E fu così che la compagine nerazzurra appena scesa dal palcoscenico del suo tri(3)pudio, proprio nel momento culminante delle proprie epiche imprese, non si avvide della trasformazione avvenuta nel proprio condottiero, della trappola che il crudele destino cinico e baro riserva a ogni eroe alla fine della propria saga, al fine di garantirne un sequel con adeguato ritorno economico. Erano mesi infatti che Gesù da Setubal combatteva contro il Potere corruttore del Demone Blanco e conclusa la sua opera magna, spossato nel corpo e nella mente, il Vate non poté che soccombere ai malefici artefici (alcuni lo chiamano vil danaro, ma tant’è) del demonio spagnolo nella cui magione aveva appena disputato la più importante partita nerazzurra dell’ultimo mezzo secolo.
I tri(3)plici eroi nerazzurri nulla potevano sospettare quando il loro comandante gli mostrò una scricchiolante sudicia porta anziché l’ingresso degli spogliatoi: si infilarono nell’antro oscuro senza alcun timore e fieri di quanto appena compiuto. Sulla soglia, come a guardia di un percorso ancora tutto da intraprendere, restarono il Colosso e l’ingrato Figliol Prodigo: mentre i loro compagni si addentravano nell’oscurità all’uno l’ormai perduto Vate offrì un calice di vino da sorseggiare insieme in una nuova avventura, all’altro uno sputo in faccia, tanto per chiarire. Il Colosso immobile sulla soglia tentennò fino a che i sentimenti (ok, non proprio i sentimenti, ma cominciano lo stesso con la esse) ebbero la meglio sul potere del serpente tentatore: voltò le spalle al mentore e si avviò verso la fine della fila indiana formata dai suoi compagni di squadra. Il Figliol Prodigo come sempre mostrò un ammirevole aplomb cominciando a sbraitare e a spaccare tutto quello che si trovava a portata di mano: per evitare che gli strepiti del disprezzato fuoriclasse mandassero a ramengo tutto il loro piano, le meringhe diaboliche si adoperarono per posizionare il giovane privo di senno su una catapulta in direzione Manciocity, la città dove divertirsi è più difficile che suicidarsi. Come contrappeso sulla catapulta, per far tornare il sorriso anche sul viso distorto dalle grida del fu Figliol Prodigo mononeuronico, un bel saccone di petroldollari, tanto cari anche al mecenate della spedizione nerazzurra così silenziato per tutta la vicenda da mercato del pesce in cui si stava trasformando l’epica impresa del suo club.
Quando i nostri paladini videro il ghigno del loro ormai ex condottiero chiudere l’uscio e farli piombare nel buio più totale seppero di non poter fare altro che continuare ad avanzare, senza macchia e senza paura, consci del loro valore e di poter superare ogni ostacolo. Seguirono quindi un oscuro e tortuoso cunicolo fino a un abisso tremendo e senza fine di fronte al quale si bloccarono meditabondi. Lungo la strada alla compagine si andavano sommando altri personaggi, alcuni con lode (Totò il Folletto, l’Iguana delle Banlieues), altri con infamia (il Fulmine Cieco di Tegucigalpa, la Foca Ammaestrata, il Reprobo Pancione), e altri ancora si sapevano ancora celarsi nell’oscurità guidati dallo Stregatto Nerazzurro, noto anche come il Direttore. Sull’orlo dell’Abisso tutti sapevano di non aver nulla per cui esitare: o l’andava o la spaccava. In entrambi i casi i cocci sarebbero stati nostri (dei tifosi, intendo): e fu così che i nostri eroi si lanciarono nel vuoto di una nuova avventura, sentendo l’aria strappata dai polmoni per la velocità della caduta, la pressione del buio sulla pelle e sui nervi, la tensione di ciò che sarebbe ancora dovuto accadere e che forse non sarebbe potuto accadere mai più.
All’atterraggio di tutta la compagnia pensò l’enorme panza dell’Hombre Horizontal, ampia e comoda come un paterno materasso, elastica come un trampolino: la compagine nerazzurra aveva incontrato il proprio nuovo condottiero, il gemello sconosciuto e sagace di Pinco Panco e Panco Pinco, Benny “Sancho Panza” Hill. Ed è dalla distesa morbida del suo ventre che comincia questa nuova annata di IIW.
Ben ritrovati?
L’euforia per aver evitato danni all’atterraggio sul fondo dell’abisso contagia rapidamente la ciurma nerazzurra che comincia a saltellare sul tappeto elastico adiposo dell’hombre horizontal come bambini appena arrivati al Luna Park. Purtroppo nessuno degli eroi si avvede che sotto i loro piedi sono nel frattempo entrati sul terreno di gioco i soliti teatranti giallorossi, che si rotolano sotto gli innocenti piedi dei tri(3)plici cavalieri del drago. Le novità in campo sono poche: il 4-2-3-1 di Benny presenta una difesa altissima, un gioco rischioso da fare se hai un terzino come Crystal che si fa tagliare fuori 4 volte dallo stesso movimento e due centrali non proprio sprinter; e davanti mi pare che gli automatismi siano ancora da ritrovare, complice anche una forma ancora in ritardo soprattutto per i giocatori più muscolari come il Principe. Ma tutto sommato Benny mantiene fede a quello che ha detto in conferenza: ha cercato di tenere di buono quello che l’Inter già faceva, e ha cercato di aggiungere qualche tocco personale.
Mentre i tifosi discettano di questi nobili argomenti la rometta picchia dentro un gol d’infilata sulle due mezze azioni imbastite, a dispetto del predominio nerazzurro. I nostri eroi cominciano le evoluzioni sui tappeti elastici e il terreno diventa un tritacarne di calcio: in pratica i giallorossi non rivedono più la biglia fino alla fine della partita, incassando tre reti che non diventano il doppio solo grazie alla misericordia dei nostri beneamati. Da segnalare il ferreo cipiglio del direttore di gara e dei responsabili dell’OP che come al solito solertemente hanno sospeso la partita dato il comportamento incivile del pubblico romanista al colmo della frustrazione: una sera come quella di una sfida diretta poteva essere un’ottima occasione per dimostrare con i fatti che si vuole risolvere il “problema stadi”. Ennesima figura debole, ma ci siamo abituati: i “problemi” meglio riempano le pagine di giornale, le soluzioni non interessano a nessuno.
La partita finisce in tripudio per il quarto titulo, non prima di aver rivisto in campo Adriano2, nel senso di un giocatore che pesa come due: e pensare che pensavamo che il Reprobo Pancione fosse il peggio in circolazione quanto a bulimia. Bene così. Se proprio vogliamo fare gli interisti: è evidente che la squadra ha dei margini di miglioramento e che il mercato da questo punto di vista potrebbe dire la sua. Ma per ora i tifosi mi sa che si dovranno contentare di essere satolli di premi e meno di entusiasmanti progettualità. Per quelle stiamo alla finestra.