Archivio

Archivio per Gennaio 2007

The meaning of life

8 Gennaio 2007 1 commento

 

Non mi ricordo di aver riso tanto dai tempi del leggendario film dei Monty Python (che tra l'altro penso abbia la miglior locandina di tutti i tempi :). Se non vi riconoscete in almeno uno dei comportamenti sotto indicati non avete la minima chance di intuire il senso della vita. [per i curiosi, io ne centro almeno due, di cui uno praticamente tutti i giorni :)]

credits to xkcd 

Prosegui la lettura…

Categorie:imago Tag:

Zero calcare, molto colore

7 Gennaio 2007 4 commenti

 

Bene, anche per me è arrivata l'ora degli spot: il fortunato vincitore di questa lotteria è il prode zerocalcare, pischello romano di grande talento grafico e pochi sghei, che però tutti noi apprezziamo per la sua immensa generosità (e pazienza, fate che sopporta karletto e O…).

Tra le sue produzioni più apprezzate potete trovare svariati fumetti su genova, tra cui quello che è stato stampato in versione poster e distribuito ai quattro angoli del globo, nonché il fumetto sui fatti dell'11 marzo che trovate anche sul sito di dovevadoevado.

La grande news è che da oggi si lancia nel magico mondo delle graphic novel, la cui differenza con i fumetti è ben riassunta dalle righe introduttive di Mars Attack Rome, sulle cui prime tavole mi sono spanciato stamattina. Mi raccomando, leggete e diffondete il giovine! 🙂 

PS: perché non fa un blog su noblogs, vi chiederete. E io che ne so? Chiedetelo a lui, no? Mannaggia alla delega…

 

Prosegui la lettura…

Categorie:comics, imago Tag:

L’arroganza, una virtù per pochi

6 Gennaio 2007 3 commenti

 

Ogni volta che esco da un film di Von Trier penso sempre la stessa cosa: il danese è una delle persone più arroganti del mondo del cinema di qualità (ovvero non hollywoodiano, tanto per sgrossare con l'accetta). La chiosa del pensiero è di solito che l'arroganza è una virtù che pochi si possono meritare, e il regista fondatore di Dogma 95 è sicuramente da annoverari tra questi. La consapevolezza della sua maestria nel maneggiare la sottilissima o meno distinzione tra finzione e realtà, tra morale ed etica, tra chi racconta e chi vede/legge/sente è l'origine della sua supponenza, che non ammette repliche.

Il Grande Capo è una lama di rasoio a volte un po' tirata per i capelli, omaggio a mille geni e in fondo in fondo soltanto a uno, il suo megalomane regista (d'altronde uno che si fa aggiungere Von al cognome non ha bisogno di altri biglietti da visita): Ionesco, Chaplin i più immediati, ma non mancano i ganci a mille dialoghi sentiti e risentiti in mille film, telefilm, canzoni pop di successo. Von Trier dispiega tutto il suo snobbismo senza darti la possibilità di sentirti alieno almeno a una parte di tutto ciò che stai disprezzando sullo schermo. Perfetto.

Il personaggio migliore? Ovviamente l'islandese che insulta praticamente per tutto il film i danesi… Come non essere d'accordo? Al limite LE danesi si possono concupire, ma senza mai dimenticare di odiarle un po'. Non li salva neanche il Lego 🙂

Voto complessivo: 8

Prosegui la lettura…

Categorie:cinema Tag:

Il nichilismo dei blog

5 Gennaio 2007 9 commenti

Bruce Sterling pubblica oggi sul suo blog su Wired due articoli che cercano di gettare luce sul fenomeno del blogging e sul suo senso sociale. Il primo articolo nella sua lapidarietà fa proprio il motto del blog di fastidio (in assoluto il migliore blog di noblogs al momento), definendo i blogger nichilisti, ovvero buoni a nulla. Ovviamente il caro Friedrich si sta ribaltando nella tomba per questo uso improprio del termine nichilismo, ma d'altronde far ribaltare nella tomba i padri dei nostri riferimenti culturali è quasi uno sport, più che un hobby (ho cominciato quando avevo diciassette/diciotto anni con Guy Debord 🙂 

Allo stesso tempo affermare il nichilismo del fenomeno del blogging percorre un'iperbole in grado di mettere in luce la potenza dello svuotamento, l'esercizio di una piccola volontà come potenza. Il secondo testo ovviamente è da intersecare con il primo, fornendo una valutazione quantitativa al fenomeno che riesce a dare una dimensione migliore della natura elitaria ancora e sempre della partecipazione in rete. Il numero di persone con l'accesso alla rete è intorno a un quinto della popolazione mondiale, ma le persone che partecipano attivamente a un progetto sul web sono intorno all'uno per cento. Inoltre all'interno di questa nuova strettissima oligarchia solo pochissime centinaia producono l'ampia maggioranza del contenuto in ogni particolare situazione. 

Ciò significa che il fenomeno del blogging, per i più svezzati tecnologicamente ormai superato, per i molti ancora la cosa più innovativa che essi siano stati in grado di fare in rete, per la maggior parte della popolazione mondiale una cosa totalmente sconosciuta, è l'aborto di un'idea luminosa? Che si è sprecata la possibilità di sfrutttare un strumento veramente in grado di abbattere i grandi monopoli dell'informazione?

Non penso. Penso semplicemente che la costruzione di meccanismi di partecipazione possibili non vada letta come un elemento di aggressione delle strutture esistenti, ma come un percorso tutto sommato costituente (di cosa? lo vediamo dopo 🙂 E' assolutamente evidente la natura elitaria della produzione di contenuto in rete, anche laddove si è riusciti ad avere una massiccia partecipazione al processo di produzione dell'informazione (ad esempio il newswire di indymedia), anche quando ci si è presentati in paesini e in paesoni a spiegare come pubblicare le proprie informazioni in un luogo accessibile a tutti.

Non solo. Il meccanismo di costruzione del media di indymedia e di altri progetti sorti dal basso non è stato in nulla diverso dai meccanismi di branding e media-acknowledgement dei media tradizionali: semplicemente potremmo dire che indymedia è stato l'unico fortunato tra i media cosiddetti grassroot ad essere assurto al ruolo di fonte di informazione ufficiale, di media vero e proprio.

La dimensione nichilista del fenomeno blogging (e di centinaia di altri meccanismi di produzione distribuita di informazione) va interpretata in un'altra direzione, quella dell'erosione lenta ma inesorabile di porzioni del colosso dei network di broadcasting che erano state considerati fino a pochi anni fa ineluttabili (la sua dimensione unidirezionale per dirne una, o la sua permeabilità effettiva alla realtà). In questo senso l'espressione di potenza dei blogger et similia è si una espressione di svuotamento, di sottrazione, di distruzione, seppure non nel senso più banale ed ordinario che di solito viene associato alla parola nichilista.

Ma c'è qualcosa di più in questi fenomeni? E se è tutto qui perché stiamo ancora lavorando su strumenti che arricchiscano il panorama dei media grassroot in un modo o nell'altro? Perché esiste una dimensione costituente di questi fenomeni che ne rappresenta il valore più interessante.

Se pensiamo agli strumenti come il newswire di indymedia o come questo sistema di blogging (o come altri) in quanto spazi di definizione di relazioni possibili, di eventualità, e non come momenti di produzione di una verità più vera, di controverità che riescano a competere per solidità con quelle prodotte dal sistema dei media tradizionali, allora scopriamo che tutti questi sistemi non avevano il fine di scimmiottare l'esistente, ma di inventare qualcosa di nuovo, di esprimere potenza in una direzione nuova e fertile, sempre per meritarci il nomignolo di eredi del pensiero del vecchio Friedrich.

Se immaginiamo che tutto ciò che attraversa il nostro schermo in un dato sistema di condivisione e partecipazione del processo di produzione dell'informazione sia in effetti un sitema di coordinate in grado di suggerirci chi ci è più vicino, chi più distante, chi può arricchire i nostri sforzi e chi non è interessante in alcun modo, chi può incrociare la nostra strada e chi invece ne sta percorrendo un'altra, allora scopriamo un senso nuovo in quello che stiamo costruendo, un ritorno alla dimensione originale della parola comunicazione (ie: messa in comune). 

E' in questa forma che quello che costruiamo assume ancora di più il senso di distruzione associato alla parola nichilismo, la trasformazione in possibile di qualcosa che era solo eventuale, la costituzione in realtà di qualcosa che non avremmo potuto conoscere. E' in questa prospettiva che non possiamo pensare al newswire di indy o a questo progetto come un semplice collettore, come una bacheca, ma che dobbiamo intepretare questi luoghi (come altri meno virtuali come assemblee di quartiere o tazebao in luoghi ameni o volantinaggi in mercati e piazze) come possibili rappresentazioni di possiblità, da cogliere, da pesare, da vivere.

PS: il pezzo era molto più lungo e articolato di così, ma la tecnologia mi ha tradito facendomi assaggiare la sensazione del vuoto tra un tab e l'altro di firefox. 🙁 

PPS: sì, i blog sono la merda della rete, ma per questo possono anche essere il miglior concime di un'interpretazione sociale del media che metta al centro il conflitto e l'essere umano, la sua sottrazione all'esistente e al probabile, per l'ipotetico e il possibile.

Prosegui la lettura…

Categorie:jet tech, movimenti tellurici Tag:

Divertissement e inquietudine

4 Gennaio 2007 3 commenti

 

Due notizie disparate, una è con tutta probabilità falsa ma molto divertente, l'altra vera e molto inquietante. Pillola rossa o pillola blu?  Sto studiano cinese e quindi ho poco tempo per leggere e scrivere on line, ma qualcosina posso anche metterlo su, sennò finirete per pensare che penso solo all'Inter.

La compagnia delle poste di Sua Maestà la Regina di Inghilterra parrebbe aver consegnato una cartolina d'auguri nonostante questa fosse priva di indirizzo, sostituito da nome del destinatario e mappa della località di residenza (abbastanza buono il tratto, forse non precisissimo 🙂

Al contrario Repubblica Online oggi spende un titolone che mi rende edotto del fatto che qualcuno sta vendendo lotti di terreno lunare: la domanda esatta è, a nome di chi? Chi è titolare della proprietà del suolo lunare? Meno divertente ancora è il fatto che la seconda meta del sionismo israeliano dopo Gerusalemme è il nostro satellite (mica anche i sogni saranno originariamente proprietà di chi rivendica la paternità del Vecchio Testamento!?!?!?!?!?)

 

Prosegui la lettura…

Categorie:atlas, conscienza Tag:

Placeblog

2 Gennaio 2007 Commenti chiusi

 

Continuano ad affiorare progetti che cercano di collegare luoghi, informazioni, e la sensazione di un luogo. Un paio di mesi fa abbiamo segnalato outside.in, mentre oggi segnaliamo placeblogger, un progetto che vorrebbe raccogliere blog dedicati a luoghi, quartieri, città. L'intento non è dissimile: mappare i collegamenti tra persone e luoghi, storia e ambienti: forse il progetto più ampio in questo intento è  wikimapia, ma per ora i ritmi di crescita sono ancora non particolarmente interessanti, forse vittima di un generale rallentamento quantitativo anche di wikipedia (qualitativo è un po' difficile da valutare così di primo acchitto 🙂

PS: oggi non ho granché voglia di dilungarmi nello scrivere, prendete i post un po' come vengono 🙂

 

Prosegui la lettura…

Categorie:atlas, jet tech Tag:

Stephen King e la complessità della pop culture

2 Gennaio 2007 4 commenti

Riposto in calce un articolo uscito in questi giorni su Unità e Carmillaonline, scritto da Wu Ming 1, che affronta il nodo della crescita della complessità dei prodotti della cultura pop: racconti, film, libri di genere sono opere con un tessuto sempre più complesso, che spaventerebbero anche i più temerari tra i lettori e gli spettatori di solo trent'anni fa. Il ritmo di "evoluzione" dei fruitori e dei produttori di cultura pop è un indice abbastanza elementare di quanto la realtà che ci circonda abbia aumentato la sua energia cinetica, il numero di messaggi che ci avvolgono quotidianamente, costringendoci a diventare dei processori di informazione molto più rapidi che in passato, anche se non necessariamente migliori.

Mi sono trovato spesso a chiedermi quanto questo processo sia all'origine di una generalizzata minore capacità di stratificazione delle conoscenze, di una loro comprensione superficiale, di un appiattimento generalizzato di ogni differenza, proprio nel momenot in cui la natura relativa di quasi tutto diventa più evidente. O quanto sia all'origine di una cesura sempre più prepotente tra chi riesce a "governare" questa complessità, ad assumerla in qualche modo, e chi invece la subisce disperatamente.

Forse è questa cesura a far sì che la dimensione relativa dei singoli eventi della realtà non ha stimolato una valorizzazione della diversità, del molteplice, ma spinto a un enfasi dell'omogeneità, dell'omologazione, in modi che il passato ha difficilmente conosciuto: nessuna età dell'oro, solo una rete con maglie molto più rade e più possibilità di tesserne pezzi nuovi o di cadervi attraverso. 

Prosegui la lettura…

Categorie:pagine e parole Tag: