C’è sempre tempo per dimenticare la libertà
Ricetta:
– DASPO per chi è pericoloso secondo le Questure
– Arresti differiti in flagranza per chi compie atti violenti
– Fermi preventivi per chi potrebbe (un giorno forse chi lo sa) compiere atti violenti
– Garanzia patrimoniale per poter organizzare un’iniziativa di piazza
Tutti tranne l’ultimo ingrediente non riguarda i cortei, ma ha già riguardato gli stadi, e le ha proposte la stessa persona (il Ministro “Due” Maroni) per fermare i “tifosi violenti”. Ma la cosa più stupefacente è che le persone non si siano erte a difesa delle libertà fondamentali sancite dalla Costituzione come il diritto di manifestare e di esprimere liberamente le proprie opinioni, ma che anche di fronte alla palese operazione che finalmente perfeziona la sperimentazione attuata negli stadi di questo totalitarismo anni duemila la maggior parte degli uomini e delle donne che ascolto annuiscano contenti.
Perché non credo vi siano dubbi sul fatto che queste misure applicate a cortei e manifestazioni siano palesemente incostituzionali (lo erano pure applicate agli stadi, ma si sa il mostro emergenziale giustifica sempre qualsiasi decisione): pagare per poter manifestare discrimina chi può e chi non può esprimere la propria opinione e basare su provvedimenti discrezionali la decisione di limitare la libertà di un cittadino è evidentemente un’aberrazione in qualsiasi stato di diritto. Per non parlare degli effetti che avranno: la Legge Reale è costata 274 morti, tanto per dire; domani banalmente quello che succederà è che non si faranno più cortei autorizzati, e che assisteremo a moltissimi casi di condanne penali per persone che non hanno fatto nient’altro che presentarsi in una piazza (senza fare nulla) perché qualcuno ha deciso che sono pericolose. Complimenti, una soluzione a tutti i mali del mondo (che ovviamente sono le macchine bruciate e quattro pietre, sic).
Ma il processo più diabolico è quello che fa scambiare alla maggior parte delle persone i responsabili con l’occasione, lo strumento con l’intenzione. Chi vuole queste misure (e non parlo solo di chi le ha proposte materialmente in Parlamento e in strada in questi giorni) attendeva solo l’occasione di poterle esportare fuori dagli stadi e nella nostra vita di tutti i giorni. E chi lo asseconda affermando che l’occasione giustifica ogni cosa, in nome di scarsissima statura politica ed etica, mostra scarsissima lucidità, ma soprattutto mostra che l’istinto violento, quello vero, quello che attivamente nega ad altri la possibilità di fare e dire, è molto più radicato negli uomini di quanto non si voglia ammettere. Perché dimenticare il valore della libertà (delle proprie opinioni, delle proprie parole e della propria persona) è un atto immensamente più violento che spaccare una vetrina o bruciare una macchina. Purtroppo non abbiamo più un Brecht a ricordare a tutte queste persone chi cammina dal lato sbagliato di un confine, quello di un’umanità diversa.