Comasina: terreno di coltura per topi, parcheggio auto-organizzato oppure scuola media?

8 Dicembre 2011 Commenti chiusi

Forse non tutti sanno che…

In Comasina tanti anni fa, all’angolo tra via Bernardino da Novate e la SS35, c’era una Scuola Media Statale, un prefabbricone (termine gergale con cui si indicano quegli splendidi prefabbricati che costituiscono gli edifici di proprietà pubblica nelle periferie di tutta Italia) grigio e terribile, ma pur sempre un importante presidio culturale e sociale in un quartiere difficile. Anni fa la struttura è stata abbandonata – mi ricordo anche di averci fatto un sopralluogo per occuparla ai tempi delle mobilitazioni dei clochard per la chiusura dei dormitori, finendo quasi faccia a faccia con le guardie giurate notturne – perché al suo posto il Comune ha deciso di costruirci il nuovo Commissariato di Polizia e uno studentato per la Bicocca (tra l’altro “raggiungibilissima” con soli 45 minuti di autobus traffico permettendo da quella location, nda)

Il Commissariato di PS è stato costruito. Lo studentato no. E il terreno su cui doveva sorgere è diventato un habitat naturale per topi e batteri, complice la vocazione a discarica abusiva. Alcuni cittadini stanchi di questa situazione hanno trasformato l’area in un parcheggio auto-organizzato (e gratuito, come potete leggere sul blog dei fatti in Comasina “Bomba in Comasina” 🙂 ) e magicamente l’Università Bicocca (o Bicacca come la definisce qualcuno) ha scoperto di avere un terreno nel quartiere, sporgendo querela contro ignoti e tornando a pagare delle guardie giurate per sorvegliare la monnezza.

Tutto questo mentre il Comune di Milano, sordo agli appelli di docenti e genitori della Comasina, nell’ambito della ristrutturazione degli Istituti Comprensivi ha trovato la scusa perfetta per far fuori la scuola media Gandhi (che opera nelle strutture della scuola primaria in piazza Gasparri proprio nel cuore del quartiere). D’altronde è chiaro che in un territorio così difficile e già abbandonato a se stesso una struttura come una scuola media non serva a nulla, dato che i ragazzi e le ragazze spesso con famiglie in difficoltà e costretti a crescere molto in fretta da soli per strada possono certamente farsi un paio di chilometri per andare alle scuole dei quartieri vicini (Bovisasca, Bruzzano, Affori). Era proprio necessario lasciare un terreno abbandonato per dieci anni in attesa che l’Università lo usi in qualche modo al posto di ristrutturare una struttura importante per un quartiere come una scuola? La risposta è retorica e penso che ognuno ci arrivi da solo. E il Comune di Milano, finalmente a sinistra, che intende fare? Niente, come ha fatto su quasi tutto negli ultimi anni e purtroppo anche in questi ultimi sei mesi di “nuovo corso” che sembra drammaticamente simile al vecchio.

Megaupload non raggiungibile dalla rete Fastweb – Un trucchetto

30 Novembre 2011 Commenti chiusi

Chi sta su rete fastweb si sarà accorto che da ieri notte non è più accessibile il sito megaupload.com: il solito comportamento illuminato in Itaglia. Giusto il giorno in cui salta fuori che Google non restituirà più ricerche nei suggerimenti di ricerca isohunt, megavideo e via dicendo (un patto di ferro per non fare in modo che le major sabotino il nascituro google music). Ma non divaghiamo. Se volete raggiungere comunque megaupload, editate il file /etc/hosts (su linux, o il suo analogo in windows) con le seguenti righe:

 


174.140.154.22 www.megaupload.com
174.140.154.20 www.megaupload.com
174.140.154.23 www.megaupload.com
174.140.154.21 www.megaupload.com
174.140.154.24 www.megaupload.com

Il Teppista di Giorgio Specchia

28 Novembre 2011 Commenti chiusi

Il libro di Specchia che racconta la storia del suo amico Nino (ometterò altro ma chi frequenta stadio e piazze a Milano penso lo conosca bene) offre uno spaccato reale del mondo delle periferie degli anni Ottanta e Novanta. Come me, molti altri hanno incrociato le stesse strade con risultati anche molto differenti. Il teppista è un racconto biografico schietto e onesto, ma rappresenta un punto di vista, come è ovvio che sia. E come è ovvio che sia risente talvolta di una certa indulgenza un po’ pelosa e artefatta in alcune vicende cui l’autore ha partecipato (l’episodio di Ascoli su tutti). Bocciati sonoramente i 2 capitoli e mezzo in cui fa entrare la politica, non tanto perché rappresentino il suo punto di vista (legittimamente diverso da altri protagonisti degli stessi episodi) e non tanto per il tono mitopoietico, quanto perché arrogarsi il “merito” della vittoria di Pisapia a Milano per aver trascinato le curve all’astensione mi pare un po’ eccessivo onestamente (e forse gli anni di bamba influiscono su questo trionfo lievemente egoico, ma Nino e Giorgio non si devono sentire soli in questo problemino) . Infatti più i racconti si avvicinano al presente, meno si fanno interessanti. L’ultimo capitolo stile “sarà domani” mi è piaciuto molto e svela insospettate doti narrative in Specchia. In ogni caso un buono scorcio che vale la pena di leggere. Una bella operazione per la nuova avventura da editore di Stefano Olivari che so ha in canna altre produzioni interessanti. Voto: 6

Anche Neal Stephenson si è bevuto il cervello

28 Novembre 2011 2 commenti

E’ brutto comprare un libro (Reamde) di uno dei più grandi scrittori di fantascienza viventi (Neal Stephenson) e trovarsi immersi in 1050 pagine di action movie in cui i cattivi sono jihadisti stupidi e retrogradi, mentre i buoni sono americani armati e tradizionalisti, il tutto condito da ogni possibile riferimento nerd in circolazione (giochi di ruolo, linux, giochini tecnologici, e via dicendo). E’ un po’ come quando vai a vedere un cinepanettone hollywoodiano di Bruce Willis vecchia maniera lungo tre ore: inseguimento, sparatorie, azione azione azione, grasse risate. Poi esci dal cinema e ti chiedi: e quindi? Decidi di aver buttato via 10 euro e passi oltre.

Ma un libro non è così facile da liquidare. Perché richiede tempo, attenzione, concentrazione. Allora non si può liquidare come un passatempo. Soprattutto se: a) è scritto dall’autore della più bella opera di fantastoria degli ultimi decenni (the Baroque Cycle e il suo postquel Cryptonomicon), nonché di due libri che hanno rivoluzionato il genere cyberpunk come Snow Crash e The Diamond Age; b) è scritto bene; c) è lungo 1050 pagine densissime. E che cazzo!

In ogni caso, una vera delusione. Ma evidentemente una volta scritto il tuo più grande libro è difficile continuare la parabola in via ascendente. Sonoramente bocciato. Voto: 5

Precari nella scuola: San Precario fa il miracolo, la Gelmini no

13 Novembre 2011 Commenti chiusi

All’epoca della brillante idea del Collegato Lavoro una delle categorie più colpite fu proprio quella dei precari della scuola e in particolare dei docenti: in fretta e furia infatti si dovevano reclamare i propri diritti, magari per anni di precariato (in alcuni casi decenni), per non correre il rischio di vederli scomparire in un grande buco nero creato dalla legge del Governo Berlusconi per nascondere i problemi.

Come molte altre organizzazioni e sportelli legali, anche San Precario si mise a disposizione di tutti, raccogliendo decine e decine di adesioni, propagandando in rete le lettere da inviare al MIUR per interrompere il decorso del Collegato Lavoro e invitando tutti a non lasciare a un predatore precarizzatore come lo Stato neanche una briciola di quello che ci è dovuto.

Io tra gli altri ho fatto ricorso, chiedendo la conversione a tempo indeterminato nel mondo della scuola e in subordine il riconoscimento dei danni economici e morali derivanti dal dover stare a casa a girarmi i pollici ogni luglio e agosto, per poi fremere in attesa di una chiamata incerta ogni settembre/ottobre. In un secondo momento sempre tramite il Punto San Precario farò anche richiesta di adeguamento salariale in ragione degli scatti d’anzianità maturati (e che se sei precario non vengono conteggiati a meno che tu non faccia ricorso per via giudiziaria!).

Beh, il 13 ottobre 2011, San Precario ha fatto il miracolo: la giudice mi ha riconosciuto sei mensilità di indennizzo, poco meno di 2 per ogni anno di precariato fatto, una cifra che sta diventando di fatto lo standard di queste cause. FIGATA!

Sorte vuole che il 13 ottobre 2011 sia anche il giorno in cui l’Ufficio Scolastico Provinciale di Milano ha deciso di diramare le graduatorie provvisorie d’istituto di seconda e terza fascia, che dopo i ricorsi di rito, sono diventate definitive il 28 ottobre in tutta Italia (a Milano rinviate fino al 15 novembre per imperscutabili motivi): a giorni le scuole dovranno provvedere a richiamare tutti i candidati per riassegnare le cattedre che al momento sono coperte da precari (con la famosa dicitura “fino ad avente diritto”).

Ma come, vi chiederete voi tutti normodotati, ma a novembre si cambiano tutti i “supplenti”? Ebbene sì. E questo grazie al colpo di genio della Gelmini e dei suoi collaboratori al Ministero. Questi, anziché disporre l’aggiornamento delle graduatorie – che tutti sapevano doversi fare nel 2011 – in modo da terminare inserimenti e ricorsi – che ne so – ad agosto, hanno pensato bene di chiedere agli aspiranti precari di aggiornare la loro posizione con scadenza il 16 agosto, termine per le scuole per l’inserimento il 30 settembre e conseguenti ritardi del caso. Una vera chicca in termini di gestione manageriale e razionale tanto cara al Ministro con laurea ed esame di stato conseguiti fuori sede (di circa 1200 km)!

Così io, come molti altri precari che hanno accarezzato l’idea di avere un lavoro anche quest’anno, a novembre potrei trovarmi in mezzo a una strada. E insieme a me la scuola in cui stavo lavorando, che mi ha già tirato in mezzo a mille progetti. Ma al di là della situazione abbastanza antipatica in cui forse mi troverò io, secondo voi, il Ministero che si riempie la bocca di valorizzazione dello studente e della sua personalità, di diritto/dovere allo studio, ha pensato a come sarà piacevole e didatticamente utile per migliaia di ragazzi cambiare dopo soli due mesi i propri professori? Che ne sarà del rapporto costruito? Dei progetti messi in piedi? Delle gite organizzate? Dei percorsi immaginati? Di tutta l’umanità investita in questi due mesi?

Tutto perduto. E perché? Perché non era possibile fare un bando per l’aggiornamento delle graduatorie identico a quello di due anni fa a marzo anziché al 20 luglio? Brunetta, prima di rompere le palle a tutti i dipendenti della P.A., non poteva frequentare di più il Consiglio dei Ministri. I primi inetti e i primi fannulloni stavano di casa lì. Ancora una volta: San Precario fa un miracolo, mentre la Gelmini non è riuscita neanche a fare un normalissimo bando per tempo.

C’è sempre tempo per dimenticare la libertà

19 Ottobre 2011 2 commenti

Ricetta:

– DASPO per chi è pericoloso secondo le Questure

– Arresti differiti in flagranza per chi compie atti violenti

– Fermi preventivi per chi potrebbe (un giorno forse chi lo sa) compiere atti violenti

– Garanzia patrimoniale per poter organizzare un’iniziativa di piazza

Tutti tranne l’ultimo ingrediente non riguarda i cortei, ma ha già riguardato gli stadi, e le ha proposte la stessa persona (il Ministro “Due” Maroni) per fermare i “tifosi violenti”. Ma la cosa più stupefacente è che le persone non si siano erte a difesa delle libertà fondamentali sancite dalla Costituzione come il diritto di manifestare e di esprimere liberamente le proprie opinioni, ma che anche di fronte alla palese operazione che finalmente perfeziona la sperimentazione attuata negli stadi di questo totalitarismo anni duemila la maggior parte degli uomini e delle donne che ascolto annuiscano contenti.

Perché non credo vi siano dubbi sul fatto che queste misure applicate a cortei e manifestazioni siano palesemente incostituzionali (lo erano pure applicate agli stadi, ma si sa il mostro emergenziale giustifica sempre qualsiasi decisione): pagare per poter manifestare discrimina chi può e chi non può esprimere la propria opinione e basare su provvedimenti discrezionali la decisione di limitare la libertà di un cittadino è evidentemente un’aberrazione in qualsiasi stato di diritto. Per non parlare degli effetti che avranno: la Legge Reale è costata 274 morti, tanto per dire; domani banalmente quello che succederà è che non si faranno più cortei autorizzati, e che assisteremo a moltissimi casi di condanne penali per persone che non hanno fatto nient’altro che presentarsi in una piazza (senza fare nulla) perché qualcuno ha deciso che sono pericolose. Complimenti, una soluzione a tutti i mali del mondo (che ovviamente sono le macchine bruciate e quattro pietre, sic).

Ma il processo più diabolico è quello che fa scambiare alla maggior parte delle persone i responsabili con l’occasione, lo strumento con l’intenzione. Chi vuole queste misure (e non parlo solo di chi le ha proposte materialmente in Parlamento e in strada in questi giorni) attendeva solo l’occasione di poterle esportare fuori dagli stadi e nella nostra vita di tutti i giorni. E chi lo asseconda affermando che l’occasione giustifica ogni cosa, in nome di scarsissima statura politica ed etica, mostra scarsissima lucidità, ma soprattutto mostra che l’istinto violento, quello vero, quello che attivamente nega ad altri la possibilità di fare e dire, è molto più radicato negli uomini di quanto non si voglia ammettere. Perché dimenticare il valore della libertà (delle proprie opinioni, delle proprie parole e della propria persona) è un atto immensamente più violento che spaccare una vetrina o bruciare una macchina. Purtroppo non abbiamo più un Brecht a ricordare a tutte queste persone chi cammina dal lato sbagliato di un confine, quello di un’umanità diversa.

No future no peace!

16 Ottobre 2011 40 commenti

 

Siamo noi la generazione fuori dalla storia. Rabbiosa, disperata, accecata dalla furia. Siamo noi. Siamo la generazione vittima della storia dei propri genitori, ispirata da quella dei propri nonni partigiani, schiava del presente senza fine, senza passato, e senza futuro. Noi non vi capiamo e voi non ci capite. C’è chi di noi è scappato altrove, a cercare fortuna, ma molti non hanno alcun luogo e alcun tempo dove andare. Siamo qui, incastrati in una realtà di cui non possiamo fare parte. Non siamo i giovani, che riusciranno a raccogliere le briciole di una pletora di anziani coccolati da diritti acquisiti che a noi sono stati strappati di mano con il loro stesso silenzioso beneplacito. Non siamo i ragazzini che vanno avanti ancora con il welfare all’italiana fatto di pizza, mamma e mancetta, fino a quando verranno fatti sedere sulle sedie lasciate vacanti da chi si è abbuffato senza preoccuparsi di cosa succedeva dopo. Non siamo quelli che hanno già vissuto la propria storia, siamo quelli che continuano a viverla, senza alcuna speranza.

 

E allora che cosa abbiamo da perdere, che cosa dobbiamo chiedere, e chi sarebbero i nostri interlocutori? I vecchi sindacalisti che ci hanno fottuto la vita? O i politici che si riciclano un giorno sì e l’altro pure riempiendosi la pancia di cibo, le tasche di soldi e le case di servi? O i ragazzini che non ci capiscono, che non capiscono la nostra disperazione e reclamano un futuro a chi gliel’ha tolto? La verità è che noi siamo già oltre. Siamo oltre la sfera del bene e del male, furia cieca e rabbia nera. Non cerchiamo giustificazioni, è inutile parlare. E’ inutile discutere. Non cercate di capirci. Non potete. Perché avete un passato, o un presente e anche se non ci credete alcuni di voi hanno anche un futuro.
Perché non vogliamo avere ragione. Perché siamo fuori dalla storia. Nel bene e nel male. Ma non cercate di addossarci la responsabilità del nostro presente. Perché l’unica cosa che abbiamo è la nostra vita. E un posto per noi lo troveremo. Costi quello che costi.

No future, no peace.

Il valore di un libro – I materiali del killer (Gianni Biondillo)

19 Settembre 2011 Commenti chiusi

Il valore di un libro che ti rimane nel cuore non è necessariamente legato a motivi letterari (il suo valore assoluto o il linguaggio usato) o di intrattenimento (la trama e la sua costruzione). Spesso basta poter conservare due frasi perfette, per fare di un libro qualcosa da consigliare e diffondere ad  altri.

Gianni Biondillo sa scrivere. Questo è il prerequisito per riuscire a godersi un libro. Sa scrivere bene, leggero e divertente. E da il meglio di se quando scrivere di e con Ferraro, il suo personaggio principe. Lo aveva abbandonato da qualche anno e ogni appassionato di letture ne sentiva la mancanza.

Anche se a dire il vero non è Ferraro il personaggio migliore dei suoi libri: quello per cui vale la pena leggerlo è Lanza. Anzi i dialoghi tra Lanza e Ferraro. Ho passato decine di minuti a ridere e sorridere sfogliando gli scambi di battute al fulmicotone. E di questi tempi godersi una storia riuscendo anche a sorridere e a capire qualcosa in più del mondo che ci circonda non è assolutamente un’impresa facile.

Godetevelo. Voto: 8
Ah, le frasi, quasi dimenticavo di scrivervele:

“La crudeltà delle latitudini non dà scampo”: una sintesi della futilità del razzismo.

“Lui le diede un bacio. Non quello di un amante, ma neppure quello di un amico”: quanta parte della nostra vita c’è in questa frase, quante delle nostre relazioni, quanti dei nostri ricordi?

Le magie del reclutamento nel mondo della scuola

1 Settembre 2011 2 commenti

Già in altri tempi (non sospetti si suol dire) ci siamo occupati di come i meccanismi di ingresso nel mondo del lavoro per gli insegnanti non funzionano. E forse ci torneremo pure perché è un tema di drammatica attualità, non solo per chi vuol fare il docente nella vita, ma per chi pensa che il mondo dell’istruzione sia uno dei luoghi fondamentali per la costruzione di una sana democrazia e di una società migliore.

In questi giorni è di attualità il tema dell’assegnazione delle cattedre per il prossimo anno scolastico. Sui casini che stanno combinando per assegnare le cattedre di ruolo e quelle dalle graduatorie ad esaurimento (ovvero a tutte quelle persone che in teoria dovrebbero già di diritto avere un posto di lavoro fisso, ma che per non tanto misteriosi e non tanto insondabili motivi ancora ogni anno devono vivere questa via crucis della lotteria delle convocazioni in provveditorato) evito di dilungarmi perché non mi riguardano direttamente e le conosco relativamente poco (chi mi legge e le conosce potrà integrare nei commenti).

Ma la situazione delle graduatorie di istituto, dei cosiddetti precari di scorta, ovvero i precari che sostituiscono i precari, è ancora più demenziale: detto che da due anni si discute di come far entrare questa categoria di persone nelle graduatorie ad esaurimento con nuovi corsi di abilitazione per poi rimanere bloccati per mesi senza indicazioni chiare (l’ultima è quella della Gelmini che vuole bloccare i nuovi corsi per esaurire le graduatorie prima, contestata da CL (!!!!!)), la situazione per l’anno prossimo illustra perfettamente perché il Ministero dell’Istruzione è un’istituzione che non fa il bene della società e dei cittadini.

L’aggiornamento delle graduatorie (si sapeva da due anni che si sarebbe dovuto fare nel 2011) è stato disposto solo il 16 luglio (!) con scadenza a 30 giorni. Ergo alle segreterie sono pervenute le domande mentre tutti erano in ferie. Ora il limite per l’inserimento dei dati nei sistemi informativi del ministero è il 30 settembre. E tra un ricorso e l’altro le graduatorie d’istituto definitive saranno pronte per novembre o dicembre.
Ma cosa significa in pratica tutto ciò? Significa che a settembre per le cattedre non coperte da docenti di ruolo oppure avanzate in provveditorato verranno chiamati ad insegnare docenti dalle vecchie graduatorie d’istituto, con la mitica dicitura “fino ad avente diritto”. Poi a dicembre le scuole dovranno richiamare tutti i presenti in graduatoria e fare una nuova assegnazione sulla base delle nuove graduatorie.

In pratica molte scuole si troveranno ad assumere un docente, a farlo lavorare in classe 4 mesi, per poi passare la classe a qualcun altro, senza che il primo docente abbia alcuna garanzia di avere un lavoro per il resto della durata dell’anno scolastico: immaginatevi una terza media come può essere felice di tutto ciò, tanto per vederlo dal punto di vista dei ragazzi; ma mettetevi nei panni di chi come me deve strutturare la sua vita sulla base del lavoro che avrà di anno in anno. In questo caso potrò forse programmarmi l’esistenza fino a dicembre, per poi sperare che a gennaio si incastri tutto nuovamente senza problemi: e questo ovviamente a cascata su tutti i lavori che uno è poi costretto a fare oltre a quello di docente per non rischiare di restare senza una lira per mesi e mesi.

Ma come, direte voi, non era più facile fare l’aggiornamento delle graduatorie a maggio così da avere tutto pronto a settembre? Certo: ma altrimenti come faremmo ad essere la pubblica amministrazione più disorganizzata e meno efficiente di tutto Europa (e non solo)?

¡Mexico Mexico! – parte 03 – Mare e città

31 Agosto 2011 3 commenti

Una volta terminato il nostro tour archeologico è arrivato il momento di parlare anche di altri aspetti più tradizionali di una vacanza: il mare, le spiagge e il turismo urbano. Abbiamo fatto due periodi di una settimana circa al mare: uno a Tulum e uno in Chiapas a Boca del Cielo; viceversa abbiamo visitato anche se abbastanza rapidamente diverse città di cui possiamo raccontare qui brevemente le impressioni che ne abbiamo tratto.

Città del Messico – La Capitale

Città del Messico è un posto complicato da affrontare. Digrigna i denti e ti guarda di sbieco, mostrandoti tutte le cose che potrebbero accadere. In realtà se resistete al primo giorno, siete pronti per starci quanto vi pare e piace. Il nostro primo giorno è stato abbastanza traumatico, ma poi ci siamo ripresi.
Una delle cose fondamentali è trovare una mappa che indichi in quali vie potete comprare che cosa: perché la città è praticamente divisa in settori: se vuoi roba elettrica devi andare in quella via, se vuoi uno shampoo in quell’altra. All’ostello Mundo Joven (in centrissimo, consigliato nonostante i prezzi un po’ più alti di quelli che potete trovare altrove) ne hanno e sono utilissime. Tanto a piedi girerete solo nell’arco di una decina di isolati intorno allo zócalo, per il resto userete metro e taxi.

Mexico DF (come è chiamata dai messicani) è piena di cose da fare e vedere: sicuramente imperdibili sono tutti i siti con i murales di Diego Rivera, in particolare la Secrétaria de Educación Pública, il Palacio Nacional e il Museo delle Belle Arti; se vi rimane tempo andate anche al Collegio de San Ildefonso e al Museo dei Murales di Diego Rivera (che in realtà ne contiene uno solo). Valgono tutti la pena, e vedere un paese che nei suoi palazzi più importanti ha murales che inneggiano alla rivoluzione e alla redistribuzione della terra, indicando preti, borghesi e nazisti come il nemico fa il suo bell’effetto, a prescindere dalla realtà politica attuale del Messico.

A parte questo, il Templo Mayor e il tour a Teotihuacán gironzolate un po’ per le strade e trovate voi cosa vi piace di questa città immensa. Noi ci siamo fatti un giro nei parchi e abbiamo fatto un salto alla Casa-Museo di Frida Kahlo (bellissima!), ma non al Museo di Arte Moderna dove ci sono molte sue opere.
Per mangiare nel DF avrete solo l’imbarazzo della scelta, ma noi ci sentiamo di consigliare per le vostre colazioni il Café El Popular, in Avenida 5 de Mayo: aperto 24 ore su 24, le sciure che ci lavorano vi rimpinzeranno di tutto quello che volete quando volete. Un posto con un’atmosfera veramente particolare.
Per dormire anche qui c’è l’imbarazzo della scelta: noi abbiamo pernottato all’Hotel Washington tra Avenida 5 de Mayo e Calle La Palma, economico, senza fronzoli, e letteralmente a mezzo minuto dallo zócalo. Ma francamente scegliete il posto che vi piace di più: per ambientarvi più facilmente l’ostello Mundo Joven è sicuramente più indicato (e ci trovate anche tre pc da cui connettervi gratis, anche se in teoria come non ospiti dovreste pagare, ma nessuno controlla :))

Tulum – Mare mare mare

A Tulum, sul Mar dei Caraibi, un’oretta a sud di Playa del Carmen, abbiamo passato una settimana stupenda, ospiti di un’amica che vive di tatuaggi da quelle parti e che ci ha consigliato tutti i posti migliori dove goderci mare, spiaggia e relax. Per arrivare a Tulum dovrete prendere un bus Mayab da Playa del Carmen (a cui potete arrivare direttamente in bus dall’aereoporto di Cancun o in aereo) che in un’oretta vi porterà sobbalzando alla cittadina di mare di Tulum. E’ un luogo turistico quindi non avrete difficoltà a trovare dove dormire, dove mangiare e via dicendo.

Per mangiare consigliamo vivissimamente: El Rincón Chiapaneco (proprio nella via di fronte al Wayfarer Hostel dove la nostra amica ha anche il suo negozio di tatuaggi “El Sagrado Corazon”) che fa delle aguas de fruta fantastiche e cibo messicano di ottima qualità a bassissimo prezzo (le due sciure cucinano a ciclo continuo tutto il giorno e preparano loro tutto a mano); El Capitán (sull’Avenida Tulum poco oltre la banca HSBC) per i piatti di pesce, gestito da una olandese trasferitasi a Tulum per sposarsi con un messicano; Tacos al Pastor per uno spuntino al volo da 10M$ che vi riempirà a puntino.
Per le serate andate al Pepenero, un localino simpatico gestito da un italiano (manco a dirlo quella nostrana è la comunità più rappresentata a Tulum) dove si beve bene e ci si rilassa.

Per quanto riguarda il mare il consiglio è facile: prendete un taxi e chiedetegli di andare alla Playa Santa Fé (costerà circa 45M$) e arriverete a una spiaggia di sabbia bianca che non si scalda con il sole di fronte a un mare cristallino e con a disposizione un po’ di palme sotto le quali cercare rifugio durante tutto il giorno. Anche se state sotto la palma, mettetevi la protezione solare, perché il sole picchia veramente forte sempre. Se volete per raggiungere la Playa Mar Caribe (200m prima di Santa Fé) potete prendere un autobus che parte dalla strada dietro il Wayfarer Hostel a 10M$: ce n’è uno alle 9.00, uno alle 12.00 e uno alle 17.00 che ritorna dalla spiaggia a Tulum la sera. E’ il mezzo migliore per tornare, dato che a quell’ora sarete belli cotti.

Se vi è possibile fate una gita di un giorno (anche con un taxi, ma vi costerà 200-300M$) fino a Xcacel-Xcacelito: è una riserva naturale a nord di Tulum, subito dopo l’entrata per il parco acquatico di Xel-Ha, dove vanno a depositare le uova le tartarughe marine. Si pagano 10M$ per entrare. La spiaggia è incredibile, la barriera corallina è a solo una 50ina di metri dalla costa (portatevi maschera e pinne!), e a 20 metri dalla spiaggia potrete fare un rinfrescante tuffo in un piccolo cenote (un laghetto di acqua dolce che emerge in mezzo alla selva dal terreno calcareo della zona). Impagabile!

Valladolid – Una cittadina neocoloniale

A Valladolid siamo passati di sfuggita in transito tra un sito archeologico e un altro, ma ci ha dato l’impressione di una cittadina molto piccola e per questo molto vivibile, anche se magari solo per una nottata o due. Le sue vie costellate di case neocoloniali e la sua piazza centrale vivace sono state una boccata d’aria fresca tra tragitti in bus e minivan infiniti nel tour de force che ci ha portato in 48 ore a visitare tutta la Ruta Puuc, Uxmal, Valladolid, Mérida, Palenque e infine giungere in Chiapas. Vivamente consigliata come tappa d’alleggerimento.

Mérida – Un posto di merda

Una città sordida, con nessuna attrattiva se non quella di fare da base per qualche escursione archeologica. Ci abbiamo passato meno di 48 ore ma sono state pure troppe. Consigliato prendere albergo vicino alla stazione degli autobus (sia CAME che TAME) così da non dover fare troppa strada e minimizzare il rapporto con la città. Ergo su questa tappa non saprei cos’altro dirvi.

San Cristóbal de las Casas – Chiapas

La cittadina nel cuore del Chiapas, famosa per essere stata uno dei centri abitati da cui l’EZLN hanno lanciato l’insurrezione contro il governo messicano nel 1994, è un posto delizioso dove rilassarsi qualche giorno. Abituati al turismo zapatista i posti dove mangiare bene e dove dormire non mancano, e la sensazione è quella di trovarsi in un posto molto facile dove spendere tempo (e denaro volendo). Il mercato intorno a plaza Santo Domingo ospita qualsiasi tipo di bancarella e vi permetterà di mangiare per pochissimi pesos, mentre se volete gustarvi ottimi piatti in un luogo dove molti dei soldi finiscono alle comunità zapatiste non potete perdervi il TierrAdentro (occhio che il cibo NON finanzia le comunità, ma gli acquisti nei negozietti all’interno del ristorante sì) su Real de Guadalupe, una delle due vie pedonali del centro. Se invece volete comprare prodotti di artigianato che finanzino le comunità, andate alla tienda de Nemi Zapata (sempre sul medesimo andador).
E’ molto facile capire perché molte persone decidano di fermarsi a vivere in Chiapas: dalla disponibilità degli abitanti, alla facilità con cui ci si ambienta, tutto concorre a permettervi di godervi un ottimo relax urbano. Cosa non altrettanto facile in tutto il Messico (come avrete potuto dedurre da ciò che ho scritto di altre città).

Boca del Cielo – Oceano Pacifico

Boca del Cielo è un pezzetto di paradiso sulla costa del Chiapas: per arrivarci dovete guadare in autobus fino a Tonalà (eventualmente cercate un autobus che va a Tuztla Gutierrez e da lì troverete svariati autobus per Tonalà), prendere un taxi fino alla “base” dei collettivi e da lì prendere un taxi collettivo per Boca del Cielo (25M$). Infine prendere una lancia e farvi portare al di là della laguna fino alla penisola che si affaccia sull’Oceano Pacifico (100M$).

Il posto è fantastico: isolato, calmo, tranquillo. Noi siamo stati nelle capanne più civilizzate ma ci sono soluzioni per tutti i gusti e tutte le tasche. Alla Luna troverete cabañas attrezzate come stanze d’albergo, ottima cucina, un conto aperto che salderete alla fine della permanenza e una baretto sulla spiaggia del Pacifico (incredibile!) che al momento era gestito da Eugenio un cuoco/fotografo che vive a Fuerteventura e che ci ha preparato la migliore cenetta fusion della nostra vita (fino ad ora). I ragazzi che lavorano con Federico (il proprietario italiano insieme alla compagna Annabelle) sono fantastici: da Oda (il futuro calciatore e attuale factotum) a Porfirio detto “L’iguana” che vi porterà in giro per le mangrovie e i canali che ospitano decine e decine di uccelli. Caldamente consigliato, ma occhio che dopo 3-4 giorni di dolce far niente se non siete in gruppo o attrezzati con svaghi autoprodotti vi potreste annoiare!

Oaxaca – La città di Mezzo

Oaxaca è una città fantastica: aperta, disponibile, piena di vita e dove ti viene solo voglia di stare in giro a cazzeggiare e a conoscerla per tutto il tempo che vi trascorri. Se cercate monumenti e musei non perdetevi la Iglesia de Santo Domingo e la Basilica de la Soledad, ma soprattutto il Museo de las Culturas che è semplicemente stupendo; il Palacio e il Museo del Palacio invece non valgono la pena, soprattutto se avete visto i murales di Diego Rivera nel DF (incomparabili con quelli di Oaxaca). Se invece preferite il leisure, non avrete che l’imbarazzo della scelta: per mangiare il Mercado 20 Noviembre o la Centrale de Abasto sono irrinunciabili, ma ovunque si mangia bene (anche se non necessariamente a poco prezzo, soprattutto nei ristoranti del centro storico, ottimi però). Per la colazione e per trascorrere serate e pomeriggi il consiglio è obbligatorio: Café Los Cuiles, ma soprattutto il Café Brújula su Avenida Garcia Vigil, dove potrete bere il miglior caffé di Oaxaca. Se invece siete appassionati di shopping Oaxaca potrebbe essere la vostra fine dato che tra mercati, bancarelle, ambulanti, laboratori e cooperative di artesanías potete passare giornate intere.
Per dormire il consiglio è quello di arrivare in centro e spulciarvi i posti: ce ne sono uno ogni 50 metri, per tutti i gusti e per tutte le tasche. Noi siamo stati nello spartano e piacevole Hostel El Chapulín per 320M$ la doppia (ma anche con 280M$ per un letto solo in due avremmo potuto farcela). Se passate in Mexico, non perdetevi Oaxaca (e mi dicono anche il resto dello stato si conformi all’elevata qualità della vita turistica della capitale).

Onestamente se avete la possibilità di fermarvi qualche giorno fatevi un paio di gite fuori porta: sicuramente una mattinata per Monte Albán non è sprecata, mentre un paio d’ore per andare fino a Santa Maria del Tule a vedere l’albero più grande del mondo (un cipresso di Montezuma) è un piacevole passatempo. Noi non abbiamo avuto modo ma una terza gita consigliata da tutti è quella a Mitla. Per andare a El Tule o a Mitla il modo più facile è quello di raggiungere la Central De Abasto (un mercato popolare grande quattro isolati in cui potete trovare di tutto) e da lì prendere un taxi collettivo per pochi pesos. E’ un avventura, ma non ve ne pentirete.

Conclusioni

Le nostre vacanze in Messico sono state favolose. Ci siamo divertiti, abbiamo visto un sacco di luoghi interessantissimi e abbiamo speso poco: nell’ordine dei 1000 euro a testa escluso il viaggio in aereo, ma inclusi tutti i regali che ci siamo comprati e che abbiamo comprato per le persone a cui teniamo. Abbiamo visto sicuramente una piccolissima parte di un paese immenso, ma pensiamo che ci sia bastato per avere una buona idea dei messicani e delle culture che abbiamo incontrato. Se ne avete la possibilità è certamente un viaggio consigliato. Alla prossima.