L’assurdo mondo della giustizia a senso unico

25 Giugno 2007 2 commenti

 

Oggi altro capitolo di processi e sfighe. Ma vale la pena parlarne un attimo, perché rasenta l'assurdo e rappresenta perfettamente lo status quo di giustizia e democrazia nel paese.

Durante le udienze dedicate al processo San Paolo, per gli eventi in cui compagni e compagne furono selvaggiamente picchiati nel pronto soccorso in cui aspettavano di apprendere la notizia della morte di Dax, uno degli sbirri venuti a testimoniare riconosce tra il pubblico qualcuno che assomiglia a uno dei presenti ai fatti della notte in esame. Immancabile la solerzia dei carabinieri che a fine udienza identificano un po' tutti i presenti con la scusa di adempiere al loro dovere/piacere.

Giova ricordare che in quel processo i tre imputati tra le forze dell'ordine (uno riconosciuto come recante una mazza da baseball fuori ordinanza con cui picchiava le persone e al momento del processo in carcere per aver partecipato a un giro di cocaina; gli altri due immortalati da un vidoe mentre pestano uno degli imputati "attivisti" a terra inerme) sono stati assolti o condannati a pochi mesi per abuso d'ufficio, mentre dei quattro compagni imputati tre sono stati condannati a due anni e rotti per resistenza aggravata. Già questo fa ribollire il sangue, ma non fermatevi qui.

Lo sbirro delatore in questione si chiama Tarantino, ed è di stanza nel commissariato Garibaldi-Repubblica, guarda caso quello che include anche Pergola nelle sue ronde, e guarda caso è proprio lì che ha visto l'individuo presente nel pubblico, pensando bene di farsi una bella risata alle spalle della giustizia.

Infatti il soggetto nel pubblico il giorno del San Paolo era a Roma, ma l'ispettore Tarantino lo indica come presente a Milano. Qualsiasi pm di buon senso avrebbe mollato lì la questione, ridicola in sé, ma non Gittardi, che decide di insistere e di portare a giudizio anche la persona presente tra il pubblico con come unica prova la parola di uno dei poliziotti presenti quella sera di picchiatori al San Paolo e chiaramente in grado di aver visto molte altre volte la persona in questione in altri contesti.

In un paese democratico la parola di uno sbirro non vale di più di fatti e parole di persone normali. In Italia non è così, e oggi una persona totalmente innocente rischia di essere condannato per fatti a cui non era presente, solo per la voglia di piccola e miserrima vendetta di un pusillanime in divisa e per la miopia di un pm tutto d'un pezzo ma di poca lucidità.  

Questi eventi sono quelli che ti fanno venire voglia di avere un unico approccio con le forze dell'ordine, e non certo improntato al dialogo. Police par tout, Justice nulle part.

 

qed: per la polizia nessuna nuova buona nuova, manganelli nel segno della continuità

25 Giugno 2007 2 commenti

 

La notizia ufficiale sarà data oggi: a sostituire il prefetto Gianni De Gennaro sarà il prefetto Antonio Manganelli, nome che più profetico non si può, segno della continuità che assurge alla carica più alta della polizia italiana con il placet di tutte le forze politiche, anche se per motivi diversi.

Antonio Manganelli sta con De Gennaro dai tempi dell'antimafia (30 anni fa) ed è il vicecapo del grande capo dal primo giorno in cui quest'ultimo mette piede sul soglio dell'ufficio di capo delle forze di pubblica sicurezza nel 2000. Uomo più fedele all'ex grande capo non si poteva immaginare:  infatti tutta la destra è felice, la sinistra moderata è felice, la cosiddetta sinistra radicale (mi viene da ridere sembra che parliamo di pasdaran, invece parliamo di sinceri democratici e pure al governo) fa buon viso a cattivo gioco. Mica si può scassare sempre il cazzo a oltranza,  no? <g>

L'idea che mi sono fatto io che sono proprio movimenti e soprattutto la sinistra del governo a essere gabbata dalla mossa: il contentino lo hanno avuto e adesso dovranno ingoiare qualche rospo, poco ma sicuro. Qualche rospo le cui conseguenze le pagheremo noi, manco a dirlo. Contemporaneamente nessuno sembra aver voglia di parlare del fatto che oltre ai maggiori dirigenti della polizia italiana (già imputati per falso ideologico e calunnia nel processo Diaz), ora anche l'ex grande capo della polizia ha interferito con la giustizia aggiustando una testimonianza o comunque influenzandola. Un fatto istituzionalmente gravissimo nell'italietta in cui il ruolo istituzionale non conta mai un cazzo se non per il potere che esercita (il concetto di responsabilità viene usato solo quando bisogna aumentare le tasse, la repressione, o ridurre i diritti delle persone… che gioia, no?). Se neanche il capo della polizia rispetta le aule di tribunale, noi che non riconosciamo neanche la loro legittimità perché dovremmo sentirci frenati dalle norme vigenti?

Va inoltre fatto notare che se De Gennaro era relativamente neutrale sui processi genovesi, essendone distante, Manganelli, ex capo dello SCO e di Gratteri, vede nel Checco nazionale un erede diretto e quindi non sarà per nulla disponibile a vederlo condannato per un'operazioncina di immagine come la Diaz. Infatti durante la sua audizione come teste non ha fatto niente altro che ripetere come un mantra "i dirigenti presenti sono i migliori della polizia italiana, godono della nostra massima fiducia, avranno avuto i loro motivi per agire cosi', nessuno si deve permettere di metterlo in dubbio". Inoltre sempre in continuità con il suo ex capo indagato per induzione alla falsa testimonianza, quando il pm gli ha fatto notare come le sue affermazioni fossero un po' dissonanti rispetto a quello che storicamente conosciamo della vicenda e alle sue precedenti dichiarazioni, Manganelli si è indisposto apostrofando corte e pubblico ministero con un'arroganza discutibile dicendo: "io non permetto a nessuno, nemmeno qui certe insinuazioni, quindi mi spieghi". Si sa che gli sceriffi si ritengono sempre al di sopra della legge uguale per tutti.

Non saranno tempi simpatici per chi lavora su e contro le forze dell'ordine con tenacia, o anche solo la loro presente incarnazione. La continuità si dimostrerò nell'assenza di walzer delle cariche nelle questure: infatti De Gennaro appena insediato nel 2000 ha già provveduto a far capire chi è inviso alla dirigenza della polizia e chi no, con un cambio di poltrone per 700 alti papaveri. Manganelli non cambierà nessuno e questo è la più grande dimostraizone che l'avvicendamento ai vertici della polizia è del tutto simbolico.

AGGIORNAMENTO

Ovviamente uno che nella sua posizione di responsabile delle forze dell'ordine suggerisce una falsa testimonianza a un imputato in un processo contro le forze dell'ordine non può che essere appuntato capo di gabinetto del ministero dell'interno: cosi' magari potrà direttamente decidere ad esempio di non pagare le vittime delle violenze della polizia, oppure destituire qualcuno che gli ha messo i bastoni tra le ruote. Ovviamente il prossimo capo di gabinetto del ministero di grazia e giustizia sarà Totò Riina, tanto, mica ci scandalizziamo no?

C'è da dire che i governi italiani hanno la faccia come il culo. 

Genova 2001 e la storia italiana

21 Giugno 2007 6 commenti

 

Proprio in questi giorni mi ero messo a risistemare i riassunti dei processi per un nuovo printi di supportolegale, e un articolo un po' a metà tra riassunto e commento per carmylla per riportare l'attenzione sulla conclusione del processo ai 25 (che proprio tra questa e la prossima settimana vedrà la conclusione dei testimoni e quindi l'imbocco della dirittura d'arrivo verso la sentenza). I fatti di ieri mi obbligheranno a scriverne un altro quando saranno più chiare le strategie degli apparati di sicurezza: direi settimana prossima o quella dopo. Nel frattempo vi ripropongo qui l'articolo pubblicato su carmilla (tnx valerio! 🙂

 

Genova 2001 e la storia italiana

di Blicero (Collettivo Supportolegale)

I fatti del G8 di Genova entrano di diritto nelle tormentate storia e identità culturale italiane. In questi giorni di Mio Fratello è Figlio Unico
e di interventi di giornalisti americani che cercano di spiegare ai
loro figli nati in Italia le matrici culturali del Bel Paese (v. ultimi
numeri di Internazionale), c'è un evento forse unico nella
nostra storia recente che ha le caratteristiche per costituire un
ulteriore capitolo nella formazione della memoria collettiva del
popolino italico.
Ciò che accadde il 20 e 21 luglio 2001 a Genova infatti è un muro
contro il quale si infrange l'identità di ognuno di noi: difendere i
manifestanti, accusare la polizia, difendere lo Stato, accusare i
teppisti, disegnare complotti da un lato o dall'altro.

Fortunatamente il tentativo disperato da parte di media e
istituzioni culturali e politiche del paese di far calare il sipario su
un evento così importante per tutti coloro che lo hanno vissuto
direttamente o indirettamente e per la storia non solo del paese, ma
anche e soprattutto dei conflitti politici a livello internazionale,
sta andando incontro a una sconfitta sempre più netta.
E' pure vero che per ora sui manuali di storia delle superiori troviamo
pagine e pagine per giustificare l'11 settembre e le guerre che ne sono
state l'inevitabile reazione (o origine, forse siamo noi che non
abbiamo capito nulla!), mentre non troviamo neanche un paragrafo sul G8
di Genova. Ma la memoria delle persone è diventata più viva negli
ultimi anni, anche grazie al lavoro di molti gruppi, collettivi e
individualità che non si sono stancate di seguire ciò che è rimasto di
quegli eventi: i processi.

Prosegui la lettura…

Sulla rimozione del capo della polizia Gianni De Gennaro

21 Giugno 2007 3 commenti

 

Ieri sera era ancora presto e tuttora lo è, per trarre delle conclusioni. I dati certi sono pochi ma buoni. In primis, Prodi ha annunciato in maniera del tutto irrituale la sostituzione del capo della polizia non con la nomina del nuovo capo ma con la rimozione dell'attuale capo: in politica le piccole cose contano, e in materia delicata come il governo di tutto l'apparato delle forze di sicurezza ancora di più. Non si conosce ancora il nome del successore: tutti danno per accreditato il vice di lungo periodo di De Gennaro, Antonio Manganelli, ma la cosa è tutt'altro che scontata. Alcuni ritengono la scelta troppo in continuità e la avversano per questo (il Foglio cita il PRC come ancora titubante su questo nome), altri la incoraggiano per non dare il senso di repulisti di tutto il vertice (Il Corsera tra gli altri). La verità è che Manganelli è un fedelissimo di De Gennaro e in un clima più tranquillo sarebbe stato normale per lui arrivare, ma è anche vero che non è la prima volta che qualcuno fa carriera in fretta per aver assegnato il posto che la politica decide gli spetti. Solo il Foglio cita Serra tra i possibili candidati, mentre tutti gli altri snocciolano il lungo elenco (5 nomi) di seconde file che però mi parrebbero una scelta di understatement un po' curiosa in un contesto in cui la questione securitaria tiene sempre più banco in mezzo all'incapacità di gestire i problemi in altro modo che non quello dell'uso delle forze di sicurezza in copiosi numeri.

L'ultima cosa certa è che l'8 giugno 2007 il capo della polizia Gianni De Gennaro ha ricevuto comunicazione della sua iscrizione nel registro degli indagati per aver indotto l'ex questore di Genova Francesco Colucci a falsa testimonianza. La mossa dei pm genovesi sembra tutta politica e non solo a livello nazionale, ma proprio sul piatto delicato della bilancia del processo per i fatti della Diaz e per il resto dei processi del G8. Tirare in mezzo il grande capo significa far partire una bambola di giocoleria con bombe a mano al posto delle palline. Ammiro molto il dottor Zucca (e il suo socio Cardona) per la spavalderia con cui si muove su un terreno pesantissimo come questo, ma gli effetti di tutto questo sono ancora da decifrare. Perché se verrà dimostrato il coinvolgimento di De Gennaro, io mi chiedo tutta questa sagacia che gli viene riconsociuta dove è finita: per un processo in cui tutti più o meno si stavano accodando sulla soluzione di comodo (condanna per lesioni a Canterini e company con soldi alle vittime, condanne lievi o assoluzione per insufficienza di prove per i dirigenti che cosi' non devono stare li' a menarsela: non vediamo il tribunale con molto coraggio nei confronti di Gratteri, Luperi e via dicendo, onestamente!) il capo della polizia si fa infinocchiare nello scandalo che è riuscito ad evitare da sette anni. Gatta ci cova, ed evidentemente sia dal lato dei pm che da quello del capo della polizia la cosa è molto più articolata di quello che ci vogliono far credere. 

La cosa più sconvolgente è però la reazione dei media stamattina (mi riferisco ai giornali di cui ho fatto incetta impunemente in edicola): nessuna difesa a spada tratta del capo della polizia, nessuna condanna esplicita della gravità istituzionale dei fatti se se ne verificasse la veridicità, una generica ammirazione e apprezzamento per il superpoliziotto freddo come il ghiaccio e capace di grandi equilibrismi politici tanto da restare in carica sette anni (e io aggiungerei: di grandi ricatti dai suoi cassetti ben forniti di materiali). Gli editoriali di tutti i giornali sono tiepidissimi su De Gennaro concentrandosi tutti su Prodi, PD, Napolitano e via dicendo. La cosa è molto indicativa del potere dell'uomo in questione, se nessuno vuole pestargli i piedi con troppa decisione, un motivo ci sarà. Vince il premio buco dell'anno Liberazione, che è l'unico giornale a mancare la notizia: peccato perché mi pareva in risalita come qualità, ma questo marca una crisi di dilettantismo abbastanza grave nel già asfittico panorama mediatico giornalistico italiano.

Stiamo a vedere che succede. I botti non sono finiti.

 

All’improvviso, un bagliore oltre la siepe: il capo della polizia Gianni De Gennaro è indagato.

20 Giugno 2007 3 commenti

 

Riporto solo l'ansa, che adesso le redazioni sono in fibrillazione. Le implicazioni di questa notizia, se risulterà confermata, da un punto di vista istituzionale sono pesantissime: le conclusioni sullo stato della nostra democrazia non sono difficili da trarre.

ROMA – Il capo della Polizia, Gianni De Gennaro, è stato iscritto nel
registro degli indagati dalla Procura di Genova nell'ambito
dell'inchiesta sul G8. A quanto si é appreso da fonti ufficiose ma
autorevoli, l'iscrizione, alcuni giorni fa, sarebbe stata fatta per
l'ipotesi di reato di istigazione alla falsa testimonianza.

Non si e' appresa la data esatta dell'iscrizione nel registro degli
indagati del prefetto De Gennaro, che sarebbe pero' di poco precedente
o immediatamente successiva alla deposizione del numero due del reparto
mobile di Roma, Fournier, sulla ''macelleria messicana'' alla scuola
Diaz.

La decisione della magistratura genovese, comunicata con
avviso di garanzia al capo della Polizia, sarebbe stata motivo dell'
accelerazione della volonta' politica di procedere a
quell'avvicendamento alla guida del Dipartimento di pubblica sicurezza
che era stato ipotizzato da tempo.

Sono seduto a casa, con un ghigno incredulo e isterico stampato in faccia: ghghggghghghghghghghgh 

PS: la testimonianza ovviamente è quella dell'ex Questore di Genova Colucci, almeno questo è quello che si sta intuendo, ma i pm si tengono le carte strettissime 🙂

 

Nuove recensioni per monocromatica

20 Giugno 2007 5 commenti

 

Con piacere notiamo che lentamente ma inesorabilmente la lettura di monocromatica  si diffonde. In questi giorni sono infatti uscite (o forse le ho notate solo io 🙂 due recensioni/commenti sul libro. Purtroppo il dominio è in fase di rinnovo e quindi i testi non sono disponibili, ma speriamo di rimediare presto con il mio socio.

La prima recensione è di David Frati su Il Mangialibri: ci pare molto equilibrata e la condividiamo parecchio, anche nelle critiche. Unica cantonata: l'altra metà del magic, duo, cioè il mio socio, è italianissimo (purtroppo :). No problem! [Errata: David Frati ha corretto l'errore che penso fosse generato dal fatto che io nei ringraziamenti lo chiamavo socio armeno anarchico genoano eheheheh!]

Il secondo commento è di quel babbo di alieno, a cui il libro è piaciuto e lo ringrazio per la segnalazione! 🙂

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Movenze negli apparati: De Gennaro se ne va, ma dove?

20 Giugno 2007 Commenti chiusi

 

Oggi grande giornata per un eventuale osservatorio sulla sicurezza dalla parte giusta degli apparati: il tgcom ha annunciato che è finalmente pronta la bozza di riforma del codice penale, ma io non ne trovo traccia in nessun dove. Sono molto curioso. Per ora alcuni interventi sembrano interessanti, ma sono gli articoli abrogati che faranno veramente la differenza, oltre che la questione della gestione del concorso. In questo senso sembra molto interessante che uno dei punti chiave sia l'annullamento delle attenuanti generiche: può sembrare una sfiga, ma in realtà così a occhio e croce potrebbe essere testimonianza di un codice improntato a evitare l'aleatorietà che con le ultime legislazioni di emergenze e le ultime tendenze giuridiche tendeva a spopolare (vedi 11 marzo). Diverso è se vengono toccate solo le attenuanti senza intervenire sul complesso del codice su questo punto.  [adesso gli avvocati che seguono il mio blog mi pigliano a scarpate, ndb]

Sempre oggi arriva la notizia che tutti aspettavamo da molti anni: viene rimosso De Gennaro da capo della polizia. Potrebbe succedergli il prefetto Antonio Manganelli, fedelissimo vice capo della polizia, e soprattutto padre protettore di Francesco Gratteri (cosa che per me e tutti gli implicati nel processo Diaz Pascoli vuol dire solo una cosa: cazzi amari), oppure Achille Serra, il poliziotto democratico ma dal pugno di ferro, protagonista del successo di Firenza (FSE) e Roma (più e più volte), uomo della sinistra in vista dei prossimi sconvolgimenti del panorama politico. Il punto però a questo punto è: perché viene rimosso l'uomo degli americani (l'unico ad aver ricevuto un'onoreficenza dell'FBI senza essere americano) con i cassetti pieni di segreti, il capo della polizia più longevo dai tempi di Arturo Bocchini (il capo della polizia del Duce e ispiratore dei vituperati TULPS)? E soprattutto dove andrà a finire?

Non è un segreto che lui vorrebbe fare il capo di una versione unificata dei servizi segreti (cosa molto osteggiata sia da SISDE che da SISMI) o di un coordinamento europeo dei servizi, che però al momento vanta come tentativo il sodalizio capeggiato dai carabinieri e con sede a Verona. La caccia è aperta: qual è la strategia di Gianni? Mica penserete che si levi così per andare in pensione? 🙂

 

Cannes a Milano, sette: una giornata senza incubi

19 Giugno 2007 Commenti chiusi

Ultimo giorno di Cannes a Milano, prima dell'appendice argentina di giovedì con XXY (di cui non farò recensione a meno che sia un capolavoro). I film della giornata sono stati piacevoli da vedere e ben fatti anche se nessuno assurge a film obbligatorio da mettere nel proprio portfolio 🙂

Il nuovo di Gus Van Sant, Paranoid Park, è un grande esercizio di stile, bello non c'è che dire, ma un po' inconsistente, con una tensione che cresce un pochino ma non arriva mai a inchiodarti e una sceneggiatura molto traballante. Voto: 6.

Chop Shop invece è uno spaccato di realtà newyorkese duro e crudo: fa male allo stomaco e alle terminazioni nervose collegate all'anima da qualche parte, ma fa bene al cervello anestetizzato dei nostri tempi. Ben fatto e senza macchie. Voto: 7.

Il documentario su Litvinienko e la sua storia, ovverosia sulla Russia e sul suo nuovo zar, Putin, è ben fatto, anche se nelle sue due ore avrei usato i dieci minuti finali sulla conversione all'islam e sulle scene strappalacrime a qualche informazione in più e più lineare sui passaggi di potere interni e su alcune angolature della storia recente russa che a chi non la conosce bene potrebbero fare comodo. In ogni caso ottimo lavoro e auguri a chi vive nella grande madre russia sperando in un paese giusto. Voto: 7.

Per ora direi che è tutto, ci si vede a settembre con Venezia. Sperando di nuovo in un proliferare palloso e ingiustificato del tema famiglia: sembra che i registi non riescano a individuare altri legami forti su cui imperniare i loro drammi e le loro commedie. Che noia.

 

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Cannes a Milano, sei: una giornata senza delusioni

18 Giugno 2007 Commenti chiusi

 

La giornata di domenica è stata una giornata senza delusioni in cui ho passato sei ore chiuso in un cinema uscendone tutto sommato soddisfatto.

La trasposizione cinematografica di Persepolis di Marjane Satrapi è estremamente fedele al fumetto, nello stile, nella scelta artistica e nei contenuti. Il fumetto è molto bello e intelligente, e di conseguenza lo è anche il film. Imperdibile per me con gli episodi del passato di Momo, ora noto come El Presidente nel movimento squatter di Amsterdam, e soprattutto la scena con un confronto inedito tra Dio e Marx (Marx: "La lutte continue, eh?" Dio: "Ouais, ouais…"). Voto: 7.

Mio Fratello è Figlio Unico di Lucchetti è un film su cui arrivo fortemente prevenuto. Tutto sommato alla fine, in questi tempi di scarsa intelligenza e coraggio intellettuale, almeno Lucchetti mi evita la retorica becera sugli anni 60-70, la condanna moralista della lotta armata, anche se ovviamente per far capire una serie di conflitti insiti nella società italiana al popolino deve usare i caratteri cubitali e una superficialità estrema su tutto l'aspetto politico/ideologico. Tutto sommato molto meno peggio di quel che mi aspettassi. Voto: 6.

Caramel è uno splendido spacchato della vita quotidiana delle donne libanesi, roba da far venire rabbia a ogni istante, ma roba che viene stemperata con un sorriso a ogni istante. Ben fatto, con una protagonista dalla bellezza imbarazzante (che è anche la regista…). Voto: 7.

 

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Cannes a Milano, cinque: un po’ di poesia e le campagne turche, un pizzico di nazismo e marxismo, e il flop della Deneuve

16 Giugno 2007 2 commenti

Oggi giornata tutto sommata fortunata, che a parte il solito flop francese ci regala diverse cose interessanti.

La Question Humaine ha una sola grande pecca: è lungo due ore e venti, vittima di uno script tratta da un buon libro ma dalla quale non si scorciano molti pezzi a cui la sceneggiatrice non riesce a rinunciare, lasciandoli appesi a mezz'aria (es: cinque minuti di cantante spagnolo che si sgola; il rapporto con la biondazza senza alcuna vera funzione all'interno della narrazione; lo stesso rapporto con la fidanzata del protagonista un po' sfilacciato e sconclusionato). A parte questo è un buon film, che narra con successo la disumanizzazione dei simboli e degli immaginari, principale veicolo di una ideologia efficientista e tecnica, che nutre le radici tanto del capitalismo moderno quanto del nazismo. Un film che non piacerà a molti perché gli sbatte in faccia una verità tutt'altro che digeribile: la continuità dei quadri economici tra pre e post seconda guerra mondiale, non è stata solo una necessità di stabilità politica, ma anche un giudizio implicito sulle basi delle "moderne democrazie". L'attore protagonista scelto con grande intelligenza (il suo sguardo è perfetto) e i dialoghi inchiodano il senso del film senza scampo (in uno stile tutto francese e quindi antitetico all'action tarantiniana). Voto: 7,5.

Il secondo film che mi è toccato è Apres Lui, il film che Catherine Deneuve ha fatto dopo aver rifiutato De Oliveira e il suo Belle Toujours: "io mi scelgo da sola quali film fare e non fare!". Certo cara Catherine, però non ti scegliere delle schifezze inenarrabili la cui unica funzione è quella di metterti al centro dello schermo. Con il vecchio Manuel e il vecchio Piccoli saresti rimasta nel nostro cuore e in quello di tutti i cinefili, mentre così rimani sola davanti allo specchio. Voto: 4,5.

Fortunatamente la poesia e il lirismo di un film turco, Yumurta,  immancabilmente lento (ma i film da festival non sono certo dotati normalmente di ritmi particolarmente sincopati), ma che stempera con uno sketch ogni 15-20 minuti che ti consente di sopravvivere e goderti la storia. Un poeta turco torna nel suo paese d'origine per la morte della madre, e la ragazza, parente alla lontana, che curava la madre, lo convince ad adempiere a un voto fatto dalla sua genitrice e a sacrificare un montone. Il tutto è lo sfondo all'innamoramento di uno per l'altra, coronato dopo una notte di riflessioni in balia di un cane pastore gigante, dal ritorno a casa del poeta dalla giovane studentessa. Le vecchie zie di entrambi sono di gran lunga i personaggi migliori: oracoli e sentenza del romanticismo del film. Voto: 6,5.

L'Age des Tenebres di Denys Arcand è un film intelligente, ironico, lucidamente triste. Per questo è un bel film: si guarda volentieri e non si può evitare di pensare. Senza contare il pregio non indifferente di essere fatto bene dal punto di vista tecnico. Voto: 7,5.

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