Bolzaneto, la coscienza sporca e il cinismo
Riprendo brevemente un intervento del mio socio, secondo me perfettamente centrato, tanto che avrei voluto scriverne io prima, su Bolzaneto e la campagna sulla sentenza del processo che sta occupando la sinistra (o cosiddetta tale) e i suoi media, in particolare La Repubblica e L’Unità. Sintetizzo l’intervento del mio socio: dopo anni in cui tutti se ne sono fottuti del processo Diaz e del processo Bolzaneto, promuovendo tutti i protagonisti e ignorando le vittime, lasciando pm e magistratura nel marasma più completo, e cercando di non far coinvolgere la fazione della PS più vicina o più lontana al politico in voga al momento, il PD e i media ad esso collegati in piena campagna elettorale scoprono che Bolzaneto è stato un atto gravissimo. Questo perché porta voti da sinistra, ma anche perché prepara bene il terreno alla "necessaria" conclusione del processo Diaz, ben più grave considerato che coinvolge tutti gli apici della Polizia italiana: condannare gli esecutori materiali dei pestaggi e non toccare i Super Sbirri. Perché le mele marce, si sa, ci sono dappertutto, tra i manifestanti come tra i poliziotti, e questa è la loro verità su Genova, quella che vorrebbero sancire definitivamente con la famosa Commissione Parlamentare, quella che deve passare nei libri di storia (sempre che ci arrivi al posto di Berlusconi come statista di fine millennio): non sia mai che nei libri di storia Genova passi come il momento in cui la foglia di fico sulla natura delle forze dell’ordine italiane come agenti dei poteri forti e tutt’altro che limpidi è caduta, o come il momento in cui diverse migliaia di persone si sono rotte le palle di accettare passivamente i palazzi. No, Genova è la storia di una grande manifestazione e delle mele marce che rovinano la politica con i loro "estremismi", con la loro "irragionevolezza". Per cementare questa operazione oggi Repubblica è riuscita a riesumare dal sarcofago addirittura Amato, sì proprio il Dottor Sottile, che non le manda a dire e spiega per filo e per segno la strategia. C’è molto da imparare su come si concludono i pezzi di storia, ma noi italiani siamo abituati a non imparare mai.
…a distanza di giorni si può comunque dire che anche i paginoni di Repubblica siano stati digeriti nell’abbuffata elettorale
ho sentito ancora una volta gente che si stupiva leggendo le cronache di Bolzaneto, ma l’effetto si è fermato lì
nessuno ha raccolto, figuriamoci i responsabili, che occupano quasi tutto l’arco parlamentare
non hanno nemmeno bisogno di gran strategie, bastano processi lunghi al tempo della memoria corta