Tutti pazzi per Materazzi!

21 Dicembre 2006 Commenti chiusi

Dopo la strapazzata che la Lazio ha rifilato ai propri cugini romanisti si sapeva che non sarebbe stata una partita facile. In più quest'anno pare che tutti abbiano il solo obiettivo di farci il culo, per ora obiettivo regolarmente fallito. E la partita a Lazio non fa eccezione, dato che la chiudiamo con due gol di scarto e a reti inviolate. Il gesto della serata, dopo 90 minuti di botte non sanzionate, 45 minuti in dieci, e 10  minuti di insulti dei laziali, è quello di Matrix dopo il gol: dito dritto davanti alla bocca e labbiale che dice chiaramente "dovete stare muti". Che bello sentirsi a casa come nei cortili di Comasina e Bruzzano 🙂

I laziali partono a paletta e cercano con il pressing di fare brutto, ma ci riescono per 15 minuti senza mai impensierire Julio Cesar. Oddo e Makinwa sul lato presidiato da Maxwell, il terzino gentiluomo, fanno venire i sudori freddi ai tifosi nerazzurri, ma in compenso tra Matrix e Burdisso (mi è parso di vederne tre in campo), la situazione dietro non corre rischi di nesun genere. Tra il 15' e il 45' li dominiamo, fino a uno slalom palla al piede di Valdanito che centra per Cambiasso che da sdraiato infila l'incolpevole Peruzzone (a cui vogliamo istintivamente bene, al contrario del resto della Lazio). Pancev che doveva fare orrido e Ledesma il campione non toccano palla, ma in compenso toccano e parecchio gli avversari… Si vede che stanno scoprendo un nuovo lato della loro sessualità.

Al 46' l'arbitro Rocchi si inventa una seconda ammonizione per Ibra che stava giocando come l'ira d'iddio, e lo butta fuori (spazio al Chino domenica). Il nuovo regolamento FIFA interpretato alla lettera quanto poco alla lettera è interpretato il vecchio buon senso calcistico inizia a rompere il cazzo. La partita ovviamente cambia faccia, ma i nerazzurri tirano fuori un carattere pazzesco: Mancini azzecca la mossa, dando disposizioni di rallentare la manovra laziale per costringerli a costruire anziché mettere in difficoltà la difesa con ripartenze improvvise.

Oddo inizia a pennellare cross e tutta la Lazio ci prova solo da più di trenta metri, incontrando sulla sua strada i corazzieri della nostra difesa (anche quelli alti solo uno e ottanta come Burdisso) oppure i pugni di Julio Cesar, che non gliene fa passare una liscia. Entra Adriano (io ho capito, questa è la vera punizione per lui, fino a che non scopre il carbone portato dalla befana, ovvero un bel trasferimento semestrale al Crotone) ed esce Maxwell, Zanetti arretra e mummifica Oddo (che però si dimostra veramente un bel giocatorino); entra Figo ed esce l'immenso Crespo tra gli applausi. Soffriamo in seduta permanente, ma Luis fa quello che deve: tiene palla, fa salire la squadra, si procura calci piazzati. Da un calcio di punizione praticamente sulla bandierina, pennella a centro area, salta Vieira e il questa volta ingenuo Peruzzi va sulla cucuzza nera e pelata del francese, da dietro sbuca Matrix e insacca.

Mancano cinque minuti ma la partita è chiusa, nonostante la mossa a sorpresa di Delio Rossi, che butta nella mischia gli albanesi 🙂  Altre segnalazioni: il capitano che corre per tutta la partita senza stancarsi mai e cavalcando nelle praterie palla al piede fino a che non lo abbattono regolarmente (più precisamente lo abbatte sempre, visto che tra Mudingayi e Ledesma avranno fatto 80 falli collezionando una ammonizione in due….); Maicon che scorrazza sulla fascia; Stankovic che non si stanca mai di recuperare palloni; la superbia del nostro gioco nello stretto sui passaggi corti, che mi lascia vieppiù a bocca aperta.

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esse e bi

20 Dicembre 2006 4 commenti

 

Mi diverte l'idea di recensire (sì lo so che la parola è un po' grossa, ma che ci devo fare? usare commentare?) gli ultimi due libri che ho letto insieme: più che altro perché pur appartenendo grosso modo allo stesso genere (il giallo in sostanza) sono molto diversi e allo stesso tempo simili, tant'è che i due autori (Sandrone Dazieri e Gianni Biondillo) se ne vanno in giro a fare presentazioni di libri in coppia (ben assortita peraltro).

L'ultimo di Sandrone è il primo senza Gorilla, la sua trovata più geniale: un sé stesso sdoppiato da una particolare schizofrenia che gli consente di lavorare 24 ore su 24 ai "casi" ma con due personalità differenti a corrente alternata, che comunicano tra di loro usando foglietti di fortuna. Considerato la fortuna che hanno avuto i libri del Gorilla, ben scritti e piacevoli (soprattutto per chi rivede nei personaggi tante persone che conosce del giro movimentista milanese), uscire da quel ciclo era una bella sfida per Sandrone: direi riuscita con E' stato un attimo. Il libro si legge di gusto e voracemente (come si addice a un buon libro di genere con ritmo), e la trama regge bene, basata su un altro scherzo della mente umana, le amnesie. Contrariamente ad altri libri (penso soprattutto al terzo) di Sandrone, la retorica sinistrorsa riesce a permeare il libro in maniera più sottile e meno sforzata, rendendo l'operazione di influenza culturale molto più pregevole. Io me lo sono sbranato tra la mezzanotte e le due e mezza di una notte infrasettimanale.

Il primo libro di Biondillo, architetto milanese di incredibile spirito, intitolato Per cosa si uccide, è un fantastico spaccato della periferia milanese in cui sono nato e ho abitato per almeno 28 anni: come potrebbe non piacermi. Il mestiere di Biondillo traspare nelle descrizioni degli ambienti e nel gusto di svelare parti nascoste e splendide di Milano (cosa che piace fare anche a me sia quando scrivo che quando porto in giro amici e visitatori :), ma per il resto il talento per i dialoghi e per i personaggi è limpido. La trama dei tre episodi fila liscia e perfetta, senza particolari complicazioni, e il libro si gode moltissimo, in tutte le sue parti. Forse l'essere diviso in tre racconti guidati solo dai personaggi spezza un filo il ritmo e consente di tirare il fiato. 

Il primo capitolo sulla genesi delle risse nei cortili di Quarto Oggiaro è impagabile, come sono impagabili il cinismo di Ferraro, la naivete di Lanza (nominato ufficialmente il miglior personaggio dell'anno soprattutto per lo sketch con la moglie per cui ho rischiato di essere cacciato dal vagone), la caratterizzazione di Don Ciccio e di altri personaggi. Mitica l'uso dell'indotto culturale televisivo (Ambrogio uber alles). Un ottimo libro: unico neo la tanto vituperata (da Biondillo) retorica televisiva fa la sua comparsa sulla questione scontri, cortei, violenza, nonviolenza, e via dicendo (mannaggia a cristo!). L'ultimo paragrafo del capitolo sul corteo contro l'ALER lascia un po' l'amaro in bocca rispetto a tutti gli altri passaggi in cui la politica è trattata con il giusto distacco e con la giusta ferocia. Senza sconti e senza moralismi.

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Il miglior sito di vignette sarcastiche sui nerd

18 Dicembre 2006 1 commento

Beh, glielo devo, considerato che ogni giorno mi fa spanciare dal ridere. Quella qui sotto è quella di oggi. Traduco per i non angloparlanti: "Ogni tanto, appena  sveglio, mi capita di sentirmi chiuso nell'orribile morsa dei punti di vista: 'può anche essere che Firefox sia un gioiello dell'open source, ma alla fine è solo un browser. Non fa altro che mostra pagine di un sito web. Che diavolo ci prende?' Fortunatamente, la morsa allenta presto la presa".

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Gli scienziati naturali e la criptozoologia

18 Dicembre 2006 2 commenti

Esiste una branca della scienza non convenzionale chiamata criptozoologia: in sostanza studia la natura, le abitudini e le caratteristiche di animali, mostri, bestie, leggende che fanno parte della leggenda, della mitologia, o anche solo del mondo del fantastico. E' una scienza (o per alcuni un genere di letteratura) molto intrigante, che come i giochi di ruolo, svolge l'intrinseca funzione di allenare il nostro cervello e al nostra immaginazione.

Quasi tutti i grandi criptobiologici sono stati sia scienziati naturali che scrittori di letteratura di genere (e se vivono in tempi moderni, anche giocatori di ruolo :). L'esempio tipico e più noto di criptozoologo è Charles Fort, che ha tra gli innumerevoli meriti anche quello di aver patrocinato una aggettivo, fortean, che in inglese denota fenomeno misteriosi e inspiegabili dalla scienza. I libri di Fort sono uno spasso pari solo a quelli di Peter Kolosimo, e consiglio a tutti almeno una volta nella vita di leggerli. 

L'invenzione di creature mitologiche nel passato è stata spronata dall'incontro con animali di cui non si conosceva nulla, e tuttora le immagini di alcuni esseri provenienti dagli ambienti più ostili potrebbe facilmente originare ulteriori casi da criptozoologi. Bibliodissey ci mette del suo pubblicando ogni 5-6 post un bestiario o una qualche collezione veramente inquietante di creature bizzarre.

Manco a dirlo, anche Pynchon, del cui ultimo libro il cui titolo sembra profetico (Against the Day) potete trovare un'ottima recensione di Tommaso Pincio in calce a questo post, in attesa che lo possa leggere anche io (sia maledetto Amazon), è un pluripremiato ospite degli elenchi di autori di criptozoologia (oggetto di premi annuali e almanacchi), sia per quello che c'è nel suo ultimo romanzo, sia per aver dato la dignità di un ruolo narrativo a uno dei più noti pezzi di questa disciplina: gli alligatori albini nelle fogne di una grande metropoli (come dimenticare Benny Profane e Stencil a caccia di Veronica nella fogne?).

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La bicicletta dei beati

17 Dicembre 2006 10 commenti

La quartultima del girone di andata si preannuncia una parita non difficile: nella stagione il Messina è stato preso a pallonate da tutte le squadre del campionato o quasi, e da noi ne ha prese cinque in coppa italia (giocando con la primavera praticamente). Ma ovviamente ogni partita è un pericolo se manca la concentrazione: infatti sudiamo i primi venti-venticinque minuti dove giochiamo come l'Ascoli….

La decisione di schierare di nuovo Maxwell terzino con Burdisso in panca è incomprensibile, mentre il centrocampo affidato a Vieria-Cambiasso con Zanetti e Figo ad ammistrare il tutto era quello che tutti si aspettavano. Dopo aver rischiato grosso per colpa del brasiliano che evidentemente convince solo Mancini, che con un tacco sulla linea di fondo libera Zoro che la mette al centro facendo quasi fare gol a Floccari, ci ripigliamo e iniziamo a giocare da Inter. In compenso il Messina comincia a giocare da vice-gobbi quali sono, e la mette sulla rissa: le scarpate non si contano, fino a che mentre Matterazzi va a recuperare il pallone vicino alla panchina di Bruno Giordano (ah il calcio scommesse!), questo prima gli nasconde il pallone e poi gli rifila una manata da dietro: siccome è Matrix, l'arbitro a scanso di equivoci lo ammonisce. Fortunatamente poi con l'aiuto del quarto uomo (il guardalinee sembra un pesce moggiano) espelle pure Giordano.

Nella ripresa entriamo più determinati e il Messina viene bombardato per 45 minuti. Anzi no, per 30 visto che per non infierire negli ultimi 15 minuti di gara facciamo melina e tutta la squadra passa sempre la palla ad Adriano nella speranza che possa fare gol. Si dimenticano che è una lavatrice e che quindi serve a fare il bucato e non a segnare. Che schifo.

Matrix è in stato di grazia e, a parte i mille e ottocento recuperi con cui domina la nostra metà campo,  mette in rete una palla con una rovesciata degna di Ronaldinho. Ci mette almeno un minuto per crederci. Ibra dopo una brutta bota gioca come sa, e fa dei numeri che non vedrete mai nelle sintesi di Controcampo, ma che fanno paura (a un certo punto nessuno nello stadio ha capito dove ha messo il pallone scavalcando due difensori in area). In compenso, come avrete visto nelle sintesi la mette con un taglio orizzontale perfetto, dopo che Maicon ha seminato 8/11 del Messina. Tutta la squadra (a parte Maxwell e Adriano) è diligente e ordinata, macina palloni e li mette dentro. Con un pizzico di fortuna finiva 7-0, ma noi non siamo la Roma e non umiliamo gli avversari con i gol, ma solo con il distacco di chi controlla il campo.

PS: ultima nota, i cori razzisti sono una merda inaccettabile (anche se limitati in questa edizione dello scontro Zoro-Boyssan), però gli insulti per i giocatori del Messina e in particolare per il loro difensore sono tutti ampiamente meritati per il livore e i calcioni che ha rifilato a tutti i nerazzurri.

 

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La pagina culturale di Repubblica…

14 Dicembre 2006 1 commento

La pagina culturale di repubblica online di oggi è un buon esempio di una cosa per me inspiegabile: la fascinazione del centro-centro-centro-centro-sinistra moderato per le forze dell'ordine. Dimmi te se una pagina di libri dedicati ai chiaro scuri della vita istituzionale possono essere 4 libri di cui 3 su sbirri e canazzi, e uno su una suora. Io mi chiedo che visione abbiano della realtà… perplesso…

PS: nel frattempo fanno pagine e pagine su un poveraccio che si è visto ammazzare moglie e famiglia dandogli la colpa di ogni malefatta dall'assassinio di abele in poi, salvo poi scoprire che probabilmente sono stati i calabresi… Speriamo che il poveraccio faccia causa a Corsera e Libero e si faccia dare un sacco di soldi…

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Lezioni di dignità

14 Dicembre 2006 39 commenti

In questo periodo mi sento portato a raccontare delle storie che vengono dal passato che ho in comune con molte persone che passeggiano per le strade della città di milano.
La storia che vi voglio raccontare oggi, parla di un gruppo di ragazzi e ragazze giovani (i piu' vecchi adesso hanno 30 anni, salvo qualche eccezione), che da
dieci anni hanno rappresentato quantomento una, se non la principale, realtà in movimento nel territorio milanese (la principale perché sono stati il centro di una rete abbastanza fitta di relazioni e progetti che hanno bene o male intersecato quasi tutti quelli che hanno fatto "movimento" a milano negli ultimi anni).
Ovviamente non è l'unica, se lo dicessi buona parte di quelli che non hanno fatto MAI parte di questo pezzo di storia milanese si incazzerebbero a morte con me, e avrebbero ragione, però queste stesse persone possono consentirmi di vivere la storia della mia città anche relativamente alla mia percezione, e quindi centrata in questo caso sulle esperienze di questo gruppo di attivisti, compagni, militanti (chiamateli come volete).

Purtroppo quest'anno è agro di complimenti e di leccate di culo, motivo per il quale sarò costretto a dare visibilità solo alla parte peggiore di questo pezzo di storia milanese, ma non temete che prima o poi troverò la distanza mentale sufficiente per parlare anche della sua porzione più entusiasmante (quella in cui si è fatto molto e con molta dignità).

I protagonisti di questo breve racconto sono due gruppi, che per comodità chiameremo bici e baci, un tempo ospitati nello stesso luogo e in una relazione dialettica che li teneva sulla tensione ideale per non dimenticare che prima dell'opportunismo viene la dignità e che prima del guadagno la libertà.

Il gruppo bici a un certo punto non riusciva più ad andare d'accordo con il gruppo baci, e decise quindi di andarsene in un altro posto, prima provando a occuparne qualcuno, ma poi, sospinto dall'ipotesi di fare qualcosa di più interessante, unendosi a una vecchia famiglia di molte glorie ma poche prospettive per dare vita a un progetto dall'invitante e goloso nome di fragola.
La fragola, si sa, è un frutto molto dolce e anche di bell'aspetto, capace di attirare i più insospettabili personaggi alla sua corte: allo stesso modo il progetto del gruppo bici insieme alla vecchia famiglia di fragola (sempre meno numerosa) iniziò a veder arrivare molti altri gruppi e molti altri progetti che volevano prendere parte a un avventura così gustosa.

Ma come sempre nelle folle si cela un po' di tutto, e sotto le mentite spoglie di qualcuno sinceramente interessato e avvinto dal progetto possono celarsi molti limiti e molti impostori: in fragola c'erano sia gli uni che gli altri.
Guarda caso tra i secondi la maggior parte veniva dal gruppo baci, o da qualcuno che vi era rimasto invischiato senza capire che le cose erano cambiate molto.

Nel frattempo il gruppo baci si era spezzettato e non riusciva più a combinare nulla: alcuni di loro facevano strada, altri inseguivano quelli che facevano strada (allettati dalle insegne luminose di partiti e sindacati), altri rimanevano lì dov'erano a contendersi le briciole di una nomea non all'altezza della realtà. Piano piano però, si sa, le briciole sono meno gustose di una fragola.
Nel corso degli anni il gruppo baci si era contraddistinto anche per un cinismo del tutto slegato da un progetto, e per cui un po' crudele e fine a sé stesso, quasi egoistico e in alcuni casi figlio della poca attitudine a distinguere tra opportunità e opportunismo: avevano occupato una casa e poi se n'erano andati facendosi dare in cambio 20mila gettoni, che avrebbero dovuto spendere pubblicamente ma che non si seppe mai dove finirono; poi seguirono una parte del gruppo bici per cercare di coglierne la volata, ma ottennero solo una un'ennesima contropartita, anche questi lasciati in un conto in banca senza un'idea di come spenderli senza mancare di rispetto ai 13 anni di occupazione che li avevano generati. Ma fin qui, l'ingenuità di credere che fosse possibile usare a buon fine questi gettoni era ancora comprensibile.

Proprio mentre la fragola cresceva e diventava sempre più succosa, al gruppo baci fu presentata un'altra occasione: in cambio dell'abbandono del posto che avevano occupato insieme al gruppo bici (e a molti altri), in cambio della storia di quel luoghi, delle ombre degli amori e degli odi che vi erano nati, degli efflui delle esperienze che aveva generato, qualcuno era disposto a dare ben 200mila gettoni. Il gruppo baci ormai era a pezzi e non avrebbe saputo cosa farsene, ma decise che era meglio prendere che lasciare, tanto la fragola era succosa e un po' di posto ci sarebbe scappato.

La città nel frattempo assisteva a tutto questo baillame senza profferire parola, abituata ormai troppo a parlare nei corridoi e poco nei tete-a-tete, incapace di formulare modelli alternativi e critiche lampanti a cose che evidentemnete non funzionavano più. Se il gruppo baci ha potuto perdere così tanto il lume della dignità non è solo colpa sua, ma certamente anche dell'afasia di una città abituata ormai a troppo.

Nel frattempo il gruppo bici non reggeva la tensione di una così bella fragola, e i suoi semi iniziavano a marcire: ci sarebbe stato bisogno di un intervento di potatura e ripulitura deciso e competente, ma non sempre si ha il coraggio o l'abilità di incidere una cosa bella come una fragola. Come però tutti sanno, se una fragola rimane troppo a lungo sul banco della vostra cucina, si trasforma in una poltiglia marrone e puzzolente, mentre se la piantate in un bel vaso, basta poco per vederla trasformare in una pianticella un po' meno bella del frutto, ma certamente più longeva e funzionale alla sopravvivenza di sè stessi e di chi ne può cogliere i frutti per nutrirsi.

Invece, alcuni dei semi più forti della fragola se ne andarono, schifati dalla parte ormai marcescente che gli cresceva intorno, troppo attaccati alla propria libertà e alla propria dignità, per accettare di sporcarla per salvare i semi ormai persi e perversi. Con un grande tempismo contemporaneamente, i rimasugli del gruppo baci non videro che una migliore occasione per impiantarsi nella fragola, accelerandone il processo di decadimento.

Così adesso la fragola è diventata una specie di succursale di quel cadavere che è il gruppo baci, un cadavere trattato senza il riguardo che la salma di un pezzo importante di storia meriterebbe, e senza la dignità che gli si sarebbe potuta accordare. Il gruppo baci si diverte a dire che "le regole sono cambiate", ma senza essere capace di spiegare perché e in che direzione, che "i semi che non c'entravano nulla con noi se ne sono andati", ma senza essere capaci di spiegare perché una fragola è diventata una poltiglia putrescente che presto verrà lavata via dalla storia di una città onnivora.

Tra poco la fragola verrà messa in vendita un pezzo per volta. Ogni seme ancora presente, seppur mezzo affogato nella poltiglia, potrà comprarsene un pezzo trovando i soldi dove meglio crede, ma senza alcun progetto di ripiantarsi in un bel vaso alla ricerca di nuovi frutti. Il tutto verrà condito dai gettoni che cadono dalle tasche sdrucite del gruppo baci, senza alcun riguardo sui motivi che rendevano quei gettoni un vettore di pestilenza più che un fertilizzante denso di principi nutritivi.

Purtroppo Milano ci ha allevato così, incapaci di vedere le cose belle che ci crescono intorno, di coltivarle fino a che sono mature, spesso più propensi a farle avvizzire anzitempo, o a trasformarle in un acquitrino di sensi di colpa e di rimorsi, senza entusiasmo, senza passione, ma solo con il desiderio di cogliere un'opportunità troppo spesso personale e senza alcuna speranza collettiva. La politica non è fatta di mezzucci, e la dignità non si compra con i gettoni, né affittando i progetti inventati da altri, sperando che senza anima diano lo stesso un frutto rosso e gustoso. Fortunatamente la biologia e la storia sono più spietate degli uomini e delle loro società.

à la prochaine.

PS: tutti i riferimenti in questo testo, dedicato a chi lo comprende perché se ne sente colpito o coinvolto, sono assolutamente voluti e non casuali. Nessuno dei riferimenti è inventato o non corrispondente al vero. Il gruppo baci (il gruppo "istituzionale" del fu LSOA Deposito Bulk), il gruppo bici (il gruppo "antagonista" del fu LOA/reload), fragola (pergola move), i soldi (i gettoni presi per aus, ultima delle occupazioni scaturite dal secondo sgombero di metropolix, per garigliano, e questo gennaio per abbandonare lo spazio di via niccolini 36, zona cimitero monumentale), la lottizzazione (pergola verrà acquistata dividendola in lotti che saranno comprati da chiunque, individuo in cerca di casa o progetto con disponibilità economica, se lo possa permettere e faccia parte dell'attuale assemblea di gestione, un misto di bulk, gruppo storico di pergola, parassiti e opportunisti vari, con una frazione infinitesimale di illusi che si stanno lasciando usare come copertina patinata), il peccato originale (da quando il disciolto gruppo reload ha abbandonato il progetto pergola, in particolare da quando i cattivi di reload, tra cui il sottoscritto, se ne sono andati, il nuovo gruppo di pergola, composto da alcune persone che l'hanno occupata nel 90-91 e dai bulkaniani residui, ha senza fiatare accettato 10mila euro dal bulk per saldare i debiti che non si era capaci di saldare con una progettazione dello spazio che coinvolgesse chi aveva idee e non chi aveva interessi da saldare; e questo è stato solo l'ultimo atto di una restaurazione senza prospettive, attuato con cinismo da chi negli ultimi tre anni non ha saputo dare un briciolo di contributo serio al progetto), il riciclo dei progetti (il progetto pergola move non esiste piu', e nessuno in tre anni ha voluto costruire le condizioni per comprare pergola con dignita' e senza lasciare carta bianca ai piccoli tornaconti individuali o collettivi; il progetto postello è stato chiuso a settembre, e ha riaperto senza alcuna prospettiva e con un atteggiamento che è difficile descrivere se non come parassitario e volgare, oltre che privo di qualsiasi capacità effettiva di realizzare una dimensione politica), l'assenza di dignità e i voltafaccia che hanno caratterizzato l'ultimo anno (non ultimo il fatto che praticamente nessuno degli attuali "protagonisti" degli ultimi mesi di pergola abbia mosso un dito mentre 25 persone erano in carcere, 5 dei quali protagonisti quotidiani del progetto di pergola fino all'11 marzo), sono tutti
tristemente veri.
E' difficile raccontarli colmo di rabbia e di sdegno. E' difficile capirli per chi non ha visto giorno dopo giorno quei micropassaggi che hanno trasformato un progetto spazioso e vitale, in un coacervo di interessi a noleggio. Un giorno spero di avere il tempo di raccontare anche le fasi in cui i protagonisti di questa sordida storia nera, erano persone incredibili con cui costruire sogni in una città grigia come Milano.

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Chiude indymedia, apre il manifesto?

14 Dicembre 2006 1 commento

Se fosse vero sarebbe un grandissimo passo avanti, e non a caso la proposta arriva da Wired, storico luogo di riferimento per le sperimentazioni in campo tecnologico ed editoriale. La notizia la copio spudoratamente dal caro Delfanti (è un po' che non succedeva, così non perde l'abitudine :), ma è molto interessante. Infatti Wired sta discutendo sulle possibili innovazioni tecnologiche ed editoriali da introdurre nella redazione del proprio giornale on- e offline. Pare che gli stati generali del manifesto in corso debbano affrontare anche la questione di come evolvere (anche perché se non si smuovono la morte è certa se non per l'intervento miracoloso di qualche mentore a sinistra (ops, non si può dire che c'è dietro la CGIL?)): la verità purtroppo è che il manifesto è infestato di giornalisti con idee vecchie e senza neanche tanta più voglia di fare informazione, quanto di spingere a destra e a manca questa o quella accozzaglia politica, senza alcuna capacità di discernimento e approfondimento serio sulla realtà. Speriamo che gli Stati Generali non siano l'ennesima riproposizione di uno pseudo-congresso in cui si parla tanto, ma non cambia nulla, in cui per dare spazio a un idea, essa dev'essere figlia della nomenklatura. La speranza è l'ultima a morire, ma con il manifesto ha già passato quattro o cinque volte il traguardo della tomba.

PS: per il momento dal punto di vista online rimangono più indietro di repubblica e corriere di eoni (quando avrebbero potuto surclassarli a suo tempo), dal punto di vista della qualità editoriale e dei contenuti sono molto sotto quasi qualsiasi altro quotidiano e settimanale, tanto che spesso tocca prendere Liberazione per leggere qualcosa di vagamente più interessante, e la cosa in sé dovrebbe far pensare MOLTO.

 

 

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Google scopre i brevetti

14 Dicembre 2006 1 commento

 

Oggi google lancia finalmente la beta del suo motore di ricerca sui brevetti. La notizia rapidamente fa il giro del mondo perché dovrebbe consentire con un interfaccia immensamente più amichevole del sito dello USPTO (US Patent & Trademark Office), che sembra essere studiato per impedirti di trovare le informazioni che cerchi. Per ora il sito indicizza solo i brevetti americani e non quelli internazionali, ma si presume che le intenzioni del colosso di Mountain View siano quelle di indicizzare tutti i brevetti possibili. La speranza è quella che uno studio sistematico sui brevetti con adeguati strumenti matematici possa evidenziarne l'assurdità strutturale, ma penso che per questo dovremo aspettare ancora molti anni. Intanto accontentiamoci di poter smentire molte delle stupidaggini che vengono scritte circa i brevetti da coloro che li vogliono difendere in maniera totalmente aprioristica.

 

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Le migliori leggende della fantascienza

14 Dicembre 2006 Commenti chiusi

Wired pubblica una lista delle migliori leggende che si sono create attraverso la fiction di fantascienza. La migliore: esiste o meno un lato oscuro della luna? 🙂

Fiction: If you fall into quicksand, you’ll be sucked under and die.
Fact: You’ll only sink up to your waist.

Fiction: Sitting too close to the TV will ruin your eyes.
Fact: It causes fatigue but no permanent damage.

Fiction: Earth’s rotation causes bathtubs, sinks, and toilets to drain clockwise in the northern hemisphere, counterclockwise in the southern hemisphere.
Fact: They can go either way in either hemisphere. The shape of the basin and the direction of the incoming flow overwhelm the minuscule effect of planetary spin.

Fiction: Benjamin Franklin’s kite was struck by lightning.
Fact: The kite picked up electricity from the air, causing an arc between Franklin’s hand and a key tied to his end of the string.

Fiction: A penny dropped from the top of a skyscraper can kill someone.
Fact: It could never pick up enough velocity to kill, just to bang you up a little.

Fiction: Swimming after you eat will cause cramps and lead to drowning.
Fact: There is a very slight risk of cramps, but only for vigorous swimmers.

Fiction: A drunken teenager can tip over a sleeping cow.
Fact: It would take several semisober people and a paralyzed cow. Anyway, cows sleep lying down.

Fiction: There’s a dark side of the moon.
Fact: The entire lunar surface receives sunlight during the moon’s monthly orbit around Earth.

Fiction: Swallowed chewing gum takes seven years to digest.
Fact: Gum is not digested. It passes through the gastro-intestinal system, usually within 24 hours.

 

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