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Archivio per la categoria ‘movimenti tellurici’

qed: per la polizia nessuna nuova buona nuova, manganelli nel segno della continuità

25 Giugno 2007 2 commenti

 

La notizia ufficiale sarà data oggi: a sostituire il prefetto Gianni De Gennaro sarà il prefetto Antonio Manganelli, nome che più profetico non si può, segno della continuità che assurge alla carica più alta della polizia italiana con il placet di tutte le forze politiche, anche se per motivi diversi.

Antonio Manganelli sta con De Gennaro dai tempi dell'antimafia (30 anni fa) ed è il vicecapo del grande capo dal primo giorno in cui quest'ultimo mette piede sul soglio dell'ufficio di capo delle forze di pubblica sicurezza nel 2000. Uomo più fedele all'ex grande capo non si poteva immaginare:  infatti tutta la destra è felice, la sinistra moderata è felice, la cosiddetta sinistra radicale (mi viene da ridere sembra che parliamo di pasdaran, invece parliamo di sinceri democratici e pure al governo) fa buon viso a cattivo gioco. Mica si può scassare sempre il cazzo a oltranza,  no? <g>

L'idea che mi sono fatto io che sono proprio movimenti e soprattutto la sinistra del governo a essere gabbata dalla mossa: il contentino lo hanno avuto e adesso dovranno ingoiare qualche rospo, poco ma sicuro. Qualche rospo le cui conseguenze le pagheremo noi, manco a dirlo. Contemporaneamente nessuno sembra aver voglia di parlare del fatto che oltre ai maggiori dirigenti della polizia italiana (già imputati per falso ideologico e calunnia nel processo Diaz), ora anche l'ex grande capo della polizia ha interferito con la giustizia aggiustando una testimonianza o comunque influenzandola. Un fatto istituzionalmente gravissimo nell'italietta in cui il ruolo istituzionale non conta mai un cazzo se non per il potere che esercita (il concetto di responsabilità viene usato solo quando bisogna aumentare le tasse, la repressione, o ridurre i diritti delle persone… che gioia, no?). Se neanche il capo della polizia rispetta le aule di tribunale, noi che non riconosciamo neanche la loro legittimità perché dovremmo sentirci frenati dalle norme vigenti?

Va inoltre fatto notare che se De Gennaro era relativamente neutrale sui processi genovesi, essendone distante, Manganelli, ex capo dello SCO e di Gratteri, vede nel Checco nazionale un erede diretto e quindi non sarà per nulla disponibile a vederlo condannato per un'operazioncina di immagine come la Diaz. Infatti durante la sua audizione come teste non ha fatto niente altro che ripetere come un mantra "i dirigenti presenti sono i migliori della polizia italiana, godono della nostra massima fiducia, avranno avuto i loro motivi per agire cosi', nessuno si deve permettere di metterlo in dubbio". Inoltre sempre in continuità con il suo ex capo indagato per induzione alla falsa testimonianza, quando il pm gli ha fatto notare come le sue affermazioni fossero un po' dissonanti rispetto a quello che storicamente conosciamo della vicenda e alle sue precedenti dichiarazioni, Manganelli si è indisposto apostrofando corte e pubblico ministero con un'arroganza discutibile dicendo: "io non permetto a nessuno, nemmeno qui certe insinuazioni, quindi mi spieghi". Si sa che gli sceriffi si ritengono sempre al di sopra della legge uguale per tutti.

Non saranno tempi simpatici per chi lavora su e contro le forze dell'ordine con tenacia, o anche solo la loro presente incarnazione. La continuità si dimostrerò nell'assenza di walzer delle cariche nelle questure: infatti De Gennaro appena insediato nel 2000 ha già provveduto a far capire chi è inviso alla dirigenza della polizia e chi no, con un cambio di poltrone per 700 alti papaveri. Manganelli non cambierà nessuno e questo è la più grande dimostraizone che l'avvicendamento ai vertici della polizia è del tutto simbolico.

AGGIORNAMENTO

Ovviamente uno che nella sua posizione di responsabile delle forze dell'ordine suggerisce una falsa testimonianza a un imputato in un processo contro le forze dell'ordine non può che essere appuntato capo di gabinetto del ministero dell'interno: cosi' magari potrà direttamente decidere ad esempio di non pagare le vittime delle violenze della polizia, oppure destituire qualcuno che gli ha messo i bastoni tra le ruote. Ovviamente il prossimo capo di gabinetto del ministero di grazia e giustizia sarà Totò Riina, tanto, mica ci scandalizziamo no?

C'è da dire che i governi italiani hanno la faccia come il culo. 

Genova 2001 e la storia italiana

21 Giugno 2007 6 commenti

 

Proprio in questi giorni mi ero messo a risistemare i riassunti dei processi per un nuovo printi di supportolegale, e un articolo un po' a metà tra riassunto e commento per carmylla per riportare l'attenzione sulla conclusione del processo ai 25 (che proprio tra questa e la prossima settimana vedrà la conclusione dei testimoni e quindi l'imbocco della dirittura d'arrivo verso la sentenza). I fatti di ieri mi obbligheranno a scriverne un altro quando saranno più chiare le strategie degli apparati di sicurezza: direi settimana prossima o quella dopo. Nel frattempo vi ripropongo qui l'articolo pubblicato su carmilla (tnx valerio! 🙂

 

Genova 2001 e la storia italiana

di Blicero (Collettivo Supportolegale)

I fatti del G8 di Genova entrano di diritto nelle tormentate storia e identità culturale italiane. In questi giorni di Mio Fratello è Figlio Unico
e di interventi di giornalisti americani che cercano di spiegare ai
loro figli nati in Italia le matrici culturali del Bel Paese (v. ultimi
numeri di Internazionale), c'è un evento forse unico nella
nostra storia recente che ha le caratteristiche per costituire un
ulteriore capitolo nella formazione della memoria collettiva del
popolino italico.
Ciò che accadde il 20 e 21 luglio 2001 a Genova infatti è un muro
contro il quale si infrange l'identità di ognuno di noi: difendere i
manifestanti, accusare la polizia, difendere lo Stato, accusare i
teppisti, disegnare complotti da un lato o dall'altro.

Fortunatamente il tentativo disperato da parte di media e
istituzioni culturali e politiche del paese di far calare il sipario su
un evento così importante per tutti coloro che lo hanno vissuto
direttamente o indirettamente e per la storia non solo del paese, ma
anche e soprattutto dei conflitti politici a livello internazionale,
sta andando incontro a una sconfitta sempre più netta.
E' pure vero che per ora sui manuali di storia delle superiori troviamo
pagine e pagine per giustificare l'11 settembre e le guerre che ne sono
state l'inevitabile reazione (o origine, forse siamo noi che non
abbiamo capito nulla!), mentre non troviamo neanche un paragrafo sul G8
di Genova. Ma la memoria delle persone è diventata più viva negli
ultimi anni, anche grazie al lavoro di molti gruppi, collettivi e
individualità che non si sono stancate di seguire ciò che è rimasto di
quegli eventi: i processi.

Prosegui la lettura…

Sulla rimozione del capo della polizia Gianni De Gennaro

21 Giugno 2007 3 commenti

 

Ieri sera era ancora presto e tuttora lo è, per trarre delle conclusioni. I dati certi sono pochi ma buoni. In primis, Prodi ha annunciato in maniera del tutto irrituale la sostituzione del capo della polizia non con la nomina del nuovo capo ma con la rimozione dell'attuale capo: in politica le piccole cose contano, e in materia delicata come il governo di tutto l'apparato delle forze di sicurezza ancora di più. Non si conosce ancora il nome del successore: tutti danno per accreditato il vice di lungo periodo di De Gennaro, Antonio Manganelli, ma la cosa è tutt'altro che scontata. Alcuni ritengono la scelta troppo in continuità e la avversano per questo (il Foglio cita il PRC come ancora titubante su questo nome), altri la incoraggiano per non dare il senso di repulisti di tutto il vertice (Il Corsera tra gli altri). La verità è che Manganelli è un fedelissimo di De Gennaro e in un clima più tranquillo sarebbe stato normale per lui arrivare, ma è anche vero che non è la prima volta che qualcuno fa carriera in fretta per aver assegnato il posto che la politica decide gli spetti. Solo il Foglio cita Serra tra i possibili candidati, mentre tutti gli altri snocciolano il lungo elenco (5 nomi) di seconde file che però mi parrebbero una scelta di understatement un po' curiosa in un contesto in cui la questione securitaria tiene sempre più banco in mezzo all'incapacità di gestire i problemi in altro modo che non quello dell'uso delle forze di sicurezza in copiosi numeri.

L'ultima cosa certa è che l'8 giugno 2007 il capo della polizia Gianni De Gennaro ha ricevuto comunicazione della sua iscrizione nel registro degli indagati per aver indotto l'ex questore di Genova Francesco Colucci a falsa testimonianza. La mossa dei pm genovesi sembra tutta politica e non solo a livello nazionale, ma proprio sul piatto delicato della bilancia del processo per i fatti della Diaz e per il resto dei processi del G8. Tirare in mezzo il grande capo significa far partire una bambola di giocoleria con bombe a mano al posto delle palline. Ammiro molto il dottor Zucca (e il suo socio Cardona) per la spavalderia con cui si muove su un terreno pesantissimo come questo, ma gli effetti di tutto questo sono ancora da decifrare. Perché se verrà dimostrato il coinvolgimento di De Gennaro, io mi chiedo tutta questa sagacia che gli viene riconsociuta dove è finita: per un processo in cui tutti più o meno si stavano accodando sulla soluzione di comodo (condanna per lesioni a Canterini e company con soldi alle vittime, condanne lievi o assoluzione per insufficienza di prove per i dirigenti che cosi' non devono stare li' a menarsela: non vediamo il tribunale con molto coraggio nei confronti di Gratteri, Luperi e via dicendo, onestamente!) il capo della polizia si fa infinocchiare nello scandalo che è riuscito ad evitare da sette anni. Gatta ci cova, ed evidentemente sia dal lato dei pm che da quello del capo della polizia la cosa è molto più articolata di quello che ci vogliono far credere. 

La cosa più sconvolgente è però la reazione dei media stamattina (mi riferisco ai giornali di cui ho fatto incetta impunemente in edicola): nessuna difesa a spada tratta del capo della polizia, nessuna condanna esplicita della gravità istituzionale dei fatti se se ne verificasse la veridicità, una generica ammirazione e apprezzamento per il superpoliziotto freddo come il ghiaccio e capace di grandi equilibrismi politici tanto da restare in carica sette anni (e io aggiungerei: di grandi ricatti dai suoi cassetti ben forniti di materiali). Gli editoriali di tutti i giornali sono tiepidissimi su De Gennaro concentrandosi tutti su Prodi, PD, Napolitano e via dicendo. La cosa è molto indicativa del potere dell'uomo in questione, se nessuno vuole pestargli i piedi con troppa decisione, un motivo ci sarà. Vince il premio buco dell'anno Liberazione, che è l'unico giornale a mancare la notizia: peccato perché mi pareva in risalita come qualità, ma questo marca una crisi di dilettantismo abbastanza grave nel già asfittico panorama mediatico giornalistico italiano.

Stiamo a vedere che succede. I botti non sono finiti.

 

All’improvviso, un bagliore oltre la siepe: il capo della polizia Gianni De Gennaro è indagato.

20 Giugno 2007 3 commenti

 

Riporto solo l'ansa, che adesso le redazioni sono in fibrillazione. Le implicazioni di questa notizia, se risulterà confermata, da un punto di vista istituzionale sono pesantissime: le conclusioni sullo stato della nostra democrazia non sono difficili da trarre.

ROMA – Il capo della Polizia, Gianni De Gennaro, è stato iscritto nel
registro degli indagati dalla Procura di Genova nell'ambito
dell'inchiesta sul G8. A quanto si é appreso da fonti ufficiose ma
autorevoli, l'iscrizione, alcuni giorni fa, sarebbe stata fatta per
l'ipotesi di reato di istigazione alla falsa testimonianza.

Non si e' appresa la data esatta dell'iscrizione nel registro degli
indagati del prefetto De Gennaro, che sarebbe pero' di poco precedente
o immediatamente successiva alla deposizione del numero due del reparto
mobile di Roma, Fournier, sulla ''macelleria messicana'' alla scuola
Diaz.

La decisione della magistratura genovese, comunicata con
avviso di garanzia al capo della Polizia, sarebbe stata motivo dell'
accelerazione della volonta' politica di procedere a
quell'avvicendamento alla guida del Dipartimento di pubblica sicurezza
che era stato ipotizzato da tempo.

Sono seduto a casa, con un ghigno incredulo e isterico stampato in faccia: ghghggghghghghghghghgh 

PS: la testimonianza ovviamente è quella dell'ex Questore di Genova Colucci, almeno questo è quello che si sta intuendo, ma i pm si tengono le carte strettissime 🙂

 

Movenze negli apparati: De Gennaro se ne va, ma dove?

20 Giugno 2007 Commenti chiusi

 

Oggi grande giornata per un eventuale osservatorio sulla sicurezza dalla parte giusta degli apparati: il tgcom ha annunciato che è finalmente pronta la bozza di riforma del codice penale, ma io non ne trovo traccia in nessun dove. Sono molto curioso. Per ora alcuni interventi sembrano interessanti, ma sono gli articoli abrogati che faranno veramente la differenza, oltre che la questione della gestione del concorso. In questo senso sembra molto interessante che uno dei punti chiave sia l'annullamento delle attenuanti generiche: può sembrare una sfiga, ma in realtà così a occhio e croce potrebbe essere testimonianza di un codice improntato a evitare l'aleatorietà che con le ultime legislazioni di emergenze e le ultime tendenze giuridiche tendeva a spopolare (vedi 11 marzo). Diverso è se vengono toccate solo le attenuanti senza intervenire sul complesso del codice su questo punto.  [adesso gli avvocati che seguono il mio blog mi pigliano a scarpate, ndb]

Sempre oggi arriva la notizia che tutti aspettavamo da molti anni: viene rimosso De Gennaro da capo della polizia. Potrebbe succedergli il prefetto Antonio Manganelli, fedelissimo vice capo della polizia, e soprattutto padre protettore di Francesco Gratteri (cosa che per me e tutti gli implicati nel processo Diaz Pascoli vuol dire solo una cosa: cazzi amari), oppure Achille Serra, il poliziotto democratico ma dal pugno di ferro, protagonista del successo di Firenza (FSE) e Roma (più e più volte), uomo della sinistra in vista dei prossimi sconvolgimenti del panorama politico. Il punto però a questo punto è: perché viene rimosso l'uomo degli americani (l'unico ad aver ricevuto un'onoreficenza dell'FBI senza essere americano) con i cassetti pieni di segreti, il capo della polizia più longevo dai tempi di Arturo Bocchini (il capo della polizia del Duce e ispiratore dei vituperati TULPS)? E soprattutto dove andrà a finire?

Non è un segreto che lui vorrebbe fare il capo di una versione unificata dei servizi segreti (cosa molto osteggiata sia da SISDE che da SISMI) o di un coordinamento europeo dei servizi, che però al momento vanta come tentativo il sodalizio capeggiato dai carabinieri e con sede a Verona. La caccia è aperta: qual è la strategia di Gianni? Mica penserete che si levi così per andare in pensione? 🙂

 

Genova, Diaz: parole di imputati

14 Giugno 2007 3 commenti

 

Per ora gli unici due imputati che si sono fatti interrogare in aula dai pm sono il capo del VII nucleo del Reparto Mobile di Roma, il Primo Dirigente Vincenzo Canterini, quello sulle cui spalle la polizia e la politica hanno deciso di far cadere le responsabilità per salvare i dirigenti meno "operativi" e "coatti", e il suo vice Michelangelo Fournier.

L'interrogatorio di settimana scorsa di Canterini è stato paradossale: da un lato ha confermato tutte le tesi accusatorie, senza fornire alcuna prova degli elementi a sua discolpa ("non ho visto resistenza, ma l'ho desunta", "non ho visto l'accoltellamento, ma sicuramente c'e' stato", ecc. ecc.); dall'altro però ha detto molto meno di quello che aveva già dichiarato. I difensori della PS, in particolare Corini, Di Bugno e Romanelli, avevano infatti lasciato intendere di non fare troppe domande dato che si sarebbero acquisiti i verbali. Con grande sorpresa di tutti coloro che sono abituati alla pantomima delle aule di tribunale (incluso il presidente Barone che si è incazzato non poco), a fine udienza la difesa si è opposta all'acquisizione, rendendo le dichiarazioni di Canterini monche e ledendo pesantemente le armi dell'accusa. Fortunatamente nel mondo sono tutti convinti che Canterini e i suoi uomini siano colpevoli, e quindi basterà poco a corroborare questa convinzione con prove.

Fournier, questa settimana, ha confermato la sua tipologia come essere umano. E' l'unico infatti che durante l'operazione Diaz a un certo punto dice "Basta!" cercando di fermare quella che lui stesso ha definito più volte e anche in aula durante l'interrogatorio "una macelleria messicana". In aula Fournier è andato oltre, sottolinendo come quella non era un'operazione di polizia ma un massacro puro e semplice, come sia rimasto sconvolto dalal cosa e come non abbia parlato in altre sedi per spirito di corpo. Basta questo a chiudere la questione delle parole sfuggenti e poco oneste del suo dirigente e di altri imputati.

Speriamo di vedere presto la trascrizione integrale dei verbali, ma nel frattempo una volta tanto i giornali nazionali si svegliano e si ricordano che Genova non è ancora finita.

 

Appello per i condannati dell’11 marzo

11 Giugno 2007 1 commento

 

Venerdì 15 giugno si terrà la prima udienza dell'appello per i condannati dell'11 marzo. 18 persone in seguito ai fatti dell'11 marzo scorso sono state condannate senza uno straccio di prova decente a 4 anni per il reato di devastazione e saccheggio. Una condanna politica e fortemente pilotata e voluta dai vertici cittadini (De Corato in testa) e dalla vera anima dell'indagine, i carabinieri, aiutati dal compiacente pm Basilone. La condanna di 18 persone per una maldestra azione il cui intento era solo quello di rappresentare l'opposizione a un corteo di 1000 fascisti (senza neo e senza post) nelle vie del centro di Milano, ha per l'amministrazione destro-compiacente di Milano e per le parti più interventiste dell'ordinamento delle forze dell'ordine cittadine un forte valore simbolico, che per 18 persone però si traduce in qualcosa di dannatamente pratico.

Mercoledì 13 giugno nella sala stampa del tribunale il comitato genitori dell'11 marzo terrà una conferenza stampa per riportare l'attenzione di tutti sul senso di questo processo (o meglio sul suo nonsenso), coscienti che questa prima udienza sarà interlocutoria e un preludio per le prossime decisive udienze di ottobre.

Dossier sulla sentenza

Dovevadoevado

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Il G8 a Rostock, questioni di immagine

11 Giugno 2007 2 commenti

 

La situazione intorno ai summit e alle manifestazioni contro il G8 è molto più lineare di quanto sembri: per tutti è in sostanza una questione di immagine. Ovviamente la provocazione sta nel senso che si danno alle parole "questione di immagine", che per entrambi gli attori in gioco, i "potenti" e i "molti", si traduce in una questione di manipolazione ideologgizzata degli immaginari.

Infatti da un lato abbiamo un incontro tra gli otto leader delle potenze economiche mondiali (che ormai però non rispecchiano il potere economico e politico mondiale, dato che il G8 non include né Cina, né India, tanto per fare due nomi "pesanti") in cui non si discute mai di nulla e in ogni caso senza alcun vincolo di implementazione delle parole in fatti, e che si conclude con una grande vittoria: "abbiamo deciso di ridurre del 50% le emissioni serra entro il 2050". Della serie che anche io posso decidere che da domani guadagno milioni di euro, ma non è detto che questo avvenga attraverso il semplice esercizio della mia parola (purtroppo). La questione quindi è puramente di immagine, di manipolazione degli immaginari delle più semplici e banali: noi siamo buoni, noi progrediamo rispettando il mondo e le persone, certo qualche vittima c'e', ma è un male necessario. In tempo di buonismo generalizzato e di cacarella reale per le risorse naturali e le sorti realistiche del pianeta, sicuramente un'impronta necessaria, che ha soppiantato quella più aggressiva a profit-oriented di qualche anno fa.

Dall'altro lato le mobilitazioni di Rostock hanno – mi spiace per tutti gli onesti illusi che pensano il contrario – una natura  fortemente simbolica. E' infatti evidente che bloccare il G8 non porta nessun vero beneficio politico (in nessuna direzione), né che spaccare tutto limita o contrasta attivamente il capitalismo nel mondo. Però, c'è un però: l'atto di opporsi, di resistere, di affrontare senza paura il luogo di maggior concentrazione di "potere ostentato" del mondo, è in sé un'azione fortemente simbolica e comunicativa, è una manipolazione diretta dei codici dell'immaginario. QUello che dice forte e chiaro è che si può resistere e che si può anche vincere, volendo, conquistare gli obiettivi con intelligenza e forza, senza mezzi termini.

In questo contesto si inseriscono tanto gli scontri del 2 giugno (sebbene aizzati dal nervosismo della polizia, come anche dalla voglia di "confrontation" che sicuramente non mancava in una parte dei partecipanti al corteo, che però avrebbero sicuramente preferito giocarsi i prorpi colpi il 7 che non così presto, tarpando le ali a molte azioni previste), quanto i blocchi del 6-7 giugno. Il due giugno migliaia di persone hanno affermato una volta ancora che non c'è disponibilità a subire supinamente l'arroganza e il nervosismo di chi crede di avere il monopolio del controllo. I blocchi in due giorni hanno portato migliaia di persone a correre in mezzo a campi sconfinati in scene che avevo visto solo in Braveheart e nel signore degli anelli (ovviamente senza spade e armature, e con elicotteri e poliziotti sudati e affaticati carichi di equipaggiamento che seguono in 20 gruppi di mille persone in mezzo a un campo di granaglia), e soprattutto a tagliare tutte le vie di terra verso Heiligendamm, incluso l'ingresso di emergenza che le autorità avevano sperato di salvare facendo finta di ignorarlo. Sono stati bloccati i giornalisti che volevano recarsi al vertice, sono stati bloccate parte delle delegazioni, obbligando a usare il trasporto via nave e via elicottero. Dal punto di vista dell'immaginario non si può certo negare che la cosa faccia effetto. Diecimila persone bastano a mettere in crisi il punto di più alta concentrazione di "potenti" del mondo. Forse con qualche migliaio in più si può anche fare altro, no?

E mi rimane solo il rimpianto di non aver visto realizzare alcune delle azioni previste: dallo smontaggio con martelli pneumatici delle vie di accesso ad Heiligendamm, alla serrata via mare. Sarebbe stato solo più divertente e incisivo. 

Per concludere la mia solita pippa,  penso che le mobilitazioni di Rostock siano state un successo. Nonostante il calo di partecipazione (io mi aspettavo qualcosa di molto più vicino a Genova) e la obiettiva difficoltà di parlare ancora di forme di resistenza allo status quo, la carenza di immaginari nuovi per i movimenti o per i conflitti, penso che il G8 tedesco può farci pensare un po' di più sul fatto che molte delle cose che facciamo e che abbiamo fatto in questi anni sono molto meno impossibili di quello che forze dell'ordine, partiti e politicanti, delusi e poco convinti, vorrebbero farci credere.

And remember, until then, fight G8!

PS: siccome tutti mi chiedono dei report "narrati" dei giorni di rostock, lascio la parola a blanquita, che mentre io mi prendevo cura insieme ad altri malati di mente della pagina italiana di indy germania e del ticker, si dilettava a raccontare le giornate di mobilitazione

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Di ritorno da Rostock

10 Giugno 2007 Commenti chiusi

 

Spero presto di avere il tempo di scrivere un paio di valutazioni su Rostock e dintorni. Intanto per quanto riguarda globalizzazioni, scontri, simboli, immaginari  e azione politica, cuccatevi il bel post del mio socio: un lavoro veramente egregio il suo dalla cina :)))

 

Rostock: pronti? Via!

2 Giugno 2007 2 commenti

 

E meno male che il primo corteo, quello dei cento mila del due giugno, doveva essere pacifico. Le notizie sono ancora molto confuse, ma evidentemente la polizia è molto nervosa, se dopo un corteo in cui tutto è filato liscio è riuscita a: spezzare in due il corteo; caricare con uso di lacrimogeni, idranti, snatch squad; subire il regolare (a questo punto) lancio di pietre, bastoni, molotov, e la realizzazione di barricate in tutta Rostock; denunciare più di cento agenti feriti, non si sa quanti dimostranti feriti, e non si sa quanti fermi.

Insomma le mobilitazioni contro il G8 più imponenti dai tempi di Genova partono a velocità incredibile verso una settimana di pesanti scontri. Dalla mia stanza milanese, impegnato a tradurre i dispatch che arrivano dalla Germania, la sensazione è che nei prossimi giorni non migliorerà.

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