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Lega Pro

26 Gennaio 2009 4 commenti

 

La partita di oggi mi ha ricordato le partite di Serie C che ho seguito quando il Genoa del mio socio era sprofondato in un giorno dalla massima serie alla minima. In effetti sembrava una partita della odierna Lega Pro con solo una differenza: il monte ingaggi. Dell’Inter di stasera si può apprezzare solo il carattere, dato che di gioco, tecnica, tattica e qualità non se ne vede l’ombra. Della Samp non si può apprezzare nulla, considerato che è la squadra che fa più cagare della serie A in questo momento. L’importante erano i tre punti, d’accordo, ma se di fronte avessimo avuto una squadra di calcio non li avremmo portati a casa. Ognuno mi pare che abbia contribuito a questo ennesimo capitolo del nostro gennaius horribilis: è anche vero che considerata quanta sfiga ci porta il mese e il posticipo serale era difficile sperare di meglio. Un commento globale alla partita è veramente difficile, complice anche lo schema inedito (4-3-2-1 per un po’, poi sorta di 4-3-1-1-1 per un altro po’) e l’assenza di qualità da entrambe le parti. Diciamo che va bene così, ma non basterà contro squadra un po’ più in forma di questa Samp (cioé tutte le altre di A).

Julio Cesar per Sky è l’uomo partita: ingiusto nei confronti dell’Inter (la Samp non ha mai tirato in porta) e di Adriano, che avrebbe meritato un riconoscimento per essere tornato almeno per 70 minuti un giocatore di calcio. Non che Julio non abbia fatto il suo, sopratutto all’incredibile 96esimo (dato che nel primo tempo a fronte di un tempo di gioco di 20 minuti Celi aveva deciso per soli 3 minuti di recupero), ma la nomina serve soprattutto a poter sparlare della partita dell’Inter. Ormai i nostri polli mediatici asserviti li conosciamo.
Maicon e Santon fanno una coppia di terzini di attacco incredibile e sono uno dei motivi per andare a San Siro. Al centro Chivu e Samuel funzionano bene, anche se Chivu soffia la posizione a sinistra che l’argentino preferisce. Quando di infortunano Cordoba continua a dimostrare di non essere in un buon momento, e solo la presenza del Cuchu improvvisato centrale salva la baracca. Maxwell entra e a centrocampo è meglio che come terzino (imho), ma entra troppo tardi per essere veramente giudicato.
A centrocampo Stankovic, Cambiasso e Zanetti giocano per tre, mostrandosi di nuovo ai loro livelli. Deki poverino prende la seconda traversa in settimana e un giallo che non sta né in cielo né in terra per un’entrata regolare, tanto da far esplodere anche Mourinho che si becca di conseguenza il rosso (forse il mister sta iniziando a capire la situazione in cui vive l’Inter da anni). Muntari non è nel suo giorno migliore anche se per quanto può cerca di aiutare la squadra con pressing e quantità. Però ha sulla coscienza una ciabattata che sarebbe valsa il 2-0 se non fosse in giornata no.
Davanti Mancini è inguardabile. Si capisce perché passa la maggior parte del tempo in tribuna, e fosse per me lo venderei domani al Lione per tanti soldi quanto l’abbiamo pagato. Ennesimo acquisto pacco. Ormai incontestabile. E pure di una certa età per essere recuperabile con il tempo. Adriano sembra di nuovo un giocatore di calcio e meriterebbe molti encomi per quanto ha fatto oggi. Speriamo che duri più del 2 febbraio, giorno di chiusura del mercato invernale. Figo entra negli ultimi minuti quando può fare comodo alla squadra per prendere tempo e palloni.

A futura memoria: Celi è un pezzo di merda che condivide le prime due lettere con l’arbitro più infame che gli interisti ricordano, Ceccarini. Per tutto il primo tempo gli interisti prendono gomitate in faccia, nelle costole, con i doriani che picchiano come fabbri. Risultato: pochi gialli e quasi zero falli. Addirittura a un certo punto Stankovic viene ribaltato da un giocatore della Samp che è giù a quattro zampe, con una mossa di catch. Ovviamente neanche fallo. Viceversa ogni intervento nerazzurro viene sanzionato e anche punti con cartellini in abbondanza. Alla fine di un primo tempo in cui i ciclisti sono stati giù per 5-6 minuti l’arbitro decide per tre minuti di recupero proprio perché l’Inter era abbastanza arrembante. Nel secondo tempo guarda caso sei minuti per dare spazio al possibile pareggio doriano. Finalmente Mourinho conquista il mio cuore interista non mandandolo a dire a nessuno nel post-partita: grazie José, quando inizi a individuare i nemici vuol dire che stai diventando veramente interista.

 

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La paziente ferocia del Leviatano: sgomberata Conchetta a Milano

22 Gennaio 2009 17 commenti

 


Il mostro attende paziente che le vittime si accoccolino nelle sue fauci e poi con feroce voluttà stringe la mandibola e digerisce tutto ciò che vi è rimasto imprigionato. Non ha fretta, può aspettare, non ha bisogno di rinascere costantemente dalle sue ceneri per avere un senso, come i movimenti. Milano da anni grida di dolore, stranziante e straziata, si fa più cupa, più sorda, più gelida, come la luce del suo sole invernale che sembra un raggio congelante emesso da una stella ormai avviata a morire. Chi vi abita non la sente, non la ascolta, con costume tutto italiano si abitua, si ammutolisce, pensa al suo. I milanesi stanno tradendo la loro città, la sua vita, la sua anima, e lei lo sa. E allora anche prendere e passare una giornata al gelo di fronte a un cordone schierato di sbirri al soldo del vero sindaco della città (sua merdosità De Corato) ha ancora un senso: quello di affrontare il Leviatano con dignità, quello di guardare in faccia Milano per dirle che non tutti hanno perso la capacità di soffrire per le sue grida inarticolate. La strada per cambiare non la conosce nessuno, sarebbe troppo facile, ma si può almeno sperare che a un certo punto erompa dall’asfalto in tutta la sua rabbia. Come è già successo altre volte nella storia.
Magari molti che seguono questo scarno blog non sanno neanche che cos’è Conchetta, e quindi per loro il suo sgombero vuol dire poco, un minuscolo granello nella marea di sfiga e violenza che sono costretti a subire ogni giorno. Ma per Milano vuol dire molto. Conchetta è (era) uno degli spazi sociali più longevi di Milano: in piena zona di movida milanese ha continuato da un ventennio a produrre cultura alternativa, e ad ospitare ogni alito di agitazione politica che attraversasse la metropoli. In conchetta è nata e cresciuta la Shake Edizioni, il gruppo di Decoder, vi si sono rifugiati i punx degli anni ottanta milanesi e non solo, vi si è stabilita la libreria Calusca e l’archivio del suo fondatore Primo Moroni, uno dei pochi angoli di memoria storica dei movimenti in città ancora sopravvissuto.
Stamattina alle sei 20 anni di storia sono stati aggrediti da un manipolo di sbirri e canazzi agli ordini di De Corato che senza uno straccio di mandato e con la sola fregola politica di mostrare un po’ di muscoli in tempi di incipiente campagna elettorale provinciale, ha deciso di forzare i tempi della vicenda di Conchetta 18. Tutti infatti si aspettavano che prima della pronuncia di un giudice sull’istanza di sgombero non si muovesse nulla, ma si sa che ormai chi da 25 anni governa questa città impunemente non si interessa molto né della legge (non saremo noi a farne un’elegia) né ai sentimenti della città e della sua storia. Cancellare tutto, radere al suolo, sbranare il nemico fino a farne brandelli. Questo è tutto ciò che conta. E l’unica speranza è che la ferocia prima o poi ripaghi a dovere chi l’ha seminata.

PS: sabato anche i locali di via Pergola 5 verranno riconsegnati ai proprietari. Un altro pezzo importante della vita di Milano che se ne va. Ho vissuto tre anni splendidi in quell’isolato e prima di me chi vi lo ha fatto nascere e crescere ha segnato momenti altissimi della vita sociale e culturale della città. Gli ultimi hanni – è vero – non hanno reso merito alla storia di quel posto, e per me è difficile digerire l’opportunismo che vi si è installato, ma per chi non è stato così coinvolto e vuole omaggiare le serate che ha amato e le giornate che ha goduto in quei luoghi, sabato c’è l’ultimo party. Non perdetevelo.

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Partite a invito

22 Gennaio 2009 9 commenti

 

E’ il consiglio che do alla società nerazzurra, dato che palesemente dei tifosi allo stadio non frega più a nessuno, a meno che non facciano i cattivi (Gianni Mura dixit e noi condividiamo il sarcasmo). Io della partita di oggi ho visto solo il secondo tempo dato che sono stato dalle ore 20.00 alle ore 21.30 in coda alle biglietterie. Già perché in banca i biglietti omaggio per chi aveva visto almeno una partita di Champions non si potevano cambiare, ma si doveva andare in biglietteria. E se uno voleva prendere un biglietto in banca poteva farlo, ma come al solito non il giorno stesso (chissà per quale arcano motivo certamente legato alla sicurezza dei cittadini…). I conti li potete fare anche voi: 20 sportelli per 150 minuti circa (dalle 18 alle 20:30) sono circa 3000 sportello-minuti. Per almeno una trentina di migliaia di persone (tra mini pass e gente che voleva comprare un biglietto perché allo stadio solo occasionalmente), fa 10 persone al minuto a sportello. Considerate che per volere dei nostri Ministri dell’Interno bisogna scrivere il nome, il cognome e la data di nascita su ogni tagliando, e ditemi voi se bastano 6 secondi per la procedura. Aggiungete biglietterie obsolete, senza incanalamento e transenne e ne esce fuori una calca dantesca in cui tutti finiscono per odiarsi e gli animi per esasperarsi. I veri problemi di sicurezza nascono qui.

Il secondo tempo mi è parso in relax, con i nerazzurri a controllare il gol di vantaggio e i romanisti neanche troppo convinti di recuperare. Al gol del pareggio risponde subito l’Inter e la partita finisce lì, con la solita coda polemica e violenta del solito Mexes (questo a furia di essere l’amante del presidente della sua squadra perde di vista la misura). La squadra mi è piaciuta, anche se io avrei chiuso il risultato con un terzo golletto, anziché limitarmi a controllare e fare venire infarti ai tifosi. In ogni caso è stata una buona risposta all’episodio riprovevole di domenica, da non lasciare isolato nel tempo. Note positive: Santon sulla fascia sinistra all’esordio contro la Roma titolare è stato meglio di quasi tutte le prestazioni di Maxwell nell’anno; Cuchu e Deki in ripresa; incredibilmente anche Adriano sembra un giocatore di calcio sovrappeso e non una lavatrice, anche se con lui quanto durerà? Io scommetto fino al 2 febbraio con la chiusura della sessione di mercato. Note negative: Maicon un po’ spompo, Muntari e Zanetti non al meglio, Ibra anche lui un po’ anonimo. Gli altri hanno fatto il loro, senza particolare arte né parte.

 

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Niente alibi

18 Gennaio 2009 12 commenti

 

Un’Atalanta irriconoscibile distrugge un’Inter irriconoscibile. Per un’ora e mezzo i nerazzurri più blasonati prendono lezioni di calcio dai nerazzurri orobici a cui riesce tutto senza sforzo: ogni rimpallo sui piedi, ogni tocco perfetto, ogni inserimento senza falla. Viceversa i giocatori della Beneamata non ne imbroccano una, sembrano essere rimasti negli spogliatoi per un tempo in più. C’è poco da dire. Il gol di Ibra è fin un premio eccessivo per la partita che abbiamo giocato. Rimane il rammarico di una partita che poteva essere affrontata con la testa. Gli unici giocatori che si salvano sono Julio Cesar, Obinna, Adriano e stiracchiando Maicon, Ibra e Figo. Gli altri tutti ampiamente insufficienti: Maxwell e Chivu non pervenuti, Cordoba e Burdisso si confermano giocatori dignitosi solo con Walter Samuel al fianco, Zanetti e Cambiasso sembrano la fotocopia sbiadita di se stessi, Stankovic evidentemente non ancora recuperato, Crespo in controtendenza rispetto alle ultime due partite. Un disastro. A Mou non contesto nulla, ha fatto le scelte che avrei fatto anche io, tranne una: perché visto che il centrocampo non vedeva biglia, non mettere dentro un incontrista vero anziché insistere su un Cuchu che non era lui? Bolzoni ha la lebbra? Ma il problema della partita non è né tattico, né tecnico, è semplicemente psicologico.

Facciamo un po’ di conti sul girone di andata: io rimpiango moltissimo i tre punti del derby e i due punti lasciati al Cagliari. Lo scivolone a Bergamo – dove sono caduti tutti tranne i gobbi contro cui l’Atalanta diventa sempre una mozzarella e le merde con un colpo di culo – ci può stare, anche se fa incazzare come bisce. I pari con viola, Genoa e Samp ci possono stare. Ma i punti che ci mancano sono i cinque che ho indicato. Per ora non c’è motivo di allarmarsi, ma la spina va riattaccata subito e la strada maestra ripresa senza esitazioni. Era dal 2003 che non perdevamo 3 a 0 (con la Juve tanto per cambiare), se non contiamo la sciagurata finale di andata di Coppa Italia di due anni fa a Roma (che però tendo a non considerare come una partita giocata sul serio). Non è un bel primato da aggiungere al Palmares di Mou. Speriamo che lo sappia anche lui e ci metta subito una toppa caratteriale. Ora rimane solo un pensiero: Forza Lazie. Anche se io diffido dei favori altrui.
 

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Forse ci serve un viaggio a Lourdes

14 Gennaio 2009 7 commenti

 

L’Inter affronta gli ottavi di finale di Coppa Italia con una squadra rimaneggiata e un po’ di turnover. Dei magnifici 5 (JC, Maicon, Samuel, Cambiasso, Ibra) José ne schiera due: impegno non sottovalutato, ma neanche troppo valutato. Il Genoa viene a Milano con Sculli unica punta (per dire) e tutto chiuso in difesa: restare in dieci dopo pochissimo non aiuta a cambiare la loro mentalità rispetto alla partita, e caragrazia che mentre le nostre palle non entrano mai tra botte di sfiga, errori e miracoli di Scarpi, l’unico tiro rossoblu si infila nel sette (stesso numero di maglia del marcatore che si deve leccare i baffi per il gran gol). Giochiamo il primo tempo sottotono ma neanche troppo, mentre il secondo tempo è un martellamento continuo, e quindi poco da dire. Se concretizziamo di più, non ce n’è per nessuno.

Toldo fa i suoi migliori interventi quando è ormai surgelato: sulla punizione al 119esimo di Olivera in realtà si fa lanciare dai raccattapalle sperando di azzeccare lato della porta. Nessun impegno, nessun dolore. Maicon è stato fermo troppo e si vede: la sua voglia di giocare lo porta a sfondare ovunque. Il gol sarebbe stato meritato, ma stasera la sfiga non sembrava darci tregua. Samuel non perde un colpo, e appena succede per sfiga e non per imperizia, prendiamo un gol. Speriamo non succeda nelle partite sbagliate. Burdisso con di fianco Samuel sembra un vero centrale difensivo e non fa rimpiangere più di tanto Cordoba: merito di chi? Maxwell è il solito fantasma: sul gol non si capisce perché non ci sia nessuno su quel lato del campo, dove cazzo era? In attacco sta piantato sulla linea dell’out e quando gli arriva il pallone nessuno lo aiuta, lasciandogli l’ingrato compito di inventarsi l’impossibile o di appoggiarla dietro. Due palle.
A centrocampo continua il nostro calvario: Muntari pare aver disimparato a giocare a calcio, Jimenez continua a necessitare il triplo del tempo di una persona normale per decidere una giocata con il risultato netto di ammazzare il gioco o di perdere il pallone, Chivu non riesce a passare la palla a più di 5 metri senza andare in ansia, ma davanti alla difesa gioca molto meglio che laterale o peggio trequartista nel rombo. Con questi tre in queste condizioni Zanetti deve correre come un ossesso e meno male che c’è lui. Davanti Adriano e Crespo: due sport diversi. Ogni movimento del secondo è una lezione del manuale del centravanti; ogni non-movimento del primo è una lacrima che incide profondamente il cuore di ogni interista. Verso il 70esimo il tasso alcolemico deve essersi improvvisamente abbassato perché per dieci minuti sembra tornato ad essere un giocatore di calcio: segna quasi in rovesciata e poi la mette di testa. Speriamo sia bastato per convincere il tottenham a offrirci 15 milioni di euro e levarci dal cazzo un giocatore che poteva essere tutto per noi ed è stato solo disperazione. Chi è causa del suo mal pianga sé stesso, diceva mia nonna.

Adesso ci tocca la sfida secca con la Roma. A San Siro. Almeno lo stadio sarà pieno.
 

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Mangia e Bevi: succo al risarcimento

11 Gennaio 2009 4 commenti

 

L’Inter è una squadra di signori, si sa. Dopo la frantumazione di coglioni per la vittoria immeritata a Siena, decidiamo di risarcire il campionato bevendoci due punti e mangiandoci un quintale di gol (in particolare il solito Ibra che non è buono di mettere dentro le palle facili). Il Cagliari gioca come tutte le squadre a San Siro: chiusi dietro e contropiede, con qualità dal centrocampo in su. Noi continuiamo a soffrire queste squadre e dobbiamo capire che se non la mettiamo prima o poi la sfiga ci si mette di traverso e il gol lo prendiamo (senza lo scivolone di Samuel col cazzo che il Casteddu passa).
La sosta come al solito ci porta sfiga e un po’ ci mettiamo del nostro, entrando in campo molli come fichi e con una formazione attesa ma non condivisibile (da me almeno). Le partite come questa le vinci martellando nella loro metà campo l’avversario, che è sempre andato in sofferenza quando noi ci facevamo sotto, con un banale 4-4-2 e cross che piovono in mezzo da ovunque. Invece giochiamo con il rombo, con Muntari, Figo, Chivu che si cambiano di posizione tre volte nei primi 20 minuti, con il solito turbillon di moduli e interpreti che non si capisce se sia dovuto a confusione mentale, alcolismo o estro artistico alla cazzo. Zanetti dietro ci tiene più bassi anche se alla fine del primo tempo è lui a cercare di scuotere la squadra, Muntari trequartista non si può vedere, Figo per età e Chivu per propensione rallentano il gioco in maniera eccessiva. Nel secondo tempo entriamo più determinati, ma il Cagliari trova il jolly e passa in vantaggio con un freddissimo Acquafresca. A quel punto Mourinho impazzisce: passa a tre in difesa, anzi a un e mezzo considerato che giocano Zanetti-Chivu-Maxwell, con in campo cinque attaccanti e solo due centrocampisti. Balliamo come scimmie in mezzo, dietro e pure davanti dove Crespo e Cruz si pestano i piedi continuamente, Mancini e Quaresma sono lontani dalla loro forma e Ibra non può fare tutto da solo. Il gol è una grazia e il secondo sarebbe francamente eccessivo, anche se non del tutto immeritato. Altrettanto però si può dire per il Cagliari che ci salva in due occasioni da un passivo che non avremmo meritato.

Passiamo agli interpreti. Julio Cesar non può molto sulla conclusione di Acquafresca, e per il resto a -5 gradi il fatto che non sia morto congelato è già in sé un miracolo. Zanetti di nuovo terzino destro fa il suo mestiere, ma non è Maicon e si vede, anche se alla fine del primo tempo suona la carica chiedendo ai suoi compagni di crederci e giocarsela. Maxwell è il solito bravo giocatore, né carne né pesce, forse deve vincere la timidezza. Al centro Samuele e Cordoba giocano dignitosamente, anche se entrambi fanno la loro cappella (quotidiana per il colombiano, eccezionale per l’argentino) che costa un quasi gol e un gol: non suff.
A centrocampo gli interpreti continuano a cambiare posto in campo e la confusione si vede; Cambiasso è in giornata no, Muntari è stato ospite a Inter Special100 e lode e ne subisce la maledizione, Figo deve sempre provare a fare sto cazzo di paso doble anche quando non serve, e Chivu rientrava da un infortunio. Balliamo di brutto e non c’è niente da dire. Davanti Ibra conferma la sua inabilità al colpo semplice, mangiandosi tre gol fatti incredibilmente, Cruz rientrava da un infortunio e si vedeva, e vorremmo tutti capire perché sul gol annullato a Mancini non abbia tirato direttamente in porta. Quaresma fa finalmente una partita da sei, anche se doveva correre molto di più di così. Mancini è l’ombra del brocco che è stato a Roma, mistero. Crespo invece ha fatto vedere di essere ancora determinante, anche se nell’azione del gol probabilmente voleva tirare in porta.

La vera nota positiva è che l’anno scorso al rientro da Dubai eravamo molto più conciati di così. Poi qualcuno prima o poi ci spiegherà perché giochiamo a -5 gradi anziché a 3-4 gradi nel pomeriggio. Dopodiché niente tragedie: mo’ ci tocca cercare i tre punti a Bergamo, mentre sarebbe stato meglio vincere in casa e incappare in un pareggio nel campo per noi sempre difficile della Dea. Nel mezzo, sfida secca con il Grifone per la Coppa Italia: forza ragazzi.
 

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Un giorno per la Palestina

3 Gennaio 2009 6 commenti

 

E’ da quando è iniziata l’offensiva "difensiva" (cit. la Presidenza dell’Unione Europea di marca ceca o forse cieca) israeliana a Gaza mi sono fatto molte domande, reprimendo la furia che mi sale dallo stomaco ogni volta che penso alle migliaia di persone prigioniere e bombardate con il placet di tutto il mondo. Oggi ho avuto l’occasione di dedicare un giorno a tutte le persone che ho incontrato nei territori, a Khaled, a Saif, a Bilal, a Lubna, a tutto il campo profughi di Deheishe, a Meri, che sicuramente ora è sotto le bombe. E’ poco, quasi nulla, rispetto a quello che sarebbe necessario fare, a quello che sarebbe giusto fare, ma è il mio piccolo sasso contro un tank. 

Oggi pomeriggio qualche migliaio di persone ha percorso le strade fredde di Milano, tanti arabi, tanti palestini, bambini, donne, uomini, vecchi, che gridavano che Israele è uno Stato di assassini. Ovviamente sui media italiani si parla solo della fottuta bandiera israeliana data alle fiamme, e anche Moni Ovadia, che stimo per molte altre cose, ha perso l’occasione di stare zitto mentre il suo popolo lo Stato di Israele che rappresenta tutto il suo popolo agli occhi del mondo si comporta come e peggio dei carnefici che ha conosciuto tanto da vicino  durante la Seconda Guerra Mondiale. Oggi pomeriggio Milano era fredda, ma mi è sembrata un po’ più umana di quanto abbia potuto notare negli ultimi due anni. Per alcuni brevi attimi ho risentito quel piccolo inestinguibile calore che sale dalle viscere quando stai partecipando a qualcosa di giusto, in un senso superiore e più alto di quello che potresti intendere tutti i giorni. 

La manifestazione è finita in piazza Duomo, in mezzo allo shopping, ai pischelli ignavi e incuriositi, alle signore impellicciate ignare e disprezzabili. Le stesse signore impellicciate che nel giro di un paio d’ore potevi vedere aggirarsi all’Anteo, a vedere Il Giardino dei Limoni, un film israeliano, semplice e senza sofisticazioni, che cerca di raccontare con equilibrio e con immediatezza tutta la tragedia di quello che avviene in Palestina tutti i giorni: la violenza insensata, l’oppressione, la rabbia che viene alimentata e covata, le contraddizioni all’interno del popolo palestinese, i dubbi degli israeliani di buona volontà e il cinismo di quelli di cattiva volontà. Il filme è molto bello, e vedere tutta quella gente che nel pomeriggio per strada non c’era, o era chiuso in qualche negozio per i saldi, è veramente uno spreco di bile. Il mio commento a fine film è stato: "una bella vacanza studio a Gaza di un mese a calci in culo, poi vediamo se fanno ancora i commenti da intellettuale di sto cazzo dell’ultima ora dopo questo film, loro e le loro pelliccie del cazzo". 

Poi torno a casa, guardo il tg3 (non il tg5 o il tg1 o il tg4) e si parla solo dei razzi "criminali" di hamas, mentre soldati israeliani entrano in un territorio già devastato con carri armati, artiglieria e supporto aereo. Altro che Davide e Golia. L’unica briciola di speranza mi viene quando giro su BBC World e assisto a una doppia intervista con il portavoce del governo israeliano dall’altro, tutto frasi fatte e diplomazia, e Mustafà Barghouti dall’altra, tutto schiettezza e parole semplici ma dirette. In Italia una intervista in cui entrambi i punti di vista di questa guerra siano esposti così limpidamente non la vedremo mai, e questo la dice lunga. Come non vedremo mai l’ex sindaco della nostra Capitale (Ken "il Rosso" Livingstone per essere chiari) dire che Israele sta commettendo un crimine di guerra. Siamo un paese arretrato, stupido e inerte di fronte a ogni cosa. E’ stato così anche nel nostro più buio passato, della cui caduta (quasi) tutti adesso si attribuiscono il merito. 

Il giorno che l’occupazione israeliana verrà denunciata da tutti nel mondo, forse ci sarà una chance che i Palestinesi, cocciuti, orgogliosi e con l’unico tesoro della loro dignità, non si facciano ammazzare fino all’ultimo. Palestina Libera. 

 

Art. 624 c.p.

21 Dicembre 2008 8 commenti

 

Per chi non lo sapesse si tratta del reato di furto, che prevede dai sei mesi ai tre anni. Nel nostro caso, considerato che è un caso semplice e senza particolari aggravanti, con Bastoni come avvocato, ce la caviamo con sei mesi. Poteva andare decisamente peggio. Se poi sul piatto della bilancia si mette l’ottava vittoria consecutiva, direi che va tutto bene così. Gli unici autorizzati a lamentarsi sono i senesi, che meritavano quantomeno un pareggio: poi avendo dato i natali a Moggi e essendo stati per dieci anni la terza squadra della Juve dopo il Messina, direi che da lamentarsi hanno ben poco.
L’Inter affronta l’ultimo impegno agonistico del 2008 con la testa altrove, all’aereo che trasporterà brasiliani e argentini nell’altro emisfero per una settimana di vacanza e di ferie. E’ un ottimo dato che Mourinho sappia cosa gira nella testa dei propri giocatori. E’ un pessimo dato che non riesca a metterci una toppa. Un pessimo dato che potrebbe costarci caro. Ma questa sera non ci costa nulla, e alla fine rubiamo almeno due punti al Siena (che vanno decisamente a compensare i due punti che ci sono stati rubati al derby). Non è che giochiamo male, o che si possano attribuire colpe particolari all’allenatore, ma giochiamo con poca testa, mentre i bianconeri danno l’anima come se fosse la loro ultima partita prima della morte. Se al posto di Frick avesse che so Rooney, il Siena avrebbe vinto 5 a 2 (includendo il gol di Maicon in fuorigioco di due metri netti).

Julio Cesar è incolpevole sul gol, ma in almeno altre due-tre palle gol del Siena è colpevolmente ancorato sulla linea di porta, soprattutto nelle due azioni fotocopia del gol preso con il Chievo domenica scorsa. E’ singolare che l’Inter abbia preso un gol giocando con fiorentina, genoa, udinese, palermo, juventus, napoli e lazio, mentre ne abbia presi tre da Chievo e Siena. Misteri della fede. Maicon segna i due gol che valgono la partita, si prende il giallo per allungare le vacanze e esorcizzare la squalifica, lasciando spazio a Santon contro il Cagliari: monumentale. Maxwell è nelle sue giornate tipo fantasmino Casper (cit. interistiorg.org), sua la responsabilità sia del gol che delle azioni più pericolose del Siena, inesistente in avanti, tranne sull’azione del secondo gol: basta per il sei, ma neanche tanto. Samuel è in una giornata normale, quindi è solo uno dei migliori centrali del mondo, mentre Cordoba è in una giornata normale, cioé uno dei più veloci centrali del mondo a recuperare su una propria cazzata facendo credere a tutti di non averla fatta.
A centrocampo soffriamo perché il pressing del Siena ci mette in difficoltà: Muntari sbaglia molto soprattutto quando non ha tempo per pensare; Zanetti fa qualche dribbling di troppo e perde due palle pericolosissime, in sé una notizia; Cambiasso è ovunque e se mappassero le zone del campo calpestate corrisponderebbero proprio a tutto la superficie verde, immenso. Jimenez è schiacciato tra la linea alta del Siena e la sezione bassa del rombo, deve allargarsi e risulta meno incisivo di quanto potrebbe, anche se può poco.
Davanti troppa immobilità: Balotelli gioca decentemente – a pelo pelo – per un tempo, poi scompare e viene sostituito altrettanto impalpabilmente da Crespo; Ibra è in quelle giornate in cui è lì da solo a fare reparto e non può fare più di tanto. Figo si conferma un ex giocatore: nei primi dieci minuti in cui gioca ogni palla che tocca è una palla persa. Meno male che è l’ultimo anno perché è una cosa che fa male al cuore vedere così uno dei più grandi fuoriclasse di questi ultimi anni. Quaresma entra e prende due falli: poco per 18 milioni di euro + Pelé.

L’Inter porta a casa una partita senza lode e sommando un discreto culo a un’immane svista di Griselli (il guardalinee), che forse nutre sensi di colpa altrettanto immani per i dodici-quindici anni di frustrazioni e sofferenze a cui ha allegramente e solertemente partecipato. Sappia anche lui che non si ripara alle nefandezze compiute con altre infamate, e se mi spiace per qualcuno mi spiace per Giampaolo che merita di più che una classifica e una squadra come il Siena. 

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Borromeo Underground

15 Dicembre 2008 Commenti chiusi

 

In una settimana secondo libro della Eclissi Editrice, piccola casa editrice milanese che si sta conquistando un certo spazio sugli scaffali grazie alla sua caparbietà e semplice simpatia. Devo ammettere che la qualità del "prodotto libro" potrebbe essere migliore, ma c’è spazio e fiducia per migliorare (le stampe sono un po’ così, l’impaginazione lascia a desiderare e le copertine sono molto lineari e poco accattivanti; e ho beccato un paio di errori di ortografia che qualunque correttore di bozze dovrebbe sgamare prima di me!!). Borromeo Underground è sicuramente un bel giallo submetropolitano, con un ottimo ritmo e una trama avvincente: ricorda un poco il nostro Monocromatica nella scelta di esplorare i misteri e la storia di una città (Pavia) per costruirci sopra una narrazione. Diversamente da noi il paesaggio urbano o suburbano pavese non è protagonista, mentre la fa da padrone la trama. Ernesto Lunati sceglie con chiarezza su cosa puntare e porta a casa il risultato, mentre per noi mi è rimasta l’impressione che avendo cercato di salvare capra e cavoli siamo rimasti a metà del guado con entrambi. In ogni caso il libro scorre alla grande e mi sono molto divertito a leggerlo: spero in futuro di avere occasione di conoscere l’autore perché mi sembra un personaggio affine alle nostre strade. L’unica critica vera che mi sento di muovere è che il libro non aggredisce abbastanza istanze sociali ma si confina alle dinamiche relazionali tra esseri umani di giovane età, e dal punto di vista stilistico ho trovato i dialoghi un po’ freddi e troppo composti: si vede che sono stati scritti per un libro e non sono abbastanza vivi. Anche qui sono l’ultimo che può criticare senza mettersi in mezzo, dato che i miei dialoghi di solito sono realistici come un fiore sulla luna. Però anche se non sono capace di farne di buoni io, non significa che non mi accorga quando non funzionano quelli degli altri. In conclusione consiglio a tutti una lettura per un paio di sere di piacevole rincorsa ai misteri borromaici nei dintorni di Pavia. Al prossimo libro.

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Facile o difficile?

14 Dicembre 2008 2 commenti

 

I nerazzurri portano a casa la settima vittoria consecutiva dopo aver rischiato di gettare al vento una giornata dagli incroci favorevoli, con ladri e merde che nel posticipo dovranno decidere se scannarsi a vicenda o accontentarsi di un pari che le porterebbe a -8. Obiettivamente la partita sembrava tra le più facili, con un Chievo abulico davanti e incerto dietro. Come al solito però dopo un tempo di dominio svogliato e supponente abbiamo dato la possibilità ai clivensi di accorciare con due gol in cui le colpe di scarsa concentrazione di difesa e portiere sono evidenti. Fortunatamente è successo al 20esimo della ripresa e non allo scadere perché il tempo a disposizione ci ha dato la chance di scuoterci e riprendere in mano la partita, terminandola con uno scarto che è ancora generoso con gli ospiti gialloblu. Il problema dell’Inter rimane lo stesso: la sua latente ma inesorabile follia e i suoi vuoti di concentrazione. Speriamo che José sappia metterci una pezza entro febbraio.

Passiamo ai protagonisti: Julio Cesar per la prima volta in stagione ha delle colpe da mettere sul piatto più ampie dei meriti; sul primo gol parte in ritardo e la sensazione è che ci potesse arrivare, mentre sul secondo lascia scorrere la palla davanti a tutta la sua porta senza acchiapparla; se a questo aggiungiamo un paio di uscite un po’ farfallone e un pallone che gli scappa rischiando la frittata, ne viene fuori una prova molto al di sotto delle sue potenzialità. D’altronde non puoi stare concentrato per 60 partite in cui arrivano dalle tue parti raramente. La coppia centrale Samuel/Cordoba si dimostra una gran coppia, e sul primo gol non può nulla mentre sul secondo lo sbilanciamento di tutto il resto dei reparti non può essere imputato a loro: avanti così. Maxwell a sinistra e Maicon a destra sono speculari: grandi cavalcate in avanti, qualche mancamento dietro. Soprattutto il brasiliano pazzo, che a fine partita si ferma sul campo a regalare un pallone alla tribuna arancio e a raccogliere applausi, sul secondo gol è inspiegabilmente a centro area anziché nella sua posizione di terzino destro. Certo le sue discese compensano l’errore e non esagererei più di tanto con i sofismi sul valore del nostro reparto arretrato.
A centrocampo ormai schieriamo un canonico rombo, almeno fino al 2 a 2 quando passiamo a un centrocampo in linea a 4 che nei ribaltamenti di fronte diventa 4-2-4: con il Chievo lo si può rischiare. Stankovic sembra rinato e mette un gol incredibile – che ci costerà centinaia di palloni tirati dalla tre quarti ma vabbé – e Cambiasso è ovunque. Il capitano mostra delle discese che lo fanno sembrare più giovane di 20 anni, mentre Muntari continua ad avere delle altalene paurose di rendimento nell’arco di pochi minuti. La mia sensazione è che ci metta molta grinta ma che sbagli ancora troppi appoggi semplici che dovrebbero essere invece il pane del suo ruolo. Da aspettare ancora un po’.
Davanti tutto sommato buone notizie: Ibra quando cominciamo a giocare a calcio non lo ferma più nessuno e mette due gol che portano a casa il risultato; Obinna corre tantissimo ma sembra la copia giovane di Suazo, e direi che abbiamo già dato; Figo finalmente scarta due avversari e fa due cross consecutivi senza sbagliare, qualcosa che non vedevamo dal 2007. Supermario per una volta entra in campo con un po’ di determinazione e si vede, gioca palloni, scambia con i compagni e solo il fischio di Bergonzi gli nega il contropiede che lo farebbe tornare al gol. Anche Crespo è in netto miglioramento anche se manca uno stop che in altri tempi avrebbe fatto con le orecchie, e ancora non riesce a metterla dentro.

Conclusioni: le partite facili se non si tiene la concentrazione per novanta minuti diventano difficili e rischi di sbatterci i denti. Quando l’Inter riuscirà a tenere la testa nella partita indipendentemente da avversario e importanza della partita, non ce ne sarà più per nessuno. Ogni tifoso spera che questo avvenga più prima che poi. Dato che poi non serve più.

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