Robert Anton Wilson ha un blog!

13 Dicembre 2006 Commenti chiusi

 

Leggo su BB che Robert Anton Wilson avrebbe finalmente aperto un blog. Il ragazzo (che ha solo 74 anni, ma ha molto abusato di sé nella vita, come la trilogia degli Illuminati dimostra ampiamente) ha finalmente fatto il grande passo, nonostante sia a casa paralizzato e in terapia fissa e abbastanza intensa. Ogni cultore della cultura oscura dovrebbe segnarselo e seguirne le perle di saggezza (per ora tre 🙂

 

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Categorie:jet tech, pagine e parole Tag:

Perché leggo la gazza e non leggo più il corriere

13 Dicembre 2006 2 commenti

 

Alcune fasi della mia vita potrebbero essere definite dai giornali che leggo: c'è stata la fase corriere+manfo, c'è stata la fase corriere+manfo+sole24ore, c'è stata la fase haaretz e la fase pagina12. Neanche quando ero adolescente leggevo la gazza con l'impegno con cui la leggo adesso. Talvolta mi capita di fermarmi e di chiedermi il perché delle cose, le implicazioni dei miei comportamenti instintivi. Oggi ho avuto una risposta.

I quotidiani italiani sono un coacervo di schifezze, di menzogne malcelate e di cronachetta degna dei peggiori momenti di Gente e Novella2000. Fin qui, nulla di strano. Il problema attuale è che ormai non c'è più neanche il gusto della novità: le stronzate si susseguono con una soluzione di continuità totale, senza il benché minimo colpo di scena. La pantomima dell'informazione non cerca neanche più di nascondersi, di mimetizzarsi, ma agisce in maniera spudorata. A questo punto meglio leggere di calcio e sorridere di come i giornalisti si arrabattano nel trasformare ogni microdichiarazione in una questione nazionale (o internazionale) della durata di meno di 24 ore 🙂

Oggi però mi sono reso conto che c'è qualcosa di più: io ho sempre letto il Corriere della Sera come atto di estremo cinismo, per conoscere l'opinione pubblica degli italiani, per sapere che cosa pensano le persone che vivono intorno a me. Si sa che il Corsera è l'indice e l'origine di tutto questo, anche se Mediaset e tg1/2 hanno fatto molto per spodestarlo dal trono. In questi ultimi mesi, l'imbarbarimento del Corriere è qualcosa di stomachevole, che anche il mio stomaco abituato a digerire le peggiori cadute di stile della storia, fatica a mandar giù.

Perso nei meandri dell'inizio di questo blog c'è un post sulla querelle estiva a suon di articoli nella pagina culturale che riguardava il presunto antisemitismo mussoliniano e cercava di distinguerlo da quello hitleriano per la sua natura sociale e non certo spiritual/ideologica. Non metto in dubbio che la differenza risulti evidente e cruciale anche a voi… Il tutto nel silenzio asservito della comunità ebraica milanese che ha sempre trovato buona sponda nel Corriere e non si permetterà certo di rovinare i rapporti per un'inezia revisionista di questo livello. Ve lo incollo sotto per conoscenza….

Ma non basta. Vi faccio un breve elenco delle notizie di oggi sul corriere (ieri non c'era nessun articolo sulla strage di Piazza Fontana):

  • "Il grande segreto di Shimon Peres: la bomba atomica israeliana" (già perché lo scienziato che ha passato a mezzo mondo i piani di costruzione della bomba atomica non proveniva assolutamente dallo stato della stella di David, e soprattutto non lo sa nessuno che hanno la bombetta e che gliel'hanno regalata gli amerigonzi)
  • battage sul "mostro di Erba", che si scopre però essere all'estero, viene prelevato all'aeroporto e trattenuto dai cc per ore di interrogatorio a torchio, mentre vorrebbe andare all'obitorio a vedere i cadaveri di TUTTA la sua famiglia; non contenti del razzismo degli ultimi due giorni in cui era sicuramente lui ad aver sgozzato la famiglia e bruciato casa e cadaveri, adesso il Corrierone attribuisce tutto a vendette trasversali dei fratelli del "mostro" che sono sicuramente dei criminali, o direttamente a pregressi per spaccio del "mostro" stesso. Anche fosse, ma un dignitoso articolo di scuse nei confronti di una persona che hai accusato di aver ammazzato e bruciato la propria moglie e i propri figli parrebbe fuori luogo considerato che la persona in questione è un NEGRO? mah….
  • Articolone su piazza Fontana dal titolo: "La strage di piazza Fontana opera delle BR", un emergenza per tutte le stagioni… Solo leggendo in piccolo scopri che il titolo è il risultato di un sondaggio tra i cittadini di Milano, il 40 percento dei quali pensa che siano stati i terroristi comunisti a mettere la bomba alla banca dell'agricoltura e non Ordine Nuovo… Certo se non li avessero assolti forse qualcuno avrebbe dovuto insegnarlo nei corsi di storia, ma si sa è una verità scomoda che i mandanti di quella strage stessero e stiano in parlamento…
  • Dieci pagine dopo nella sezione milano c'è però l'articolo riparatore sull'associazione delle vittime che spiega come è andata… curioso che non venga messo nella stessa pagina, per evitare che il 40 per cento diventi 60… Chi ci vede malizia è perché ha cattiva coscienza, ovviamente….

E via così… Poi uno si chiede perché non ce la faccio a leggerlo e preferisco la gazza… Se volevo leggere un romanzo di fantastoria o fantapolitica, preferisco The man in the high castle: è scritto meglio e almeno è basato su fatti storici. 

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Jack lo squartatore, la nera e l’horror

12 Dicembre 2006 Commenti chiusi

Vi siete mai chiesti se potreste essere dei serial killer? Io sì, in particolare nei momenti in cui leggo le pagine di nera di quotidiani e riviste, oppure quando vado a riguardarmi anni e anni di omicidi più o meno risolti (in merito direi che è obbligatorio segnalare l'ultimo testo fotografico pubblicato da Lucarelli per Mondadori, corposo e molto bello ma purtroppo incompleto, o la serie di testi tra cui per me spicca Milano Criminale, che racconta i casi di nera più eclatanti del Novecento a Milano).

Oggi è uscita la notizia di un potenziale serial killer a Ipswich in Inghilterra. A parte il fascino che esercita in sé un pazzo che uccide le sue vittime senza alcuna altra interazione con loro (presumibilmente), ciò che ha alimentato la mia curiosità grottesca è la cittadina. Infatti la mia testa è subito rimbalzata a HP Lovecraft, maestro dell'orrore di ogni tempo, insieme al mio amatissimo Edgar Allan Poe (di cui mi devo fare nota mentale di ricomprare la bibliografia completa dato che quella che avevo è sparita nei mille traslochi 🙁

Nella mia testa, evidentemente in questi giorni abbastanza fertile di fantasie (sto pensando ad almeno un paio di storie per potenziali romanzi o racconti), si sono subito affollate le immagini dei protagonisti ordinari e angosciati del maestro di Providence, di strade scure, l'illuminazione più simile a quella a olio di un tempo che a quella al neon che prevale di questi tempi, di una Ipswich moderna e spaventosa come solo una cittadina agricola della provincia inglese potrebbe essere, il luogo in cui uccidere ed uccidersi è probabilmente il pensiero ricorrente di ogni abitante. 

In questi giorni vorrei avere abbastanza soldi per poter girare un po', inseguire queste risonanze lontane delle mie letture e delle mie fantasie, inseguire il capo della polizia di Ipswich nella sua ricerca, annusare la sensazione che prova un personaggio di Derek Raymond o di Ellroy. Invece mi tocca rimanere in quel di Milano, e godermi le sensazioni che ti riesce a dare la metropoli dove sei nato quando ne scopri un anfratto nuovo o quando incappi in un vecchio scorcio che pensavi cancellato dal tempo e dagli umani…

 

Ma qual è la relazione tra nera e horror? E' difficile dirlo, soprattutto così su due piedi, senza possibilità di fare una ricerca che vada molto più in là di due link buttati lì. L'horror è da sempre un genere influenzato dalla fantasia prima che dalla realtà, contrariamente ad altri generi in cui la realtà viene regolarmente trasfigurata. Viceversa è uno dei generi letterari che ha alimentato le maggiori fobie degli esseri umani. La capacità di solleticare la paura che si cela in ogni persona è un'arte sottile, e a volte le storie horror che leggiamo nella cronaca sono molto più terribili di quelle dei nostri autori preferiti, ma meno capaci di far nascere in noi quel sentimento sottilmente sadomasochistico che è il terrore. Esiste ancora una letteratura horror degna di questo nome? Non lo so, ma come molti altri generi sta cambiando e quello che ne uscirà è ancora presto per dirlo. Devo ammettere che il migliore horror che ho letto ultimamente è stato House of Leaves di Danielewski, uscito in ritardo di soli 5-6 anni in Italia. Onestamente è molto diverso dall'horror classico o dall'horror degli anni 90 di Stephen King e Clive Barker, ma è una letteratura in grado di coinvolgerti lentamente e di lasciarti il senso che un pezzetto di quel vago sentimento di disagio che ti sei portato dietro fino all'ultima pagina rimanga lì con te, divenga parte del tuo quotidiano almeno per un po', costringendoti a uno sforzo cosciente di superamento di un terrore meno immediato e violento, ma nondimeno invasivo. 

Forse il nuovo horror sarà così: mimetico, lento, sottile e persistente, come se facesse parte della tua vita di tutti i giorni, come se non ti lasciasse mai, una volta girata l'ultima pagina. 

 

PS: la Ipswich di Lovecraft si trova nel New England ovviamente, prima che qualcuno scriva un commento suggerendo una fase di demenza precoce… 🙂

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Categorie:pagine e parole Tag:

Stavo per morire

12 Dicembre 2006 1 commento

 

Nel momento in cui si è aperto xmms e ho sentito una voce che con accento prevostal-bergamasco mi diceva "podcast", sapevo che quella fava di C.S. mi aveva rifilato una sola. Ancora non sapevo quanto. Esistono luoghi che fanno gridare alla censura, ma noi, che siamo illuminati, sappiamo trasformare le strali avvelenate del moralismo in sane risate di sarcasmo. Guardate questi due link dal lato giusto: quello di chi sa che cosa ha scampato nella vita!

http://www.donboscoland.it/

http://www.donboscoland.it/audio/sussidio_2006-12-12.mp3

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Categorie:oscuro scrutare Tag:

Cinismo e sufficienza

10 Dicembre 2006 Commenti chiusi

Arriviamo a Empoli con un quintale di gufate e torniamo a casa con il record di Trapattoni ed Herrera eguagliato e 3 gol alla "difesa meno perforata del campionato". Il riassunto della partita è: troppa sufficienza nel giocare e un cinismo sconfinato nel mettere 3 palloni 3 in fondo al sacco.

Il primo tempo è da dimenticare, e ogni interista rivede il film degli anni passati: la squadra non gira, la difesa tiene ma quando la palla oltrepassa il centrocampo il gioco scompare. Sbagliamo TUTTI i passaggi e Solari è evidentemente in giornata no, lasciando a bocca asciutta di palloni l'area dell'Empoli e il presidio che Ibra-Crespo vi allestiscono.

Rientriamo nel secondo tempo e l'Empoli ci crede: ci mette sotto un po' e quasi la mette dentro. Grosso si fa male e Mancini butta dentro Maxwell che forse interpreta male il senso delle parole "devi fare il terzino sinistro" che dalle mie parti indicano "anticipa l'avversario e spazza via quando sei indeciso". Invece lui fa il brasiliano e quasi fa un paio di figure di merda epocali.

Mancini ancora non si fida e aspetta il 13esimo del secondo tempo per buttare dentro Recoba, l'unico che può iniziare a far filtrare palloni in area (almeno per circa 90 minuti, fino a quando non si farà male di nuovo ai muscoletti). Infatti la partita cambia faccia e nel giro di due minuti da un suo cross dall'angolo torre di Ibra e tap-in di Crespo. Ogni tifoso dell'Inter lo sapeva che era il cambio da fare, ma Mancini non può fare SUBITO la cosa giusta, deve farti per forza penare un po'. L'Empoli si tuffa a testa bassa in avanti, e dai e ridai, al primo passaggio sbagliato Ibra la mette sbeffeggiando Balli con un tiro a girare dritto sul palo interno. Dopo altri dieci minuti Ibra da solo davanti a Balli la tocca piano e fa fare la figura dell'eroe al portiere 39enne dell'Empoli. Sullo sviluppo dell'angolo, cross di Burdisso e testata di Samuel che insacca il 3-0 che chiude definitivamente la questione. All'Empoli non rimane che mettersi a prendere a scarpate chi capita, ma le ammonizioni le becchiamo solo noi.  

Ah, dimenticavo… Al 18esimo del secondo tempo è entrato anche Adriano che nonostante gli scongiuri continua a essere una lavatrice. La cosa più irritante: perde la palla e rimane fermo lì deluso che gli avversari osino GIOCARE contro di lui, l'Imperatore. Sì… l'Imperatore di sto cazzo.

 

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Categorie:spalti e madonne Tag:

Cartografie milanesi (1300-1860)

10 Dicembre 2006 1 commento

 

In una delle librerie del centro dove affluiscono le rese di mezzo mondo, una sorta di remainder che non usa il nome remainder perché la sua reputazione ne risentirebbe, si possono trovare oltre ai peggiori libri di narrativa, molti libri di immagini: le collezioni fotografiche, i libri d'arte, i libri di ricette, e a volte qualche libro un po' curioso. Nel mio caso: un libro di mappe storiche di Milano. 

Non è sicuramente il più completo che ci sia in circolazione, ma ne ospita alcune ben fatte anche se il livello di riproduzione e la qualità della carta è abbastanza infima. Il vantaggio che ha è quello di non costare molto e quindi di poter essere felicemente storpiato per poter scansionare un po' di materiali.

Molte di queste cartine vi saranno d'aiuto nel navigare Rapsodia Monocromatica 🙂

Il tour comincia da una mappa dello sviluppo di Milano tra il III secolo a.C. e il XIII d.C.: il grosso vantaggio di questa mappa è la presenza di tutte le successive cinte murarie e quindi una visione abbastanza chiara di quelli che sono stati i confini ufficiali della città almeno fino all'incorporazione dei Corpi Santi nel 1873.

carta_IIIac_XIIIdc.pdf

 

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I figli degli uomini

10 Dicembre 2006 4 commenti

Il soggetto (ovvero il libro originale di PD James) è ottimo, e Cuaron riesce bene a rendere l'idea di un futuro non troppo lontano e fin troppo simile al nostro presente.  Come nella fantascienza migliore degli ultimi anni (e anche degli anni passati se pensiamo ad alcuni libri di PK Dick) non è necessario sciorinare astronavi e teletrasporto per parlare del presente attraverso il futuro (che è poi un po' il sale della fantascienza e il suo compito più difficile).

Il film è ben realizzato, i colpi di scena reggono bene, e Clive Owen è un perfetto emulo di Deckard (chi non sa chi è non è degno di questo post :). Tra l'altro gli invidio molto l'impermeabile…

Quello che mi lascia un po' perplesso di questo film, è l'esatto opposto di quello che mi è piaciuto del Labirinto del Fauno (anche se parlare del presente è più difficile che parlare del passato e della historia magistrae vitae): la maggior parte dei film riesce molto bene a criticare l'estabilshment e i governi, anche perché di questi tempi è un po' come sparare sulla croce rossa, ma quasi tutti i registi e gli autori vanno in catalessi nel momento in cui devono parlare dell'uso della violenza e delle possibilità di rivolta. 

Mi pare di ravvisare in questo trend un'afasia terribile delle sinistre mondiali, che hanno gioco facile nel criticare le destre e i governi lontani, ma che dimostrano una totale incapacità di proporre un qualsiasi modello o di difendere una qualsiasi posizione leggermente conflittuale. Il film di Cuàron soffre della medesima sindrome: l'uso di ogni forma di violenza è sbagliato e porta al tradimento e allo sviluppo di tutto ciò che rappresenta il peggio dell'essere umano (e fin qui potremmo pure cinicamente essere d'accordo, dato che non pensiamo che esistano uomini buoni), l'unica possibilità di salvezza (inteso in senso stretto, cosiderata la conclusione con Madonna nera e pseudo bambin gesù) è l'amore e la pace che sconfiggerà il male.

Il moralismo di questa posizione pseudo politica è talmente rivoltante da non meritare commenti, ma soprattutto pecca di ciò che rende più inefficace ogni progetto: l'assenza di realismo e di una sana dose di cinismo. La soluzione è un po' troppo semplice per essere vera, e soprattutto è buona solo per un film o per un melodramma, non certo per chi è costretto a strappare ogni centimetro di sopravvivenza a calci, sputi e morsi.

L'idea che mi sono fatto è che l'afasia sinistroide nasconda molto semplicemente una visione troppo comoda della vita, e il segno di una sconfitta già consumata e senza alcuna prospettiva.

 

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Categorie:cinema, movimenti tellurici Tag:

Modern fantasy e storia

8 Dicembre 2006 1 commento

La pellicola di Guillermo Del Toro manifesta due influenze molto forti: il fantasy moderno della generazione di Neil Gaiman (il mostro della seconda prova di Ofelia è una citazione lapalissiana del Corinzio di sanmaniana memoria, e tutti i personaggi fantastici del film sembrano usciti da The Dreaming o da Fables della DC Vertigo) e la storia spagnola (e messicana, che per alcuni versi sono molto simili (almeno in alcune fasi della guerra civile che ha dilaniato di due paesi in periodi storici molto differenti).

Il Labirinto del Fauno è un ottimo film, ben girato e con ottimi attori; la sceneggiatura tiene alta la tensione se si eccettua qualche caduta in corrispondenza della parti più smaccatamente fantasy che risultano un po' calate dall'alto (la scena finale e un po' il c'era una volta iniziale). Il contorno storico è molto accattivante (per lo meno per chi ama la storia dei movimenti di liberazione e di resistenza) e alla faccia di Pansa e soci che tanto spadroneggiano sui media di questi tempi, mette al posto giusto partigiani e fascisti, e i loro reciproci modi di agire. Il colonnello pur nella sua esagerazione grottesca del finale è un personaggio che calza a pennello tutto ciò per cui il fascismo è stato spazzato via, e i personaggi partigiani (in particolare Mercedes) hanno dei guizzi molto umani.

Tutto il soggetto lo sento molto vicino (sia per il meccanismo misto di fantasy, noir e realtà storica che mi ha preso la mano in Rapsodia Monocromatica, sia perché il prossimo romanzo che volevo mettermi a scrivere ha un meccanismo narrativo molto simile), e soprattutto la predisposizione ad avversare ogni forma di potere e di cieca obbedienza mi ha dato molta soddisfazione (soprattutto per l'effetto sui tamarri paradestroidi che frequentano le sale del centro nei giorni di festa).

Ho concluso la serata con un ottima conferma della tesi del film su soldati e gente in divisa, intervendo per placare un controllore ATM che stava quasi mettendo le mani addosso a un ragazzino che non voleva dargli il documento. Appena sono intervenuto sono comparsi tre simpatici finanzieri che hanno pensato di intimorirmi chiedendomi i documenti. Vedendo che non funzionava sono passati a minacciarmi di farmi restare per 24 ore in caserma in attesa di accertamenti, e vedendo che neanche questo funzionava hanno cercato di intavolare una polemica dialettica che ha portato me a scompisciarmi dal ridere, e loro a rosicare amaro fino a quando, dopo aver visto la mia sfilza di precedenti ma l'assenza di motivi per trattenermi, hanno dovuto mollarmi. Il momento migliore è stato potergli dire, in risposta alla domanda "con tutti quei precedenti contro di noi, avevo ragione a voler fare accertamenti….": "maresciallo, quei precedenti sono tutti ampiamente giustificati. Arrivederci". La faccia intesita del maresciallo è stata impagabile, e sarebbe bello che Della Porta e soci interessati alla percezione di sé delle forze dell'ordine ammettessero le turbe psichiche e la voglia di esercizio arbitrario del potere che anima indistintamente chi porta una divisa.

Voto complessivo: 7,5

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Categorie:cinema, oscuro scrutare Tag:

Pynchon, McEwan e il plagio

8 Dicembre 2006 Commenti chiusi

 

Rispondo per le rime al mio socio che, approfittando della mia vita troppo indaffarata, si permette di pubblicare notizie di T.P. senza il mio consenso 🙂

T.P. infatti ha partecipato in maniera del tutto inedita a una campagna che l'altro giorno ha visto diversi autori inviare un commento in sostegno di McEwan sotto attacco per l'uso di parti di un testo già edito nel suo ultimo romanzo Atonement. L'accusa è ovviamente quella di plagio, e la risposta è quella facilmente intuibile sia di necessaria accuratezza storica sia di continuità del plagio nell'arte e nella letteratura.

Evidentemente i critici di mezzo mondo, che peraltro stanno bersagliando da quasi un mese T.P. per il suo romanzo dai più definito incomprensibile e privo di valore (inutile far notare che L'arcobaleno della Gravità ha subito lo stesso trattamento dai baroni della penna che non scrive ma giudica), non hanno ancora capito nulla né dell'influenza del plagio nella costruzione di una cultura condivisa, né tantomeno di tutti i ragionamenti che sono alla base della libera circolazione dei saperi. D'altronde un mondo in cui i saperi circolano senza barriere è un mondo in cui i critici hanno ben poco lavoro da fare, senza la possibilità di individuare facilmente riferimenti, copie, originali e ramificazioni tra un lavoro e un altro. Tutti sanno che i peggiori conservatori sono i critici. Non ci stupiamo quindi delle critiche a McEwan, che speriamo bene se ne fotta ampiamente.

Viceversa Against the Day (il nuovo libro di T.P.) è uscito il 21 novembre, la mia copia è stata messa su una nave il 22 e dovrebbe arrivarmi a giorni. Oggi sono passato all'American Bookstore in Cairoli, tanto per farmi la mia scorpacciata di sbirri a difesa dell' "assediata" fiera degli oh-beh-oh-bej (600 uomini del reparto mobile per combattere gli abusivi, pietà!) e per vedere dal vivo la forma mastodontica e da "sacre scritture" del nuovo pynchoniano: non c'è che dire, un bel mattone bianco latte! 🙂

 

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Categorie:pagine e parole Tag:

Le parole di Placanica e il loro valore

7 Dicembre 2006 2 commenti

 

In questi giorni sono uscite ben due interviste a Placanica, di nuovo in grado di spiccicare parola dopo mesi e mesi di decerebrazione. Ovviamente le sue parole hanno scatenato un putiferio, riacceso speranze e indignazioni, e soprattutto dato il "la" alla madre e al padre di Carlo. Da diversi giorni cerco di avere il tempo di mettere a fuoco il tutto e solo oggi, uscito da un turbine di sbattimenti lavorativi, riesco a leggere un po' di cose.

Tanto per cominciare un po' di materiali: le due interviste di placanica si trovano su indy e su supportolegale. Inoltre può far bene (ri)leggersi lo speciale di pillola rossa su piazza alimonda, che è un ottimo punto di partenza sia per le teorie cospirazioniste che per quelle più realistiche.

Un secondo punto è un buon riassunto delle vicissitudini del carabiniere Mario Placanica, e alcune considerazioni in proposito: Mario Placanica spara contro Carlo Giuliani  tra le 17.20 e le 17.30 di venerdì 20 luglio 2001; torna in caserma e viene portato all'ospedale. Dopo qualche mese viene congedato dall'Arma con una lauta pensione. Dopo qualche altro mese finisce contro un albero con la sua auto, i freni e lo sterzo manomessi, ma si salva. Viene dipinto da tutti come psicologicamente e mentalmente leso, e la sua vista in aula di tribunale diciamo che conforta abbastanza questa valutazione. Poco prima di doversi presentare in aula per il processo contro 25 manifestanti dichiara tramite il suo avvocato che dirà tutta la verità al processo. Due giorni prima dell'udienza AN gli offre un posto politico in quel della Calabria, e lui arrivato in aula si avvale della facoltà di non rispondere. Passa un'ulteriore anno e Placanica tramite Calabria Ora inizia di nuovo a far parlare di sé e di una sua supposta versione dei fatti (che di fatto lo assolve e condanna il battaglione Sicilia e l'Arma dei Carabinieri).

Da questo iter notiamo due cose importanti: che ogni volta che Placanica parla gli succede qualcosa (lo congedano per problemi psichici, fa un incidente "strano", gli offrono un posto come politico, ecc. ecc.). A pensar male non si fa peccato e quindi per dedurre che fa comodo che Placanica stia zitto non ci vuole gran malizia. Il rumore che fanno le sue parole testimoniano abbastanza bene il rimosso collettivo rappresentato dalle giornate di Genova. L'altra cosa che balza subito agli occhi è che Placanica ha sempre usato queste sue boutade per far parlare di sé e per ottenerne un qualche tornaconto, garantitogli il quale non ha mai avuto problemi a cucirsi la bocca. Questo lo rende un personaggio alquanto inaffidabile come fonte.

Allora leggiamo quello che ci dice Placanica e cerchiamo di estrarne le cose interessanti e di evitare invece quelle fuorvianti (processo che a Giuliano Giuliani riesce proprio male con la sua fissazione del quarto uomo nella jeep (senza offesa…. fissazione comprensibile ma per i miei gusti per nulla solida nei suoi indizi)).

Placanica ci da i nomi di alcuni protagonisti importanti, per la prima volta ci conferma ciò che avevamo già visto nelle immagini: non solo in piazza Alimonda c'è il tenente colonnello Cappello (personaggio dalle scomode memorie somale e non solo), ma c'é anche il colonnello Truglio, un personaggio fondamentale della gerarchia del Tuscania, la cui presenza è sempre stato difficile confermare con le parole degli altri presenti in piazza Alimonda. Non solo, ma Placanica ci dice che Truglio era sull'altro defender che guarda caso riesce a lasciare la piazza mollando la jeep con un equipaggio meno esperto nel delirio.

Non solo. Placanica insiste di aver sparato in aria, ma d'altronde è comprensibile che non si voglia autoaccusare di omicidio volontario, e arriva addirittura ad ipotizzare la presenza di cecchini sui tetti nei dintorni della piazza (citando una visita di un ufficiale dei CC a una vecchia di uno dei palazzi come pilastro per questa teoria cospirazionista). Questa parte delle sue interviste, anche per il suo posizionamento postumo al delirio suscitato dalla prima intervista, è quella che sa più di bufala campata per aria. Una cosa interessante c'è però in tutto questo farneticare: Placanica afferma che Cavataio gli sottrae l'arma subito dopo gli spari, senza addurre alcuna motivazione. Il carabiniere sostiene che Cavataio abbia ricevuto un ordine relativo all'occultamento delle prove. In quel delirio per giorni e giorni gli ordini non si riuscivano a ricevere correttamente, le registrazioni di PS e CC sono un delirio di rumore (in particolare quelle dei CC) e proprio alle 17.30, dopo un morto ammazzato Cavataio sentirebbe l'ordine giusto nel suo auricolare? Placanica continua nella scia dell'invenzione. Assai più probabile che Cavataio (che era il legittimo conducente di quella jeep e che conosceva meglio di Raffone e di Placanica i meccanismi dell'arma e soprattutto quelli delle operazioni "à la Cappello") abbia agito di sua sponte prevedendo la necessità di manovrare il "reperto pistola" in maniera più sicura possibile da parte dei suoi superiori.

Gli elementi più importanti dell'intervista di Placanica sono due: uno solleva (almeno a chi sta scrivendo) molti dubbi, soprattutto per questioni temporali; l'altro invece lo considero l'elemento più attendibile e più importante di tutta l'intervista.

Placanica sostiene (come diversi di noi, tra cui Pillola Rossa e l'avvocato Menzione) che il corpo di Carlo sia stato sfregiato dopo la morte con una pietra poi posizionata ad arte di fianco al corpo per dare solidità alla tesi "lauriana" dell' "hai ammazzato tu con il tuo sasso". Mi piacerebbe molto poter usare le dichiarazioni di Placanica in un tribunale o in un libro di storia, ma purtroppo mi riesce difficile capire come Placanica abbia potuto vedere questi fatti quando sta andando dritto all'ospedale (arrivandoci per altro in orari abbastanza sospettosi, come sottolineato in Pillola Rossa, e diversi da quelli di Raffone). Mi sa che Placanica ha letto e/o sentito quello che stiamo scrivendo su siti e quotidiani circa il tentativo di far riaprire il processo, e gioca con il fuoco di una sua nuova imputazione per poter portare a casa ancora qualcosina dallo Stato. Mi spiace, ma io alla favola del Placanica che trova il coraggio per dire la verità non credo: il carabiniere Mario Placanica è un codardo e la sua storia degli ultimi anni ha ampiamente offerto prove circa questa tesi. Non ci credo che diventa leone in un giorno a caso del 2006.

Viceversa la cosa più interessante è la descrizione dell'accoglienza che Placanica riceve quando rientra in fiera: Placanica viene festeggiato, viene considerato finalmente un iniziato della "setta degli assassini" con tanto di basco dei Tuscania come trofeo. Gli sbirri sono entusiasti in fiera della morte di Carlo Giuliani, e questo è un dato che per la prima volta esce dalle labbra cucite dallo spirito di corpo delle forze dell'ordine italiane. La descrizione, seppur sommaria, che Placanica fa di quello che accade quando rientra in fiera, il ruolo di Cappello e di Truglio, combaciano molto bene con la percezione di sé che le forze di polizia e i carabinieri ostentano nei loro forum e nei loro organi di rappresentanza (vedi l'ultima indignitosa manifestazione del SAP): non tutori dell'ordine, o operanti della prevenzione di ciò che può mettere in pericolo la vita o la salute altrui, ma pedine di un potere molto poco democratico e nemici giurati di tutta una fetta della società che li circonda.

La speranza è che la somma del rimosso genovese e della flagranza di questa rappresentazione contenuta nelle scarne parole di Placanica siano sufficienti a svegliare molte persone che continuano a rivolgersi al poliziotto che passa sotto casa loro come se fosse un amico e non come se fosse qualcuno che si percepisce come un elite militare distaccata dalla necessità di comprendere la società nella quale vive, come l'unico depositario di un potere armato per nulla aperto al confronto e alla democrazia. Poi il problema sono due slogan su Nassirya….. mah….

 

 

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