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Archivio per la categoria ‘movimenti tellurici’

Nasce a Milano Piano Terra: il laboratorio di precari e studenti

3 Marzo 2012 Commenti chiusi

Questa mattina è nato il “Laboratorio Piano Terra”. Siamo in via Confalonieri, 3 (Milano) nel quartiere Isola, in uno stabile comunale che ospita ai piani superiori diversi abitazioni.

San Precario è tornato nel quartiere dove è nato il 29 febbraio 2004, ed è in buona compagnia.
Piano Terra sarà infatti una casa comune per osservare le metaformosi della metropoli ed animata dalla rete San Precario, dal collettivo OffTopic, dal Comitato No Expo e dai Lavoratori Autoconvocati.

Un luogo di incontro delle diverse realtà di lavoratrici e lavoratori che si uniscono e si organizzano indipendentemente dalle appartenenze politiche e sindacali.
Un luogo di raccolta per il quartiere e uno spazio per tutti quelli che vogliono mettersi in gioco per riappropriarsi e riscrivere la geografia della città.
Un luogo di partecipazione, elaborazione critica e di conflitto nel cuore della città vetrina, in un quartiere vittima della trasformazione urbana e della valorizzazione immobiliare. Un luogo dove opporsi alle dinamiche di Expo, rispondere alla precarizzazione dei territori, appropriarsi dei beni comuni e dei diritti dell’abitare.
Un luogo dove poter offrire a costi quasi zero una palestra dove tenere in allenamento anche i muscoli oltre al cervello di tutti e tutte. Una palestra popolare quindi, una palestra dove tirare di boxe, divertirsi e prepararsi per un nuovo round di vita precaria.

Questo il volantino distribuito oggi in quartiere.

Ascolta su Radio Onda d’Urto dal nuovo “Laboratorio piano terra” di Milano Abo, uno degli occupanti.

http://lombardia.indymedia.org/node/44479

http://www.radiondadurto.org/2012/03/02/18363/

Ti farò male più di un colpo di pistola

23 Febbraio 2012 5 commenti

Ieri, 22 febbraio, due ragazzi di 20 e 21 anni sono stati condannati a 4 e 5 anni per gli scontri di Roma del 15 ottobre per resistenza aggravata. Pochi giorni fa Spaccarotella, il poliziotto che ha sparato a sangue freddo da un lato all’altro dell’autostrada uccidendo un tifoso laziale, è stato condannato in via definitiva a poco più di nove anni per omicidio volontario. Quattro anni fa 15 persone arrestate durante un corteo avvenuto l’11 marzo 2006 per impedire a un gruppetto di fascisti di sfilare a Milano e degenerato in una barricata e qualche vetrina in frantumi in centro sono state condannate a 4 anni (pena ridotta per il rito abbreviato altrimenti il minimo edittale erano 8), e quasi contemporaneamente due persone pestate a sangue dalla polizia nel pronto soccorso dove erano andate a recuperare la salma di un loro compagno assassinato da due naziskin sono state condannate (!!!) per resistenza a due anni e decine di migliaia di euro di danni. Dal 26 gennaio 12 persone (su 25 arrestate) sono ancora in carcere per gli scontri in Val Susa, in attesa che prima o poi cominci il processo. Dopo due giorni dalla tragedia il comandante Schettino era già ai domiciliari. I tre militari che hanno stuprato una ragazza con un manico di scopa, colti con tanto di sangue su mani e vestiti, sono a piede libero. Mi fermo. Ho solo citato casi eclatanti, per non entrare nel dettaglio, ma per avere un campionario di fatti da cui partire per un breve ragionamento.

Molti dei ragazzi arrestati o condannati li conosco bene. Altri (quelli di Roma ad esempio) no. Per la notav è ancora lì che aspetta i domiciliari un mio amico fraterno. Tra i condannati dell’11 marzo molti sono (o sono stati) miei compagni di strada per tanti anni. Ma questo non conta. Perché penso a quelli che vengono dopo di noi e al messaggio che i fatti sopra elencati comunicano a caratteri cubitali. Perché è evidente a tutti che per il sistema italiano (e purtroppo anche per la cultura popolare italiota) è meglio ammazzare una persona (se si è legittimati a farlo da una divisa o dal guadagno personale come nel caso di una rapina a mano armata per la quale vi ricordo di solito le pene sono inferiori a quelle comminate ai ragazzi di Roma) che protestare attaccando le cose e i simboli di un potere lontano e arrogante. Non solo è normale, ma è giusto sparare a uno che ti minaccia con un estintore, o inseguire a colpi di pistola una persona che potrebbe (forse non si sa) aver commesso una rapina, perché difendere la “roba” è sempre la cosa più importante.

Non importa che per difendere e condannare chi ha osato contravvenire a questa regola di “buon senso” si rovini la vita di ragazzi di venti e poco più anni. Non importa che la disuguaglianza sia talmente lapalissiana da non richiedere altri commenti. Nulla importa. Il messaggio è chiaro. Se dovete ribellarvi, è meglio se lo fate armi in pugno, possibilmente per un ritorno personale. Non pensate alla politica. Non pensate al bene comune. Non pensate che la vostra rabbia sarà intesa e tradotta. Perché se pensate di cambiare il mondo che vi circonda la reazione sarà feroce. Non dite che non vi avevano avvisato. E le persone perbene non dicano di non aver scelto quale società desiderano nel loro presente e nel loro futuro. La società della guerra e della violenza in ogni strada, in ogni quartiere, per quattro tozzi di pane.

Disclaimer per le solerti (quando vogliono) forze dell’ordine: questo articolo è una provocazione, lo scrivo prima che venga usato per allunga la mia lista di denunce e precedenti penali. Come dovrebbero sapere io ho fatto pure l’obiettore totale, quindi l’uso delle armi è molto lontano dal mio stile di vita. Forse dovrei aggiungere putroppo? Temo di sì, per come gira il mondo.

Comasina: terreno di coltura per topi, parcheggio auto-organizzato oppure scuola media?

8 Dicembre 2011 Commenti chiusi

Forse non tutti sanno che…

In Comasina tanti anni fa, all’angolo tra via Bernardino da Novate e la SS35, c’era una Scuola Media Statale, un prefabbricone (termine gergale con cui si indicano quegli splendidi prefabbricati che costituiscono gli edifici di proprietà pubblica nelle periferie di tutta Italia) grigio e terribile, ma pur sempre un importante presidio culturale e sociale in un quartiere difficile. Anni fa la struttura è stata abbandonata – mi ricordo anche di averci fatto un sopralluogo per occuparla ai tempi delle mobilitazioni dei clochard per la chiusura dei dormitori, finendo quasi faccia a faccia con le guardie giurate notturne – perché al suo posto il Comune ha deciso di costruirci il nuovo Commissariato di Polizia e uno studentato per la Bicocca (tra l’altro “raggiungibilissima” con soli 45 minuti di autobus traffico permettendo da quella location, nda)

Il Commissariato di PS è stato costruito. Lo studentato no. E il terreno su cui doveva sorgere è diventato un habitat naturale per topi e batteri, complice la vocazione a discarica abusiva. Alcuni cittadini stanchi di questa situazione hanno trasformato l’area in un parcheggio auto-organizzato (e gratuito, come potete leggere sul blog dei fatti in Comasina “Bomba in Comasina” 🙂 ) e magicamente l’Università Bicocca (o Bicacca come la definisce qualcuno) ha scoperto di avere un terreno nel quartiere, sporgendo querela contro ignoti e tornando a pagare delle guardie giurate per sorvegliare la monnezza.

Tutto questo mentre il Comune di Milano, sordo agli appelli di docenti e genitori della Comasina, nell’ambito della ristrutturazione degli Istituti Comprensivi ha trovato la scusa perfetta per far fuori la scuola media Gandhi (che opera nelle strutture della scuola primaria in piazza Gasparri proprio nel cuore del quartiere). D’altronde è chiaro che in un territorio così difficile e già abbandonato a se stesso una struttura come una scuola media non serva a nulla, dato che i ragazzi e le ragazze spesso con famiglie in difficoltà e costretti a crescere molto in fretta da soli per strada possono certamente farsi un paio di chilometri per andare alle scuole dei quartieri vicini (Bovisasca, Bruzzano, Affori). Era proprio necessario lasciare un terreno abbandonato per dieci anni in attesa che l’Università lo usi in qualche modo al posto di ristrutturare una struttura importante per un quartiere come una scuola? La risposta è retorica e penso che ognuno ci arrivi da solo. E il Comune di Milano, finalmente a sinistra, che intende fare? Niente, come ha fatto su quasi tutto negli ultimi anni e purtroppo anche in questi ultimi sei mesi di “nuovo corso” che sembra drammaticamente simile al vecchio.

Precari nella scuola: San Precario fa il miracolo, la Gelmini no

13 Novembre 2011 Commenti chiusi

All’epoca della brillante idea del Collegato Lavoro una delle categorie più colpite fu proprio quella dei precari della scuola e in particolare dei docenti: in fretta e furia infatti si dovevano reclamare i propri diritti, magari per anni di precariato (in alcuni casi decenni), per non correre il rischio di vederli scomparire in un grande buco nero creato dalla legge del Governo Berlusconi per nascondere i problemi.

Come molte altre organizzazioni e sportelli legali, anche San Precario si mise a disposizione di tutti, raccogliendo decine e decine di adesioni, propagandando in rete le lettere da inviare al MIUR per interrompere il decorso del Collegato Lavoro e invitando tutti a non lasciare a un predatore precarizzatore come lo Stato neanche una briciola di quello che ci è dovuto.

Io tra gli altri ho fatto ricorso, chiedendo la conversione a tempo indeterminato nel mondo della scuola e in subordine il riconoscimento dei danni economici e morali derivanti dal dover stare a casa a girarmi i pollici ogni luglio e agosto, per poi fremere in attesa di una chiamata incerta ogni settembre/ottobre. In un secondo momento sempre tramite il Punto San Precario farò anche richiesta di adeguamento salariale in ragione degli scatti d’anzianità maturati (e che se sei precario non vengono conteggiati a meno che tu non faccia ricorso per via giudiziaria!).

Beh, il 13 ottobre 2011, San Precario ha fatto il miracolo: la giudice mi ha riconosciuto sei mensilità di indennizzo, poco meno di 2 per ogni anno di precariato fatto, una cifra che sta diventando di fatto lo standard di queste cause. FIGATA!

Sorte vuole che il 13 ottobre 2011 sia anche il giorno in cui l’Ufficio Scolastico Provinciale di Milano ha deciso di diramare le graduatorie provvisorie d’istituto di seconda e terza fascia, che dopo i ricorsi di rito, sono diventate definitive il 28 ottobre in tutta Italia (a Milano rinviate fino al 15 novembre per imperscutabili motivi): a giorni le scuole dovranno provvedere a richiamare tutti i candidati per riassegnare le cattedre che al momento sono coperte da precari (con la famosa dicitura “fino ad avente diritto”).

Ma come, vi chiederete voi tutti normodotati, ma a novembre si cambiano tutti i “supplenti”? Ebbene sì. E questo grazie al colpo di genio della Gelmini e dei suoi collaboratori al Ministero. Questi, anziché disporre l’aggiornamento delle graduatorie – che tutti sapevano doversi fare nel 2011 – in modo da terminare inserimenti e ricorsi – che ne so – ad agosto, hanno pensato bene di chiedere agli aspiranti precari di aggiornare la loro posizione con scadenza il 16 agosto, termine per le scuole per l’inserimento il 30 settembre e conseguenti ritardi del caso. Una vera chicca in termini di gestione manageriale e razionale tanto cara al Ministro con laurea ed esame di stato conseguiti fuori sede (di circa 1200 km)!

Così io, come molti altri precari che hanno accarezzato l’idea di avere un lavoro anche quest’anno, a novembre potrei trovarmi in mezzo a una strada. E insieme a me la scuola in cui stavo lavorando, che mi ha già tirato in mezzo a mille progetti. Ma al di là della situazione abbastanza antipatica in cui forse mi troverò io, secondo voi, il Ministero che si riempie la bocca di valorizzazione dello studente e della sua personalità, di diritto/dovere allo studio, ha pensato a come sarà piacevole e didatticamente utile per migliaia di ragazzi cambiare dopo soli due mesi i propri professori? Che ne sarà del rapporto costruito? Dei progetti messi in piedi? Delle gite organizzate? Dei percorsi immaginati? Di tutta l’umanità investita in questi due mesi?

Tutto perduto. E perché? Perché non era possibile fare un bando per l’aggiornamento delle graduatorie identico a quello di due anni fa a marzo anziché al 20 luglio? Brunetta, prima di rompere le palle a tutti i dipendenti della P.A., non poteva frequentare di più il Consiglio dei Ministri. I primi inetti e i primi fannulloni stavano di casa lì. Ancora una volta: San Precario fa un miracolo, mentre la Gelmini non è riuscita neanche a fare un normalissimo bando per tempo.

C’è sempre tempo per dimenticare la libertà

19 Ottobre 2011 2 commenti

Ricetta:

– DASPO per chi è pericoloso secondo le Questure

– Arresti differiti in flagranza per chi compie atti violenti

– Fermi preventivi per chi potrebbe (un giorno forse chi lo sa) compiere atti violenti

– Garanzia patrimoniale per poter organizzare un’iniziativa di piazza

Tutti tranne l’ultimo ingrediente non riguarda i cortei, ma ha già riguardato gli stadi, e le ha proposte la stessa persona (il Ministro “Due” Maroni) per fermare i “tifosi violenti”. Ma la cosa più stupefacente è che le persone non si siano erte a difesa delle libertà fondamentali sancite dalla Costituzione come il diritto di manifestare e di esprimere liberamente le proprie opinioni, ma che anche di fronte alla palese operazione che finalmente perfeziona la sperimentazione attuata negli stadi di questo totalitarismo anni duemila la maggior parte degli uomini e delle donne che ascolto annuiscano contenti.

Perché non credo vi siano dubbi sul fatto che queste misure applicate a cortei e manifestazioni siano palesemente incostituzionali (lo erano pure applicate agli stadi, ma si sa il mostro emergenziale giustifica sempre qualsiasi decisione): pagare per poter manifestare discrimina chi può e chi non può esprimere la propria opinione e basare su provvedimenti discrezionali la decisione di limitare la libertà di un cittadino è evidentemente un’aberrazione in qualsiasi stato di diritto. Per non parlare degli effetti che avranno: la Legge Reale è costata 274 morti, tanto per dire; domani banalmente quello che succederà è che non si faranno più cortei autorizzati, e che assisteremo a moltissimi casi di condanne penali per persone che non hanno fatto nient’altro che presentarsi in una piazza (senza fare nulla) perché qualcuno ha deciso che sono pericolose. Complimenti, una soluzione a tutti i mali del mondo (che ovviamente sono le macchine bruciate e quattro pietre, sic).

Ma il processo più diabolico è quello che fa scambiare alla maggior parte delle persone i responsabili con l’occasione, lo strumento con l’intenzione. Chi vuole queste misure (e non parlo solo di chi le ha proposte materialmente in Parlamento e in strada in questi giorni) attendeva solo l’occasione di poterle esportare fuori dagli stadi e nella nostra vita di tutti i giorni. E chi lo asseconda affermando che l’occasione giustifica ogni cosa, in nome di scarsissima statura politica ed etica, mostra scarsissima lucidità, ma soprattutto mostra che l’istinto violento, quello vero, quello che attivamente nega ad altri la possibilità di fare e dire, è molto più radicato negli uomini di quanto non si voglia ammettere. Perché dimenticare il valore della libertà (delle proprie opinioni, delle proprie parole e della propria persona) è un atto immensamente più violento che spaccare una vetrina o bruciare una macchina. Purtroppo non abbiamo più un Brecht a ricordare a tutte queste persone chi cammina dal lato sbagliato di un confine, quello di un’umanità diversa.

No future no peace!

16 Ottobre 2011 40 commenti

 

Siamo noi la generazione fuori dalla storia. Rabbiosa, disperata, accecata dalla furia. Siamo noi. Siamo la generazione vittima della storia dei propri genitori, ispirata da quella dei propri nonni partigiani, schiava del presente senza fine, senza passato, e senza futuro. Noi non vi capiamo e voi non ci capite. C’è chi di noi è scappato altrove, a cercare fortuna, ma molti non hanno alcun luogo e alcun tempo dove andare. Siamo qui, incastrati in una realtà di cui non possiamo fare parte. Non siamo i giovani, che riusciranno a raccogliere le briciole di una pletora di anziani coccolati da diritti acquisiti che a noi sono stati strappati di mano con il loro stesso silenzioso beneplacito. Non siamo i ragazzini che vanno avanti ancora con il welfare all’italiana fatto di pizza, mamma e mancetta, fino a quando verranno fatti sedere sulle sedie lasciate vacanti da chi si è abbuffato senza preoccuparsi di cosa succedeva dopo. Non siamo quelli che hanno già vissuto la propria storia, siamo quelli che continuano a viverla, senza alcuna speranza.

 

E allora che cosa abbiamo da perdere, che cosa dobbiamo chiedere, e chi sarebbero i nostri interlocutori? I vecchi sindacalisti che ci hanno fottuto la vita? O i politici che si riciclano un giorno sì e l’altro pure riempiendosi la pancia di cibo, le tasche di soldi e le case di servi? O i ragazzini che non ci capiscono, che non capiscono la nostra disperazione e reclamano un futuro a chi gliel’ha tolto? La verità è che noi siamo già oltre. Siamo oltre la sfera del bene e del male, furia cieca e rabbia nera. Non cerchiamo giustificazioni, è inutile parlare. E’ inutile discutere. Non cercate di capirci. Non potete. Perché avete un passato, o un presente e anche se non ci credete alcuni di voi hanno anche un futuro.
Perché non vogliamo avere ragione. Perché siamo fuori dalla storia. Nel bene e nel male. Ma non cercate di addossarci la responsabilità del nostro presente. Perché l’unica cosa che abbiamo è la nostra vita. E un posto per noi lo troveremo. Costi quello che costi.

No future, no peace.

Tutto il resto è oggi: dieci anni dopo Genova

20 Luglio 2011 Commenti chiusi

Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera

Come altri hanno scritto, abbiamo speso troppa vita, troppe parole, troppo cuore su Genova. A dieci anni di distanza non c’è più niente da dire. Tutto il resto è oggi.

Hackmeeting 2011 – L’ultimo hackmeeting prima del 2012

21 Giugno 2011 Commenti chiusi

Il mondo finira’, ma dato che a noi ci importa il giusto, intanto organizziamo un altro hackmeeting.

Dalle nuvole dei disastri nucleari alle nuvole del cloud computing: la tecnologia e la conoscenza quando centralizzate per interessi economici e politici e in contrasto con le aspirazioni individuali e collettive di autonomia portano inevitabilmente alla… apocalisse!

Se pensi invece che possiamo fare di meglio, se non hai paura di smontare tutto per vedere come funziona e rifarlo: seize the time! Perche’ dopo potrebbe essere troppo tardi. Le lancette scorrono, il sistema mondo non sta funzionando a modo. tic-tac, tic-tac: e’ un orologio o una bomba ad orologeria ?

Hackmeeting 24-25-26 Giugno – Firenze

L’hackmeeting è l’incontro annuale delle controculture digitali italiane, di quelle comunita’ che si pongono in maniera critica rispetto ai meccanismi di sviluppo delle tecnologie all’interno della nostra societa’. Ma non solo, molto di piu’. Lo sussuriamo nel tuo orecchio e soltanto nel tuo, non devi dirlo a nessuno: l’hackit e’ solo per veri hackers, ovvero per chi vuole gestirsi la vita come preferisce e sa s/battersi per farlo. Anche se non ha mai visto un computer in vita sua.

Tre giorni di seminari, giochi, feste, dibattiti, scambi di idee e apprendimento collettivo, per analizzare assieme le tecnologie che utilizziamo quotidianamente, come cambiano e che stravolgimenti inducono sulle nostre vite reali e virtuali, quale ruolo possiamo rivestire nell’indirizzare questo cambiamento per liberarlo dal controllo di chi vuole monopolizzarne lo sviluppo, sgretolando i tessuti sociali e relegandoci in spazi virtuali sempre piu’ stretti.

L’evento è totalmente autogestito: non ci sono organizzatori e fruitori, ma solo partecipanti.

19 giugno 2011: giornata dell’indignazione precaria – i precari prendono parola!

17 Giugno 2011 3 commenti

19 giugno 2011 h 18:00
ROMA – piazza Montecitorio
MILANO – piazza Mercanti
I precari prendono parola!

Brunetta ci ha umiliato chiamandoci la parte peggiore d’Italia. Noi invece crediamo che la parte peggiore del paese siano proprio i politici che vivono nel mondo dei loro palazzi dorati e le imprese che si sono arricchite sfruttando il lavoro precario.

Per questo il 19 giugno abbiamo lanciato la giornata dell’indignazione precaria! A fianco del movimento della Global Revolution che dalle piazze di Madrid e Barcellona ha contagiato l’Europa da Atene a Lisbona, i precari e le precarie italiane scenderanno in strada per prendere parola contro la politica che ci umilia e le imprese che ci precarizzano.

A Roma dalle 18 in piazza Montecitorio comincerà il presidio permanente che fino al 22 giugno griderà la sua voglia di sfiduciare Brunetta e il governo.

A Milano dalle 18 in piazza Mercanti manderemo la nostra solidarietà ai precari di Roma e lanceremo un microfono aperto, un momento di presa di parola collettiva.

Chiediamo a tutti i precari e le precarie, ai lavoratori, a chi ha a cuore le sorti della generazione precaria e non sopporta più chi dall’alto dei palazzi della politica ci umilia e maltratta, di venire in piazza. Portate la vostra creatività, le vostre idee, la vostra rabbia. Contro chi non ci vuole far parlare, contro chi ci vuole zitti e con la testa china, risponderemo parlando di idee, di futuro, di conflitto, di sciopero, delle nostre rivendicazioni e delle nostre emozioni.

Precarie e precari

Brunetta contro i precari

16 Giugno 2011 Commenti chiusi

Il ministro Brunetta (la minuscola non è casuale, ndr) ha colpito ancora: di fronte alle legittime richieste di confronto da parte dei precari della Pubblica Amministrazione di cui lui è Capo Indiscusso li apostrofa con l’infelice frase “Siete la parte peggiore dell’Italia”, offendendo così quei 10 milioni di italiani – in massima parte giovane – che lavorano precari e sfruttati nella maggior parte delle aziende private e pubbliche del Paese. Non contento rincara la dose e si lancia in altre affermazioni quali “Andate a lavorare all’ortomercato”, scavandosi da solo la fossa (politica, prima che qualcuno fraintenda) che su facebook prima ancora che sulle testate nazionali le persone hanno già cominciato a delimitare. “Sappiamo chi sono questi personaggi, ci stiamo informando su dove lavorano” ha tuonato nelle interviste di questi giorni, facendo intendere che lottare per i propri diritti è inaccettabile per chi ci precarizza e che il dissenso non è una forma di libertà contemplata dall’attuale maggioranza (e non solo). Non serve dire che i precari e le precarie di tutta Italia – e speriamo tutti coloro che hanno ancora a cuore la democrazia in cui vivono – non tollereranno alcuna forma di intimidazione e di ritorsione nei confronti di chi non si arrende a vivere una vita di merda.

“Oggi durante il Convegno Nazionale dell’Innovazione svoltosi presso il Macro di Testaccio, verso le ore 16 dopo il discorso di apertura del Ministro Brunetta , abbiamo aperto uno striscione con la scritta “Si scrive innovazione, si legge precarietà”. Siamo gli in-dipendenti precari per la PA, esprimiamo le varie figure professionali precarizzate degli enti parastatali: ItaliaLavoro , Formez, Sviluppo Lazio.”

da indipendenti.eu (clicca per leggere l’articolo completo)