Ecco come non si vince
A San Siro va in onda il manuale animato su come non si vince una partita (e un campionato). Dopo sessanta e rotte partite l’Inter non segna in casa. In 11 contro 10 per più di mezz’ora. Erano quasi tre anni che segnavamo sempre in casa. Il Genoa viene a Milano affrontando la gara come tutte le trasferte fino ad ora: ordinati, chiusi, in attesa di ripartenze da mettere sui piedi dei propri giocatori di qualità. L’Inter non gioca, spreca, affossata dalla poca brillantezza a centrocampo e dall’egoismo delle sue (5) punte. I demeriti di una partita che abbiamo regalato se li dividono tutti: Mourinho che sbarella una difesa che sembrava aver trovato equilibrio e al contempo non mette nessun giocatore in mezzo al campo in grado di far ripartire l’azione; Cordoba e Burdisso completamente deconcentrati e in ritardo costante, Maicon spompato e Chivu un po’ pesce fuor d’acqua come terzino sinistro. I centrocampisti in debito di ossigeno e di cervello, gli attaccanti incapaci di concludere e di fare anche i passaggi più elementari. L’Inter non gioca come potrebbe, è lenta, prevedibile, noiosa e davanti con cinque punte che giocano ognuno per i fatti suoi e con la voglia di essere protagonisti, ma che non corrisponde alla vittoria finale.
Nessun interista è uscito felice dallo stadio oggi, perché ha visto una squadra con poche idee e scarsa aggressività, con troppi solisti e poco gioco. Rubinho non ha fatto una parata degna di questo nome, le cinque punte in campo hanno prodotto solo cross alti in mezzo all’area piccola preda del portiere genoano, i corner sono stati battuti o altezza uomo o direttamente fuori, le punizioni una schifezza unica, mai un’azione palla al piede fino alla porta rossoblu. Uno si chiede legittimamente come avrebbe fatto a finire diversamente una partita così: con un errore arbitrale o con una botta di culo. Troppo poco per chi punta a vincere il campionato e magari anche qualcosa di più, come dichiarato dai dirigenti nerazzurri.
Come già detto Julio Cesar migliore in campo, e questo la dice tutta. Burdisso si conferma il peggior centrale difensivo che abbiamo, e il soprannome psycho non è per nulla immeritato. La prestazione di Cordoba si riassume in una azione intorno all’ottantesimo quando su un lancio lungo anziché guardare la palla si gira e si mette a correre verso Julio Cesar senza curarsi di dove si posiziona l’avversario: un suicidio. Chivu lì a sinistra non serve a un cazzo: lento per le sovrapposizioni, impossibilitato a usare i suoi piedi buoni. A destra Maicon forse meritava un po’ di riposo, e in generale forse la difesa a quattro che ha fatto le ultime tre-quattro partite era meglio confermarla. In mezzo al campo tutti si aspettavano una linea a quattro con due ali (Quaresma e Mancini) e due centrali (Muntari e Stankovic) per non soffrire il centrocampo a quattro del genoa e per aprire il gioco sulle fasce: invece Mourinho parte con un centrocampo a tre, con Stankovic troppo arretrato Muntari in versione pyscho2 e Zanetti un po’ spompo e privo del suo alter ego Cuchu. Davanti Quaresma perde qualche pallone ma forse meritava qualche minuto in più, Adriano mostra i consueti limiti e Ibra è meno brillante del solito: la soluzione non è affollare il terzo avanzato della squadra buttando dentro punte a caso, ma secondo molti equilibrare il tutto e far tornare i giocatori a giocare al calcio e non alla playstation. Nella ripresa Mourinho prova a far giocare Mario e Obinna osannati dalla folla, ma che spiegano in questi 45 minuti perché non giocano mai: egoismo, svogliatezza, e nullo senso della posizione. Se Balotelli si comporta così in allenamento meglio che vada a giocare io. L’infortunio di Muntari e la superiorità numerica spingono José a tentare un tutto per tutto un po’ confuso e per nulla interessante, con Cruz che entra in campo e sembra ancora più lento di Adriano. Viene da chiedersi il perché di tante involuzioni. Speriamo sia solo sfiga e casualità.
Chiudiamo questo ottavo turno ancora primi, ma di un soffio, con il fiato sul collo delle merde rossonere che abbiamo resuscitato noi con quello scellerato derby difensivista e svogliato. Speriamo di non doverlo rimpiangere troppo e che i mezzi passi falsi in cui stiamo incappando ci facciano imparare qualcosa, anziché deprimere ulteriormente. Io la vedova la farò a fine anno, eventualmente, ma José e i giocatori che ha a disposizione devono dare molto di più di così. Non basta non prendere gol, bisogna farne.