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Archivio per la categoria ‘spalti e madonne’

Scuola di sofferenza

27 Aprile 2008 Commenti chiusi

 

All’Inter piace soffrire, è una vocazione, qualcosa di più di un destino. Contro un Cagliari in forma e che – onore delle armi – ha risalito un punto per volta la china che lo vedeva retrocesso all’inizio del girone di ritorno, lasciamo fin troppo spesso spazio, facendogli credere di poter dominare la partita. L’illusione dura dieci minuti e poi comandiamo noi. Purtroppo sprechiamo moltissimo, e se un gol di Matrix (il primo stagionale) non ci portasse sul due a zero sarebbe una di quelle partite che manifestano la scuola di pensiero nerazzurra. Ogni interista infatti conosce fin troppo bene due tipi di gare: quelle che prendi quaranta pali e poi perdi per un gol al 44esimo; quelle  che sbagli cento gol e poi ne prendi uno nel recupero. Fortunatamente non è andata così e facciamo un passo avanti verso l’obiettivo. Ma domenica contro un Milan che – come già la juve il 22 marzo – non aspetta nient’altro che questo derby per metterci i bastoni tra le ruote, il cinismo sarà l’arma necessaria. 

Qualche commento a caldo sui giocatori, dato che quanto a modulo e variazioni tattiche sono sempre quelle: rombo all’inizio e poi 4-4-2 di sicurezza, con troppa svagatezza sia dietro che a centrocampo che davanti, forse per un po’ di braccino forse per la testa che è viaggiata troppo alta questa settimana.

JC è una sicurezza ma oggi non dovrebbe figurare tra gli stipendiati. Maicon macina chilometri ed è fonte costante di preoccupazioni per la fascia avversaria, se solo avesse davanti qualcuno in grado di aiutarlo costantemente. Maxwell a sinistra meno bene, ma fa il suo, se non che non capisce che è un terzino e non un centrocampista arretrato a coprire i centrali. Tra i centrali Burdisso rischia di lasciarci in dieci quando per coprire una sua stronzata quasi afferra per un piede l’avversario, mentre Chivu gioca con una spalla che entra o esce a piacimento. Matrix segna il suo primo gol e benedice vittoria e folla: con tutti i limiti che ha gliene siamo grati.

A centrocampo Cambiasso da il meglio quando gioca a ridosso delle punte, coperto da Zanetti, anche se si mangia TRE gol fatti che spero non si mangerà settimana prossima. Vieira ancora un po’ lento, ma con grande classe, anche se alcuni giocatori non l’aiutano. Stankovic da tutto quello che può anche se non è abbastanza. Davanti Balottelli conferma i suoi numeri e solo un miracolo del secondo portiere sardo gli leva la gioia del gol. Cruz fatica e spende quello che ha, senza contare che segna il suo centesimo gol in serie A: chapeau. Suazo invece si conferma il nostro contributo alla quota di categorie protette, mentre Crespo evidentemente non viene più visto da Mancini e la sua entrata a cinque minuti dalla fine significa: " se rimango io in panchina, tu è meglio che ti levi" Noi non siamo d’accordo, ma alla fine noi tifiamo Inter e speriamo che tutto sia per il meglio della squadra.

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Ancora pochi passi…

21 Aprile 2008 5 commenti

 

Va bene che la condizione fisica è quella che è, e appena si trova un campo bagnato e un avversario un filo motivato l’Inter sembra perdere quella ritrovata lucidità delle ultime gare, ma non dobbiamo per forza accumulare handicap nella forma di persone chiaramente appartenenti alle categorie protette, tanto per lasciare un po’ di margine agli avversari. E non parliamo solo di Suazo, che ormai non mi stupirei di vedere arrivare allo stadio con un accompagnatore del comune, ma anche di Mancini che dovrebbe evitare di sedere in panchina nei momenti in cui è in stato confusionale: merito vada a Mihajilovic che lo fa ragionare un minimo (e che infatti si prende la giusta ribalta davanti alle telecamere).

I granata giocano la loro migliore partita nel girone di ritorno (e non sono i primi a  farlo contro di noi, vai a sapere se  per demerito dell’Inter o per merito degli avversari), e come altre non sono sicuro che ripeteranno la prova settimana prossima a Roma. L’Inter sembra tornata poco brillante fisicamente come nella partita contro Lazio e Genoa, ma speriamo sia solo una serata no e che i ragazzi possano stringere i denti per colmare i pochi passi che ci mancano per l’obiettivo. Mancini parte con il maledetto rombo, come da diverse partite a questa parte, non rendendosi conto che: a) il rombo funziona se tutti i giocatori sono al meglio; b) il rombo funziona se i terzini salgono e scendono come lippe per tutta la partita; c) uno dei due attaccanti fa salire la squadra creando la superiorità numerica. Dato che nessuna delle tre condizioni in questo momento si verifica nell’Inter non si capisce perché insistere con sto cazzo di rombo. 

Infatti dopo pochissimo passa al 4-3-3, chiedendo a Balotelli e Stankovic (sempre dalla sua bara) di supportare Cruz (anche lui imbalsamato anche se gloria gli sia data per il gol). Poi a un certo punto passa al 4-4-2 e sono gli unici dieci minuti decenti della partita. Poi ritorna al 4-5-1, ma non ce n’è. Nel secondo tempo mi è sembrato di vedere l’Inter di Trapattoni, se non che siamo nel 2008. Meno male che il campionato è quasi finito, ma ci sarà da discutere molto rispetto alla capacità di gestione sia delle gare in corso, che della tenuta fisica nell’arco di un anno.

Veniamo alle individualità, oggi tutte sotto tono: Julio Cesar para anche con i gioielli di famiglia, e fino a che sta in questa condizione, è una grande sicurezza; Maicon e Maxwell (spostato dietro dopo che Mancini per l’ennesima volta nella stagione lo schiera a centrocampo sulla fascia davanti a Chivu) offrono sufficienti garanzie sulle fasce, mentre non si può dire altrettanto di Matrix e Burdisso, diligenti ma vittime di enormi e improvvise amnesie. A centrocampo Zanetti non riesce a dire la sua con la solita autorevolezza, e anche Cambiasso e Chivu sbagliano quintali di controlli e di appoggi, segno di scarsa concentrazione o di cacarella proprio nel giorno in cui guadagnare due punti sulla Roma. Stankovic darà pure tutto quello che ha, ma non è molto in sto periodo. Cesar dura si e no 20 min, poi si spegne e sbaglia un paio di appoggi in contropiede che gridano vendetta. L’arma in più in questo periodo è Supermario, che però fa un braccio di ferro con Mancini rispetto alla sua posizione e giustamente perde il confronto, ritrovandosi sostituito al 37esimo e con una settimana in cui prenderà un sacco di schiaffoni alla pinetina. Davanti quando c’è lui però le cose si muovono molto meglio, nonostante la scarsa comprensione in termini di posizionamenti con El Jardinero. Suazo è meglio non commentarlo, dato che come detto a inizio del post ormai è stato iscritto nelle categorie protette: i diversamente abili hanno un campionato a parte e non vengono pagati 3 milioni all’anno, rispedirlo al mittente in cambio di Acquafresca, grazie. 

La partita poteva essere sottotitolata come: "ancora pochi passi e ce la facciamo mettere in quel posto di nuovo", mentre è finita soffrendo e non meritando con un "ancora pochi passi e siamo arrivati". Forza ragazzi. 

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Partitaccia di necessità

17 Aprile 2008 Commenti chiusi

 

Quando tutti insistono a dire che le riserve dell’Inter sarebbero una squadra titolare in sé dovrebbero rivedersi questa partita: se è vero che nel complesso della  Beneamata titolare una o due riserve non squilibrano troppo il rendimento, quando le mettete in campo tutte assieme mostrano tutti i loro limiti. La partita è una necessità, va giocata, ma uno 0-0 che rimanda tutto al ritorno va più che bene, con un tempo per parte a cercare il gol senza trovarlo. E’ anche vero che contro una lazio al completo basta una raffazzonata Inter di riserva per portare a casa un pareggio, cosa che fa rimpiangere i due punti lasciati sul campo dell’Olimpico. Nonostante la partitaccia, in uno stadio tristemente vuoto (ci saranno state sì e no 10.000 persone a San Siro), proviamo a trarre delle indicazioni sia in positivo che in negativo dal match.

Toldo non è giudicabile per una partita come questa, mentre nel comparto difensivo spicca la buona prova di Chivu, che appare perfettamente recuperato per le gare di campionato che ci attendono. Burdisso come terzino destro è una scelta che farebbe tremare anche i più temerari, ma psycho-padroncito non delude e fa buona guardia senza dare di testa. Matrix si vede che non è lo stesso della scorsa stagione, mentre Cesar appare recuperato come decente riserva. Decente, non esagerate andando oltre questo giudizio.

La vendetta del mancio nei confronti di Figo dopo l’ingresso al 43esimo del secondo tempo di Inter-Fiorentina si completa  con la maglia da titolare, che però dura meno di un tempo, dato che il fuoriclasse portoghese dimostra di non avere più di 40 minuti nelle gambe. Solari è sempre più inguardabile e spreca le poche azioni che abbiamo con un leziosismo lento ed esasperante, così come Jimenez totalmente impalpabile, oltre a guadagnarsi la palma dello sprecone peggiore, quando una palla perfetta viene stoppata e tirata in 10-15 secondi, tempi biblici. Maniche forse è il migliore del centrocampo schierato dal primo minuto, prova a tirare dalla distanza con poca fortuna e ci mette tanta voglia. Bolzoni gioca più di un tempo e lascia aperta la domanda del perché gli si preferisca Pelé dato che porta a casa un’ottima partita. Siligardi gioca solo venti minuti, ma mostra ottima personalità e un ottimo piede sinistra: quasi certamente andrà in prestito l’anno prossimo, sperando che sbocci in pieno. 

Davanti Suazo si conferma un flop totale: non imbrocca un movimento, non si libera mai, cerca improbabili rigori buttandosi come il peggio Inzaghi, e ormai non fa più neanche i suoi famosi scatti. Crespo invece nonostante i limiti di corsa e fiato dati da età e stagione travagliata, mostra di essere uno dei pochi in campo che gioca a calcio. Prezioso. Ora testa a domenica per il campionato.

 

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Mi piaccion gli sbarbini!

14 Aprile 2008 4 commenti

L’Inter vince anche il ritorno con i gigliati viola, meritando il risultato nonostante una mezza falsa partenza. Come ammesso da Mancini stesso la squadra è disposta all’inizio con un rombo con tutti i giocatori nel posto sbagliato: Cambiasso a sinistra, Vieira a destra, Zanetti davanti alla difesa e Stankovic dietro le punte, un disastro. TUtto il primo tempo non brilliamo, ma a parte i venti minuti iniziali è Frey il migliore in campo nei primi 45 minuti, e come hanno sempre detto a noi, se il portiere è il migliore in campo vorrà pur dire qualcosa. Nel secondo tempo Mancio sposta gli uomini nei loro ruoli e si affida a uno stabile 4-4-2: magicamente mettiamo due gol e potremmo anche metterne di più. Unica conclusione della viola nel secondo tempo l’incornata di Vieri al 93esimo: poco per impensierire seriamente. 

Veniamo allo zoom sui giocatori: Julio Cesar c’è quando serve, la parata al 93esimo gli vale l’ennesimo alto voto nonostante la squadra; Maicon è tornato ad alti livelli e solo un po’ di fretta gli toglie il gol che meriterebbe, Burdisso e Matrix fanno meno danni del solito, ed è una mossa alla Mancini quello di togliere una torre per mettere Chivu proprio quando entra in campo Bobone che si sa di testa non la mette mai…; Maxwell completa il comparto difensivo ma dietro sembra tornato quello di inizio stagione, che impostava bene ma si accentrava troppo a ridosso dei centrali lasciando il suo ruolo di terzino. Nel primo tempo è solo contro tre per quarantacinque minuti e soffre, fino a che Mancio non lo capisce e lo copre di più con Stankovic e lo stesso Supermario. A centrocampo, una volta messi nella loro posizione naturale, tutti fanno il loro dovere, eccezion fatta per Deki, che ormai sembra un protagonista dello spot di sky quello con i tipi che giocano dalle poltrone, solo che il suo loculo è occupato da una bara e non da un sofa: la sua inamovibilità nella mente manciniana ci costringe a giocare in 10. Che poi diventano 9 considerato che Cruz differisce da Stankovic solo per la posizione della bara: Stankovic orizzontale, El Jardinero verticale (con tutto il bene che gli vogliamo fa più male a noi che a lui vederlo in campo così). Supermario invece supera l’esame San Siro brillantemente, esultando in faccia e contro i tifosi viola: ha stoffa per farsi odiare, è perfetto per i miei gusti. Da notare la finezza manciniana: fa entrare Figo al 44esimo, dopo averlo fatto scaldare tutto il tempo, a partita finita, poi dicono a me che sono vendicativo…

La partita era insidiosa, perché da tutto l’anno chi consciamente chi inconsciamente contro di noi fanno tutti la partita della vita, concedendo molto di più ai nostri inseguitori. Inoltre non stiamo ancora molto bene, checché ne sembri dal risultato tondo e meritato (soprattutto per la seconda frazione di gioco), e davanti a noi ci sono ancora degli ostacoli non indifferenti. Ma come disse qualcuno, se vuoi vincere devi dimostrare di voler vincere. Non ci sono cazzi (o fighe, vedete voi).  

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Finalmente Supermario!

6 Aprile 2008 5 commenti

L’Inter era chiamata a mostrare che non ci sono più alibi e appelli: bisognava vincere e abbiamo vinto. Convincendo e meritatamente (l’Atalanta ha fatto sì e no due tiri in porta in tutta la partita), anche se con una fase di calo nei primi venti minuti del secondo tempo che con una squadra più decisa di fronte avremmo potuto pagare cari. Non siamo la squadra di dicembre ma neanche la squadra delle ultime 6 settimane, e io tiro un sospiro di sollievo. La scelta di Mancini di occupare le fasce con un presidio più corposo è corretta, anche se molti dubbi mi rimangono sulla scelta degli interpreti: se Supermario è giovane e può compensare con la corsa la posizione a lui aliena, Deki il cadavere spaziale non è assolutamente all’altezza di questa squadra. 

Julio Cesar per una volta è senza voto, mentre tutta la difesa si comporta bene: gli svarioni di Burdisso sono coperti da Rivas, fino a che rimane in campo, sostituito da un Matrix ormai quinta scelta tra i centrali. A destra Maicon e Maxwell giocano come sanno e non fanno preoccupare la squadra. A centrocampo il rientro di Vieira ma soprattutto di Cambiasso si sente moltissimo: le palle vengono filtrate e il gioco è molto meno spezzettato, qualificando la loro presenza come fondamentale. Se Moratti avesse ascoltato tifosi, esperti e Mancini quest’estate sulla necessità di almeno un centrocampista forse staremmo faticando meno per portare a casa il nostro obiettivo. Deki è un cadavere e gioca per partito preso (del Mancio) mentre a sinistra Balottelli dimostra di avere grandissime qualità, ma ancora molto da imparare a livello di carattere: non insegue mai abbastanza il pallone, mentre insegue troppo spesso la vendetta contro l’avversario. Ingenuità che possono costare care in altri momenti. Crespo è tornato e si vede, mentre Cruz è ancora abbastanza impalpabile, anche se è solo un rimpallo e l’intervento da rigore che gli negano il tre a zero.

Una menzione va fatta per il primo gol di SuperMario in serie A, che ha trasformato la giornata da soddisfazione a felicità. E se i media avessero una dignità anziché sparare cazzate sul fallo presunto di Vieira sul primo gol (lui si appoggia, ma prima il difensore ostruisce), o sul fuorigioco c’è-non-c’è di Balotelli (chissà perché nessuno parla di quello dopo che non c’è e viene fischiato o di quelli di Camoranesi e Rocchi che c’erano di sicuro), avrebbero il coraggio di dire che Mario ha una media gol superiore a quella del tanto decantato Pato in termini di minuti giocati e gol fatti.  

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Agonia Nerazzurra

30 Marzo 2008 4 commenti

Nonostante le parole di Mancini la forma della squadra non sembra per nulla buona, e ogni partita diventa un agonia. Poi, intendiamoci, in questa fase vale tutto, makumbe, omicidi, stragi, magheggi, guerra atomica, catenaccio, tutto, pur di portare a casa il risultato finale. Però la forma è piuttosto scadente. Portiamo a casa un pareggio che va molto stretto alla Lazio, che è in forma e gioca per novanta minuti contro i cinquanta-sessanta dell’Inter. Il problema principale al momento mi pare recuperare un centrocampo degno di questo nome, forse l’unica ricetta per ritrovare un po’ di tranquillità. Il comparto difensivo funziona anche con i rincalzi, e davanti è necessario dare una sveglia (perché mettere dentro Suazo rientrato ieri pomeriggio dall’Honduras anziché un Balotelli con grande voglia di metterla?) e chiedere ai nostri attaccanti di fare due azioni ma di metterla in entrambe le occasioni. Il centrocampo (penso che l’Inter non abbia mai giocato due partite di fila con gli stessi quattro giocatori lì in mezzo) non filtra più un pallo né in fase difensiva, né in fase offensiva, con il risultato che davanti arrivano solo spioventi dalle retrovie o cavalcate dei laterali che ci lasciano scoperti (dato che in fascia a centrocampo schieriamo o terzini o cadaveri come Stankovic), mentre dietro passiamo decine di minuti sotto assedio, con il risultato che prima o poi un gol lo prendi, anche solo per questioni statistiche. Certo non aiuta la scarsa intelligenza della società che non è in grado manco di fare un incontro segreto sul futuro della squadra, né la magica combine media desiderosi di leccare il culo ai nuovi poteri e classe arbitrale debole e banderuola. Ma questo è il calcio italiano oggi, una merda in cui barcamenarsi in attesa di tempi migliori.

Venendo ai giocatori e alle scelte tecniche: la mia tesi è che se i giocatori sono fuori condizione o non hai la squadra al meglio il 4-4-2 offre qualche garanzia in più, anche perché nessuno ci deve neanche pensare a come posizionarsi in campo con un modulo consolidato. Invece Mancini anche in queste occasioni si fissa con il rombo, senza grandi risultati. A centrocampo Chivu fa il possibile per fare il play maker davanti alla difesa, nonostante le botte che prende da Behrami e Dabo per tutta la partita, mentre Maniche dietro le punte non si trova esattamente a suo agio, e si vede. Stankovic è un cadavere che gioca solo per incaponimento di Mancini e che ci fa rischiare moltissimo. Il suo assist a Maicon nell’azione del gol non copre il fatto che ogni volta che il nostro laterale brasiliano sale la fascia rimane sguarnita per l’incapacità di Deki di capire il concetto di copertura, nonché per la sua impossibilità di praticarla efficacemente. Zanetti a sinistra inizia a mostrarsi pesantemente affaticato, ma al suo cuore più di quanto sta facendo non si può chiedere. Quando entrano Vieira e Jimenez la manovra si rallenta ancora di più, anziché velocizzarsi per l’arrivo di nuove energie: Stankovic davanti alla difesa è inguardabile e Jimenez il giocatore con il pensiero di gioco più lento del mondo dopo forse i malati di SLA e i centrocampisti portoghesi che si muovono a ritmo di fado. Dietro Rivas è il miglior acquisto dell’estate in termini di rapporto aspettative/risultati, Burdisso senza Matrix fa meglio (forse ha bisogno come lo stesso Matrix di un giocatore veloce di fianco), Maxwell si affaccia in campo e Maicon è l’unico a sgroppare avanti e indietro (anche se perde molte più palle del solito). Su Julio Cesar c’è poco da dire, gli dobbiamo svariati punti di quelli che ci stanno tenendo ancora primi in classifica. Davanti la Beneamata continua la sua abulia: Ibra esce zoppo e non doveva giocare, ha paura a sfruttare il sinistro e per questo si mangia un gol fatto, mentre manca un assist largo per Crespo che fa torto al suo talento; Crespo è in riserva di ossigeno talvolta, ma recupera con l’intelligenza, essendo l’unico nostro attaccante in grado di capire il concetto di "movimento tattico". Suazo è brocco quando sta bene, figurarsi quando entra con solo 15 minuti di allenamento di scarico nelle gambe e il fuso orario: non si poteva buttare dentro Supermario con la sua grande voglia di farsi vedere e di segnare? Forse avrebbe dato una scossetta in più. In ogni caso per centrare l’obiettivo dobbiamo fare più di così, parecchio più di così. Speriamo almeno sia un’agonia a lieto fine… no? 🙂

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Ladri e parameci

23 Marzo 2008 16 commenti

 

L’Inter subisce una tutto sommato immeritata prima sconfitta casalinga proprio con i tanto odiati gobbi. Come tifoso sentire i loro supporter (che non ci dovevano essere ma come per magia si sono materializzati nel settore ospiti, miracoli dell’Osservatorio) che cantano "vincete senza la juve" mi ha fatto ribollire il sangue. Soprattutto dopo che la partita è stata viziata dai tanti errori sottoporta dell’Inter che con quattro punte su cinque a turno in campo non hanno saputo far gonfiare la rete se non con un centrocampista (Maniche) e soprattutto da un gol in fuorigioco di Camoranesi che anche Ceccarini avrebbe visto. Ladri d’altronde si nasce, non si diventa, direbbe Totò. La partita è tutta qui: primo tempo misurato che l’Inter potrebbe chiudre in vantaggio se non fosse per i milioni di errori sottoporta, un secondo tempo all’arrembaggio della Juve contro una Beneamata poco tonica e con la volontà di reazione di un paramecio bollito.

Veniamo alle pagelline: Julio Cesar fa la sua solita gran partita e nulla può sui due gol; Maicon è evidentemente spompo, ma generosamente ci prova, con scarsi risultati in verità; la coppia centrale dell’Inter è praticamente la Casa degli Orrori, con Materazzi ombra del giocatore che fu e Burdisso psicolabile (affetto oggi dalla sindorme "Inter 100 e lode" che vuole il giocatore intervistato a sky autore di una prova orrida) ci costa il raddoppio e per poco anche qualcosa di più, forse Mancini potrebbe far giocare Rivas che almeno dimostra di crederci; Maxwell è recuperato e si becca un bel sei. A centrocampo siamo sotto schiaffo da mesi, quindi non ci facciamo più caso: Chivu fa un’altra prova maiuscola, Zanetti ci mette tutto il cuore che ha, però Stankovic è un cadavere che non si capisce perché giochi, e Jimenez fa quello che può. Davanti Ibra non sta bene e si vede, e contro la Juve non combina mai un cazzo, e Cruz non è in forma: uno si chiede perché non far giocare Balotelli piuttosto che questi cadaveri. Poi qualcuno ci spiegherà perché siamo così spompi.

L’Inter nel girone di ritorno ha collezionato due sconfitte e tre pareggi, uno score non proprio entusiasmante. La forma fisica è scarsa ma in lieve crescita, la tattica è in balia dei giocatori, il morale e la determinazione tutta da verificare. Ora la Roma è a quattro punti e ci sono ancora otto partite, e come si dice dall’inizio dell’anno questo Campionato lo possiamo perdere solo per nostra volontà. Adesso è il momento in cui dimostrare se siamo una squadra di parameci o di uomini: noi tifosi non possiamo che urlare e crederci, ma sono i giocatori che devono fare andare la palla e buttarla oltre la linea di porta. Poi a fine anno si faranno i conti, con tutto e tutti.

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Contro tutto e tutti

20 Marzo 2008 14 commenti

 

La partita la decide l’arbitro Rocchi, guardando con sagacia alla nostra prossima sfida con i mai puliti gobbi: ai primi due falli di Pelé caccia il ragazzino portoghese e ci lascia in dieci per 60 minuti, sfiancandoci per bene in vista della sfida di sabato. Non è altrettanto rigoroso con Sculli e Juric che meritavano tanto quanto di finire anzitempo la partita. Il Genoa ci attacca per 60 minuti e merita il goal, ma noi non avremmo mai meritato di perdere questa partita se l’arbitraggio fosse stato onesto. In ogni caso, ci pensa Behrami e mi fa concludere la serata sorridendo dopo aver progettato diversi attentati alla sede dell’AIA. Di tecnica e tattica e rendimento dei singoli giocatori non si può parlare dopo una serata così. Giochiamo contro tutto e contro tutti, spesso anche contro noi stessi, ma per ora siamo ancora primi.  

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Scacciapensieri

16 Marzo 2008 6 commenti

L’Inter vince meritatamente la sfida con un Palermo senza carattere e senza grandi qualità. Il primo tempo vede una buona Inter, non al massimo fisicamente e con molta anarchia tattica, ma in grado di chiudere in vantaggio. Il secondo tempo entriamo un po’ molli e in attesa di colpire il Palermo che deve pareggiare, ma ci manca il cinismo giusto sotto porta. Questo complice la stanchezza e una difesa totalmente fuori fase ci fanno rischiare di buttare via dei punti inutilmente proprio nel finale di gara.

Quello che salta agli occhi dell’Inter in questo momento è: fisicamente stiamo meglio di febbraio, ma peggio che nella prima parte del campionato, soprattutto il centrocampo sembra stare molto meglio di prima, e in una fase come questo è fondamentale; la difesa è rinunciataria e rattoppata, e afflitta da alcune scelte manciniane un po’ discutibili (Burdisso peggiore in campo con il Liverpool confermato, e Rivas tra i migliori in campo panchinato); i giocatori sembrano concentrati a sprazzi e la squadra è tatticamente indisciplinata (Maicon che vaga a centrocampo, Chivu che non si allarga mai, Cruz che gioca a centrocampo e non in profondità, e via dicendo); poco cinismo sotto porta (valanghe di occasioni sprecate).

Dietro Julio Cesar ha gravi responsabilità sul gol, ma per il resto si comporta bene come al solito, Maicon sembra avere la sindrome di Adriano con poco fiato e scarsa voglia, mentre Matrix e Burdisso sono la coppia centrale degli orrori, che ti fanno temere di finire in 9 la partita ogni momento. Chivu a sinistra non è a suo agio e sta anche sotto per la spalla, ma gli svarioni sono molti. Il centrocampo è il luogo dove stiamo meglio, Vieira gioca la sua miglior partita della stagione e rischia di fare una doppietta (che avrebbe meritato), Cambiasso e Zanetti danno tutto quello che hanno, mentre Jimenez è ancora troppo troppo lento nelle giocate. Davanti Cruz e Ibra sprecano troppo e soprattutto lo svedese gioca con una fasciatura sospetta al ginocchio sinistro che non fa presagire nulla di buono. Crespo entra troppo tardi per lasciare il segno ma ne avrebbe tutte le possibilità. Lo salviamo con la condizionale sperando che torni il killer letale che conosciamo. Intanto tiriamo il fiato e guardiamo avanti.

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La dura legge del gol

12 Marzo 2008 21 commenti

 

L’Inter non è pronta per l’Europa: non lo è fisicamente, non lo è psicologicamente, non lo è politicamente (a buon intenditor poche parole). I nerazzurri escono di nuovo agli ottavi di finale di Champions League, almeno meritatamente questa volta di fronte a una squadra di gran carattere come il Liverpool. Usciamo a testa tutto sommato alta, anche se vuota in alcuni casi. In campo i tifosi volevano 11 leoni e hanno visto 10 uomini – con i loro pregi e difetti – e un solo leone, il Capitano, Javier Zanetti. Lo stadio per una volta è davvero una bolgia e i ragazzi non possono certo lamentarsi del fatto che il popolo nerazzurro non abbia risposto all’appello, ma questo non basta a trasformarli in quelli che abbiamo visto fino a dicembre. Il tono fisico è abbastanza preoccupante, e la maledizione degli infortuni che Mancini attribuisce a Combi – responsabile di sicuro dei tempi di recupero tripli dei nerazzurri rispetto alle altre squadre, ma non certo del tono fisico generale dei giocatori. Forse di questo Mancini deve incolpare i preparatori atletici, che però fanno parte del suo clan: il richiamo a Dubai ha fatto più danni che altro, e l’aver giocato 9 partite in 10 uomini non può essere un alibi. Anche quest’anno arriviamo a marzo decisamente spompi, e questo problema deve essere una priorità da risolvere per la società se vuole puntare a restare in alto a lungo.

Nonostante i proclami iniziali Benitez gioca coperto e si affida alle ripartenze e al piede caldo di Fernando Torres. Mancini saggiamente non sbilancia troppo la squadra, ma neanche troppo poco: quando attacchiamo siamo praticamente un 3-5-2, quando difendiamo un 4-1-3-2. La scelta funziona e per tutto il primo tempo noi avanziamo e loro proteggono la loro metà campo, ripartono e vengono intercettati dalla nostra difesa. Cruz e Ibra però non la riescono a mettere dentro, in alcuni casi per pura sfiga (il cross di Maicon che batte sul tacco di Cruz e rimane incastrato sotto l’ascella di Reyna) in altri per grossolani errori che non ci si aspetta dalle due punte nerazzurre (il tiro di Cruz fuori di un metro da solo davanti al portiere e con di fianco l’accorrente Stankovic). A metà del primo tempo Mancini avrebbe dovuto già individuare un errorino tattico che poteva essere importante: la difesa del Liverpool fa acqua, sia quando scendiamo sulle fasce, ma soprattutto al centro. Doveva imporre un gioco più verticale ed evitare di tagliare il campo da destra a sinistra e viceversa tre volte prima di affondare. E poi, uno mi deve spiegare perché cazzo non tiriamo mai da fuori area. Il primo tempo si chiude sullo 0-0 e i giochi per noi si fanno più difficili, ma il gioco della squadra tutto sommato lascia fiduciosi di potersela almeno giocare.

E qui Mancini commette il suo secondo peccato (per nulla veniale), un errore strategico che a mio avviso ci costa buona parte della partita: Vieira è in apnea e Stankovic è un cadavere che cammina privo di fantasia e non in grado di aprire il gioco per Ibra e Cruz come servirebbe. Luis Figo un tempo nelle gambe ce l’ha, e l’esperienza pure: anche a Valencia l’allenatore aspettò troppo a buttarlo nella mischia e non riuscimmo a sbloccare la situazione. Questa volta fa di peggio, perché aspetta il gol di Torres prima di chiedere a Figo di entrare, che lo manda a cagare seduta stante, sbagliando, ma è facile capire perché lo abbia fatto. Uno dei due centrocampisti spompi doveva uscire nell’intervallo per giocarsi il tutto per tutto. A questo errore manciniano (quando imparerai?) si somma l’asineria burdissiana: dopo un primo intervento assassino a centrocampo costatogli il giallo (fin troppo generoso), ne fa un secondo e si fa espellere. Nascondersi dietro l’alibi della asimmetria di giudizio degli arbitri durante le partite dell’Inter sarebbe troppo comodo: non è possibile che a farsi cacciare fuori siano sempre gli stessi (Burdisso, Vieira, Matrix), anche concedendo un metro un po’ stretto degli arbitri nei loro confronti evidentemente hanno un problema a limitare la propria irruenza, e questa cosa non può essere tollerata a lungo in una squadra che vuole ambire a determinati traguardi.

In dieci comunque l’Inter se la gioca ancora, sacrificandosi, e incitata da tutto lo stadio. Ibra fallisce un gol clamoroso, e la dura legge del gol ci punisce: abbiamo sbagliato troppe occasioni limpide perché Torres non ci punisca con un destro imparabile. Sotto di un gol, è finita. Riusciamo a non prendere 7 gol come hanno fatto altri, per chiudere dignitosamente la partita, ma di fronte alla sconfitta le gambe non ci provano neanche più. Il Liverpool merita di passare il turno, più per demerito nostro che non per qualità eccelsa del suo gioco, ma almeno quest’anno potremo consolarci pensando di non essere usciti meritando invece di passare il turno come gli scorsi due anni.

Veniamo all’analisi dei giocatori: Julio Cesar si conferma uno dei migliori al mondo, e ci mette le pezze quando può, con un paio di interventi strepitosi e una uscita kamikaze da brividi; dietro il migliore è Rivas, che non trema e nei suoi limiti riesce sempre a chiudere sugli attaccanti inglesi; è pure vero che il gol è sua responsabilità dato che non esce sull’uomo prima che questo sia al limite, ma non gli si può chiedere di colmare il gap di classe che c’è tra lui e Torres. Chivu difende con grinta (ricordiamo che gioca con una spalla lussata) e imposta con autorità, dimostrando che dovremmo scendere in verticale più spesso, e nel secondo tempo corre come un disperato a chiudere quanto il Liverpool parte in contropiede. Burdisso ha sulle spalle una buona partita, ma se l’anno scorso gli dobbiamo una mega rissa, quest’anno gli dobbiamo il dubbio primato di giocare anche metà del ritorno in dieci uomini, proprio quando c’era più bisogno di spingere. Da sanzionare. Maicon è un uomo: scopriamo che il colosso può avere anche lui la cacarella. Infatti non spinge come potrebbe, anche se almeno in difesa non svariona. E’ pur vero che dal suo piede partono le migliori azioni del primo tempo che se le punte avessero concretizzato avrebbero garantito un secco 2-0.
A centrocampo Vieira ormai è da pensionare con ricerca di un valido sostituto: lento e in apnea dopo dieci minuti di partita, non riesce più a smistare i palloni come un tempo. Stankovic è l’ombra del suo cadavere: solo l’amore sconfinato di Mancini consente che giochi ancora titolare. Cambiasso ha sbagliato i tacchetti, ma non li ha cambiati all’intervallo. Prova di quantità e generosità del cuchu, che però con le sue scivolate vanifica alcuni sforzi offensivi e in un paio di casi fa cagare addosso i tifosi spalancando il contropiede avversario. Zanetti è immenso: si sa che non ha caratteristiche tecniche eccelse, ma è l’unico che ci mette l’anima, fino in fondo, e che parte diretto verso la porta avversaria seminando il panico, con Ibra che gli resta accanto o arretrato vanificando i suoi sforzi. L’unico leone visto in campo è lui, e forse è questo il motivo per cui porta la fascia di capitano nonostante la sua mitezza: se gli altri dieci avessero giocato con il suo cuore avremmo vinto 10-1.
Davanti Mancini schiera Cruz che non gioca da un mese una partita, si suppone per avere uno che torna e che copre, al contrario di Crespo che è una palma al centro dell’area piccola. Il jardinero che nella prima parte della stagione non ha mai perdonato, pecca di egoismo due volte nel primo tempo, mancando un gol che sarebbe stato decisivo. Ibra invece si trova sul piedone la palla dell’1-0 in 10 contro 11, pur non avendo brillato, ma la spreca tirando a lato anziché servire Cruz da solo al centro dell’area piccola: un peccato di egoismo anche questo che però segna la partita. Se all’andata diceva di chiedere a Matrix come fosse andato il match, oggi tocca a lui sentirsi rivolgere la sarcastica domanda. A 27 anni inizio a pensare che non sia in grado di decidere le partite vere, ma solo di offrire grandissime prestazioni quando psicologicamente tutto il collettivo è una macchina da guerra. Dovremo trovare qualcun altro che lo affianchi quando c’è da non avere paura di niente.

Ora comincerà il fuoco incrociato: quando domini da due anni in Italia e fai un passo falso, le iene sono tutte lì. D’altronde tutti sognamo di cagare in testa al primo della classe, è un istinto umano (bieco ma quanto mai concreto). I ragazzi devono stamparsi in testa una scena che non ho mai visto a San Siro: il pubblico che fischia gli ultimi minuti e i cambi, mugugnando, ma che quando la partita sta per finire intona un coro a pieni polmoni; i giocatori sotto gli sguardi incazzati come caimani di 80.000 persone vanno sotto la curva ad applaudire, e tutto lo stadio li abbraccia. I ragazzi devono farsi una bella dormita, domani mattina sciacquarsi la faccia con l’acqua gelida, evitare di leggere i giornali, guardarsi tutti negli occhi e guardare avanti. Ci sono un campionato da giocare fino in fondo e una coppa Italia (terzo obiettivo stagionale, seppur vituperato da tutti quando a vincerlo siamo noi). Lo sfregio più grande a quell’abbraccio a fine partita sarebbe non concentrarsi su quanto di buono si è fatto e si può ancora fare. Con l’Europa l’appuntamento è l’anno prossimo.

Update: leggo solo ora le dichiarazioni che avrebbe rilasciato Mancini. La cosa era nell’aria, ma di teste vuote e ossa rotte avevamo già fatto il pieno. Non mi pareva necessario dirlo dopo questa partita e con la necessità di sostenere psicologicamente la squadra per le ultime giornate di campionato. Finalmente – molti penseranno – il masochismo interista è tornato a galla. Tutto il terreno che aveva conquistato in tre anni dalle mie parti (ci ho messo molto ad apprezzarlo) è vanificato da questa uscita da vera e propria testa di cazzo. Grazie per pensare sempre prima alla squadra…

Update a mente fredda: breve analisi delle dichiarazioni di Mancini
Ci sono varie ipotesi sul loro senso. Potrebbero essere una semplice vigliaccata: io me ne vado, e quindi me ne lavo le mani, la patata bollente la passo a qualcun altro. Nonostante tutto, fatico a credere che sia questo il senso delle parole del tecnico. Mi pare più verosimile che siano una delle due cose: un modo per scuotere i giocatori (se lo spogliatoio crede in lui farà di tutto per vincere e per convincerlo a restare), o un modo per mettere alle strette la società e concerdergli almeno parte di quello che lui vuole in termini di management della squadra (i nodi principali sono chiaramente la programmazione del mercato sia sul fronte cessioni che sul fronte acquisti). Non so come finirà, ma a me come tifoso lascia il senso che quello che ho fatto la notte dell’11 marzo 2008 non sia vissuto come importante, in una società che ancora fatica a capire come si lavora nel calcio moderno. E ho il timore che i vantaggi di un allenatore più forte con la stessa dirigenza, non valgano la candela di dover ricominciare a costruire un ciclo quando eravamo a metà del guado. Ma d’altronde, se non facessimo qualche follia, non saremmo l’Inter. Saremmo qualcos’altro e io non l’amerei così tanto 🙂

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