ACAB

3 Febbraio 2009

 

ACAB è un libro crudo. ACAB è un libro utile. Sfrondato di qualche parapiglia autogiustificatorio è una finestra aperta senza timore sul mondo degli sbirri. E non aperta da qualcuno che crede di sapere come stanno le cose tra tutori dell’ordine, ma dai poliziotti stessi. I protagonisti sono noti: Michelangelo Fournier, vice comandante del VII nucleo antisommossa a Genova (quelli della Diaz per capirsi) e due comandanti di squadra dello stesso nucleo che non rivelano il loro nome ma usano i loro nomignoli: lo Sciatto e Drago. Più una serie di comprimari tra poliziotti e protagonisti della Roma più nera, nel senso politico del termine. La domanda da cui parte il libro, o forse da cui partono i protagonisti, è la stessa che molti di noi si stanno ponendo da tempo: la ferocia del presente, del mondo in cui viviamo, del Paese che ci circonda, da dove arriva? E soprattutto dove finisce? Cosa succede?
Ovviamente i protagonisti del libro danno una risposta tutta loro, plausibile per la loro formazione e che conferma quello che molti di noi sanno e pensano delle forze dell’ordine, ma che le persone che non setacciano al di là del loro naso spesso scelgono di ignorare: è colpa dell’assenza di una borghesia all’altezza in Italia, è colpa della scarsa formazione liberale, è colpa della ferocia stessa e dell’incapacità di superarla, è colpa di una sinistra che non sa fare altro che giocare di rimessa e piagnuccolare (senza alcun progetto alternativo di società, aggiungerei io).
Altrettanto banalmente la risposta che danno i poliziotti evidenzia anche la nostalgia per l’autorità, per una diseguaglianza che però mette ognuno al posto loro, e manifesta un disagio che se non fossero poliziotti non esiteremmo a definire esistenziale e sociopatologico. ACAB ci fa scoprire che i poliziotti sono dei disadattati, nella maggior parte dei casi, come noi attivisti, peraltro. La grossa differenza è che noi lo sappiamo – nei casi in cui l’intelligenza non ci ha abbandonato – e sappiamo che però il nostro disadattamento è indice dell’immaginazione di qualcosa di diverso da quello che ci circonda. Mentre per gli "sbirri" è un tratto che non viene rilevato, per il quale non c’è posto nella percezione di se stessi, e che quindi snobbato e negletto si trasforma in frustrazione, in origine del mito della banda, della Famiglia.
ACAB ci mostra un lato della ferocia che spesso le persone si rifiutano di vedere, anche quando è sotto il loro naso. Ci mostra un lato della devianza che spesso rimane nascosto dalle infinite giustificazioni di cui gode chi indossa una divisa solo per il fatto di indossarla. Ma è un libro onesto, lucido, che non si nasconde. E’ un libro che merita di essere pubblicato e letto, e per il quale ringrazio non solo Carlo Bonini, ma anche i poliziotti che hanno deciso di parteciparvi, anche se sono certo l’abbiano fatto per motivi molto diversi da quelli per cui io lo apprezzo. Per loro è stata una specie di sessione di analisi, per me l’occasione di dare in mano a qualcuno un oggetto che gli/le faccia attraversare un specchio. Quello della semplificazione con cui si osserva il mondo che ci circonda e i suoi "paladini". Voto: 8

 

  1. 3 Febbraio 2009 a 19:04 | #1

    C’è piaciuta la recensione. T’abbiamo linkato. Se hai qualcosa in contrario, dillo. Per ora, grazie.

  2. nero
    3 Febbraio 2009 a 19:37 | #2

    pwd, vai tranquillo 🙂

  3. opinionista
    5 Febbraio 2009 a 10:00 | #3

    io l’ho quasi finito e non la penso assolutamente come te.
    per ora non mi esprimo pero’ a me er giochetto del “giornalista democratico amico dei poliziotti democratici” non mi piace affatto.
    a poi zio….

  4. mina
    5 Febbraio 2009 a 13:42 | #4

    felice di avertelo consigliato e grazie della recensione visto che mi manca lo stomaco per leggerlo

  5. nero
    5 Febbraio 2009 a 19:06 | #5

    ma quali sbirri democratici? ma soprattutto quale giornalista democratico?

    Il giornalista devo dire che ci guadagna molto ma investe poco nel libro. Gli sbirri non emergono per niente come “democratici”. Porco zio tutto il libro a dire che in polizia sono tutti fascisti invasati per violenza, duce, ordine e disciplina…. insomma, da questo punto di vista mi pare che sia uno specchio bello nero e per niente rilucente, non so se mi spiego, della realtà. Che poi gli sbirri facciano i piangina dicendo che gli fanno la bua ogni domenica e che fanno il loro lavoro di merda per quattro soldi, beh, che t’aspettavi pure la difesa della categoria da tre che si sono prestati a rivelare il gorgo dello spirito di fondo del corpo a cui appartengono?

    Dai, su, non lo leggere sempre come una operazione contro di noi 🙂

  6. 6 Febbraio 2009 a 13:15 | #6

    zio mai pensato che fosse contro di noi ma l’ho trovato paraculo e retorico:
    http://opinionista.noblogs.org/…cab-carlo-bonini

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