Archivio

Archivio autore

Inter in Wonderland: tangled and released

9 Gennaio 2011 Commenti chiusi

Nella giungla si fa fatica a muoversi, bisogna rimuovere fronde, liane, rami a ogni passo, guardarsi attorno per non subire agguati, restare all’erta. E questo costa tanta energia. E in campo si vede. La squadra zoologicamente c’è. Ma i minuti nelle gambe e gli anni sulle spalle si sentono. Anche con un Eto’o in più e un Pandev in meno. La palla scotta tra i piedi e il primo tempo non facciamo tre passaggi di fila. Nonostante questo in 45 minuti non si vede un tiro in porta che sia uno, Catania chiuso e pronto a ripartire, Inter in attesa di tirare il fiato. Però si contano 3 colpi di tacco. Ormai un must per l’Inter brasileonardiana. Sorbole!

Inizia il secondo tempo e Leopardo sposta il Drago che ansima come se avesse appena finito un chi-loom di 8 metri più indietro e avanza il Cuchu, e poco dopo toglie Ghiru – comunque ancora positivo – inserendo il Bradipo Panda, che continua a fare al massimo passaggi a un metro e mezzo e cercare falli che a Catania dopo i torti subiti dai rossoneroazzurri non ti fischieranno mai. E’ la mossa giusta anche se prendiamo subito gol dopo tre rimpalli in cui i primi sul pallone dentro la nostra area sono sempre gli avversari.

E’ la mossa giusta perché dopo aver preso lo schiaffo del gol, la squadra si stringe a coorte e il Cuchu si trasforma temporaneamente in una Mangusta segnando sapido i due gol che ci portano al vantaggio. Se non fosse per la solita Udinese che riesce nell’impresa di farsi fare il quarto gol a tempo scaduto staremmo festeggiando ancora di più.

Il Leone si sa che è un animale della savana e non della foresta, ma un minimo di impegno in più dopo 50 giorni di assenza a un milione di euro di salario mensile, non mi sembra una richiesta troppo esosa. Bisogna capirlo però: non è più l’unico attaccante considerato in rosa. E’ spostato un po’ dietro il Principe – ancora in pesantissimo ritardo di condizione. Vedi di correre come sai fare tu, manco ti avessimo chiesto di fare il terzino… Il Facocero è in risalita, ma evidentemente in difficoltà fisica. La difesa fa il suo al meglio delle sue possibilità, e anche il Gatto di Marmo tra i pali fa il suo mestiere egregiamente.

La cosa che mi rende più felice è l’esordio della Ranocchia e la vittoria di grinta. Per il resto la fatica si vede. Soprattutto in mezzo al campo. E la squadra si regge sui nervi e sull’orgoglio. C’è bisogno di una pausa. Mercoledì dentro riserve e giovani: se si vince così bene, altrimenti pazienza. A volte bisogna fare delle scelte. E questo è il momento delle scelte irrevocabili. Intanto godiamoci il piccolo passo avanti in classifica ottenuto su un campo veramente duro.

Inter in Wonderland: Welcome to the Jungle!

7 Gennaio 2011 1 commento

Lontani i verdi campi elisi della Terra dei Cachi, remote le viscere della terra ottenebrate dalla nebbia e dall’umidità del purgatorio del volger dell’anno, il prode Leopardo dalla schiena ritta trascina i nostri beneamati nel loro ambiente naturale: non più omelie e salamelecchi, pelosi elogi e viziosi panegirici, ma l’azione, nient’altro che l’azione. I proteiformi eroi nerazzurri indossano i panni delle belve e attirano i poveri pulcinella un po’ impettiti per un campionato al di sopra delle aspettative (e grazie a svariati gol oltre il 92esimo) e che fanno della corsa e dell’agonismo la principale qualità nella giungla più fitta.

Qui finalmente in mezzo alle fiere ritroviamo, ed è la notizia più lieta, il Principe della Foresta: si muove come un tempo, scatta come un tempo (almeno per 70 minuti) e poco manca che la butti in fondo al sacco come un tempo. Ma i tifosi interisti sanno aver pazienza. Anche perché avere come compagno di reparto il Bradipo Panda, capace di partire con dieci metri di vantaggio su Piolo Cannavaro e di arrivare un secondo in ritardo sul difensore al pallone, trasforma il recupero della perfetta forma in un impresa francamente improba. D’altronde si sa che i Panda priviligiano svaccarsi su una pietra con in bocca un bastoncino di bambù, troppo pigri anche solo per essere carnivori (sono sempre orsi, anche se la loro dieta tradisce qualche piccolo problema di dinamismo).

Dietro alle due punte finalmente il pesce preferito per giocare nel trito campionato del Paese-che-non-c’è, il luogo a cui fa bene che i nostri cugini biretrocessi vincano, per diktat del padrone della ferriera: il rombo. Ei fu. Un Drago Stankovic a pieno regime e scatenato su tutto il fronte, il Sindaco Motta, ormai noto come la Mangusta, la Volpe glabra Cambiasso e il Bue d’Acciaio, il nostro infaticabile capitano, che ancora un po’ dopo l’ennesima discesa piazza un diagonale millimetrico che rischierebbe di avviare anzitempo i lavori per il nuovo stadio. Io per primo avrei iniziato a smontare le gradinate per portarmi a casa un souvenir di una serata in cui avviene cotanta azione.

In difesa davanti a un’improbabile Gatto di Marmo con il nome di Castellazzi, legato con liane e rampicanti ai tronchi della porta, un ottimo Ghiru (che non dorme per nulla, aiutato a turno dalla Mangusta o dal Cuchu), un Orco Lucio di proporzioni bibliche, un Topolino Cordoba che compie recuperi impensabili per un 35enne e un Maicon Facocero dalle discese sempre più rade. Nonostante tutto ciò e nonostante la sofferenza ad ogni palla spiovente in mezzo all’area, prendiamo solo un gol quando pulcinella Pazienza si infila come una freccia nella difesa.

Per i napoletani è solo il temporaneo pareggio della rete incredibile che confezionano la Mangusta e il Drago con un triangolo da antologia e sinistro nell’angolino. Dopo il pareggio la canea nerazzurra riprende il controllo della partita, ma sembra faticare a sfruttare al meglio le molte occasioni che si creano, lasciando qualche speranza agli avversari. Proprio dopo tanti moccoli all’indirizzo del Facocero brasiliano, questo compie la sua prima discesa stagionale e scocca un cross perfetto su cui El Cuchu, sapido come una volpe pelata argentina può essere, si lancia come una freccia per il 2-1.

Il secondo tempo ripete il copione del primo tempo: noi attenti, coperti, abbastanza corti, con la difesa bassa e la voglia di ribaltare l’azione. Lasciamo spesso l’iniziativa all’avversario e sui pallone a spiovere tra il Gatto di Marmo e la poca mobilità dei difensori andiamo in difficoltà, senza sbandare. Sul corner che ormai tutti disperavano che il Panda Bradipo fosse in grado di battere, il miracolo: non solo scodella la palla in area, ma il Sindaco Mangusta sale più in alto di tutti e beffa il portiere partenopeo. Partita in ghiacciaia e solo voglia di chiuderla. Ci riusciremo trasformando la giungla nelle sabbie mobili e rischiando di quadruplicare con il capitano e non solo.

Non si può più scherzare: i giocatori ci mettono l’anima, le gambe e il cervello. C’è ancora molto da migliorare, soprattutto in fase difensiva e davanti con un Pandev inguardabile nonostante gli sforzi che fa per non sembrare un ex atleta. Alcuni uomini sono ancora a mezzo servizio, ma si vede che è cambiato il modo di affrontare gli impegni. Se serviva che Benny se ne andasse per vedere tutto ciò, viva l’esonero. Per ora la formazione la fanno i senatori, ma servirà cambiare per crederci.

Buon anno Milano

5 Gennaio 2011 2 commenti

Neanche il tempo di iniziare un nuovo anno e Milano presenta subito il conto. Mentre sul piano nazionale la cosiddetta sinistra si allea con la destra per fare un sacco di rumore per una mancata estradizione (cooptando ragazzini che probabilmente non saprebbero neanche declinarti il significato dell’acronimo PAC), contemporaneamente dando mandato al suo luminare Pietro Ichino di spiegarci perché Marchionne non sta distruggendo secoli di conquiste fatte col sangue dei lavoratori, ma modernizzando lo stantio panorama industriale italiano (con i soldi dello Stato e delle nostre tasse, ovviamente, ma senza alcun processo democratico che lo abbia investito di questo eventuale ruolo), a Milano ci viene servito l’ennesimo sgombero. La Fornace di Rho, dove San Precario ha un suo sportello per i lavoratori e da cui negli ultimi anni sono partiti importantissimi percorsi di mobilitazione contro l’Expo 2015, le speculazioni edilizie ad essa collegati e i soprusi nei confronti degli abitanti di Rho e zone limitrofe, viene sgomberata senza che il Comune o la proprietà facciano alcuna pressione in tal senso (almeno ultimamente, dato che la giunta ha i giorni contati e la proprietà ha un piccolo problema di amianto da risolvere prima). Considerate le recenti collusioni della Ndrangheta con le “necessità” edilizie in quel della Nuova Fiera, e che la Polizia risponde alla Questura e quindi agli Interni, le parole recentemente spese (con maggior competenza questa volta) da Saviano per incalzare il Ministro Maroni su che cosa stia facendo per la criminalità organizzata infiltrata al Nord assumono tutto un altro significato.

Fortunatamente i ragazzi e le ragazze della Fornace non si danno facilmente per vinti, e nella serata di ieri hanno risposto allo sgombero con un corteo di un migliaio di persone tra cui oltre ai militanti milanesi e limitrofi spiccavano signore e signori di mezza età, abitanti di Rho che con gli occupanti hanno condiviso le mobilitazioni contro la rimozione delle fermate del treno fondamentali per i pendolari o contro i soldi che il Comune di Rho sarà costretto (forse) a pagare per il mancato guadagno di speculatori collusi (in pratica siccome il PGT non è stato approvato chi doveva guadagnarci ha fatto causa al Comune e pretende un risarcimanto! Siamo in Italia, non vi stupite che qualcuno ritenga di avere il DIRITTO di speculare!). E alla fine del corteo, una nuova occupazione, dove precarie e precari organizzeranno il 15 e 16 gennaio la seconda puntata degli Stati Generali della Precarietà. Vi attendiamo numerosi.

Metti un giorno sul davanzale…

27 Dicembre 2010 6 commenti

A noi bambini di città, a volte basta una sorpresa sul davanzale in piena città per trasformare una giornata normale in un momento di felicità da ricordare. E oggi verso l’una e mezza sul davanzale ho trovato una femmina di gheppio (che non è un rapace così inusuale in aree urbane, ma è pur sempre un piccolo falco appollaiato sulla tua finestra, cosa che non capita tutti i giorni). Il mio post per l’anno nuovo lo dedico a lei.

Gheppio femmina sul davanzale di casa mia

Gheppio femmina sul davanzale di casa mia

A Natale San Precario ti regala la Causa!

21 Dicembre 2010 Commenti chiusi

E con questo fanno tre. Ihih.

Coppa del Nonno per Club: Pentacampeones Intercontinentali

19 Dicembre 2010 1 commento

Il 2010 si chiude sul campo di Abu Dhabi, nella prima finale intercontinentale con tra i protagonisti una squadra africana, l’Onnipossente Mazembe. Che non vince, ma segnerà per sempre una data storica. A vincere il quinto titolo nell’anno solare è l’F.C. Internazionale di Milano, la squadra dei sogni di ogni bambino di fede nerazzurra. Un ultimo regalo, una gioia da custodire per gli anni che verranno, felici o meno che siano. Siamo rientrati prepotentemente nella storia mondiale del calcio. Dalla porta principale. E con pieno merito. E toccherà solo a noi decidere se rimanerci o meno.

Nella serata della festa, non conta parlare della partita. Di come è stata o di come avrebbe dovuto essere, dei gol mangiati da un giocatore e da quelli fatti incredibilmente da un paio di altri. Conta solo festeggiare. Per razionalizzare, per criticare, per elaborare, per pianificare ci sarà tempo. Abbiamo attraversato pianure desolate di sconfitte e di bruciante scherno, foreste di furti e di soprusi, eoni di tregenda e di beffe all’ultimo secondo. Quel tempo però non è più. E’ il passato. Il presente è di altra foggia. Godiamoci l’attimo fuggente.

Perché nostri sono i colori del cielo e della notte, nostra è l’ennesima avventura che comincierà domani, nostro il fuoco della passione di quella che si è conclusa oggi. E’ nostro il diritto di gioire, nostri i meritati elogi e il meritato epilogo di 365 giorni infiniti, nostra la catarsi di decenni di amore sconfinato e corrisposto. E quel sentimento di totalità che solo l’aver attraversato insieme oceani di ingiustizia e di leggenda possono forgiare. Perché per noi, per quelli che vestono la maglia nerazzurra, c’è solo l’Inter!

Aux armes citoyens, formez vos battaillons! marchons, marchons! Qu’un sang impur abreuve nos sillons!

L’errore di Genova

16 Dicembre 2010 36 commenti

No, non strabuzzate gli occhi. E non fregatevi le mani pensando che io ora mi rimangi tutto.

L’errore di Genova non è stato spaccare tutto. No. Quello è stato il merito. L’errore di Genova è stato il prevalere del bigottismo politico, del moralismo da due soldi, dello sguardo terrorizzato di chi “fa politica” di fronte a qualcosa che non può controllare, e che non vuole interpretare.

Oggi, nei giorni che seguono agli scontri di Roma durante il miserevole voto di fiducia al farsesco regno Berlusconi, si assiste alla resa pubblica di tutto l’arsenale di chi non vuol guardare in faccia la realtà. E la tragedia è che non assistiamo solo a chi per necessità formale prende distanza dalla cosiddetta violenza, ma anche a chi con drammatica sincerità prende in mano il gesso e il cancellino per insegnare alle persone cosa si fa e cosa non si fa, con la presunzione di avere in mano tutte le chiavi per rivoluzionare il presente, il passato e il futuro.

Alle volte bisognerebbe banalmente prendere atto della realtà, come non è stato fatto a Genova e dopo Genova, rendendo il 2001 un altro grande rimosso della storia italiana (tanto quanto la Resistenza o il Terrorismo degli Anni di Piombo e non solo). Martedì in piazza c’erano migliaia di persone che hanno accolto con un boato una camionetta in fiamme, migliaia di persone esasperate da una vita e da una prospettiva di precarietà, di incertezza, di soprusi da cui non sembra essere possibilità di difesa e di emancipazione. C’erano migliaia di persone incazzate come delle iene, senza alcuna fiducia nella classe dirigente di questo paese e negli uomini e nelle donne che rappresentano ed esercitano il potere (dei soldi) nelle nostre città e sul nostro futuro.

Liquidare queste migliaia di persone come provocatori, come imbecilli trascinati da quattro scalmanati, come eterodiretta massa (traduzione: come massa diretta da qualcun altro e quindi non funzionale allo scopo di chi sta facendo il sermone) è semplicemente grottesco. E dipinge perfettamente i limiti di interpretazione della realtà di chi “fa politica” oggi. E l’errore che si commette è lo stesso di 10 anni fa. Lo stesso che ha portato la potenza incredibile di centinaia di migliaia di persone che scendevano in strada a trasformarsi in un lumicino di candela al tavolo di chi decide, spettatori del potere esercitato e manipolato da altri. Da che mondo e mondo, chi comanda non accetterrà di deporre la propria sovranità se non vi sarà obbligato. E non serve certo Marx per scoprirlo. Basta avere un po’ di cervello.

Sotto riporto l’articolo “di pasoliniana” memoria che un precario devoto di San Precario ha scritto in risposta al moralizzatore della nostra generazione, Roberto Saviano. Forse l’autore di Gomorra potrebbe limitarsi a parlare di realtà che gli sono più congeniali, che non a salire sul pulpito dei tuttologhi di professione della politica.


Caro saviano,

tu dici: “CHI LA LANCIATO un sasso alla manifestazione di Roma lo ha lanciato contro i movimenti di donne e uomini che erano in piazza”.
noi diciamo: chi ha lanciato un sasso alla manifestazione di Roma E´ il movimento di donne e uomini che era in piazza.

tu dici: “Ogni gesto violento è stato un voto di fiducia in più dato al governo Berlusconi”.
noi diciamo: ogni gesto compiuto é stato un voto di sfiducia dato a tutta la classe dirigente di questo paese; politici, industriali, forze dell`ordine, sindacalisti e giornalai.

tu dici: “Questo governo in difficoltà cercherà con ogni mezzo di delegittimare chi scende in strada, cercherà di terrorizzare gli adolescenti e le loro famiglie col messaggio chiaro: mandateli in piazza e vi torneranno pesti di sangue e violenti”.
noi diciamo: questo tuo articolo cerca con ogni mezzo di delegittimare chi scende in strada, di terrorizzare gli adolescenti e le loro famiglie col messaggio chiaro: mandateli in piazza e vi torneranno pesti di sangue e violenti.

tu dici: “Bisognerebbe smettere di indossare caschi … Non copritevi, lasciatelo fare agli altri: sfilate con la luce in faccia e la schiena dritta. Si nasconde chi ha vergogna di quello che sta facendo, chi non è in grado di vedere il proprio futuro e non difende il proprio diritto…”,
noi non ti diremo che dovresti smettere di usare la scorta: chi lotta contro un potere violento, mettendoci la faccia, la testa e anche il culo, ha tutto il diritto di tutelarsi; una testa rotta non pensa tanto bene.

Coppa del Nonno per Club: l’alfabeto dell’amor(t)e

16 Dicembre 2010 2 commenti

A come Assist: la cosa più bella della partita, quello di Milito per il Capitano che segna un gran gol.

B come mazemBe: come dite? non inizia per B? Provate a pronunciare il nome della squadra africana e vedrete che è la consonante che ha più personalità.

C come Coreani: e come serie C, quella in cui giocherebbe il Seongnam se fosse una squadra italiana.

D come Deki: migliore in campo, piazza la perla che spiana la partita ed è forse la cosa minore che gli si può attribuire nei novanta minuti.

E come Eto’o: dov’è il trascinatore dei mesi scorsi? Ti sei riposato e ci hai lasciato senza punta per tre partite fondamentali di campionato, in questi match internazionali devi fare di più.

F come Fabbri: quelli che abbiamo incontrato stasera e quelli che incontreremo sabato.

G come Giocatori: in campo ci sono i titolari. Non si vede ancora molto, ma si sente.

H come… acca?

I come Intelligenza: sarà questa che ci ha fatto finalmente abbassare la difesa e giocare con meno dispendio e corse a vuoto? Me lo auguro, ma in ogni caso è un cambiamento che molti sollecitavano a gran voce da tempo. E stasera se ne sono visti i motivi.

L come Lentezza esasperante: quella della squadra e della partita in generale; più che alla Coppa del Nonno per Club mi è parso di vedere un match tra dopolavori ferroviari. Con tutto il rispetto per i ferrotranvieri.

M come Milito: è tornato; segna un gol tutt’altro che facile, ed è uno dei pochi che può accampare la scusa della scarsa condizione dovuta al rientro da un lungo terzo infortunio.

N come Nulla: il contributo alla serata dell’ex Bambino d’Oro Santon. Che tristezza.

O come Opportunismo: quello avuto dall’Inter questa sera, minimo sforzo, massima resa.

P come Padaver: un cadavere inguardabile in ogni zona del campo e senza alcuna attenuante.

Q come Quando cazzo la smettiamo di avere un infortunio a partita?

R come Ritorni: quelli di JC con una gran parata sotto la traversa, del Principe con un gol, in attesa di quello di Maicon, che nonostante i suoi tanti difetti serve come il pane a questa (sottolineo il dimostrativo) Inter.

S come Sfiga: io non sono un esperto di fisioterapia, non sono un tattico, non sono un cazzo di niente. Ma sono un’autorità in fatto di sfiga. Ed è innegabile che Benny ne sia portatore (non so quanto sano). Dopo 1,5 minuti perdi Sneijder per entrambi i match, se non ci sono errori ed è solo sfortuna, comunque da qualcuno dipenderà questa attenzione della zitella bendata. E che cazzo.

T come Terremoto e Tragedia: più o meno il valore tecnico-tattico della partita di stasera.

U come Un solo cartellino giallo per i coreani: si vede che tra paraguayani e argentini non corre buon sangue.

V come Vendetta: Trap, ti abbiamo vendicato noi. Te lo meritavi.

Z come Zanetti: come non concludere con il nostro Capitano, autore di una prestazione maiuscola e di un gol mondiale. A 37 anni avrebbe molto da insegnare a chi crede che giocare nell’Inter sia un atto dovuto e non un privilegio per pochi.

Dopo Animal Precario, Blues Precario

13 Dicembre 2010 Commenti chiusi

Dopo il video Animal Precario, ecco la chicca del Blues Precario! Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare

41 anni fa

12 Dicembre 2010 Commenti chiusi

Per non dimenticare che 41 anni fa per facilitare il progresso della democrazia italiana si massacravano decine di persone. Per non dimenticare che per tutte le stragi degli anni della strategia della tensione non ci sono colpevoli, solo voci, convinzioni aleatorie e sentito dire. Per non dimenticare che i mandanti politici di quanto è già accaduto nella storia sono sempre gli stessi: chi gestisce i soldi, il potere e le nostre vite da un lato, noi dall’altro. Per non dimenticare che non è tutto uguale, che non tutte le opinioni hanno la stessa legittimità e che non è vero che ognuno la pensa come vuole. Per non dimenticare che ci sono idee giuste e idee sbagliate e che chi sostiene le une e le altre è destinato a scontrarsi e lottare. Per non dimenticare che il mondo non è cambiato negli ultimi 50 anni, e soprattutto che non sono cambiati gli esseri umani. Oggi, 12 dicembre, uno che girava negli stessi ambiti di chi metteva le bombe parlerà da Ministro in piazza Duomo, mentre i parenti di chi è morto in una esplosione si ritrovano per piangere il proprio ricordo a meno di 500 metri.

Per non dimenticare: ecco la controinchiesta sulla strage di Piazza Fontana

PS: so che non è l’unica ricorrenza, ma io sono milanese e per me alcune date, sono più vicine di altre