Continuano gli incontri “a ruota libera”: Sergio Bologna

5 Novembre 2007 Commenti chiusi

Nell’ambito del ciclo di incontri “A ruota libera”, Intelligence Precaria e Chainworkers sono lieti di presentare:

 

Lunedì, 5 novembre 2007, h. 20.00-23.00

"Affinità e divergenze fra il compagno Sergio Bologna e noi"

Ospite: Sergio Bologna

Sergio Bologna è uno degli esponenti più importanti di quella corrente
di analisi socio-economica che ha caratterizzato il pensiero eterodosso
italiano dall’operaismo degli anni ’60 ad oggi. Autore di numerosi
saggi sulla storia del movimento operaio e non solo, ha coniato nei
primi anni ’90 il termine di “Lavoro autonomo di II° generazione” per
indicare le trasformazione qualititative del lavoro e il tendenziale
superamento della classico lavoro salariato fordista. Sulla base delle
sue recenti osservazioni relative alla condizione precaria e del lavoro
autonomo (raccolte nel volume “Ceti medi senza futuro?, Ed.
DeriveApprodi, 2007), battibeccherà con noi sui temi che ci stanno più
cari: organizzazione e rappresentanza della precarietà, forme della
soggettività precaria, pratiche cospir/attive e prospettive di
mobilitazione alla luce di sei anni di MayDay.

 

L’incontro si terra’ presso:
Il Centro Sociale Pergola,
Via della Pergola, quartiere Isola, Milano

Con inizio TASSATIVO alle ore 20.00.

Apertura dei cancelli, h. 19.00 per aperitivo, happy hour e chiacchiere.

 

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Insoddisfazione: regalare due punti a una neopromossa

4 Novembre 2007 3 commenti

carita per gli sfortunatiPerché sia chiaro da subito: siamo noi nerazzurri ad aver regalato due punti alla neopromossa Juventus, non loro ad averli conquistati. L’Inter commette il peccato veniale di non chiudere la partita, facendo vibrare nei suoi tifosi l’insoddisfazione di una vittoria tonda che a Torino avrebbe fatto godere molto. A livello sistemico non è un grave problema: la Roma sta ancora sotto di tre punti, la Juve di quattro e la Fiorentina è vicina a due, tra tutte essendo la più simpatica ma non certo quella che può intimorire.

Il primo tempo entriamo in campo contratti e la tensione si taglia con il coltello. La Juventus gioca la partita della vita ma non impensierisce minimamente. Ranieri è terrorizzato dal reparto offensivo nerazzurro, e fa giocare i suoi difensori altissimi per evitare di prendere gol. Infatti alla prima occasione in cui il fuorigioco non scatta, Cruz lanciato in porta non manca il bersaglio. Uno a zero. Tre minuti dopo è Ibra a trovarsi in gioco da solo davanti a Buffon ma non ci crede neanche lui e incespica, unico giustificato a soffrire un po’ la tensione e giocare da essere umano anziché da genio.

Tutti si aspettano che il vantaggio porti in campo un Inter più sciolta e convinta di chiudere la partita. Così non è, e qui sta il principale demerito della partita e di Mancini. I gobbi con il loro fair play riescono a distruggerci altri due titolari, Maicon e Figo, mentre Chiellini rifila una gomitata da prova tv e tre giornate di squalifica senza ricevere in cambio neanche un giallo. Misteri della fede. Noi sprechiamo palloni da gol a più non posso, e non è neanche Buffon che si supera ma proprio noi che pecchiamo di superbia. Mancini ha un embolo tattico e con Chivu in campo, quando entra Burdisso non avanza il romeno, ma l’argentino, spostando il baricentro della squadra di venti metri indietro mentre dominavamo. Risultato netto: il gol di Camoranesi con il solito colpo di culo della deviazione fortuita. Gli ultimi quindici minuti solo il fuorigioco ossessivo dei gobbi, i falli in attacco fischiati a caso (il più clamoroso il mani inventato di Rocchi ai danni di Cesar) evitano ai nerazzurri di ribaltare la gara e levare quel senso di insoddisfazione ai propri tifosi. Suazo entra al posto di Cruz per sfruttare la velocità, ma sbaglia tutto almeno due volte colpevolmente.

Alla fine regaliamo altri due punti a una squadra minore, che solo con la propria arroganza può affermare di "voler lottare per lo scudetto". Avevamo la chance di metterli a tacere per sempre, ma ci tocca rimandarla al girone di ritorno. L’arbitro Rocchi è evidentemente casalingo, ma un rigore negato per parte pareggia le questioni più spinose, checché ne dica il Milan che si rende ridicolo, mentre ributtanti sono i leccaculo che paga nei giornali per non citare della partita di sabato anche il rigore negato al Torino. Si sa, il fair play è anche questo, pagare le persone giuste nel posto giusto.

Ora, guardare avanti, verso mercoledì e verso le prossime partite in casa. Ancora primi in classifica, e con la grande eleganza di non fuggire per non levare il divertimento a chi guarda il campionato. 🙂

Update: apprendo la mattina successiva alla partita dai giornali che molti lamentano il mancato rigore di Cordoba su Del Piero, ma che nessuno sembra aver visto quello di dieci minuti dopo di Chiellini su Ibra. Apprendo anche che nessuno dei giustizialisti della domenica si sbraccia per chiedere la prova tv per la gomitata in faccia gratis di Chiellini (sempre lui guarda caso) su Ibra, che a parti inverse sarebbe sicuramente costata tre giornate al nerazzurro. Same old story, morning glory: questa è la differenza tra quando siamo più forti noi con classe e quando erano più forti loro con spocchia e tigna. Gobbi siete e gobbi resterete.

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La giusta distanza, un segno dei tempi

3 Novembre 2007 Commenti chiusi

Ieri dopo le fatiche notturne e diurne per chiudere il quarto numero
di City of Gods che uscirà il 9 novembre in occasione dello sciopero
generale e generalizzato, io e blanca ci siamo goduti un meritato
cinema serale, prima di collassare per sopraggiunto limite di ore di
veglia in due giorni 🙂

La Giusta Distanza non è il primo film di Carlo Mazzacurati,
ma per quanto mi riguarda è sicuramente il primo che mi fa un ottima
impressione. L’ambientazione è realistica e precisa, fatta con semplici
tocchi che dipingono un quadro generale estremamente vicino alla vita
di chi guarda il film: la dimostrazione che per fare un buon
noir/giallo non c’è bisogno di grandi invenzioni e di personaggi
caricaturali. Il film è un ottima operazione di popolarizzazione di
temi sociali, e drammaticamente di attualità. Mazzacurati sceglie una attrice di bellezza quotidiana ma rara (Valentina Lodovini), e un attore nordafricano
(Ahmed Hefiane) molto bravo, mentre il personaggio di Giovanni tutto
sommato ha qualche sbavatura (il vaffanculo all’avvocato io l’avrei
fatto rigirare, onestamente…)

Il film racconta dell’ordinario
razzismo delle città e della provincia italiana, della difficoltà di
integrazione, ma della facilità di oltrepassare gli stereotipi. Anche
la scelta del finale non è scontata e non cerca di rifugiarsi da un
mostro emergenziale a un altro, ammettendo la quotidianità del male
senza nessun indugio o velo giustificatorio. Un film molto godibile e
altamente consigliato, anche a Veltroni, che spero adesso si compiaccia dei risultati ottenuti con le sue esternazioni da auto eletto ministro degli esteri della UE.

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Finalmente David

1 Novembre 2007 2 commenti

 

La partita sulla carta parrebbe insidiosa, dato che il Genoa dopo le prime partite sta giocando bene. Onore alla squadra rossoblù che viene a San Siro e prova a giocarsela, ma negli spazi che lascia l'Inter domina dal primo al novantesimo minuto. I tre tiri in porta dei grifoni sono totalmente accidentali, in una partita che torna a dare a noi tifosi nerazzurri quella sensazione strana di non poter perdere una partita.

Orlandoni in porta all'esordio a San Siro all'alba dei 35 anni non deve fare molto ma quando serve c'è, a parte un paio di uscite a la toldo da brividi. Chivu-Cordoba come coppia centrale funziona abbastanza, anche se Samuel dà più certezze. A sinistra Maxwell spinge ma copre poco, e Maicon si conferma forse il terzino destro di spinta più forte del mondo. A centrocampo nonostante le assenze un Cuchu ritrovato e un immortale Zanetti garantiscono quantità, mentre Figo porta la qualità fondamentale per le punte. Davanti Crespo e Cruz sono disumani, anche se Valdanito si mangia due gol incredibili, forse sta lustrando le scarpe per domenica.  Quando entra Suazo il Genoa è stanco e le squadre sono lunghe. Al secondo pallone infila la porta con un pregevole tocco sotto, e dopo dieci minuti con uno slalom resiste a quattro cariche dei difensori genoani e scarta anche il portiere prima di venire abbattuto da Rubinho. Peccato, perché era un eurogoal meritatissimo. 

La partita non ha storia e l'Inter convince. Adesso è il momento di guardare alla sfida di domenica, sapendo che è vincendo gli scontri diretti che si conquistano i campionati. Noi intanto ci tocchiamo dove ci dobbiamo toccare.

 

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Genova, sicurezza e auspicabile crisi di governo

31 Ottobre 2007 3 commenti

 

Intanto che lavoro freneticamente per la chiusura del prossimo numero di city of gods, gli eventi intorno a genova e alla questione repressione/sicurezza tengono banco nella politica nazionale. Mi diletto in un breve post per cercare di mettere alcune castagne sul fuoco che secondo me vengono un po' prese alla leggera.

Ieri il governo è riuscito ad approvare un pacchetto sicurezza palesemente anticostituzionale, in cui le misure più gravi portano la firma invisibile del trio parisi/violante/amato: l'allungamento dei tempi di prescrizione (che per la sinistra giustizialista à la violante  equivale a minacciare i "criminali" che non sfuggiranno alla legge, ma che di fatto significa intasamento ulteriore delle aule di giustizia per tutta una serie di reati minori che rimarranno appesi per ulteriori anni in attesa di giudizio) e carcere diretto dopo il primo grado per i reati che causano allarme sociale. Ora ci sono due problemi gravissimi in questa seconda misura: il primo è la definizione di reati che causano allarme sociale, che include la rapina, ad esempio. Forse non tutti frequentano le aule di tribunale e non sanno che una rapina è anche quando io ti strappo un giubbino di dosso, in pratica un furto con esercizio anche di moderata violenza su una persona per il codice si chiama rapina. Questo significa che tutta una serie di furtarelli ridicoli come anche quelli dei cellulari tra pischelli a scuola saranno punibili con il carcere dopo il primo grado, con implicazioni non difficili da prevedere: affollamento di carceri, vite spezzate, in generale una situazione che più lontano dal fine rieducativo della pena non si può. Inoltre il problema è che questa norma causerà un cambiamento radicale negli appelli di secondo grado, che spesso ora si concludono con una riduzione di pena o addirittura con un ribaltamento della sentenza di primo grado. Gli appelli avvengono dopo un anno e rotto dalla prima sentenza, e vorrò vedere quale giudice in secondo grado ribalterà la sentenza costringendo lo stato a pagare indennizzi per ingiusta detenzione a  mezzo mondo. Anche qui sono evidenti le implicazioni: appelli duri, e in pratica una svalutazione dei successivi gradi di giudizio. Giustizialismo come si diceva.

Come se non bastasse, ieri Italia dei Valori e Udeur, nella loro lotta intestina contro la "sinitra radicale" hanno votato insieme alla destra per bocciare il progetto di commissione parlamentare sul g8, al grido di "non si può processare la polizia". Attenzione perché questo grido, che era già stato sollevato quando la commissione era stata messa all'ordine del giorno dall'avvocato Ligotti, sottosegretario della commissione giustizia in forza a IdV e difensore di uno dei più alti papaveri coinvolti nel processo Diaz, Francesco Gratteri, è  uno specchietto per le allodole che nasconde movide politiche ben più tristi sulla pelle della storia e della gente.  Io in realtà sono contento che la commissione sia stata bocciata – su questo ho già litigato con tutti quindi potete aggiungervi alla lista di chi mi insulta – per diversi motivi: la forza di chi proponeva la commissione come parte del programma (inclusa la povera Heidi che su questo prende secondo me un grave abbaglio anche se in buona fede) è pari allo zero assoluto, cosa chiarissima sin da quando per uno dei garanti della commissione era stato proposto il nome di Gianni De Gennaro. La commissione in queste condizioni avrebbe avuto una conclusione scontata: "ci sono state sì violenze, ma ad opera di poche mele marce delle forze dell'ordine e in ogni caso per colpa dell'attività sconsiderata della parte violenta dei manifestanti"; in pratica tutta colpa del bb. Per questa versione della storia, non abbiamo bisogno di una commissione parlamentare bulgara che dia man forte all'operazione giudiziaria di insabbiamento della verità molto più complessa che si cela dietro gli eventi di Genova, e perseguire con forza l'obiettivo (un po' sbandierato) della commissione senza avere la forza di garantirne una funzione realmente storica è un errore politico marchiano.

Ma c'è un altro motivo per cui non è un male che la commissione sia stata bocciata. Forse Rifondazione e compagnia varia a furia di prendere portellate in faccia (di cui quelle citate sopra sono solo le ultime due) si renderà conto che questo governo è in preda a una crisi democratica che ricorda veramente il sudamerica dei tempi andati, in balia di interessi forti e obiettivi miseri di politicanti da strapazzo. Manca poco e metteranno fuori legge pure la bestemmia, o il lavoro forzato come misura di redenzione dei criminali. Non mi stupirei più di nulla. Forse sarebbe il caso che Rifondazione (che negli ultimi giorni ci ha fatto sudare cinquanta camicie prima confermare la propria partecipazione al 17 di novembre al corteo genovese, lamentandosi della mossa disobbediente di indire il corteo senza confronto – cosa vera, ma di cui si lamentano solo perché non hanno potuto farlo loro al posto dei veneti, per cui un po' in malafede) si decidesse a dare una spallata a sta crisi, e facesse cadere questo governo di merda. Forse un bagno nella palta dell'incertezza istituzionale e dei veri problemi di territori e persone farebbe bene a molti che siedono nei palazzi. 

Ho scritto di fretta e alcuni passaggi saranno abbozzati, ma se non lo facevo adesso non avrei più trovato il tempo.

 

Un mini rigurgito valenciano

28 Ottobre 2007 Commenti chiusi

 

La palla continua a viaggiare contro la porta rosanero, ma non entra. Un po' come Valencia, con la differenza che qui non usciamo da niente. Magari approfittiamo poco della possibilità di una prima fuga abbastanza consistente. Il primo tempo è altalenante, mentre nel secondo tempo il Palermo non vede quasi la porta. Solo le parate di Fontana (bastardo ex nerazzurro 🙂 negano a Ibra un gol di tacco e di testa, e a Stankovic un gol splendido in mezza rovesciata, mentre la traversa nega il gol a Chivu. Altri arrivano vicinissimi al gol e Farina nega un solare rigore su Ibra, ma non è questo il problema. Ci mettono del suo anche gli infortuni di Stankovic e il poco tempismo nei cambi di Mancini che butta dentro Cruz solo al 40esimo, mentre era evidente che serviva un po' di verve prima.

Dietro non ci sono sbavature e addirittura Orlandoni (il nostro terzo portiere) che entra al posto dell'acciaccato Julio Cesar – che forse era meglio non giocasse proprio senza sprecare un cambio – gioca perfettamente facendo gola sicuramente a una  squadra di serie A che in questo momento lotta per la retrocessione e ha una maglia a strisce verticali rossonere. Chivu a sinistra convince e Samuel è disumano, mentre Maicon è un po' diesel. 

A centrocampo Cambiasso è tornato ai suoi livelli, mentre Stankovi non c'è. L'infortunio però ci toglie qualità al settore, anche se Dacourt si improvvisa anche impostatore di gioco e sfiora il gol con un sinistro a girare da fuori area. Cesar sembra essere tornato un bidone, ma speriamo sia solo una fase.

Davanti Ibra e Suazo non si capiscono, è evidente. In più l'honduregno non riesce a fare i movimenti giusti con il risultato che là davanti si vede poco gioco. Infatti in cinque minuti più recupero crea più occasioni Julio el jardinero che non il velocista centroamericano. Peccato non entri il gol di tacco di Ibra che sarebbe meritatissimo, come la vittoria in una partita a senso univo.

Facendo i filosofi si potrebbe dire che alcuni punti bisogna lasciarli ogni tanto, e che il Barbera è sicuramente un campo meritevole per quest'opera di bene. Adesso gradirei che i nerazzurri mi facessero vedere un'altra sfilza di vittorie. Senza offesa, eh! 🙂

 

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Genova non è finita… e due

26 Ottobre 2007 Commenti chiusi

 

Nuovo articolo per nazione indiana, mentre oggi si sono espresse le difese per gli imputati per i fatti dell'11 marzo a Milano. Un 2007 maledetto nei tribunali. Vi copio qui l'articolo per nazione indiana, e vi rimando al mio socio per il riassunto dell'udienza per l'11 marzo, mentre su supporto c'è la trascrizione completa. PS: lo stato, tanto per confermare da che parte sta ha chiesto 2 milioni e mezzo di euro di danni a 25 persone imputate per devastazione e saccheggio. come se la galera non bastasse.

Genova non è finita – 2

Sapevo che ottobre non sarebbe stato un mese entusiasmante per
seguire i processi genovesi, ma saperlo non aiuta a reprimere le
emozioni che ascoltare ogni martedì e ogni venerdì i pubblici ministeri
Anna Canepa e Andrea Canciani mi provoca. Il mese di ottobre è stato il
mese che i pm si sono presi per rileggere i fatti di Genova a modo
loro, per riuscire a presentare al mondo la loro versione della storia,
la loro versione della verità, dei torti e delle ragioni. Non c’è
bisogno di dire che non è la stessa che ho vissuto io. O voi.
Le loro conclusioni sono più eloquenti di ogni altra cosa: “chiamiamo
genova per quello che è stata, devastazione e saccheggio.” In termini
di richiesta di condanna vuol dire pene dai 6 ai 16 anni per le 25
persone che l’accusa di Genova ha ritenuto responsabili di tutto ciò
che è accaduto a Genova. Vuol dire che persone che sono ritratte in
decine di foto mentre non fanno nulla o tutt’al più lanciano due sassi
dovrebbero essere condannate secondo l’accusa di Genova a tanti anni
quanto la Franzoni per aver ammazzato suo figlio piccolo. Il bello è
che mentre parlano i pm si vede che si sentono i portatori di una nuova
morale nelle lande devastate e saccheggiate della storia italiana.
Una nuova interpretazione del diritto che si riassume nella frase: “la
responsabilità morale in questi casi è più importante della
responsabilità materiale”. Quanti di voi si sentono “moralmente”
responsabili di Genova? o anche solo “politicamente responsabili”?
Ecco, tutti noi, tutti, secondo questi pm dovremmo essere imputati di
un reato che risale all’anteguerra e che dovrebbe portarci anni in
galera. Tanti anni.
Una nuova interpretazione della storia e del buon senso quando Canepa e
Canciani si soffermano su quei giorni: “le persone hanno
deliberatamente scelto di proseguire gli scontri. Dopo la prima carica
contro le tute bianche, ad esempio, che comunque e’ stata breve e non
particolarmente violenta, potevano sempre tornarsene indietro e
eventualmente denunciare le violenze di cui sono stati testimoni”.
Oppure: “le forze dell’ordine possono aver sbagliato a decidere la
carica, ma quando hanno deciso, hanno agito coerentemente e non
particolarmente male”. E ancora: “alla fine dobbiamo ricordare che i
cassonetti le persone li hanno messi in strada ben prima che i blindati
caricassero a folle velocità, cosa che comunque è avvenuta solo due o
tre volte”. I pm, gli uomini nuovi della verità e della giustizia,
stanno minimizzando tutto quello che hanno combinato le forze
dell’ordine in una delle loro più note e più terribili debacle.
Il colmo lo raggiungono quando per lavarsi la coscienza, i pm si
auspicano che “la medesima severità che stiamo chiedendo sia usata nei
confronti dei massacri compiuti dalle forze dell’ordine e che vanno
condannati”. Penso che il problema sia di intendersi sul termine
massacro, e forse anche sul termine ordine. Perché secondo i pm quelli
compiuti sotto i portici di via Gastaldi a Genova, o nel cortiletto
della Metalfer, o durante la carica di via Tolemaide, o il sabato
pomeriggio sul lungo mare, non sono massacri, ma legittime cariche per
disperdere i facinorosi. E sempre secondo i pm “tutela dell’ordine
pubblico” vuol dire anche quello che si è fatto a genova, “forse era
meglio lasciare tutto in mano ai manifestanti, qualcuno ci vorrà dire!”
– ha gridato Canciani. Io penso per un’istante che se fosse stato
lasciato fare ai manifestanti ci si sarebbe limitati a un po’ di reati
contro il patrimonio. E continuo a pensare che qualche vetrina
spaccata, qualche auto bruciata, non valgano la vita di una persona.
Perché continuo ad arrovellarmi e non riesco a capire come si possa
mettere le cose sullo stesso piano. Come sia possibile che i pm che
hanno raccolto la testimonianza di Placanica, continuino a ritenere
legittimo quell’atto e non la resistenza di centinaia di migliaia di
persone. Come sia possibile che uno dei pm chiamati mentre si stava
procedendo alla operazione alla Diaz, abbia il coraggio di chiedere
giustizia per quella notte. Perché poi il vero problema è che questi pm
sanno benissimo che i reati con cui si stanno imputando i poliziotti
nel processo Diaz si prescriveranno nel 2009, come anche quelli del
processo di Bolzaneto, mentre il reato dell’articolo 419 del codice
penale, devastazione e saccheggio, si prescriverà nel 2024. E sanno
anche che non esiste il reato di massacro, o anche solo la volontà di
trasformare delle condanne in qualcosa di realistico e politicamente
significativo.
Per settimane ho passato e ripassato questi pensieri, accorgendomi che
tutti intorno a me continuano a pensare che un delitto contro una cosa
è peggio di un delitto contro una persona, e che per questo 25 persone,
prese a caso tra 300.000 manifestanti paghino per tutti.
Chiamiamo Genova per quello che è stata: una rivolta; qualcosa che ha
gelato il sangue nelle vene del potere. E l’acrimonia dei pm nella loro
requisitoria finale, la loro voglia di passare alla storia e di punire
severamente chi sono riusciti a trovarsi per le mani, è la
testimonianza più efficace della voglia di vendetta che anima chi si
sente il cuore e il guardiano di un sistema che chi era a Genova voleva
combattere.
Non è ancora troppo tardi per far sentire la nostra voce e dimostrare che Genova non è finita.

[un appello qui]

 

Venerdì 26 ottobre: un incontro per parlare di processi e di come affrontarli

25 Ottobre 2007 1 commento

 

Riporto l'appello per un'assemblea pubblica per confrontarsi su processi e forme di supporto e appoggio per affrontare la dimensione repressiva. L'appuntamento è per venerdì 26 ottobre 2007, ore 21.00 al Teatro Barrios in via Boffalora 51, in Barona, a Milano.

PS: né ieri al processo né alla serata i buoni si sono visti. Chissà dove trovano il loro coiffeur by night <grin>

Un incontro per discutere sui processi contro i movimenti

L'azione durissima della magistratura nel processo sugli scontri dell’11 marzo 2006 in corso Buenos Aires a Milano s'inserisce nel generale clima di repressione che colpisce le vite di decine e decine di persone dalla Sardegna a Cosenza, fino ad arrivare al capoluogo lombrado,attraverso l'uso di reati associativi e similari (reati di pericolo come devastazione e saccheggio ad esempio) e di inchieste gestite mediaticamente in stile "sbatti il mostro in prima pagina", attraverso lo stillicidio di denunce contro singoli per reati "minori", lo sgombero forzato degli spazi sociali occupati, la repressione del diritto alla mobilità come per esempio la vicenda dei treni per il corteo contro Bush a Roma.
In una prospettiva più generale gli spazi di agibilità politica delle varie forme di protesta, resistenza e antagonismo che si muovono al di fuori degli schemi precostituiti vengono ad essere profondamente limitati.

In prospettiva del processo di appello per la manifestazione antifascista del 11 marzo 2006 a Milano nasce un ambito composto da alcuni imputati, da compagni e compagne milanesi, “LibereRibelli”, con l’esigenza di riprendere il dibattito e di formulare una proposta collettiva di mobilitazione.
Un ambito che nasce dall’esigenza di rilanciare il dibattito e la mobilitazione, partendo dalla vicenda degli arresti di C.so Buones Aires, per aprire una riflessione sullo sviluppo delle politiche repressive in un contesto più generale di deriva autoritaria della società.
All’interno di una più articolata campagna di informazione e di lotta abbiamo individuato la necessità di costruire un convegno/incontro che diventi un momento di discussione e di approfondimento per connettere le varie esperienze, le vicende processuali e le campagne di liberazione e d’informazione che si sono sviluppate.
La questione che è necessario affrontare è se stia maturando “un salto nel livello repressivo dello Stato” nei molteplici procedimenti giudiziari che si stanno svolgendo nel nostro paese contro il “movimento”, contro i suoi attivisti e le lotte a cui partecipano.

Il processo per gli scontri dell'11 marzo 2006 ne è un esempio: in corso Buenos Aires scoppiavano scontri fra la polizia e i manifestanti, 43 persone venivano rastrellate e arrestate dalle forze dell' "ordine" perché trovati nei pressi del luogo.
Per 25 antifasciste/i dei fermati vengono confermati gli arresti, mentre nel clima di campagna elettorale i mass media e tutto l'arco politico e istituzionale già pronunciano la sentenza di condanna stigmatizzando la manifestazione come teppismo politico e gli arrestati come i nuovi barbari.
I 25 restano in carcere preventivo per 4 mesi fino alla fine del processo di primo grado che ne condanna 18 a 6 anni, scontati a 4 per il rito abbreviato, ai sensi del reato di "devastazione e saccheggio", un reato in disuso dall'immediato dopoguerra, con una pena prevista dagli 8 ai 15 anni di reclusione, che attraverso la gravità delle imputazione consente lunghe misure preventive di detenzione tra carcere, arresti domiciliari e obblighi di firma.
Dopo un tentativo fallito a Torino alla fine degli anni ’90 e un primo uso nei confronti degli ultrà, dal G8 di Genova in poi la magistratura sta tentando di contestarlo regolarmente nelle inchieste relative ai disordini di piazza.
A Milano si vuole creare un precedente molto grave nell’applicazione del reato di “devastazione e saccheggio” applicandolo alla protesta politica. L’escamotage di utilizzare il "concorso morale" ha infine consentito al giudice di condannare 18 persone a 4 anni di carcere, senza bisogno di contestare prove ed episodi specifici.
Una pena collettiva che ha una funzione di monito generale in quanto punisce la semplice partecipazione ad una manifestazione.
A fronte di questa stretta repressiva è apparsa evidente la complessiva impreparazione di tutti coloro che dovevano occuparsi di dare una risposta.

Adesso è importante iniziare nuovamente a discutere, far circolare informazioni e collettivizzare le esperienze.
Quindi l’idea di un incontro che partendo dal racconto degli avvocati, degli imputati, delle realtà di movimento, dei comitati di genitori o altro, di come hanno operato, di come hanno reagito di fronte al fenomeno repressivo, si possa costruire un confronto e conoscenza reciproca.

La complessità della materia in oggetto anche in relazione al fatto che molteplici sarebbero le vicende da analizzare ci ha fatto considerare l’ipotesi di costruire un convegno su più momenti assembleari.

Momenti assembleari che innanzitutto si strutturino attraverso blocchi tematici di confronto, che noi abbiamo individuato in:

 

  • elementi giuridico / politici (quali reati contestati, quale interpretazione e uso politico ne è stato fatto)
  • reti di appoggio e mobilitazione (familiari, comitati, ecc)
  • reti di appoggio legale
  • reti di avvocati
  • rapporti tra imputati
  • strategie processuali
  • strategie mediatiche

 

Un altro elemento importante per la costruzione degli incontri è l’individuazione delle esperienze processuali, e la disponibilità di che a vario titolo ne è coinvolto.
Sono molti i processi che si stanno celebrando, in via di conclusione e che a breve partiranno, e abbiamo l’esigenza di analizzarne alcuni, discutere le varie problematiche e criticità per valorizzarne gli aspetti positivi.

Infine il convegno si concluderà con un momento di discussione finalizzato, nelle nostre aspettative, a risaldare rapporti di scambio,solidarietà e dibattito tra le esperienze e soprattutto a lanciare iniziative di mobilitazioni che coinvolgano diverse realtà sul territorio nazionale.

Cogli al balzo la palla precaria

25 Ottobre 2007 Commenti chiusi

Un breve post per segnalare che in previsione dello sciopero generalizzato del nove novembre uscirà il nuovo numero di city of gods, il free press aperiodico fatto da precari per i precari. Presto il free press avrà un suo corrispettivo online dove si spera di riuscire a convogliare molte energie per invertire il panorama desolante in termini di informazione e comunicazione da e per i precari. Se volete partecipare date un occhio al decalogo e dateci una mano!

Inoltre venerdì 26 ottobre sera in pergola, alle ore 20.00 circa, si terrà il terzo incontro "A Ruota Libera", con Valery dei Justice 4 Janitors, organizzazione sindacale veramente interessante del panorama statunitense. I temi caldi della serata saranno le forme di autorganizzazione dei precari nel mondo.  

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Aggiornamenti sul caso simbolo dell’articolo 129a in germania

25 Ottobre 2007 Commenti chiusi

L'articolo 129a del codice penale tedesco è l'analogo del 270 bis e seguenti del codice italiano: leggi pensate per fare fronte all'incapacità da parte dello stato di incriminare movimenti e nuove forme di organizzazione politica e militante, e per creare ad hoc le necessarie emergenze che tengano a galla la sensazione diffusa di paura e la conseguente abiura delle proprie libertà fondamentali in cambio di una aleatoria sicurezza. Questi articoli in sostanza consento ai giudici di sviluppare inchieste (spesso sobbillati dalle solerti forze dell'ordine) senza lo straccio di una prova, di usare con molta libertà e leggerezza misure preventive estremamente aggressive, con il risultato netto finale di una bellissima prima pagina di giornale comodissima per tutti tranne che per quelli che ci si ritrovano infilati in mezzo.

Il recente caso tedesco è emblematico del senso dell'articolo 129a: 3 persone sono state arrestate con l'accusa di partecipazione ad un gruppo terroristico la cui attività consisterebbe nell'incendio di alcuni veicoli dell'esercito senza alcun danno alle persone. Anche se fossero colpevoli in uno stato di diritto verrebbero imputati di incendio doloso e danneggiamento. Invece no: articolo 129a, carcere preventivo e isolamento 23 ore al giorno, senza possibilità di incontrare il proprio avvocato se non una volta alla settimana e sotto il controllo delle forze dell'ordine. Qualcuno dovrebbe spiegarci cosa c'è di "democratico" e di "moderno" in questo trattamento settecentesco. Ma non finisce qui.

Altre quattro persone vengono arrestate in quanto "teste" dell'organizzazione: si tratta di sociologi e ricercatori, considerati leader di questo fantomatico gruppo perché  colti a usare parole come "gentrification", "precarizzazione", "marxismo-leninismo" nei propri articoli, e perché in quanto aventi la possibilità di accedere a biblioteche in grado di dotarsi degli strumenti per scrivere i volantini del gruppo. Il trait d'union tra i due gruppi di arrestati sarebbero due incontri avvenuti in un pub tra alcuni dei primi arrestati e Andrej H., uno dei ricercatori, sospetti in quanto avvenuti senza il proprio telefono cellulare. Quindi, occhio per tutti: non dimenticatevi mai il cellulare, sarete sospettati di terrorismo!

Di questa vicenda avevo tradotto un buon articolo scritto per statewatch, e ne riparlo ora perché eravamo rimasti al punto in cui un giudice doveva decidere dell'appello che aveva portato alla scarcerazione di Andrej, un mio amico e compagno tra le altre cose. Il giudice avrebbe dovuto sostanzialmente decidere se la definizione di terrorismo usata nell'inchiesta al fine di contestare il 129a fosse consistente con le direttive europee in termini di definizione dell'attività terroristica.

Purtroppo ieri, 24 ottobre, il giudice ha deciso di non pronunciarsi nel merito, ma solo di confermare l'annullamento del mandato di arresto per Andrej, una bella notizia, ma che lascia in sospeso una questione fondamentale per smontare il dispositivo giuridico-repressivo che sta dominando le civiltà occidentali dagli anni settanta in poi. Il giorno che riusciremo a distruggere l'uso strumentale della parola terrorismo e il conseguente uso di tutta una serie di leggi ad hoc che hanno minato le fondamenta delle nostre libertà fondamentali, sarà un giorno da festeggiare in grande stile. Ma è un giorno di cui chi governa ha una paura fottuta. 

Maggiori informazioni:  http://einstellung.so36.net/en