Archivio

Archivio autore

中国 made easy: info di base, Shang Hai 上海, Suzhou 苏州, Kaifeng 开封

18 Luglio 2008 2 commenti

 

Con questo post voglio cominciare una serie per permettere ad altri che intendono farlo di avere qualche dritta se mai si ritroveranno in cina. Alcune informazioni, soprattutto quelle di base, sono in gran parte frutto della precedente esperienza di otted e gi0 che hanno provveduto a rifornirci di consigli prima di partire, nonche’ di quanto trovate scritto in qualsiasi guida. Alla fine pero’ ho pensato che fosse una buona idea riproporre una sintesi di molte cose anche qui. Partiamo!

Info di base

Viaggio: se non avete ancora comprato il biglietto di andata e ritorno vi consigliamo di andare a farlo al CTS: il servizio e’ buono, vi costa solo la tessera (30 euro) anziche’ le solite commissioni e per poche decine di euro vi include l’assicurazione sanitaria nel prezzo del viaggio (vedi sotto la sezione su sanita’). Inoltre la tessera CTS va benissimo se non siete canuti e vecchietti per far credere ai chinao di essere uno studente universitario, cosa che in alcuni musei vi puo’ far pagare meta’ del costo di ingresso: attenzione spesso gli sconti studente non sono segnalati o sono segnalati solo in cinese (studente si dice xue sheng, 学生), e dovete chiederli allo sportello mostrando la tessera.

Visto e permessi: fino a prima delle Olimpiadi l’unica cosa che avevate bisogno per fare il visto era un documento di identita’ valido, il passaporto, il biglietto aereo di andata e ritorno. Andavate al consolato in via Benaco a Milano (M3 Lodi TIBB), prendavate il vostro simpatico modulo (che cambia ogni volta) e allegavate tutto. Quest’estate per noi e’ stato necessario anche portare la prenotazione dell’albergo per tutto il periodo, e nel nostro caso il contratto d’affitto, il permesso di residenza e il passaporto del socio, nonche’ una lettera di ospitalita’ di chi vi ospita o di chi vi invita nel caso di visti non turistici. Forse dopo le Olimpiadi tornera’ tutto normale, ma per ora e’ ancora cosi’. Il visto costa 30 euro e ha una validita’ di 30 giorni da quando entrate in Cina, cosa che deve avvenire entro 3 mesi dall’emissione del visto stesso (eg: fate il visto il 10 giugno, potete usarlo fino al 10 settembre, e se entrate in cina il 9 luglio varra’ fino all’8 agosto). Prima delle Olimpiadi per rinnovarlo bastava andare al PSB in Cina o all’ufficio passaporti e di solito per i primi tre mesi non c’erano problemi. Adesso (almeno fino ad agosto 2008, ma si ritiene che da settembre/ottobre tutto torni come prima) per rinnovare il visto un italiano deve farsi un conto presso una banca cinese e depositare almeno 100 euro al giorno di permanenza come "fido", oltre che presentare una lettera che testimonia il suo essere in ferie dal lavoro. Alla fine ci va meglio dei francesi che devono tornare in francia forzatamente. Per ovviare a questo problema, se qualcuno e’ ancora in ballo, il consiglio e’ quello di fare un multi-entry visa, cioe’ un visto a piu’ entrate che dura di default 90 giorni e vi fa saltare il rinnovo (ovviamente questo lo abbiamo scoperto da altri viaggiatori e non al consolato, cazzo di buddha!)

Vaccini e medicine: per quanto riguarda i vaccini nessuno e’ obbligatorio; in ogni caso a me e blanca e’ parsa una buona idea farsi il richiamo dell’antitetanica, la vaccinazione contro il tifo (la potete comprare per una ventina di euro anche in farmacia, sono tre pillole da scofanarsi in sei giorni), e quella contro le epatiti – che blanca aveva gia’ fatto – per la quale avete bisogno di un mese di tempo per fare almeno i primi due richiami (una ventina di euro ciascuno). Per i vaccini basta andare a Milano in via Statuto all’ASL dove potete prendere appuntamento e fare tutto il necessario (se non siete di Milano sono ben cazzi vostri informarvi). Per quanto riguarda i medicinali il consiglio e’ quello di portarvi quello che usate di solito e di aggiungerci un po’ le cose che indicano in tutte le versioni della Lonely Planet per la Cina (io ho speso circa 80 euro di medicinali, ma blanca e’ abbastanza sensibile a varie cose per cui abbiamo preferito prendere una cosa in piu’ che una in meno). In ogni caso ogni citta’ cinese e’ fornita di farmacie e con l’ausilio di un frasario potete avere tutto quello che vi serve con un po’ di intraprendenza linguistica.
Ultimo argomento e’ quello dell’assicurazione sanitaria: il consiglio e’ quello di farla, a scanso di equivoci. Noi abbiamo scelto la Europe Assistance, che se fate il biglietto tramite i CTS (tessera di iscrizione 30 euro) costa molto meno che non farla a se’ (nel qual caso sono 150 euro circa, inclusa la tessera CTS).

Soldi: in Cina si preleva senza problemi dappertutto (nelle citta’) con qualsiasi circuito internazionale, ma accertatevi delle commissioni che vi rifila la vostra banca e di eventuali massimali. Se volete andare sul sicuro portatevi un po’ di contanti (euro vanno benissimo) e dei travel cheque, che vi cambiano in qualsiasi banca anche senza bancomat. Se non lo sapeste un euro sono circa 11-12 yuan (al momento, chi lo sa quando leggerete queste righe nella cache di google).

Contrattazione: i prezzi in Cina non sempre sono quello che sembrano. Spesso il primo prezzo che vi viene fatto e’ un tentativo a cui normalmente segue una contrattazione degna degli ottomani dei tempi andati. Il mio consiglio e’ di partire da una cifra tra il 10 e il 30 per cento di quanto proposto e in assoluto non andare mai oltre il 50/60 per cento della prima richiesta. Attenzione pero’ perche’ non in tutti i luoghi si puo’ contrattare: le bancarelle sono zona franca e si contratta sempre, mentre nei negozi un po’ di sconto potete portarlo a casa sempre, ma non e’ detto. In generale non temete di essere pretenziosi perche’ i cinesi sono abituati a fare questa cosa, specialmente con gli occidentali e se non sono stronzi si divertono anche. Certo se fate una contrattazione di mezz’ora e poi non prendete un cazzo ci restano male. E’ bene sappiate che la Cina e’ un immenso bazaar.

Pernottamenti: il range di costi per dormire in Cina e’ molto ampio e dipende da una serie di fattori abbastanza ampia. Dormire in casa di qualcuno vi costa dai 10 ai 20 yuan (1-2 euro) ma di fatto vi capitera’ solo in cittadine molto piccole dove questo e’ la norma e la gente vi viene a pescare direttamente alla stazione come pesci in un barile. Nella maggior parte delle citta’ il costo di un posto in camerata in un ostello e’ compreso tra i 30 e gli 80 yuan (di solito 50 yuan, ovvero circa 5 euro). Le camere doppie sono circa 160-200 yuan (15-20 euro), ma possono essere molto piu’ alte e in rari casi in bettole di quart’ordine poco piu’ bassi. Il vero vantaggio delle camere doppie e’ il bagno in camera che soprattutto d’estate con il caldo infernale che fa, vi salva la vita.
Importante e’ prenotare. Di solito il modo migliore e’ arrivare all’ostello nella prima citta’ dove vi fermate e poi chiedere alla reception di prenotare per voi nella prossima localita’ in cui vi recate. Se siete soli e avventurosi potete anche provare ad arrivare e vedere cosa succede, perdendo svariate decine di minuti ogni volta. Molti ostelli hanno anche il servizio di raccolta alle stazioni e se gia’ sapete con che treno arrivate, vi conviene dire di si’ ed evitare spiacevoli qui pro quo (tipo di essere adescati da qualcuno che si spaccia per il vostro hotel e che non lo e’, portandovi in un altro albergo e innescando tutta una serie di problemi di complicata soluzione soprattutto per le difficolta’ linguistiche).
Non portatevi sacchi a pelo e lenzuola. Ce le hanno tutti e non servono a un cazzo. Fanno solo peso nello zaino.

Treni: il modo piu’ semplice per viaggiare in Cina e’ il treno. Ha una serie di complicazioni non banali, ma e’ comodo, pulito tutto sommato, e puntuale. Ci sono svariati tipi di biglietti per il treno in Cina: in piedi, sedili duri, sedili morbidi, cuccette dure, cuccette morbide. Di fatto quelli che vi capitera’ di acquistare sono i posti a sedere normali che si chiamano ying zuo piao (硬座票) o anche solo zuo piao: li riconoscete perche’ quando ve li danno sotto la stazione di partenza e di arrivo, a destra, trovate il simbolino di cui sopra e l’indicazione della carrozza (che 车) e del posto a sedere (indicato con il simbolo hao, numero, 号). Se non trovate posto a sedere, non vi perdete d’animo, e acquistate un posto in piedi (wu zuo, 无座, o zhan piao, 站票): sul treno potrete facilmente poi trovare posto. In ogni caso un viaggio fino alle tre ore e’ sopportabile anche in piedi, tanto di cose da vedere ce n’e’ finche’ si vuole. In alcuni casi vi potra’ capitare di viaggiare di notte e quindi di dover usare le cuccette dure (ying wo, 硬卧), che non sono dure per niente e anzi conciliano il sonno. Le cuccette sono sei per scomparto: quelle in alto (shang, 上) sono molto vicino all’aria condizionata e possono essere scomode da accedere; quelle in mezzo (zhong, 中) sono il miglior compromesso, mentre quelle in basso (xia, 下) sono molto comode e spaziose, ma sono usate fino alle 22.00 anche dagli altri viaggiatori (non sempre ma e’ nel loro diritto). Alle 22.00 si spengono le luci e tutti a nanna.
I biglietti possono essere acquistati nella stazione da cui si parte o in particolari agenzie anche altrove, ma non ci ho mai provato e non sono molto sicuro di come funzioni. Anche qui la reception di tutti gli ostelli vi aiutera’ volentieri, talvolta chiedendo un sovrapprezzo (30-40 yuan). Io consiglio vivamente almeno una volta in una stazione piccola e tutto sommato poco affollata, come quella di Kaifeng (开封), di provare a fare il biglietto da voi. Non e’ impossibile dove non dovete scegliere la fila in base all’orario di partenza del treno 🙂 In ogni caso il consiglio e’ di copiarvi su un foglietto: partenza, arrivo, giorno e mese di viaggio (ricordate che i giorni si indicano con il numero seguito dal carattere ri 日, e i mesi dal numero seguito dal carattere yue 月), numero di biglietti (numero seguito dal carattere piao 票 ovvero biglietto) e se sapete a che ora e’ il treno pure quella. Poi dovete armarvi di intraprendenza linguistica e capire che cazzo vi risponde l’addetto. Evitate domande aperte e attenetevi a comunicazioni base tipo: domani, dopo, prima, sopra, sotto, seduto, in piedi, va bene.
Ricordatevi nel caso di viaggi lunghi di portarvi qualcosa da mangiare, che come ovunque ci sono baracchini in tutti i treni ma sono molto meno economici. Il top sono gli spaghetti gonfiabili: scatoline con spaghetti disidratati a cui aggiungere acqua calda per un pasto decente. I cinesi ne vanno pazzi e dopo il primo viaggio scoprirete anche voi che sono molto comodi, dato che l’acqua calda e’ gratis per tutti sul treno (invasamento cinese con il the!)

Taxi: i taxi sono molto economici a patto che seguiate alcune regole. In primo luogo chiedete sempre, se non lo fanno da soli, di attivare il tassametro (fao piao, la cui prima sillaba non ho idea di come si scriva, ma la cui seconda sillaba significa biglietto, ricevuta, 票). Occhio che fuori dalle stazioni delle grandi citta’ sono appostati in molti che cercano di proporvi il viaggio in taxi a un prezzo forfait, ma e’ un’inculata e infatti appena gli dite fao piao si prendono male.
In secondo luogo considerate che c’e’ sempre un valore di corsa minima che e’ scritto anche fuori dai taxi: a shang hai e’ 11 yuan, mentre nelle citta’ piu’ piccole e’ 5-6 yuan. Considerate la cosa quando decidete di prendere un taxi.

Bus: i bus sono molto comodi, ma se non avete idea di dove state andando possono essere complicati. Quando arrivate in una citta’ cercate dal vostro ostello o albergo una mappa dotata di scritte sia in chinao che in inglese e gli autobus. O quello che ci si avvicina di piu’. In molte citta’ ve le vendono pure fuori dalle stazioni: non pagatele mai piu’ di 5 yuan, perche’ vi stanno fottendo. I bus sono comodissimi, poco affollati a parte nelle metropoli dove sono l’inferno. Il viaggio in bus costa 1-1.5 yuan che dovete avere cash senno’ non salite, quindi regolatevi con monete e banconote di piccolo taglio.

Aerei: in cina si prendono anche molti voli interni ma nei periodi non assurdi come quello delle olimpiadi costano comunque 4 volte il treno. Magari sono economici lo stesso (tipo 80 euro per andare a pechino da shanghai), ma il treno costa meno. Sappiatelo.

Lingua e relazioni: se avete voglia e’ facile comuicare con i chinao. Tanto non si capiscono neanche tra di loro. Di fatto al telefono spesso non sanno di che cazzo parlano 🙂 Alla fine e’ tutta una questione di suoni gutturali per esprimere assenso o dissenso e di quattro parole di sopravvivenza. Se siete intraprendenti anche senza manco mezza parola di cinese ve la cavate con un sorriso e una ghignata generale, ma qualche parola vi aiuta. Soprattutto: numerazione, direzioni, frasi di base per ringraziare e chiedere costi. Prendete un frasario qualsiasi per aiutarvi: io e il socio consigliamo quello della Vailardi (Io Parlo Cinese), mentre ottidia e gizauro sono invasati con quello della Lonely Planet. Portatevelo sempre appresso, sara’ molto utile. Se poi spiccicate due parole i cinesi cominciano a parlarvi come se vi conosceste da venti anni, anche se voi vi sentirete dei dementi 🙂
I cinesi si toccano poco, ma sono molto socievoli e consiglio a tutti di provare a fare quattro chiacchiere. Considerate che la prima domanda e’ sempre: "da dove vieni?" La risposta e’: "iii-daa-lii".

Cibi: se non volete mangiare cinese sono cazzi vostri. Se volete mangiare cinese vi rimando al frasario. Il consiglio in generale e’ quello di andare per bancarelle dove vedete quello che volete oppure di scegliere i posti piu’ piccoli e sfigati: saranno super economici (io mangio mediamente con 30 yuan per tre-quattro piatti, the e riso) e buoni, anche se non sempre quello che vi aspettate. Considerate che nei posti dove mangiano i chinao mediamente non hanno roba da bere, che si compra a parte (spesso la birra fa eccezione, ma l’acqua no) a meno di non bere solo the durante il pasto. Il consiglio e’ quello di imparare dal frasario i caratteri per spaghetti (mian 面), ravioli (jiao 饺), carne (rou 肉) che sottintende di maiale, pollo (ji 鸡 o jiding 鸡丁), agnello (yang 羊), manzo (niu rou 牛肉), verdura (cai 菜). Volendo anche qualche metodo di cottura tipo vapore, spiedino (il mitico chuan 串), saltato (chao 炒), ma soprattutto la frase fondamentale: bu tai la (不太辣), non troppo piccante. In ogni caso e’ tutto buonissimo e un pasto vi viene via per 10 yuan in due in una bancarella, per 30 yuan in due in un negozietto chinao, per 80 yuan in due in un ristorante vero e proprio. E i chinao mangiano ovunque, ricordatelo. Ultima cosa: se siete malati di caffe’ sappiate che e’ molto difficile trovarlo e vi conviene recuperare anche in cina in un supermercato del nescafe’ da fare con l’acqua calda gratis che vi forniscono. Inoltre se come me non sopportate la colazione cinese attrezzatevi con dei biscottini da pucciare nel the.

Con questo penso di aver affrontato tutti gli argomenti generali e posso passare ai luoghi in particolare che abbiamo gia’ visitato.

Shang Hai – 上海

Considerate questo un primo assaggio di Shang Hai. A fine luglio quando saremo di nuovo li’ presumo che dovremo darvi maggiori informazioni.
A Shanghai arriverete spesso in aereo: per arrivare in citta’ vi conviene prendere un taxi che dovrebbe spillarvi qualcosa come 150 yuan. Se vi chiede di piu’ mandatelo sonoramente affanculo. Oppure piu’ banalmente ricordatevi di chiedergli il tassametro (fao piao).
All’interno della citta’ vi tocchera’ muovervi con i taxi e questo fara’ levitare i costi (20-30 yuan a corsa, quindi regolatevi).
Per quanto riguarda l’alloggio non saprei, dato che sono stato ospite a casa del socio.
Per il cibo l’elenco sarebbe infinito, ma mi sentirei di consigliare l’angolo ravioli+spaghetti all’angolo di xinhua lu da casa del socio (attendente il prossimo post per i dettagli). A quell’incrocio, si trovano molti altri ristoranti ottimi e con prezzi per cinesi, quindi molto bassi con cibo molto buono.
Obbligatorio per tutti il Sofa Bar: Xiang Hua Qiao Lu (La via del Ponte dei Fiori Odorosi) dove abita anche il mio socio.
Per ora Shanghai la concludo cosi’, anche perche’ ho dei falchi alle spalle che aspettano il computer da due ore.

Suzhou – 苏州 

Suzhou e’ un ottima gita di un giorno da Shanghai. Prendete il treno anche in piedi dato che sono 45 minuti, ma i vagoni sono affollati. Il treno costa 17 yuan in piedi e poco di piu’ seduti. A Suzhou consigliamo la Pagoda del Tempio Settentrionale (bei si ta, 北寺塔), da raggiungere velocemente dalla stazione con un baracchino motorizzato (state sotto i 20 yuan per tutto il baracchino, ma anche 15 vanno bene). Per il resto giratevela con calma, seguendo i consigli della Lonely, ma anche semplicemente girandovi le vie piene di negozietti con cose anche di una certa qualita’. Suzhou e’ una citta’ turistica di 5 milioni di abitanti, nella quale potrete trovare di tutto, incluso il caffe’.

Kaifeng – 开封

Kaifeng e’ splendida e popolare. La citta’ e’ piena di negozietti e di cose che meritano di essere viste, percui non disdegnate di farvi una bella camminata di un paio d’ore. Se la fate tra le sei e le dieci di sera beccate il meglio sia del giorno che della notte. E’ una citta’ con un centro e delle vie molto commerciali, ma tutto sommato con moltissimi negozi tradizionali.
Noi abbiamo dormito al Dajintai Hotel (大金台宾馆) in Gulou Jie (鼓楼街), in centro, molto economico ma decente per il suo prezzo (160 yuan la doppia). Non ci sono molti servizi aggiunti e l’inglese non sanno manco cos’e’, ma non e’ un problema.
Per mangiare il vero consiglio e’ quello di andare al Mercato Notturno (yeshi, 夜市) che si trova proprio all’incrocio che trovate fuori dall’albergo dalle sette/otto di sera: un tripudio. Da provare assolutamente.
Per quanto riguarda le attrazioni turistiche le due pagode sono molto belle: la Pagoda Po (po ta, 繁塔)  abbandonata in un quartiere veramente popolare e che merita una visita in se’ vi streghera’ con la sua semplicita’ in mattoni, mentre la Pagoda di Ferro (tie ta, 铁塔) rappresenta il tentativo del Governo cinese di riprendere in mano un po’ i siti turistici, in questo caso senza fare troppi danni. A parte questo andate alla ricerca della Moschea e del quartiere Islamico (che e’ ben imboscato ma vi lasciamo il divertimento di cercare seguendo le indicazioni della Lonely Planet), nonche’ il Tempio del Primo Ministro (la principale attrazione della citta’). La verita’ e’ che il meglio di se’ Kaifeng lo da girandosela a piedi e senza particolari pretese o cose in mente. E’ un posto in cui si sente ancora la cina piu’ genuina che a un turista capitera’ di incontrare.
La stazione di Kaifeng e’ meno moderna di altre, ma anche meno affollata e potrete cimentarvi con l’acquisto di un biglietto. I taxi hanno una corsa minima di 5 yuan e con quelli arrivate dappertutto, per cui non preoccupatevi.

Categorie:gulliver, orient express Tag:

中国 01 – Densita, cibo, massa e appunti di viaggio al volo

17 Luglio 2008 10 commenti

La prima cosa che si nota arrivando nel Regno di Mezzo e’ la densita’. Densita’ di cose da apprendere, di cose da capire, di persone da studiare, di situazioni da interpretare, di paesaggi nuovi da assorbire, inspirando fino in fondo tutto quello che ti sei immaginato e tutto quello che incontri. Siamo in Cina da meno di una settimana e mi sembra essere passato un mese, abbiamo visto solo quattro citta’ ma sembrano essere migliaia di mondi molto simili eppure differenti ognuno a suo modo.
Il nostro arrivo a Shang Hai e’ stato caratterizzato subito da una sorpresina che mi ha lasciato un po’ perplesso: il cielo e i modi della metropoli cinese sono simili se non identici a quelli di Milano, fatte le dovute proporzioni. Se non fosse ambientato a Milano, Monocromatica potrebbe essere trasferito armi a bagagli a Shang Hai. La grossa differenza la fanno i cinesi e tutto cio’ che comportano.
Sono un popolo assurdo, napoletani all’ennesima potenza (lo scrivo come qualita’ a tutto tondo, positiva e negativa, per capirci), capaci di un’industriosita’ incredibile e di un lassismo totale. Le strade sono sempre animate di gente, di cose che accadono, bancarelle, discussioni, partite di mahjong, partite a carte, bambini, taxi, motorette, gente che balla e canta, che fa ginnastica. E’ un frastuono di azioni. Denso, come dicevo.

La seconda cosa che ho notato e’ stato il caldo orrendo e umido che mi ha assalito. Appena me ne sono fatto una ragione si e’ trasformato in pioggia. Arrivati a Shang Hai dal finestrino del taxi che ci portava dall’aereoporto a casa del socio notavo quantita’ sconfinate di condizionatori attaccati a ogni metro quadrato libero di parete di edificio. "Assurdo", ho pensato ingenuamente. Quando sono uscito e ho percepito l’acqua depositarsi sulla pelle istantaneamente ho colto una prospettiva completamente diversa per l’abuso di condizionatori. Certo poi ti rendi conto che quando piove e tu ti rifugi in una tearoom che e’ climatizzata a 15 gradi, rischiando di morire per una congestione ti chiedi a che punto sia situata in una ipotetica scala la sanita’ mentale dei cinesi. La risposta e’ molto in basso. Sono completamente pazzi, ma lucidissimi.
Di Shang Hai diro’ poco, dato che siamo stati tre giorni in cui abbiamo piu’ che altro riallacciato i rapporti emotivi con il socio, un po’ isolato in territorio cinese, al momento anfora di rivelazioni sul lontano oriente, ma bisognoso di ragionarne insieme. Ci ha mostrato i suoi posti preferiti, una sala massaggi fichissima, un posticino dove con 7 yuan (circa 55 centesimi) si mangiano ravioli e spaghetti buonissimi e il Sofa Bar, che a tutti noi ha ricordato il Mindcafe e quello che avremmo voluto diventasse (e che e’ stato fino a che non ci siamo sciolti come neve al sole).

Con il socio siamo stati a Suzhou (苏州), la Venezia d’Oriente, che di Venezia ormai non ha piu’ nulla dato che ospita 5 milioni di abitanti pur essendo considerata una piccola citta’ vicino a Shang Hai. Se non avesse piovuto che il signore maledetto la mandava giu’ a catini, sarebbe stata una gita piacevole, mentre tutto sommato abbiamo patito un po’ l’essere fradici. Il top pero’ e’ stato l’arrivo e il trasporto alla prima tappa turistica in un carretto motorizzato guidato da una tipa stralunatissima e superchina. Anche il tentativo delle chinao di far calzare a blanca uno stivaletto 35 quando lei porta il 38 non e’ stato male, ma con le scarpe io ho fatto di meglio nelle tappe successive.

La tappa successiva e’ stata Kai Feng (开封) a circa dieci ore di treno da Shang Hai (上海) passate ovviamente sveglio nel buio a maledire sia il fuso orario che l’aria condizionata a paletta. I treni pero’ sono ordinatissimi e organizzatissimi: arrivano in orario, o addirittura in anticipo e nonostante il caos che si scatena per salirci alle stazioni (durante il quale devi mostrare il biglietto trenta volte) sono molto meglio dei vagoni merci lerci e putridi che ci rifila la privaterrima trenitalia. Il top sono i capo vettura che ogni tot ore puliscono per terra e i bagni: sara’ il socialismo ma funziona!
开封 la mattina e’ surreale, soprattutto in mezzo alla pioggerellina che ci perseguita appena usciti dal treno. E’ una specie di bazaar continuo, come e piu’ delle altre citta’ che abbiamo visitato finora: ogni via e’ un susseguirsi continuo di microvetrine che vendono qualsiasi cosa, e nel retro delle quali vive almeno una famiglia dedita alla specialita’ del negozio. In alcuni casi sono organizzati in isolati congrui (tutti i metallurgici insieme) in altri a caso. La sensazione che abbiamo portato a casa da 开封 e’ stata quella di un luogo in cui abbiamo potuto intercettare almeno un po’ la vita popolare cinese, chiacchierando con i vecchietti lungo la strada mentre cercavano di venderci degli uccellini, e camminando nei sobborghi veramente simili alle villas argentine (se non peggio) per arrivare a una sperduta pagoda.

I chinao non hanno avuto pieta’: durante la Rivoluzione Culturale tutta la dedizione che avevano dedicato nei secoli a opere immani come pagode e templi, si e’ trasformata in una volonta’ iconoclasta senza precedenti. Migliaia di volti di Buddha devastati dalla furia purificatrice delle Guardie Rosse e dei semplici cittadini desiderosi di un nuovo sistema imperiale da seguire e vivere. Proprio oggi ne parlavamo con Blanca e ci dicevamo: "non e’ un segno di debolezza quello di non avere a cuore la propria storia, ma un segnale della potenza e della determinazione del popolo cinese. C’e’ da cacarsi addosso. Detto con un francesismo". A 开封 siamo riusciti a visitare quasi tutti i siti che ci interessavano, inclusa la moschea che era ben imboscata sotto le mentite e precedenti spoglie di tempio buddhista. Il meglio in assoluto della citta’ ci e’ stato regalato con il mercato notturno (夜市) che ci ha colto di sorpresa: siamo rientrati in hotel per dormire e farci la doccia alle sei e alle sette e mezza l’incrocio deserto che avevamo visto si era riempito di circa 7000 bancarelle che vendevano di tutto, principalmente cibo. Ci siamo tuffati in mezzo e dopo un vagabondaggio conpiaciuto ci siamo seduti a un tavolo a sbranare spiedini di carne, ravioli alla piastra di una bonta’ assurda e altre prelibatezze compreso il dattero cinese di cui misconoscevo l’esistenza.

Il cibo e’ una seconda natura per i chinao. Mangiano sempre. Quando non stanno facendo qualcosa, si fermano e mangiano. Porzioni immense, a prezzi incredibilmente bassi, soprattutto se si frequentano i mercatini, le bancarelle e le zone delle citta’ dei chinao. Mi spiace quasi non riuscire a mangiare di piu’ e lasciare sempre un po’ di roba nel piatto. Le bancarelle del mercato di 开封 al momento sono ancora l’esperienza piu’ divertente che ci e’ capitata. E non ce ne sono capitate poche!

Dopo un giorno a 开封 ci siamo spostati con un viaggio in treno in piedi fino a Luoyang (洛阳), da cui contavamo di raggiungere alcuni siti turistici ma speravamo molto belli. Il primo giorno non ci ha delusi con le Grotte della Porta del Drago (龙门) a cui siamo arrivato con i bus chinao: anche questi puliti, sgombri di persone e comodi, oltre che economicissimi, 1.5 yuan a cranio (tredici centesimi). In confronto ai bus chinao quelli di Genova sono il nono girone dell’inferno dantesco. Le grotte sono un complesso di templi e statue scavato nella roccia sulla montagna che si affaccia sul fiume Luo: uno spettacolo notevole. Vicino poi c’e’ anche un parchetto dove rilassarsi dopo le quattro ore di camminata e gradini per vedere tutti i Buddha sfigurati ma massicci, e una via commercialissima se uno ha bisogno di mangiare. Al ritorno dalle grotte ci siamo fermati al Tempio di Guanlin (关林寺), dove si dice riposino le spoglie di Guan Yu, generale protagonista del romanzo "I Tre Regni" e post mortem dichiarato Dio della Guerra. Le statue nel tempio sono molto belle e guerresche, e il posto in generale e’ molto piacevole da visitare.
Al contrario il secondo giorno a 洛阳 ci ha riservato un po’ di sfiga: prima di tutto ha ricominciato a piovere, cosa che ci ha indotto a privilegiare il tour organizzato dall’ostello a Shaolin (少林) piuttosto che fare da noi e portarci alla piu’ genuina e popolare Denfeng dove tra l’altro ha sede la piu’ grossa accademia di Wu Shu della zona (con migliaia di bambini invasati). Il tour in se’ non era male, ma lasciar gestire i miei tempi ad altri e’ cosa che non mi si addice. Almeno siamo riusciti a vedere 6-7 cose prima di rientrare stremati da pioggia e ritmo della guida chinao in ostello. Tanto perche’ lo sappiate: Shaolin (少林) e’ una merda turistica inguardabile, che si salva solo per la foresta delle pagode, molto bella anche se impaccata di gente a ogni ora del giorno, mentre l’accademia songshan e altri templi che hanno fatto parte del tour valgono la pena dello sbattimento.
Rientrati a 洛阳 ci siamo lanciati nella ricerca di un paio di scarpe dato che i miei sandali sono morti per strada sotto le risate dei cinesi che mi guardavano strapparmi la suola e ritornare in ostello senza, ma nonostante la gentilezza del tipo del negozio dove avevo trovato delle scarpe chinao fichissime non sono riuscito a trovare il mio numero. Tutti i negozi hanno al massimo il 44, e anche se hanno il 45 e’  piu’ piccolo del medesimo numero italiano e non mi calza. Non solo siamo nasi lunghi, ma anche piedi lunghi! 🙂

Ora mollo tutto che ho passato ben un’ora al pc per scrivere queste quattro minchiate che non sono neanche un centesimo di quello che ci sarebbe da raccontare. Mi riporto nelle mie stanze, anche perche’ grazie a Carrefour (qui Jialefu) sono riuscito a tranquillizzare Blanca sulla colazione: caffe’ solubile e biscotti al cioccolato. Della Cina amo praticamente tutto, tranne la colazione con brodaglie, uova sode e un pasto completo che anche a cena mi lascerebbe pieno come un maiale. Ma mi pare un problema ovviabile.

明天我们去西安,再见!!!

Categorie:gulliver, orient express Tag:

Partenze

8 Luglio 2008 14 commenti

 

Il 9 luglio 2008 io e blanca partiamo per il Regno di Mezzo. Sono passati solo 15 anni da quando ho detto la prima volta "devo andare in Cina": è stato un parto difficile. Non garantisco aggiornamenti, ma spero di riuscire a buttare su un po’ di cose. Altrimenti godetevi anche voi questi due mesi senza i miei fondamentali post nerazzurri 😛

 

 

Categorie:gulliver Tag:

Blackswift: arriva il mostro della primavera (in ritardo)

26 Giugno 2008 3 commenti

 

Langue il blog per l’arrivo dell’estate (ma mi riprometto di fare faville dalla cina con furore tra luglio e agosto) e anche Blackswift ha qualche difficoltà nel dare continuità alle proprie potenzialità. Io e il mio socio siamo sempre in mille faccende affaccendati o forse non siamo capaci di decidere cosa fare da grandi e perseguirlo con la serietà con cui ci dedicavamo ad altre cose pro domo altrui (o forse pro domo pubblica, chi lo sa). In ogni caso tra il rusco e il brusco siamo riusciti a concludere la saga dei mostri, proprio mentre Wu Ming pubblica un racconto che è in tutto e per tutto analogo negli intenti e nello stile (tanto che la trama è simile a quella di uno dei tanti mostri abortiti nel corso dello scorso anno per poco tempo o per cialtroneria). Come ho scritto anche a WM1, la convergenza degli spunti manifesta la necessità di alcuni percorsi di azione e iniziativa politica e culturale. Sotto vi incollo la newsletter di Blackswift e vi invito a leggere Campagna, il nuovo mostro della primavera.

 

############################################
BLACKSWIFT – LA REALITY FICTION E’ IN TAVOLA
############################################

============
Pre Scriptum
============

==================
Primavera – Estate
==================

"Con le tue finestre aperte sulla strada e gli occhi chiusi sulla gente
con la tua tranquillità, lucidità, soddisfazione permanente
la tua coda di ricambio
le tue nuvole in affitto
le tue rondini di guardia sopra il tetto".

Una canzone per l’estate, per un mostro di primavera. Nell’attesa di
ricevere qualche segnale positivo per dare sfogo a due progetti che
abbiamo appena terminato, siamo lieti di annunciare la conclusione della
saga dei mostri. Il mostro della primavera è atipico. Come dire: se
siete di quelli che stanno comodi in poltrona, che quando stanno bene
loro gli altri si fottano, questo mostro è tutto per voi. Con i migliori
auguri che si avveri, tra l’altro.
Del resto l’atmosfera si fa incandescente, il paese sprofonda e con esso
le sue membra e i suoi scheletri. Ad un’estate torrida, seguirà un
autunno tremendo. Ed è sempre più forte il desiderio di fuga.
Mai come ora pensiamo che con il luogo in cui viviamo e in cui siamo nati
lanciato in una folle rincorsa al passato, con la gente che ci circonda
finalmente libera di dare sfogo alla parte più feroce e bestiale della nostra
comune eredità genetica, sia necessario avere coraggio e sfoderare tutta
la fantasia di cui siamo capaci per immaginare un’umanità diversa da quella che
vediamo.
Ci aggiriamo per il mondo ad occhi aperti, cercando di capire cosa ne sarà di
noi e di tutto ciò che ci circonda, divisi tra la speranza di vedere scomparire
tutto per ricominciare da zero grazie a un’apocalittica tabula rasa, e la
volontà di essere noi, tutti noi, i protagonisti di una improbabile inversione
di tendenza.

"E non è colpa mia se esistono carnefici
se esiste l’imbecillità
se le panchine sono piene di gente che sta male.
Up patriots to arms, Engagez-Vous"

==================
Racconti e Romanzi
==================

Campagna
========

1. Quando poi ferito cade

Guarda te, pensa Lino, se a sessant’anni mi tocca fare queste cose. E dire,
continua, che se aspettavano ancora un po’ trovavo anche il modo di raccattare
qualcosa di fenomenale. Ma hanno deciso di fare tutto in un mese. E lui,
che lo sapeva che sarebbe andata a finire così, aveva avuto meno tempo
di quanto si sarebbe aspettato. In marzo, poi, mica facile. Che piove,
fa spesso brutto tempo. Era stato fortunato, per il clima. Meno per la
fretta con cui aveva dovuto gestire tutto. Non che se ad aprile fosse finita
diversamente, avrebbe cambiato i suoi piani. Da quand’era che non partecipava
a quella cosa lì? Da sempre, aveva sorriso tra sé e sé. Ma quando è troppo
è troppo. Ansima e respira, perché gli ultimi gradini gli hanno spezzato il
fiato e il suo polmone e mezzo. Sbuffa forte e il torace sale e scende con
pesantezza. Però Lino è soddisfatto. Nel frattempo, mentre giastemma pensando
a cosa farebbe se avesse anche solo vent’anni di meno, tira fuori cose da
enormi sacchi di tela appoggiati a terra. Pavimento antica Genova, regalo
dei sovrani, li chiamavano così, che andavano in quei posti a rinfrancarsi
delle loro fatiche cittadine. Ma quali fatiche? Che lui li vedeva in porto,
mentre camallava di tutto, quando arrivavano loro, i nobili, a imbarcarsi
per chissà dove. Non gli sembrava gente che faticava, anzi. Va beh, pensa,
meglio fare in fretta e preparare tutto al meglio.

Campagna, il mostro della primavera è qui:
http://noswift.org/blog/racconti%20dalle%20cripte/campagna.html
Versione pdf: http://noswift.org/data/racconti%20dalle%20cripte/campagna.pdf
Versione rtf: http://noswift.org/data/racconti%20dalle%20cripte/campagna.rtf
Versione txt: http://noswift.org/data/racconti%20dalle%20cripte/campagna.txt

Gli altri mostri:
Luglio col bene che ti voglio (il mostro dell’estate)
http://noswift.org/blog/racconti%20dalle%20cripte/luglio_col_bene_che_ti_voglio.html
Settembre andiamo, è tempo di migrare (il mostro dell’autunno)
http://noswift.org/blog/racconti%20dalle%20cripte/settembre_andiamo.html
Freezer (il mostro dell’inverno)
http://noswift.org/blog/racconti%20dalle%20cripte/freezer.html

================================
Quanto ci piacciono gli acronimi
================================

Ci siamo fatti ammaliare e conquistare da alcune cose negli ultimi tempi.
In primo luogo tutta la discussione sorta intorno al saggio di Wu Ming
sulla NIE (New Italian Epic) e su come questa fosse o meno collegata con
la RF (Reality Fiction).
Bando agli acronimi, abbiamo anche scritto alcune cosette, sparse e poco
organiche, ma sulle quali speriamo di tornare non tanto con riflessioni.
Quanto con fatti, parole, libri, progetti.
Tutto parte da qui:
http://www.carmillaonline.com/archives/cat_new_italian_epic.html

I nostri interventi:
http://nero.noblogs.org/post/2008/05/08/new-italian-epic-stella-del-mattino
http://beirut.noblogs.org/post/2008/05/10/rf-e-nie-i-miti-passati.-i-miti-presenti.
http://beirut.noblogs.org/post/2008/06/25/la-stella-del-mattino-in-china
Il blog di Stella del Mattino
http://www.wumingfoundation.com/italiano/stelladelmattino/index.php
==============================================================
Newsletter aperiodica di Blackswift – Numero 04 – Estate 2008
http://noswift.org – info@noswift.org – http://black-swift.org
Per essere disiscritti, insultateci via mail (non troppo 🙂
Se invece non vedete l’ora di riceverne altre, fate lo stesso
==============================================================

 

Categorie:pagine e parole Tag:

Cannes a Milano: sorpresine e no

15 Giugno 2008 2 commenti

Ultima giornata dedicata a Cannes. Il primo film è stato la Palma d’Oro Entre les Murs: un film sul mondo dell’istruzione, sulle sue difficoltà e sui problemi cruciali che presenta. Il film racconta perfettamente la realtà difficile della scuola di oggi (e di ieri), in cui ai problemi scolastici si sommano tutti gli altri, e in cui gli insegnanti devono intendere il loro ruolo con margini molto più ampi che quelli di semplici istruttori di materia specifica. La realtà è riportata molto bene, e questo lo posso testimoniare di persona. Il messaggio subliminale non è solo che l’istituzione scolastica è carente di gente che ci crede sul serio e di strumenti, ma soprattutto che ciò che le sta intorno è complicato, e che il paradigma culturale è ormai conclamato: mai scegliere, mai impegnarsi, mai assumersi una responsabilità. Nessuno lo fa nel film, neanche il prof che prende a cuore i suoi studenti, e infatti alla fine l’ultimo dialogo con i suoi studenti è con una ragazza di colore che ritiene di non aver imparato nulla nonostante tutto. Avrei apprezzato più coraggio nel prendere posizione e meno nel raccontare un punto di vista sulla realtà. Era un piccolo gradino ma importante. Il film è ben fatto e merita, ma forse la Palma d’Oro è un riconoscimento eccessivo (se penso che in concorso c’erano anche Un Conte de Noel e soprattutto Il Divo). Voto: 7,5

Il secondo film francese invece merita poche righe di commento. La frontière de l’Aube è manierista, intimista e intellettuale nel senso più puzzone del termine. Una citazione mal nata della Nouvelle Vague che se quarant’anni fa apriva un periodo di intensa riflessione e riscoperta di valori e esseri umani e politica, oggi sembra una sbiadita e ridicola copia. Voto: 4 (ma solo perché sono andato via a metà film, altrimenti arrivavo certamente al 2).

Infine il film da cui mi aspettavo di più oggi: Waltz with Bashir, un’animazione israeliana su Sabra e Shatila che aveva destato molto scandalo soprattutto in patria. Forse perché gli israeliani non sono abituati a sentirsi dare dei nazisti, anche quando se lo meritano. Perché il film in sé è ben fatto (anche se l’animazione è un po’ approssimativa) con tratti del disegno e musiche superlative, e offre una ricostruzione storica tutto sommato attendibile. Ma non affonda il colpo. Punta il dito, ma poi sembra tutto sommato offrire una scappatoia assolutoria ai giovani soldati israeliani lanciati crudelmente in troppo orrore. Troppo comodo così, almeno per quanto mi riguarda. Voto: 6,5

Categorie:cinema Tag:

Cannes a Milano: esistenzialismo e pacchi

14 Giugno 2008 Commenti chiusi

 

Oggi durante la rassegna di Cannes a Milano c’erano i due film argentini della Quizaine (Liverpool e Salamandra): due pacchi assoluti, che non fanno onore a una terra ricca di intelligenze e di cultura. Tecnicamente insulsi, narrativamente inutili, contenutisticamente irritanti. Non c’è altro da dire che: perché? Voto complessivo per i due: 4.

Viceversa Un conte de Noel di Desplechin è stato per me una sorpresa. Negli ultimi anni i film con protagonista Catherine Deneuve mi hanno sempre fatto rimpiangere un suo ritiro a vita privata, e quindi sono arrivato in sala molto scettico. Invece ho trovato un film di due ore e mezzo che però scorre liscio come l’olio, con attori di altissimo livello, una sceneggiatura fantastica che racconta una saga familiare ed esistenziale profondamente e senza scadere nel patetico, nonostante sia molto facile. Se a questo si somma un’ottima colonna sonora e la voglia del regista di dimostrare con quanta naturalezza può gestire diversi registri narrativi e cinematografici ne viene fuori un film di grandissima qualità, che avrebbe meritato il premio per la sceneggiatura, andato invece per necessità di concorso al film dei fratelli Dardenne. Voto: 8

Le Silence de Lorna appunto è stata una piccola delusione. Il premio per la miglior sceneggiatura non lo merita e resto dell’idea che gli sia stato dato per non lasciare i pregiati fratelli  a bocca asciutta. Il film è tecnicamente ben fatto, non c’è discussione, ma è un po’ neutro. Il tema di fondo della tratta degli esseri umani rimane tinteggiato molto sfumato, mentre la trama del piccolo noir resta in primo piano molto prepotentemente: peccato. Inoltre il finale lascia molti nodi un po’ aperti, e quindi lo spettatore è portato a interrogarsi sulle altre piccole imperfezioni di sceneggiatura. Proprio per questo il premio per me non è meritato. In ogni caso è un bel film. Voto: 7

Categorie:cinema Tag:

Corsa indietro nel tempo

14 Giugno 2008 3 commenti

 

Dopo le leggi razziali e quindi dopo aver riportato l’orologio al 1938, le notizie di oggi ci recano la lieta novella di un ennesimo passo indietro. Con il DDL che prevede l’uso dell’esercito come forza di polizia penso infatti che ci potremmo collocare all’inizio degli anni 30. Devo controllare l’anno esatto, ma penso risalga a quell’epoca il precedente se non collegato ad emergenze nazionali come i vespri siciliani. Ovviamente nessuno troverà strano che dei signori in tuta mimetica con fucili mitragliatori si aggirino per le strade di una moderna democrazia alla soglia del 2010, ma se avessero un minimo di intelligenza e cultura storica si preoccuperebbero. D’altronde quando descrivono i paesi distrutti da guerre civili e da un economia da terzo mondo la prima cosa che balza agli occhi è la confusione nell’uso della forza e nei suoi protagonisti. Strano che adesso nessuno lo noti, no? Non vi preoccupate: il prossimo passo è l’istituzionalizzazione delle ronde come forme di polizia dal basso (nessuna analogia con le squadracce e le camice brune, non vi fate abbindolare dai "comunisti"!!!). Poi manca solo il partito unico.

Nel frattempo, tra un passo indietro delle lancette e l’altro, il governo Berlusconi e i suoi alleati hanno trovato il tempo di fare milioni di DL, DDL, decreti e decretini sulle vere emergenze del popolo italiano, quelle becere e nazional populiste fomentate dai giornali di cui sono proprietari confindustria e lo stesso governo (un’altra strana analogia con il passato) e non certo l’economia o il welfare.
 Ma non solo: con il necessario decreto sulle intercettazioni riprende l’antico vizietto delle leggi ad personam cancellando con un colpo di spugna i propri processi, quelli passati e futuri, eventuali problemi per tutti coloro che fanno parte della gestione della cosa pubblica fino ad arrivare al processo all’ex capo della polizia Gianni De Gennaro per istigazione alla falsa testimonianza. Certo io difendo la privacy e la tutela dall’intercettazione selvaggia, come anche dall’esposizione dei nomi delle persone. Ma per me chi fa parte della vita pubblica di una democrazia non dovrebbe temere la pubblicità della propria vita, ma forse sono io che la vedo stranamente e che ho un concetto arcano di "responsabilità". In ogni caso non temete: per un pluriomicida romeno le intercettazioni si potranno fare, ma per un mafioso no, per un rapinatore albanese sì, ma per un politico corrotto si devono trovare altre prove. Quali? Andate a chiederlo ai magistrati, non certo al governo in carica, mica potranno fare e disfare tutto loro!

Voto: 3 (a scendere, per l’Italia)

Categorie:movimenti tellurici Tag:

Cannes a Milano: due noir e un pacco

13 Giugno 2008 Commenti chiusi

 

Oggi giornata già più interessante per quanto riguarda il festival. Il primo film che ho visto è il polacco a produzione francese Quattro Notti con Anna: un film drammatico psicologico molto nero, fatto di difficoltà di comunicazione e di grande solitudine, nei paesaggi, nelle immagini, nelle balbettate parole e negli sguardi degli attori. Un po’ duro da raccogliere al volo, ma valido nella sua realizzazione. Voto: 6,5.

Il secondo film è un po’ un rebus. Ti aspetti che decolli da un momento all’altro e invece resta sempre lì, come un aeroplano perennemente lanciato sulla pista. Molte promesse e poche concretizzazioni in Dernier Maquis, che ti strappa qualche sorriso, ma è troppo poco per dare un senso a tutta la pellicola. Forse il regista voleva fare un film lungo il doppio ed è rimasto a corto di fondi, ma questo non depone a suo favore. Voto: 5/6.

L’ultimo film che ho visto è sicuramente uno dei migliori per ora che ho avuto modo di gustare nella rassegna. Non a caso gli è stato dato il premio come miglior regia. Les Trois Singes è un film turco molto noir, con una sceneggiatura tutto sommato facile (lui finisce in galera per coprire l’altro, lei va a chiedere dei soldi per il figlio di lui all’altro con cui comincia una storia, il figlio scopre tutto, lui quando esce si rende conto di tutto, e poi la storia si chiude in maniera ciclica), ma con molti altri elementi di pregio. Gli attori sono molto bravi e la fotografia è superlativa, roba da mozzare il fiato. La regia è pregevole e molte inquadrature sono piacevolmente nuove. A mio modesto avviso la camera fissa all’inizio e alcuni cambi di piano sono veramente validi. Consigliato vivamente. Voto: 7++

Categorie:cinema Tag:

Cannes a Milano: storie semplici, storie vere

12 Giugno 2008 1 commento

 

Seconda giornata della rassegna dedicata al festival di Cannes a Milano, secondo giorno con soli due film che ho ritenuto valere la pena di essere visti. Per ora il livello delle pellicole è decente, ma il loro numero un po’ sconcertante. Non riesco a capire se ci fosse poca roba al festival o se l’organizzazione milanese della rassegna non sia riuscita a portarne un buon numero come gli altri anni. Lo sapremo solo vivendo.

Tulpan è una storia di vita kazakha, con una giusta punta di ironia e con la poesia che i paesaggi kazakhi sanno ispirare. A me è piaciuto, nella sua semplicità e nella sua non complicatezza: la ricerca da parte di un ragazzo kazakho  di ritrovare sé stesso nelle radici della sua cultura, senza fronzoli e con tanto desiderio. Il paesaggio aiuta nel fascino, ma anche il resto è ben fatto. Premiato giustamente. Voto: 7

Un Lavoro da Uomo è un film finlandese. Erede di anni di Kaurismaki mi aspettavo molti silenzi e ironie un po’ sconcertanti. Le ho trovate, ma ho trovato una commedia noir decisamente ben girata e originale. Qualche caduta di tono, ma non troppe, e una buona tenuta dell’attenzione dello spettatore. Il finale può lasciare perplessi, ma io l’ho trovato abbastanza coerente con il resto del film. Anche questo un film tutto sommato godibile anche se non di livello eccelso. Voto: 7.

Categorie:cinema Tag:

Cannes a Milano: un folletto urbano e un docufilm perfetto per questi periodi oscuri

10 Giugno 2008 Commenti chiusi

 

Il programma della rassegna di quest’anno dedicata a Cannes 2008 a Milano si presenta più scarno degli altri anni: spulciando le sinossi e decidendo cosa andare a vedere mi sono ritrovato gran parte degli 8 giorni con non più di due film validi da andare a vedere. Solo il sabato e la domenica saranno con i consueti 4-5 film. Peraltro significativo è anche il fatto che per riempire il programma gli organizzatori hanno scelto di inserire tra gli altri anche 7-8 film d’essai (uno di sorrentino, uno di haynes, uno di kitano, uno di fassbinder, ecc.). Speriamo la qualità sia alta, almeno.

Oggi sono andato a vedere solo due film, anche se almeno un altro paio mi solleticavano, ma non sempre c’è il tempo. The Pleasure of Being Robbed è la storia di una ninfa urbana che si diletta nel sottrarre le cose agli altri, per usarle e scoprirle, più che per gretta avidità. Il film sembra una canzone dei Flaming Lips, ed è divertente (forse l’ultima scena onirica è un po’ semplicistica e naif, più del resto del film). Scorre bene e ha qualche inquadratura interessante. Non di più, ma neanche di meno. Voto 6,5 (per incoraggiamento).

Il secondo film è un docufilm tratto dai veri colloqui di un centro di assistenza a donne, famiglie e minori con problemi legati alla loro sessualità e alla gravidanza. In tempi oscurantisti come questi Les Bureaux de Dieu è una boccata d’ossigeno. E’ ben fatto e godibile, nonostante le due ore (forse qualche decina di minuti in meno bastavano), e l’ultima intervista è la migliore in assoluto. Sono certo però che se non fosse stato francese a Cannes non se lo sarebbero inculato neanche di striscio, ma questo è certamente un mio pregiudizio. Voto: 6,5.

Categorie:cinema Tag: