che ci è piaciuto di più forse anche grazie alla guida che ci ha portato in tutti i suoi meandri insieme agli altri venturieri del minivan (una decina di messicani di varia estrazione e provenienza): se andate a Uxmal chiedete di Antonio come guida, non ve ne pentirete assolutamente.
La città è stata fondata intorno al 600 d.C. ed è stata importantissima per la regione tanto da essere collegata direttamente con sacbé al resto delle città della Ruta Puuc e alla stessa Chichén Itzá. Le principali strutture che visiterete sono la piramide principale con i suoi 5 templi uno incastonato nell’altro e il quadrangolo delle monache (nome postumo ovviamente dato che con le monache non aveva proprio niente a che fare). Come molti altri siti è immerso nella selva e provvisto di un quadro scenografico veramente mozzafiato. Imperdibile.

Palenque

Per godervi al massimo Palenque, uno dei siti maya più famosi prendete un autobus notturno e arrivate al sito di mattina presto: fatevi un giro in paese per fare colazione nel posto che preferite e prendete un bondi a 10M$ per le rovine (ne passano ogni 10 min sulla strada principale). Se siete fortunati come noi alle 7.30 circa prendete minivan carichi di guide che si recano al sito per lavorare e potrete provare a intavolare una trattativa con qualcuno di loro di vostro gradimento. I tour di Palenque sono due: uno nella giungla nella zona ancora non riscattata alla natura per 600M$ fino a 7 persone; uno nel sito archeologico restaurato per altri 600M$ fino a 7 persone. Noi con 500M$ in due ce la siamo cavata per fare entrambi, dato che la guida poi avrebbe avuto il tempo di fare altri servizi una volta terminato con noi.

Il sito è immerso nella selva, circondato dalle montagne e la visita guidata vale tutti i soldi che spenderete. Noi siamo entrati nella giungla alle 8.00 di mattina in mezzo alle scimmie urlatrici e ai rumori mattutini della foresta non ancora disturbata dai turisti. Siamo riusciti anche a beccare una famiglia di scimmie con cui ci siamo scrutati per una decina di minuti. Il giro di un’oretta nella selva oltre a darvi un’idea di che lavoro immenso sia recuperare le strutture che noi vediamo nei siti archeologici, vi da la possibilità di vedere la selva e immaginarla per come doveva essere centinaia di anni fa (la natura cambia molto più lentamente di noi). Un’ora in mezzo alla giungla e alla sua umidità sarà sufficiente a sfiancarvi per bene. Ma il tour non sarà finito.

Il sito archeologico è splendido, secondo solo a quello di Uxmal (anche se per molti è vero il contrario). Il Tempio delle Iscrizioni, la Tomba della Regina Rossa, il Palazzo, il Gruppo delle Tre Croci e tutte le strutture sono affascinanti e molto ben conservate. Se avete la guida giusta saprà evocare per voi la grandezza di questa città che contava decine di migliaia di persone, come testimoniano anche l’attenzione alla distribuzione idrica e l’ingegneria civile che ancora rimane a disposizione dei visitatori. Contrariamente a Chichén Itzá su molte strutture si può ancora salire e la vista da una delle piramidi del Gruppo delle Croci è mozzafiato. Anche questo sito non potete proprio perdervelo.

Monte Albán

Se passate da Oaxaca, non perdetevi una gita in mattinata al sito di Monte Albán, che potrete raggiungere con un minivan dall’hotel Riviera in calle Mina, come chiunque può indicarvi. Se siete bravi anche senza guida in un’oretta e mezza al massimo ve la cavate. Ovvero partendo con il van alle 9.30 alle 13.00 massimo siete di ritorno (con tanto di caffé dentro al bar del museo del sito). La vista è mozzafiato e il sito la mattina poco frequentato, con cartelli per ogni edificio molto esplicativi. Veramente bello.

Conclusioni

Se proprio dovete scegliere 3-4 siti da visitare non perdetevi Palenque, Uxmal, Teotihuacan e la Ruta Puuc. Se avete molto tempo tralasciate i siti più conosciuti e magari aggiungete qualche posto sperduto come quelli al confine con il Guatemala, Mayapan o Ek Balaam. In ogni caso, una vacanza in Mexico non sarà completa senza aver almeno sbirciato la grandezza delle civiltà che vi sono vissute nei secoli che hanno preceduto lo sbarco dei conquistadores, e che in alcuni casi sono ancora la maggioranza della popolazione in una buona parte del Mexico.

¡Mexico Mexico! – parte 01 – intro

28 Agosto 2011 2 commenti

Quest’anno le vacanze hanno detto Messico. Dopo due anni passati a girare intorno al vecchio Mediterraneo era tempo di tornare nel continente americano (ovviamente escludendo i derelitti territori gringo). Si tratta di una vacanza sospesa tra la visita di siti archeologici, l’esplorazione urbana e il puro e semplice relax sulla spiaggia. Continuo a usare questo blog come blocco degli appunti di viaggio, iniziando dalle cose generiche. Seguiranno un post sulle aree archeologiche, uno sul mare e uno sulle città

Cose importanti da sapere subito sul Mexico

Soldi

In primo luogo il cambio: 100M$ (pesos messicani) = 6 euro (circa). Ricordatevelo e non fatevi fregare. Per il resto il cibo, il trasporto via taxi soprattutto e il pernottamento hanno prezzi molto accessibili, ma siete sempre forestieri quindi fate attenzione o potreste incontrare spiacevoli sorprese. Le mance (propinas) sono gradite (e in alcuni posti direttamente incluse nel conto) e ammontano a circa 10-15% del totale. Non fate i tirchi che una decina di pesos sono sempre mezzo euro!

Quando prelevate sia la banca messicana che la vostra applicheranno delle commissioni, e se usate carte di credito è verosimile che queste abbiano limiti di spesa in Messico, quindi informatevi esaustivamente prima. Se invece decidete di portare i contati sappiate che trovate Cambi a ogni angolo di strada nelle città principali, e almeno un Cambio in ogni paesino.

Tempi

La seconda cosa importante da tenere presente sono i tempi: i messicani sono lenti e soprattutto non gliene frega un cazzo se voi avete fretta. Faranno quello che devono nel tempo in cui credono. Punto. Pressarli non serve a molto se non a frustrarvi ancora di più
Ahorita significa minimo 10 minuti; ahora una 20ina; un ratito equivae almeno a una mezz’ora. Oltre questi limiti liberate pure i vostri incubi di attesa peggiori.

Bere e mangiare

Contrariamente a quanto si pensi il cibo non è (sempre) piccante e si trovano un sacco di pietanze per tutti i palati. Ovviamente il mais, la carne (di qualsiasi cosa), il cavolo, i fagioli, la cipolla e il pomodoro la fanno da padroni, ma regione che andrete, cibo che troverete. Non vi formalizzate e provate un po’ tutto prima di scartarlo. Insomma, fate gli adulti. Anche le cavallette di Oaxaca (chapulin) non sono male, ma me le aspettavo croccanti e non pastose e salatissime.
Per bere invece c’è solo l’imbarazzo della scelta: personalmente da non bevitore mi sono goduto delle ottime aguas de fruta (frullati a base di acqua e frutta), ma anche per gli alcolisti non ci saranno certamente problemi: mezcal, pulque e tequila a volontà.

Trasporti

I trasporti via aerei interni (tramite Interjet o Vivaaerobus) sono abbastanza economici ma non potete acquistarli con una carta di credito che non sia messicana, ergo andate sul sito e cercate un rivenditore vicino al vostro hotel messicano. In alternativa potete prenderli direttamente in aereoporto, ma il grosso vantaggio economico sfuma. Usare gli autobus (che siano quelli di primera di ADO o OCC o quelli sgangherati e molto economici come i Mayab o Oriente) è quasi obbligatorio. I messicani usano moltissimo i taxi che spesso più che un tassimetro hanno tariffe prefissate per varie zone della città o limitrofe. Fatevi dire da qualcuno che abita o gira da un po’ la zona in cui state per non farvi fregare: ci è capitato più di una volta di dover stare a questionare per 5 pesos, però sta cosa che siccome ero straniero mi dicevano un prezzo lievissimamente superiore mi ha solleticato il gene scassaminchia. In ogni caso: breve tragitto nell’ordine di pochi km (4-5) si sta sui 20-25M$, il doppio intorno ai 40-50M$, e via a salire. In particolare quando siete carichi come muli o andate in zone un po’ approssimative dal punto di vista della sicurezza il taxi è un’ottima soluzione.

Occhio alle distanze che spesso sono epocali: programmatevi i viaggi con una certa cura perché potrebbe essere una buona idea fare gli spostamenti più lunghi con autobus notturni (sui quali ricordatevi di portare il paltò dato che i messicani viaggiano con l’aria condizionata fissa su 18 gradi, e non sto scherzando purtroppo).

Telefono e Internet

Passiamo ora alle telecomunicazioni: trovare internet point è facilissimo e connettersi costa circa 8-10M$ all’ora. Molti bar hanno un’area wifi gratuita, ma non sempre. Per telefonare è un delirio: per chiamare da un cellulare a una linea fissa e viceversa dovete aggiungere prefissi, quando fate telefonate internazionali al terzo squillo (anche senza risposta) scatta la tariffazione, e infine la copertura dei telefonini è discutibile (l’unica adeguata è Telcel). Consiglio spassionato: compratevi cellulare e scheda messicani per fare prenotazioni e poco altro (con 300-400M$ ve la cavate); andate in un internet point o comprate una scheda internazionale per fare le chiamate oltreoceano. Altrimenti rischiate di impazzire.

Special Thanks

A Giovanna, Nina, Fazio, Graffio, Avis, Knom, Franco e Mariarosa, senza i quali la nostra vacanza non sarebbe stata possibile né piacevole quanto lo è stata. 🙂

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Tutto il resto è oggi: dieci anni dopo Genova

20 Luglio 2011 Commenti chiusi

Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera

Come altri hanno scritto, abbiamo speso troppa vita, troppe parole, troppo cuore su Genova. A dieci anni di distanza non c’è più niente da dire. Tutto il resto è oggi.

INVALSI: Insegnante precario batte Gelmini e Ministero Istruzione

22 Giugno 2011 4 commenti

Invalsi 2011: al di là di tutte le polemiche sulla prova nazionale su cui ho una posizione controversa (per esempio non avrei nulla in contrario a tali prove se i programmi fossero pensati per rispondere ai loro criteri di valutazione e se ovviamente tali prove non avessero un fine valutativo del lavoro di insegnamento che differisce moltissimo a seconda del contesto in cui viene svolto), quest’anno mi sono tolto una bella soddisfazione. Dal basso della mia posizione di insegnante precario tra i precari del mondo scolastico (io sono parte di quei supplenti che vengono chiamati a riempire i buchi lasciati dai supplenti, un supplente al quadrato insomma, in gergo supplente da graduatoria di istituto) ho battuto il Ministero dell’Istruzione e l’Istituto INVALSI 2 a 0. Un risultato netto e senza ambiguità.

Quest’anno infatti il MIUR ha combinato un bel casino: per prima cosa alle ore 12.00 del giorno 20 giugno stabilito per lo svolgimento delle prove ha diffuso sul suo sito internet una griglia di correzione per le prove che conteneva un errore macroscopico (la misura in centimetri dei lati di un triangolo sbagliata di almeno 1 cm per ogni lato!!!!), corretto solo un’ora (!!!) dopo con una nuova griglia di correzione. Questo primo disguido ha costretto chi come me aveva già corretto TUTTE le prove (in un’ora) a dover ricorreggere tutti gli elaborati.

Ma non basta: il giorno dopo le prove (21 giugno) si sono accorti di aver commesso un errore anche nei file excel che dovevano servire a calcolare i punteggi ottenuti nella prova e di conseguenza il voto del candidato, file excel che peraltro nel pomeriggio del 20 giugno risultavano difficilmente accessibili per congestione dei server della pubblica amministrazione. Così migliaia di insegnanti oggi (22 giugno) sono stati costretti a tornare nelle proprie sedi per rifare la tabulazione degli elaborati e il calcolo del voto nella prova INVALSI per migliaia di studenti. Complimenti.

Ma nella scuola dove insegno io, estrema periferia milanese, ci siamo potuti risparmiare questa faticaccia. Perché? Perché non essendo accessibili i file excel del Ministero e volendomi evitare la notte chiuso a scuola a correggere compiti, ho pensato bene di elaborare un nostro file excel (o meglio LibreOffice <g> ) seguendo le griglie di correzione (quelle giuste) che ci sputasse fuori punteggi e voto finale della prova. Il risultato è che il mio file era corretto ed è stato usato da tutte le sottocommissioni della mia scuola, che non hanno dovuto ricorreggere nulla, mentre il file del Ministero era cannato alla grande e ha costretto a lavoro extra non retribuito migliaia di persone. Certo il mio file è meno sofisticato, ma funziona, ed è una bella soddisfazione vedere il mio carnefice precarizzatore (il MIUR) prendere una sonora lezione da un piccolo insignificante precario e chiaro esponente della parte peggiore dell’Italia.

Cara Gelmini, ci vediamo a #sucate! <g>

PS: c’è una soluzione molto semplice al problema. Anziché far compilare a ogni insegnante una scheda risposte a tabulazione (1), una maschera elettronica sul proprio pc (1+1=2) e la prova in cui segnare le risposte giuste e sbagliate (1+1+1=3) basterebbe predisporre una form online centralizzata dove gli insegnanti possano inserire i dati così come scritti dai ragazzi (diciamo l’analogo web della scheda con risposte a tabulazione = 1) e far fare tutti i calcoli ai server del MIUR. Così in caso di errori nella griglia di valutazione o nella maschera, basta far rifare i calcoli a un computer per risolvere ogni inghippo. Meglio far lavorare un singolo programmatore al MIUR una sera per sistemare un piccolo software e poi diramare i risultati “corretti” oppure costringere migliaia di persone a rifare un lavoro già di per sé organizzato malamente? La risposta non mi pare così ardua.

Hackmeeting 2011 – L’ultimo hackmeeting prima del 2012

21 Giugno 2011 Commenti chiusi

Il mondo finira’, ma dato che a noi ci importa il giusto, intanto organizziamo un altro hackmeeting.

Dalle nuvole dei disastri nucleari alle nuvole del cloud computing: la tecnologia e la conoscenza quando centralizzate per interessi economici e politici e in contrasto con le aspirazioni individuali e collettive di autonomia portano inevitabilmente alla… apocalisse!

Se pensi invece che possiamo fare di meglio, se non hai paura di smontare tutto per vedere come funziona e rifarlo: seize the time! Perche’ dopo potrebbe essere troppo tardi. Le lancette scorrono, il sistema mondo non sta funzionando a modo. tic-tac, tic-tac: e’ un orologio o una bomba ad orologeria ?

Hackmeeting 24-25-26 Giugno – Firenze

L’hackmeeting è l’incontro annuale delle controculture digitali italiane, di quelle comunita’ che si pongono in maniera critica rispetto ai meccanismi di sviluppo delle tecnologie all’interno della nostra societa’. Ma non solo, molto di piu’. Lo sussuriamo nel tuo orecchio e soltanto nel tuo, non devi dirlo a nessuno: l’hackit e’ solo per veri hackers, ovvero per chi vuole gestirsi la vita come preferisce e sa s/battersi per farlo. Anche se non ha mai visto un computer in vita sua.

Tre giorni di seminari, giochi, feste, dibattiti, scambi di idee e apprendimento collettivo, per analizzare assieme le tecnologie che utilizziamo quotidianamente, come cambiano e che stravolgimenti inducono sulle nostre vite reali e virtuali, quale ruolo possiamo rivestire nell’indirizzare questo cambiamento per liberarlo dal controllo di chi vuole monopolizzarne lo sviluppo, sgretolando i tessuti sociali e relegandoci in spazi virtuali sempre piu’ stretti.

L’evento è totalmente autogestito: non ci sono organizzatori e fruitori, ma solo partecipanti.

19 giugno 2011: giornata dell’indignazione precaria – i precari prendono parola!

17 Giugno 2011 3 commenti

19 giugno 2011 h 18:00
ROMA – piazza Montecitorio
MILANO – piazza Mercanti
I precari prendono parola!

Brunetta ci ha umiliato chiamandoci la parte peggiore d’Italia. Noi invece crediamo che la parte peggiore del paese siano proprio i politici che vivono nel mondo dei loro palazzi dorati e le imprese che si sono arricchite sfruttando il lavoro precario.

Per questo il 19 giugno abbiamo lanciato la giornata dell’indignazione precaria! A fianco del movimento della Global Revolution che dalle piazze di Madrid e Barcellona ha contagiato l’Europa da Atene a Lisbona, i precari e le precarie italiane scenderanno in strada per prendere parola contro la politica che ci umilia e le imprese che ci precarizzano.

A Roma dalle 18 in piazza Montecitorio comincerà il presidio permanente che fino al 22 giugno griderà la sua voglia di sfiduciare Brunetta e il governo.

A Milano dalle 18 in piazza Mercanti manderemo la nostra solidarietà ai precari di Roma e lanceremo un microfono aperto, un momento di presa di parola collettiva.

Chiediamo a tutti i precari e le precarie, ai lavoratori, a chi ha a cuore le sorti della generazione precaria e non sopporta più chi dall’alto dei palazzi della politica ci umilia e maltratta, di venire in piazza. Portate la vostra creatività, le vostre idee, la vostra rabbia. Contro chi non ci vuole far parlare, contro chi ci vuole zitti e con la testa china, risponderemo parlando di idee, di futuro, di conflitto, di sciopero, delle nostre rivendicazioni e delle nostre emozioni.

Precarie e precari

Brunetta contro i precari

16 Giugno 2011 Commenti chiusi

Il ministro Brunetta (la minuscola non è casuale, ndr) ha colpito ancora: di fronte alle legittime richieste di confronto da parte dei precari della Pubblica Amministrazione di cui lui è Capo Indiscusso li apostrofa con l’infelice frase “Siete la parte peggiore dell’Italia”, offendendo così quei 10 milioni di italiani – in massima parte giovane – che lavorano precari e sfruttati nella maggior parte delle aziende private e pubbliche del Paese. Non contento rincara la dose e si lancia in altre affermazioni quali “Andate a lavorare all’ortomercato”, scavandosi da solo la fossa (politica, prima che qualcuno fraintenda) che su facebook prima ancora che sulle testate nazionali le persone hanno già cominciato a delimitare. “Sappiamo chi sono questi personaggi, ci stiamo informando su dove lavorano” ha tuonato nelle interviste di questi giorni, facendo intendere che lottare per i propri diritti è inaccettabile per chi ci precarizza e che il dissenso non è una forma di libertà contemplata dall’attuale maggioranza (e non solo). Non serve dire che i precari e le precarie di tutta Italia – e speriamo tutti coloro che hanno ancora a cuore la democrazia in cui vivono – non tollereranno alcuna forma di intimidazione e di ritorsione nei confronti di chi non si arrende a vivere una vita di merda.

“Oggi durante il Convegno Nazionale dell’Innovazione svoltosi presso il Macro di Testaccio, verso le ore 16 dopo il discorso di apertura del Ministro Brunetta , abbiamo aperto uno striscione con la scritta “Si scrive innovazione, si legge precarietà”. Siamo gli in-dipendenti precari per la PA, esprimiamo le varie figure professionali precarizzate degli enti parastatali: ItaliaLavoro , Formez, Sviluppo Lazio.”

da indipendenti.eu (clicca per leggere l’articolo completo)

Operazione Miocuggino

13 Giugno 2011 2 commenti

E’ arrivato il momento. Se non lo avete ancora fatto, è il momento di chiamare tutti quelli che conoscete e corromperli per andare a votare. Non importa cosa, come, perché, per come. Convinceteli. L’Operazione Miocuggino è cominciata.

VOTANTONIO VOTASI’.

PS: alla fine il referendum è l’unica forma di democrazia diretta che esiste nella legge italiana. non ha alcuna controindicazione. ed è l’unica vera espressione della volontà popolare. Cazzo volete di più?

Caccia un po’ di rap comunistico =D

30 Maggio 2011 Commenti chiusi

La Coppa dei Cachi: San Eto’o

29 Maggio 2011 2 commenti

La Coppa dei Cachi del 150esimo anniversario dell’unità d’italia è l’ultimo trofeo continentale ad essere assegnato. Ed per gli eroi nerazzurri è un riassunto della travagliata (ma vincente) stagione 2011: la squadra è mal messa in campo da Leopardo che insiste con la sua monomania mottiana davanti alla difesa e punta sui campioni che salvano la baracca e portano a casa la sua prima vittoria da mister, dopo che la squadra si è fatta prendere a pallonate per 60 minuti abbondanti su 90 come una formazione di subbuteo in cui uno dei più mobili è stato il portiere.

Non fosse per un Eto’o stratosferico (37 gol in stagione, a un soffio dal record di Meazza e Angelillo) e per un Julio Cesar in gran spolvero, sarebbe l’unico allenatore della Nuova Grande Inter a non aver conseguito nessun titolo. Facesse un monumento ai nostri fuoriclasse e pedalasse che di strada da fare ne ha moltissima. Onore delle armi a un Palermo che ci ha provato in tutti i modi e che avrebbe meritato miglior sorte (se fossi uno sportivo): le lacrime di Rossi e Miccoli mi hanno colpito e commosso.

Una serata che confrontare con la finale di Wembley sarebbe impietoso riesce comunque a farci godere altri 90 minuti, tra colori nerazzurri e pregevole azione di Greenpeace che riesce a dominare la scena. Se dovessimo guardare la qualità dell’Inter vista non possiamo dirci soddisfatta. Ma alla fine anche quest’anno abbiamo vinto più tituli di tutti in Italia, e non si può far finta di non vedere questo traguardo. Per questo anche quest’anno fuori da casa mia sventola il vessillo nerazzurro.

E’ tempo di bilanci: la stagione è più che sufficiente, ma i prodromi del calciomercato e della preparazione della prossima stagione non fanno presagire nulla di buono, soprattutto sulla capacità d’analisi dei limiti della squadra attuale, della sua tenuta fisica e della necessità di crescere altri grandi uomini e grandi campioni in nerazzurro. Ho il timore (fondato) che anche un mercato che punti a un rinnovamento gioverebbe poco di fronte a uno staff che spesso è in balia di se stesso e che poco potrebbe far crescere il materiale a disposizione. Io intanto mi preparo: con Leopardo in panca avrò un esaurimento nervoso prima della fine delle amichevoli estive.

Adesso godiamocela