La partita di stasera è facile da descrivere, più difficile da comprendere. Sessanta minuti di nulla: la Lazio non fa niente per vincere e si aspetta che l’Inter ne approfitti. Per un’ora i nerazzurri non lo fanno, esibendo un indolenza e bassissima concentrazione. I tifosi si incazzano ed essendo il pubblico di San Siro tra i più rompicoglioni e silenziosi del mondo – la nostra curva canta solo quando vince e infatti gli unici cori pro Inter erano dei gemellati fascistissimi al primo anello blu – cominciano a mugugnare, a sbraitare contro "lo zingaro" e contro tutta la squadra. Ibra si incazza e sfodera quello che non aveva ancora fatto, la prodezza che vale i tre punti e poi l’assist perfetto che li consolida. In mezzo gestacci al pubblico che sicuramente non li dimenticherà: c’è da sperare che la società gestisca bene questa fase. Da un lato Ibra che vuole o più soldi e più campioni o una nuova squadra, dall’altro un pubblico che vuole un fuoriclasse sempre e non quando gli girano le palle a lui, dall’altro una società che quantomeno deve monetizzare di brutto il campione che ha portato alla ribalta se proprio non riesce a tenerlo. Un bel rebus, non c’è che dire, dopodiché se Ibra bisogna insultarlo per farlo giocare decentemente ci penso io mettendomi in transenna al primo verde durante il riscaldamento: giovane svedese, prendi 250 mila euro a partita, non sei obbligato a vincere, ma a giocare a calcio sì. Pedala e non cagare il cazzo: se pensavi di essere in presenza del pubblico inglese, hai preso una cantonata. GLi interisti sono il tritacarne peggiore per i nervi di chiunque da anni, pure per gli altri tifosi. Approfitti della squalifica per somma di ammonizioni per far raffreddare il cervello e le palle. Prego.
Se della partita non ha molto senso parlare, possiamo dire che nonostante le assenze la squadra fisicamente c’è e questa è già una differenza enorme con gli anni scorsi. Ancora il cambio di mano nella capacità di intensità e concentrazione per 90 minuti manca, e infatti rischiamo di rivedere la partita di Napoli con una Lazio ben più pericolosa. Sotto tono il solo Cambiasso tra i nostri pilastri, segno forse di una stanchezza anche legittima volendo. Davanti senza Mario, l’unico giocatore di calcio degno di questo nome è Ibra, e questo in società dovrebbe far riflettere molto. In mezzo il migliore è un signore di 34 anni e dai muscoli fragili come cristalli, che dobbiamo sperare abbia voglia l’anno prossimo di conquistarsi una maglia ai mondiali per dare il massimo nel suo ultimo anno in nerazzurro (Vieira). Il secondo migliore e unico capace di inserimenti degni di questo nome è anche colui che ha i piedi come dei ferri da stiro, Muntari, e questo la dice lunga sulla situazione del centrocampo. Dietro siamo solidi, non c’è che dire, ma l’anno prossimo avranno tutti un anno in più e nel calcio moderno non si può vivere sugli allori.
Ora, però, bando alle ciance. Mancano ancora sei punti. Concentriamoci su questi e poi parleremo del resto: di Ibra, di chi ci sarà l’anno prossimo, di chi potrebbe venire e di chi potrebbe andare. Intanto oggi contava solo vincere. Cosa fatta capo ha. E che capo.
PS: non vale neanche la pena di commentare che in Italia è il solito teatrino per cui le regole di civile convivenza sono al vaglio della comodità politica. Così un gruppetto di scemi che dice "napoli colera" vale un turno di squalifica di un intero settore dello stadio, mentre uno stadio intero che urla "non esiste un negro italiano" non è razzista, ma solo inopportuno. Oppure Muntari che da per sbaglio una manata in faccia a un avversario vale tre giornate, mentre Brocchi che mentre l’Inter sta attaccando rilancia il pallone in campo per interrompere l’azione non è meritevole di prova tv. Se non stessi godendo per l’avvicinarsi del traguardo, mi incazzerei quanto e più di Ibra. 🙂