Anche negli anni più incredibili tifare inter significa soffrire

16 Aprile 2007 1 commento

Nel primo tempo l'inter non entra in campo. Parte del contratto di Grosso prevede che faccia fare un gol al Palermo, e lascia i chilometri a chiunque. Dopo tre minuti riusciamo a far segnare il peggior mezzo giocatore del campionato, l'airone Caracciolo. Uno si aspetta una reazione? Nessuna. Allora il Palermo pensa bene di mettere una seconda palla in fondo al sacco al quarantacinquesimo. E il peggior guardalinee del campionato annulla un gol regolare al Palermo, mentre in compenso Rizzoli ha messo fischietti e cartellini nel deretano. In compenso neanche Figo riesce a toccare un pallone decentemente e sbaglia clamorosi controlli

Alla fine del primo tempo ho già battuto il mio personale record di bestemmie. Fortunatamente nel secondo tempo il Palermo non esce più dalla sua metà campo (e non è un modo di dire). Ci fischiano due fuorigiochi che sa solo gesù se c'erano o meno, un gol regolare annullato, due rigori negati. Mettiamo dentro due gol e quasi un terzo con un assist che Adriano non farà mai più nella sua vita (esterno sinistro dalla linea di fondo): Ibra tocca leggero e Fontana è proprio sulla traiettoria.

C'è da dire che Mancini prima di cambiare l'assetto tattico comunque aspetta il ventesimo del secondo tempo. Stankovic e Ibra fanno la differenza, ma in generale Zanetti è un migliore terzino di Grosso (nonostante sia il ruolo del secondo e non del primo), e anche il resto della squadra si sveglia, incluso maestro Figo.  

Essere interisti significa soffrire fino alla fine, anche nell'anno in cui potevi fare il culo a tutti. Che ci dobbiamo fare? Se volevamo nascere con il culo dalla nostra parte nascevamo rossoneri; se volevamo nascere paraculati nascevamo gobbi. Invece ci tocca essere nerazzuri, la squadra che fa soffrire di più i suoi tifosi insieme al Genoa.  

Adesso vorrei ibernarmi fino a mercoledì. Alle 17.30, bastardo l'Osservatorio del Viminale.

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我喜欢中国人 : Milano e la psicosi delle bandiere rosse

13 Aprile 2007 11 commenti

 

Come volevasi dimostrare le trasmissioni televisive e i quotidiani di oggi sono un rullo compressore a senso unico: gli scontri nella Chinatown milanese di giovedì 12 aprile sono un aggressione premeditata all'ordine costituito da parte di immigrati illegali che vogliono sovvertire l'ordine costituito della magnificente capitale economica del paese. Quando Milano ha un problema, quando viene segnata dai conflitti che storicamente le appartengono, dalle frizioni tipiche di un luogo in cui la pressione economica per la sopravvivenza è sempre alta, la scena che gli opinion-wannabe-maker dipingono è sempre la stessa: l'apocalisse, la crisi dell'ordine costituito, l'attacco al senso di ineluttabilità del modo in cui le cose funzionano qui da noi, in Italia

Basta ovviamente spostare leggermente gli occhi dal pensiero unico propagandato con prosopopea di tromboni ovunque per farsi venire più che qualche legittimo dubbio. Con una importante nota: non stiamo parlando di una rivolta proletaria, nonostante il terrore che l'esposizione delle bandiere della Repubblica Popolare Cinese ha evocato in tutti i benpensanti milanesi, ma dell'esplosione della frustrazione di una comunità fortemente conservatrice, fortemente "borghese", anche se vorrebbero farci credere il contrario per accorpare il mostro immigrato al mostro economicamente subalterno e "rivoluzionario".

I cinesi si sono iniziati a stabilire a milano sin dai lontani anni Venti, e la zona di Paolo Sarpi è stato sempre l'epicentro di questa comunità. In quella zona i cittadini cinesi si sono comprati a suon di centinaia di migliaia di euro i negozi e gli appartamenti della zona, hanno pagato le loro licenze (anche per la vendita all'ingrosso), hanno pagato le loro mazzette ai vigili urbani. Ora, in assenza di cose più utili da fare, Letizia Moratti (che traghetta la destra nel suo quattordicesimo anno di governo nella metropoli) ha ben pensato di invocare "la legge uguale per tutti" e di decidere arbitrariamente che via Paolo Sarpi è l'unico posto a Milano dove il trasporto su carrello delle merci è proibito. La legittimità di una misura discriminante di questo tipo è più che dubbia, il fatto che si inserisca nella battaglia per misure legali uguale per tutti è assolutamente escluso. 

Ma non basta: non solo la Moratti predica uguaglianza di fronte alla legalità e poi pratica il contrario, ma ovviamente l'applicazione della cosa è totalmente a senso unico. Gli italiani continuano a scaricare le bibite per i bar della zona con il loro carrellino, mentre i cinesi non possono farlo. Vorrei capire dove sta la differenza tra uno e l'altro, e vorrei capire perché in corso Vittorio Emanuele posso girare con un carrellino e in via Paolo Sarpi no. 

Come se non bastasse, il Fuhrer cittadino ha deciso bene di proporre Paolo Sarpi come prossima zona pedonale. I motivi di questa scelta sono quanto meno nebulosi, dato che Paolo Sarpi non è una zona ricca di attrazioni turistiche o di altro. Se è per facilitare lo shopping, allora dovrebbe proporre la stessa cosa anche in corso Buenos Aires, ma ho il sospetto che non se lo possa permettere (proprio in termini di viabilità, prima ancora che di "economie locali"). 

Se confrontiamo tutte queste misure alle proteste che le hanno generate ("non riesco a camminare sui marciapiedi che sono troppo stretti" [come se non bastasse allargare i marciapiedi]; "non ci sono più negozi italiani" [come se i negozi si fossero venduti da soli]) ci risulta un po' fuori misura il tutto. Se poi sommiamo l'ultima illuminante proposta della destra i dubbi diventano anche peggiori: perché la proposta formale della Moratti è  "delocalizzare i cinesi", tradotto in parole povere deportare le persone che hanno comprato a caro prezzo case e negozi, alimentando i nuovi borghesucci milanesi, in periferia.

Pensare che io credevo che la Moratti fosse liberista, ma deve essere un vizio dei liberisti nostrani quello di invocare il libero mercato e poi gettarsi nel protezionismo più becero e nel controllo della produzione e del territorio come neanche la fu Unione Sovietica si sarebbe azzardata a fare.  Quello che mi chiedo è perché nessuno noti questa lievissima idiosincrasia.

Ieri sera alle 18.30 via Paolo Sarpi era ancora completamente militarizzata, con gli elementi più grossi, pelati e violenti del III Reparto Mobile schierati a guardare in cagnesco i cinesi che ancora tenevano chiuse tutte le saracinesche. Verso le 21.30 sono andato nel mio ristorante di fiducia, il Long Chang, (a pari merito con il Ju Bin che da vero ras del quartiere non ha neanche lontanamente pensato di tenere chiuso sfidando gli sguardi dei solerti tutori dell'ordine), e poi più tardi sono passato dal mio bar di cinesi di fiducia in quartiere Isola. Alla mia curiosità mi hanno risposto nello stesso modo (faccio una compilation): "la gente ha fatto debiti per duecento mila euro, ha una famiglia da mantenere, perché non può lavorare?"; "se non volevano i cinesi, non accettavano i soldi e non ci vendevano il negozio"; "la legge è uguale per tutti, e allora perché gli italiani possono scaricare come vogliono e io invece no?"

Molte domande per i cinesi di Milano, ma se le traduciamo sono le stesse domande che un po' tutti dovrebbero farsi sulla morale e la giustizia a corrente alternata che caratterizza da sempre il governo destro cittadino, la logica del double standard che protegge i cazzi miei a scapito dei cazzi degli altri, senza soluzione di continuità e dietro il paravento del mostro che mette in pericolo l'ordine sociale, la legalità e la sicurezza. Con la collezione di danni e scontri che in 15 anni ha raccolto la destra a Milano, chiunque con un po' di dignità si sarebbe ritirato, mentre nella illuminata metropoli gli specchietti per le allodole della necessità di 500 poliziotti, di maggiori controlli, di maggiore rigore, di maggiore questo e quello, funzionano perfettametne nel distrarre menti troppo poco allenate a ragionare e troppo spesso abituate ad obbedire.

 

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Critica della Ragion Criminale

13 Aprile 2007 Commenti chiusi

 

Prima di addentrarmi nelle vicende milanesi, mi prendo un filo di tempo  per parlare dell'ultimo libro che ho letto, dopo averlo lasciato nel mio spool per quasi tre mesi. Critica della Ragion Criminale parte da un ottimo spunto narrativo, ovvero l'ipotesi di un ultimo lavoro perduto di Immanuel Kant che esplora i recessi inesplorati dell'istinto umano. L'intreccio del libro è intrigante anche se a un certo punto è fin troppo ovvia la conclusione, ma la curiosità sul senso che il filosofo razionale per antonomasia presenterà alla fine dei conti prevale e ti guida fino in fondo al libro. 

L'intuizione molto interessante riguarda proprio la filosofia kantiana: Michael Gregorio rilegge infatti il pensiero razionale di Kant come un preludio a Nietzsche, alla sua immersione nelle profondità dell'animo umano, trasforma il razionalismo di Kant in una ineluttabile premessa per l'irrazionalismo che lo seguirà. Il cielo stellato sopra di me e le tenebre profonde dentro di me.

Quello che non riesco a digerire di questo libro, come del libro di Valeria Montaldi di cui parlai qualche mese addietro, è il linguaggio artificiosamente spostato nel passato, una ricercatezza di termini desueti calati nel contesto di frasi moderne. Intendiamoci, uno può decidere di scrivere un romanzo iperrealista nel linguaggio dell'epoca in cui ambienta la storia, ma allora come Pynchon in Mason & Dixon si assume la responsabilità di una ricerca filologica degna di questo nome. Piazzare fraseggi antiquati a caso nel mezzo di un racconto moderno in tutto il resto risulta molto fastidioso per chi legge. Gregorio ha forse l'attenuante della traduzione che potrebbe non essere fedele alla lingua originale francese, rimane però il fatto che affettare erudizione è sempre irritante (almeno per me).

In ogni caso il libro è consigliato e merita un ampio sei e mezzo 🙂 

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Blackswift e i cinesi!

12 Aprile 2007 4 commenti

Mentre io rammodernavo la grafica della pagina di blackswift (grazie carl0s!) mi sono perso il momento più importante della recente storia milanese: gli scontri tra i cinesi e gli sbirri… Mannaggia, vedi quando mi metto in autismo!!!

Le foto mostrano abbastanza chiaramente che come al solito i solerti tutori dell'ordine ci vanno leggeri quando hanno di fronte persone dei cui diritti possono allegramente fregarsene: ad esempio in una delle foto del corriere c'e' un signore con un manganello estensibile, che non mi pare faccia parte delle armi ordinarie per l'OP della Polizia Italiana. E' un giovane del quartiere che aiuta la polizia? E' un poliziotto in borghese che COME SEMPRE pensa di essere al di sopra della legge? In un altra foto mentre un signore orientale è tenuto fermo dal dirigente del reparto un altro poliziotto in borghese gli sferra un pugno che lo lascia al suolo: questo poliziotto sarà denunciato per lesioni? per abuso d'ufficio? Oppure si avvarrà della consueta impunità?

In ogni caso immagino che le opinioni anti-cinesi siano già formate in merito e spiattellate su tutti i media, tanto per stare sicuri e non criticare mai la polizia, che ci mancherebbe fa sempre e solo il proprio dovere…. Che schifo l'italietta.

Update

Infatti mano a mano che va avanti la giornata le notizie si deformano ad arte per dare una certa percezione dell'accaduto: le prime ansa parlano di "bottiglie d'acqua lanciate alle forze dell'ordine in tenuta antisommossa", mentre l'ultimo aggiornamento su repubblica parla di "14 agenti feriti e 5 cinesi". Ora, mi pare ci sia una lieve discrepanza: a parte il fatto che sappiamo bene come i baldi poliziotti si facciano refertare anche le storte per dare l'impressione che gli scontri o i diverbi siano molto più cruenti di quello che sono (e per aver quindi la scusa per le proprie di violenze), c'è da dire che voglio capire come hanno fatto due bottiglie d'acqua lanciate a generare 14 contusi tra gli agenti… O sono dei completi idioti, o ci marciano. Tanto da far dire a De Martino (storico supporter dei comitati di quartiere e numero due di AN dietro De Corato a Milano) che oggi si dovevano usare metodi civili e non il pugno di ferro…. Sono confuso, ma l'unisono scandalizzato di tutti i giornali mi rincuora: Bandiere rosse dappertutto

Mamma, li comunisti, quelli veri!!!!

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Incendio distrugge i locali di Cuore Nero (prima che apra)

11 Aprile 2007 25 commenti

 

Stamattina apro le notizie, e non sempre sono così male. L'ANSA lombardia riporta la seguente:

Attentato incendiario nella notte a Milano
Danneggiato un circolo culturale di estrema destra
(ANSA) – MILANO, 11 APR – Un attentato incendiario si e' verificato nella notte a Milano, ai danni di un circolo culturale di estrema destra ancora da inaugurare. Le fiamme hanno gravemente danneggiato la struttura, anche se nessuno e' rimasto ferito.Poco prima delle tre, numerose telefonate di cittadini sono giunte a 113 e 112 per segnalare un'esplosione nella zona di viale Certosa. Le fiamme, propagatesi dall'interno, prima di essere domate hanno danneggiato anche il tetto e un edificio adiacente.

Il circolo culturale Cuore Nero voleva essere l'erede della Skin House, un luogo per nulla tranquillizzante gli spiriti democratici. Qualcuno punterà il dito contro i ragazzi della Cascina Autogestita Torchiera (che stanno a meno di 50 m dal posto, strana casualità che fa pensare a un'operazione ben coperta da parte dei destrorsi), ma io sono sicuro che non c'entrano nulla con l'attentato, che non fa parte dei loro modi di fare. Nonostante questo sono altrettanto sicuro che il rischio di vendette si faccia concreto, considerata l'abitudine dei pelati che si stavano stabilendo nel luogo. Mi auguro che questi ultimi non siano così deficienti da rischiare di passare dal danno alle cose al danno alle persone (in Torchiera qualcuno ci vive…).  D'altro canto l'assenza di qualsiasi istituzione cittadina o presenza sociale che denunci la gravità del fatto che personaggi di questo calibro siano liberi di aprire un circolo culturale non fa ben sperare circa la capacità della città di arginare i neofascisti e i loro modi di fare.

PS: sussiste la speranza che questi loschi figuri capiscano che forse il loro circolino, se proprio devono, gli conviene aprirlo in una loro zona.

 

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E’ uscita la quarta e ultima parte di Novecento e Uno, il racconto di blackswift ispirato ai fatti di catania

8 Aprile 2007 3 commenti

 

Oggi, dopo due settimane di gestazione (il mio socio è una persona impegnata) è uscita finalmente la quarta e ultima parte del racconto di blackswift ispirato ai fatti di Catania. Questa parte comprende gli ultimi capitoli (dal 13 al 19) che includono un viaggio nel mondo degli Uffici Reperti dei tribunali, un cimitero, salme, cadaveri, autopsie, e la verità sul golpe del temutissimo Grossolani, futuro premier in barba al suo passato indiscutibilmente fascista.

A breve sul sito di blackswift troverete anche una prestigiosa versione in PDF di Novecento e Uno con alcuni allegati per chi ha la memoria corta. Ringraziamo anche i vari siti di malati di mente che hanno deciso di dare visibilità al racconto, tanto per evitare di guardare gli eventi che ci circondano ogni giorno sempre da una sola prospettiva, quella più banale, più facile, quella che vorrebbero propinarci sempre come l'unica possibile.  

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Continuano i processi a Genova

7 Aprile 2007 1 commento

Come avrete notato sono uscito da una fase di totale carenza di tempo per scrivere sul blog a una fase in cui invece ho qualche decina di minuti per tediarvi con le mie parole. C'erano un po' di cose in ballo che ovviamente non farò in tempo a scrivere:  ad esempio la vicenda di Di Ciesco che ha recentemente ammesso di aver concordato l'eutanasia con Moana Pozzi, che anche da morta continua a essere una delle figure più interessanti ed educative della realtà italiana degli anni ottanta e novanta, o come i recenti sviluppi delle inchieste di Catania sull'omicidio di Raciti, o ancora le cariche della Polizia Italiana nei confronti dei tifosi del Manchester, primo succoso frutto del decreto antiviolenza appena approvato.

In compenso voglio cogliere l'occasione per invitarvi a leggere le trascrizioni delle ultime udienze del processo Diaz e del processo ai 25, a Genova, ultimi scampoli delle vicende legali legate al g8, che si avviano a vedere una conclusione (mia ipotesi, ovviamente) entro la fine dell'anno.

Nel processo contro 25 manifestanti accusati di devastazione e saccheggio, tre testimoni della difesa (che avevano dato il loro nome e la loro disponibilità a testimoniare nell'immediatezza dei fatti) sono venuti a raccontare che due degli imputati (dipinti come autentiche ire d'iddio dai poliziotti che li hanno arrestati e che hanno sequestrato come molotov una bottiglia di plastica in cui c'era la benzina per il motorino, con tanto di coraggio di venire a raccontare anche in aula che "le molotov si possono fare anche con una bottiglia di plastica") sono in realtà stati abbattuti letteralmente mentre giravano in  vespa, picchiati selvaggiamente a terra, arrestati e accusati di resistenza e lesioni, nonché di porto di armi da guerra. Va da sé che questi due imputati sono colpevoli solo di girare a dare un'occhiata per la città in preda agli scontri e alle manifestazioni, e che la loro vicenda (che potrebbe pure concludersi con una condanna per assurdo) rappresenta bene che cosa siano capaci di fare le solerti forze dell'ordine quando devono coprire le loro malefatte (e ho il tremendo sospetto che la conferenza stampa di Serra dopo i fatti di Roma Manchester alla ricerca dell'unico seggiolino lanciato come scusa per poter pestare a sangue un bel po' di inglesi, tanto poi una volta tornati a casa chi ha avuto ha avuto chi ha dato ha dato, sia un esempio altrettanto eclatante).

Su questo filone ben si inserisce la vicenda della Diaz, alle quali anche i sinceri democratici non negano il supporto (si tratta d'altronde in questo caso di poveri ragazzi pestati e non di pericolosi facinorosi da cui prendere sempre le distanze come nel caso del precedente processo). Alla Diaz tutti sappiamo come è andata  ormai, e fortunatamente la battaglia con la storia l'abbiamo vinta, almeno in questo caso: le forze dell'ordine avevano disperatamente bisogno di un'operazione spettacolare per tenere in piedi un minimo di credibilità. Usando come scusa una presunta aggressione a una pattuglia che passa al di fuori delle scuole dove è ospitato il mediacenter, decidono un'operazione ai sensi dell'art. 41 TULPS (il TULPS è il regolamento di pubblica sicurezza voluto da Arturo Bocchini e dal Duce per dare mano libera alla polizia durante il fascismo, e le sue norme sono ancora quelle più usate dalla polizia per le attività che non voglio far passare sotto gli occhi di un magistrato, dato che il TULPS da facoltà di intervento istantaneo e autorizzazione a posteriori).

Una volta arrivati alla scuola, il super addestrato VII nucleo del I Reparto Mobile di Roma, guidato da Vincenzo Canterini e Michelangelo Fournier, guidano l'irruzione e il pestaggio di tutti gli occupanti sui quattro piani della scuola Diaz, dove la gente stava già in gran parte dormendo. Contemporaneamente irrompono anche nel media center, per il quale non era disposta nessuna operazione, nel tentativo di evitare testimonianze filmate e fotografiche. Non ci riescono e la cosa sfugge loro di mano. Presenti sul posto ci sono tutti i più alti funzionari della polizia italiana, se si escludono il capo della Polizia De Gennaro e il suo vice attuale (all'epoca con altro incarico) Antonio Manganelli (nome profetico). 

Purtroppo per loro non trovano nulla di sostanzioso (qualche passamontagna e qualche disegno, uno striscione, ma nulla di "serio"). Decidono quindi, facendosi filmare da primo canale, di portare dentro la scuola un sacchetto celeste al cui interno vi sono due molotov trovate nel pomeriggio su corso italia, e di addossarle agli occupanti. Ovviamente qualunque persona sana di mente si chiederebbe in ogni caso se due molotov appoggiate in un angolo di una scuola dove passavano migliaia di persone giustifichino il massacro di 93 manifestanti, ma viviamo pur sempre nel paese in cui alle critiche di un governo straniero si risponde "Giù le mani dalla Polizia!" (Libero, giovedì 5 marzo 2007). In ogni caso il gotha della polizia italiana è costretto a falsificare le prove per giustificare l'intervento ai sensi dell'art. 41 TULPS, ma la cosa viene a galla e adesso i firmatari del verbale di sequestro si ritrovano a subire un processo per falso ideologico e calunnia, oltre che per lesioni.

Questa settimana è venuto in aula un certo Pasquale Guaglione, un funzionario della PS che comandava le cariche in corso italia sabato 21 nel pomeriggio, sotto gli ordini del dirigente Piccolotti. Guaglione in aula e precedentemente ha riconosciuto senza esitazione le molotov presentate durante la conferenza stampa della polizia del 22 luglio sui fatti della Diaz come le molotov che lui trova in un cespuglio durante le cariche. La sua testimonianza è la prova definitiva contro Gratteri, Luperi, Mortola, Calderozzi, e compagnia varia. GLi avvocati della difesa hanno dimostrato quanto pesante fosse questa testimonianza passando il loro controesame cercando di rimestare nel torbido del passato e della psicologia di Guaglione (che sempre uno sbirro è… alla fine dei conti… e quindi come tutti gli sbirri non proprio pulito e limpido), senza mai entrare nel merito della sussistenza del suo riconoscimento. TUtti sanno che quando si è alle corde si cerca di distrarre l'avversario, ma questo di solito è il segno più significativo di debolezza.

A questo punto al processo mancano i testimoni delle difese (che non capiamo perché non verranno indagati a loro volta), l'eventuale esame degli imputati, e gli ultimi testimoni dell'accusa: dall'ex questore di Genova, ad Andreassi (ex numero due della polizia), passando per De Gennaro. Sarà molto molto molto succoso.

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Blackswift su radiopop

7 Aprile 2007 Commenti chiusi

Un paio di settimana fa, senza che noi ne sapessimo nulla, Carlo Oliva ha recensito su Zoe, a Radio Popolare, Monocromatica. Vi offriamo il suo punto di vista nonostante sia molto impietoso nei nostri confronti anche senza conoscerci né sapere chi siamo e cosa facciamo, e nonostante sia impietoso lo scempio che fa della lingua italiana e lingua inglese il recensore stesso (melting bot… blackswith….). Individua bene o male qualche tema del libro, ma non coglie minimamente il nostro totale disinteresse per "l'originalità" e per la "fama", forse memore di suoi precedenti amici o conoscenti emersi dalla scena "underground" la cui attitudine cerca-successo ci cuce ingiustamente addosso. Cerca di individuare nel libro secondi e terzi fini che non ci sono, ma fortunatamente lo conquistiamo con la vera protagonista del libro: Milano. Il desiderio di rimbrotto del critico fa un po' sorridere, soprattutto quando coglie un riferimento a Tito Livio che vive solo nella sua testa. Ringraziamo per aver comunque dato visibilità a quello che abbiamo scritto, ma ci spiace che l'età e l'esperienza di Oliva non gli consenta di vedere più in là del suo fine naso di critico (siamo sicuri che con il suo benestare saremo prima o poi dei "grandi autori", come sembrano essere quelli che lui ama e apprezza, ihihihihih).

PS: speriamo che non si offenda per l'irriverenza, ma se avesse provato a confrontarsi con noi magari avrebbe scoperto sia il nostro gusto che per la polemica che il nostro totale disinteresse per l'arrivismo 🙂

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Due punti buttati via

7 Aprile 2007 3 commenti

 

Un inter incredibilmente superiore alla reggina va a pareggiare zero a zero mostrando un'imbarazzante scarsità di concretezza sotto porta. A due passi dallo scudello è un peccato veniale, nulla di più, ma pur sempre un peccato. Tutti i tifosi nerazzurri sperano che serva almeno a capire che non ci si può deconcentrare MAI. 

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Blackswift e Kai-Zen a Tutti i colori del Giallo (Radio 2)

2 Aprile 2007 Commenti chiusi

Domenica alle 13.00, prima di scagliarmi verso San Siro, io e il mio socio siamo finiti negli studi di Radio 2 in compagna di Luca Crovi, Kai-Zen ed Eveline, a parlare e straparlare di Monocromatica e de La strategia dell'Ariete. La chiacchierata è stata molto piacevole, e oltre a trovarla sul podcast della trasmissione Tutti i colori del giallo, la ripubblico qui a una qualità un poco inferiore 🙂

 

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