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La Coppa dei Cachi: Inutilia

3 Febbraio 2010 1 commento

 

Sono in trasferta quindi posso dilungarmi molto poco. D’altronde partita più inutile di quella disputata stasera giocata nella competizione più snobbata d’Europa non merita moltissimi commenti: bene la concentrazione dei ragazzi e di Mourlino; bene l’esordio di Marika, il nostro nuovo eroe, e bene il risultato. Anche se un gol di scarto in una semifinale non secca conta veramente poco e serve ancora meno alla nostra squadra. Energia, entusiasmi e valutazioni al risparmio.

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La Coppa dei Cachi: Sparate sulla Croce Rossa!

29 Gennaio 2010 1 commento

 


Ritorna la competizione più snobbata d’Europa, emblema del provincialismo dei cachi: Mourlino non ci pensa neanche a perdere, ma neanche a fare troppa fatica. In campo i suoi cavalieri entrano al piccolo trotto, coscienti che neanche in 9000 minuti la squadra carceraria avrebbe potuto segnare. Infatti ci pensa Tordone, il nostro simpaticissimo portiere di riserva, che per dare un po’ di pepe decide di fare la papera del decennio. Incredibile uno a zero, ma nessuno sugli spalti si aspetta che finisca così.
I minuti passano, e nessuno tira in porta: sugli scudi un Matrix versione luglio 2006 e un Bambino versione inizio 2009; un po’ deludente il reparto avanzato da cui tutto San Siro si aspetta di più. Sale un’aria siberiana che congela il campo, gli animi e anche i tifosi che si sono affacciati sugli spalti. Sul finire del primo tempo i gobbi giocano a pallavolo in area, ma l’arbitro è meglio di una scimmietta ammaestrata e non vede, né sente, né tantomeno parla. Ma non è su quell’episodio che si può recriminare, quanto su una partita veramente a ritmi infimi.
Nel secondo tempo la solfa non cambia. Sembra che negli spogliatoi Moratti abbia detto: "Mi raccomando, non spariamo sulla croce rossa… Non subito quantomeno!"
Detto fatto: i nerazzurri aspettano fino al settantesimo, poi pareggiano. Sulle gradinate lo spettro dei supplementari spinge più persone a tentare il suicidio. Supermario, dopo una prova tutto sommato opaca in cui prende più botte che dare spettacolo, si fa trovare all’appuntamento e la picchia dentro. 89esimo e matchpoint.
La pochezza dei bianconeri è imbarazzante. La capacità dei nerazzurri di accelerare a piacere è imbarazzante. Il freddo è imbarazzante. Il fatto che abbiamo due partite in dieci giorni è imbarazzante, ma per noi i calendari non cambieranno. Tiremm’ innanz’!
 

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Inter in Wonderland: la squadra del sesso

25 Gennaio 2010 9 commenti

 

La compagine nerazzurra sfida l’arrembante Rappresentanza del Signore della Terra dei Cachi. Le fanfare si sprecano, accompagnate da sciolina e unguenti di ogni tipo che sembrano preparare all’unico risultato possibile e tollerabile: la vittoria della Squadra dell’Amore, il Bene che trionfa sempre sul Male. Mourlino entra nello spogliatoio prima del match, osserva uno a uno i suoi cavalieri, e dice una sola frase: "Sono la Squadra dell’Amore? Bene, noi siamo la Squadra del Sesso. Facciamogli vedere che potere ha una scopata come si deve. Miei prodi, siate dei pagani!".

I nostri eroi scendono in campo e subito l’Olandesina comincia a titillare il palo, poi titilla Dida, poi titilla il pubblico, insomma un po’ tutti iniziano ad essere arrapati per bene. Come al solito il terzo gode, nella fattispecie il Principe (nomen omen) che al decimo del primo tempo la sbatte dentro di forza. Urlo convulso del pubblico e primi svenimenti per il troppo godimento. I nerazzurri alternano schiaffi e carezze, morsi e leccate. Pubblico in visibilio. I segni per una partita da multipli orgasmi ci sono tutti.

Il plurindagato per calciopoli miracolato dal tribunale di Napoli arbitro Rocchi non ci sta. Conosce le proprie consegne. E attende velenoso il momento adatto: contrasto a centrocampo, Lucio lascia un po’ lì la gamba e cade. Per la prima volta in vita mia vedo estrarre un cartellino giallo per simulazione a 50 metri dalla porta. Un record che il nostro arbitro può appuntare sulla giacchetta. L’Olandesina decide che è il momento di dimostrare a tutti che cosa vuole dire la parola amore: in 11 contro 11 gli era già evidente che avremmo vinto 10 a 0. Applaude l’arbitro con tutto l’amore di cui è capace, e lui – che non aspettava altro – lo espelle. Una roba mai vista. Altro che i tripli vaffanculo concessi ad altri. Gli applausi nerazzurri colpiscono più di mazze ferrate.

In 10 contro 11 la partita si scalda e, si sa, il sesso un po’ violento – se consensuale – può svelare piaceri nascosti. Soffriamo le scudisciate rossonere per 15 minuti, traendone il giusto e perverso godimento.
Rientriamo in campo nel secondo tempo sapendo di dover soffrire per godere ancora di più. Mentre i rossoneri si rivelano amanti di scarso calibro, noi affondiamo ogni 5-10 minuti per ricordare a tutti chi è che sta dirigendo il gioco erotico: il Principe scalda il terreno con le sue falcate, come se fossero le natiche di un’amante, e la Pantera massaggia il palo. Al minuto 65, con il suo numero già sulla lavagnetta della sostituzione, scarica il suo orgasmo in rete da 35 metri. Due a zero. E’ il climax. Ora ai rossoneri rimane la furia di cercare anch’essi soddisfazione umorale, ma si sa, il sesso bisogna saperlo gestire: è questione di tempi, di ritmo, di determinazione verso il proprio partner e verso sé stessi e i propri piaceri. Gli eroi nerazzurri sono delle divinità tantriche, di fronte a dei pallidi spettri rimbesuiti da sentimentalismi un po’ vacui.

Quando al minuto 80 anche Beckham il Divo sbaglia il primo cross negli ultimi suoi dieci anni di carriera, è chiaro a tutti che siamo agli sgoccioli della porno-performance. Ma Rocchi, che comunque ha pensato bene dopo essersi messo in mezzo svariate volte e averne fatto le spese in termini di orifizi, non ci sta. Vuole dare la possibilità di venire anche ai rossoneri. Alla fine deve pure lui guadagnarsi la pagnotta. E al 91esimo fischia un rigore che a parti invertite Maldini non vide fischiato in un lontano ottavo di finale di una Champions League che la Squadra dell’Amore non doveva neanche disputare. Inter in 9. Il ReDentone dell’Amore, l’Unto dal Signore di Arcore tira il rigore: Julio Cesar ferma il pallone, lo poggia a testa, e ci piscia sopra. La Golden Shower è l’ultima umiliazione nell’amplesso del derby. E chi gode è ancora una volta nerazzurro. In tutto lo stadio. E non solo.

Come ha detto Mourlino a fine partita, il match il Milan poteva vincerlo solo se i nerazzurri rimanevano in sei (ricordo che per regolamento non si può giocare in meno di sette). Vinciamo contro i pronostici, contro gli infortuni, contro il diktat della politica del pallone, contro l’arbitro peggiore che poteva essere mandato ad arbitrare questo match (chissà perché non è stato mandato un internazionale o il miglior arbitro italiano Rizzoli, ma uno che aveva più di una lagnanza post calciopoli con i "mandanti morali" dello scandalo del 2006). Vinciamo perché la squadra di Mourlino ha due gonadi di acciaio. Mai vista la Beneamata così. E questo derby mette la parola fine alle illazioni sulle nuove triadi e su interopoli. Siamo i più forti. Perché noi siamo noi, e gli altri non sono un cazzo. GCUR.

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Distopie

20 Gennaio 2010 7 commenti

 

Con tutto quello che succede in questo paese, in cui sembra di vivere in una versione fantascientifica de Il Male, ho trovato un fumetto che mette a confronto le due principali distopie della narrativa contemporanea: Brave New World di Aldous Huxley e 1984 di George Orwell. Spesso noi ci siamo concentrati sul terrore che prevalesse un futuro come quello del secondo autore, mentre siamo piombati in un presente come quello che non avrebbe mai voluto il visionario con la H. E’ terribile, ma è tutto vero. Siamo il Paese dell’Amore dopotutto, no?

 

Inter in Wonderland: impatto con lo Stile Inter

17 Gennaio 2010 1 commento

 

Se ogni partita da ora in poi dobbiamo rimontare due gol ditelo subito che io mi faccio prescrivere degli ansiolitici. I ragazzi di Mourlino entrano in campo determinati e con l’unica formazione possibile, e una consegna chiara: attaccare i difensori appena prendono palla per non farla neanche arrivare a centrocampo. Quando la palla arriva in mezzo i nerazzurri vanno in affanno e rischiano contro i velocissimi attaccanti del Tavoliere.

Nei primi cinque minuti rischiamo di andare in vantaggio, poi facciamo scendere il ritmo proprio per tirare il fiato. Il primo tempo finisce qui. Ma lo Stile Inter non si fa attendere: nel primo quarto d’ora regaliamo due rigori che Barreto trasforma. E poi ci svegliamo: Mourlino cala il 4-1-5 e con la grandissima qualità là davanti conquistiamo un pareggio insperato. E se in campo non ci fosse la fascia Quamerda-Maisobrio (ops… la Trivella-il Fu Colosso), e se Mourlino non togliesse inspiegabilmente Supermario (con la solita giustificazione della fase difensiva, che però neppure la Pantera alla fine del match stava fornendo) forse potremmo anche vincere.

Segnaliamo in ordine sparso tra i cavalieri: Speedy il mazzuolatore e le tranvate con cui ha gratificato Alvarez per tutta la partita; il Pelato, al rientro, è inguardabile, speriamo si ripigli tra 7 giorni; la Pantera finalmente mette la sua prima biglia con il Principe che da vero signore fa finta che non esista la palla considerato il suo fuorigioco; il Bambino d’Oro e Calimero che sembrano in procinto di ripigliarsi; i migliori in campo sono l’Olandesina – immensa – e l’Acchiappasogni, che forse si sta mettendo alle spalle l’inverno e l’ibernazione che sempre lo coglie in quella stagione.

Un punto al San Nicola ci può stare, per cui niente drammi. Con un po’ di culo si poteva anche vincere. In ogni caso il risultato e la contemporanea pagliacciata della Lega Calcio con il rinvio del recupero dei biretrocessi rossoneri al 24 febbraio (mi auguro che l’Inter alla prima occasione sposti una partita per non perdere la grigliata a Imbersago, considerata la scala di priorità di Galliani e Beretta) ci fa arrivare al derby con in mano tutte le carte. Speriamo di recuperare almeno uno-due uomini a centrocampo e il Bambino. Sono già in ansia.

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Inter in Wonderland: ritalin

10 Gennaio 2010 1 commento

 

Ultima giornata del girone di andata della Serie di Oz: per festeggiare il titolo privo di alcun valore pratico di Campioni d’Inverno i cavalieri della tavola icosaedrica di Mourlino hanno preparato un brindisi particolare, nel noto ristorante "Da Giannino". Le carenze della società nerazzurra si fanno notare anche in questo caso: era presumibile che il cocktail servito avesse doppi fini, e certamente il fatto che fossa un mix di una parte di coca cola con una parte di ritalin avrebbe dovuto indurre al sospetto giocatori e staff. Così non è, e gli effetti si vedono subito sul campo del Meazza.

Poco prima di entrare in campo i giocatori si convincono di aver organizzato uno scherzo bellissimo ai danni dei tifosi che hanno sfidato freddo e pioggia per venire a vedere la partita: "facciamo finta che ci siamo scambiati le maglie, voi siete l’inter e noi il siena". Così il 4-2-3-1 per necessità dei nerazzurri si sgretola di fronte alle penetrazioni dei temibilissimi – per questo sono ultimi in classifica – Maccarone e Reginaldo.

Allo scherzo si aggiunge l’effetto del Ritalin, che durerà tutta la partita: l’Orco e Speedy non sono in grado di fare un movimento giusto né un passaggio di qualsiasi lunghezza se non sui piedi degli avversari; il Colosso è una specie di mulo che cammina mesto sulle zolle scomposte della fascia di destra e anche il Capitano d’Acciaio sembra subire lo stesso andazzo, forse perché gli uomini dalla sua parte arrivano sempre a frotte anziché uno per volta, complice evidentemente la scarsa comprensione da parte della Trivella dei concetti di "pressing sul portatore di palla" e "copertura difensiva". In mezzo la Statua di Sale è marmorizzata: immota e inetta al gioco del pallone; il Drago è spento e gira spesso a vuoto.

Lo stadio è basito. Solo davanti qualche guizzo fa capire che non tutti hanno sorbito il venefico miscuglio gallianesco: il Principe corre come un matto, l’Olandesina sembra un molosso tanto non molla un attimo e la Pantera si sbatte con generosità fino a che il fisico regge (anche se anche lui ha un concetto un po’ vago dei termini "copertura difensiva").

Tutto lo stadio capisce che sarà una serata tutt’altro che facile quando al 18esimo Big Mac spara un missile dopo aver fatto 40 metri palla al piede con l’Orco e Speedy che indietreggiano come se avessero visto il Babau. L’Acchiappasogni conferma di patire il freddo e posizionato com’è a 5 metri dalla linea di porta non può fare nulla per fermare il bolide. I nerazzurri sono sotto. Ma cinque minuti dopo il Principe sfrutta al meglio un’apertura alla cieca dell’Olandesina, rientra sul piede come suggerito dal secondo anello dal sottoscritto, e la piazza sul palo lontano.

Tutti sperano che l’effetto del Ritalin si sia esaurito, soprattutto dopo che Diego Armando SneijderMourlino entra in campo armato e viene fermato da Oriali prima che possa uccidere il connazionale. Non finirò mai di odiare lo storico mediano per questa sua azione: maledizione, e lascialo trucidare quell’ignorante calcistico menefreghista in santa pace! ha confezionato un maestoso 2-1. Manco 60 secondi e Ekdal è da solo in mezzo all’area piccola abbandonato dalla Trivella che svogliato passeggia a metà campo: raccoglie il passaggio e insacca. Silenzio.

Nell’intervallo Mourlino capisce che bisogna coprirsi meglio e giocare in maniera più ordinata: rombo. Il Drago entra in campo, si infortuna ed esce. Rombo un cazzo. Si torna allo schema del primo tempo, ma con interpreti ancora più allucinanti: l’Astronauta che fa più o meno la stessa figura di merda del Trivella e spiega con la pratica perché non merita di giocare in nerazzurro; Stefano il Serbo a 19 anni all’esordio che fa del suo meglio per non cedere al suo naturale istinto alla driblomania. Ovviamente prendiamo il terzo gol.

Tutti ormai sono rassegnati alla sconfitta, ma a un minuto dalla fine accade l’imponderabile: di nuovo punizione dell’Olandesina Volante e gol. Tre a tre. Mourlino e il Muro si guardano, poi guardano Stefano e gli dicono: "la palla ti scotta tra i piedi, vai a fare il terzino, il Muro diventa un Ariete". Detto fatto: il Muro si trova in mezzo all’area a ricevere una verticalizzazione e pennella un tiro che manco il Principe nei suoi momenti di grazia. Tutto questo nonostante l’episodio più emblematico di tutta la partita: l’Astronauta si invola in fascia, il Capitano si sovrappone e attende il passaggio a un metro, l’Astronauta si ferma e si esibisce in un tacco dritto addosso al centrocampista del Siena che si fa sotto. Il Capitano d’Acciaio fortunatamente non aveva un lanciafiamme in mano, altrimenti al Twente resituivamo un mucchietto di cenere. Nonostante questo, i nerazzurri vincono la partita persa due volte.

Conclusioni? Mourlino ha un gran culo e l’Inter è una squadra di squilibrati che talvolta preferiscono stordirsi di Ritalin anziché giocare con serenità contro l’ultima in classifica. Manco avessero suonato la musichetta della Champions negli spogliatoi per errore. La Maledizione di Tribai continua a colpire e settimana prossima a Bari saremo sempre più in emergenza a centrocampo. E il culo non basterà. Bisognerà tornare ad essere l’Inter. Ma adesso Mourlino ha uno strumento in più: il video di una partita con cui spiegare tutto ciò che NON bisogna fare per vincere.

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Negro va bene, purché dica sì buana

8 Gennaio 2010 6 commenti

 

Balotelli multato per gli applausi rivolti al pubblico di Verona: la sua è apologia del razzismo. [spinoza.it]

In questi  due giorni diversi eventi mi hanno portato a ripensare all’arretratezza e alla disperazione in cui ormai sguazza il paese in cui vivo (viviamo?). In particolare trovo eticamente, politicamente e umanamente inaccettabile il livello della discussione sul problema del razzismo in questo paese: siamo un popolo di pecore, ormai abituati a stare zitti qualsiasi cosa ci accada intorno, incapaci di prendere parola, di scegliere una posizione e di ragionarne, preda di gossip e dettagli fuorvianti per non affrontare mai il cuore del discorso. C’è sempre un ma, un però, un distinguo. E se non ci sono in ogni caso ognuno la può pensare come vuole che vale sempre tutto. 

Domenica Mario Balotelli esce dal campo e per una volta tanto anziché farsi espellere applaude ironicamente i tifosi che lo subissavano di ululati (chi non li ha sentiti è in malafede). Parte la solita gogna mediatica – su di lui ovviamente, non sul razzismo del 90% dei tifosi e dei cittadini italiani – e il giudice sportivo Tosel lo multa per gli applausi, mentre non dice nulla sui comportamenti che hanno portato Mario a reagire così. 

Ieri dei "balordi" (definizione giornalistica) sparano con pistole ad aria compressa contro degli immigrati che vivono nelle baracche e tutti i giorni in nero a quattro lire raccolgono la frutta e la verdura per un padroncino italiano a Rosarno. Gli immigrati si rompono il cazzo e si scatena un putiferio di tutti contro tutti. Il commento del ministro dell’Interno è: "troppa tolleranza, i troppi immigrati esasperano il clima".

Il processo mentale è chiaro no? E’ sempre colpa delle vittime, mentre i carnefici sono persone che fanno quello che farebbero (faremmo? fareste?) tutti. I negri vanno bene e li possiamo accettare nelle nostre città se sono buoni, buonissimi, se non si azzardano a fare quello che è normale per qualsiasi italiano vero ™. Non è che basta che siano dei cittadini come gli altri, devono essere dei cittadini modello, degli agnellini perfetti, perché sennò devono morire, devono essere schiacciati, riportati alla loro condizione di scimmie.

Messa così suona un po’ dura eh? Ma il giustificazionismo e i distinguo che sento continuamente quando si parla di episodi di razzismo nasconde sotto sotto questa logica. E Mario – per quanto magari nella sua vita privata sarà un pirla straricco non ne dubito, io non lo conosco però – come Abba come altri sono un simbolo di quanto e come sta cambiando questo paese, nonostante i desideri di xenofobi, ignoranti, balordi  e gente di questa risma. Io ho due speranze: che gli immigrati irregolari E regolari ci lascino a marcire nella merda in cui viviamo, che se ne vadano e ci mostrino quanto poco valiamo. E dall’altro lato che i ragazzi e le ragazze italiane di origine straniera ci piscino in testa, fisicamente, umanamente e in termini di quanto la loro vita sarà migliore e più soddisfacente di quella dell’italiano medio. 

 

Inter in Wonderland: paludi distorcenti

7 Gennaio 2010 1 commento

 

La Serie di Oz per i cavalieri di Mourlino ricomincia dal terreno di non gioco in quel di Verona. La distesa di forma vagamente rettangolare è nota come le "paludi clivensi" da chi le frequenta abitualmente, territorio di caccia delle temibili pantere distorcenti, capace di demolire le certezze degli avversari manipolando le loro percezioni. Per fortuna, non sono gli unici felini sul campo, perché tra i nerazzurri c’è anche il nuovo arrivo Panter, titolare dopo sei mesi di inattività e già più in forma di Amantone Mancini. Speriamo che l’Olympique se lo pigli (Amantone, che avete capito?).

La partita segue la solita mefitica pausa invernale che quest’anno ha riportato i nerazzurri in Tribai, da dove siamo tornati come di consueto con un bollettino medico degno dell’incontro con peste bubbonica e tre o quattro altre malattie incurabili a scelta: morti e feriti a mazzi, e squadra in emergenza. Presidente, per un milione di euro, facciamo che non ci andiamo più in quel posto di merda? Grazie.

Nonostante tutto la squadra messa in campo è la migliore possibile: dietro in campo tutti i difensori titolari disponibili (Colosso-Orco-Speedy Ramiro-Crystal), in mezzo tutti i centrocampisti titolari disponibili (il Capitano d’Acciaio e Barbalbero in campo con una valigia in mano e quindi ancora più rallentato del solito). Davanti tutti gli altri.

La spregiudicatezza paga, insieme all’effetto distorcente delle paludi che annebbia per tutta la gara lo scarsissimo arbitro: l’intervento di Speedy su Pellissier secondo noi è rigore, ma secondo l’arbitro no, e non si capisce se sia più annebbiato a lasciar correre oppure a non decretare comunque un rigore contro l’Inter (cosa che di solito aiuta la carriera). Sul ribaltamento di fronte combinazione tra tutti gli attaccanti tranne il desaparecido Principe e palla in gol. Per noi il gol è di Panter: è troppo bello il gol della vendetta su Lotirchio per non assegnarglielo anche se la palla di Supermario è dentro di un metro.

La partita continua e l’effetto distorcente sull’arbitro pure: alla fine della partita i cartellini saranno 11 in una partita molto corretta. Pensa se giocavano Samp e Juve, finiva 7 contro 7. Parliamo dell’arbitro perché la partita è immonda: dal fango emergono solo le qualità dei nostri e soprattutto una sontuosa partita d’addio di Barbalbero che non disputava una tale prova dal 2007. Fortunatamente I tempi degli eptennali in zona cesarini sono finiti. La sua felicità per la centesima partita in Serie di Oz viene festeggiata con un trenino dell’amore con Renegade Yepes: è l’immagine che vogliamo conservare di quella grandissima fuoriclasse che è stata Patrizia per noi, anche se per pochi match all’anno.

Per il resto segnaliamo una gran partita di Panter, dell’Olandesina Volante e di Supermario, che rilascia una commovente intervista alla fine del match che tocca il cuore di ogni interista ("quelle ammonizioni sono stupide, a volte capita… anzi a me capita). Da rimarcare anche il match di Pellissier votato all’autodistruzione e pluricolpito dalle artiglierie volontarie e involontarie nerazzurre: riesce però nell’impresa non impossibile di stendere Crystal con una testata fortuita, frattura all’osso parietale del cranio e stagione finita con ogni probabilità. Speriamo il meglio per il nostro eroe, ma questo significa che il Presidente dovrà accelerare l’acquisto di un centrale e/o di un terzino sinistro.

Nel finale l’Astronauta vede il campo in nerazzurro proprio quando è chiaro che non sarà mai un giocatore della Beneamata. La Trivella dopo una gran partita contro la viola e l’infortunio si conferma un mezzo giocatore. Uff… Ci avevamo creduto. Ora come sempre in gennaio due giorni di calciomercato e poi di nuovo la Serie di Oz, sperando di non avere un altro posticipo a -10 gradi centigradi. I miei piedi non sopravviverebbero.

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Senza vergogna… e senza parole

22 Dicembre 2009 11 commenti

 

Stamattina sento la rassegna stampa a radio pop, un po’ distrattamente come al solito. Poi arriva nella mazzetta Il Giornale e sento leggere il suo editoriale. Mi fermo. Ci penso. Se volete un esempio di quello che si può perfettamente definire manipolazione intellettuale e disinformazione, se volete capire perché l’Italia è conciata come è conciata, provate a leggere questo manifesto pubblicato proprio oggi sulle pagine del giornale di Berlusconi. La quantità di ignoranza, di malafede e di stupidità concentrate in queste righe dovrebbero essere incluse in un manuale di storia che spieghi come Silvio e i suoi discepoli siano riusciti a far credere alle peggiori assurdità milioni di persone, anzi peggio, a far loro interiorizzare qualsiasi stronzata servisse i loro fini. Allucinante.

Fonte: Il Giornale online

PS: spero che nessuno che legge questo blog abbia bisogno che gli spieghi che il surriscaldamento del pianeta non c’entra nulla con l’eventuale verificarsi di ordinari o meno fenomeni metereologici. E’ come dire – tanto per citare sempre gli stessi – che "se uno ha la pelle nera è sicuramente un delinquente". Due fatti accostati a caso, per provare una tesi senza alcun fondamento. Si chiama mass consensus. Che schifo. I grassetti nell’articolo sono miei, ma solo quelli.

E lo chiamano surriscaldamento del pianeta

Il
pianeta è sotto zero eppure i professionisti del catastrofismo
continuano a invocare l’effetto serra
. Non sono capaci di arrendersi
all’evidenza: la natura fa quello che vuole, non quello che decidiamo
noi

Conservate i giornali di oggi. Teneteli lì, per la prossima volta.
Teneteli per il primo che parla di surriscaldamento della terra. Meno
13, meno 24, meno 7. La neve, visto quanta? Il gelo, visto che roba?
Qui si muore di freddo. Global cold, global cooling, global chilling:
lo chiamino come vogliono, resta che qui di anormale c’è la temperatura
al ribasso. Sappiamo che a Copenaghen, nei giorni scorsi, hanno perso
tempo: l’accordo sulle emissioni da limitare e fermare, i bisticci sul
nulla, le passerelle, le bocche riempite di grandi parole sul buco
dell’ozono.


Magari qui adesso avessimo un termosifone per crearcelo da soli un
bell’effetto serra.
La realtà fa a pugni con l’idealismo. Ci raccontano un sacco di cose
sui danni che stiamo facendo, però poi ogni anno ci ritroviamo
congelati come sempre, più di sempre.
Al freddo e al gelo, e va bene
che è in linea col Natale, però ne avrebbero fatto tutti a meno in
questi giorni. Qui sul pianeta ghiacciato andrebbe bene una stufa a
petrolio o a carbone, o a qualunque combustibile inquinante. Altro che
energia da sole, vento e acqua: serve qualcosa subito, qualunque sia.
Congelare è innaturale quanto soffrire per il caldo. Fa male lo stesso,
fa morire di più. Ottanta morti in Europa in queste ultime ore. Sono
pochi? È una cosa da civiltà evoluta? È una invenzione delle
multinazionali che vogliono far bollire il globo?
La verità banale e angosciosamente semplice è che la natura fa quello
che vuole: ti dà la neve e poi il giorno dopo la fa sciogliere con il
sole o con la pioggia. È successo in ogni era, succederà ancora. Solo
che si sono fissati con questa storia del riscaldamento globale e
adesso ci vogliono convincere che pure il gelo sia colpa del caldo.
In
Valtellina ci sono meno trenta: colpa del surriscaldamento che poi fa
raffreddare.


A Rimini fa meno undici? Non è possibile, dev’essere colpa del
surriscaldamento, no? Global warming: due parole inglesi che vanno di
moda perché sono diventate una specie di mantra del politicamente
corretto. «Facciamo qualcosa per il global warming», e tutti
annuiscono. Perché è giusto anche se è sbagliato, è certo anche se non
c’è alcuna prova. Al Gore e i suoi fratelli sono i nuovi paladini del
pianeta, depositari di una verità incontestabile a prescindere.
Chiunque contesti è un buffone, oppure un mentecatto, o magari un
cialtrone, o ancora uno scellerato. Così abbiamo visto finire nel
cestino dossier e documenti firmati da centinaia di scienziati
dissidenti. Scandalo tenuto sottotraccia perché sbugiarda le teorie di
intellettuali e altri scienziati considerati buoni, giusti e amici del
pianeta.

Vogliono riempirci la testa.


Vogliono convincerci senza lasciare spazio anche a una sola teoria
alternativa. Organizzano vertici mondiali come quello di Copenaghen
dove spacciano per successo un fallimento costato milioni e milioni e
che paradossalmente produce più danni al pianeta dello zero virgola
zero zero zero e qualcosa di aumento della temperatura globale. Vedrete
oggi. Vedrete che questa ondata di gelo sarà venduta come la
dimostrazione delle loro teorie sulla cattiveria dell’uomo che
distrugge la terra. Non s’arrendono all’evidenza: tutto il mondo è al
gelo. Noi vediamo le nostre città: Milano, Torino, Venezia, Bologna.
Bianco e solo bianco. Freddo e solo freddo. Ghiaccio e solo ghiaccio.
Poi gli altri. L’America dell’Est sepolta nel peggior inverno degli
ultimi anni: il governatore della Virginia ha dichiarato lo stato di
emergenza, Washington ha chiuso tutto, compresa la Casa Bianca, che se
nessuno la conoscesse, oggi sembrerebbe chiamata così per la neve.
Aeroporti chiusi, treni fermi, strade deserte.


Un pianeta ammantato, sofficemente sotto zero: Francia senza aerei e
treni, con Sarkozy a fare da capo stazione per cercare di far partire
qualche Tgv per miracolo. L’Inghilterra peggio: chiusura degli scali di
Luton e Gatwick, disagi nel colossale Heathrow, centinaia di scuole
sono rimaste chiuse così come moltissimi uffici pubblici. Pure il
tunnel sotto la Manica bloccato. Un casino inenarrabile che vediamo
alla tv e fuori dalla finestra.
È inverno, sai che scoperta. E in inverno il tempo è brutto: se la
temperatura è decente piove, se è indecente nevica. Semplicemente
ovvio. E invece no, perché a complicarci la vita c’è il falso mito del
riscaldamento globale
che s’è meritato persino il Nobel per la pace del
2008. Avrebbero dovuto restituirlo quel premio i signori che l’hanno
vinto. Per decenza e per dignità. Perché non c’è certezza che quelle
teorie vendute come verità siano affidabili, perché sono professionisti
del catastrofismo, perché non accettano il confronto con quelli che
producono risultati scientifici diversi dai loro.


Gli intolleranti dell’ambientalismo, convinti che la natura faccia
quello che noi vogliamo. Così domani quando la neve sarà sciolta in
tutto il mondo diranno che la pioggia è arrivata per colpa del
riscaldamento: di botto così, dieci gradi di differenza tra un giorno e
l’altro. Un gioco delle tre carte o qualcosa del genere. Troppo
difficile pensare che la natura sia facile: fa quello che vuole. Segue
le stagioni, anche quelle che non ci sono più. Da una vita. Da sempre.

 

 

Crooked Little Vein – Ellis il nuovo Lansdale

22 Dicembre 2009 Commenti chiusi

 

Io non ho paura di dirla grossa: Warren Ellis è il nuovo Lansdale. Il suo primo libro, dopo anni di fumetti stupendi tra cui non posso non segnalare l’immenso Transmetropolitan e il suo protagonista Spider Jerusalem, è uno stupendo noir americano (anche se il suo autore è britannico), che sicuramente segna un passaggio importante per il genere in terra anglofona. Crooked Little Vein, tradotto ottimamente in italiano per la Elliot Edizioni da Luca Fusaro (eccezion fatta per il titolo che proprio non va!), trasporta a ritmo di sarcasmo e ironia il lettore attraverso l’America che tutti immaginiamo o conosciamo, ma che rifiutiamo di accettare per quello che è. Come nei suoi fumetti Ellis eccelle nel tratteggio dei suoi personaggi e nei dialoghi, lasciando che il panorama in cui si muovono si delinei dai dettagli e dalle sfumature più accese, senza bisogno di meticolose descrizioni e puntiformi pedanti resoconti. Se avete occasione di prenderlo non fatevelo sfuggire! Voto: 9

PS: seguite pure il suo blog perché è una fonte costante di informazioni e di ispirazione

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