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Archivio per la categoria ‘pagine e parole’

Uno spettro (non un fantasma) si aggira per le strade della metropoli… City of Gods!

23 Dicembre 2006 Commenti chiusi

 

Stamattina, come al solito, mi sono alzato e sono andato a fare la spesa al mercato e a fare colazione in Isola. Mentre passavo per la fermata di Gioia ho notato un plico di City più esiguo del normale. Considerato il fatto che oggi è il terzo giorno di sciopero dei giornalisti e che quindi non ci sarebbero stati giornali da nessuna parte, ho deciso di tirare su il quotidiano gratuito (peraltro quello fatto meglio tra tutti i tre market-leader di settore a Milano), giusto per dare un occhio. Qualcosa stonava nella copertina, ma non riuscivo a focalizzare cosa a prima vista.

Quando sono arrivato al pub24 e ho avuto tempo di leggere mi è preso un colpo: non è un free press, è un action prop!

Cercando in rete ho trovato questo sito… I precari e le  precarie milanesi, una ne fanno e cento ne pensano! ihihiihihihi

PS: il riferimento del titolo del post è al gruppo dei fantasmi giornalisti precari, che si fregiano di un trafiletto oggi su e-polis, ma che sono ben lungi dall'aver idee brillanti come queste per  muoversi sul terreno del conflitto (d'altronde sono un gruppo legato a uno dei sindacati della triade mefitica!)

 
City of gods, una voce della cospirazione precaria

No, non è subvertising (se non siete giornalisti potete passare alla riga sotto). O almeno, non solo.

Cosa avete in mano, o sul vostro schermo

City of gods – il primo free & free press (ovvero libero e gratuito) – è stato distribuito in 50.000 copie nelle città di Milano. E' la parola delle precarie e dei precari dell'informazione che si rivolge alle precarie e ai precari in generale.

I media non sono più un prodotto che vende informazioni al pubblico (troverete stime e dati all'interno di City of gods) ): sono lo spazio dell'inserzionista attraverso il quale l'editore vende i propri lettori, voi. E' un servizio che tra l'altro pagate pure 90 centesimi, 1 euro, 1 euro e 10. Più soldi hanno i lettori, più gli editori si arricchiscono dalla vendita degli spazi pubblicitari.
All'interno di questo meccanismo ci sono i giornalisti, precari, free lance, senza contratto, a cottimo, a pezzo, a parola, a riga, a comete millenarie e casi del destino. Precari e precarie sottoposti al ricatto dei precarizzatori, della manchette, della pagina di pubblicità all'ultimo momento, del “non spingere troppo su questi che sono i nostri inserzionisti”, della creazione di quel complesso meccanismo di informazione, disinformazione che vi fa credere che se la vostra vita è una merda, non potete farci un granché.

Per questo City of God è free & free: gratis, ma soprattutto libero, nelle parole, nell'irriverenza, nelle critiche, nello stile precario.
Per questo, in occasione dello sciopero dei giornalisti, che incredibilmente, ma non certo casualmente, visto il contesto, da due anni aspettano che gli editori si siedano al tavolo delle trattative per il rinnovo del contratto di lavoro precari e precari dell'informazione e non, hanno deciso di uscire con City of Gods: la stagione della cospirazione precaria è iniziata.

E ancora una volta i precari hanno preso la parola, attivandosi cospirando e creando relazioni e complicità che permettono di stampare, distribuire 50 mila copie di City of Gods (e scriverne il contenuto che per una volta, non ti precarizza, ma ti informa).

Al principio
"Al principio" fu la parola, poi venne il racconto ed infine l’informazione. A questo punto la storia presenta una sorpresa, o quasi: il diritto all’informazione si trasforma immediatamente nella disinformazione compensatrice delle vostre sfighe quotidiane, affinché esse siano “inevitabili”, “oggettive”, “certe”, “inattaccabili”.
Insieme, informazione + disinformazione, diventano propaganda, che trova nei media di massa il naturale alleato e nel brand la sua punta di diamante. Nella costruzione del brand, intimamente connesso alle informazioni che leggete ogni giorno sui giornali o sentite in radio e televisione, è celato un meccanismo più complesso di quello che potrebbe sembrare.
Nel brand si determina la strutturazione di un potente retro_informatore che agisce anticipando l’informazione, creando quel bacino comporta/mentale all’interno del quale l’informazione stessa, e il suo contrario, si collocano. E’ un processo comunicazionale superiore alla propaganda. La rende, alternativamente, compatibile o inutile. In ciò tutta la difficoltà del presente. Ma anche il terreno su cui agire.

L'intelligence precaria
Se vi siete persi il numero odierno di City of Gods lo troverete sul sito dell’intelligence precaria, che si attiva proprio da oggi in intima e sinergica collaborazione con i giornalisti e le giornaliste precari e precarie. L’intelligence è patrimonio comune dei precari e non solo del giornalismo. In esso confluiranno le mille sfaccettature dell’oppressione dei precarizzatori e dei contropiedi precari.
Ma che cosa rappresenta questo sito?
Immaginate un sito che non è un semplicemente tale, ma piuttosto un luogo che fa circolare informazione, non per informare, bensì per formare quel bacino di notizie da cui si estrarrà il bazar della creazione di conflitto. E che contiene anche i prodotti di queste creazioni e gli strumenti che le hanno consentite. Un sito crudele e spietato, scorretto verso le imprese, le istituzioni sociali, le merci ad alto contenuto ideologico e tutti i loro gli adepti: fazioso ma mai frazioso. Un sito che ha la classe del purosangue, la ricchezza del meticcio; che non esercita fashionismo e brigantaggio culturale, che vive da sé, con quello che fa e per quello che dà. Pone questioni di stile, perché lo stile è importante, e chiede, just in time, relazioni e complicità.

City of gods, una voce della cospirazione precaria

 

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30 gennaio: esce Monocromatica, il primo libro di Blackswift

21 Dicembre 2006 9 commenti

L'ormai lontano 27 maggio 2005, io e il mio socio abbiamo deciso che avevamo voglia di scrivere, di raccontare con ironia alcune nefandezze che vedevamo accadere intorno a noi, e di trasformare in parole e pagine quello che turbina nelle strade e nei quartieri che attraversiamo tutti i giorni e tutte le notti. Il mio socio è un mago nelle trame, io non scrivevo un cazzo da dieci anni, ma con un po' di cocciutaggine e tanta faccia tosta, abbiamo cominciato a pubblicare qualche racconto, qualche bozza di romanzo, qualche boutade a metà tra la realtà e la satira, su una specie di blog ultra spartano che abbiamo chiamato all'epoca blackswift.

Piano piano lo abbiamo riempito di idee e di fantasie, di sogni ad occhi aperti e di incubi ad occhi chiusi, e abbiamo scoperto che ci piaceva poter raccontare ogni tanto passaggi difficili da spiegare con le parole che usavamo per parlare di politica o delle nostre elucubrazioni. A un certo punto abbiamo cominciato a usare il termine reality fiction perché quasi tutto quello che trovate scritto in quei brani è solo in parte inventato, molto più spesso una trasposizione balzellon balzelloni della realtà. Quanto è possibile definire il limite in cui le sensazioni di un momento sono reali e quanto vivono nelle nostre sinapsi, nei collegamenti fortuiti che avvengono nel nostro cervello? Non c'è una risposta certa, ma tutti abbiamo vissuto momenti che è difficile descrivere se non attraverso un personaggio, una  situazione. Noi abbiamo scoperto che raccontare è un modo efficace per vivere momenti indescrivibili, e abbiamo pensato che la cosa poteva piacere anche ad altri. 

Monocromatica, il cui titolo originale sul sito di blackswift è Rapsodia Monocromatica, è stato scritto tra il luglio e l'ottobre 2005 (e rivisto nell'estate del 2006). Il 30 gennaio sarà in libreria, edito per la Colorado Noir, con la benedizione di Sandrone Dazieri, che mi ha proposto di pubblicarlo dopo averlo letto e (spero) apprezzato. E' un noir metropolitano tinto lievemente di fantasy, e a me è piaciuto scriverlo, tanto quanto spero a voi piacerà leggerlo. 

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esse e bi

20 Dicembre 2006 4 commenti

 

Mi diverte l'idea di recensire (sì lo so che la parola è un po' grossa, ma che ci devo fare? usare commentare?) gli ultimi due libri che ho letto insieme: più che altro perché pur appartenendo grosso modo allo stesso genere (il giallo in sostanza) sono molto diversi e allo stesso tempo simili, tant'è che i due autori (Sandrone Dazieri e Gianni Biondillo) se ne vanno in giro a fare presentazioni di libri in coppia (ben assortita peraltro).

L'ultimo di Sandrone è il primo senza Gorilla, la sua trovata più geniale: un sé stesso sdoppiato da una particolare schizofrenia che gli consente di lavorare 24 ore su 24 ai "casi" ma con due personalità differenti a corrente alternata, che comunicano tra di loro usando foglietti di fortuna. Considerato la fortuna che hanno avuto i libri del Gorilla, ben scritti e piacevoli (soprattutto per chi rivede nei personaggi tante persone che conosce del giro movimentista milanese), uscire da quel ciclo era una bella sfida per Sandrone: direi riuscita con E' stato un attimo. Il libro si legge di gusto e voracemente (come si addice a un buon libro di genere con ritmo), e la trama regge bene, basata su un altro scherzo della mente umana, le amnesie. Contrariamente ad altri libri (penso soprattutto al terzo) di Sandrone, la retorica sinistrorsa riesce a permeare il libro in maniera più sottile e meno sforzata, rendendo l'operazione di influenza culturale molto più pregevole. Io me lo sono sbranato tra la mezzanotte e le due e mezza di una notte infrasettimanale.

Il primo libro di Biondillo, architetto milanese di incredibile spirito, intitolato Per cosa si uccide, è un fantastico spaccato della periferia milanese in cui sono nato e ho abitato per almeno 28 anni: come potrebbe non piacermi. Il mestiere di Biondillo traspare nelle descrizioni degli ambienti e nel gusto di svelare parti nascoste e splendide di Milano (cosa che piace fare anche a me sia quando scrivo che quando porto in giro amici e visitatori :), ma per il resto il talento per i dialoghi e per i personaggi è limpido. La trama dei tre episodi fila liscia e perfetta, senza particolari complicazioni, e il libro si gode moltissimo, in tutte le sue parti. Forse l'essere diviso in tre racconti guidati solo dai personaggi spezza un filo il ritmo e consente di tirare il fiato. 

Il primo capitolo sulla genesi delle risse nei cortili di Quarto Oggiaro è impagabile, come sono impagabili il cinismo di Ferraro, la naivete di Lanza (nominato ufficialmente il miglior personaggio dell'anno soprattutto per lo sketch con la moglie per cui ho rischiato di essere cacciato dal vagone), la caratterizzazione di Don Ciccio e di altri personaggi. Mitica l'uso dell'indotto culturale televisivo (Ambrogio uber alles). Un ottimo libro: unico neo la tanto vituperata (da Biondillo) retorica televisiva fa la sua comparsa sulla questione scontri, cortei, violenza, nonviolenza, e via dicendo (mannaggia a cristo!). L'ultimo paragrafo del capitolo sul corteo contro l'ALER lascia un po' l'amaro in bocca rispetto a tutti gli altri passaggi in cui la politica è trattata con il giusto distacco e con la giusta ferocia. Senza sconti e senza moralismi.

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La pagina culturale di Repubblica…

14 Dicembre 2006 1 commento

La pagina culturale di repubblica online di oggi è un buon esempio di una cosa per me inspiegabile: la fascinazione del centro-centro-centro-centro-sinistra moderato per le forze dell'ordine. Dimmi te se una pagina di libri dedicati ai chiaro scuri della vita istituzionale possono essere 4 libri di cui 3 su sbirri e canazzi, e uno su una suora. Io mi chiedo che visione abbiano della realtà… perplesso…

PS: nel frattempo fanno pagine e pagine su un poveraccio che si è visto ammazzare moglie e famiglia dandogli la colpa di ogni malefatta dall'assassinio di abele in poi, salvo poi scoprire che probabilmente sono stati i calabresi… Speriamo che il poveraccio faccia causa a Corsera e Libero e si faccia dare un sacco di soldi…

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Chiude indymedia, apre il manifesto?

14 Dicembre 2006 1 commento

Se fosse vero sarebbe un grandissimo passo avanti, e non a caso la proposta arriva da Wired, storico luogo di riferimento per le sperimentazioni in campo tecnologico ed editoriale. La notizia la copio spudoratamente dal caro Delfanti (è un po' che non succedeva, così non perde l'abitudine :), ma è molto interessante. Infatti Wired sta discutendo sulle possibili innovazioni tecnologiche ed editoriali da introdurre nella redazione del proprio giornale on- e offline. Pare che gli stati generali del manifesto in corso debbano affrontare anche la questione di come evolvere (anche perché se non si smuovono la morte è certa se non per l'intervento miracoloso di qualche mentore a sinistra (ops, non si può dire che c'è dietro la CGIL?)): la verità purtroppo è che il manifesto è infestato di giornalisti con idee vecchie e senza neanche tanta più voglia di fare informazione, quanto di spingere a destra e a manca questa o quella accozzaglia politica, senza alcuna capacità di discernimento e approfondimento serio sulla realtà. Speriamo che gli Stati Generali non siano l'ennesima riproposizione di uno pseudo-congresso in cui si parla tanto, ma non cambia nulla, in cui per dare spazio a un idea, essa dev'essere figlia della nomenklatura. La speranza è l'ultima a morire, ma con il manifesto ha già passato quattro o cinque volte il traguardo della tomba.

PS: per il momento dal punto di vista online rimangono più indietro di repubblica e corriere di eoni (quando avrebbero potuto surclassarli a suo tempo), dal punto di vista della qualità editoriale e dei contenuti sono molto sotto quasi qualsiasi altro quotidiano e settimanale, tanto che spesso tocca prendere Liberazione per leggere qualcosa di vagamente più interessante, e la cosa in sé dovrebbe far pensare MOLTO.

 

 

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Le migliori leggende della fantascienza

14 Dicembre 2006 Commenti chiusi

Wired pubblica una lista delle migliori leggende che si sono create attraverso la fiction di fantascienza. La migliore: esiste o meno un lato oscuro della luna? 🙂

Fiction: If you fall into quicksand, you’ll be sucked under and die.
Fact: You’ll only sink up to your waist.

Fiction: Sitting too close to the TV will ruin your eyes.
Fact: It causes fatigue but no permanent damage.

Fiction: Earth’s rotation causes bathtubs, sinks, and toilets to drain clockwise in the northern hemisphere, counterclockwise in the southern hemisphere.
Fact: They can go either way in either hemisphere. The shape of the basin and the direction of the incoming flow overwhelm the minuscule effect of planetary spin.

Fiction: Benjamin Franklin’s kite was struck by lightning.
Fact: The kite picked up electricity from the air, causing an arc between Franklin’s hand and a key tied to his end of the string.

Fiction: A penny dropped from the top of a skyscraper can kill someone.
Fact: It could never pick up enough velocity to kill, just to bang you up a little.

Fiction: Swimming after you eat will cause cramps and lead to drowning.
Fact: There is a very slight risk of cramps, but only for vigorous swimmers.

Fiction: A drunken teenager can tip over a sleeping cow.
Fact: It would take several semisober people and a paralyzed cow. Anyway, cows sleep lying down.

Fiction: There’s a dark side of the moon.
Fact: The entire lunar surface receives sunlight during the moon’s monthly orbit around Earth.

Fiction: Swallowed chewing gum takes seven years to digest.
Fact: Gum is not digested. It passes through the gastro-intestinal system, usually within 24 hours.

 

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Robert Anton Wilson ha un blog!

13 Dicembre 2006 Commenti chiusi

 

Leggo su BB che Robert Anton Wilson avrebbe finalmente aperto un blog. Il ragazzo (che ha solo 74 anni, ma ha molto abusato di sé nella vita, come la trilogia degli Illuminati dimostra ampiamente) ha finalmente fatto il grande passo, nonostante sia a casa paralizzato e in terapia fissa e abbastanza intensa. Ogni cultore della cultura oscura dovrebbe segnarselo e seguirne le perle di saggezza (per ora tre 🙂

 

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Perché leggo la gazza e non leggo più il corriere

13 Dicembre 2006 2 commenti

 

Alcune fasi della mia vita potrebbero essere definite dai giornali che leggo: c'è stata la fase corriere+manfo, c'è stata la fase corriere+manfo+sole24ore, c'è stata la fase haaretz e la fase pagina12. Neanche quando ero adolescente leggevo la gazza con l'impegno con cui la leggo adesso. Talvolta mi capita di fermarmi e di chiedermi il perché delle cose, le implicazioni dei miei comportamenti instintivi. Oggi ho avuto una risposta.

I quotidiani italiani sono un coacervo di schifezze, di menzogne malcelate e di cronachetta degna dei peggiori momenti di Gente e Novella2000. Fin qui, nulla di strano. Il problema attuale è che ormai non c'è più neanche il gusto della novità: le stronzate si susseguono con una soluzione di continuità totale, senza il benché minimo colpo di scena. La pantomima dell'informazione non cerca neanche più di nascondersi, di mimetizzarsi, ma agisce in maniera spudorata. A questo punto meglio leggere di calcio e sorridere di come i giornalisti si arrabattano nel trasformare ogni microdichiarazione in una questione nazionale (o internazionale) della durata di meno di 24 ore 🙂

Oggi però mi sono reso conto che c'è qualcosa di più: io ho sempre letto il Corriere della Sera come atto di estremo cinismo, per conoscere l'opinione pubblica degli italiani, per sapere che cosa pensano le persone che vivono intorno a me. Si sa che il Corsera è l'indice e l'origine di tutto questo, anche se Mediaset e tg1/2 hanno fatto molto per spodestarlo dal trono. In questi ultimi mesi, l'imbarbarimento del Corriere è qualcosa di stomachevole, che anche il mio stomaco abituato a digerire le peggiori cadute di stile della storia, fatica a mandar giù.

Perso nei meandri dell'inizio di questo blog c'è un post sulla querelle estiva a suon di articoli nella pagina culturale che riguardava il presunto antisemitismo mussoliniano e cercava di distinguerlo da quello hitleriano per la sua natura sociale e non certo spiritual/ideologica. Non metto in dubbio che la differenza risulti evidente e cruciale anche a voi… Il tutto nel silenzio asservito della comunità ebraica milanese che ha sempre trovato buona sponda nel Corriere e non si permetterà certo di rovinare i rapporti per un'inezia revisionista di questo livello. Ve lo incollo sotto per conoscenza….

Ma non basta. Vi faccio un breve elenco delle notizie di oggi sul corriere (ieri non c'era nessun articolo sulla strage di Piazza Fontana):

  • "Il grande segreto di Shimon Peres: la bomba atomica israeliana" (già perché lo scienziato che ha passato a mezzo mondo i piani di costruzione della bomba atomica non proveniva assolutamente dallo stato della stella di David, e soprattutto non lo sa nessuno che hanno la bombetta e che gliel'hanno regalata gli amerigonzi)
  • battage sul "mostro di Erba", che si scopre però essere all'estero, viene prelevato all'aeroporto e trattenuto dai cc per ore di interrogatorio a torchio, mentre vorrebbe andare all'obitorio a vedere i cadaveri di TUTTA la sua famiglia; non contenti del razzismo degli ultimi due giorni in cui era sicuramente lui ad aver sgozzato la famiglia e bruciato casa e cadaveri, adesso il Corrierone attribuisce tutto a vendette trasversali dei fratelli del "mostro" che sono sicuramente dei criminali, o direttamente a pregressi per spaccio del "mostro" stesso. Anche fosse, ma un dignitoso articolo di scuse nei confronti di una persona che hai accusato di aver ammazzato e bruciato la propria moglie e i propri figli parrebbe fuori luogo considerato che la persona in questione è un NEGRO? mah….
  • Articolone su piazza Fontana dal titolo: "La strage di piazza Fontana opera delle BR", un emergenza per tutte le stagioni… Solo leggendo in piccolo scopri che il titolo è il risultato di un sondaggio tra i cittadini di Milano, il 40 percento dei quali pensa che siano stati i terroristi comunisti a mettere la bomba alla banca dell'agricoltura e non Ordine Nuovo… Certo se non li avessero assolti forse qualcuno avrebbe dovuto insegnarlo nei corsi di storia, ma si sa è una verità scomoda che i mandanti di quella strage stessero e stiano in parlamento…
  • Dieci pagine dopo nella sezione milano c'è però l'articolo riparatore sull'associazione delle vittime che spiega come è andata… curioso che non venga messo nella stessa pagina, per evitare che il 40 per cento diventi 60… Chi ci vede malizia è perché ha cattiva coscienza, ovviamente….

E via così… Poi uno si chiede perché non ce la faccio a leggerlo e preferisco la gazza… Se volevo leggere un romanzo di fantastoria o fantapolitica, preferisco The man in the high castle: è scritto meglio e almeno è basato su fatti storici. 

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Jack lo squartatore, la nera e l’horror

12 Dicembre 2006 Commenti chiusi

Vi siete mai chiesti se potreste essere dei serial killer? Io sì, in particolare nei momenti in cui leggo le pagine di nera di quotidiani e riviste, oppure quando vado a riguardarmi anni e anni di omicidi più o meno risolti (in merito direi che è obbligatorio segnalare l'ultimo testo fotografico pubblicato da Lucarelli per Mondadori, corposo e molto bello ma purtroppo incompleto, o la serie di testi tra cui per me spicca Milano Criminale, che racconta i casi di nera più eclatanti del Novecento a Milano).

Oggi è uscita la notizia di un potenziale serial killer a Ipswich in Inghilterra. A parte il fascino che esercita in sé un pazzo che uccide le sue vittime senza alcuna altra interazione con loro (presumibilmente), ciò che ha alimentato la mia curiosità grottesca è la cittadina. Infatti la mia testa è subito rimbalzata a HP Lovecraft, maestro dell'orrore di ogni tempo, insieme al mio amatissimo Edgar Allan Poe (di cui mi devo fare nota mentale di ricomprare la bibliografia completa dato che quella che avevo è sparita nei mille traslochi 🙁

Nella mia testa, evidentemente in questi giorni abbastanza fertile di fantasie (sto pensando ad almeno un paio di storie per potenziali romanzi o racconti), si sono subito affollate le immagini dei protagonisti ordinari e angosciati del maestro di Providence, di strade scure, l'illuminazione più simile a quella a olio di un tempo che a quella al neon che prevale di questi tempi, di una Ipswich moderna e spaventosa come solo una cittadina agricola della provincia inglese potrebbe essere, il luogo in cui uccidere ed uccidersi è probabilmente il pensiero ricorrente di ogni abitante. 

In questi giorni vorrei avere abbastanza soldi per poter girare un po', inseguire queste risonanze lontane delle mie letture e delle mie fantasie, inseguire il capo della polizia di Ipswich nella sua ricerca, annusare la sensazione che prova un personaggio di Derek Raymond o di Ellroy. Invece mi tocca rimanere in quel di Milano, e godermi le sensazioni che ti riesce a dare la metropoli dove sei nato quando ne scopri un anfratto nuovo o quando incappi in un vecchio scorcio che pensavi cancellato dal tempo e dagli umani…

 

Ma qual è la relazione tra nera e horror? E' difficile dirlo, soprattutto così su due piedi, senza possibilità di fare una ricerca che vada molto più in là di due link buttati lì. L'horror è da sempre un genere influenzato dalla fantasia prima che dalla realtà, contrariamente ad altri generi in cui la realtà viene regolarmente trasfigurata. Viceversa è uno dei generi letterari che ha alimentato le maggiori fobie degli esseri umani. La capacità di solleticare la paura che si cela in ogni persona è un'arte sottile, e a volte le storie horror che leggiamo nella cronaca sono molto più terribili di quelle dei nostri autori preferiti, ma meno capaci di far nascere in noi quel sentimento sottilmente sadomasochistico che è il terrore. Esiste ancora una letteratura horror degna di questo nome? Non lo so, ma come molti altri generi sta cambiando e quello che ne uscirà è ancora presto per dirlo. Devo ammettere che il migliore horror che ho letto ultimamente è stato House of Leaves di Danielewski, uscito in ritardo di soli 5-6 anni in Italia. Onestamente è molto diverso dall'horror classico o dall'horror degli anni 90 di Stephen King e Clive Barker, ma è una letteratura in grado di coinvolgerti lentamente e di lasciarti il senso che un pezzetto di quel vago sentimento di disagio che ti sei portato dietro fino all'ultima pagina rimanga lì con te, divenga parte del tuo quotidiano almeno per un po', costringendoti a uno sforzo cosciente di superamento di un terrore meno immediato e violento, ma nondimeno invasivo. 

Forse il nuovo horror sarà così: mimetico, lento, sottile e persistente, come se facesse parte della tua vita di tutti i giorni, come se non ti lasciasse mai, una volta girata l'ultima pagina. 

 

PS: la Ipswich di Lovecraft si trova nel New England ovviamente, prima che qualcuno scriva un commento suggerendo una fase di demenza precoce… 🙂

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Cartografie milanesi (1300-1860)

10 Dicembre 2006 1 commento

 

In una delle librerie del centro dove affluiscono le rese di mezzo mondo, una sorta di remainder che non usa il nome remainder perché la sua reputazione ne risentirebbe, si possono trovare oltre ai peggiori libri di narrativa, molti libri di immagini: le collezioni fotografiche, i libri d'arte, i libri di ricette, e a volte qualche libro un po' curioso. Nel mio caso: un libro di mappe storiche di Milano. 

Non è sicuramente il più completo che ci sia in circolazione, ma ne ospita alcune ben fatte anche se il livello di riproduzione e la qualità della carta è abbastanza infima. Il vantaggio che ha è quello di non costare molto e quindi di poter essere felicemente storpiato per poter scansionare un po' di materiali.

Molte di queste cartine vi saranno d'aiuto nel navigare Rapsodia Monocromatica 🙂

Il tour comincia da una mappa dello sviluppo di Milano tra il III secolo a.C. e il XIII d.C.: il grosso vantaggio di questa mappa è la presenza di tutte le successive cinte murarie e quindi una visione abbastanza chiara di quelli che sono stati i confini ufficiali della città almeno fino all'incorporazione dei Corpi Santi nel 1873.

carta_IIIac_XIIIdc.pdf

 

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