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Archivio per la categoria ‘spalti e madonne’

Il giorno inaspettato dei campioni

23 Aprile 2007 14 commenti

 

Scendo dal treno alle 13.07. Mancano due ore alla partita e quindi sono ancora relativamente tranquillo. Concordo il piano con voce rilassata: adesso andiamo a casa, ci facciamo un the, leggiamo la mail e poi ci scagliamo verso il quattro quattro due, il covo. A piedi da casa mia ci vogliono venti o venticinque minuti. Tutto l'anno sono andato al Biffi, l'unico posto vicino a casa mia e scevro di nazisti espliciti (c'è comunque sempre quel vecchio canuto che sa tutto ma non capisce un cazzo di calcio che mi irrita il solo vederlo, ma facciamo di necessità virtù). Tutto l'anno sono partito di casa verso le due e venti e sono arrivato al Biffi alle due e trentacinque. Tutto l'anno canticchiando nerazzurri alè, nerazzurri alé, nerazzurri alè. Oggi sfatiamo il mito. Oggi sfidiamo la scaramanzia. Fanculo, dopo la debacle di mercoledì sono tornato al mio nichilismo puro: come dice anche The Big Lebowski… “i nazisti almeno credono in qualcosa, ma cosa facciamo con i nichilisti, questi non credono in niente!”

Camminiamo normalmente verso via Procaccini, decidendo di attraversare Sarpi. Ogni tot io accelero il passo costringendo blanca a tirarmi per la manica. “Non lo faccio apposta, è che proprio mi prende l'ansia da partita e non riesco a trattenere il passo”.

Arrivo al quattro quattro due e non c'è ancora un cazzo di nessuno. Scelgo il mio tavolo nell'angolo. Chiacchiero con ale mentre ci guardiamo la seconda divisione inglese, in cui contrariamente a ogni pronostico il Birmingham vince ridando fiato alle speranze di playoff dello Stoke City, la prima squadra di ale, quella per cui batte il suo cuore gallese. Addirittura gli avversari del Birmingham si fanno parare un rigore casuale dato al novantatreesimo.

Non so se interpretare la cosa come un segno positivo o negativo. Sono le quattordici e cinquantatre. Non so nulla. Non sono nulla. Un fascio di nervi. Al termine della partita con la Roma avevo giurato che avrei fatto lo sciopero del tifo.

Al primo tocco di Materazzi già mi parte la prima bestemmia. Al secondo tocco sono già lì che sbraito come se fossi seduto di fianco a Sinisa in panchina. Alla prima occasione da gol netta sono già in piedi sul tavolo. Mentre la partita si snoda e vedo i ragazzi che comunque stanno giocandosela, guardo blanca che mi osserva con commiserazione: “il mio fioretto non è valso un cazzo, lo so… sono un mezz'uomo”.

Ma intanto mischia in area, scarpate, Materazzi, gooooooooool. Salto in braccio a Montalbano (un cristone quarantenne bergamasco con due braccia larghe come le mie coscie) e poi corro a lanciarmi sul mucchio di gente abbracciata in mezzo al pub. Altro che Biffi. Qui mi sento a casa, tutto sommato. Sono in un covo di tifosi nerazzurri, non di sportivi da bar, non di vecchi-so-tutto-io, ma tifosi invasati per i colori nerazzurri.

Mi risiedo e quelle merde della terza squadra della Juve, con la stessa maglia, ma disputanti campionato nel territorio toscano, segnano il pareggio alla prima azione. Mi incazzo come un caimano con la nostra difesa disposta a rombo-raggera a quattro dimensioni, in pratica a caso, ma non demordo. E' maturo, lo sento, soprattutto quando serpeggia la notizia che la Roma ha preso la prima pera da Doni.

Bastardi, lo sapevo che dopo averci rotto le uova nel paniere perdevano a bergamo come dei pusillanimi. Pagliacci. “Forza ragazzi mettete quella cazzo di palla nel sacco”. L'assedio è assiduo ma il gol non arriva. In compenso arriva il gol capolavoro di Zampagna, che se lo avessi avuto di fianco lo avrei baciato in bocca, nonostante il suo probabile rifiuto.

Nell'intervallo tutti parlano, fumano, bevono, discutono. Tutti ci credono, ma credono anche che la sfiga è sempre dietro l'angolo. La logica dell'interista, lo scetticismo incarnato in corpi e cuori troppo carichi di passione da troppi anni, e fegati troppo carichi di torti e disastri dell'ultima giornata o dell'ultimo minuto.

Dopo due minuti nel secondo tempo si infortunano in serie Burdisso e Julio Cesar. Ci guardiamo per cercare di interpretare attraverso i volti di chi ci sta vicino e le sue bestemmie se sia un segno del destino eroico che ci attende o della sfiga in agguato dietro l'angolo camuffata da vecchina con il kalashnikov. Julio resiste, si tappa il sangue nel naso, e garantisce i cinque minuti di recupero.

I ragazzi ci credono, ma il Siena fa la partita della vita. Stronzi gobbi mancati maledetti. Sembrano il Piacenza contro il Genoa due anni fa, quando il Torino li pagò più di Preziosi, costringendo quest'ultimo a comprarsi la famosa partita con il Venezia che è costata ai genoani l'inferno della C.

Ibra, Cruz e company però danno il bianco. “Mettete quella cazzo di palla nel sacco, dio caimano!”. Il grido si leva solenne. Cruz si lancia in profondità, Manninger esce scomposto: “è rigore!” “che cazzo dici era fuori area di un metro!” “è rigore, guarda è dentro e lo sposta fuori” “il guardalinee lo trasforma in una punizione” “meglio così” “meglio così un cazzo”.

Materazzi mette la palla sul dischetto. Tutto il pub è in silenzio: chi si copre la testa per non guardare, chi stringe i pugni e fa respirazione yoga, chi ha le labbra cucite e ostenta calma olimpica, ma dentro si sente il cuore che gli sfonda la cassa toracica e la lingua che si gonfia. Tiro, gooooooooooool. Esplode il quattro quattro due. la gente si lancia in un pogo violento, abbracci, urla. Ci giriamo verso la televisione. Materazzi rimetti il pallone sul dischetto: “ma che cazzo fa quella merda di ayroldi, lo fa ripetere?” “io adesso muoio” “ho un infarto”. Ricala il silenzio. Matrix parte, tiro, gooooooooooool.

E' tripudio. Perrotta accorcia le distanze ma non ce ne frega un cazzo. Adesso la partita è il simbolo della riscossa, della vittoria, dell'eroismo. Mancini che non ha mai fatto un cambio prima dell'ottantesimo in vita sua, decide di esaurire i cambi al ventesimo della ripresa. Due minuti dopo Maicon si infortuna e sembra non poter riprendere il gioco: trenta minuti (contando il recupero) in dieci contro undici. Con SOLO un gol di vantaggio. Incubi.

Inter è sofferenza, Inter è terrore, Inter è non poter aver certezze. Uno si chiede perché è nato interista. La partita procede, il gioco della beneamata scende di tono, e soffriamo qualche scarica adrenalinica dei senesi guidati da quel rossonero di Beretta, infoiato come un coccodrillo a digiuno.

Scocca il novantesimo. Cinque minuti di recupero. Julio Cesar rallenta i rinvii dal fondo, ma sembriamo incapaci di tenere quella cazzo di palla. Ma agli allenamenti la melina non la insegnano più. Ayroldi fischia: il quattro quattro due esplode, tutti esplodiamo.

Fermi tutti, mancano tre minuti a Bergamo”. Giriamo canale. Punizione dal limite basso dell'area per la Roma. Tre minuti ancora da giocare. Parte la punizione e non succede un cazzo, se non che un romanista rimane a terra un po'. Rosetti allunga il recupero di un minuto. I secondi scorrono lenti, ma la Roma non fa un cazzo, non fa un cazzo, non fa un emerito cazzo. Triplice fischio. Siamo campioni d'Italia. Dopo diciotto anni. Ero piccolo quando ho visto lo scudetto allo stadio con la mia minchia di bandierina degli ottanta anni dell'inter. Ero giovane quando ci hanno fottuto almeno tre campionati, di cui uno comunque ce l'eravamo mandato in vacca da soli. Non ci credo.

La gente si abbraccia si salta in testa. Ale spara Amala Pazza Inter Amala sullo stereo a tutto volume, siamo in strada, salgo su una macchina e grido come un pazzo, la gente ci guarda giustamente come invasati. Urli fino a che non hai più voce, urli per farti sentire da tutti, urli per sentire gli altri urlare.

Va avanti così per un'ora. Poi ci spostiamo in Duomo. Una bolgia di umanità in nerazzurro, bandiere, striscioni, cori, aste, pupazzi, trombe, trombette, sirene, ragazze, ragazzi, bambini, vecchi, adulti, bianchi, neri, gialli. Gridiamo, gridiamo, gridiamo ancora, scandiamo cori, fino a che non siamo esausti.

Torniamo a casa. Sul tram c'è una signora giapponese con la madre vecchia che sembra uscita da un manga. La signora fa sedere la madre sul sedile del tram e poi tira fuori dalla borsa la sua bandiera a scacchi nerazzurri e la appende al finestrino del tram. La guardo e rido come un cretino, come uno che una volta tanto non è deluso, non è meditabondo, brontolone, scassacazzi.

Rido perché sono felice.

 

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Vergognatevi

19 Aprile 2007 19 commenti

 

Dedicato ai giocatori dell'Inter e soprattutto al suo tecnico, Roberto Mancini, che non impara mai dai propri errori. 

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Anche negli anni più incredibili tifare inter significa soffrire

16 Aprile 2007 1 commento

Nel primo tempo l'inter non entra in campo. Parte del contratto di Grosso prevede che faccia fare un gol al Palermo, e lascia i chilometri a chiunque. Dopo tre minuti riusciamo a far segnare il peggior mezzo giocatore del campionato, l'airone Caracciolo. Uno si aspetta una reazione? Nessuna. Allora il Palermo pensa bene di mettere una seconda palla in fondo al sacco al quarantacinquesimo. E il peggior guardalinee del campionato annulla un gol regolare al Palermo, mentre in compenso Rizzoli ha messo fischietti e cartellini nel deretano. In compenso neanche Figo riesce a toccare un pallone decentemente e sbaglia clamorosi controlli

Alla fine del primo tempo ho già battuto il mio personale record di bestemmie. Fortunatamente nel secondo tempo il Palermo non esce più dalla sua metà campo (e non è un modo di dire). Ci fischiano due fuorigiochi che sa solo gesù se c'erano o meno, un gol regolare annullato, due rigori negati. Mettiamo dentro due gol e quasi un terzo con un assist che Adriano non farà mai più nella sua vita (esterno sinistro dalla linea di fondo): Ibra tocca leggero e Fontana è proprio sulla traiettoria.

C'è da dire che Mancini prima di cambiare l'assetto tattico comunque aspetta il ventesimo del secondo tempo. Stankovic e Ibra fanno la differenza, ma in generale Zanetti è un migliore terzino di Grosso (nonostante sia il ruolo del secondo e non del primo), e anche il resto della squadra si sveglia, incluso maestro Figo.  

Essere interisti significa soffrire fino alla fine, anche nell'anno in cui potevi fare il culo a tutti. Che ci dobbiamo fare? Se volevamo nascere con il culo dalla nostra parte nascevamo rossoneri; se volevamo nascere paraculati nascevamo gobbi. Invece ci tocca essere nerazzuri, la squadra che fa soffrire di più i suoi tifosi insieme al Genoa.  

Adesso vorrei ibernarmi fino a mercoledì. Alle 17.30, bastardo l'Osservatorio del Viminale.

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E’ uscita la quarta e ultima parte di Novecento e Uno, il racconto di blackswift ispirato ai fatti di catania

8 Aprile 2007 3 commenti

 

Oggi, dopo due settimane di gestazione (il mio socio è una persona impegnata) è uscita finalmente la quarta e ultima parte del racconto di blackswift ispirato ai fatti di Catania. Questa parte comprende gli ultimi capitoli (dal 13 al 19) che includono un viaggio nel mondo degli Uffici Reperti dei tribunali, un cimitero, salme, cadaveri, autopsie, e la verità sul golpe del temutissimo Grossolani, futuro premier in barba al suo passato indiscutibilmente fascista.

A breve sul sito di blackswift troverete anche una prestigiosa versione in PDF di Novecento e Uno con alcuni allegati per chi ha la memoria corta. Ringraziamo anche i vari siti di malati di mente che hanno deciso di dare visibilità al racconto, tanto per evitare di guardare gli eventi che ci circondano ogni giorno sempre da una sola prospettiva, quella più banale, più facile, quella che vorrebbero propinarci sempre come l'unica possibile.  

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Due punti buttati via

7 Aprile 2007 3 commenti

 

Un inter incredibilmente superiore alla reggina va a pareggiare zero a zero mostrando un'imbarazzante scarsità di concretezza sotto porta. A due passi dallo scudello è un peccato veniale, nulla di più, ma pur sempre un peccato. Tutti i tifosi nerazzurri sperano che serva almeno a capire che non ci si può deconcentrare MAI. 

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Meno tre

2 Aprile 2007 Commenti chiusi

 

Il Parma è la penultima in classifica di Serie A, mentre il Pescara è la penultima in classifica di Serie B: questa è una differenza sostanziale che Mughini non riesce a percepire; forse per la stessa macroscopica ragione per cui non capisce che noi abbiamo sprecato 1000 milioni in giocatori che non li valevano, mentre loro ne hanno sprecati molto meno in giocatori e molti di più in mazzette e regali.

In ogni caso i nerazzurri a San Siro partono come al solito leziosi, con tanta voglia di regalare patemi d'animo ai loro tifosi. Nel primo tempo si mangiano quintali di goal fatti, in particolare uno con la lavatrice Adriano (che a dispetto dell'assist per il due a zero di Crespo e un paio di sgroppate non è ancora convinto di essere un umano). In realtà è tutto il settore che sembra un po' imballato, con tiri molto deboli e pochi scatti: certo almeno Crespo si muove, mentre Adriano dall'alto dei suoi 15 anni è sempre nel posto sbagliato, frenando tutta la manovra sulle linee verticali.

A centrocampo recuperiamo miliardi di palloni (Cambiasso e Dacourt ineguagliabili), anche se Stankovic non riesce a fare un passaggio giusto neanche a scriverglielo su un foglio di carta. In compenso un paio di volte scende da solo scartandosi mezzo Parma e il gol gli perdonerebbe tutto. Ma non riesce a centrare la porta con la violenza che gli è consueta.

Dietro Burdisso e Matterazzi basterebbero da soli a fare fronte ad almeno due Parma, e Toldone in gran giornata fino a che non c'è bisogno di accennare l'uscita è insuperabile. Maicon un'ira d'iddio, se mettesse pure dentro la palla del due a zero solo a tu per tu con il portiere, sarebbe da portare al soglio pontificio. Maxwell fa una partita del cazzo, ma come sempre nel calcio, chi fa peggio è premiato con un goal da rivedere per anni: tocco a scavalcare un avversario sulla linea del fallo laterale, triangolo con Crespo, in area tocco leggero sinistro-destro-sinistro e bordata sotto la traversa imprendibile. Allo stesso modo Adriano che non ha combinato niente in novanta minuti viene lanciato da Recoba, sgroppa come dovrebbe saper fare e appoggia al centro per il goal numero 200 di Crespo nel professionismo europeo.

Proprio il chino merita un discorso a parte: si conferma un nano da giardino, un po' come Mariolino Corso, dovrebbero lasciarlo in un fazzoletto di campo e passargli la palla perché la dipinga con quel minchia di piede sinistro che si ritrova.  In compenso Mariano Gonzales è inguardabile.

La partita non merita commento se non nei suoi protagonisti, perché la sfida dell'anno prossimo è proprio quella di avere un gioco nerazzurro, come le altre grandi squadre hanno sempre dimostrato di avere, un modello che gli altri possano indicare e che vada al di là dei grandi campioni dell'Inter. Insomma, ci serve che l'allenatore sia un allenatore e non un soprammobile.

 

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Facciamo che…

18 Marzo 2007 Commenti chiusi

 

Andiamo ad Ascoli a giocare come all'oratorio, su una gamba sola. Fortunatamente di fronte anziché una squadra abbiamo una verza e quindi portiamo a casa i tre punti che ci portano a tre partite dalla vittoria del campionato. Se il tridente Mancini lo avesse messo in campo a Valencia forse saremmo ancora in Champions League, ma non si può avere tutto dalla vita: oltre ai fuoriclasse, vogliamo anche un allenatore e una società?

In ogni caso in difesa poche incertezze, a centrocampo una buona lena e davanti gente di gran classe. Adriano fa un tiro e due assist disumani, ma per il resto è la solita lavatrice. Ci vediamo a San Siro con il Parma.

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Terza parte di Novecento e Uno

14 Marzo 2007 Commenti chiusi

 

Novecento e Uno, il racconto di blackswift ispirato ai fatti di Catania e a un po' di sano complottismo vede la sua terza parte pubblicata oggi. Siamo in dirittura d'arrivo e i segni di un'epoca scura si fanno sempre più espliciti….  🙂

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Non sono nessuno

12 Marzo 2007 Commenti chiusi

La verità è che i milanisti non sono nessuno e questo è il più grande conforto di questo derby vinto 2 a 1 dai ragazzi. Tra l'altro il fatto che questa squadra appoggiata tutta sul solo Kakà sia andata avanti in Champions, conferma la scarsa qualità della Coppa dei Campioni di quest'anno, che noi abbiamo abbandonato sdegnati da questo affronto alla nostra dignità di squadra superiore. (Chi mi scassa il cazzo sulla arroganza si tappi la bocca che dopo aver vinto il derby vale dire qualsiasi cosa 🙂

In campo al Meazza si è vista una sola squadra, e quell'uomo di merda di Ronaldo (ho perso la voce a furia di gridarlo, nonostante continui a pensare che sia uno dei migliori giocatori del mondo) ha provato a rovinare una festa nell'unico tiro milanista degno di questo nome nei primi 45 minuti. Certo se valdanito non gli faceva il favore di mangiarsi due gol fatti e di avere la sfiga di sfiorarne altri due, la solfa sarebbe stata diversa già al quarto minuto.

Figo è in giornata di grazia e questo dimostra che a Valencia doveva giocare dall'inizio (o almeno dall'inizio del secondo tempo e non a venti minuti dalla fine), Ibra dopo aver sonnecchiato il primo tempo si scatena, Cruz una sicurezza, che se entra il suo colpo di tacco a pochi minuti dal gol dell'1 a 1 (segnato dopo dieci secondi di partita dell'argentino) viene giù tutto San Siro. 

E tutto questo tralasciando il rigore negato, i cartellini distribuiti asimmetricamente, e le svariate occasioni un po' di tutti che l'Inter si è mangiata. Uscire dallo stadio gridando Salutate la capolista  e Tutti a casa, olè è stata una grande soddisfazione. Rimane il problema che come dicono in molti per vincere in campionato basta la forza dei campioni e la loro maturazione, mentre per vincere anche in Europa abbiamo bisogno di un allenatore che non abbia paura di rischiare e di provarci sempre.

In sintesi: godo. 

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E’ quello che ci siamo meritati

6 Marzo 2007 4 commenti

L'ennesima eliminazione con due pareggi. E' quello che ci siamo meritati. Quando prendi due gol da pollo all'andata in casa sbagliando 50 gol, e poi vai a giocare una partita di rimessa al Mestalla sbagliando 6 palle gol nette solo davanti al portiere, non si capisce con chi dovresti prenderla se non con te stesso. I nerazzurri dovrebbero imparare dalla Roma come si affronta una sfida che si deve vincere, chapeau.

Dulcis in fundo la rissa finale è uno spettacolo degno dei peggiori juve e milan, incazzati neri perché non li hanno lasciati vincere: mi è venuta subito in mente l'immagine di Nedved. Grazie ragazzi, perché così farete subire a noi tifosi mesi di sfottò e sberleffi. Adesso vedete almeno di non rincoglionirvi in campionato e riscattarvi come la squadra di campioni che dite di essere. Gli spagnoli sono i soliti rissosi pezzi di merda ed è dall'andata che provocano: la risposta migliore era fargli 10 gol.

Destino terribile quello di essere interisti e soffrire anche quando non ce n'è bisogno. 

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