Tutti a Genova: 17 novembre ore 14:00 Stazione Marittima

14 Novembre 2007 Commenti chiusi

 

Perché 25 persone non siano il capro espiatorio per un’operazione terroristica ordita dalla magistratura contro 300.000 persone che hanno deciso di opporsi a un modello di società e di economia disumano e triste. Torniamo a Genova. Non vi fate ingannare dalla nostra retorica grafica ostentata 🙂 , questa volta ci torniamo in massa pacifici per avere di nuovo una voce. Questa volta.  D’altronde in tempi in cui tutti stanno attenti a non scontentare nessuno, un ode avversa alla giusta distanza è quasi un dovere morale prima ancora che politico.

 

 

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La qualità del coraggio

12 Novembre 2007 7 commenti

L’11 marzo 2006 un presidio indetto contro una manifestazione fascista si trasforma in mezzoretta di scontri in un’area limitata (circa 50 metri della via/vetrina di corso Buenos Aires). La vicinanza delle elezioni e la strategia dei carabinieri (assecondati dal pm Basilone) genera una bufera mediatica che riesce a giustificare per una situazione del genere l’uso del reato di devastazione e saccheggio, 4 mesi di galera preventiva per 27 persone, 9 delle quali verranno assolte e 18 condannate per il solo motivo di essere presenti in quel tratto di strada in quel momento a 4 anni di carcere.

Oggi la sentenza di appello per quei 18 condannati, ormai scemato il can can mediatico e i pruriti repressivi, si sperava rendesse giustizia all’assurdità delle condanne in primo grado, decidendo per una derubricazione delle accuse che facesse il paio con la situazione reale vissuta quel giorno e con il buon senso. Invece il giudice ha scelto di confermare le condanne per 15 imputati, contribuendo con il proprio tassello all’operazione terroristica che magistratura, palazzi e forze dell’ordine stanno ordendo contro chi esercita il proprio diritto di manifestare. Come principio della settimana che ci porta al corteo di Genova per riappropriarci della nostra storia non c’è male. 

I magistrati e gli sbirri difettano principalmente di una qualità: il coraggio; il coraggio di cambiare ciò che è sbagliato, sia nelle strade o nelle aule di tribunale. A noi quel coraggio non manca mai, e lo paghiamo sempre in prima persona, ma forse la società in cui viviamo, assetata di ferocia, non merita tutta questa dignità.

La criminale giustificazione di un’assurda ferocia

11 Novembre 2007 7 commenti

 

Nel primo post che ho scritto oggi dopo l’omicidio di Gabriele Sandri da parte di un agente della polizia stradale non erano ancora noti alcuni dettagli che mano a mano che passano le ore si fanno più chiari. Esistono diversi elementi comuni tra la tragica vicenda dell’autogril di Badia al Pino e l’omicidio da parte di Mailat di Giovanna Reggiani: la criminale giustificazione della ferocia da parte di media e opinion maker, figlia della voglia di una cultura dell’odio e della violenza gratuita, del terrore e della gogna.  In ultima analisi questi sono i tratti di una gravissima emergenza democratica, che nessuno vuole affrontare chiamandola con il suo nome.

Gabriele Sandri oggi è stato ucciso in un autogrill da un agente senza alcun motivo (e forse la giustificazione ufficiale, ovverosia una presunta rissa con persone di un’altra auto, come se sparare addosso a quattro coglioni che si prendono a male parole sia una cosa accettabile, è ancora meno dignitosa di un silenzio imbarazzato). La ferocia che sprigiona da questo atto è tale e quale alla ferocia repressa che ha portato tutti a puntare il dito contro un intero popolo nomade e addirittura uno Stato dopo il compimento di un crimine da parte di un membro di quel popolo cittadino di quello Stato. E’ questa sete di ferocia, di giustizia fatta in casa, di uso deliberato della violenza come forma di risposta a ogni atto, che trasuda negli eventi di questi due giorni.

La verità di quanto accaduto in quell’autogrill non la sapremo mai: sappiamo solo che una pallottola ha colpito una persona al collo attraversando ad altezza uomo due carreggiate di un’autostrada, e che per giustificare tutto questo delle persone hanno deciso che la notizia della meta dell’auto colpita potesse essere una buona giustificazione. Ovvero i poliziotti che hanno fermato l’auto con a bordo Gabriele esanime, hanno deciso che il fatto che l’equipaggio fosse composto di tifosi fosse una buona coltre di fumo dietro il quale nascondere (o provare a celare) l’aberrante realtà di quanto avevano fatto. Perché i poliziotti dopo mesi di campagne mediatiche e politiche che li additano come uniche ancore di salvezza per fare sentire i cittadini sicuri, si sono convinti di poter essere giudici ed esecutori immediati di sentenze, in una tragica corsa verso la sospensione della democrazia. Nessuno si ricorda di Genova. 

Ma la vera radice criminale di entrambi questi casi sta nei giornalisti, negli operatori dell’informazione, pronti a scannarsi per pubblicare per primi una notizia, anche falsa, ma che faccia sensazione, che alimenti le porzioni più becere della natura umana, che esalti l’orribile a scapito della ragione. I veri criminali non sono quelli in strada, quelli che commettono reati, anche efferati: questi sono uomini. I veri criminali stanno nelle redazioni, nei centri di gestione e di manipolazione dell’informazione: questi sono topi, perché non ammetteranno mai di aver commesso un errore.

E allora si getterà ancora più fumo negli occhi, parlando di calcio in una tragedia che con il calcio non ha nulla a che fare, parlando di etnie quando le etnie non hanno nulla a che vedere con i fatti. Il dramma vero è che nessuno sentirà il bisogno di dire "ho sbagliato", e di ammettere che le cose come sempre avrebbero potuto andare molto diversamente.  Perché è più facile aizzare il tuo vicino di casa a sparare al nemico immaginario più prossimo, che chiedergli di affrontare seriamente i problemi che rendono la sua vita una merda e che solo insieme potreste riuscire a superare. 

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La vita di un tifoso vale meno della vita di un poliziotto

11 Novembre 2007 10 commenti

 

Il 2 febbraio di quest’anno, durante gli scontri intorno allo stadio di Catania in occasione del derby siciliano con il Palermo muore Filippo Raciti. Subito scatta il can can mediatico e i campionati vengono sospesi: a tempo indeterminato – si dice – ma in realtà poi per una sola giornata, dato che il circo deve continuare.
A distanza di nove mesi da quei fatti, e dopo l’ipotesi che Raciti sia morto per imperizia delle stesse forze dell’ordine e di una loro manovra con una camionetta più che per un’aggressione diretta di un ultras, del caso non si parla più. Le conseguenze concrete del can can mediatico sono: carcere preventivo per una-due persone che non si sa neanche se effettivamente siano colpevoli dell’omicidio; pochissimi arresti per gli scontri che hanno coinvolto centinaia di persone (dei quali dubito che la polizia non conosca nulla); un pacchetto repressivo che ha inasprito le norme su resistenza e reati contro le forze dell’ordine, che è stato praticamente istantaneamente applicato più che altro in ambito politco (vedasi il caso di Villa Ada e altre situazioni di piazza in cui un mezzo insulto a un poliziotto sta facendo rischiare anni di galera a quale attivista).

Stamattina in un autogrill del centro italia un’auto di laziali e una di juventini si incrocia per caso. Scatta un’aggressione e la conseguente chiamata alla polizia. Dalle prime notizie la polizia stradale all’arrivo, non sapendo bene che fare riesce a lasciar partire un colpo di pistola ed ammazzare un tifoso laziale di meno di trent’anni. Io la scena me l’immagino bene: il
superpoliziotto pompato da mesi e mesi e anni di propaganda pro interventista delle forze dell’ordine sui "criminali" per garantire la sicurezza che tira fuori la pistola pensando di essere il giustiziere della notte, e che commette
una sciocchezza tragica, per esempio sparando dietro alla macchina dei laziali in fuga (qed non ci sono andato molto lontano), o qualcosa di ancora più stupido e irragionevole, a meno che non si ritenga che due sprangate equivalgano a una pallottola.

Ragione vorrebbe che si sospendesse il campionato e si varasse un pacchetto speciale per i crimini commessi in servizio dalle forze dell’ordine. Ma così non avverrà: si sospenderà inter-lazio, si troveranno giustificazioni all’omicidio volontario commesso dal poliziotto, si vieteranno le trasferte (causando ancora più incidenti per strada, per caso, totalmente incontrollabili) sostenendo che la colpa sta tutta lì. E il circo andrà avanti come se nulla fosse.

Ancora una volta quando le forze dell’ordine sbagliano, si gira la frittata e si da la colpa al mostro più vicino. Di dignità nella politica italiana e nell’emergenza democratica che stiamo vivendo se ne vede poca. Ancora una volta si scambia il problema con la soluzione, perché alla fine la verità è che per tutti la vita di una persona normale o peggio ancora di un criminale vale meno di quella di un poliziotto.

UPDATE: qed la decisione del Viminale è quella di sospendere Inter-Lazio, di vietare le trasferte e di far svolgere regolrmente il resto delle partite con solo 15 minuti di ritardo sul fischio di avvio. Che schifo.

 

City of Gods nr. 4

9 Novembre 2007 7 commenti

Oggi il corteo non è stato particolarmente numeroso (direi circa 5-6 mila per la stampa, la metà circa reali).  L’ho trascorso consegnando ripetutamente il numero quattro di City of Gods, di ottima fattura e con cinque edizioni locali (Milano, Monza, Bergamo, Livorno, Roma).  Il dato che raccolgo è che i militonti non capiscono l’operazione mentre le persone normali fanno man bassa delle copie che si porgono loro con gentilezza, nonostante la cronica scontrosità altezzosa del passante milanese medio: questo significa che la nostra operazione ha un senso, e che arriva a parlare alle persone normali, lasciando da parte la scarsa intuitività alle forme di comunicazione innovative dei militanti (in particolare di quei pochi che sono rimasti aggrappati a movimenti che non ci sono più e senza mediamente la visione prospettica di movimenti che ancora devono arrivare). Se volete divertirvi e leggere cose interessanti, la versione integrale a colori con tutte le edizioni locali in pdf la trovate online.

Update: l’unica vera nota positiva della giornata è stato il totale successo del call strike di stamattina contro wind e vodafone. Le forme di azioni più intelligenti mostrano di saper essere anche molto efficaci! E vai!

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Domani: sciopero generalizzato e call strike!

8 Novembre 2007 Commenti chiusi

banner direct strikeDomani, 9 novembre 2007, lo sciopero generalizzato indetto da movimenti e sigle sindacali dovrebbe costituire una risposta politica alla manifestazione identitaria (seppur di massa) del 20 ottobre. A Milano ci sarà un corteo che parte dal largo cairoli alle 9.30, durante il quale distribuiremo il nuovo numero di city of gods. L’azione più importante per noi, di cui riportiamo sotto l’appello, è il call strike in sostegno a tutti i precari in via di esternalizzazione di wind e vodafone. Potete partecipare tutti con una chiamata gratuita, quindi niente scuse! A domani in piazza!

Mentre le aziende dichiarano di
perseguire il "Core Business" dimostrando che solo i profitti stanno
loro a cuore, centinaia di lavoratori vengono esternalizzati. Ai dirigenti le stock options, ai dipendenti lo stesso lavoro altrove e precarizzato.

Le associazioni dei
parenti delle vittime delle esternalizzazioni lanciano un appello
affinché tutta la cittadinanza faccia sentire il proprio sdegno.
Se i gestori telefonici si
ostinano nella loro diabolica volontà d’esternalizzare mandiamo un segnale
forte e chiaro:
Partecipiamo
al Call Strike in solidarietà con le lavoratrici e i lavoratori Wind e Vodafone

venerdì 9
novembre dalle ore 9:00 alle ore 13:00
contatta i
numeri 190 e 800227755 per Vodafone il 156 e il
159 per Wind
Aguzziamo le orecchie, alziamo le
cornette, agitiamo i cellulari, intasiamo le linee.

http://www.youtube.com/watch?v=CCupRQ1wfcI

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Rinviata la sentenza di appello per i fatti dell’11 marzo a Milano

8 Novembre 2007 Commenti chiusi

 

Stamattina i giudici hanno scelto la via della correttezza procedurale: hanno ascoltato le ultime arringhe delle difese e hanno voluto dare il week-end all’accusa per eventuali repliche. Lunedi’ le ascolterà e si riunirà in camera di consiglio per prendere una decisione. In questo modo la sentenza si avrà lunedì 12 novembre 2007, e questo rinvio non sighifica necessariamente che il tribunale abbia già preso una decisione negativa, ma solo che vuole evitare di essere tacciato di sbrigatività.

Aspettiamo e vediamo.

 

Ci tocca dare anche il vantaggio…

8 Novembre 2007 Commenti chiusi

 

…per rendere le partite interessanti: nel quarto giorno del girone eliminatorio di Champions League i nerazzurri entrano svogliati in un San Siro semideserto. Per scaldare i tifosi presenti prendono due gol in contropiede a caso, poi nel giro di due minuti pareggiano. Nei restanti dieci minuti del primo tempo sbagliato altri due-tre gol. Nel secondo tempo entrano e fanno altre due pere ai poveri russi, e li graziano almeno una volta a testa Ibra e Crespo, nonché due volte a testa Cruz e Suazo. Asfaltati e fuori dall CL per due anni i russi.

Con l’emergenza centrocampo che responsabilizza Cambiasso facendolo giocare come non si vedeva da anni, finalmente posso vedere all’opera un esperimento in fascia che mi interessava: Chivu-Maxwell a sinistra. Esperimento non molto riuscito perché il rumeno ci impiega un minuto a rientrare a passo d’uomo dopo ogni puntata in avanti, mentre il brasiliano non copre le fughe del compagno, lasciando aperte imbarazzanti praterie. A destra Zanetti non è il compagno ideale per Maicon che quindi è costretto a correre per cinque, mentre Dacourt affianca la qualità del Cuchu con un po’ di sana quantità (suo l’unico cartellino per i nerazzurri). Dietro e davanti non ci sono problemi, anche con svogliatezza Ibra segna due gol, mentre Crespo sembra un po’ appannato, al contrario di un scintillante trentaquattrenne di Santiago de l’Estero. 

Ora manca un punto e siamo qualificati, ma contro il Fenerbahce vorremmo vedere una partita vera. Almeno io vorrei. 

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La storia siamo noi

7 Novembre 2007 Commenti chiusi

 

Oggi ci sarebbero da postare un milione di cose, e forse lo farò, ma nel frattempo tra una riunione fiume a genova e un’altra, tra una notte passata a trascrivere udienze e un’altra a comporre il nuovo city of gods, penso sia importante ricordare a tutti che domani ci sarà la sentenza dell’appello per i fatti dell’11 marzo 2006 a Milano, una sentenza che potrebbe cambiare la vita di 18 persone condannate in primo grado a 4 anni per non aver fatto assolutamente nulla se non condividere lo spirito antifascista di una giornata di mobilitazione. Per chi vuole saperne di più sul processo il sito della campagna che facemmo per sostenere gli arrestati è ancora lì e spiega tutto nel dettaglio: dovevadoevado.

L’appuntamento è per domani 8 novembre a palazzo di giustizia, ore 9.00, ma la sentenza è prevista per il primo pomeriggio.

Colgo l’occasione per pubblicare l’appello di supportolegale per partecipare alla giornata di mobilitazione del 17 novembre per non lasciare che la storia di genova venga scritta dai tribunali e che 25 persone paghino per quello di cui siamo stati tutti protagonisti insieme in quei giorni. Nei prossimi giorni questa mobilitazione sarà un leit motif del blog, percui preparatevi a sentirla spesso.

LA STORIA SIAMO NOI
Un appello alla mobilitazione di tutti per il 17 novembre

"La storia siamo noi" non è uno slogan. E’ un approccio preciso: da
un lato la storia sociale, dall’altro la storia del potere. Chi lo ha
cantato in questi anni lo ha fatto con l’istinto di chi sa di aver
vissuto un pezzo importante della storia, ufficiosa o ufficiale che
sia. E lo ha fatto pensando a Genova 2001. Con ogni mezzo necessario.
Dal 21 luglio 2001 in poi la giustizia e la politica hanno cominciato
la revisione della storia che ognuno di noi ha vissuto sulla nostra
pelle: coloro che si sono ribellati a una certa visione del mondo sono
diventati terroristi; coloro che hanno seminato il panico nelle strade
di Genova sono diventati i paladini dell’ordine e della giustizia.
Per sei lunghi anni tutto questo è serpeggiato nelle aule di tribunale,
mentre la nostra voce collettiva si affievoliva, con un processo di
rimozione collettiva che ha fatto sì che in molti dimenticassero che
Genova non è stata solo il terrore in divisa, ma anche e soprattutto la
forza e l’energia di centinaia di migliaia di persone che almeno per
pochi giorni hanno pensato che il mondo potesse essere diverso da come
ce lo hanno sempre raccontato e rappresentato.
Per sei lunghi anni il teatrino delle corti penali si è sostituito alla
presa di parola delle persone vive, nella convinzione che verità
giuridica e realtà storica in qualche modo convergessero, nella speranza che in
qualche modo tutto si sistemasse e non fossero in pochi a pagare la
stizzosa vendetta del potere.
Le requisitorie dei pm Anna Canepa e Andrea Canciani nel processo che
vede 25 persone imputate per devastazione e saccheggio, hanno
completato l’operazione di revisione della storia che è cominciata il
giorno dopo le mobilitazioni contro il g8 del 2001 e si sono concluse con la richiesta di 225 anni di carcere.
Pensiamo che sia arrivato il momento di prendere di nuovo la parola, di
gridare con forza che gli eventi del luglio 2001 appartengono a tutti
noi, di mobilitarsi in massa e con intelligenza per fare si che 25
persone non paghino per qualcosa di cui siamo stati protagonisti tutt*,
nessuno escluso.
Vogliamo rilanciare con forza la mobilitazione di massa del 17 novembre
a Genova, e tutte le iniziative tese a riappropriarci della nostra
memoria e del senso di quei giorni lontani sei anni ma ancora vivi in
quello che hanno rappresentato.
Vorremmo che tutti rilanciassero questo appello senza firme, senza
identità, senza se e senza ma, perché Genova non è finita, è ancora
qui, oggi, e riguarda tutti e tutti se ne devono fare carico, senza
esclusioni.

Per cominciare primo appuntamento a Genova: 17 novembre 2007
LA STORIA SIAMO NOI

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Geni dentro e fuori dal calcio

7 Novembre 2007 2 commenti

Tribute alla genialità di alcuni miei soci. Li invidio molto 🙂

 

 

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