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Ecco come non si vince

26 Ottobre 2008 11 commenti

 

A San Siro va in onda il manuale animato su come non si vince una partita (e un campionato). Dopo sessanta e rotte partite l’Inter non segna in casa. In 11 contro 10 per più di mezz’ora. Erano quasi tre anni che segnavamo sempre in casa. Il Genoa viene a Milano affrontando la gara come tutte le trasferte fino ad ora: ordinati, chiusi, in attesa di ripartenze da mettere sui piedi dei propri giocatori di qualità. L’Inter non gioca, spreca, affossata dalla poca brillantezza a centrocampo e dall’egoismo delle sue (5) punte. I demeriti di una partita che abbiamo regalato se li dividono tutti: Mourinho che sbarella una difesa che sembrava aver trovato equilibrio e al contempo non mette nessun giocatore in mezzo al campo in grado di far ripartire l’azione; Cordoba e Burdisso completamente deconcentrati e in ritardo costante, Maicon spompato e Chivu un po’ pesce fuor d’acqua come terzino sinistro. I centrocampisti in debito di ossigeno e di cervello, gli attaccanti incapaci di concludere e di fare anche i passaggi più elementari. L’Inter non gioca come potrebbe, è lenta, prevedibile, noiosa e davanti con cinque punte che giocano ognuno per i fatti suoi e con la voglia di essere protagonisti, ma che non corrisponde alla vittoria finale. 

Nessun interista è uscito felice dallo stadio oggi, perché ha visto una squadra con poche idee e scarsa aggressività, con troppi solisti e poco gioco. Rubinho non ha fatto una parata degna di questo nome, le cinque punte in campo hanno prodotto solo cross alti in mezzo all’area piccola preda del portiere genoano, i corner sono stati battuti o altezza uomo o direttamente fuori, le punizioni una schifezza unica, mai un’azione palla al piede fino alla porta rossoblu. Uno si chiede legittimamente come avrebbe fatto a finire diversamente una partita così: con un errore arbitrale o con una botta di culo. Troppo poco per chi punta a vincere il campionato e magari anche qualcosa di più, come dichiarato dai dirigenti nerazzurri.

Come già detto Julio Cesar migliore in campo, e questo la dice tutta. Burdisso si conferma il peggior centrale difensivo che abbiamo, e il soprannome psycho non è per nulla immeritato. La prestazione di Cordoba  si riassume in una azione intorno all’ottantesimo quando su un lancio lungo anziché guardare la palla si gira e si mette a correre verso Julio Cesar senza curarsi di dove si posiziona l’avversario: un suicidio. Chivu lì a sinistra non serve a un cazzo: lento per le sovrapposizioni, impossibilitato a usare i suoi piedi buoni. A destra Maicon forse meritava un po’ di riposo, e in generale forse la difesa a quattro che ha fatto le ultime tre-quattro partite era meglio confermarla. In mezzo al campo tutti si aspettavano una linea a quattro con due ali (Quaresma e Mancini) e due centrali (Muntari e Stankovic) per non soffrire il centrocampo a quattro del genoa e per aprire il gioco sulle fasce: invece Mourinho parte con un centrocampo a tre, con Stankovic troppo arretrato Muntari in versione pyscho2 e Zanetti un po’ spompo e privo del suo alter ego Cuchu. Davanti Quaresma perde qualche pallone ma forse meritava qualche minuto in più, Adriano mostra i consueti limiti e Ibra è meno brillante del solito: la soluzione non è affollare il terzo avanzato della squadra buttando dentro punte a caso, ma secondo molti equilibrare il tutto e far tornare i giocatori a giocare al calcio e non alla playstation. Nella ripresa Mourinho prova a far giocare Mario e Obinna osannati dalla folla, ma che spiegano in questi 45 minuti perché non giocano mai: egoismo, svogliatezza, e nullo senso della posizione. Se Balotelli si comporta così in allenamento meglio che vada a giocare io. L’infortunio di Muntari e la superiorità numerica spingono José a tentare un tutto per tutto un po’ confuso e per nulla interessante, con Cruz che entra in campo e sembra ancora più lento di Adriano. Viene da chiedersi il perché di tante involuzioni. Speriamo sia solo sfiga e casualità.

Chiudiamo questo ottavo turno ancora primi, ma di un soffio, con il fiato sul collo delle merde rossonere che abbiamo resuscitato noi con quello scellerato derby difensivista e svogliato. Speriamo di non doverlo rimpiangere troppo e che i mezzi passi falsi in cui stiamo incappando ci facciano imparare qualcosa, anziché deprimere ulteriormente. Io la vedova la farò a fine anno, eventualmente, ma José e i giocatori che ha a disposizione devono dare molto di più di così. Non basta non prendere gol, bisogna farne. 

 

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Cinacittà

23 Ottobre 2008 Commenti chiusi

 

Ci ho pensato un po’, prima di affrontare un minimo questa recensione. Tommaso Pincio è un ottimo autore italiano, in crescita libro dopo libro, ci sentiamo ogni tanto via mail e quando accade mi sembra di conoscerlo bene. Poi ha scelto un nome che me lo ha reso simpatico subito, come chi mi conosce in quanto a gusti letterari potrà ben immaginare. Mi è spiaciuto non sapere della presentazione del suo libro ieri, anche se non avrei potuto parteciparvi, dato che era una giornata infernale. 

Quando ho scoperto che era uscito Cinacittà sono rimasto colpito: un altro meme che si è diffuso non si sa bene come nell’aria. Proprio mentre io e il mio socio ragioniamo sulla stesura di un’ucronia a base di espansionismo cinese, qualcun altro usa il medesimo setting per sviluppare la sua storia. Anche lui, come noi, usa il contesto dell’ucronia per parlare di altro, della sua città e dello stato delle cose nel luogo in cui vive o a cui sente di appartenere. Anche lui, come noi, non è proprio ottimista 🙂

Cinacittà parla del tracollo culturale, umano e "morale" (non so se apprezzerebbe questo termine Tommaso e anche io non lo amo molto)  dell’Italia di oggi, della Roma di oggi, o delle città di oggi. Parla di nuovi barbari che vengono a spazzare via non un Impero imponente e ammirato, ma un Paese piccolo piccolo già di suo, ingombro di ipocrisie e di scarsa immaginazione. E forse per questo i nuovi barbari non sono possenti e brutali, ma crudeli e minuti, sottili e volgari. Alla fine ho deciso per questa chiave di interpretazione, perché stimo troppo Tommaso per pensare che il suo lungo vivere in Piazza Vittorio, china town romana ormai irreversibile, lo abbia reso un po’ razzista. La troppa vicinanza con qualsiasi gruppo omogeneo (etnico, culturale, religioso, politico) genera in ogni persona intelligente un po’ di insofferenza verso i limiti del gruppo stesso, i nei si vedono a una distanza troppo ravvicinata per poterli inquadrare in una qualsiasi prospettiva, ma penso che Pincio abbia sfruttato questa sensazione per dipingere le tinte fosche del crepaccio in cui gli italioti si sono infilati (compresi noi) e da cui difficilmente usciranno. I barbari sono qui, e ci faranno male, anche se in maniera diversa da quanto hanno fatto in passato, un po’ come se al posto di un’alabarda di ghisa usassero una lama monomolecolare di gibsoniana memoria. 

Cinacittà è scritto molto bene, come mi ha detto lui stesso rappresenta un passetto nella direzione di quella scrittura dickiana che lui – come me – ama molto. Devo dire che all’epoca de "La Ragazza che non era lei" non mi era piaciuto molto il passaggio stilistico, mentre in questo libro lo apprezzo molto di più (e forse riesco a mettere in prospettiva anche il suo secondo libro). Non ho molto tempo e quindi mi fermerò qui, consigliando vivamente a tutti il libro, che necessita però di una lettura intelligente e attenta, per essere gustato appieno. A prima vista è un libro rischioso, ma di questi tempi se non proviamo a scuotere un pochino chi ci sta intorno difficilmente vedremo accadere qualcosa. 

 

Minimo sindacale

23 Ottobre 2008 3 commenti

 

Ovviamente questo post non parla della mobilitazione che finalmente sembra agitare qualche anima pia in giro per un’Italia sempre più "ventennale" e sempre più intorpidita, ma della partita dell’Inter. Quando avrò tempo due commenti anche sul clima di "fervore politico" lo farò pure, ma in media mi odieranno tutti anche più che per le mie opinioni calcistiche. 

La partita con l’Anorthosis Famagosta – dai simpaticissimi tifosi invasati e calorosi – non ha storia: loro non provano a buttarla dentro neanche per errore; noi gestiamo palla e tiri in porta ma ne mettiamo dentro uno solo. Basta, come no, ma mi sono annoiato quasi come a Inter-Lecce. Da raccontare c’è veramente poco, quindi accontentatevi: Adriano nonostante il gol è molto lontano dall’essere un giocatore di calcio, ma almeno ha ritrovato l’umiltà necessaria a provare a recuperare almeno parte della sua forma (con la prospettiva finalmente di venderlo a un prezzo accettabile); Mancini è un pacco incostante e non riesce a fare un cross decente; Quaresma almeno si è guadagnato la pagnotta, come Ibra, che non ha certo brillato – nonostante l’innata classe. Il centrocampo ha retto perfettamente, Stankovic in gran spolvero, Cambiasso una certezza e Muntari a parte gli interventi omicidi si rivela il miglior acquisto. Peccato che Cambiasso esca toccandosi dietro la coscia destra: speriamo non sia nulla di grave perché perdere una chiave del nostro gioco per una partita insulsa come questa è un vero delitto. Dietro c’è poco da dire dato che non si è mai rischiato nulla: bene così. 

Mi rimane il dubbio del perché giochi Adriano e non Mario, oppure perché al cambio Burdisso non sia andato dietro a fare il terzino portando Zanetti a centrocampo, ma sono dettagli, e José ha dimostrato di sapere quello che fa. Ora di nuovo testa al campionato, al Vecchio Balordo che ospitiamo domenica alle 15.00.

 

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2-9-11

19 Ottobre 2008 6 commenti

 

 Era l’esame per Mourinho, almeno per me: volevo vedere se la lezione del derby era stata appresa oppure no, se la squadra cominciava a girare oppure no, se l’Inter era capace di dimostrare quello che vale oppure no. Esame superato al 100%: partita sontuosa e Roma umiliata come non capitava da tempo. Sarà una partita importante, perché servirà a tutti i giocatori a capire quello che può esprimere la squadra. Come l’anno scorso e l’anno prima dopo la partita con la Roma ci troviamo primi in classifica da soli, ed è una sensazione di cui noi tifosi non abbiamo mai abbastanza. Come dopo il derby l’amarezza era tanta, dopo questa vittoria netta la felicità è incontenibile, e intorno a me al pub per tutto il secondo tempo tutti gli interisti hanno cantato tutti i cori di anni di sfighe e di sofferenze, esorcizzandoli in una specie di ridente rito catartico.
La partita è facile da raccontare: l’Inter scende in campo con un 4-3-3 abbastanza tipico, spinge e grazie a un clamoroso errore di Cicinho che tiene in gioco Ibra e un altrettanto scellerata uscita di Doni che si fa uccellare, si ritrova in vantaggio al settimo minuto. Per i successivi 25 minuti è un arrembaggio dell’Inter che non si chiude con una caterva di gol per sfortuna (Maicon) e per egoismo (Quaresma che non appoggia almeno tre volte una palla in tre contro due). Gli ultimi dieci minuti sono il solo contributo alla partita della Roma, che un po’ per sorte un po’ per prestanza della difesa nerazzurra si conclude con un nulla di fatto. Al rientro nella ripresa nel giro di dieci minuti chiudiamo i conti e pialliamo i giallorossi: 2-9-11, vederlo sul tabellone mi fa venire i brividi e mi fa nascere un sorriso indelebile, è una serie di numeri che parla più di qualunque altra discussione sulla partita.

Veniamo agli interpreti. Julio Cesar c’è quando serve, non si distrae mai e si merita il voto più che positivo. Il reparto arretrato è superlativo: Chivu è tornato e con Cordoba non si perde un pallone; Zanetti non è nel suo ruolo ma non si vede; Maicon è un mostro, non c’è un altro termine, meriterebbe di fare il gol nel primo tempo che nella storia del calcio si è visto fare solo a Maradona, o in alternativa di segnare di testa ma il palo gli nega la gioia. Se gioca così, non serve un centrocampista davanti a lui per aiutarlo perché basta da solo a mangiare tutta la terra della fascia.
A centrocampo Cambiasso è immenso, Muntari se smette di perdere palloni si avvicina all’immensità e Stankovic sembra un altro giocatore rispetto all’anno scorso. Deki trova anche il gol della vita che gli mancava dal derby di due anni fa (quello con il Chievo non vale). L’unica controindicazione è che adesso ci proverà ogni volta e sbaglierà spesso facendomi incazzare come un caimano. Un’ottima notizia è anche il rientro di Dacourt, anche se è lontano dalla sua condizione migliore.
Nel settore avanzato oggi l’Inter si dimostra mostruosa, pur con l’unico neo di un Quaresma lontano da una condizione decente. Ricardo soffre il momento no e il prezzo esoso con il quale è stato pagato al Porto: sale, guadagna falli e ammonizioni contro gli avversari, ma sui contropiedi pecca di egoismo grave, e questo non si può dimenticare. Obinna corre per tre e non ha paura di tirare: forse ci abbiamo guadagnato a non lasciarlo andare all’Everton. Ibra è definibile solo attraverso l’esclamazione di Kundo davanti a una sua inquadratura: "il messia, dio bastardo!" Come non essere d’accordo? Cruz entra quando la partita è già finita e Mancini invece fa in tempo a prendere fischi e a farsi rimpiangere un po’. Rimane un mistero il fatto che Supermario non giochi, ma continuo a pensare che ci sia un motivo più che valido per il quale non lo vediamo titolare.

Esorcizziamo il ritorno dalla pausa e l’ultimo posticipo prima della fine del girone di andata (entrambi eventi che ci portano una rogna nera), e ci portiamo in testa alla classifica da soli. Ogni interista non può che godere, anche se domani leggeremo che "è crisi Inter!". Ah ah ah.

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Incursione alla Borsa

17 Ottobre 2008 4 commenti

 

Finalmente ci si diverte un po’. Non è molto, ma la faccia dei "responsabili" della Borsa (gente che lavora lì per i consueti 1000 euro al mese ma che paiono trovare nella Borsa  la loro famiglia e la loro unica ragione di vita tanto si sono "presi male" per l’azione del tutto dimostrativa) è stata decisamente impagabile. Presto anche qualche fotina, intanto incollo il report da www.precaria.org

Oggi, 17 ottobre 2008, giorno dello
sciopero generale indetto dal sindacalismo di base, San Precario è
di nuovo apparso a Milano. Ha attuato un attraversamento
metropolitano che ha lasciato il segno. 


Di primo mattino, lo abbiamo visto
davanti all’Ambulatorio Medico Popolare di Via Transiti (T28) in
attesa dell’ufficiale giudiziario che ha pensato bene di rinviare lo
sgombero al 25 novembre.


Verso le 9.30, lo abbiamo visto di
fronte a Omnia, il call-center a cui Wind ha esternalizzato 275
lavoratrici. Omnia sta procedendo a nuove esternalizzazioni
precarizzando ancora. Di fronte ai volantini e allo speakeraggio di
San Precario che denuncia il peggioramento delle condizioni di
lavoro e vita, suscitata l’attenzione dei precari e delle precarie
che si affacciano alle finestre, uno degli amministratori si è
sentito in dovere minacciare l’intervento delle cd. forze
dell’ordine. Niente di più ridicolo per la potenza di San
Precario!


Improvvisamente il Santo si è
materializzato di fronte alla sede regionale di Cgil-Cisl-Uil di
Sesto S.G. per denunciare l’accordo capestro che i sindacati
concertativi hanno firmato con le cooperative di servizi sociali. Poi
gli operatori sociali hanno cinto d’assedio la sede della CESED, una
delle cooperative sociali in cui la precarietà è vita
quotidiana. Nonostante la serrata immediatamente attuata, la voce del
Santo è riuscita comunque a farsi sentire.


Ma il piatto forte doveva ancora
arrivare. Improvvisamente, cogliendo di sorpresa le forse
dell’ordine impegnate a seguire le manifestazioni di questa giornata
intensa ed emozionante, il Santo ha fatto il suo burrascoso ingresso
alla borsa di Milano, in Piazza Affari, cuore simbolico del
capitalismo contemporaneo, dove il livello di sfruttamento
dell’essere umano sull’essere umano trova la sua illusoria misura.
Per la prima volta nella storia dei conflitti sociali di questa
stanca e immiserita metropoli, la Borsa è simbolicamente
occupata. Uno striscione con 95 tesi sulla precarietà è
stato magicamente calato dai piani alti; nel frattempo un centinaio
di persone gridavano in piazza affari la loro voglia di non subire
più passivamente le scelte scellerate di una finanza criminale
che succhia risorse e precarizza le vite, e di un ceto politico che
senza distinzioni di schieramenti si affanna a correre in soccorso di
un capitalismo in crisi profonda.


Non succedeva da quando, nel 1517,
Martin Lutero affisse le sue 95 tesi sull’indulgenza, fomentando una
serie di rivolte contro il dispotismo dell’epoca.


Non pago di tutto ciò, San
Precario è apparso di nuovo davanti a Mondo Wind e Vodaphone,
denunciando i piani selvaggi di precarizzazione e di costruzione di
immaginari, il cui unico scopo è la commercializzazione della
vita e dei desideri.


Possiamo solo confermare che oggi
segniamo l’inizio di un percorso di iniziative e di rivendicazione
per un welfare metropolitano adeguato ai sogni e bisogni dei precarie
e delle precarie. Non possiamo pagare noi la crisi finanziaria.


Qualunque cosa possano fare o pensare,
lor signori lo sappiano: non potranno mai comprarci l’anima e il
desideri. Siamo irriducibili!.

 

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Tempi morti

9 Ottobre 2008 13 commenti

Sono tempi duri: tre lavori e zero tempo per scrivere, qualcosa in più per pensare, senza alcuna nostalgia. Intanto per tre giorni a Dublino, poi si vedrà.

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Finalmente una partita di calcio

5 Ottobre 2008 7 commenti

Dopo il primo tempo con la Roma e le partite con Torino e Panathinaikos, l’Inter gioca finalmente una partita di calcio e non una specie di aborto vicino alla sufficienza dal punto di vista della qualità sportiva. Giochiamo dignitosamente – anche se ancora lenti – e sembriamo un po’ più desiderosi di onorare la centenaria storia del gioco del football. Fisicamente ci sono dei problemi e quindi se corri poco ma vuoi tenere saldi i "principi di gioco" come dice Giuseppe da Setubal, devi passare dal 4-3-3 (dove devi correre una cifra) a un più saggio 4-4-2 per quanto offensivo tu lo voglia. Il risultato si vede, anche se i troppi sprechi in zona conclusiva determinano i soliti minuti di sofferenza che ogni interista sembra obbligato a scontare ogni giornata. Il sole è ancora lungi dall’emergere sull’orizzonte nerazzurro, ma aggiungendo un po’ di grinta e di precisione al gioco che finalmente un po’ si è visto possiamo vedere cose egregie. Come già scritto la prova di maturità anche per Mourinho sarà l’Olimpico tra due settimane, ma lo sarà anche per giocatori che devono dimostrare di avere voglia di vincere e di convincere.

La partita è a senso unico, con il 90% del tempo passato nella metà campo del Bologna. Solo un movimento repentino e imprevedibile di Cordoba, insieme allo stupore del Capitano e alle dita tassellate sulla linea di porta di Julio Cesar conducono i rossoblù ad alleviare un perentorio due a zero. Da lì in po’ una volta sistemata la confusione in campo è di nuovo un assolo interista. Peccato non riuscire a concretizzarlo e tranquillizzare i 50mila spettatori. JC proprio per questa indecisione merita un voto insufficiente in pagella, e sembra esser tornato indietro di svariati mesi nel suo percorso per quanto riguarda le uscite e la capacità di trasmettere sicurezza al reparto difensivo, vero quid in più dei portieri fuoriclasse. Maicon è straripante come al solito: non gli riesce solo il gol, ma è un peccato alquanto veniale in una squadra ferma e poco mobile come è ora l’Inter. Cordoba e Rivas fanno il loro mestiere: il primo dovrebbe scontare una pena corporale per il gol del Bologna, ma rimedia con diversi recuperi; il secondo gioca un’egregia partita ma si infortuna, vittima della Maledizione Nerazzurra sul Difensore Centrale, che non ci ha fatto giocare due partite di seguito con la stessa coppia di stopper. Zanetti come terzino sinistro non si trova perfettamente a suo agio, ma sradica palloni e imposta soprattutto nel finale quando il forcing del Bologna sale dando sicurezza dove si annidavano ansie. L’assist a Mores non toglie nulla alla sua prestazione.
In un centrocampo a quattro Vieira migliore in campo mostra cosa vuol dire averlo al 100%: incredibile, fa quello che vuole quando vuole come vuole. Muntari corre per tutti quelli che non lo fanno, sulle aperture se la cava, sui passaggi brevi e medi mica tanto, ma i suoi polmoni e i suoi muscoli ci servono: qualcuno gli spieghi che nel calcio non si può intervenire con le gambe a forbice all’altezza del petto dell’avversario. Quaresma prima a sinistra e poi a destra si vede che gioca con la testa tesa a dimostrare qualcosa: quando si rilasserà farà meglio, intanto copre, torna, e ferma gli avversari sulle ripartenze. Mancini è meno teso del portoghese, ma se non impara a battere i calci d’angolo lo strangolo direttamente dal secondo blu. Possibile che gli anni scorsi sulle palle inattive tutti si cagavano addosso contro di noi, e da sei mesi non riusciamo a mettere un cross decente. Qualcuno faccia qualcosa. Cambiasso entra e si mette a fare il centrale difensivo tutto San Siro ne applaude il tempismo: il fatto che parta dalla panchina dimostra la nostra qualità anche tra le seconde file, sempre che la si possa definire così. Stankovic entra e non capisce quando allargarsi e sovrapporre sulla fascia, ma a parte questo torna al tiro in porta cum gaudium. Davanti Ibra fa quello che vuole, ma non riesce a fare i gol più facili: in compenso fa un gol incredibile e rischia di farne altri splendidi. Con altre squadre questa imprecisione e scarso cinismo può costarci caro. Adriano ha imparato a fare alcuni movimenti tattici, anche se non i tagli del vero attaccante – che peraltro non ha mai saputo fare. Peccato che non riesca più a tirare in porta e i suoi scatti sono qualcosa che fa male al cuore (per chi ce l’ha). In ogni caso meglio Adriano così che non quello degli ultimi due anni. Obinna entra e corre, gliene do atto. Devo vederlo in campo un po’ di più per decidere se il bluff dell’Everton ci ha dato un vantaggio o una zavorra. Speriamo che per una volta ci vada di culo.
 

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Mentalità, mentalità, mentalità

2 Ottobre 2008 13 commenti

Fa veramente un effetto molto strano dover usare un titolo come questo per questa Inter: Mourinho è stato fatto subentrare in malo modo a Mancini proprio invocando la necessità di un cambiamento di mentalità nella squadra che portasse maggiore lucidità e maturità. Infatti non è tanto la carenza di gioco – che pure è evidente nelle scarse soluzioni che l’Inter manifesta – e neanche lo scarso tono fisico – anche questo veramente perplimente a ottobre – che lasciano basiti, quanto la mentalità sparagnina e priva di grinta. L’Inter entra in campo e gioca alla grande 15 minuti facendo sperare una grande partita, segna un gran gol e poi si spegne: arretra, lascia 3/4 di campo al Werder Brema, e "gigioneggia" senza chiudere la partita. In apertura di ripresa la solfa non cambia, neanche dopo il gol al primo tiro in porta dei tedeschi su incredibile incertezza di Julio Cesar. A dieci minuti dalla fine la squadra si sveglia con la solita vagonata di attaccanti in campo, ma senza idee e gioco, un po’ come un arrembaggio a testa bassa: in questa fase ci si mette la sfiga, ma non si può certo appellarsi a questo per giustificare una partita che abbiamo pareggiato per demerito nostro più che per merito del Brema. Devo dire che molte persone iniziano a mugugnare dicendo: "Mourinho smettila di dare aria alla bocca e produci dei fatti, cazzo!". Io mi sono ripromesso di attendere a fine anno per giudicare, dato che penso che molte cose non le vediamo e non possiamo metterle nell’equazione che ci fa capire cosa succede ai nerazzurri. Ovviamente i lamentosi tifosi interisti sono già a fare le vedove di quello che è stato e certamente non sarà più (parole loro, non mie di certo, ndr), ma non si attribuiscono nessuna responsabilità per lo stadio mezzo vuoto e alquanto triste. I prossimi impegni, soprattutto dopo la pausa delle nazionali, saranno un banco importante di verifica dello stato di cose della squadra.

Julio Cesar merita per la prima volta nella stagione un voto negativo, anche se non di molto: passa la partita con la toldite, inchiodato sulla linea di porta con dei chiodi da 10 centimetri; il gol è sua responsabilità in buona percentuale e non sono gol che lui può prendere. Maicon è in giornata di grazia e si vede: corre, crossa, chiude, segna e quasi ne fa un secondo che avrebbe regalato una tutto sommato immeritata ma godibile vittoria. Zanetti è certamente il migliore in campo: come terzino lo vedo meglio che come centrocampista a tre, dove soffre per il 33% in più di corsa e pressing richiesto; strappa applausi a tutto lo stadio con un recupero sulla linea del fallo laterale seguito da una finta che è proprio la ciliegina sulla torta; una certezza sempre. Matrix rimane troppo poco in campo per giudicarlo, mentre Cordoba sembra completamente recuperato, e Burdisso la solita altalena di rendimento: dopo un mesetto positivo ultime due partite da psycho; forse una cura di litio aiuterebbe.
A centrocampo Muntari merita un elogio per il dinamismo, ma un sacco di calci in culo per l’imprecisione dei suoi piedi: veramente irritante. Cambiasso come al solito corre per 15 e gioca 6 ruoli, riprendendosi le lodi dell’anno scorso: insostituibile. Deki è il miglior Stankovic da almeno due anni a questa parte: speriamo ritrovi anche tiro e continuità, sarebbe il miglior acquisto dell’era Mourinho. Davanti c’è fin troppa gente: Supermario gioca venti minuti e poi si spegne, un po’ poco per un diciottenne che deve guadagnarsi la maglia da titolare; stasera era la sua chance e mi sa che se l’è giocata. Ibra alterna momenti di grande genio e determinazione, a momenti di totale afasia che ci costano più di un gol. Peggio la situazione di Adriano, che pur accennadno a giocare a calcio si perde tutto via sia come posizione in campo che come collaborazione con i compagni di reparto: speriamo sia una fase. Quaresma è entrato e si è visto qualcosina, anche se da lui ci aspettiamo di più. Ora anche per me è tempo di dormire.

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La Sindrome di Frankenstein

28 Settembre 2008 17 commenti

 

Non ce n’è, sta nel nostro DNA, è più forte di noi: se c’è un cadavere in campo, noi abbiamo il potere taumaturgico di rianimarlo. Se poi è una squadra di cadaveri e disabili, ancora meglio. Il primo derby dell’era Mourinho lo perdiamo e per questo dobbiamo solo prendercela con noi stessi. I nerazzurri scendono in campo con troppa poca cattiveria – come già accaduto con Catania e Lecce – e lasciano giocare un Milan non irresistibile, ma neanche ultimo dei pezzenti. Neanche dopo il gol – viziato dal fuorigioco di Kakà anche se i media di tutto il mondo si affanneranno a smentirlo – l’Inter mostra maggiore determinazione a ribaltare le sorti della partita. Non so se siano gli schemi da assimilare, una scelta tecnico-tattica (bella scelta del cazzo, se così fosse), ma l’Inter non riesce a dare l’impressione di forza che tutti sanno potrebbe manifestare: e ne paga lo scotto. Se a tutto questo sommiamo la solita direzione di gara con due pesi e due misure, il fatto che di fronte non hai la Pro Patria e anche la solita dose di sfiga sottoporta, il risultato è quello che è. Nessuno mi convincerà che il Milan ha meritato di vincere una partita che ha dominato abbastanza a centrocampo, ma in cui ha tirato in porta 4 volte, né che meritavamo più del doppio dei gialli dei rossoneri e addirittura due espulsioni, o che la gomitata subita da Adriano in area a parti inverse non sarebbe stato rigore con espulsione. Ma questi sono alibi in una serata in cui il derby non l’hanno vinto i rossoneri, ma glielo abbiamo lasciato vincere noi. Speriamo che le lezioni per lo Special One si limitino qui: vorrei vedere l’Inter vincere sempre, in particolare le gare decisive, in modo da trasformare questa sera in una vittoria di Pirro per i merdosi cugini. La prova d’appello è tra due giornate: Roma-Inter.

Venendo agli interpreti. JC fa un’ottima prestazione, incolpevole sul gol, le sue 3 parate in tutta la partita sono determinanti se si vuole ma contate. Maicon rimane basso per contenere il duo Kakà-Ronaldinho, e la sua spinta si sente che manca, ma fa quelllo che gli dice l’allenatore. Chivu è ancora sottotono, ma non si può certo dire che il risultato sia colpa sua. Dei due centrali, Matrix è un po’ psicolabile ma si contiene abbastanza, fino a che non è in panchina e si fa espellere dal voglioso De Marco, lasciando la squadra senza centrali difensivi per la prossima partita. Burdisso è il peggiore in campo: il gol ce l’ha sulla coscienza, se per il primo fallo valesse lo stesso metro che per i rossoneri i casi sarebbero due, o Milan in 9 o Inter in 11, ma sul secondo fallo è proprio un coglione. A centrocampo tutti si comportano bene, ma sono 3 contro 4 e si sente: forse in queste gare un centrocampo a 4 si potrebbe anche arrischiare. Davanti mancano ancora gli schemi: Ibra fa il possibile e l’impossibile, Mancini fa quel che può ma ha imbarazzanti amnesie, Quaresma si sveglia al 30esimo della ripresa, troppo tardi per servire. Cruz e Adriano cambiano la gara e forse si poteva rischiarli un po’ prima. Stankovic entra e da una frustata, ma sono quasi certo che senza l’espulsione di Burdisso sarebbe entrato Mario a dare aria al gioco: prima o poi capiremo perché sta facendo panca dura, va bene voler insegnare l’umiltà al ragazzo ma in questa partita ci serviva come il pane.

Adesso rimangono solo rabbia e rimpianti, ma i conti si faranno alla fine, come è giusto che sia. Ma nessun interista sentiva il bisogno di rinfrancare i cugini gratis.

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Foto dalla Cina – parte 7

28 Settembre 2008 5 commenti

 

Questa è l’ultima selezione di foto del viaggio in Cina che io e Blanca abbiamo fatto quest’estate. Spero vi siano piaciute e che ne facciate un buon uso. 🙂 

Beijing 北京 – Vari luoghi

Beijing 北京 - 02.08.2008 - Il mercatino delle pulci di Pechino è un luogo dove potete trovare di tutto. E' aperto il sabato e la domenica dalla mattina alla sera, ma il momento migliore per fare affari è la domenica sera, dato che la gente non ne può più di contrattare e il grosso degli affari lo ha già concluso. Ci potete trovare soprattutto oggettistica, tele disegni e dipinti, e mobili splendidi. Peccato che per farveli inviare dovreste comprarne almeno un metro cubo....Beijing 北京 - 02.08.2008 - E questa è il personaggio che vendeva mobili al Mercatino delle Pulci: sembra uscita da un film di serie Z degli anni 70 ma è mitica!!!!Beijing 北京 - 03.08.2008 - Il Tempio del Lama a Pechino si è salvato solo perché era uno dei luoghi preferiti di Zhou Enlai, braccio destro e compagno fidato del Grande Timoniere. Questo è uno degli scorci che vi potete ammirare.Beijing 北京 - 03.08.2008 - Il Tempio del Lama a Pechino si è salvato solo perché era uno dei luoghi preferiti di Zhou Enlai, braccio destro e compagno fidato del Grande Timoniere. Questo è uno degli scorci che vi potete ammirare.Beijing 北京 - 03.08.2008 - Il Tempio del Lama a Pechino si è salvato solo perché era uno dei luoghi preferiti di Zhou Enlai, braccio destro e compagno fidato del Grande Timoniere. Questo è uno degli scorci che vi potete ammirare.

Beijing 北京 - 03.08.2008 - Il Tempio di Confucio e il Collegio Imperiale sono luoghi di pace e tranquillità per chi vuole capire una personalità che ha influenzato gli ultimi 3mila anni di storia cinese (e non solo).Beijing 北京 - 03.08.2008 - Il Tempio di Confucio e il Collegio Imperiale sono luoghi di pace e tranquillità per chi vuole capire una personalità che ha influenzato gli ultimi 3mila anni di storia cinese (e non solo).Beijing 北京 - 03.08.2008 - La Grande Moschea di Pechino è splendida e i musulmani che la tengono pulita e ordinata sono simpaticissimi. Quello che vedete è il concetto chinao di minareto! :)Beijing 北京 - 03.08.2008 - Anche il Tempio della Nuvola Bianca è un bellissimo tempio, immerso in una zona non troppo densa e caotica di Pechino, a metà tra centro e periferia.Beijing 北京 - 05.08.2008 - Il 798 è una vecchia fabbrica grande quanto una piccola città italiana. E' stata occupata da un gruppo di artisti negli anni ottanta e poi nazionalizzata dal governo che però non ne ha più cambiato la destinazione d'uso. Adesso ospita mostre, café letterari, esposizioni e ogni cosa che abbia a che fare con l'arte. Molte cose sono molto interessanti, a parte le gallerie di europei che fanno mediamente cagare per supponenza e arroganza. Questa foto è l'opera che mi è piaciuta forse di più o quasi (almeno tra quelle che sono riuscito a fotografare) e fa parte di una collezione di Buddha in mimetica militare fatti di ceramica.Beijing 北京 - 05.08.2008 - Questo è il nuovo palazzo della CCTV, la televisione di stato cinese. Sempre per parlare della qualità delle opere architettoniche moderne in Cina e di quella in Italia.Beijing 北京 - 04.08.2008 - Pechino di notte.

Beijing 北京 - 04.08.2008 - Pechino di notte, nel riflesso di una finestra al 21esimo piano della Città della Fenice.Beijing 北京 - 04.08.2008 - Il nuovo teatro dell'Opera di Pechino è la dimostrazione della distanza tra l'Europa (in particolare l'Italia) e la Cina. Un progetto così non lo vedrete realizzato mai nelle nostre città.Beijing 北京 - 04.08.2008 - Panda in chinao si dice Grande Orso Gatto. Quando vedrete come mangiano e dormono i panda, capirete il perché di questo nome ridicolo. E anche il motivo della loro certa estinzione :)Beijing 北京 - 03.08.2008 - Il Tempio Fayuan è un tempio non molto frequentato, ma nelle sue sale potete trovare dei bellissimi affreschi tridimensionali, e statue di mostri incredibili. Non perdetevelo!!!!

 

La Grande Muraglia 长城

La Grande Muraglia 长城 - 06.08.2008 - La porzione di Grande Muraglia che si snoda tra Jing Shan Ling e Simatai è uno dei più suggestivi, ovviamente parlando di quelli che rimangono entro un paio d'ore da Pechino. Sono dieci chilometri, per 32 torri, in quattro ore di marcia abbastanza tranquilla e non troppo sostenuta.La Grande Muraglia 长城 - 06.08.2008 - La porzione di Grande Muraglia che si snoda tra Jing Shan Ling e Simatai è uno dei più suggestivi, ovviamente parlando di quelli che rimangono entro un paio d'ore da Pechino. Sono dieci chilometri, per 32 torri, in quattro ore di marcia abbastanza tranquilla e non troppo sostenuta.La Grande Muraglia 长城 - 06.08.2008 - La porzione di Grande Muraglia che si snoda tra Jing Shan Ling e Simatai è uno dei più suggestivi, ovviamente parlando di quelli che rimangono entro un paio d'ore da Pechino. Sono dieci chilometri, per 32 torri, in quattro ore di marcia abbastanza tranquilla e non troppo sostenuta.La Grande Muraglia 长城 - 06.08.2008 - La porzione di Grande Muraglia che si snoda tra Jing Shan Ling e Simatai è uno dei più suggestivi, ovviamente parlando di quelli che rimangono entro un paio d'ore da Pechino. Sono dieci chilometri, per 32 torri, in quattro ore di marcia abbastanza tranquilla e non troppo sostenuta.La Grande Muraglia 长城 - 06.08.2008 - La porzione di Grande Muraglia che si snoda tra Jing Shan Ling e Simatai è uno dei più suggestivi, ovviamente parlando di quelli che rimangono entro un paio d'ore da Pechino. Sono dieci chilometri, per 32 torri, in quattro ore di marcia abbastanza tranquilla e non troppo sostenuta. Blanca si è ridotta così, ed eravamo solo all'inizio!

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