Fucilate
Il titolo diciamo che è uno sfogo personale, ma ben si applica alla famosa massima di un mio amico avvocato che recita: "se tiri forte all’incrocio dei pali vinci". Il calcio riassunto in una frase. Ibra l’anno scorso dovette aspettare poche partite per capirlo: quel 2-2 con il Livorno in cui i tiri nerazzurri piazzati con sapienza vennero rimbalzati in ogni modo. Quest’anno sembra che ancora non sia convinto della cosa, ma quando ci prova i risultati si vedono. Altra nota positiva è che finalmente noto un po’ di sapidezza tattica del buon José: il primo tempo l’Inter a centrocampo non capisce un cazzo, Muntari non vede biglia, Vieira e Zanetti ballano come scimmie stretti sempre tra tre uomini e la squadra si appoggia all’altezza di Cambiasso, lasciando 30 metri sempre tra il nostro mediano più avanzato e il nostro attaccante più arretrato. Troppi. Infatti il Palermo fa un po’ il cazzo che vuole anche se non entra mai in area. Finisce 0 a 0 ed è un risultato giusto per una partita non eccezionale. Tutti gli interisti si preoccupano per cosa succederà quando la squadra calerà di tono nel secondo tempo, invece l’Inter che rientra nel secondo tempo stringe gli spazi a centrocampo e il baricentro della squadra sale di 20 metri. I risultati si vedono: nel giro di pochi minuti Ibra spara un missile imprendibile da fuori area. Uno a zero. Nel giro di altri 15 minuti punizione dal limite: Ibra spara un’altra fucilata atomica che Fontana non vede nemmeno. Due a zero e giochi chiusi. Ibra potrebbe farne altri tre ma una volta è troppo generoso, e le altre due Jimmy gli nega l’hat-trick. In ogni caso un secondo tempo bello come non si vedeva da Roma.
Julio Cesar mostra di essere al top nel primo tempo, con diversi interventi reattivi e decisivi. Sicuro. Maicon avrà fatto avanti e indietro duecento volte per tutto il campo, non riesco a capire dove nasconda la droga, e sarei molto felice che non andasse in nazionale a metà settimana. Speriamo non sia troppo spompo. Infaticabile. Maxwell dall’altro lato gioca più coperto, ma in fase di appoggio sta tornando ad essere una pedina importantissima per scardinare le difese avversarie. In crescita. Cordoba è stabile: alcuni brividi e nullo in fase di impostazione. Il fallo che gli costa la squalifica poteva evitarlo e speriamo di non rimpiangerlo troppo sabato prossimo. Irruento. Samuel è mostruoso: il recupero a centro area di tacco volante nella posizione dello scorpione è qualcosa che nessun altro centrale al mondo poteva fare. Avrà recuperato circa un milione di palloni. Immenso.
A centrocampo Muntari è chiaramente sotto l’effetto di svariate canne fumate negli spogliatoi. Probabilmente a fine partita avrà chiesto al massaggiatore: oh, ma chi erano gli elefantini rosa? Drogato. Vieira è imbarazzante nella sua lentezza e sbaglia un numero impressionante di palloni. Speriamo che non torni rotto dalla sua cazzo di nazionale. Flemmatico. Zanetti ci mette tutto quello che ha, ed è parecchio. Se non sbagliasse a volte le cose più facili eviterebbe di farmi prendere degli infarti. Sicuro. Cambiasso a mio modesto avviso al posto di Muntari ci avrebbe risparmiato un primo tempo insufficiente, e in ogni caso è incriticabile per la qualità di gioco che esprime. Fondamentale. Stankovic entra e fa il suo, con una voglia che quando c’era il suo amicone Mancini non ci metteva. Rinato.
Davanti lo schieramento a due facilita gli automatismi e infatti Cruz e Ibra si trovano a occhi praticamente chiusi. Forse José dovrebbe pensarci e attendere per il tridente quando i suoi uomini gli daranno quello che vuole. Cruz corre, si spompa ed è ancora impreciso negli appoggi ma dimostra di avere una maturità tattica che Mario ancora si sogna, e che forse potrebbe trasmettere alla nostra giovane promessa. Ritmato. Ibra è semplicemente disumano: dopo la gomitata che gli rifila Carrozzieri (Muntari ha preso tre giornate per molto meno) se la lega al dito e decide di fare da solo. Due bordate da fuori e la partita è chiusa. Poi qualcuno mi spiegherà perché non dovremmo considerarlo un fuoriclasse… Disumano. Mancini entra e fa vedere qualcosa per cui lo abbiamo aspettato dall’inizio dell’anno. Un po’ poco, ma merita un po’ di fiducia. Attendista.
Ora la settimana più lunga, quella prima della settimana più breve, quella piena di partite decisive e che affronterò con il solito groppone allo stomaco. Cazzo.