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Inter in Wonderland: mani(t)aci depressinter

6 Marzo 2011 3 commenti

Ci presentiamo in casa per rispondere al Milan e continuare a crederci nonostante tutto. La formazione in campo è ragionevole anche considerato che i ragazzi hanno avuto una settimana per riposare: Chivu e Maicon terzini, Small Frog e Lucio centrali, il Sindaco Motta davanti alla difesa con il Capitano e Deki interni e Wesley dietro due il Pazzo e il Leone Eto’o. Partiamo bene per dieci minuti, ma poi ci addormentiamo, come se per l’ennesima volta non riuscissimo a trovare la tensione giusta per affrontare la partita: i due terzini rimangono troppo bassi, Motta sembra in sedia a rotelle, Deki e il Capitano annaspano; nessuno detta il passaggio, il Pazzo è piombato come un motorino prima del rodaggio e un po’ tutti si convincono che fare i vigili è meglio che fare i calciatori. Tutti che dicono agli altri cosa fare e nessuno che corre e crea spazi (o quasi). Depressinter.

Fortunatamente il Genoa ci infila con un contropiede appena prima dell’intervallo, e questo costringe i nostri a svegliarsi. Inoltre io, arrivato allo stadio con la giacca e lasciatala sotto il sedere di Blanca, ho deciso di indossarla. Fuori Deki che non ce la fa, dentro un ritrovato Pandev. Improvvisamente tutti corrono e la squadra riprende a giocare a calcio con entusiasmo. Pronti via: il Pazzo che nel primo tempo ha mancato una incredibile deviazione su diagonale di Eto’o si fa trovare pronto all’appuntamento e pareggia; poi Pandev tira una saracca dalla distanza, Eduardo ci fa l’ennesimo regalo e Eto’o insacca da un metro scarso. Vantaggio e partita trasformata.

Non contento, il Re Leone ruba palla a Mesto e scarta tutto il genoa con una velocità di gambe supersonica, depositando in rete: tre a uno e partita in ghiaccio grazie a uno dei nostri fuoriclasse. L’Inter sembra trasformata. Sugli spalti affermo: “se segna Pandev vado a casa”, tanto mi sembra trasformato il nostro Bradipo. Eto’o conquista l’ennesimo pallone, serve Wesley (che nel secondo tempo ha smesso di incazzarsi con i compagni e ha cominciato a giocare) che appoggia praticamente sulla linea di porta per Pandev. Gol e io che vengo invitato da tutto il settore ad abbandonare lo stadio.

Ma non è finita: esce il Pazzo per Kharja, poi Nagatomo per Ranocchia. Affermo: “se segna il mio idolo nipponico vado a casa”. Tempo dieci minuti e vengo invitato per la seconda volta ad allontanarmi dallo stadio: infatti discesa di Maicon, cross per Kharja, appoggio per Nagatomo che dribbla e insacca, andando a fare l’inchino per festeggiare. Sulle note dei Righeira lo stadio invoca “Yuto Nagatomo oh oh oh oh oh”. Momenti fantastici.

Peccato che Kharja si faccia cogliere da misericordia e non insacchi il sesto, esponendosi all’ingratitudine rossoblu che sul ribaltamento di fronte al novantesimo ci segna un secondo gol che non aiuta la nostra pessima differenza reti. Rimane da chiedersi perché i nerazzurri giochino un tempo da depressi cronici e un altro da fuoriclasse assoluti: un po’ sicuramente c’è anche da dire che nel primo tempo la squadra è messa in campo un po’ alla pene di segugio (come direbbe qualcuno), e durante l’intervallo si devono essere spiegati un po’ come diavolo creare gli spazi (perché non lo facciano in allenamento è un mistero). Alla fine tre punti, manita, gioia e tripudio, ma bisogna sempre prendere uno schiaffone per trovare la tensione giusta. Problema più di testa che non di gambe, imho.

10 anni di autismo!

3 Marzo 2011 2 commenti

Minchia, sono passati 10 anni da quando è nato il collettivo di autistici.org/inventati.org, anche se il server andò online solo 9 giorni dopo. Sembrano volati. Ne abbiamo combinate di tutti i colori. Quasi mi commuovo. Questo è il post che il collettivo ha prodotto sul suo blog.


La perfezione assoluta

Almanacco del giorno 3 marzo:

1426 – La Repubblica di Venezia dichiara guerra a Milano
1936 – Il piccolo Joseph Ratzinger (il futuro Benedetto XVI) riceve la Prima Comunione in Germania
1955 – Elvis Presley appare in televisione per la prima volta
1969 – La NASA lancia la Apollo 9 per sperimentare il modulo lunare
1972 – La NASA lancia la sonda spaziale Pioneer 10
2001 – Viene installato il primo server (“paranoia”) del progetto Autistici/Inventati
2007 – In Italia, verso le ore 00:30, si verifica un’eclissi lunare totale

Nati in questo giorno:

1756 – William Godwin
1937 – Tomas Milian
1938 – Bruno Bozzetto
1953 – Arthur Antunes Coimbra detto Zico
1958 – Gianni Alemanno

A parte gli scontati auguri al buon Gianni (tanti tanti tanti auguri e buona fortuna!), vorremmo porre l’attenzione sul fatto che il 3 marzo la NASA ha lanciato ben 2 navicelle spaziali, segnando quindi delle date importanti per la proiezione dell’uomo oltre i confini della realtà terrena. È anche l’anniversario della prima ostia nell’ugola del buon Ratzi, e quante ostie poi a seguire, e che dire della prima apparizione di Elvis, che tutti sappiamo essere ancora vivo e in lotta assieme a noi.
Potremmo sorvolare su Zico in quanto non siamo udinesi, ma è doveroso omaggiare Bozzetto e l’indimenticabile ‘er monnezza, così come non possiamo dimenticarci di colui che viene considerato il primo filosofo anarchico (e che trasmise i suoi geni all’autrice del moderno prometeo).

Un’ultima nota cabalistica, il 3-3-11 (da notare che 11 in binario = 3 in decimale), il 3 è il numero perfetto, 3 volte 3 è la perfezione assoluta.

Il 3 nella smorfia è il numero del gatto, cogliamo l’occasione per ricordarvi, se ve lo siete dimenticato, di impostare la domanda del gatto nel vostro pannello utente per recuperare la password della vostra mailbox sui server di Autistici/Inventati, che, a proposito, oggi compie 10 anni.

Inter in Wonderland: furto con santo

28 Febbraio 2011 Commenti chiusi

La nerazzurra compagina zoologica entra a Marassi osservandone l’orribile manto erboso: campi come quello di Genova e di Chievo non dovrebbero avere l’autorizzazione ad ospitare partite di serie A, ma questo si rivelerà il problema minore per la serata difficile di tutti gli interisti. In campo ci va la Rana unta dal signore e l’Orco osannato dal Cristo, oltre a Ghiru e Mototopo sulle fasce. In mezzo Drago, Capitano d’Acciaio e Kharjaleonte, dietro a Santo Furetto da Utrecht. A buttarla dentro il Leone e… aspetta, non mi ricordo… boh, non sono mica riuscito a riconoscere l’ectoplasma che ha giocato insieme a Black Mamba: forse abbiamo giocato in dieci e io non me ne sono accorto per tutto il match?

Sull’accidentata e malsana palude doriana le fiere non si trovano a loro agio: gli stop sono a minimo 5 metri, la difesa della palla un’utopia e i passaggi sono sempre due metri più corti del dovuto. Anche a capire che abbiamo il vento contro e non dobbiamo scodellarla a campanile ci impieghiamo 30 minuti buoni a capirlo. Nonostante questo un paio di occasioni nel primo tempo ci capitano pure, ma pensare di capitalizzarle è pura follia. Viceversa i maledetti ciclisti che abbiamo di fronte come sempre sembrano giocare la partita della vita, in particolare Guberti (uno che normalmente è dieci volte peggio del nostro vituperato Bradipo Panda), il tarantolato Mannini (forse affetto dalla sindrome dei sedotti e abbandonati) e Big Old Mac Maccarone (mortacci sua). Uno dei centrocampisti più ricercati dal nostro Direttore (Poli) ci grazia centrando il palo, e il primo tempo si chiude a reti inviolate con nostro sollievo.

Nella ripresa chi si aspetta cambiamenti anche solo tattici per coprire le fasce su cui ci stanno ammazzando rimarrà deluso: fino al 15esimo non tiriamo quasi in porta, ma anche la Doria scompare dal campo. Poi un doppio miracolo: prima di tutto una sostituzione, con il Bradipo Panda che entra al posto di un Kharjaleonte in riserva energetica da almeno 20 minuti, e che magicamente mostra di poter ancora giocare a calcio in serie A; poi l’ectoplasma ottiene finalmente un fallo e Santo Furetto da Utrecht batte la punizia del giorno infilando Curci. Siamo in vantaggio e bisogna solo difendere il risultato. Ma per togliere l’ectoplasma e mettere un altro centrocampista che dia un po’ di dinamismo dobbiamo aspettare l’85esimo: Leopardo sveglia, grazie. Al 92esimo il Leone butta dentro anche il secondo gol e evita i due minuti finali al cardiopalma.

Partita dura, tignosa, difficile. Vittoria immeritata, ma il furto si sa è uno dei peccati dal sapore più dolce. La difesa a parte due errori di posizionamento della Rana Rediviva fa un gran lavoro e Mototopo mostra che con un po’ di tempo il ragazzo potrà dire la sua nel futuro nerazzurro. A centrocampo le pile, i muscoli, la testa e i polmoni sono ai minimi storici. Davanti il Pazzo non va mai con la decisione giusta, come il Principe contro il Genoa, e se non fossimo così scarsi quanto a punte sarebbe stato da tirare fuori già al quinto minuto del primo tempo. Portiamo a casa i tre punti, ringraziamo tutti i santi in cui crediamo e puntiamo a riposare e recuperare nella prossima settimana. Al momento non possiamo chiedere di più.

La Lega dei Citroni: molto onore, zero gloria

24 Febbraio 2011 3 commenti

Le fiere nerazzurre vengono catapultate nello spazio interstellare dei Citroni partendo da quello intrastallare della Serie di Oz. Leopardo decide di privilegiare l’esperienza e di cambiare modulo per evitare troppa corsa: cinque in mezzo al campo, tutti titolari e titolati, quattro difensori con il Ghiro romeno su una fascia e Ranocchia-Orco finalmente coppia centrale titolare (il Muro permettendo). Davanti, solo soletto, il Leone si carica sulle spalle tutte le nostre chance. Però gli uomini in campo non coprono bene il terreno di gioco, disposti in una sorta di pentacolo che lascia praterie immense in mezzo e consente ai tedeschi (di nascita o di adozione) di poter fare sempre 30-40 metri incontrastati. Già questo non lascia ben presagire, ma bisogna avere fiducia.


In uno stadio stracolmo di tifosi del mercoledì, di quelli che andare al cinema o alla Scala del calcio più o meno è la stessa cosa, da affrontare con lo stesso religioso silenzio e con la stessa arrogante pretenziosità di chi pensa che sia tutto dovuto, la prima azione è nerazzurra: punizia, cross del furetto olandese, e la rana di piatto non riesce a centrare la porta. I presagi si fanno funesti. E avranno ragione.
La squadra ci mette tutto l’orgoglio che ha, però il Sindaco davanti alla difesa si schiaccia sulla linea dei difensori e nessuno fa i movimenti che gli possano consentire le verticalizzazioni di cui è capace. Il Cuchu interno continua a dimostrarsi inadeguato: sessile, continua a dare indicazioni agli altri come un vigile, e si muove in un fazzoletto. Ha pure sul piede due o tre volte la palla che potrebbe darci il vantaggio ma non trova il tempo né la porta. Ulteriori presagi di sventura. In tutto il primo tempo i due unici pericoli tedeschi sono stati un tiro da fuori e un colpo di testa di Ribery sulla traversa, oltre a una svirgolata di Gomez da antologia. Quando prima Kraft si supera togliendo al Leone la gioia del goal, e proprio allo scadere anche il Facocero Volante spara incredibilmente fuori una palla perfetta da incrociare la convinzione che non segneremo mai si fa concretissima.


Nel secondo tempo non si cambia niente, e non cambia neanche lo spartito della gara: il Bayern fa girare la palla senza pungere, spinge appena può sulle fasce e macina metri senza trovare opposizione da parte di un centrocampo già in apnea. I primi dieci minuti della ripresa ci fanno tremare, ma sarà un fuoco fatuo, dato che il massimo che riescono a ottenere i tedeschi è un palo (che però balla ancora adesso due ore dopo la fine della partita). Il match continua ad essere equilibrato nonostante l’immobilismo di Sindaco e Cuchu, la scarsa vena del Furetto olandese, e un Drago paonazzo che ce la mette tutta nonostante stia venendo spremuto come una arancia. Cuchu e Deki che hanno sul piede due volte l’ennesimo possibile vantaggio, ma sprecano incredibilmente. La palla stasera non entrerà.


Nonostante i segnali evidenti di stanchezza e affaticamento Leopardo si dimostra ancora incapace di cambi efficaci in corsa. Il cambio arriva solo al 75esimo e solo per l’infortunio al ginocchio di Ranocchia. La sfiga quest’anno porta colori nerazzurri: avremmo potuto avere una coppia di signori centrali, ma non è destino quest’anno. Kharja dà un po’ di dinamismo alla squadra, che infatti alza il baricentro e passa dieci minuti a chiudere il Bayern nella sua area: solo una grande prestazione di Kraft e il culo nelle deviazioni che finiscono sempre fuori di un soffio salva la baracca biancorossa. Culo che li assiste quando Julio Cesar non trattiene un non irresistibile tiro da fuori di Robben, dando la possibilità a Gomez – giocatore sopravvalutato ma che quest’anno trasforma in oro ogni occasione – di battere senza opposizione a rete.


Finisce con una sconfitta tutto sommato immeritata per le fiere nerazzurre che hanno combattuto la battaglia con onore, ma senza trovare i guizzi giusti per sommare all’orgoglio la gloria di una vittoria. Forse un pareggio con reti sarebbe stato anche più giusto, ma ci sono serate in cui dice sfiga. Certo: anticipare un po’ i cambi per dare un po’ di fiato e corsa a una squadra in apnea che è riuscita a giocare con gamba si e no 15 minuti per tempo avrebbe aiutato. Certo: se Milito non avesse affrettato i tempi del recupero forse lo avremmo avuto in campo e la solfa sarebbe stata ben diversa. Certo: se non insistessimo col mettere un vigile interno e un altra patella ancorata allo scoglio verde del manto erboso davanti alla difesa forse potremmo ovviare allo scarso dinamismo del centrocampo (Cuchu e Motta in questo momento sono mutualmente esclusivi se vogliamo dare la parvenza di non essere dei fossili). Ma con i periodi ipotetici non si giocano le partite. La prendiamo in saccoccia e la strada è in salita. E il peggio è che ora diventerà in salita anche nelle infime lande di Oz, dato che i nostri ora penseranno fino a metà marzo solo alla partita dell’Allianz Arena. Mi sbaglierò, ma il rischio mi pare molto concreto. Sgrat.

Inter in Wonderland: sei politico

20 Febbraio 2011 Commenti chiusi

Lo zoo nerazzurro torna tra le mura casalinghe, nella giungla a misura di interista, dove tutte le liane sono al loro posto, i cespugli dove te li aspetti e financo le sabbie mobili non si spostano mai improvvisamente per tenderti un agguato. Purtroppo le nostre fiere, messe a loro agio, si trasformano tutti in paciosi micioni alla ricerca di un angolino da colonizzare per una grassa dormita in attesa di essere proiettati sul pianeta alieno dei Citroni. E così la partita dell’Inter dura si e no dieci minuti, mentre quella dei tifosi 95 lunghissime sessantesimi di ora.

Intendiamoci: non è che i nostri eroi non abbiano giocato, ma si è avuta l’impressione di transitare in un limbo verde popolato da 22 omini che rincorrevano un pallone senza un’idea chiarissima di cosa farci una volta conquistato. Non che non ci siano stati motivi di divertimento allo stadio, andandoli a cercare con il lanternino: pronti via e ci sarebbe l’ennesimo rigore per l’Inter, che però ormai pare non poterne ricevere per decreto divino; nonostante questo conquistiamo diversi palloni e una punizione, che battuta rapida ci porta al minuto 7 ad essere in vantaggio con tanto di fuorigioco della Rana. Tutto lo stadio è talmente in bambola che crede che abbia segnato Kharja inaugurando il coro che aspettavano di fare da quando il marocchino è arrivato in nerazzurro: siam venuti fin qua, siam venuti fin qua, per vedere segnare Kharja!

Peraltro il Kharjaleonte gioca una buona partita, mettendoci molta più gamba di tutti i suoi più blasonati colleghi e merita l’applauso che lo accoglie quando lascia il campo verso il 70esimo. Un altro che inaspettatamente merita una menzione è il Bradipo Panda: per 30 minuti sembra addirittura un giocatore di calcio, e tira anche due volte in porta a una velocità maggiore di 25 km/h. Il canto del cigno della serata arriva al trentesimo: cross dalla trequarti sul secondo palo, dove c’è lui che mulina le braccia e le gambe come una specie di elicottero umano, cercando di librarsi nell’aria, poi si raccoglie a uovo per provare a realizzare il mitico colpo di testa delle cento rane. Non gli riesce e la palla si spegne sul fondo mentre lui crolla a terra esausto.

E quella che prova il Bradipo è solo una delle cento mosse ninja che Mototopo sta trasmettendo ai suoi discepoli in campo e sugli spalti. Per questo i cagliaritani lo picchiano senza sosta per 90 minuti, senza che l’arbitro senta il bisogno di intervenire. Dieci anni di Mai Dire Banzai hanno anche questo effetto: signor Celi, guardi che anche i giapponesi sentono dolore, eh! Peraltro il giovane virgulto nipponico è un altro che mette tutto quello che ha in campo e a parte una palla persa che innesca un sagace contropiede sprecato dal Casteddu, non demerita assolutamente, arando la fascia come raramente si è visto da tempi immemori sulla sinistra.

Anche perché sulla destra il Facocero è in serata altalenante: per mezz’ora tutto bene. Poi litiga con Motta per un passaggio clamorosamente cannato che spegne sul nascere un bel contropiede, si offende e smette di giocare. Allo stadio ci tocca subirci pure i capricci. Che raggiungono l’apoteosi quando il Capitano recupera un pallone facendo una corsa da un lato all’altro del campo e il Facocero lo guarda destreggiarsi, scartare due giocatori senza fare un passo avanti per offrire un appoggio al nostro superuomo in nerazzurro. Quando finalmente Zanetti riesce a liberare il Facocero lo guarda e lo applaude con uno sguardo ammirato: meno male che Pupi ha molta pazienza, che se c’ero in campo io le bestemmie si sentivano fino in piazza Duomo.

La partita scorre via, senza che si possa menzionare in alcun modo i nostri attaccanti, e finisce uno a zero per noi, nonostante negli ultimi 15 minuti più recupero ogni tifoso interista abbia rischiato più volte l’infarto, in particolare su un tiro deviato che il Gatto-che-ride-sotto-i-baffi che abbiamo in porta guarda sconsolato e controtempo lambire il palo. Anche quei due flipper da 2 minuti e mezzo in cui la palla non si è mai allontanata dalla nostra area non sono stati particolarmente teneri con le valvole cardiache di chi era allo stadio, ma il grido liberatorio al triplice fischio è proporzionale sempre alla sofferenza.

Partita giocata sottoritmo e con la sola voglia di far passare i novanta minuti più in fretta possibile. Sarebbero bastati trenta minuti di un’Inter normale per mettere la partita in ghiacciaia con tre pere. Invece ne abbiamo messi 5. Sono bastati per fortuna. Ergo: sei politico per tutti. Ma è stata una vera sofferenza, come sempre prima dei turni di Champions (non so se qualcuno si ricorda le tragedie dell’anno scorso). Adesso che è passata la possiamo mettere sul ridere. Ma durante la partita ho perso cinque chili. E non so neanche se sia vero che abbiamo ottenuto con minima spesa la massima resa.

Inter in Wonderland: fino all’ultima goccia

17 Febbraio 2011 2 commenti

Inter in campo con i gladiatori di sempre più un samurai sulla fascia sinistra e un redivivo Drago a centrocampo, redivivo si fa per dire. Le scelte di formazione ci rimarrà sempre il sospetto che le facciano il Capitano e il futuro allenatore. Oggi non si può scherzare dopo il passo falso a casa dei ladri di sempre.

Partiamo bene, come spesso accade, e un tocco di Camporese toglie attribuendosela la gioia del gol a Mototopo. Come succede troppo spesso l’Inter cessa di giocare nel momento stesso del vantaggio, la viola perde Santana per infortunio e Sinisa è obbligato a schierare Ljajic che gli cambierà la partita in meglio. Mutu gioca la sua miglior partita e anche altri interpreti non scherzano. Sulla sponda nerazzurra Maicon sembra tornato il Facocero Indolente dell’inizio dell’anno scorso, e a centrocampo la benzina è davvero poca: anche da volante il Cuchu non è la Volpe Azzannatrice di una volta, il Drago è più ingolfato di un Garelli fermo da vent’anni, e il Furetto Olandese gioca più o meno da solo, peraltro per larga parte del match decentrato sulla sinistra in una posizione inspiegabile. Il Capitano da solo non può correre per tutti. Dai e dai riusciamo a prendere il gol. E la Fiorentina chiude anche in attacco i restanti 15 minuti del primo tempo.

Nella ripresa ci aspettiamo un cambiamento d’atteggiamento, ma evidentemente c’è un problema fisico perché è chiaro che ci manca fiato, dinamismo e lucidità in mezzo al campo. Fortunatamente il Facocero si sveglia un attimo e anche Mototopo prende coraggio nonostante l’ostentata indifferenza dimostratagli da Wesley. La viola conosce benissimo questa fase delle nostre partite, aspetta, resiste a infila due o tre contropiedi in cui rischiamo l’imbarcata. Ci vuole l’invenzione del Leone che si beve letteralmente Camporese e scodella al centro per un Pazzo Wrestler che infila alle spalle di Boruc il gol del definitivo 2-1.

Nei restanti 20 minuti, ancora con in campo i soliti 11 spompati e sull’orlo di ennesimi infortuni muscolari, potrebbe succedere di tutto: Big Mac corre più in questa partita che in tutta la sua carriera all’inter; Wesley ovviamente sente tirare muscoli troppo stressati al rientro da un infortunio (ma guai a fare solo un tempo o a lasciar giocare qualcun altro); il Drago gioca 86 minuti (!!!!); e il Leone rischia di fare un gol in coast to coast che non vediamo dai tempi di Berti a Monaco di Baviera. Lottiamo fino all’ultima goccia di sangue e sudore per portare a casa i tre punti e ci riusciamo. Ma una fatica immane.

Certo: è vero che noi incontriamo gli avversari quando recuperano forma e giocatori; è vero che siamo stanchi e abbiamo giocato sempre; ma è anche vero che le scelte di formazione mi paiono più orientate a soddisfare l’orgoglio di qualcuno che a valutare l’effettiva funzionalità a tutta la squadra dei giocatori e del loro stato di forma. Ed è anche vero che giochiamo veramente a sprazzi, come se ci ricordassimo solo ogni tanto di che squadra siamo. In Europa non basterà. E probabilmente neanche in Italia, come abbiamo già dimostrato con le doppie sconfitte contro squadre a strisce bianconere. Io sono felicissimo per i tre punti. Fondamentali. Però non ci si può nascondere dietro un dito. Che i ragazzi e Leopardo guardino in faccia la realtà e cerchino di fare le scelte più intelligenti e razionali. Grazie.

Inter in Wonderland: go(od)bbye sogni di gloria

14 Febbraio 2011 Commenti chiusi

In campo all’Olimpico va la stessa squadra che ha affrontato la Roma solo sette giorni fa, ma la mentalità dei giocatori in campo sembra quella dell’Imperia: nessuno che detta il passaggio, tutti che tirano indietro la gamba, troppi desaparecidos in ogni zona del campo. Dietro Ranocchia fa solo un errore ma rischia di costarci carissimo, mentre Cordoba riesce a commettere l’errore determinante per il risultato finale.

In mezzo al campo Kharja ci mostra perché i genoani l’hanno voluto vedere il prima possibile su un Intercity verso Milano, e anche Sneijder anziché passare la settimana a lanciare proclami potrebbe pensare a giocare a calcio. In ogni caso di fronte a noi abbiamo il nulla cosmico, ma come da tradizione riusciamo nella nostra specialità: la Resurrezione dei Morti Viventi. Al 30esimo il Cuchu – costantemente fuori posizione per tutta la partita, una pena inguardabile – non esce su Sorensen che la mette in mezzo, Cordoba marca Matri a 2 metri di distanza e siamo sotto di un gol.

Reazioni? Nessuna. Viene il dubbio che ci sia un gentlemen agreement tra le due squadre: noi vi concediamo di vincere questo match, dato che non combinerete un cazzo per il resto della stagione. Il volto umano dell’Inter. Il volto che spaccherei su una superficie tagliente di specchi. Gli stessi specchi in cui la squadra continua a specchiarsi per 70 minuti.

Neanche l’ingresso di un Panda un po’ meglio del solito e di un giapponese che subisce il blocco mentale dei più rinomati campioni che ha intorno riescono a cambiare gli equilibri. La vera Inter si sveglia intorno al settantesimo e chiude i gobbi maledetti nella loro area. Quando un tiro a botta sicura dell’Olandesina viene parato dal Panda, quando il Leone si fa stoppare quasi ogni pallone da un pischello danese di 20 anni, quando lo stesso Black Mamba spara sulla traversa una palla che doveva solo essere spinta in porta, è evidente che la partita non la raddrizzeremo più.

Se gli scontri diretti ci dovevano dire quanta voglia avessimo di provarci veramente, questo ha dato segnali diametralmente opposti al match di settimana scorsa. Gli unici pericoli per 70 minuti sono stati tre (3) cross di Maicon, poi qualche verticalizzazione di Sneijder improvvisamente apparso in campo. Leonardo non ha molte colpe, se non quella di dover essere in grado di valutare la stanchezza dei propri giocatori: il Cuchu interno non riesce a trovare mai la posizione; fortunatamente il Sindaco si fa ammonire al 48esimo per saltare la partita con la Fiorentina e riposare, riportando Esteban davanti alla difesa dove si trova a suo agio. Non schierare Nagatomo dall’inizio e preferirgli Kharja si è rivelato un errore, ma il problema principale dell’Inter stasera è stata la testa dei nerazzurri in campo: svuotati, fragili, bloccati, come se avessero paura di giocare contro una squadra di cadaveri come quella bianconera, ormai trasformata nell’Inter dei tempi bui.

Ora è tutto più difficile, e sono purtroppo costretto ad ammettere che il treno dei sogni di gloria forse lo abbiamo salutato stasera. Peccato. Ci avevo quasi creduto.

Ricorrenze Nerd

11 Febbraio 2011 2 commenti

Ogni categoria sociale ha le sue festività. Oggi ogni nerd che si rispetti non si può non essere accorto che dovrebbe astenersi dal lavorare e santificare i propri idoli binari. Oggi infatti è uno dei pochi giorni REALMENTE palindromi. Absolutamente fantastico.

11 02 2011

Inter in Wonderland: Banzai Inter!

7 Febbraio 2011 2 commenti


Primo scontro diretto del girone di ritorno: la compagine di Trigoria si presenta a San Siro senza i suoi handicap – er Pupone e er Mesciato – e per questo è molto pericolosa. In campo ci va la formazione più sensata con il Capitano terzino e il Kharjaleonte ad aggiungere corsa ai rientranti furetti Cuchu e Wesley. Neanche il tempo di pensare a cosa potrebbe succedere che proprio l’Olandese volante – che nei primi sei mesi di campionato non ha fatto mezzo passaggio giusto – spara da fermo di sinistro un bolide nel sette: imparabile. La gente si guarda incredula e aspetta che il dodicesimo uomo giallo (senza rosso dato che in teoria dovrebbe essere l’arbitro) annulli per motivi di fede. Non avviene e siamo già in vantaggio.

La partita si mette sui binari giusti, la Roma attacca e l’Inter gestisce la palla: sulla destra il Facocero è in un momento di forma assurdo, e spiaccica Riise in fondo al campo, grazie anche all’aiuto che il Kharjaleonte gli fornisce in fase sia offensiva che difensiva. Davanti il Leone è in giornata sì, mentre il Pazzo sembra un po’ spaesato. Motta fa da metronomo, e Leopardo lo schiera davanti alla difesa proprio per evitargli troppi scatti: purtroppo il Sindaco sbaglia un anticipo e lascia il campo aperto a Menez che appoggia in fascia per un cross velenoso che Simplicio riesce a insaccare grazie alla complice scarsa copertura con il corpo proprio del Facocero. Pareggio e palla al centro.

E’ il momento in cui si soffre di più: e se non fosse per le mani guantate del Gatto con gli Stivali e le parate con il corpo del Sindaco (che si fa perdonare ampiamente l’errore sacrificandosi) potremmo anche andare sotto. Per fortuna il Leone e il Furetto Olandese non vogliono sentire ragioni e in combutta con uno stantuffo brasiliano pazzo come un cavallo confezionano assist e azioni una via l’altra: il Leone la mette in fondo al sacco per un meritato vantaggio.

Il secondo tempo si apre con la voglia dell’Inter di chiudere i conti: Julio Sergio (migliore in campo degli avversari) prende anche le mosche, ma per fortuna ci pensa Psycho, vecchio cuore nerazzurro. Dopo un primo gol regolare annullato al Pazzo, quest’ultimo replica procurandosi il rigore e l’espulsione del difensore centrale romanista. Il Leone trasforma e raccoglie la standing ovation. 3-1 e 10 contro 11. L’Inter sale in cattedra e nel giro di poco piazza anche il quarto con un colpo di testa ad altezza Mototopo del Sindaco Motta.

Esce il Pazzo ed entra il Principe, che si ritrova almeno tre volte il gol che potrebbe dargli la gioia sul piede. Senza segnare però. Tutti pensano che con tre gol e un uomo di vantaggio la partita sia finita. Entra finalmente il nostro nuovo idolo tra i boati della folla: Mototopo esordisce in nerazzurro. Banzai! Purtroppo appena mette piede in campo la Roma batte una punizione che rimpalla su Vucinic e finisce in fondo al sacco. Il dubbio che il nippo porti rogna rimane nell’aria anche se lo stadio si entusiasma quando sfonda la fascia destra della Roma facendo piangere Cassetti come un bambino di due anni. E se non fosse per la sfiga e per la serata di grazia del portiere giallorosso, sarebbe anche assist man per un paio di gol strepitosi.

La Roma grazie a un calcio d’angolo regalato dal suo dodicesimo uomo riesce a portarsi sul 4-3 e le bestemmie verso tutti coloro che avevano pensato di aver chiuso la partita si sprecano. L’Inter però ricomincia a giocare e potrebbe farne tre o quattro: in realtà ne basta uno, del Cuchu dopo doppia parata da meno di cinque metri di Julio Sergio, per chiudere il match e portare a casa i tre punti. Recuperandone due dalla capolista. Nessuno poteva chiedere di più a questa giornata a noi sulla carta sfavorevole.

Partita sontuosa di molti interpreti e peccato per i dieci minuti di black-out non tanto della difesa quanto dei centrocampisti che hanno smesso di filtrare palloni e hanno decisamente aiutato la sorte giallorossa. Senza il culo che li contraddistingue i romanisti oggi starebbero piangendo per un altro 7 a poco, ma devo anche riconoscere loro di essere venuti a giocarsela contro una squadra che sta salendo di tono, di carattere e di condizione. Ci sono ancora molte cose da registrare e abbiamo bisogno di far rifiatare gente a centrocampo, ma i segnali soprattutto in fase offensiva sono stati molto positivi. Per ora però godiamoci il rotondo risultato e il divertimento della serata (che è tale solo grazie al lieto fine), nonché l’esordio di un nuovo idolo dagli occhi a mandorla. Inter, Banzai!

Inter in Wonderland: Vittoria in contumacia

4 Febbraio 2011 1 commento

Ero esule tra gli argentini. Abbiamo vinto. Sono felice.

PS: non si vende Kharjaaaaaaaaaa 🙂