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Poche ma buone nuove

27 Settembre 2008 Commenti chiusi

 

C’è da dire che in giro non si muove quasi nulla nonostante il clima da regime ventennale che serpeggia tra le italiche genti e nelle italiche lande, ma quel poco che si muove ancora fa ben sperare e ogni tanto risveglia la voglia di cambiare ciò che sembra già predestinato a non cambiare mai. 

Oggi tanto per dirne una i ragazzi di Rho, nonostante e forse proprio perché vivono nel cuore della prossima immane culla di contraddizioni e schifezze dell’area milanese, hanno rioccupato un posto per svolgere le attività che li hanno visti protagonisti negli ultimi anni: la mobilitazione contro l’expo e contro il nuovo mostro ideologico del secondo polo fieristico della depressa Milano sopra tutto il resto. Per andare a trovarli basta andare a Pero, via D’Annunzio 25, sottopassaggio all’angolo con via Piave!

Nel frattempo è iniziata l’undicesima edizione dell’hachmeeting, la prima dall’epoca della prima edizione del 1998 a cui non sto partecipando. Fa un effetto strano, ma la scelta del periodo – lo spostamento da giugno a ottobre rende le cose economicamente e lavorativamente complicate da organizzare – nonché la fase che attraversa la mia vita mi hanno reso impossibile partecipare. Forse impossibile è un termine forte, ma diciamo che avrei dovuto mandare all’aria troppe cose per partecipare a un evento che ha necessità vitale di nuova linfa: non che non ci sia, i pischelli ci sono, tutto sta a vedere quanto e come hanno voglia di fare. Nonostante il mio notorio grumpismo voglio esprimere ottimismo, per cui se potete fatevi un giro da quelle parti 🙂

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Foto dalla Cina – parte 6

26 Settembre 2008 Commenti chiusi

 

Beijing 北京 – Parco della Pace Celeste

 Beijing 北京 - 31.07.2008 - Il blu incredibile delle decorazioni del Tempio del Cielo.Beijing 北京 - 31.07.2008 - Il Parco della Pace Celeste è bellissimo e tranquillo. Ci si potrebbe passare intere giornate, oppure qualche ora per visitare le tre attrazioni del luogo: il Tempio del Cielo, il Muro dell'Eco, l'Altare Rotondo.Beijing 北京 - 31.07.2008 - Il colore predominante nel Tempio del Cielo e in tutto il Parco della Pace Celeste, oltre al verde dei prati, è il blu profondo e oltremarino delle ceramiche dei monumenti che vi sono ospitati.Beijing 北京 - 31.07.2008 - L'Altare Rotondo nel Parco della Pace CelesteBeijing 北京 - 31.07.2008 - Una vista di tutte le strutture del Parco della Pace Celeste dall'Altare Rotondo alla fine del Parco.

Beijing 北京 - 31.07.2008 - E i soliti animaletti mitologici che adornano ogni tetto di ogni tempio, questa volta in blu.Beijing 北京 - 31.07.2008 - Tegole verdi su un muro divisorio nel Parco della Pace Celeste a Pechino.Beijing 北京 - 31.07.2008 - Anche questo drago verde si trova nel Tempio del Cielo.Beijing 北京 - 31.07.2008 - Questo dragon in ceramica è una delle decorazioni del Tempio del Cielo.

 

Beijing 北京 – Palazzo d’Estate 颐和园

Beijing 北京 - 01.08.2008 - Una immagine che ben riassume le sensazioni di una visita al Palazzo d'Estate, sospesi tra gita turistica e momento di relax nel verde.Beijing 北京 - 01.08.2008 - In una delle stanze dei padiglioni del Palazzo d'Estate c'era anche questo trono: una chiara prova del dominio nerazzurro in Cina ben prima dell'Inter Shanghai Store!Beijing 北京 - 01.08.2008 - Il Ponte dei 17 archi è una delle attrazioni turistiche del Palazzo d'Estate, ma penso che la verità sia che passare un pomeriggio nel parco, lontano dallo smog e dal caos della città di Pechino sia un po' il vero motivo per cui molti si recano al Palazzo.Beijing 北京 - 01.08.2008 - Il giorno in cui siamo stati al Palazzo d'Estate c'era parecchio vento e i salici scuotevano le loro chiome nel lago e sulle nostre teste.Beijing 北京 - 01.08.2008 - Il Palazzo d'Estate era la residenza estiva dell'Imperatore. A Pechino ce ne sono due e quello che è più visitato è il più recente. Nella foto potete vedere uno degli scorci del Parco che lo circonda: un fitto bosco di salici in lontananza e una distesa infinita di fiori di loto che coprono uno dei laghetti intorno ai quali si può passeggiare per tutto il pomeriggio.Beijing 北京 - 01.08.2008 - L'ultima Imperatrice Cixi usò i soldi raccolti per pagare un esercito e difendere il paese dai giapponesi per costruirsi una barca di marmo con la quale rallegrarsi durante il suo esilio volontario nel Palazzo d'Estate. Oltre che l'ultima Imperatrice era anche l'ultima delle stronze.

Beijing 北京 - 01.08.2008 - Uno scorcio dei tetti del Palazzo d'Estate.Beijing 北京 - 01.08.2008 - Altre decorazioni in ceramica gialla del Palazzo d'Estate.Beijing 北京 - 01.08.2008 - Le decorazioni di draghi e altre creature nel Palazzo d'Estate.Beijing 北京 - 01.08.2008 - I sigilli su tegole di ceramica giallaBeijing 北京 - 01.08.2008 - Una visione dei tetti di una parte del Palazzo d'Estate.Beijing 北京 - 01.08.2008 - Una visione dall'alto del Palazzo d'Estate

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Partitus Horribilis

25 Settembre 2008 4 commenti

 

Prima di tutto lo so che il latino del titolo non è neanche maccheronico, ma proprio sbagliato e basta, ma dopo una serata così non mi spaccate le palle. I nerazzurri strappano una vittoria che dire meritata è troppo ma dire immeritata troppo ingeneroso (o forse troppo generoso con i salentini), in una delle più brutte partite sinora viste nel campionato, forse dopo solo Catania Atalanta di settimana scorsa o qualche scontro tra piccole altrettanto abulico. L’Inter scende in campo con una formazione atipica, un terzino convalescente (Chivu) e uno notoriamente parco di spinta (Zanetti) abbassando il baricentro di tutta la squadra. Il Lecce impara la lezione del Torino, che come io ho già predetto sarà la partita che ci dannerà a partite orribili con le piccole: infatti il leone Beretta gioca con il famoso 10-0-0 in cui gli ultimi due numeri sono il punteggio a cui si aspira. Risultato: un primo tempo con una traversa su punizione di Ibra e un colpo di testa fortuito del Lecce a fil di palo. Per il resto: noia. Nel secondo tempo Mourinho che non è un pirla fa subito due cambi: dentro Maicon per spingere di più e dentro Quaresma per dare un po’ di fantasia, fuori Stankovic che non ha brillato e fuori anche Vieira che è alla terza partita consecutiva e ha anche preso una brutta botta in testa, per un 4-2-3-1 aggressivo. I primi venti minuti del secondo tempo sono più vivi, ma di tiri in porta neanche l’ombra: pare che i nerazzurri abbiano deciso di accompagnare oltre la linea la palla, cosa che con una squadra chiusa a riccio non è proprio che venga facile. Al 25esimo José perde la pazienza e gioca il tutto per tutto: fuori un Chivu spento e irriconoscibile seppur convalescente e dentro Julio Cruz, per un 4-1-5 veramente aggressivo. Nonostante tutto solo il Jardinero e la verve agonistica di Ibra tengono in piedi la baracca, nonché un Cambiasso moltiplicato sul campo: da loro tre nasce il gol che ci dà l’agognata vittoria e il primato in classifica, con il contemporaneo ritorno al gol del ragazzo di Santiago de l’Estero di cui tutti gli interisti saranno felici. 

Veniamo ai singoli e poi a un giudizio finale: JC s.v. anche se si specializza in infarti quando dribbla un avversario sulla bandierina – e fin qui tutto bene – ma poi appoggia per il disimpegno a Cordoba con i leccesi che si avvicinano per il pressing; qualsiasi interista ha temuto il peggio. Zanetti da terzino fa il suo compito ma non spinge, da centrocampista a tre soffre, ma meritava questa 600esima partita in nerazzurro: nel mirino c’è Facchetti tra 34 match. Chivu è appena rientrato, ma non è lo stesso che abbiamo visto con una spalla in meno per tutto l’anno. Cordoba sta crescendo e Burdisso è diventato il nome del mio soffio al cuore: quando il cardiologo mi farà il test, sul cardiogramma comparirà il suo nome anziché lo schema dei miei battiti. Maicon quando entra fa capire che cosa vuol dire avere in squadra il più grande terzino destro del mondo. 

A centrocampo Vieira non si rompe ed è già una notizia, anche se piglia una brutta botta in testa. Cambiasso dopo un primo tempo un po’ così dimostra di che pasta è fatto reggendo da solo tutto il reparto per tutto il secondo tempo, coadiuvato da Julio Cruz (!!!). Stankovic è lontano da quello che conosciamo, ma è comunque meglio di quello che Mancini ha schierato in campo per tutto il girone di ritorno: è già qualcosa. Davanti abbiamo tanta gente, e si vede, peccato che nessuno sappia più tirare da fuori area, le ali abbiano smesso di saper crossare, e manchi sempre un centravanti che riceva i passaggi filtranti o aerei che siano. Ibra ci mette gambe, testa, classe e fiato, ma non sarà per sempre così. Adriano dura 30 minuti e poi diventa una specie di menhir nell’area avversaria privo di qualsiasi utilità. Mancini lavora bene sulle fasce ma pare che non abbia imparato a battere i corner. Quaresma fa il compitino ma continua a non volerne sapere di coprire anche negli ultimi cinque minuti di patema per tenerci l’1-0. Balotelli non gioca, e qui gatta ci cova: l’idea mia è che stia facendo il coglione in allenamento e che Mourinho gli stia facendo capire che non gli conviene. Cruz finalmente è tornato, corre, pressa, difende e ci regala il gol vittoria: santo subito.

Mourinho deve capire in fretta che dopo il Torino nessuna piccola se la giocherà con noi e che quindi deve trovare un modo per aprire le squadre chiuse come cozze. Inoltre – e sono certo che lo farà – deve spiegare a chiare lettere a tutti i giocatori che tutte le partite valgono tre punti, e che si devono giocare tutte, nonché che il calcio è fatto di gente che tira in porta, non che la carambola dentro per culo un giorno e per sorte l’altro. Sveglia. In ogni caso l’importante erano i tre punti e soprattutto in questo momento dare punti alle dirette concorrenti, soprattutto quelle che sono state recentemente in B. 

 

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Ciao Vale

23 Settembre 2008 3 commenti

Non ci sono parole. E quando accade le parole e i ricordi dei vivi sono solo per i vivi. Rimane solo l’eredità di vivere ancora più intensamente. Ciao Vale.

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Prendere il Toro per le corna

21 Settembre 2008 4 commenti

 

La battuta sembra scontata ma lo è meno di quanto potrebbe sembrare. La partita con il Torino dimostra molte cose: dimostra che quando giochiamo con la testa e con le gambe non ce n’è per nessuno; dimostra che chi ci affronta a viso aperto rischia e questo significherà che tutti ci verranno sotto con lo spirito di Doria e Catania e cioé chiusi come cozze; dimostra anche che basta poco per mandare in vacca un grande match.

Il Torino scende in campo per giocare a modo suo, senza snaturarsi come aveva detto De Biasi, ma facendo un po’ più di attenzione al centrocampo. I nerazzurri ci  mettono più o meno 15 minuti a rodare il motore e poi cancellano i granata dal campo. Fino a quel momento in ogni caso di tiri in porta praticamente non se ne vedono né da una parte né dall’altra. Tra il 20esimo e il 30esimo l’Inter accelera, mette due palle alle spalle di Sereni (vero e proprio agnello sacrificale), e chiude il match. Poi si limita a controllare e ampliare il margine con il gol perfetto di Ibra su una delle tantissime ripartenze (o contropiedi che dir si vogliano). Verso il 30esimo del secondo tempo caliamo e rischiamo di compromettere la partita, ma dieci minuti di cuore granata non bastano a cancellare il dominio nerazzurro in tutta la partita: un calo che sa più di psicologico che fisico, dato che al 40esimo ricominciamo a correre a centrocampo e il Torino non vede più la palla. 

Julio Cesar si merita un ottimo voto in virtù delle parate decisive fatte quasi esclusivamente nei 10 minuti di furore granata, che salvano il risultato ed evitano borbottii e facili scassamenti di palle da parte di media, burattini e vedove. Certo il calo verticale di Matrix in mezzo alla difesa dal 60esimo in poi non aiuta a stare tranquilli. Proprio Matrix segna una battuta di arresto nella crescita che avevamo notato fino ad oggi: ricomincia con gli interventi omicidi solo fortuitamente non sanzionati da Farina, con i salti e le marcature fuori tempo, e con le sceneggiate inutili. Speriamo non si stia compiacendo troppo di essere tornato un quasi giocatore di calcio. Burdisso mette le pezze alla difesa centrale, ordinato e senza sbavature: nessuna lamentela, nessuna lode eccessiva. A sinistra rientro per Chivu nella posizione che lo esalta meno, quella di terzino sinistro: qualche svarione, poche spinte e molto controllo del territorio. Prezioso ma ancora deve trovare il ritmo partita, e noi continuiamo a vederlo bene a centrocampo più che come terzino. A destra Maicon è un’ira di Dio: deride i giocatori che ha davanti, li umilia e finalmente trova il gol perfetto. Sereni non può nulla sulla cannonata da fuori area nel sette che chiude la partita per sempre. Inestimabile

A centrocampo siamo quasi alla quadratura. Zanetti soffre la disposizione a tre, ma dopo i primi minuti di ambientamento capisce dove posizionarsi. Cambiasso deve ancora trovare il ritmo giusto ma è già imprescindibile. Vieira gioca ancora 90 minuti senza rompersi (toccatevi le palle e le tette sinistre) e con grande autorità. Fino a che i polmoni e le gambe reggono, e i tre a centrocampo attaccano gli spazi e organizzano le ripartenze si assiste a un indizio di come sarà la vera Inter mourinhana. Ed è una figata, anche se io rimpiango – ma non escludo che le vedremo – le sgroppate sulle fasce del 4-3-1-2 manciniano.  Davanti le geometrie sono tutte da trovare: la grandissima notizia è un Adriano con la testa, anche se stento a credere che durerà. Corre, difende, fa salire la squadra, si muove correttamente anche da un punto di vista tattico (!!!!!!) e quasi quasi mette pure il gol. Merita applausi e incoraggiamento – e anche qualcuno che lo segua giorno e notte per evitare che ricada nel tombino da cui sembra essersi tirato fuori. Ibra giochicchia per parecchio tempo, ma poi decide di giocare a calcio e la difesa del Torino si mette a piangere. Non c’è altro da dire. Mancini sta per ora meritando l’acquisto più di Quaresma – che non ne azzecca una, ma a cui vogliamo dare l’alibi della destabilizzazione dovuta alle improvvide parole di Moratti in settimana faccia a faccia con Candido Cannavò. Il brasiliano si trova alla perfezione con Ibra e Adriano, anche se i movimenti offensivi ancora sono da registrare. Con una difesa più organizzata di quella granata sarebbe stato più difficile fare una figura così sontuosa. 

In sintesi: la squadra c’è, il gioco anche, la condizione pure. Non siamo all’Inter che c’è nella testa di Mourinho, ma stiamo crescendo a vista d’occhio. Ai tifosi tocca urlare, applaudire e sorridere per i risultati che per ora stanno arrivando. 

 

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Foto dalla Cina – parte 5

19 Settembre 2008 Commenti chiusi

 

Pechino 北京 – Piazza Tiananmen

Beijing 北京 - 30.07.2008 - Il piazza Tiananmen quello che mi ha impressionato di più è il Monumento agli Eroi del Popolo: non ci sono figure che lo ornano, non ci sono frasi roboanti, ma solo il granito. E' un perenne ricordo delle masse e della loro forza silenziosa e eterna. Splendido.Beijing 北京 - 30.07.2008 - Il Mausoleo del Presidente Mao è aperto dal martedì alla domenica dalle 8 di mattina alle 12. Non potete portare dentro nulla a parte voi stessi. Non potete fermarvi più di qualche secondo davanti al cadavere imbalsamato del Grande Timoniere. Non potete neanche sapere se è veramente il suo cadavere o una copia. Ma se passate da Pechino non potete non provarci. Fuori i monumenti alla Rivoluzione che decorano i due ingressi sono splendidi e i chinai non possono esimersi dal cercare di fotografarsi come parte delle sculture stesse. :)Beijing 北京 - 30.07.2008 - La foto del Presidente Mao Ze Dong in piazza Tiananmen è forse una delle immagini più note di tutta la Cina. Vederla da vicino fa un certo effetto, soprattutto corredata da ombrelloni multicolore per gli impiegati, poliziotti giovanissimi e che non sanno esattamente cosa ci stanno facendo sotto il sol leone, e turisti distratti.Beijing 北京 - 30.07.2008 - Piazza Tiananmen durante le Olimpiadi ha perso molto del suo fascino, basato sull'immensità dei suoi spazi. Infatti la piazza è stata invasa di mille cazzate dedicate a turisti e olimpiadi che hanno reso molto meno maestoso e monumentale tutta l'area. Peccato.

Pechino 北京 – La Città Proibita

Beijing 北京 - 30.07.2008 - Nella Città Proibita ogni cosa sembra intrisa di storia e di bellezza. Anche il più triviale dei passaggi può nascondere incredibili intarsi e decorazioni, come in questo soffitto.Beijing 北京 - 30.07.2008 - Soffitti di stanze imperiali nella Città ProibitaBeijing 北京 - 30.07.2008 - Le marcette e le divise fanno impazzire i cinesi. Ma che non abbiano il senso del solenne a volte è talmente evidente da far sorridere: è facile notare in mano al primo della fila, una bottiglietta di aranciata. Non proprio marziale in una scena altrimenti di altri tempi, con l'esercito che sfila di fronte alla Porta della Città Proibita.Beijing 北京 - 30.07.2008 - Un particolare di una delle tante stanze imperiali nella Città Proibita.Beijing 北京 - 30.07.2008 - La vista della Città Proibità è imponente. Immaginarla completamente vuota e alla propria mercé, o stracolma di soldati ai propri ordini è un esercizio di inebriante fantasia.

Beijing 北京 - 30.07.2008 - In questo scorcio potete notare la ricchezza di decorazioni tipiche sul marmo bianco delle scalinate nella Città Proibita.Beijing 北京 - 30.07.2008 - Il leone è simbolo di forza e di nobiltà nel sistema culturale cinese. Fuori da ogni cancello, da ogni tempio e soprattutto da ogni palazzo di imperatori e ministri, non poteva mancare un animale tanto beneaugurante. Il particolare di questo all'ingresso della Città Proibita è il cucciolo che lotta sotto la sua possente zampa :)Beijing 北京 - 30.07.2008 - Ogni angolo nella Città Proibita ospita una piccola meraviglia.Beijing 北京 - 30.07.2008 - Anche i portali di ogni stanza sono una meraviglia nella Città Proibità. Questo nella foto non era uno dei più riccamente decorati, anzi, ma era splendido: legno dipinto di rosso e avorio intarsiato.Beijing 北京 - 30.07.2008 - Nel mio soggiorno chinao avrei potuto perdermi giorni interi ad ammirare le decorazione dei tetti, delle tettoie, e di ogni luogo che necessitasse o potesse ospitare una decorazione di ceramica. Questi animali mitici assiepati sulle tegole di un muretto divisorio ne sono la prova.Beijing 北京 - 30.07.2008 - Le decorazioni delle tegole di un muretto divisorio nella Città Proibita. Probabilmente un tempo ogni palazzo, ogni dignitario, ogni centro di produzione di queste tegole di ceramica aveva un suo sigillo, in grado di identificare i prodotti di migliore qualità o la storia di un luogo e della sua costruzione.

Beijing 北京 - 30.07.2008 - Nella città proibite i tetti dei palazzi sono ornati da animali mitologici in ceramica vetrificata gialla. Per lo più. Ogni palazzo ha un certo numero di animali a decorare il proprio tetto: più figure ci sono, più il palazzo era rilevante all'interno delle gerarchie imperiali.Beijing 北京 - 30.07.2008 - I tetti della Città Proibita.Beijing 北京 - 30.07.2008 - Aggirarsi nei corridoi tra le corti della Città Proibita verso le cinque di sera, poco prima che il Museo Imperiale chiuda, è una esperienza che si dovrebbe fare: la sensazione di possedere per sé la Città è forse intensa solo un milionesimo di quanto doveva essere per l'Imperatore, ma a molti di noi è più che sufficiente per ammirare questo luogo.Beijing 北京 - 30.07.2008 - A proposito di decorazioni questo dragone in legno sotto un'architrave.Beijing 北京 - 30.07.2008 - In uno dei cortili della Città Proibita potrete trovare il Muro dei Nove Dragoni, un'impressionante opera di ceramica e muratura.

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Ibra l’oracolo di Atene

17 Settembre 2008 5 commenti

Prima di Champions: fin qui tutto bene. E’ vero: il girone dell’Inter non è insormontabile, ma nessun avversario va sottovalutato. Il Panathinaikos in casa può contare sul sostegno della bolgia del suo pubblico, e uno scherzetto l’anno scorso (e pure quello prima in effetti) lo abbiamo già subito in un clima simile. Quest’anno no, va tutto a gonfie vele. Nel primo tempo i nerazzurri sotterrano i greci senza nessuna discussione: solo una fortuita deviazione di Matrix su tiro dai 30 metri rischia di cambiare gli equilibri di una partita già instradata, ma finisce sulla traversa davanti a un attonito Julio Cesar. Il copione è facile: i greci a tutta birra per dieci minuti, imbelli, l’Inter che domina con il possesso palla e con le avanzate precise e ordinate. Il gol al 27esimo di Mancini è tutto di Ibra – che nel frattempo se n’è mangiato uno grande come una capanna: arpiona la palla e se la tiene legata al piede in maniera decisamente improbabile (e forse anche fortunosa), appoggia a Mancini che è solo come un cactus in mezzo al deserto e non deve fare altro che insaccare. Nel secondo tempo il copione cambia: l’Inter scende di tono, soprattutto a centrocampo, e aggiunge qualche svarione difensivo per illudere i greci di poter fare qualcosa, tipo pareggiare. Il risultato alla fine sono solo tiri dalla distanza, solo un paio realmente pericolosi, e un paio di cross velenosi. Per la prima volta da anni l’allenatore dell’Inter fa gli stessi cambi che farei io, esattamente quando li farei io: Muntari per uno stanchissimo Vieira, Figo per un inconsistente (almeno dopo i primi 25 minuti del primo tempo) Quaresma, e all’80esimo Adriano per un Mancini che ha dato tutto quello che aveva. Perfetto: infatti arriva puntuale il secondo gol, che è anche in questo caso almeno al 50% di Ibra, che inventa una palla filtrante per Adriano da solo davanti al portiere. In altri tempi Adriano avrebbe chiuso gli occhi e sparato di potenza sperando di centrare la porta: stasera no, alza gli occhi, e alza di precisione la palla sopra il portiere in uscita. Che la cura Mourinho serva anche al più irrecuperabile delle nostre palle al piede? Speriamo.

I singoli. Julio Cesar oggi non appare in una delle sue migliori giornate, spesso appare sorpreso, e sbaglia due uscite nell’area piccola che sembrano farlo tornare a quello immaturo del primo anno all’Inter: speriamo che sia un caso e che la ripetizione del dribbling che a Napoli sbagliò e ci costò la vittoria sia una sua personale forma di esorcismo. Maicon è meno straripante del solito, sta nel suo, copre e ingaggia un duello con Ivanschitz degno di lui (vero è che il giocatore greco era ben più fresco): ordinato. Maxwell invece spinge di brutto, ma non si intende a perfezione con chi gli sta davanti, sia Quaresma Figo o Mancini: in crescita. Matrix gioca meglio dello scorso anno, peggio dell’anno di grazia post mondiale, e commette le sue solite ingenuità, un fallo stupido a centrocampo, due-tre palle perse a caso: certo la mossa del geco con cui fa finta di prenderla di testa e poi invece si sdraia a terra è degna del miglior mimo di corso vittorio emanuele. Cordoba è al rientro dopo mesi di infortunio e si vede: non possiamo chiedere il massimo, ma c’è di che essere soddisfatti.
A centrocampo giochiamo a tre. Vieira gioca un tempo a un buon livello, anche se è ancora lento, e al sessantesimo esce stremato, ma integro: un miracolato. Cambiasso tiene insieme tutto e tutti, non molla mai: sicurezza. Zanetti è la nota stonata: per la prima volta lo vedo appannato, lento e stanco, e addirittura si fa sradicare la palla ben due volte dai piedi!! Muntari entra e porta un po’ di freschezza in un momento in cui c’era bisogno disperatamente di ossigeno: prezioso. In attacco molte cose vanno affinate: la mia sensazione è che manchino ancora un po’ di automatismi e che manchi sempre a Ibra la punta che lo accompagna di fianco nei momenti clou. Se ne accorgerà sia Ibra sia Mourinho, e la solfa cambierà. E poi saranno cazzi per tutti. Veniamo agli interpreti. Quaresma gioca 25 minuti, poi scompare: spero che sia questione di forma e di necessità di entrare nei ritmi agonistici. Mancini: bene, bravo, bis. Figo. la dimostrazione che può giocare solo quando gli altri vanno alla metà della velocità, altrimenti fa una figura di merda: se ne faccia una ragione e bona lì. Ibra è di un’altra categoria: smaltita la sbornia di sabato fa dei numeri da circo e i gol sono più suoi che dei marcatori del tabellino; alla faccia di chi dice che non è decisivo. Adriano è la sorpresa della serata: è certamente un po’ bolso, ma negli occhi ha un’umiltà che non vedevo da parecchio tempo, e nei piedi i colpi di un giocatore che non è più un bambino. Speriamo che duri.

Intanto cresciamo e vinciamo, e questo conta più di tutto, alla fine dei conti. Almeno nel calcio, che vi ricordo non è uno sport, ma molto di più. 

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Morte feroce, morte indifferente

15 Settembre 2008 17 commenti

 

Ieri nella prima fredda domenica di autunno milanese vero e proprio, un ragazzino di 19 anni è stato ammazzato a bastonate. Ci è voluto un attimo perché la canea politica prendesse il sopravvento, tra chi faceva notare – giustamente – come questo omicidio sia frutto dell’aizzamento razzista e fascista che ormai riempie il nostro quotidiano e la quotidiana sfera pubblica del comunicare e del sociale, e chi sgattaiola definendo la morte di Abdoul un banale episodio di violenza metropolitana – e ci permettiamo di dissentire sulla definizione che tali persone possono dare di banalità o normalità. 

Io non conoscevo Abdoul, quindi non mi permetto di dire niente sulla sua storia, sulla sua vita e sulla sua morte. Ma vivo nella zona in cui è stato ucciso, vivo Milano da quando sono nato, combatto la parte più orrenda e oscena di questa città da quando sono nato – non la odio, la combatto. Per cui qualcosa da scrivere ce l’ho, soprattutto dato che la canea ha sommerso le affermazioni più vere e più semplici: quello di Abdoul è un omicidio esemplare, un momento che riassume perfettamente e atrocemente la ferocia e l’indifferenza di questa città e non solo, di tutto il Belpaese schifoso. Infatti nessuno si cura di far notare che il luogo dove è avvenuto l’omicidio di un ragazzino di 19 anni per un pacco di biscotti è a 500 metri da dove le unità militari volute dall’esimio La Russa poltriscono tutto il giorno per "garantire la sicurezza dei cittadini" – ma forse Abdoul non è un cittadino, anche se tutto fa pensare il contrario. Nessuno dice che intorno al luogo ci sono tre (3!) commissariati di polizia e una stazione dei carabinieri (che io sappia, ma forse sono di più), e che le strade intorno alla zona sono un pullulare di volanti a tutte le ore del giorno. Ma anche senza scomodare i tutori dell’ordine in pausa pranzo o caffé, quello che qualsiasi persona dotata di un briciolo di cervello e ancora di un briciolo di umanità dovrebbe chiedersi è: ma non passava nessuno in quei minuti, in quei momenti, che potesse alzare una mano o una parola per fermare il pestaggio? E se passava, perché non ha fatto nulla?

La risposta più feroce di Milano è quella a questa domanda. Ve lo dico io: passava sicuramente qualcuno, ma ha tirato dritto. Ha tirato dritto perché non ci si fa mai i cazzi degli altri, soprattutto quando serve, perché la gente ha paura, e piuttosto che fare una cosa che ritiene giusta ma che è pericolosa, preferisce subire qualsiasi umiliazione e qualsiasi violenza. E ognuno di noi dovrebbe guardarsi allo specchio e chiedersi che cosa avrebbe fatto lui: la risposta onesta a questa domanda distingue chi ancora pensa che ci sia una speranza – in un miliardo – per essere umano, e chi ormai ha perso anche questa ultima triste battaglia. 

à la prochaine

Ancora fatica e gollonzi

14 Settembre 2008 9 commenti

Forse da fuori, come dice il mio socio, è sembrata una partita di grande solidità, ma da dentro, da tifoso, è stata una sofferenza infinita. I primi venti minuti Mourinho cambia schema e interpreti ottanta volte, facendo venire il mal di testa a chi sta sugli spalti, figurarsi a chi sta in campo. In ogni caso è vero che nel primo tempo facciamo un possesso palla del 90% senza concretizzare molto, venendo quindi puniti dalla rotondità della sfera che si insacca prima sotto la nord. In un minuto la trivela ci riporta in parità, ma in un altro minuto la poca scaltrezza di Muntari e la tanta scorrettezza di Tedesco ci garantisco il primo tempo in dieci della stagione: quasi mi mancava. Nel secondo tempo è tutto più difficile, ma in effetti i catanesi non impensieriscono mai Julio Cesar se non con un paio di tiri da fuori; certo che anche noi ci mangiamo tre gol fatti e segnamo invece su una papera in combutta tra Terlizzi e Bizarri. Finisce con una vittoria meritata ma stentata, troppo stentata per un avversario che non vale un cazzo come questo Catania (mi perdoni Walter Zenga, ma dubito che sia colpa sua). La mia unica certezza è che se devo soffrire così per tutto il campionato mi ci vuole un paramedico seduto sui gradini di fianco.
Ci sono però certamente dei dati positivi che si possono trarre da questa gara: Maicon è in uno stato di forma assurdo, indemoniato e potente come non si vedeva da tempo, senza dubbio il miglior terzino destro del mondo in questo momento; Maxwell se imparasse a fare la fase difensiva come fa quella offensiva sarebbe il terzino sinistro più forte del mondo, mentre per ora è il centrocampista mancino più sprecato in difesa del mondo; i nostri due centrali difensivi di riserva sono tornati ad altissimi livelli, con un Matrix che non ha sbagliato nulla in fase di copertura e un Burdisso impeccabile; certo che i lanci non sono il loro forte, ma possiamo anche essere contenti così. A centrocampo al momento siamo ancora un po’ fragili, anche se Vieira ha fatto 90 minuti senza stoccarsi e ci lascia sperare che torni a essere qualcosa più vicino a un cane o un gatto in termini di velocità che non un gasteropode; Muntari dopo i primi dieci minuti in cui non ha imbroccato un passaggio ha fatto il suo mestiere, quello del Dacourt con meno anni sulle spalle; peccato non abbia ancora imparato come Dacourt a evitare i rossi da fessi.

Nella formazione schierata oggi da Mourinho oggi non si capiva chi fossero gli altri centrocampisti, tranne Zanetti e Cambiasso nel secondo tempo, sempre siano lodati per le forze fresche che hanno messo a disposizione nonostante il fuso orario e gli impegni con l’Argentina. Il vero mistero, che tutti noi interisti di lunga data spieghiamo solo come "effetto Chino" è la permanenza in campo di quella salma mummificata di Figo: vederlo conciato così, più lento anche del pallone nel passaggio più blando della partita fa male a chi lo ha amato per il campione che è stato. Ripeto: "è stato". Quaresma al momento rimane in sospeso: ha fatto vedere qualche buona giocata, ma si è nascosto molto, aiutando poco la squadra a salire e i compagni a giocare al meglio davanti. Ha il merito del gol del pareggio – per quanto fortunoso – e di aver aumentato il numero di calciatori in grado di battere i calci da fermo nell’Inter (che dopo il tramonto di Figo è rimasta un po’ orfana da questo punto di vista). Una nota veramente positiva è stata Mancini, che nello scampolo di partita giocata ci ha tenuto a galla, alzando da solo di 20 metri il baricentro della squadra.

Davanti Balotelli dimostra ancora di avere grandi doti, ma di dover lavorare molto per tirare fuori il massimo dal suo potenziale di fuoriclasse senza pari nel panorama mondiale. Il vero mistero è Ibra: barcollante, sperduto, insicuro, impreciso negli appoggi più semplici e nelle conclusioni da solo davanti al portiere. La mia teoria è che abbiano messo nel suo bicchiere le goccine che di solito usano per tenere a freno il vulcanico Maicon in settimana: perché mica il brasiliano potrà esibire tanta esuberanza psichiatrica ogni giorno tutti i giorni vero? Cmq portiamo a casa i tre punti, mentre la Romissima prende tre pere e inizia a sentire accostare il suo allenatore alle merde rossonere: tempi cupi, per i lupi.

PS Moratti quando si dice deluso dai tifosi per i pochi abbonamenti dovrebbe venire a verificare l’efficienza della sua società allo stadio. Ieri nel settore 219 (e non è l’unico probabilmente, ma è certo) almeno 100-200 abbonati del settore si sono ritrovati senza il proprio posto a sedere e dovranno vedere tutto il campionato sui gradini del settore: questo perché nel cambio di numerazione del settore la società ha fatto un errore e i loro posti non esistono. Questi abbonati sono andati a segnalarlo in piazza Meda e la risposta che hanno ricevuto è stata quella di un alzata di spalle e una offerta di qualche biglietto omaggio. Alle domande retoriche di Moratti sui tifosi, uno sguardo alla realtà dei fatti forse aiuterebbe a capire i motivi di una disaffezione sempre più ampia al posto migliore per seguire il calcio, lo stadio.

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Venezia a Milano, cinque: la conferma

13 Settembre 2008 Commenti chiusi

 

La giornata di oggi è stata la conferma dei dubbi sollevati nei precedenti giorni di proiezioni: un festival di scarsa qualità, ripieno di materiali del vecchio continente e del nuovo continente, ma non dei continenti con qualcosa da dire, vittima dell’aridità culturale, sociale e finanche esistenziale d’Europa e d’America. Non è un caso che i due film migliori visti finora arrivino uno dalla riedizione di un film degli anni 60 italiano e l’altro dall’Etiopia.

Il primo film della giornata è il primo vero pacco rifilatoci dalla penisola di anatolia: la nostra fiducia nei turchi ci ha traditi, scaraventandoci a vedere Due Linee, un pasticcio pseudo psicologico che ci racconta dell’incomprensione di una coppia su come scopare: ci sono modi più interessanti per farlo (almeno ci avessero regalato un po’ di porno gratis) e soprattutto per dirlo. Voto: 5.

Il secondo film già ci ridà un po’ di fiato: Jerichow non è male, forse gli manca la scintilla che l’avrebbe fatto diventare abbondantemente sopra la media. Il dramma tra Ali – immigrato turco proprietario di 45 snack bar, alcolista  e sospettoso della moglie comprata in cambio dei debiti della donna – Laura e Thomas si risolve in una novella sulla natura umana. Un colpo di scena finale dedicato all’astuzia di Ali sarebbe stato degno del miglior Coen. In ogni caso un film che merita la sufficienza e il nostro rispetto per non averci fatto perdere tempo. Voto: 6.

Il terzo film è un film per intenditori: se non vi piacciono i B-movie horror con tanto sangue e attori che sembrano usciti dall’uovo di pasqua, Encarnacao do Demonio non fa per voi. Se invece amate Bela Lugosi e Christopher Lee vi godrete lo spettacolo fino in fondo. A me ha sollevato il morale, e devo dire che la pellicola ha anche uno dei montaggisti migliori visti finora in rassegna. Voto: 7.

L’ultimo film è la ciliegina sulla torta, nonché l’origine del titolo del post. Teza è un film etiope sull’Etiopia. Anzi, Teza è un film etiope sulla natura umana, sulla storia e sui limiti della storia interpretata dal genere umano. Di un lirismo che ormai solo i registi africani sembrano avere, con una trama ben sceneggiata e una regia ben impacchettata, il film commuove, spiega, coinvolge, provoca i sentimenti e i cervelli degli astanti. Come già capitato ovviamente non ha raccolto alcun premio, ma forse le parole del Presidente di Giuria stesso sono un ottimo commento alla cosa: Wim Wenders ha dichiarato infatti di non voler più fare parte di una giuria d’ora in avanti. Forse alcuni rimarranno dispiaciuti, ma io sono pronto a festeggiare la conclusione della carriera di giurato filoamericano di un regista che ho amato molto ma che si è completamente rincoglionito. L’ignoranza di questo grande film meritano una vendetta. Voto: 8.

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