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Archivio per la categoria ‘spalti e madonne’

San precario CFC: un segno indelebile nella storia

8 Giugno 2008 3 commenti

 

La San Precario Cricket and Football Club lascia un segno indelebile nella storia del Torneo dei Centri Sociali e delle Associazioni Antirazziste: con lo 0-8 patito nella terza partita del gironcino chiudiamo a 0 punti e -17 di differenza reti, quasi certamente il peggior risultato della storia del torneo per una formazione. Con questo non solo vinciamo il cucchiaio di legno, ma anche una imperitura nomination negli annali di questa prestigiosa competizione. D’altronde nessuno capirà la generosità del nostro gesto: con il pesante passivo, come al solito immeritato, consentiamo alla squadra di giovani migranti del Comitato Inquilini di Calvairate di passare agli ottavi di finale del torneo. Le buone azioni passano sempre inosservate, ma la nostra coscienza è pulita.

Certo eravamo entrati in campo convinti di dover vincere con il maggior scarto di reti possibile, ma un arbitraggio dubbio e l’aggressività degli avversari, nonché la nostra solita assenza di riserve, di ossigeno e di gioco, hanno messo subito la partita in discesa per gli avversari. C’è poco da dire sulla partita, se non che un risultato così clamoroso non può essere certo frutto del campo ma di loschi complotti alle nostre spalle. Ma guardiamo i lati positivi: quest’anno siamo sempre stati ALMENO in 11 e abbiamo finalmente una divisa sociale ufficiale; inoltre abbiamo varato una piccola mailing list che ci consentirà di raccattare i giocatori e allenarci in vista delle sfide dell’anno prossimo. Allora sì che si vedrà di che pasta è fatta la San Precario CFC. Hasta la victoria! Talvez!

Un sogno non può morire: Zoncolan a noi, a settembre però!

7 Giugno 2008 2 commenti

 

Per mesi abbiamo aspettato questo momento. All’inizio dell’anno un losco figuro che tifa Triestina (oltre a Monza e Milan, vai a capire i tifosi multisquadra…) ci disse: se Granoche fa 20 gol io mi faccio lo Zoncolan in bici. Granoche, prima di rompersi il crociato, è arrivato a 23, e ci apprestiamo tutti insieme a salire sulla vetta seguendo e precedendo il nostro eroe in bici il 21 giugno a settembre però. Partecipate anche voi all’avventura!

Tutte le informazioni sul blog che segue l’impresa!

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Montagne Russe

27 Maggio 2008 15 commenti

 

Con l’annuncio di Franco Rossi, noto confidente di Mancini, non per questo affidabile sul resto del mondo pallonaro italiano, direi che la conferma del divorzio tra Mancini e Inter è certa. Sono un po’ perplesso. Infatti Mancini in questi anni mi ha fatto incazzare come pochi, confermando dei limiti nella visione della partita in corso e nel coraggio tattico che ci hanno lasciato a piedi non poche volte nelle sfide secche. E’ altrettanto vero che i meriti di Mancini sono stati molti: ha valorizzato un sacco di giovani, ha creato un gruppo solido, ha saputo tenere insieme uno spogliatoio esplosivo e last but not least ci ha fatto vincere, come non accadeva da 15 anni a questa parte. Inoltre è l’unico allenatore che mi ricordi che abbia saputo tenere testa ai giornalisti che ci vomitano merda in faccia a ogni pié sospinto, burattini o vedove che siano.

Mettendo su un piatto della bilancia tutto questo io penso che Mancini meritava un’altra chance per la Champions e per confermare le sue doti in campionato. Moratti ha deciso che il protagonismo dell’allenatore non poteva più tollerarlo e ha deciso di esonerarlo affrontando una doppia spesa ingente: i soldi che dovrà al tecnico uscente e quelli promessi al tecnico entrante. I soldi sono suoi e può farci quello che vuole, ma spero che tenga d’occhio il bilancio interista e non usi questa cosa come scusa per campagne di mercato deludenti o sconsiderate. Quello che esce peggio da questa situazione è lui: incapace di dire apertamente cosa vuole, vittima del suo protagonismo un po’ in ribasso e della sindrome di Severgnini, condizionato da media avversi e da consiglieri pavidi e stupidi. L’unica cosa buona è che sia successo ora e non a ottobre alla prima sconfitta disgraziata di un Mancini in cui non credeva più.

Ora io, che tifo Inter e non un allenatore, mi ritrovo a salutare con orgoglio e con stima Mancini per quello che mi ha dato in questi anni, e a sperare che Mourinho sappia tenere a bada società e giornalai italiani con altrettanta determinazione, e che almeno mi regali un po’ di sorprese, che dovrebbero essere la sua specialità. Adios Mancio, spero di non doverti rimpiangere, mentre mi affaccio sulle montagne russe di una nuova fase nerazzurra.  Nessun dramma, nessun patema, molto rispetto, e a questo punto aspettative di investimento da parte del protagonista – in negativo ma contento lui… – di questa vicenda, il patron dell’Inter Moratti. Per diventare una società moderna non so ancora quanto tempo abbiamo. Speriamo abbastanza prima del ritorno degli squali. 

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Grande Cuore Inter

25 Maggio 2008 2 commenti

 

Dopo la visita alla Casa della Carità in settimana, dimostriamo la nostra generosità concedendo ai rosiconi il premio di consolazione della Coppa Italia, da veri signori. Il segnale più bello per me, quello che mi dimostra che (forse) i tempi e gli interisti sono cambiati è l’ora di cori al 4-4-2 dopo la sconfitta, perché io come altri ricordano quando la vittoria della snobbata Coppa Italia era festeggiata come una Champions League, dato che era l’unico traguardo a cui riuscivamo ad avvicinarci. Non è più così e cari rosiconi frequentatori del blog se mi proponete altri 5, 7, 10 anni così in cui noi vinciamo in Campionato e voi in Coppa Italia firmo col sangue 🙂

Mancini affronta la partita sapendo di dover motivare un gruppo stanco, acciaccato e all’ultima fatica. Tra infortuni, squalifiche e altro mancano: jc, matrix, samuel, cordoba, rivas, dacourt, mezzo stankovic, cambiasso, figo, ibra, cruz. Vedete un po’ voi. Le parole dei romanisti in settimana ci aiutano ma l’approccio che ha l’Inter a questa gara è: bello vincere, ma nessun dramma per come finisce, l’importante era il Campionato. L’allenatore decide di abbandonare il 4-5-1 che tante gioie ci ha dato a Roma per un 4-1-4-1 che non paga molto: infatti per tutto il primo tempo la Roma fa quello che vuole a centrocampo (ho visto fare tre stop di petto su nostro rinvio dal fondo…) e per 30-40 min soffriamo molto e prendiamo un gol da babbi, di piede sul primo palo da un difensore su calcio d’angolo (detto così vi rendete conto che pare impossibile 🙂 L’altro errore del mancio è scegliere l’esperienza sulla voglia di vincere: Pelé con tutti i limiti che può avere ha giocato tutta la Coppa e non si capisce perché escluderlo dall’11 iniziale, per uno Stankovic che nella seduta del giorno prima di allenamento non aveva fatto altro che differenziato. Infatti quando li avvicenda la partita cambia, tornando al 4-5-1. La Roma scompare e per il seocondo tempo è solo Inter, a parte la folata partita da un fallo non sanzionato su Cesar e che si conclude con lo svarione di Maicon (ancora ubriaco dai festeggiamente evidentemente) che consente alla Roma di fare il secondo gol. Sembra in piccolo la finale di Champions: 40 min di una squadra e 60 dell’altra, la parità ci starebbe ma il palo ce la nega. D’altronde davanti abbiamo come unica punta fino al 90esimo un membro di una categoria protetta come Suazo e con lui lì segnare vale doppio, dato che è come giocare in 10. 

Alla fine va bene anche così, lasciamo festeggiare i romanisti come se avessero vinto il campionato del mondo con i caroselli in città e la festa al circo massimo. Se lo meritano perché hanno fatto un bellissimo campionato e preferisco loro che gobbi e rossoneri: loro non fanno altrettanto e si dimenticano che hanno patito quanto noi il duopolio, ma se ne ricorderanno in fretta. Io sono felice perché ho raggiunto il mio principale e più blasonato obiettivo stagionale, e ora attendo le pantomime estive di calcio mercato e con moderato interesse gli Europei, il tutto sapendo che alla fine per me quel che resta è la maglietta neroazzurra e quell’istinto irrazionale di gridare come un ossesso dimenticando il resto appena dei ragazzi che la indossano calcano un campo di calcio. Il calcio moderno sono solo soldi e business, ma il calcio e basta è ancora questo: colori sociali e tifo. C’è solo Inter.

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Catarsi, 8×2=16!

19 Maggio 2008 25 commenti

E’ vero, ci sono cose piu’ importanti
di calciatori e di cantanti
ma dimmi cosa c’è di meglio
di una continua sofferenza
per arrivare alla vittoria
ma poi non rompermi i coglioni
per me c’è solo l’Inter

A me che sono innamorato
non venite a raccontare
quello che l’Inter deve fare
perchè per noi niente è mai normale
nè sconfitta nè vittoria
che tanto è sempre la stessa storia
un’ora e mezza senza fiato
perchè c’è solo l’Inter

C’è solo l’Inter, per me, solo l’Inter
C’è solo l’Inter, per me

No, non puoi cambiare la bandiera
e la maglia nerazzurra
dei campioni del passato
che poi è la stessa
di quelli del presente
io da loro voglio orgoglio
per la squadra di Milano
perchè c’è solo l’Inter

E mi torna ancora in mente l’avvocato Prisco
lui diceva che la serie A è nel nostro dna
io non rubo il campionato
ed in serie B non son mai stato

C’è solo l’Inter, per me, solo l’Inter
C’è solo l’Inter, per me, per me
C’è solo l’Inter, c’è solo l’Inter,
c’è solo l’Inter, per me
C’è solo l’Inter per me

Catarsi. Questa è la parola esatta. Il primo lieto fine in tanti anni di storia interista cauterizza la maledizione. La partita del 5 maggio 2002 finisce il 18 maggio 2008, nell’anno del centenario e del sedicesimo scudetto della Beneamata. Ogni interista vero ha vissuto una settimana di tensione e di disperazione, tra fantasmi e cinismo, tra destino e futuro: io all’inizio del secondo tempo avevo già introiettato la tragedia e ho rivissuto i momenti terribili di quel maledetto giorno, che ci ha fatto cancellare l’inno più bello, quello più corale ed epico. Poi la mossa tutto o niente, Ibra e i due gol, e il canto a squarciagola: c’è solo Inter!

Questo scudetto noi nerazzurri lo vinciamo contro tutti, contro un odio virulento che è difficile comprendere, quando non veniva riservato neanche ai peggiori distruttori del sogno del calcio di un tempo che fu e che non sarà più. La lista delle dediche in negativo sarebbe lunga, ma in realtà la stizza degli sconfitti è il miglior premio: Tuttosport che titola oggi "sono 15", non ricordando che proprio lo stesso quotidiano ce ne ha regalato uno quando definiva i quarti di coppa italia con i bianconeri con il titolo "vale uno scudetto"; i giornali del gruppo RCS oggi lecchini ma fino a ieri mano armata e insalivata per chi rappresenta il potere; Controcampo che ieri piuttosto che niente titolava "Roma Campione per un’ora", e che non usa mai le parole "crisi Milan", ma non certo perché i suoi "valletti" lavorano per "chi-sanno-loro"; i De Rossi, Pizarro, Totti, Spalletti con i loro fazzoletti e i loro "scudetti morali"; i bianconeri che festeggiavano con i caroselli la loro vittoria contro di noi il 22 marzo come se fosse una finale di Champions; i rossoneri che pensavano che gli avessimo fatto il regalo di natale in ritardo, mentre era una bella torta avvelenata, conclusa con la vendetta di un Napoli con cui all’andata avevano voluto fare i fenomeni del Ka-Pa-Ro. Come direbbe Lino Banfi: la vostra frustrazione è il nostro miglior premio. E ogni interista vero non potrà mentire: la rovesciata di Osvaldo è la ciliegina sulla torta, una goduria che mi rende ilare ancora adesso, a 12 ore dal tripudio.

All’inizio dell’anno avevo predetto che sarebbe stato uno scudetto più duro, per mille motivi, ma speravo non così duro, perché vincerlo al fotofinish ti riempie di gioia, ma è foriero anche di possibili dolori che abbiamo già vissuto e con cui ogni interista pensa di aver già un conto in credito. Sulla partita c’è poco da dire: è una partita di nervi, con un campo impossibile e un primo tempo teso e di paura; poi è entrato Ibra e dalla prima palla ha sembrato dire: "Io tiro fino a che la palla non entra in quella cazzo di porta". E così è stato: Dio c’è e ha la maglia numero 8. Il gol di Martinez dopo 70 min di monologo del Catania ci fa esultare per Walter Zenga, in cui molti interisti confidavano più che nella squadra stessa, memori di recenti e passate vittoria-fobie. Adesso arriva il momento della verità: lo metto per iscritto, così non ci si sbaglia. Mancini deve restare: i suoi limiti sono noti, e io li ho sempre riconosciuti e gratificati di bestemmie e grida scomposte, ma attraverso il suo apprendistato la società e la squadra si sono tirati fuori dalle secche. Cambiare adesso significherebbe ricominciare da capo, e niente ci può garantire che questo percorso di maturazione continuerà. Io penso che il ciclo non sia ancora chiuso, e che serrarlo in anticipo sarebbe un errore.

Ci aspetta un’estate in cui le scelte della società di indicheranno a che punto siamo cresciuti: alcuni senatori non più all’altezza devono essere spesati senza pietà anche se con l’onore delle armi, per mostrare che se il calcio è diventato il "calcio moderno", anche la favola nerazzurra si è adeguata ai tempi; alcuni innesti devono arrivare, nel segno della continuità di questo gruppo e di giovani che hanno bisogno di inserirsi e di dimostrare il loro valore (per me Bolzoni, Balottelli e Fatic). Il prossimo campionato sarà una sfida serrata a quattro, in cui non penso che noi arriveremo primi alla fine(se non altro per la legge dei grandi numeri), ma che ci lascia un po’ di testa e gambe per concentrarci sul traguardo che ci manca da troppo tempo. Ci dobbiamo provare e per tutti, a cominciare da Mancini, quello è l’esame che manca ancora per entrare definitivamente nella storia, la nostra ma anche quella del calcio "ufficiale". E per farsi quattro risate, l’anno prossimo tutti in trasferta a Tallin per il gironcino UEFA, che si sa, con una Champions senza Milan che non vale nulla sarà certo più affascinante della competizione madre. Ah. Ah. Ah. Forza Inter!!

 

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Un passivo troppo pesante anche per San Precario

19 Maggio 2008 3 commenti

 

La San Precario CFC affronta la sfida più difficile del suo girone a testa alta e per l’ennesima volta senza riserve. Il primo tempo contro una squadra organizzata e fisicamente preparata ci attestiamo su un dignitosissimo passivo di un solo gol. Rientriamo al secondo tempo con poca concentrazione e veniamo puniti con due gol ingenerosi. Dopo il 10 minuto del secondo tempo siamo tutti in debito di ossigeno, e alcuni, tra cui il sottoscritto, infortunati. Tutto sembra avviato a un dignitoso 3-0, quando la boria degli avversari ci castiga a 89esimo e 90esimo con due gol che valgono solo per la loro classifica marcatori e non sono degni della solidarietà e giustizia che dovrebbe animare il torneo a cui partecipiamo. Adesso guardiamo avanti, convinti che con qualche riserva avremmo potuto portare a casa qualcosa di più, e che ci giochiamo tutto con la squadra del comitato inquilini molise-calvairate sabato 7 giugno 2008, alle ore 18.00. Avremo bisogno di tutto il nostro tifo sfegatato, anche quello che sabato scorso ci urlava che non li meritavamo! 🙂
 

Non ci meritate

11 Maggio 2008 31 commenti

 

Non ci meritano i Mancini che "perdiamo il derby perché vogliamo vincere davanti al nostro pubblico". Non ci meritano i Maxwell che appoggiano la palla sui piedi del Siena per due volte trasformando un nostro contropiede in gol avversari. Non ci meritano i Matrix che piangono come vitelli il 5 maggio 2002 e che oggi vogliono fare i supereroi sbagliando il rigore che doveva tirare Cruz. Non ci meritano i Vieira che giocano come se fosse un allenamento per gli Europei. Non ci meritano 11 giocatori che falliscono l’ennesimo match point con 80mila persone che aspettano solo di esultare con loro, e che invece prendono due gol su tre tiri di una squadra che non vale nulla. Non ci meritano 11 giocatori che fanno esultare tutti quelli che ci odiano. Non ci merita una società che con le sue carenze genera una squadra sempre debole psicologicamente. Non ci merita una squadra che regala il derby che è valso un passaporto per la Champions al Milan, una gara con la Juve che è valsa la loro stagione quasi quanto il terzo posto, e una gara come questa. 

La storia della partita è semplice. L’Inter ha dominato, ha sbagliato duecento gol fatti, ha preso gol su due dei tre tiri in porta del Siena in tutta la partita. Ha avuto l’occasione di chiudere i conti su rigore – non ho visto nulla dato che ero lontano e non so se ci fosse o meno ma non me ne frega un cazzo – e Matrix in cerca di gloria rischia di dannarsi e dannarci alla più tragica delle beffe. Degli uomini così non si meritano 80 mila spettatori e tifosi. Avete 90 minuti per dimostrarci il contrario, su un campo come il Tardini dove abbiamo vinto una volta in dieci anni contro una squadra che deve vincere per sperare di salvarsi a tutti i costi, allenata dall’allenatore che ci ha fatto perdere lo scudetto più assurdo della nostra storia. La dicotomia è semplice: catarsi o dannazione. Non ci sono vie di mezzo.  

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Di nuovo finale

8 Maggio 2008 Commenti chiusi

L’Inter si affaccia al ritorno della semifinale di Coppa Italia meno tranquilla di quanto i tifosi avrebbero voluto e con l’obbligo di preservare il maggior numero possibile di titolari per la partita di domenica. L’andata della semifinale era stato un accordo tacito per non farsi male e per far male al pubblico: quasi mi addormentavo in un San Siro praticamente deserto. Con il senno di tre anni consecutivi di Inter-Roma come finale  scegliere l’Olimpico come luogo per la finale secca sembra quantomeno un favore a una delle due contendenti, ma tant’è. D’altronde la Coppa Italia fino a quando la vincevamo noi non valeva un cazzo, mentre l’anno scorso quando la Roma l’ha vinta sul campo di San Siro sembrava diventata appena sotto la Champions come importanza: scherzi della dialettica giornalistica, no?

L’Inter manda in campo le seconde linee e mezzo, dato che metà delle prime linee sono infortunate, mentre l’altra metà e la prima metà delle seconde linee sono impegnate in campionato,  ma anche così porta a casa un tondo due a zero che tutto sommato non demerita se è vero che gli unici pericoli per la porta di toldo sono un tiro dal limite di Pandev e tre punizioni che lambiscono i pali. In campo Mancini manda Rivas e Burdisso coppia centrale con diverse sbavature, Zanetti a destra e Maxwell a sinistra (risparmiato nel derby ma buttato nella mischia in questa partita, con qualche perplessità da parte mia). Al centro Bolzoni e Pelé nel primo tempo faticano a trovare la quadratura del centrocampo e migliorano solo quando gli affianca stabilmente Zanetti dopo venti minuti arretrando Cesar a terzino. Cesar ha dimostrato un’ottima verve – d’altronde è in scadenza di contratto e in queste due settimane si decidono le sorti – e Jimenez conferma di non valere il riscatto anche se pare che la società sia di diverso avviso: un giocatore così lento non si vede da almeno dieci anni in posizione di tre quartista. Infine a centrocampo Chivu viene rischiato e ci lascia di nuovo la spalla, speriamo non troppo per non giocare domenica, ma forse è un rischio che non valeva la pena correre. Davanti tutto in mano a Suazo, che alterna sgroppate come ai bei tempi con uso dei piedi come tutto quest’anno: una merda riscattata solo dall’appoggio per Pelé che sigla un grandissimo gol. Il raddoppio di Cruz è l’unico rimpallo favorevole del 2008, e ne siamo contenti. C’è poco da dire: si doveva vincere e lo si è fatto. Speriamo di ripeterci domenica. 

 

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Esordio eroico della San Precario CFC

5 Maggio 2008 17 commenti

 

Un passo per volta, un po’ come chi dalla promozione arriva lemme lemme in C2, la San Precario CFC, già Pergola Move, riprova a cimentarsi con l’avventura del Torneo di Calcio dei Centri Sociali e delle Associazioni Antirazziste. Quest’anno abbiamo delle maglie da calcio quasi vere, e riusciamo ad essere almeno 11 alla prima partita. Ciò nonostante la precarietà della formazione è sempre alta: moltissime defezioni (traditori!) sono colmate solo dall’eroico sforzo di alcuni membri della squadra nel reclutare altri devoti alla causa sportiva, ma arriviamo al numero di 12 persone, di cui la maggior parte in carenti condizioni psicofisiche.
Il primo tempo il cuore dei prodi giocatori tiene botta, insieme ai loro polmoni e andati sotto per un bel gol con un diagonale sotto la traversa viene pareggiato da un rasoterra velenoso della nostra ala destra. Subito dopo un pasticcio difensivo e una scellerata uscita del nostro portiere ci costa un secondo gol con indignitoso pallonetto da fuori area. Il sottoscritto si trova sul piede la palla del due a due ma il colpo sotto rimane troppo basso e il portiere della squadra della Scighera in uscita sventa il pericolo. Quasi allo scadere del primo tempo la San Precario CFC ci riprova con una punizione di mezzo esterno destro che viaggia spedita verso il sette della porta avversaria fino a che il portiere non la ferma.
Nel secondo tempo perdiamo il nostro unico cambio per infortunio e rimaniamo 11 persone contate con mezzo polmone a testa. Proviamo la resistenza disperata, ma un’ulteriore pallonetto dopo svarione difensivo, un gran tiro da fuori area e un rigore concesso per un involontario fallo di mano (se era involontario quello di Couto o di Lavezzi era involontario anche questo colpo di mano in salto prima di colpire di testa per togliere la palla dalla testa di un avversario!) ci portano sull’ingiusto punteggio di 5 a 1, su cui concludiamo la prima prova.
Con un po’ di sostituzioni in più a fare da polmoni di riserva e meno disattenzioni difensive la partita poteva essere nostra. Ai posteri l’immagine degli eroici protagonisti di questa avventura sportiva. Disonore e Sdegno per gli assenti, Gloria e Rispetto per i presenti! Prossimo appuntamento il 17 giugno maggio alle ore 17.00
 

I soliti cacasotto

4 Maggio 2008 16 commenti

 

Volevo intitolare questo post, nel caso vincessimo avessimo vinto il derby, ‘Inter History XVI’ perché avremmo fatto la storia dell’Inter e della serie A. Come sempre quando c’è da dimostrare di avere le palle per gestire le partite decisive l’Inter manca all’appello: valencia l’anno scorso, roma in casa l’anno scorso, liverpool quest’anno, juve e milan quest’anno. Quando cambierà la nostra mentalità cambierà l’antifona. Il risultato è onesto e la vittoria meritata dai cugini bastardi, anche se come l’anno scorso la Champions non è meritata, frutto della analoga assenza di attributi da parte della Fiorentina che non ha mai sfruttato le occasioni per staccare i rossoneri. Non serve girarci intorno: non è una questione di formazione (Maniche è una buona scelta, quattro mediani forse un po’ meno, ecc), né di approccio (ci può stare contenere una squadra come il milan e poi cercare di colpire, non ci può stare subire tutto il primo tempo e poi svegliarsi dopo il 60esimo), né di decisioni arbitrali (Rosetti ha teso a fischiare nel dubbio in direzione avversa all’Inter, ma tutto sommato ha arbitrato bene), ma solo di testa e di determinazione. Forse un giorno noi interisti potremo ostentare la stessa sicurezza di gobbi e rossoneri quando c’è da giocarsi una partita decisiva. Forse. Adesso speriamo che nessuno faccia l’errore di credere alle televisioni berlusconiane e ai giornalisti-vedove, che aizzeranno per una settimana le "crisi inter", i "5 maggio", i "campionati riaperti". Come dall’inizio dell’anno questo campionato possiamo vincerlo o perderlo solo noi, e a San Siro settimana prossima dobbiamo dimostrarlo: io e blanca portiamo la bandiera, speriamo i ragazzi portino la testa e le gambe. 

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