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Posts Tagged ‘Milano’

Il 28 gennaio e oltre: una nuova alba precaria

27 Gennaio 2011 Commenti chiusi

Ripubblico il lancio dell’appuntamento che come Intelligence Precaria e Punto San Precario stiamo organizzando per partecipare alle azioni e al corteo del 28 gennaio 2011 (con la parola d’ordine della costruzione di uno sciopero precario). E quando scriviamo “alba precaria” è perché domani si comincia veramente all’alba. Ci vuole un fisico bestiale per fare gli attivisti…


Il prossimo 28 gennaio – come è noto – si terrà lo sciopero generale dei metalmeccanici, a cui hanno aderito anche alcuni sindacati di base e molti spezzoni di movimento, alcuni dei quali si sono incontrati lo scorso week-end al C.S. Rivolta a Marghera. Diverse sono le parole d’ordine. Tra questi quella che spicca in prima linea, leit motiv delle precedenti mobilitazioni della Fiom contro il Piano Marchionne è: lavoro bene comune. San Precario si permette di dissentire. Il lavoro come bene comune è il lavoro preminentemente operaio (ma non solo) che sta alla base del processo di accumulazione del capitale. E’ chiaro che tale slogan vuole ridare dignità, considerazione, rispetto e soprattutto remunerazione al lavoro di oggi. E non può essere altrimenti, dal momento che negli ultimi anni abbiamo assistito ad una vera e propria dequalificazione e svalorizzazione del lavoro, di tutti i lavori (da quelli servili a quelli cognitivi). Tuttavia, vogliamo ricordare che obiettivo dei lavoratori è sempre stato quello di “liberarsi del lavoro”, soprattutto se si tratta di lavoro produttivo per il capitale. Nel 1970, il comitato operai di Porto Marghera, in opposizione all’etica del lavoro dei sindacati confederali, già anticipava come una delle chiavi di volta nella modifica dei rapporti di forza sociali sta proprio nel rovesciare il significato del lavoro così come viene imposto dalla gerarchia economica. Il lavoro nel capitalismo non può, ne potrà essere mai un bene comune. La costruzione di un alternativa sociale e culturale oggi più che mai non sta più nel diritto al lavoro ma piuttosto nel diritto alla scelta del lavoro.

Di questo si è discusso negli Stati Generali della Precarietà 2.0. La creazione di un punto di vista precario vuol dire questo: riconoscere l’importanza della precarietà come condizione paradigmatica dei rapporti di lavoro oggi e declinarla nelle diverse rappresentazioni soggettive di cui si alimenta: immaginare e organizzare nuove forme di rappresentanza e mobilitazione in grado di colpire e sabotare i flussi produttivi materiali e immateriali che innervono le realtà metropolitane; proporre interventi di welfare metropolitano che favoriscano la ricomposizione delle soggettività precarie frammentate nel nome della garanzia di reddito, acceso ai sevizi di base e introduzione di un salario minimo. Questo è lo sciopero precario, uno sciopero non meramente economico, ma uno sciopero che assume connotati politici, in grado di evidenziare quella potenza precaria da cui la ricchezza nasce e da cui viene espropriata. Una potenza che è anche capacità di sottrazione alle nuove forme di ricattabilità e dipendenza, nel nome della autodeterminazone e della libertà di scelta. Perché la qualità del lavoro e della vita non è solo avere un posto stabile. Perché parlare di reddito significare pensare e organizzare un nuovo sistema di welfare. Perché lo sciopero precario è arma di vertenza territoriale e non di concertazione, elemento di coscienza e conoscenza tra i precari e le precarie.

Appuntamento alle ore 5.00, il 28 gennaio 2011, davanti alla Marcegaglia, V.le Sarca 336, Milano.

Buon anno Milano

5 Gennaio 2011 2 commenti

Neanche il tempo di iniziare un nuovo anno e Milano presenta subito il conto. Mentre sul piano nazionale la cosiddetta sinistra si allea con la destra per fare un sacco di rumore per una mancata estradizione (cooptando ragazzini che probabilmente non saprebbero neanche declinarti il significato dell’acronimo PAC), contemporaneamente dando mandato al suo luminare Pietro Ichino di spiegarci perché Marchionne non sta distruggendo secoli di conquiste fatte col sangue dei lavoratori, ma modernizzando lo stantio panorama industriale italiano (con i soldi dello Stato e delle nostre tasse, ovviamente, ma senza alcun processo democratico che lo abbia investito di questo eventuale ruolo), a Milano ci viene servito l’ennesimo sgombero. La Fornace di Rho, dove San Precario ha un suo sportello per i lavoratori e da cui negli ultimi anni sono partiti importantissimi percorsi di mobilitazione contro l’Expo 2015, le speculazioni edilizie ad essa collegati e i soprusi nei confronti degli abitanti di Rho e zone limitrofe, viene sgomberata senza che il Comune o la proprietà facciano alcuna pressione in tal senso (almeno ultimamente, dato che la giunta ha i giorni contati e la proprietà ha un piccolo problema di amianto da risolvere prima). Considerate le recenti collusioni della Ndrangheta con le “necessità” edilizie in quel della Nuova Fiera, e che la Polizia risponde alla Questura e quindi agli Interni, le parole recentemente spese (con maggior competenza questa volta) da Saviano per incalzare il Ministro Maroni su che cosa stia facendo per la criminalità organizzata infiltrata al Nord assumono tutto un altro significato.

Fortunatamente i ragazzi e le ragazze della Fornace non si danno facilmente per vinti, e nella serata di ieri hanno risposto allo sgombero con un corteo di un migliaio di persone tra cui oltre ai militanti milanesi e limitrofi spiccavano signore e signori di mezza età, abitanti di Rho che con gli occupanti hanno condiviso le mobilitazioni contro la rimozione delle fermate del treno fondamentali per i pendolari o contro i soldi che il Comune di Rho sarà costretto (forse) a pagare per il mancato guadagno di speculatori collusi (in pratica siccome il PGT non è stato approvato chi doveva guadagnarci ha fatto causa al Comune e pretende un risarcimanto! Siamo in Italia, non vi stupite che qualcuno ritenga di avere il DIRITTO di speculare!). E alla fine del corteo, una nuova occupazione, dove precarie e precari organizzeranno il 15 e 16 gennaio la seconda puntata degli Stati Generali della Precarietà. Vi attendiamo numerosi.

Metti un giorno sul davanzale…

27 Dicembre 2010 6 commenti

A noi bambini di città, a volte basta una sorpresa sul davanzale in piena città per trasformare una giornata normale in un momento di felicità da ricordare. E oggi verso l’una e mezza sul davanzale ho trovato una femmina di gheppio (che non è un rapace così inusuale in aree urbane, ma è pur sempre un piccolo falco appollaiato sulla tua finestra, cosa che non capita tutti i giorni). Il mio post per l’anno nuovo lo dedico a lei.

Gheppio femmina sul davanzale di casa mia

Gheppio femmina sul davanzale di casa mia

41 anni fa

12 Dicembre 2010 Commenti chiusi

Per non dimenticare che 41 anni fa per facilitare il progresso della democrazia italiana si massacravano decine di persone. Per non dimenticare che per tutte le stragi degli anni della strategia della tensione non ci sono colpevoli, solo voci, convinzioni aleatorie e sentito dire. Per non dimenticare che i mandanti politici di quanto è già accaduto nella storia sono sempre gli stessi: chi gestisce i soldi, il potere e le nostre vite da un lato, noi dall’altro. Per non dimenticare che non è tutto uguale, che non tutte le opinioni hanno la stessa legittimità e che non è vero che ognuno la pensa come vuole. Per non dimenticare che ci sono idee giuste e idee sbagliate e che chi sostiene le une e le altre è destinato a scontrarsi e lottare. Per non dimenticare che il mondo non è cambiato negli ultimi 50 anni, e soprattutto che non sono cambiati gli esseri umani. Oggi, 12 dicembre, uno che girava negli stessi ambiti di chi metteva le bombe parlerà da Ministro in piazza Duomo, mentre i parenti di chi è morto in una esplosione si ritrovano per piangere il proprio ricordo a meno di 500 metri.

Per non dimenticare: ecco la controinchiesta sulla strage di Piazza Fontana

PS: so che non è l’unica ricorrenza, ma io sono milanese e per me alcune date, sono più vicine di altre

Un bel po’ di movimento

30 Novembre 2010 1 commento

Finalmente vedo dei pischelli che si incazzano. E’ tutto il giorno che bloccano mezza città gli studenti. E non solo la mia città, ma anche le altre. Finalmente qualcuno si è rotto il cazzo. Era anche ora.

Strike on!

PS: poche parole dato che io non sono in strada questa volta. Ma penso sia importante che si dia diffusione il più possibile a quanto sta avvenendo. Io lo seguo su imc lombardia per una volta nuovamente utile e sul twitter di milanoX. A buon rendere.

San Precario vs Boeri, Onida, Pisapia, Sacerdoti: che cosa farà un sindaco di sinistra per i precari e le precarie?

31 Ottobre 2010 2 commenti

Bene bene. A Milano si avvicinano le primare del 14 novembre e anche giustamente i residui della sinistra milanese iniziano a chiamare a singolar tenzone i candidati sindaco: Stefano Boeri, Michele Sacerdoti, Valerio Onida, Giuliano Pisapia. Anche San Precario non vuole essere da meno e vuole avere cognizione di cosa prometteranno i candidati a precarie e precari: perché è vero che il problema è nazionale, ma anche le metropoli possono dire molto sul modello di società che si va immaginando.

Se siete blandamente interessati, se siete anche voi precari, se avete voglia di chiedere direttamente conto delle scelte che si faranno, venite anche voi alla Casa della Cultura, in via Borgogna 3 a Milano, martedì 2 novembre 2010 alle ore 21.00

Ne vedrete delle belle! Ovviamente non mancherò di essere presente per spaccare le gonadi pure io.

PS: è assurdo ma la Casa della Cultura non ha una connessione disponibile. Devo fare i sopralluoghi, ma se chiavetta e/o cellulari prendono dovremmo scagliare tutto quanto avverrà su twitter (o sull’account infosanprecario o sull’hashtag #precariesindaci (avevo proposto #precarieprimarie ma non hanno colto…)

Milano da odiare e da dimenticare

11 Ottobre 2010 17 commenti

Sos Fornace: proprietà privata abbandonata, area Expo, sotto sgombero imminente

Cox 18:  proprietà comunale, sede Archivio Primo Moroni da 20 anni, sotto sgombero un filo meno imminente (ma non troppo)

Cascina Autogestita Torchiera: proprietà comunale dimenticata da Dio fino a quando non è stata resuscitata, sotto sgombero elettorale quasi imminente

Ambulatorio Medico Popolare (e sede Casa Occupata via dei Transiti 28): proprietà privata ex proprietà pubblica, sotto sgombero da tempo (tanto il lavoro dell’Ambulatorio lo fanno le ASL, vero?)

La Bottiglieria via Savona: sotto sgombero (praticamente dal momento in cui hanno occupato) sgomberata (14 ott) rioccupa in via giannon 8 (16 ott), olé!!!!

C.S. Leoncavallo: considerato come sta per finire la vicenda dei terreni di Cabassi per l’Expo dubito che anche il Leo avrà vita molto facile (il giochino terreni a Cabassi per non rompere le palle sul Leo e togliere un problema all’amministrazione comunale mi sa che non andrà in porto)

Ci rimangono ancora: Centro Sociale Vittoria (ma pagando un affitto dovrebbe salvarsi); Casa Loca (grazie papà Moratti, poi mi si dice perché sono interista);  Cantiere (misteri della fede, ma meno male, nonostante i miei dissapori con la Linea =D); Ponte della Ghisolfa; Micene; case occupate sparse che meno sembrano politicizzate e forse più dureranno.

Sarà che si avvicinano le elezioni, ma forse questa città e i suoi militanti meritano di restare più desolati che mai. A furia di dimenticarci, stiamo scomparendo. E non è che sia un male in generale, considerato quanto poco abbiamo saputo dare ultimamente alle strade che percorriamo ogni giorno, ma avrei preferito sopravvivere e vederci sopraffatti da giovani convinti ancora dell’utopia, che vedere tutta questa gentaglia che vorrebbe sputarmi in un occhio per le mie vecchie trombonate aggirarsi in un non luogo svuotato di possibilità. Chi ha sbagliato, scaglia la prima pietra.

Chiamale se vuoi… distrazioni

6 Ottobre 2010 Commenti chiusi

Lo spazio della Fornace di Rho è uno dei pochi luoghi vivi in una città di morti. Non è un caso se sorge nel punto di convergenza dei massimi interessi metropolitani con i massimi conflitti: mobilità, lavoro, precarietà, territorio, speculazione. Rho, il nuovo polo fieristico, le magnifiche sorti e progressive dell’Expo: i ragazzi della Fornace sono stati motore e azione di tutto quello che vi ha avuto a che fare, e adesso, a meno di due settimane dalla scadenza dei tempi per sbrigare le ultime pratiche legate proprio all’Expo 2015, con la maggioranza impelagata in ogni sorta di problema legato ai desideri iperspeculativi di politicanti e costruttori, la sos Fornace si ritrova sotto sgombero da un giorno con l’altro.

Sarà un caso che siano uno dei luoghi principale in cui si andavano aggregando vertenze e precari dell’area della Fiera e dell’Expo. Sarà un caso che non passasse mese senza mobilitazioni e rotture di palle nei confronti dell’incapace management metropolitano. Sarà un caso che Maroni era a Rho per dirimere anche la questione Fiera/Expo proprio due giorni fa. Sarà anche un caso che un bel problema di ordine pubblico offre un’ideale diversivo ai giornalisti per non parlare delle porcate che si faranno per sbloccare l’Expo: terreni che si svendono e si comprano a prezzi assurdi, per poi lasciarli lì a marcire e non perdere il prestigio dell’evento. Bella mossa, ma vecchia come il cucco.

Com’è come non è, domani cominciano i presidi antisgombero alle 5.00 del mattino. E se li buttano fuori sabato in una nuova occupazione si terranno gli Stati Generali che avrebbero dovuto essere altrove (Arci Bellezza). Sapete com’è, le distrazioni con chi ha degli obiettivi concreti non funzionano più di tanto. A la prochaine.

Anche Venezia via da Milano grazie al Comune

10 Settembre 2010 1 commento

A giugno feci un breve post raccontando di come grazie al ritiro del patrocinio della Provincia di Milano (appena passata dalla sinistra alla destra nell’eminente persona di Podestà) la Rassegna del Festival di Cannes a Milano dopo anni e anni di onorata carriera venisse meno. In realtà proprio in extremis alcuni miseri fondi vennero stanziati e consentirono una versione molto risicata della Rassegna, da almeno una decina di anni uno dei pochi eventi culturali degni di nota del modesto panorama milanese.

A settembre da altrettanti anni (o forse di più, non saprei) si tiene una rassegna dei film del Festival di Locarno e di Venezia. Quest’anno la panoramica si è presentata in una forma diversa da quella degli altri anni: laddove fino al 2009 potevi acquistare degli abbonamenti da una quarantina di euro per assistere potenzialmente (dovevi essere molto lesto e pronto a sciropparti 5-6 film al giorno) a 30-40 film dei 40-50 proposti, quest’anno è stato previsto – oltre a una serie di iniziative promozionali e coupon con Esselunga e Corriere della Sera – un abbonamento da 32 euro per 8 film a scelta tra i 39 in programmazione. Lo scarto in termini di rapporto film-spesa per gli appassionati è abbastanza evidente: da 1 film per 1.5 euro, a 1 film per 4 euro. Diciamo per comodità due volte e mezzo, se non tre, a seconda di quanti film eri in grado di seguire con la vecchia formula.

Incuriosito sono andato oggi alle 18 alla vendita degli abbonamenti per capire un po’ meglio la situazione. Ho parlato con un ragazzo grande, grosso e appassionato di cinema con cui ho sempre scambiato quattro chiacchiere durante le code e che fa parte dell’organizzazione della Rassegna. Penso di essere stata la centesima persona a fargli la domanda per cui mi è parso molto preparato a rispondere cercando di giustificare il più possibile la scelta fatta.

Sostanzialmente i motivi che hanno portato al cambiamento di formula sono tre: (a) il Comune di Milano ha stanziato 20.000 euro anziché 120.000 come gli altri anni; (b) le sale a disposizione sono piccole e con una media di due proiezioni a film a fronte di 2000 tessere degli anni passati non se la sentivano di fatto di escludere 1400 persone dalla possibilità di vedere ogni film; (c) i distributori a fronte di numeri così esigui (2000 abbonamenti) non danno la disponibilità delle pellicole per più di 1-2 passaggi.

Io ovviamente capisco la necessità del mio interlocutore di indorarmi la pillola, ma la risposta si presta facilmente all’interpretazione del responsabile della nuova e peggiore formula dell’abbonamento alla rassegna: le sale cinematografiche di Milano fanno schifo da sempre, non certo da quest’anno, e il circuito che partecipa alla rassegna non mi pare sostanzialmente cambiato, da cui possiamo anche dirci tranquillamente che il problema (b) era facilmente risolvibile; i distributori sono stronzi capitalisti, ma niente più di questo, per cui a fronte di maggiori soldini, sicuramente avrebbero dato la disponibilità di 3 visioni anziché 2, o comunque del numero di visioni degli anni scorsi. Motivo per il quale tenderei a minimizzare anche il problema (c).

Evidentemente sono mancati i fondi per pagare queste proiezioni e l’impiego delle sale, cosa che mette in risalto come il principale responsabile del parziale (almeno per ora, ma a giudicare dalla ricezione delle modalità non mi pronuncerei con tanta sicumera sul futuro) affossamento della rassegna sia il Comune di Milano e la sua nuovissima vocazione al risparmio. Siamo certi che i soldi per fanfare e cazzate di ogni tipo per i consiglieri comunali non siano mancati e che i 100.000 euro non assegnati alla Rassegna non siano purtroppo finiti a fare asili nido popolari o programmi di calmierazione degli affitti.

Alla fine la formula non mi ha convinto e ho deciso di non fare l’abbonamento. C’è da dire che anche i film in programma non mi hanno molto convinto. Non è certo colpa di chi organizza la rassegna se i titoli nei rispettivi Festival non sono proprio entusiasmanti: in questo ultimo anno, sarà un problema di mia percezione soggettiva, ma mi pare che le sale dei festival si riempiano di film sulle parti più atroci dei regimi ispirati al marxismo e al comunismo (da notare: ispirati a e non qualificati come). E’ pieno di gente impegnata a rinnegare le idee che hanno condiviso e per cui si sono battuti, senza ovviamente che nessuno si preoccupi di quello che ha compiuto. Voglio dire: è evidente che ci sono aspetti dei regimi totalitari cosiddetti socialisti che sono quantomeno discutibili (e a nulla vale la constatazione che i regimi di altro segno hanno fatto di peggio e lo hanno fatto per proprio programma e non per deviazione dalla propria versione “ideale”), ma come mai non è pieno di gente che si vergogna di quanto fatto dai cosiddetti regimi democratici e dai ben peggiori regimi totalitari tuttora in pieno fulgore in tante parti del mondo (inclusa la nostra beneamata penisola)? E perché è pieno di anime candide quando bisogna guardare i peccati degli altri e vuoto di volontà di fare qualcosa quando si guardano i propri?

Sono un materialista, non come i chinai, ma pur sempre un materialista. La storia è violenza. E’ violento scontro di interessi e di bisogni. Non mi vergogno di ciò che non ho fatto io, non sento il bisogno di giustificarlo, né di condannarlo. Ma sento spesso, sempre più spesso il bisogno di capire. Di capire soprattutto ciò che mi è più vicino. E devo essere sincero: il Paese in cui vivo e che segue abulico la sua vita falsa e falsamente benestante non lo capisco e non lo accetto più di buon grado. D’altronde lo sappiamo tutti: il vero problema del posto in cui viviamo sono 4 cazzo di fumogeni, non 100.000 persone che non avranno più un reddito per conservare intatto il margine di profitto di chi di soldi ne ha già molti. O no?