La divulgazione della catastrofe

14 Gennaio 2007 2 commenti

 

Jared Diamond è uno scienziato abbastanza eclettico, il cui curriculum spazia dalla biologia all'antropologia, passando per archeologia e studio degli ecosistemi. Ormai inizia ad essere vecchiotto (essendo nato nel 37 possiamo dire che oggi ha 70 anni suonati), ma le sue analisi sono molto lucide ed offrono una possibilità rara a tutti coloro che amano leggere divulgazione scientifica: scoprire l'interazione strettissima che nel mondo reale esiste tra i rami più disparati della scienza. Non lo conoscevo fino all'anno scorso, ma devo ringraziare sentitamente l'autistico che me lo ha fatto scoprire, perché a mio modestissimo parere, Diamond è il miglior divulgatore di scienza secondo solo al mai abbastanza compianto Richard Feynmann.

I due libri su cui mi sono dilettato sono Armi, acciaio e malattie e il suo ultimo Collapse, why societies choose to fall or survive. I due libri sono strettamente legati e parlano in pratica della stessa cosa, tanto che potrebbero essere uno il seguito dell'altro. 

Nei libri di Diamond la chiave fondamentale è il desiderio di spiegare i meccanismi attraverso cui le società più o meno complesse che l'uomo è stato in grado di creare, sono riuscite a fare quello che hanno fatto nella storia. In pratica la domanda fondamentale (che l'autore attribuisce a un suo amico guineiano in veste di epifania dell'innocenza) da cui i libri partono è: "perché alcune società umane hanno conquistato mezzo mondo e altre sono morte tagliando l'ultimo albero che avrebbe potuto salvare loro la vita?".

La domanda non è banale e in essa si cela tutto il presupposto razzista dei bianchi di origine europea (e successivamente americana) in tutto il mondo. Il terreno è estremamente scivoloso, ma Diamond riesce a fare un buon lavoro di controdeduzione preparando in anticipo le risposte alle osservazioni-tipo del qualunquista medio. Per chi vuole dotarsi di argomenti contro il razzismo di accatto il primo libro di Diamond è fondamentale.

La brillantezza di Diamond è meno lucida nel suo ultimo lavoro, nonostante gli affreschi che riesce a trasmetterci di culture che vanno dall'Isola di Pasqua fino alla Groenlandia passando attraverso la Cina e il suo amato Montana (così nessuno si può confondere sulla sua Americanhood :). Soprattutto nelle conclusioni vi si legge un po' di cautela, una riluttanza ad ammettere il futuro disastroso che attende la maggior parte del genere umano.

I punti che Diamond elenca nell'ultimo capitolo chiariscono bene quali sono i problemi principali del nostro pianeta e i principali pericoli circa la sua sopravvivenza, ma per conoscerli era sufficiente leggere qualche rivista di scienza ed ecologia, non certo di sbobbarci 500 e rotte pagine ๐Ÿ™‚ Quando nella conclusione deve arrivare al sodo e quantificare le chance e le proporzioni di sopravvivenza delle nostre attuali società, Diamond sembra lasciarsi andare ad un inopinato ottimismo, che non sento di poter condividere. 

Purtroppo infatti l'umanità sopravviverà certamente all'imminente catastrofe (nonostante la mia speranza in senso contrario), ma come sopravviverà, quanti sopravviveranno, e come vivranno successivamente sono un tema (se si vuole più fantascientifico che divulgativo) a cui il 70enne scienziato ha tutti gli strumenti per rispondere meglio di quanto potrei fare io. 

In ogni caso, vivamente consigliati a tutti e tutte entrambi i libri ๐Ÿ™‚

Prosegui la lettura…

Categorie:pagine e parole Tag:

“Noi redivivi, loro redimorti!”

13 Gennaio 2007 Commenti chiusi

 

Apriamo il post sulla dodicesima vittoria consecutiva con una sacrosanta citazione di Bill Murray (che io mi terrei su una mensola in casa per rallegrarmi le giornate) dedicata ai gobbi maledetti che lasciano il pianeta degli imbattuti in serie B. Contro il Torino dimostriamo la solidità che sembra contraddistinguerci quest'anno, ma ci avviamo a un trittico di sfide (viola, doriani, roma) da brividi, in cui servirà anche gioco, e tanto.

I primi venti minuti cincischiamo, il Torino non fa manco un tiro in porta degno di questo nome, nonostante il tanto correre a centrocampo, e noi li infiliamo con la testa di Adriano, che potrebbe anche chiudere la gara dopo uno scatto fulminante di Ibra (ispirato da tutti i santi dei diversi pantheon dei propri antenati), ma spreca incredibilmente.

La saga dei gol sprecati continua nel secondo tempo, quando da solo davanti al portiere il brasiliano riesce a immolare il pallone sulle mani di Abbiati. Zac butta dentro Fiore per avere più gioco che un Rosina non gli basta, e lui lo ringrazia infilandoci una pera con la complicità sfigata di Matrix. Battiamo a centrocampo, retropassaggio a Stankovic, verticalizzazione per Ibra che brucia tutti e mette dentro un gol da cineteca.

Ristabilite le gerarchie il Torino cerca di giocare con l'orgoglio, visto che con i piedi non è all'altezza (nonostante i suoi giocatori siano molto simpatici a parte Balestri che speriamo di vedere presto in campo con il Martinafranca), ma riesce a malapena a scodellare due palle in area che nessuno sfiora e si perdono sul fondo: tanti ohhhhhh ma nessun pericolo reale.

Ennesimo affondo con palla pennellata e Adriano da solo davanti ad Abbiati non sbaglia, lo scarta e il portiere granata lo abbatte, prendendosi il giusto e inevitabile cartellino rosso. Sul dischetto va Matrix che insacca Taibi fresco di panchina. Gli ultimi 8 minuti sono melina: affogare un avversario dignitoso come il Toro  non è un comportamento che si addice alla Capolista. 

Prosegui la lettura…

Categorie:spalti e madonne Tag:

Rappresentazioni grafiche che passione…

13 Gennaio 2007 Commenti chiusi

Oggi ci siamo dedicati con ale ad aggiornare lifetype a 1.1.4, anche se molte delle migliorie che avrei dovuto vedere ancora non riesco a verificarle per un ingarbugliamento dei javascript con il mio browser e un tot di altri fattori. Il tempo che mi rimane per postare qualcosina è risicato, dato che ho ancora appuntamento con la lezione di cinese che mi ero ripromesso di finire entro la settimana. 

In ogni caso è un ottima occasione per raccogliere un po' di fonti che questa settimana si sono strippate con la dimensione della rappresentazione cartografica delle cose più svariate. Consideratelo un aperitivo per il giochino nuovo che stiamo preparando per noblogs e che siamo certi vi stupirà e esagiterà moltissimo ๐Ÿ™‚ [sto sentendo elio e il mio linguaggio ne risente parecchio ๐Ÿ™‚

Tanto per cominciare abbiamo una mappa grafica dei contenuti di boingboing, che è poco di più di un areogramma ma che rende bene l'idea di quantità legata ad uno dei siti che forniscono maggiori spunti per questo e mille altri blog…  A seguire abbiamo il tentativo molto più accademico di uno dei siti di design che seguo (senza capirci molto purtroppo) ma che mi pare un esercizio parecchio formale (ma nonostante questo interessante): due mappe dell'arte contemporanea a milano [uno e due] e due dedicate alla multiculturalità [un'altra e un'altra :)].

Per finire la panoramica degli approcci alla mappatura grafica della complessità abbiamo l'entusiasmo cinico di Bruce Sterling nel presentare una mappa sul web 2.0 (inutile dire che questa cazzo di buzzword mi ha stressato a non finire ๐Ÿ™‚

Per ora vi lascio, ma nei prossimi giorni spero di aver tempo di finire due post su Jared Diamond e su William Blake… 

 

Prosegui la lettura…

Categorie:atlas Tag:

L’ultima sfida di Robert Anton Wilson..

12 Gennaio 2007 Commenti chiusi

morire in un giorno binario. Il sorriso è amaro ma chi ha vissuto densamente non si preoccupa della definitiva mietitrice.

Rileggeremo i tuoi romanzi.

 

Prosegui la lettura…

Categorie:pagine e parole Tag:

Allenamento de luxe

9 Gennaio 2007 Commenti chiusi

 

Il calcio agonistico riprende con l'andata dei quarti di finale della Tim Cup (dalle mi parti sempre e comunque Coppa Italia) contro l'Empoli in formazione primavera che non demerita e la gioca sulla velocità (riuscendo persino a fare tre tiri in tutta la partita). Dopo il meritato onore delle armi, parliamo del calcio di serie A, con un Inter in sordina nel primo tempo che esce con prepotenza nei secondi quarantacinque minuti. Dacourt e Cordoba si vede che non hanno ancora tanti minuti nelle gambe (anche se il secondo pennella il 2 a 0 superando Bassi che ha cacciato fuori dalla porta dei toscani anche i fantasmi dei gol subiti negli anni passati), mentre per il resto il comparto difensivo non ha nessuna esitazione. A centrocampo il solito dominio fisico. Le note migliori sono sicuramente quelle dell'attacco, dato che per la seconda volta nella stagione Adriano non sembra una lavatrice ma un giocatore di calcio, che azzecca addirittura alcuni movimenti senza palla. Per non smentirsi si mangia tre gol fatti, ma non è da solo in questo sport, perché Ibra non vuole farlo sentire solo e quindi se ne mangia anche lui tre. Nonostante questo la sua magia sul gol di Adriano (un doppio passo velocissimo di prima a verticalizzare nel pertugio in cui la palla può arrivare solo al brasiliano) lascia a bocca aperta, quasi quanto il quasi gol del Capitano Zanetti in pallonetto (giusto per completare il repertorio di tocchi che ha fatto nella carriera, dato che non ci risultano altri pallonetti nella storia personale di Saverio :).

Partita rilassata, una bibita con gli amici, due gol e tantissime occasioni. Fossero tutte così le partite quasi non mi sentirei pià interista… ๐Ÿ™‚

 

Prosegui la lettura…

Categorie:spalti e madonne Tag:

Come (non) organizzare una cospirazione

8 Gennaio 2007 2 commenti

 

Devo dire che leggersi cryptome non è sempre immediato, ma alle volte da delle grandi soddisfazioni. Stamattina, essendo in vena di posting flash (dovrei pure lavorare a un certo punto, a me mica mi pagano per bloggare come a qualche altro privilegiato ๐Ÿ™‚ vi lancio l'esca dell'ultimo post del sito (e questo suo sequel) dedicato alla disclosure dei segreti più segreti: raccoglie lo scambio di mail avvenuto su liste pseudo private e teso a organizzare un sito che raccolga gli information leaks (ovvero le informazioni che persone all'interno di una certa organizzazione fanno volontariamente trapelare al fine di minare l'organizzazione stessa). Il sito e l'idea sono carine, il metodo di organizzazione è grottesco e penso testimoni ampiamente l'approccio semplicistico di troppe persone alla questione della privacy. Magari al secondo tentativo ci riescono meglio…

Prosegui la lettura…

Categorie:jet tech, movimenti tellurici Tag:

The meaning of life

8 Gennaio 2007 1 commento

 

Non mi ricordo di aver riso tanto dai tempi del leggendario film dei Monty Python (che tra l'altro penso abbia la miglior locandina di tutti i tempi :). Se non vi riconoscete in almeno uno dei comportamenti sotto indicati non avete la minima chance di intuire il senso della vita. [per i curiosi, io ne centro almeno due, di cui uno praticamente tutti i giorni :)]

credits to xkcd 

Prosegui la lettura…

Categorie:imago Tag:

Zero calcare, molto colore

7 Gennaio 2007 4 commenti

 

Bene, anche per me è arrivata l'ora degli spot: il fortunato vincitore di questa lotteria è il prode zerocalcare, pischello romano di grande talento grafico e pochi sghei, che però tutti noi apprezziamo per la sua immensa generosità (e pazienza, fate che sopporta karletto e O…).

Tra le sue produzioni più apprezzate potete trovare svariati fumetti su genova, tra cui quello che è stato stampato in versione poster e distribuito ai quattro angoli del globo, nonché il fumetto sui fatti dell'11 marzo che trovate anche sul sito di dovevadoevado.

La grande news è che da oggi si lancia nel magico mondo delle graphic novel, la cui differenza con i fumetti è ben riassunta dalle righe introduttive di Mars Attack Rome, sulle cui prime tavole mi sono spanciato stamattina. Mi raccomando, leggete e diffondete il giovine! ๐Ÿ™‚ 

PS: perché non fa un blog su noblogs, vi chiederete. E io che ne so? Chiedetelo a lui, no? Mannaggia alla delega…

 

Prosegui la lettura…

Categorie:comics, imago Tag:

L’arroganza, una virtรน per pochi

6 Gennaio 2007 3 commenti

 

Ogni volta che esco da un film di Von Trier penso sempre la stessa cosa: il danese è una delle persone più arroganti del mondo del cinema di qualità (ovvero non hollywoodiano, tanto per sgrossare con l'accetta). La chiosa del pensiero è di solito che l'arroganza è una virtù che pochi si possono meritare, e il regista fondatore di Dogma 95 è sicuramente da annoverari tra questi. La consapevolezza della sua maestria nel maneggiare la sottilissima o meno distinzione tra finzione e realtà, tra morale ed etica, tra chi racconta e chi vede/legge/sente è l'origine della sua supponenza, che non ammette repliche.

Il Grande Capo è una lama di rasoio a volte un po' tirata per i capelli, omaggio a mille geni e in fondo in fondo soltanto a uno, il suo megalomane regista (d'altronde uno che si fa aggiungere Von al cognome non ha bisogno di altri biglietti da visita): Ionesco, Chaplin i più immediati, ma non mancano i ganci a mille dialoghi sentiti e risentiti in mille film, telefilm, canzoni pop di successo. Von Trier dispiega tutto il suo snobbismo senza darti la possibilità di sentirti alieno almeno a una parte di tutto ciò che stai disprezzando sullo schermo. Perfetto.

Il personaggio migliore? Ovviamente l'islandese che insulta praticamente per tutto il film i danesi… Come non essere d'accordo? Al limite LE danesi si possono concupire, ma senza mai dimenticare di odiarle un po'. Non li salva neanche il Lego ๐Ÿ™‚

Voto complessivo: 8

Prosegui la lettura…

Categorie:cinema Tag:

Il nichilismo dei blog

5 Gennaio 2007 9 commenti

Bruce Sterling pubblica oggi sul suo blog su Wired due articoli che cercano di gettare luce sul fenomeno del blogging e sul suo senso sociale. Il primo articolo nella sua lapidarietà fa proprio il motto del blog di fastidio (in assoluto il migliore blog di noblogs al momento), definendo i blogger nichilisti, ovvero buoni a nulla. Ovviamente il caro Friedrich si sta ribaltando nella tomba per questo uso improprio del termine nichilismo, ma d'altronde far ribaltare nella tomba i padri dei nostri riferimenti culturali è quasi uno sport, più che un hobby (ho cominciato quando avevo diciassette/diciotto anni con Guy Debord ๐Ÿ™‚ 

Allo stesso tempo affermare il nichilismo del fenomeno del blogging percorre un'iperbole in grado di mettere in luce la potenza dello svuotamento, l'esercizio di una piccola volontà come potenza. Il secondo testo ovviamente è da intersecare con il primo, fornendo una valutazione quantitativa al fenomeno che riesce a dare una dimensione migliore della natura elitaria ancora e sempre della partecipazione in rete. Il numero di persone con l'accesso alla rete è intorno a un quinto della popolazione mondiale, ma le persone che partecipano attivamente a un progetto sul web sono intorno all'uno per cento. Inoltre all'interno di questa nuova strettissima oligarchia solo pochissime centinaia producono l'ampia maggioranza del contenuto in ogni particolare situazione. 

Ciò significa che il fenomeno del blogging, per i più svezzati tecnologicamente ormai superato, per i molti ancora la cosa più innovativa che essi siano stati in grado di fare in rete, per la maggior parte della popolazione mondiale una cosa totalmente sconosciuta, è l'aborto di un'idea luminosa? Che si è sprecata la possibilità di sfrutttare un strumento veramente in grado di abbattere i grandi monopoli dell'informazione?

Non penso. Penso semplicemente che la costruzione di meccanismi di partecipazione possibili non vada letta come un elemento di aggressione delle strutture esistenti, ma come un percorso tutto sommato costituente (di cosa? lo vediamo dopo ๐Ÿ™‚ E' assolutamente evidente la natura elitaria della produzione di contenuto in rete, anche laddove si è riusciti ad avere una massiccia partecipazione al processo di produzione dell'informazione (ad esempio il newswire di indymedia), anche quando ci si è presentati in paesini e in paesoni a spiegare come pubblicare le proprie informazioni in un luogo accessibile a tutti.

Non solo. Il meccanismo di costruzione del media di indymedia e di altri progetti sorti dal basso non è stato in nulla diverso dai meccanismi di branding e media-acknowledgement dei media tradizionali: semplicemente potremmo dire che indymedia è stato l'unico fortunato tra i media cosiddetti grassroot ad essere assurto al ruolo di fonte di informazione ufficiale, di media vero e proprio.

La dimensione nichilista del fenomeno blogging (e di centinaia di altri meccanismi di produzione distribuita di informazione) va interpretata in un'altra direzione, quella dell'erosione lenta ma inesorabile di porzioni del colosso dei network di broadcasting che erano state considerati fino a pochi anni fa ineluttabili (la sua dimensione unidirezionale per dirne una, o la sua permeabilità effettiva alla realtà). In questo senso l'espressione di potenza dei blogger et similia è si una espressione di svuotamento, di sottrazione, di distruzione, seppure non nel senso più banale ed ordinario che di solito viene associato alla parola nichilista.

Ma c'è qualcosa di più in questi fenomeni? E se è tutto qui perché stiamo ancora lavorando su strumenti che arricchiscano il panorama dei media grassroot in un modo o nell'altro? Perché esiste una dimensione costituente di questi fenomeni che ne rappresenta il valore più interessante.

Se pensiamo agli strumenti come il newswire di indymedia o come questo sistema di blogging (o come altri) in quanto spazi di definizione di relazioni possibili, di eventualità, e non come momenti di produzione di una verità più vera, di controverità che riescano a competere per solidità con quelle prodotte dal sistema dei media tradizionali, allora scopriamo che tutti questi sistemi non avevano il fine di scimmiottare l'esistente, ma di inventare qualcosa di nuovo, di esprimere potenza in una direzione nuova e fertile, sempre per meritarci il nomignolo di eredi del pensiero del vecchio Friedrich.

Se immaginiamo che tutto ciò che attraversa il nostro schermo in un dato sistema di condivisione e partecipazione del processo di produzione dell'informazione sia in effetti un sitema di coordinate in grado di suggerirci chi ci è più vicino, chi più distante, chi può arricchire i nostri sforzi e chi non è interessante in alcun modo, chi può incrociare la nostra strada e chi invece ne sta percorrendo un'altra, allora scopriamo un senso nuovo in quello che stiamo costruendo, un ritorno alla dimensione originale della parola comunicazione (ie: messa in comune). 

E' in questa forma che quello che costruiamo assume ancora di più il senso di distruzione associato alla parola nichilismo, la trasformazione in possibile di qualcosa che era solo eventuale, la costituzione in realtà di qualcosa che non avremmo potuto conoscere. E' in questa prospettiva che non possiamo pensare al newswire di indy o a questo progetto come un semplice collettore, come una bacheca, ma che dobbiamo intepretare questi luoghi (come altri meno virtuali come assemblee di quartiere o tazebao in luoghi ameni o volantinaggi in mercati e piazze) come possibili rappresentazioni di possiblità, da cogliere, da pesare, da vivere.

PS: il pezzo era molto più lungo e articolato di così, ma la tecnologia mi ha tradito facendomi assaggiare la sensazione del vuoto tra un tab e l'altro di firefox. ๐Ÿ™ 

PPS: sì, i blog sono la merda della rete, ma per questo possono anche essere il miglior concime di un'interpretazione sociale del media che metta al centro il conflitto e l'essere umano, la sua sottrazione all'esistente e al probabile, per l'ipotetico e il possibile.

Prosegui la lettura…

Categorie:jet tech, movimenti tellurici Tag: