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Archivio per la categoria ‘oscuro scrutare’

Genova, Diaz: parole di imputati

14 Giugno 2007 3 commenti

 

Per ora gli unici due imputati che si sono fatti interrogare in aula dai pm sono il capo del VII nucleo del Reparto Mobile di Roma, il Primo Dirigente Vincenzo Canterini, quello sulle cui spalle la polizia e la politica hanno deciso di far cadere le responsabilità per salvare i dirigenti meno "operativi" e "coatti", e il suo vice Michelangelo Fournier.

L'interrogatorio di settimana scorsa di Canterini è stato paradossale: da un lato ha confermato tutte le tesi accusatorie, senza fornire alcuna prova degli elementi a sua discolpa ("non ho visto resistenza, ma l'ho desunta", "non ho visto l'accoltellamento, ma sicuramente c'e' stato", ecc. ecc.); dall'altro però ha detto molto meno di quello che aveva già dichiarato. I difensori della PS, in particolare Corini, Di Bugno e Romanelli, avevano infatti lasciato intendere di non fare troppe domande dato che si sarebbero acquisiti i verbali. Con grande sorpresa di tutti coloro che sono abituati alla pantomima delle aule di tribunale (incluso il presidente Barone che si è incazzato non poco), a fine udienza la difesa si è opposta all'acquisizione, rendendo le dichiarazioni di Canterini monche e ledendo pesantemente le armi dell'accusa. Fortunatamente nel mondo sono tutti convinti che Canterini e i suoi uomini siano colpevoli, e quindi basterà poco a corroborare questa convinzione con prove.

Fournier, questa settimana, ha confermato la sua tipologia come essere umano. E' l'unico infatti che durante l'operazione Diaz a un certo punto dice "Basta!" cercando di fermare quella che lui stesso ha definito più volte e anche in aula durante l'interrogatorio "una macelleria messicana". In aula Fournier è andato oltre, sottolinendo come quella non era un'operazione di polizia ma un massacro puro e semplice, come sia rimasto sconvolto dalal cosa e come non abbia parlato in altre sedi per spirito di corpo. Basta questo a chiudere la questione delle parole sfuggenti e poco oneste del suo dirigente e di altri imputati.

Speriamo di vedere presto la trascrizione integrale dei verbali, ma nel frattempo una volta tanto i giornali nazionali si svegliano e si ricordano che Genova non è ancora finita.

 

Resoconto della perquisizione da parte della polizia tedesca dei locali del provider di movimento so36.net

10 Maggio 2007 Commenti chiusi

Quella che segue è una traduzione approssimativa in italiano dell’ultimo comunicato scritto con maggiore dose di ironia da SO36.net e pubblicato sul loro sito. Perdonateci ma il nostro tedesco è ormai arrugginito da anni di troppo inglese. Pensiamo che sia comunque molto utile capire come funzionano le cose e che cosa significano le parole: “gli unici garanti della vostra privacy potete essere voi e solo voi!”.
Come scrivevamo anche nel precedente post: in ogni caso ricordatevi sempre, fight g8! 🙂


Salute,
quello che segue è un piccolo comunicato di SO36.NET sulle perquisizioni di ieri nelle stanze dove sono ospitati i nostri server.

Un piccolo riassunto delle circostanze:
alle 8 (del mattino!) di ieri, mercoledi’ (09 maggio 2007), in tutto il territorio federale 900 lavoratori e proprietari della pubblica sicurezza hanno portato a termine un’operazione con il fine di ottimizzare le mobilitazioni in vista del prossimo incontro del g8 di giugno ad heilingendamm.

come ci si poteva aspettare, alla fine hanno deciso tutti di partecipare alle coreografie di protesta contro il summit, dagli extraparlamentari alla societa’ civile, fino alle ONG e alla sinistra radicale, alle organizzazioni religiose e sindacali, portando fino il parlamento a immischiarsi nella gestione di tutta la questione.

vogliamo accennare agli organi di comunicazione competenti, se ci fosse bisogno di ulteriori informazioni, anche se vogliamo offrirvi una leccornia tra le meno onerose sulla legittimità delle diverse perquisizioni che sono state portate a termine:
“… [coloro che] vogliono impedire o disturbare con azioni violente il prossimo summit g8 nell’estate del 2007a heiligendam. i seguenti reati vengono quindi stabiliti [ per coloro i quali ] vogliono scuotere l’ordine sociale e politico dell’attuale repubblica federale di germania, e che potrebbero mettere in crisi la posizione come partner delle altre otto potenze della repubblica federale tedesca con i loro atti”.

esatto! e’ proprio quello che siamo!

Svolgimento concreto della perquisizione:

alle 8.15 circa il piano dove si trovano anche le stanze dei nostri server è stato visitato da circa 10 poliziotti in divisa antisommossa accompagnati da circa 10 agenti della BKA (BundesKriminalAmt, Agenzia Federale per le Investigazioni Criminali). [uno degli utenti dell’ufficio ha potuto aprire la porta appena prima che questi procedessero a un irruzione violenta sfondandola].

alle 8.50 circa siamo potuti entrare in compagnia del nostro avvocato. a questo punto nella stanza dei server si trovavano 3 agenti della BKA che avevano come prima misura staccato il cavo della connessione a internet. In secondo luogo hanno disattivato la webcam installata il cui funzionamento in ogni caso avevano già compromesso tagliando la connessione. Non avevano ancora messo mano al server vero e proprio. evidentemente si trovavano ancora nella fase di “orientamento”.

il tecnico della BKA ci ha chiesto la password di root e la comprensione completa di tutti i sistemi presenti.

in conseguenza del nostro rifiuto, ci è stato notificato che in assenza di quanto richiesto avrebbero sequestrato tutti i rack e tutti i server.

dopo l’intervento dell’avvocato e un colloquio con il pm arrivato nel frattempo, ci è stato detto che il loro interesse verteva sull’acquisizione di caselle di posta. nella conseguente discussione abbiamo appurato che la perquisizione verteva su 22 indirizzi di posta elettronica, che riguardavano 10 persone.
inoltre siamo riusciti ad avere il nome di due mailing list (di cui hanno chiesto l’elenco degli iscritti) e di 7 url (ovvero delle directory dove si trovava il contenuto di due siti).

in questa situazione abbiamo deciso di fornire cio’ che ci veniva richiesto con esattezza. e’ stato come scegliere tra la peste e il colera, ma che ha concluso le operazioni di sequestro.

in seguito alla decisione abbiamo dato una shell di root al tecnico della BKA presente.
il suo portatile doveva essere quindi inserito nella nostra rete locale, per poter copiare i dati via scp. l’operazione ha richiesto molto tempo, perche’ il tecnico della BKA ha dovuto leggere molti manuali e comprendere il significato di netmask, al fine di poter copiare i tanto desiderati dati sul proprio calcolatore. (la lista delle mail richieste era intanto cresciuta di tre indirizzi, in seguito alle verifiche accadute durante le altre perquisizioni stessa).

dopo che il tecnico ha superato per altre due volte le difficolta’ di ifconfig e netmask, ha potuto copiare i dati anche delle mailing list e delle directory web da sequestrare.

durante le operazioni di copia abbiamo osservato l’esperto della BKA da sopra le spalle e ci siamo assicurati che non copiasse nessun altro dato che quelli che avevamo concordato.

le persone interessate sono state o saranno avvisate da noi appena possibile.

saluti da SO36.net

 

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Pantomima dei processi sul g8 di Genova: condanne pseudosimboliche, assoluzioni prevedibili, giustizialismo sulla pelle altrui

10 Maggio 2007 2 commenti

 

Succedono parecchie cose nel mondo della legge all'italiana: purtroppo si ha poco tempo di parlarne, e in alcuni casi anche solo di leggerne. Notoriamente il terreno delle aule di giustizia non è mai stato congeniale alla verità, tantomeno a quelle scomode o poco utili dal punto di vista dell'amministrazione dello stato (dall'amnistia di Togliatti in poi). Ma è sempre bene, per esercitare il dono dell'intelletto e del senso critico, comprendere come vanno le cose in quelle strane stanze in cui signori di nero vestiti e ben pettinati si seggono sotto la grande scritta La legge è uguale per tutti, per dimostrarti regolarmente l'esatto contrario.

La notizia più nota infatti è quella secondo la quale si sia avuta la prima condanna ai danni della polizia per i pestaggi: la notizia (ripresa dagli organi di stampa della sinistra più "democratica" e da megachip) contiene due curiose inesattezze, che andrebbero spiegate adeguatamente. La vicenda è quella dei pestaggi ai danni dei "militanti pacifisti" della Rete Lilliput: questi ultimi venerdì 20 luglio avevano la propria piazza tematica in Piazza Manin, con concertini, suorine, e tutto quanto si può volere dai migliori manifestanti innocui. In Piazza Marsala, in fondo a via Assarotti (più o meno, non mi attaccate la pippa geografica) che parte da piazza Manin, i Pink danno l'assalto alla grata con spruzzi d'acqua, canti, e corde (la famosa scena con una ragazza francese che cerca di sganciare le grate della zona rossa con una corda da alpinista… la ragazza è stata condannata, peraltro). La polizia nel dubbio li annaffia di lacrimogeni, mentre i pacifisti non si turbano minimamente per la cosa: d'altronde la polizia sa quello che fa!

Più avanti nel pomeriggio in Piazza Manin passa un po' di tutto: gente che converge da altre piazze tematiche, curiosi, gente che scappa. A un certo punto arriva anche la polizia (Reparto Mobile di Bologna e Firenze principalmente, guidati da un dirigente ben noto, Pagliazzo-Bonanno) e, dato che quelli che stava inseguendo (a mezz'ora di distanza non si capisce proprio come) non riesce a caricarli, pensa bene di ammazzare di botte suorine e mani bianche. La polizia sa quello che fa! Lo avranno meritato, no? Mai dubitare.

Ora finalmente per uno dei tanti pestaggi di quel giorno il Ministero dell'Interno viene condannato a pagare 5000 euro: quindi i poliziotti non sono stati identificati, il loro dirigente non è stato considerato responsabile, la suorina poverina almeno gli hanno dato due soldi. Conclusione? Non è la prima condanna per la polizia, sia perché non è stata condannato nessun agente, sia perché la prima condanna sta altrove.

Questa è la seconda condanna civile nei confronti del Ministero dell'Interno (la prima è quella per il pestaggio di una avvocata), e la prima condanna penale è relativa al processo contro il dirigente DIGOS Perugini e altri 7 digotti, che il 31 maggio vedrà la sua ultima udienza e le conclusioni (sperabilmente con condanne a pioggia (dorata) a settembre).

In questo processo infatti Giuseppe De Rosa, della DIGOS di Milano, è stato condannato per aver partecipato al pestaggio di un ragazzino di 14 anni con rito abbreviato prendendosi 10 mila euro di multa e 1 anno e 8 mesi. Gli altri imputati non  finiranno meglio, ma aspettiamo settembre

Intanto i processi più noti relativi ai fatti del G8 di Genova vanno avanti: da un lato abbiamo il processo contro 29 agenti (tra cui i più alti dirigenti della polizia italiana dopo capo e vicecapo della polizia) per l'irruzione alla scuola Diaz che costò 61 feriti e 93 arresti privi di alcuna prova (le uniche valide le hanno piazzate gli stessi dirigenti nella forma di due bottiglie molotov trovate su corso Italia nel corso della giornata). In questo processo siamo arrivati ad ascoltare i massimi dirigenti e la potenza del senso di giustizia italiano si manifesta ben presto nell'ultima scelta del pm: rinunciare ad ascoltare il capo della polizia Gianni De Gennaro. Infatti negli ultimi mesi i massimi vertici dello stato si sono presentati in aula al meglio facendo finta di non sapere nulla di quella notte, al peggio difendendo a spada tratta i propri collaboratori, cambiando le proprie dichiarazioni, ed ergendosi nella loro arroganza quando qualcuno faceva loro notare che in altre sedi, quando gli tremavano le gambe per la promozione, tutti loro erano stati molto più omertosi e imprecisi. Il lei non sa chi sono io di fantozziana memoria sembrerebbe stonare in un aula in cui si celebrano i riti civili più importanti per una democrazia (quelli della giustizia), ma la corte a cui è stato assegnato il giudizio non ha il coraggio di processare la polizia e di mostrarsi al di sopra del potere esecutivo di coloro che vestono una divisa. E' un peccato e un'occasione persa (come molte altre nella storia) per dimostrare che anche gli sbirri che sbagliano pagano (almeno formalmente): non è successo con aldovrandi, non è successo con il san paolo, con le stragi degli anni sessanta e settanta, non è successo con rumesh, e continua a non succedere. Mille ottime occasioni per rendere un servizio alla memoria collettiva e per dimostrare di essere civilmente evoluti, e neanche una colta.

Ovviamente la solfa cambia quando si prendono in considerazione coloro che si oppongono all'ordine costituito, all'arroganza dello stato e dei suoi mille schiavetti ipocriti: le 25 persone che sono sotto processo per gli scontri avvenuti il 20 e 21 luglio 2001, prima di luglio vedranno una condanna sulle loro teste, e il mio intuito mi dice che sarà anche peggio della condanna piovuta addosso a 18 persone (nessuna delle quali con uno straccio di prova) per i fatti dell'11 marzo a Milano in corso Buenos Aires: tutti quanti fanno finta di non sapere che a luglio arriveranno 20 condanne per 10 anni a cranio. Nella democraticissima Italia si dimostra ancora una volta che la legge non è per nulla uguale per tutti, e che chi ha più potere se ne può fregare, e continuare a fare quello che vuole con la compiacente connivenza di aule di tribunali e di tutto l'apparato della legge italiana. E' una conclusione amara, ma a chi ha in odio le strutture della democrazia, non dovrebbe far sorgere nessuno stupore.

Quello che dispiace è il silenzio che circonda ciò che accade. Un ingiustizia si tollera con rabbia e determinazione. Il silenzio rompe gli argini della disperazione e della sfiducia nel genere umano.

 

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E’ uscita la quarta e ultima parte di Novecento e Uno, il racconto di blackswift ispirato ai fatti di catania

8 Aprile 2007 3 commenti

 

Oggi, dopo due settimane di gestazione (il mio socio è una persona impegnata) è uscita finalmente la quarta e ultima parte del racconto di blackswift ispirato ai fatti di Catania. Questa parte comprende gli ultimi capitoli (dal 13 al 19) che includono un viaggio nel mondo degli Uffici Reperti dei tribunali, un cimitero, salme, cadaveri, autopsie, e la verità sul golpe del temutissimo Grossolani, futuro premier in barba al suo passato indiscutibilmente fascista.

A breve sul sito di blackswift troverete anche una prestigiosa versione in PDF di Novecento e Uno con alcuni allegati per chi ha la memoria corta. Ringraziamo anche i vari siti di malati di mente che hanno deciso di dare visibilità al racconto, tanto per evitare di guardare gli eventi che ci circondano ogni giorno sempre da una sola prospettiva, quella più banale, più facile, quella che vorrebbero propinarci sempre come l'unica possibile.  

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Continuano i processi a Genova

7 Aprile 2007 1 commento

Come avrete notato sono uscito da una fase di totale carenza di tempo per scrivere sul blog a una fase in cui invece ho qualche decina di minuti per tediarvi con le mie parole. C'erano un po' di cose in ballo che ovviamente non farò in tempo a scrivere:  ad esempio la vicenda di Di Ciesco che ha recentemente ammesso di aver concordato l'eutanasia con Moana Pozzi, che anche da morta continua a essere una delle figure più interessanti ed educative della realtà italiana degli anni ottanta e novanta, o come i recenti sviluppi delle inchieste di Catania sull'omicidio di Raciti, o ancora le cariche della Polizia Italiana nei confronti dei tifosi del Manchester, primo succoso frutto del decreto antiviolenza appena approvato.

In compenso voglio cogliere l'occasione per invitarvi a leggere le trascrizioni delle ultime udienze del processo Diaz e del processo ai 25, a Genova, ultimi scampoli delle vicende legali legate al g8, che si avviano a vedere una conclusione (mia ipotesi, ovviamente) entro la fine dell'anno.

Nel processo contro 25 manifestanti accusati di devastazione e saccheggio, tre testimoni della difesa (che avevano dato il loro nome e la loro disponibilità a testimoniare nell'immediatezza dei fatti) sono venuti a raccontare che due degli imputati (dipinti come autentiche ire d'iddio dai poliziotti che li hanno arrestati e che hanno sequestrato come molotov una bottiglia di plastica in cui c'era la benzina per il motorino, con tanto di coraggio di venire a raccontare anche in aula che "le molotov si possono fare anche con una bottiglia di plastica") sono in realtà stati abbattuti letteralmente mentre giravano in  vespa, picchiati selvaggiamente a terra, arrestati e accusati di resistenza e lesioni, nonché di porto di armi da guerra. Va da sé che questi due imputati sono colpevoli solo di girare a dare un'occhiata per la città in preda agli scontri e alle manifestazioni, e che la loro vicenda (che potrebbe pure concludersi con una condanna per assurdo) rappresenta bene che cosa siano capaci di fare le solerti forze dell'ordine quando devono coprire le loro malefatte (e ho il tremendo sospetto che la conferenza stampa di Serra dopo i fatti di Roma Manchester alla ricerca dell'unico seggiolino lanciato come scusa per poter pestare a sangue un bel po' di inglesi, tanto poi una volta tornati a casa chi ha avuto ha avuto chi ha dato ha dato, sia un esempio altrettanto eclatante).

Su questo filone ben si inserisce la vicenda della Diaz, alle quali anche i sinceri democratici non negano il supporto (si tratta d'altronde in questo caso di poveri ragazzi pestati e non di pericolosi facinorosi da cui prendere sempre le distanze come nel caso del precedente processo). Alla Diaz tutti sappiamo come è andata  ormai, e fortunatamente la battaglia con la storia l'abbiamo vinta, almeno in questo caso: le forze dell'ordine avevano disperatamente bisogno di un'operazione spettacolare per tenere in piedi un minimo di credibilità. Usando come scusa una presunta aggressione a una pattuglia che passa al di fuori delle scuole dove è ospitato il mediacenter, decidono un'operazione ai sensi dell'art. 41 TULPS (il TULPS è il regolamento di pubblica sicurezza voluto da Arturo Bocchini e dal Duce per dare mano libera alla polizia durante il fascismo, e le sue norme sono ancora quelle più usate dalla polizia per le attività che non voglio far passare sotto gli occhi di un magistrato, dato che il TULPS da facoltà di intervento istantaneo e autorizzazione a posteriori).

Una volta arrivati alla scuola, il super addestrato VII nucleo del I Reparto Mobile di Roma, guidato da Vincenzo Canterini e Michelangelo Fournier, guidano l'irruzione e il pestaggio di tutti gli occupanti sui quattro piani della scuola Diaz, dove la gente stava già in gran parte dormendo. Contemporaneamente irrompono anche nel media center, per il quale non era disposta nessuna operazione, nel tentativo di evitare testimonianze filmate e fotografiche. Non ci riescono e la cosa sfugge loro di mano. Presenti sul posto ci sono tutti i più alti funzionari della polizia italiana, se si escludono il capo della Polizia De Gennaro e il suo vice attuale (all'epoca con altro incarico) Antonio Manganelli (nome profetico). 

Purtroppo per loro non trovano nulla di sostanzioso (qualche passamontagna e qualche disegno, uno striscione, ma nulla di "serio"). Decidono quindi, facendosi filmare da primo canale, di portare dentro la scuola un sacchetto celeste al cui interno vi sono due molotov trovate nel pomeriggio su corso italia, e di addossarle agli occupanti. Ovviamente qualunque persona sana di mente si chiederebbe in ogni caso se due molotov appoggiate in un angolo di una scuola dove passavano migliaia di persone giustifichino il massacro di 93 manifestanti, ma viviamo pur sempre nel paese in cui alle critiche di un governo straniero si risponde "Giù le mani dalla Polizia!" (Libero, giovedì 5 marzo 2007). In ogni caso il gotha della polizia italiana è costretto a falsificare le prove per giustificare l'intervento ai sensi dell'art. 41 TULPS, ma la cosa viene a galla e adesso i firmatari del verbale di sequestro si ritrovano a subire un processo per falso ideologico e calunnia, oltre che per lesioni.

Questa settimana è venuto in aula un certo Pasquale Guaglione, un funzionario della PS che comandava le cariche in corso italia sabato 21 nel pomeriggio, sotto gli ordini del dirigente Piccolotti. Guaglione in aula e precedentemente ha riconosciuto senza esitazione le molotov presentate durante la conferenza stampa della polizia del 22 luglio sui fatti della Diaz come le molotov che lui trova in un cespuglio durante le cariche. La sua testimonianza è la prova definitiva contro Gratteri, Luperi, Mortola, Calderozzi, e compagnia varia. GLi avvocati della difesa hanno dimostrato quanto pesante fosse questa testimonianza passando il loro controesame cercando di rimestare nel torbido del passato e della psicologia di Guaglione (che sempre uno sbirro è… alla fine dei conti… e quindi come tutti gli sbirri non proprio pulito e limpido), senza mai entrare nel merito della sussistenza del suo riconoscimento. TUtti sanno che quando si è alle corde si cerca di distrarre l'avversario, ma questo di solito è il segno più significativo di debolezza.

A questo punto al processo mancano i testimoni delle difese (che non capiamo perché non verranno indagati a loro volta), l'eventuale esame degli imputati, e gli ultimi testimoni dell'accusa: dall'ex questore di Genova, ad Andreassi (ex numero due della polizia), passando per De Gennaro. Sarà molto molto molto succoso.

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Pubblicata la seconda parte del racconto lungo ispirato ai fatti di Catania

23 Febbraio 2007 Commenti chiusi

Stasera dopo immense traversie delle ultime due settimane io e il mio socio siamo riusciti a far uscire i capitoli dal 5 all'8 del racconto lungo ispirato ai fatti di Catania, Novecento e uno. Speriamo la loro ironia faccia sorridere anche voi.

Vi aspettiamo comunque domani sera in quel di Baggio per la serata di presentazione di Monocromatica organizzata da virgolaz

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Blackswift: instant reality ficition, novecento e uno

9 Febbraio 2007 1 commento

 

Alcuni eventi, se osservati dalla giusta angolazione, rivelano prospettive inquietanti e a volte terribili, o viceversa banali e orribilmente fortuite.

Queste righe sono la chiosa per il nuovo racconto lungo di blackswift, h.n. blackswift, che è appena stato pubblicato sul sito. E' un ardito esperimento di istant reality fiction, che ci frutterà l'appellativo di cinici bastardi e le ire imperiture delle ffoo di tutta italia (come se avessero avuto bisogno di altri motivi per detestarci). Ovviamente tutto ciò che è contenuto nel racconto è frutto della nostra immaginazione, ma ci è piaciuto percorrere alcune strade della cronaca di questi giorni che nessuno (o quasi) ha voluto percorrere. Speriamo vi divertiate a leggerlo quanto noi a scriverlo. 

Il titolo del racconto è Novecento e uno, perché quello che raccontiamo e quello che stiamo vivendo in questi giorni è un salto nel novecentismo più sfrenato, pur essendo terribilmente moderno.

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Q.E.D. update: il testo del decreto e qualche commento

7 Febbraio 2007 Commenti chiusi

Sotto trovate il testo del decreto legge (che dovrà quindi essere approvato o bocciato entro 60 giorni, la quaresima per il moralismo calcistico). Commentiamo un attimo a caldo un po' tutte le voci (faccio notare che correggerò alcuni punti di vista espressi nel precedente articolo sui quali sono stato convinto che dicevo delle cazzate 🙂

articolo 1 comma 1: la mano dura; probabilmente per dimostrare di essere un governo forte anziché affrontare temi gravi come precarietà e guerra a viso aperto ci si nasconde dietro una norma che mette il grugno duro davanti agli interessi economici delle società di calcio. Con una piccola postilla: le deroghe le ha decise il governo, le proroghe pure, i ritardi sono colpa delle amministrazioni comunali nel 90% dei casi, quindi si punisce le società per mandare un messaggio allo Stato, che però emette la punizione. Kafka era un dilettante.

articolo 1 comma 2: divieto di vendita di biglietti in blocco. questo significherà che io andrò allo stadio più facilmente in trasferta (quando riaprono le porte), ma provate a chiedere alla DIGOS se sono più contenti così. Chi ha ammazzato Spagna è venuto giù in una macchinata, e via dicendo. I tempi di un numero maggiore di accoltellati ogni domenica è vicino, ma non saranno sbirri e quindi non contano

articolo 2 comma 1: indurimento del regime DASPO. era prevedibile. poco da dire.

articolo 2 comma 2: novità interessante, perché prevede pene per le società che coinvolgono come stewart gente che si è presa il DASPO o che ha avuto precedenti "violenti". Vista con ingenuità parrebbe un modo per evitare che la polizia privata negli stadi sia fatta dagli stessi soggetti che fanno macello nelle curve. Vista con malizia, un tocco di genio per legittimare il decreto.

articolo 3: la pena per disordini in occasione di manifestazione sportiva (incluso l'imbrattamento!!!!) è punito da 1 a 4 anni. In pratica se ho uso una bomboletta per scrivere una roba su un muro mi prendo un anno di galera. Democratico, non c'è che dire…..

articolo 4: aumento della flagranza a 48 ore. E anche questo era prevedibile e scontato…

articolo 6: fiancheggiamento per i reati ultras… Sempre più perplesso.

articolo 7: le aggravanti della resistenza a pubblico ufficiale sono portate a un minimo di cinque anni. Se continuiamo così per un insulto a uno sbirro ci sarà la ghigliottina.

articolo 8: interruzione rapporti economici con tifoserie. Uno dei pochi punti interessanti del decreto, ma di fatto non si capisce come impediranno di mettere in piedi associazioni fantasma, e soprattutto la multa complessiva per le società che contravvengono all'articolo è da 20 a 120 mila euro. Mah.

articolo 10: dice che le società che usano lo stadio devono pagare i rinnovi. Se io fossi una società mi costruirei il mio stadio e manderei in culo tasse e comuni. Alla faccia del libero mercato.

articolo 11: unico articolo che prevede una misura non repressiva. E' di una genericità sconcertante e desolante.

articolo 13: un po' di censura gratis, che sennò poi come si fa a non ricordarsi che metà del governo viene da un area che ha conservato la nostalgia solo per la parte più merdosa dell'esperienza sovietica?

Conclusioni 

Ce n'è proprio bisogno?  Forse sì. Il decreto è la classica toppa sulla falla dopo che l'acqua è entrata. I toni duri servono solo a mascherare l'impotenza e la carenza di idee chiare su cosa sia il mondo del calcio e il mondo degli stadi. I consigli delle DIGOS di mezza italia ("consentite le trasferte ma vietate gli striscioni") non sono stati minimamente presi in considerazione; i consigli dei tifosi e dei presidenti di tutta Italia ("non fate giocare a porte chiuse che succede un macello peggio e che in ogni caso punite solo chi ama andare allo stadio; i deliri peggiori succedono fuori dallo stadio") sono entrati da una parte e usciti dall'altra; le misure applicate sono esclusivamente relative all'ambito del controllo e della repressione (alcune in odore di incostituzionalità palese, ma mi pare che ormai con la Costituzione un po' tutti ci si sciacquino le palle…). 

Sono quasi certo che nel giro di due settimane, tre al massimo si farà un bel tavolo per ammorbidire il tutto, magari con una bella scappatoia per facilitare il passaggio degli stadi nelle mani delle società senza alcuna restrizione (o con restrizioni per cui è più conveniente pagare la multa che preoccuparsene, sul modello dei cartelloni pubblicitari sulle impalcature di ristrutturazione dei monumenti). Alla fine: tutta facciata brutta e cattiva, nessuna sostanza se non per chi (come me) ama andare allo stadio. Si vede che Amato e la Melandri hanno visto partite solo raramente nella vita. La cosa più sconcertante è l'ipocrisia generalizzata: a questo punto apprezzo di più i presidenti che hanno trattato il calcio per quel che è, un'industria con le sue necessità, non nascondendosi dietro un dito fatto di falsa etica e buone speranze.

 

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La sottile arte della repressione e le sue conseguenze dirette

7 Febbraio 2007 1 commento

 

Oggi ho finalmente tempo di commentare un paio di notizie: mi rendo conto io stesso che diventeranno presto obsolete, nel marasma di merda che ci apprestiamo a dover ingoiare, ma vi assicuro che ne vale la pena.

Ieri un giudice di parma, imbeccato da una pm diessina che si è pure messa a citare Nanni Moretti sgridando gli imputati in aula perché non contriti e gli avvocati della difesa perché non supini al suo supremo senso della legalità, ha condannato tre persone che hanno passato un giorno e mezzo su un tetto dopo un tentativo di occupazione (e due giorni in carcere in attesa della convalida dell'arresto) a sei mesi con la condizionale (uno) e un anno di libertà controllata (gli altri due). Facciamo notare che tutto questo avviene perché quanto avvenuto mentre loro erano sul tetto (e che ovviamente non gli può essere imputato per concorso dato che erano SUL TETTO) nelle strade (scontri dopo un aggressoine della polizia a un presidio, blocchi stradali conseguenti) è di "estrema gravità" (termine giuridicamente inappellabile), e che la gravità del "danneggiamento" (questo il reato a cui si stanno associando ultimamente le occupazioni, se non direttamente "devastazione" come nel caso di Roma….) è dedotta da un preventivo di ristrutturazione per DUE STANZE di UN MILIONE DI EURO (a casa mia si chiama peculato). Facciamo anche notare che il soggetto a cui sono stati dati SOLO sei mesi con la condizionale è INCENSURATO e INDENUNCIATO, mentre quelli a cui hanno rifilato un anno di libertà controllata non hanno ottenuto lo stesso beneficio perché INCENSURATI ma DENUNCIATI (dal che deduciamo che il principio dell'innocenza fino a condanna è quantomento finito nel cesso dei tribunali italiani).

Notizia due: la richiesta (che presumo arrivare dal simpaticissimo capo De Gennaro, capo e basta, non ha più senso specificare alcunché) di inasprire le pene per la resistenza a pubblico ufficiale con l'uso di armi improprie o lancio di oggetti (che il SAP voleva trasformare direttamente in tentato omicidio!) è stata accolta dal prode Amato, che ne inasprirà la condanna da 3-15 anni a 5-15. Ve lo traduco se non lo capite da soli, anche se non andate allo stadio: se vi capita di prendervi a sassate con un poliziotto per qualsivoglia motivo, anche un sassolino piccolo così tirato alla macchina che passa per stizza, vi prendete 5 anni (cinque).

Sommiamo a questa le recenti sentenze illuminanti e processi nei confronti dei movimenti (lasciamo pure stare lo stadio per un attimo): al processo San Paolo decine di ragazzi vengono massacrati al grido di "uno di meno" dentro un pronto soccorso, uno dei carabinieri presenti viene riconosciuto con una mazza da baseball (ed è tuttora in stato di arresto per spaccio di droga), un filmato immortala un ps e un cc che menano a terra una persona inerme, ma vengono condannati solo i compagni a 2 anni e rotti per resistenza (adesso ne avrebbero presi 5); per i fatti dell'11 marzo (che adesso qualcuno vorrà paragonare ai fatti di catania mi aspetto) 18 persone, dei quali non c'è alcuna prova che abbiano fatto nulla, si sono prese 4 anni per devastazione e saccheggio; a Roma vanno per la maggiore rapina aggravata (autoriduzione in un supermercato), devastazione (occupazione di una casa), associazione sovversiva ai fini di estorsione e sovversione dell'ordine economico (occupazione di case, plurale).

Quale sarà secondo voi l'effetto di tutto questo? Io lo dico schiettamente, se per occupare un appartamento rischio 15 anni e per tirare due sassi rischio 5 anni, tanto vale che mi prendo un bel cannone e me la rigoverno così, svoltandomi al minimo una bella rapina. Penso che molti sbirri sappiano tanto quanto me che questo è quello che accadrà (non con me che sono un povero coglione che non saprebbe manco uscire da una rissa senza prendere gli schiaffi, ma con un totale di gente che vive o meglio sopravvive a malapena in periferia), e spero si ricordino di questo "memento mori" quando la situazione sarà come in Inghilterra o negli Stati Uniti, dove agenti e non cadono come mosche. Non serve andare lontano per accorgersi che il modello repressivo porta solo a questo, a un inasprimento in cui chi non ha niente da perdere, farà perdere molto al concetto di civiltà. La barbarie è il modello americano/inglese, la barbarie che qualcuno vorrà cavalcare: auguri!

 

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La devastazione à la mode

24 Gennaio 2007 1 commento

 

Come volevasi dimostrare, aperte le danze da Avellino-Napoli di un paio di anni fa e dalla sentenza dell'11 marzo, l'art 419 del codice penale, altrimenti noto come "devastazione e saccheggio" diventa l'asso piglia tutto del meccanismo repressivo italiano. In assenza della capacità di affrontare conflitti e situazioni di ordine pubblico in altro modo, le autorità italiane varano la loro versione dell'approccio americano law and order.

La notizia di oggi è infatti che 7 tifosi della Salernitana sono accusati di devastazione e saccheggio in relazione agli episodi della partita Avellino-Salernitana del 5 novembre scorso (quella su cui si fa tutta la manfrina pietosa del poliziotto colpito da una bomba carta che rischia la vita per 7 euro di straordinario, come se glielo avesse ordinato il medico…)

La saga continua, e in assenza di un movimento capace di affermare politicamente con forza l'impossibilità dell'uso di questo articolo del codice penale (in generale, gli articoli del codice che riguardano situazioni di guerra non dovrebbero essere nemmeno presi in considerazione in tempi di pace… ops, ma forse non siamo in tempi di pace ma nessuno ce lo dice tranne la solerte magistratura…) ci tocca affidarci alla speranza che chi sta muovendosi per riscrivere il codice penale (risalente al 1931, ricordiamo per chi avesse la memoria corta) faccia scempio di tutti i reati come questo e come i reati associativi (vera aberrazione a senso unico del nostro codice, nel senso che colpiscono solo chi non fa parte della classe dirigente, gli unici veri associati che andrebbero un po' bastonati (ah, il piglio giustizialista! :))

Nel frattempo, mentre riesco ancora a stupirmi di fronte ai titoli del Corriere Milano ("Carabiniere a riposo ferma rapinatore" intendendo con rapina il furto di vestiti per un totale di meno di 200 euro, rapina che ricordo prevede una pena da 4 a 6 anni…), vi rimando al dossier che abbiamo scritto dopo la sentenza per i fatti dell'11 marzo 🙁 

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