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Archivio per la categoria ‘oscuro scrutare’

Repost: la sinistra e l’ordine pubblico

17 Settembre 2007 Commenti chiusi

 

In questi giorni con poco tempo e poca testa per scrivere e leggere, non mi pare una cattiva idea riportare all'attenzione degli sventurati che leggiucchiano questo blog un brano dei De Caro tratto da un libro molto  interessante edito da Odradek. Il pezzo è di qualche anno fa ma il tempo gli ha solo portato conferme. 

La Sventurata Rispose. La sinistra e l'ordine pubblico : parte 1 , parte 2, parte 3, parte 4, parte 5 e parte 6 

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Buone nuove dai mainstrem (non par vero!)

5 Luglio 2007 1 commento

 

Nel giro di dieci minuti, a scavare neanche troppo a fondo, si possono reperire informazioni interessanti: ad esempio posso passare dal sito di Luca Volonté (che ci spiega perché il giochino di molleindustria al centro della querelle di questi giorni è falso e tendenzioso), alle ansa pubblicate su repubblica che mi dicono il contrario ("Prete condannato a 4 anni per pedofilia", ovviamente anonimo, menre quando ci chiedono dei nostri reati vogliono sapere anche il cognome da nubile di mia madre).

Poi giri pagina e trovi che è arrivata un'altra condanna civile al risarcimento danni per le botte subite durante le cariche indiscriminate della polizia a Punta Vagno, sabato 21 luglio 2001, a conclusione delle mobilitazioni contro il g8. Se la donna in questione riceverà 24 mila euro, direi che il g8 e la "sbadataggine" della polizia costeranno molto cari al Ministero degli Interni. Non fossero soldi nostri quelli degli stipendi con cui vengono pagati quelli che ci hanno menato sarebbe meno ironica la situazione…

Restate sintonizzati perché da settembre sul g8 ne vedremo parecchie (belle non saprei….)

 

Repubblica: da giornale del centro sinistra a giornale delle questure.

2 Luglio 2007 5 commenti

 

Un tempo repubblica era il giornale del centro sinistra, dei sinceri democratici, misurati in tutto. Da ormai qualche anno a questa parte pare sia diventato l'organo della linea violante/cofferati: legge innanzitutto, ordine, equilibrismo per dire che gli unici buoni sono quelli che rispettano la legge (tranne quando i trasgressori sono parti di Ds e Dl) e quelli che si sottomettono alla ragion di stato sempre e comunque. A Milano ormai i suoi articoli sono considerati una barzelletta, e quasi è meglio sfogliarsi il corriere, tanto sono fotocopie delle dichiarazioni della questura (quando si parla di marginalismi e politica non istituzionale, sia questo un'occupazione, i rom, le colonne di san lorenzo). Almeno il giornale fa parlare solo De Corato.

E' evidente che anche a livello nazionale legalitarismo e giustizialismo la fanno da pardroni tranne quando c'e' da identificare le responsabilita' di chi governa e di chi comanda: infatti oggi per parare il colpo alle polemiche La Repubblica Online fa da ufficio stampa di Fournier, che spera cosi' di evitare l'isolamento all'interno del reparto. Che vomito: uno sperava che almeno un minimo di dignita' a qualche sbirro e qualche giornalista fosse rimasto. Invece no. Leggete e ribaltate il vostro fegato pure voi

Quattro rinvii a giudizio per Aldovrandi

27 Giugno 2007 1 commento

 

Sull'omicidio brutale di un ragazzino in quel di Ferrara è stato scritto molto. L'articolo sotto, tratto da un quotidiano nazionale, è abbastanza conciso e sintetico in occasione del rinvio a giudizio dei quattro assassini. Bastardi.

Quattro poliziotti, Paolo
Forlani (1961), Enzo Pontani (1965), Luca Pollastri (1970) e Monica
Segatto (1964) sono stati rinviati a giudizio per omicidio colposo e
saranno processati il 19 ottobre 2007.

Sono imputati del p. e p. dagli art. 113, 51, 55, 40 cpv 589 c.p.
perché, in cooperazione tra loro e consapevoli ciascuno della condotta
altrui, in qualità di agenti componenti le volanti alpha 2 e alpha 3,
intervenuti in via Ippodromo a seguito di chiamate di privati cittadini
che avevano segnalato la condotta molesta e di disturbo di un giovane
(successivamente identificato in Federico Aldrovandi), con colpa
consistita nell’eccedere i limiti dell’adempimento di un dovere.

In particolare i quattro poliziotti sono stati rinviati a giudizio per:

1)
nell’avere omesso di richiedere immediatamente l’intervento di
personale sanitario per le necessarie prestazioni mediche a favore di
Federico Aldrovandi descritto dagli stessi agenti in stato di evidente
agitazione psicomotoria;
2) nell’avere in maniera imprudente
ingaggiato una colluttazione con Federico Aldrovandi al fine di
vincerne la resistenza eccedendo i limiti del legittimo intervento; in
particolare, pur trovandosi in evidente superiorità numerica,
percuotevano Federico Aldrovandi in diverse parti del corpo facendo uso
di manganelli (due dei quali andavano rotti) e continuando in tale
condotta anche dopo l’immobilazione a terra in posizione prona;
3)
nell’avere omesso di prestare le prime cure pur in presenza di
richiesta espressa da parte di Aldrovandi che in più occasioni aveva
invocato “aiuto” chiedendo altresì di interrompere l’azione violenta
con la significativa parola “basta”, mantenendo al contrario lo stesso
Federico Aldrovandi, ormai agonizzante, in posizione prona ammanettato,
così rendendone più difficoltosa la respirazione;
4) cagionato o
comunque concorso a cagionare il decesso di Federico Aldrovandi
determinato da insufficienza cardiaca conseguente a difetto di
ossigenazione correlato sia dallo sforzo posto in essere dal giovane
per resistere alle percosse sia alla posizione prona con polsi
ammanettati che ne ha reso maggiormente difficoltosa la respirazione in
Ferrara il 25 settembre 2005

Inoltre ci sarebbero dei nomi nel registro degli indagati della cosiddetta «inchiesta bis» sul caso Aldrovandi.
Il fascicolo è stato aperto dalla Procura di Ferrara dopo l'improvvisa
apparizione del brogliaccio originale in cui erano segnate le chiamate
arrivate la notte del 25 settembre 2005 al 113. Copia originale in cui
gli orari di intervento delle volanti non coincidevano con quella in
mano alla Procura. Poche settimane prima dell'udienza per il rinvio a
giudizio, si è verificato il colpo di scena: la Procura ha aperto
un'indagine sull'indagine, per così dire. La vicenda è ben strana: fu
infatti uno degli avvocati degli indagati a chiedere al pm di entrare
in possesso dei brogliacci del centralino della sala radio, citando un
verbale di acquisizione – firmato da un funzionario della questura – di
cui però il pm non era a conoscenza. Il pm chiese alla questura. In
risposta arrivò una nota con cui si informava dell'improvviso
ritrovamento in una cassaforte di una copia difforme dell'elenco delle
chiamate di servizio di quella notte, nonché il rinvenimento di sette
campioni di sangue mai messi agli atti. Scontata l'apertura di un
fascicolo.
Che stavolta, però, non è contro ignoti, come per sei mesi è stato quello sulla morte di Federico Aldrovandi.

In quel caso, infatti, la prima pm che seguì la vicenda, Mariaemanuela
Guerra, impiegò inspiegabilmente del tempo per iscrivere i nomi degli
agenti. Scelta miope, e che è stata utilizzata in seguito dagli
avvocati della difesa per chiedere rinvii e sostenere che non erano
stati sufficientemente garantiti i diritti degli indagati. La Procura, per ora, non conferma le indiscrezioni. Nessun avviso di garanzia è stato spiccato

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L’assurdo mondo della giustizia a senso unico

25 Giugno 2007 2 commenti

 

Oggi altro capitolo di processi e sfighe. Ma vale la pena parlarne un attimo, perché rasenta l'assurdo e rappresenta perfettamente lo status quo di giustizia e democrazia nel paese.

Durante le udienze dedicate al processo San Paolo, per gli eventi in cui compagni e compagne furono selvaggiamente picchiati nel pronto soccorso in cui aspettavano di apprendere la notizia della morte di Dax, uno degli sbirri venuti a testimoniare riconosce tra il pubblico qualcuno che assomiglia a uno dei presenti ai fatti della notte in esame. Immancabile la solerzia dei carabinieri che a fine udienza identificano un po' tutti i presenti con la scusa di adempiere al loro dovere/piacere.

Giova ricordare che in quel processo i tre imputati tra le forze dell'ordine (uno riconosciuto come recante una mazza da baseball fuori ordinanza con cui picchiava le persone e al momento del processo in carcere per aver partecipato a un giro di cocaina; gli altri due immortalati da un vidoe mentre pestano uno degli imputati "attivisti" a terra inerme) sono stati assolti o condannati a pochi mesi per abuso d'ufficio, mentre dei quattro compagni imputati tre sono stati condannati a due anni e rotti per resistenza aggravata. Già questo fa ribollire il sangue, ma non fermatevi qui.

Lo sbirro delatore in questione si chiama Tarantino, ed è di stanza nel commissariato Garibaldi-Repubblica, guarda caso quello che include anche Pergola nelle sue ronde, e guarda caso è proprio lì che ha visto l'individuo presente nel pubblico, pensando bene di farsi una bella risata alle spalle della giustizia.

Infatti il soggetto nel pubblico il giorno del San Paolo era a Roma, ma l'ispettore Tarantino lo indica come presente a Milano. Qualsiasi pm di buon senso avrebbe mollato lì la questione, ridicola in sé, ma non Gittardi, che decide di insistere e di portare a giudizio anche la persona presente tra il pubblico con come unica prova la parola di uno dei poliziotti presenti quella sera di picchiatori al San Paolo e chiaramente in grado di aver visto molte altre volte la persona in questione in altri contesti.

In un paese democratico la parola di uno sbirro non vale di più di fatti e parole di persone normali. In Italia non è così, e oggi una persona totalmente innocente rischia di essere condannato per fatti a cui non era presente, solo per la voglia di piccola e miserrima vendetta di un pusillanime in divisa e per la miopia di un pm tutto d'un pezzo ma di poca lucidità.  

Questi eventi sono quelli che ti fanno venire voglia di avere un unico approccio con le forze dell'ordine, e non certo improntato al dialogo. Police par tout, Justice nulle part.

 

qed: per la polizia nessuna nuova buona nuova, manganelli nel segno della continuità

25 Giugno 2007 2 commenti

 

La notizia ufficiale sarà data oggi: a sostituire il prefetto Gianni De Gennaro sarà il prefetto Antonio Manganelli, nome che più profetico non si può, segno della continuità che assurge alla carica più alta della polizia italiana con il placet di tutte le forze politiche, anche se per motivi diversi.

Antonio Manganelli sta con De Gennaro dai tempi dell'antimafia (30 anni fa) ed è il vicecapo del grande capo dal primo giorno in cui quest'ultimo mette piede sul soglio dell'ufficio di capo delle forze di pubblica sicurezza nel 2000. Uomo più fedele all'ex grande capo non si poteva immaginare:  infatti tutta la destra è felice, la sinistra moderata è felice, la cosiddetta sinistra radicale (mi viene da ridere sembra che parliamo di pasdaran, invece parliamo di sinceri democratici e pure al governo) fa buon viso a cattivo gioco. Mica si può scassare sempre il cazzo a oltranza,  no? <g>

L'idea che mi sono fatto io che sono proprio movimenti e soprattutto la sinistra del governo a essere gabbata dalla mossa: il contentino lo hanno avuto e adesso dovranno ingoiare qualche rospo, poco ma sicuro. Qualche rospo le cui conseguenze le pagheremo noi, manco a dirlo. Contemporaneamente nessuno sembra aver voglia di parlare del fatto che oltre ai maggiori dirigenti della polizia italiana (già imputati per falso ideologico e calunnia nel processo Diaz), ora anche l'ex grande capo della polizia ha interferito con la giustizia aggiustando una testimonianza o comunque influenzandola. Un fatto istituzionalmente gravissimo nell'italietta in cui il ruolo istituzionale non conta mai un cazzo se non per il potere che esercita (il concetto di responsabilità viene usato solo quando bisogna aumentare le tasse, la repressione, o ridurre i diritti delle persone… che gioia, no?). Se neanche il capo della polizia rispetta le aule di tribunale, noi che non riconosciamo neanche la loro legittimità perché dovremmo sentirci frenati dalle norme vigenti?

Va inoltre fatto notare che se De Gennaro era relativamente neutrale sui processi genovesi, essendone distante, Manganelli, ex capo dello SCO e di Gratteri, vede nel Checco nazionale un erede diretto e quindi non sarà per nulla disponibile a vederlo condannato per un'operazioncina di immagine come la Diaz. Infatti durante la sua audizione come teste non ha fatto niente altro che ripetere come un mantra "i dirigenti presenti sono i migliori della polizia italiana, godono della nostra massima fiducia, avranno avuto i loro motivi per agire cosi', nessuno si deve permettere di metterlo in dubbio". Inoltre sempre in continuità con il suo ex capo indagato per induzione alla falsa testimonianza, quando il pm gli ha fatto notare come le sue affermazioni fossero un po' dissonanti rispetto a quello che storicamente conosciamo della vicenda e alle sue precedenti dichiarazioni, Manganelli si è indisposto apostrofando corte e pubblico ministero con un'arroganza discutibile dicendo: "io non permetto a nessuno, nemmeno qui certe insinuazioni, quindi mi spieghi". Si sa che gli sceriffi si ritengono sempre al di sopra della legge uguale per tutti.

Non saranno tempi simpatici per chi lavora su e contro le forze dell'ordine con tenacia, o anche solo la loro presente incarnazione. La continuità si dimostrerò nell'assenza di walzer delle cariche nelle questure: infatti De Gennaro appena insediato nel 2000 ha già provveduto a far capire chi è inviso alla dirigenza della polizia e chi no, con un cambio di poltrone per 700 alti papaveri. Manganelli non cambierà nessuno e questo è la più grande dimostraizone che l'avvicendamento ai vertici della polizia è del tutto simbolico.

AGGIORNAMENTO

Ovviamente uno che nella sua posizione di responsabile delle forze dell'ordine suggerisce una falsa testimonianza a un imputato in un processo contro le forze dell'ordine non può che essere appuntato capo di gabinetto del ministero dell'interno: cosi' magari potrà direttamente decidere ad esempio di non pagare le vittime delle violenze della polizia, oppure destituire qualcuno che gli ha messo i bastoni tra le ruote. Ovviamente il prossimo capo di gabinetto del ministero di grazia e giustizia sarà Totò Riina, tanto, mica ci scandalizziamo no?

C'è da dire che i governi italiani hanno la faccia come il culo. 

Genova 2001 e la storia italiana

21 Giugno 2007 6 commenti

 

Proprio in questi giorni mi ero messo a risistemare i riassunti dei processi per un nuovo printi di supportolegale, e un articolo un po' a metà tra riassunto e commento per carmylla per riportare l'attenzione sulla conclusione del processo ai 25 (che proprio tra questa e la prossima settimana vedrà la conclusione dei testimoni e quindi l'imbocco della dirittura d'arrivo verso la sentenza). I fatti di ieri mi obbligheranno a scriverne un altro quando saranno più chiare le strategie degli apparati di sicurezza: direi settimana prossima o quella dopo. Nel frattempo vi ripropongo qui l'articolo pubblicato su carmilla (tnx valerio! 🙂

 

Genova 2001 e la storia italiana

di Blicero (Collettivo Supportolegale)

I fatti del G8 di Genova entrano di diritto nelle tormentate storia e identità culturale italiane. In questi giorni di Mio Fratello è Figlio Unico
e di interventi di giornalisti americani che cercano di spiegare ai
loro figli nati in Italia le matrici culturali del Bel Paese (v. ultimi
numeri di Internazionale), c'è un evento forse unico nella
nostra storia recente che ha le caratteristiche per costituire un
ulteriore capitolo nella formazione della memoria collettiva del
popolino italico.
Ciò che accadde il 20 e 21 luglio 2001 a Genova infatti è un muro
contro il quale si infrange l'identità di ognuno di noi: difendere i
manifestanti, accusare la polizia, difendere lo Stato, accusare i
teppisti, disegnare complotti da un lato o dall'altro.

Fortunatamente il tentativo disperato da parte di media e
istituzioni culturali e politiche del paese di far calare il sipario su
un evento così importante per tutti coloro che lo hanno vissuto
direttamente o indirettamente e per la storia non solo del paese, ma
anche e soprattutto dei conflitti politici a livello internazionale,
sta andando incontro a una sconfitta sempre più netta.
E' pure vero che per ora sui manuali di storia delle superiori troviamo
pagine e pagine per giustificare l'11 settembre e le guerre che ne sono
state l'inevitabile reazione (o origine, forse siamo noi che non
abbiamo capito nulla!), mentre non troviamo neanche un paragrafo sul G8
di Genova. Ma la memoria delle persone è diventata più viva negli
ultimi anni, anche grazie al lavoro di molti gruppi, collettivi e
individualità che non si sono stancate di seguire ciò che è rimasto di
quegli eventi: i processi.

Prosegui la lettura…

Sulla rimozione del capo della polizia Gianni De Gennaro

21 Giugno 2007 3 commenti

 

Ieri sera era ancora presto e tuttora lo è, per trarre delle conclusioni. I dati certi sono pochi ma buoni. In primis, Prodi ha annunciato in maniera del tutto irrituale la sostituzione del capo della polizia non con la nomina del nuovo capo ma con la rimozione dell'attuale capo: in politica le piccole cose contano, e in materia delicata come il governo di tutto l'apparato delle forze di sicurezza ancora di più. Non si conosce ancora il nome del successore: tutti danno per accreditato il vice di lungo periodo di De Gennaro, Antonio Manganelli, ma la cosa è tutt'altro che scontata. Alcuni ritengono la scelta troppo in continuità e la avversano per questo (il Foglio cita il PRC come ancora titubante su questo nome), altri la incoraggiano per non dare il senso di repulisti di tutto il vertice (Il Corsera tra gli altri). La verità è che Manganelli è un fedelissimo di De Gennaro e in un clima più tranquillo sarebbe stato normale per lui arrivare, ma è anche vero che non è la prima volta che qualcuno fa carriera in fretta per aver assegnato il posto che la politica decide gli spetti. Solo il Foglio cita Serra tra i possibili candidati, mentre tutti gli altri snocciolano il lungo elenco (5 nomi) di seconde file che però mi parrebbero una scelta di understatement un po' curiosa in un contesto in cui la questione securitaria tiene sempre più banco in mezzo all'incapacità di gestire i problemi in altro modo che non quello dell'uso delle forze di sicurezza in copiosi numeri.

L'ultima cosa certa è che l'8 giugno 2007 il capo della polizia Gianni De Gennaro ha ricevuto comunicazione della sua iscrizione nel registro degli indagati per aver indotto l'ex questore di Genova Francesco Colucci a falsa testimonianza. La mossa dei pm genovesi sembra tutta politica e non solo a livello nazionale, ma proprio sul piatto delicato della bilancia del processo per i fatti della Diaz e per il resto dei processi del G8. Tirare in mezzo il grande capo significa far partire una bambola di giocoleria con bombe a mano al posto delle palline. Ammiro molto il dottor Zucca (e il suo socio Cardona) per la spavalderia con cui si muove su un terreno pesantissimo come questo, ma gli effetti di tutto questo sono ancora da decifrare. Perché se verrà dimostrato il coinvolgimento di De Gennaro, io mi chiedo tutta questa sagacia che gli viene riconsociuta dove è finita: per un processo in cui tutti più o meno si stavano accodando sulla soluzione di comodo (condanna per lesioni a Canterini e company con soldi alle vittime, condanne lievi o assoluzione per insufficienza di prove per i dirigenti che cosi' non devono stare li' a menarsela: non vediamo il tribunale con molto coraggio nei confronti di Gratteri, Luperi e via dicendo, onestamente!) il capo della polizia si fa infinocchiare nello scandalo che è riuscito ad evitare da sette anni. Gatta ci cova, ed evidentemente sia dal lato dei pm che da quello del capo della polizia la cosa è molto più articolata di quello che ci vogliono far credere. 

La cosa più sconvolgente è però la reazione dei media stamattina (mi riferisco ai giornali di cui ho fatto incetta impunemente in edicola): nessuna difesa a spada tratta del capo della polizia, nessuna condanna esplicita della gravità istituzionale dei fatti se se ne verificasse la veridicità, una generica ammirazione e apprezzamento per il superpoliziotto freddo come il ghiaccio e capace di grandi equilibrismi politici tanto da restare in carica sette anni (e io aggiungerei: di grandi ricatti dai suoi cassetti ben forniti di materiali). Gli editoriali di tutti i giornali sono tiepidissimi su De Gennaro concentrandosi tutti su Prodi, PD, Napolitano e via dicendo. La cosa è molto indicativa del potere dell'uomo in questione, se nessuno vuole pestargli i piedi con troppa decisione, un motivo ci sarà. Vince il premio buco dell'anno Liberazione, che è l'unico giornale a mancare la notizia: peccato perché mi pareva in risalita come qualità, ma questo marca una crisi di dilettantismo abbastanza grave nel già asfittico panorama mediatico giornalistico italiano.

Stiamo a vedere che succede. I botti non sono finiti.

 

All’improvviso, un bagliore oltre la siepe: il capo della polizia Gianni De Gennaro è indagato.

20 Giugno 2007 3 commenti

 

Riporto solo l'ansa, che adesso le redazioni sono in fibrillazione. Le implicazioni di questa notizia, se risulterà confermata, da un punto di vista istituzionale sono pesantissime: le conclusioni sullo stato della nostra democrazia non sono difficili da trarre.

ROMA – Il capo della Polizia, Gianni De Gennaro, è stato iscritto nel
registro degli indagati dalla Procura di Genova nell'ambito
dell'inchiesta sul G8. A quanto si é appreso da fonti ufficiose ma
autorevoli, l'iscrizione, alcuni giorni fa, sarebbe stata fatta per
l'ipotesi di reato di istigazione alla falsa testimonianza.

Non si e' appresa la data esatta dell'iscrizione nel registro degli
indagati del prefetto De Gennaro, che sarebbe pero' di poco precedente
o immediatamente successiva alla deposizione del numero due del reparto
mobile di Roma, Fournier, sulla ''macelleria messicana'' alla scuola
Diaz.

La decisione della magistratura genovese, comunicata con
avviso di garanzia al capo della Polizia, sarebbe stata motivo dell'
accelerazione della volonta' politica di procedere a
quell'avvicendamento alla guida del Dipartimento di pubblica sicurezza
che era stato ipotizzato da tempo.

Sono seduto a casa, con un ghigno incredulo e isterico stampato in faccia: ghghggghghghghghghghgh 

PS: la testimonianza ovviamente è quella dell'ex Questore di Genova Colucci, almeno questo è quello che si sta intuendo, ma i pm si tengono le carte strettissime 🙂

 

Movenze negli apparati: De Gennaro se ne va, ma dove?

20 Giugno 2007 Commenti chiusi

 

Oggi grande giornata per un eventuale osservatorio sulla sicurezza dalla parte giusta degli apparati: il tgcom ha annunciato che è finalmente pronta la bozza di riforma del codice penale, ma io non ne trovo traccia in nessun dove. Sono molto curioso. Per ora alcuni interventi sembrano interessanti, ma sono gli articoli abrogati che faranno veramente la differenza, oltre che la questione della gestione del concorso. In questo senso sembra molto interessante che uno dei punti chiave sia l'annullamento delle attenuanti generiche: può sembrare una sfiga, ma in realtà così a occhio e croce potrebbe essere testimonianza di un codice improntato a evitare l'aleatorietà che con le ultime legislazioni di emergenze e le ultime tendenze giuridiche tendeva a spopolare (vedi 11 marzo). Diverso è se vengono toccate solo le attenuanti senza intervenire sul complesso del codice su questo punto.  [adesso gli avvocati che seguono il mio blog mi pigliano a scarpate, ndb]

Sempre oggi arriva la notizia che tutti aspettavamo da molti anni: viene rimosso De Gennaro da capo della polizia. Potrebbe succedergli il prefetto Antonio Manganelli, fedelissimo vice capo della polizia, e soprattutto padre protettore di Francesco Gratteri (cosa che per me e tutti gli implicati nel processo Diaz Pascoli vuol dire solo una cosa: cazzi amari), oppure Achille Serra, il poliziotto democratico ma dal pugno di ferro, protagonista del successo di Firenza (FSE) e Roma (più e più volte), uomo della sinistra in vista dei prossimi sconvolgimenti del panorama politico. Il punto però a questo punto è: perché viene rimosso l'uomo degli americani (l'unico ad aver ricevuto un'onoreficenza dell'FBI senza essere americano) con i cassetti pieni di segreti, il capo della polizia più longevo dai tempi di Arturo Bocchini (il capo della polizia del Duce e ispiratore dei vituperati TULPS)? E soprattutto dove andrà a finire?

Non è un segreto che lui vorrebbe fare il capo di una versione unificata dei servizi segreti (cosa molto osteggiata sia da SISDE che da SISMI) o di un coordinamento europeo dei servizi, che però al momento vanta come tentativo il sodalizio capeggiato dai carabinieri e con sede a Verona. La caccia è aperta: qual è la strategia di Gianni? Mica penserete che si levi così per andare in pensione? 🙂