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Archivio per la categoria ‘cose dall’altromondo’

[precaria.org] San Precario vs Boeri, Onida, Sacerdoti, Pisapia – Full Report!

5 Novembre 2010 Commenti chiusi

La serata del 2 novembre alla Casa della Cultura di Milano in cui San Precario ha sfidato a singolar tenzone i 4 candidati del centro sinistra alle primarie come sindaco della metropoli lombarda sui temi della precarietà è stata un successo. Non si può definire in altro modo un evento in cui la sala è gremita di più di 300 persone che sono rimaste incollate alla discussione per più di 2 ore. Per dirla con le parole di uno degli interventi dal pubblico: “Ringrazio San Precario perché era 10 anni che non partecipavo a un dibattito politico pubblico!”

A distanza di pochi giorni forniamo a tutti coloro che sono interessati e che hanno o non hanno potuto esserci alla serata (o in persona o via twitter seguendo i più di 50 twit inviati direttamente dal tavolo dei candidati!) i materiali di preparazione all’incontro, la trascrizione quasi fedele ma completa del dibattito e l’audio integrale. In calce trovate anche il contratto che San Precario ha chiesto di firmare ai 4 candidati, perché verba volant, scripta manent. Tre su quattro hanno firmato, modificando qualche punto, entro breve la foto dei contratti.

Ringraziamo tutti e tutte per aver partecipato. Non perdetevi i prossimi appuntamenti, che da queste parti non si molla l’osso!

Materiali

Spot
Materiale di preparazione: la storia in breve del Punto San Precario
Materiale di preparazione: cassa integrazione, guadagni e mobilità a Milano, l’impatto della crisi
Materiale di preparazione: la precarietà a Milano, alcuni dati
Materiale di preparazione: la povertà a Milano (fonti 2007)
Materiale di preparazione: il lavoro professionale e i servizi alle imprese a Milano (fonti 2009)
L’Introduzione da parte di una devota di San Precario all’inizio dell’incontro
La trascrizione completa del dibattito
L’audio integrale del dibattito (Occhio che sono 102 Mb!!!!)
Il contratto di San Precario con i 4 Candidati del Centro Sinistra alle Primarie per il Sindaco di Milano (con l’esclusiva sillabazione inglese su testo italiano!!)

Altro che Eddie Florio…

22 Ottobre 2010 1 commento

Eddie Florio è il fantastico protagonista del miglior libro in assoluto, Noi Saremo Tutto, di una persona che stimo tantissimo, Valerio Evangelisti. La vicenda del rinnovo del contratto nazionale separato da parte di Cisl-Fim e Uil-Uilm c’è da dire che conferisce un senso tutto nuovo alla parola corruzione, una manovra da far impallidire i magheggi mafiosi dei grandi sindacati (o pseudo tali) della tradizione americana (per chi non lo sapesse praticamente una sorta di gruppi di interesse che gestiscono per conto dei padroni il rapporto con i lavoratori).

L’Unione Sindacale di Base (diamo a Cesare quel che è di Cesare) ha scoperto che nel rinnovo è prevista una clausola che obbliga i lavoratori non iscritti al sindacato a versare un contributo sindacale di 30 euro per “l’attività di negoziazione svolta” che verrà applicata con la logica del silenzio assenso (se non si nega esplicitamente il consenso si considera tacitamente accordato il prelievo dal proprio stipendio). Traduzione: in cambio all’accondiscendenza dei sindacati gialli italiani a un accordo separato e favorevole a Fincantieri e compagnia cantante, quest’ultima ha fatto in modo che con 30 euro a lavoratore i sindacati stessi possano guadagnarci milioni. Se non è un atto di pura e semplice corruzione questo, non saprei come altro definirlo.

Ovviamente come nel caso delle pensioni che i parasubordinati mai vedranno ma continuano lautamente a foraggiare, o delle tasse che si continuano a pagare nonostante la demolizione dei servizi pubblici sistematica operata negli ultimi decenni, nessuno alzerà un dito per protestare. In paesi con più dignità (come la Francia ad esempio) starebbero già spaccando tutto. Peccato vivere nel Paese che non c’è.

Milano da odiare e da dimenticare

11 Ottobre 2010 17 commenti

Sos Fornace: proprietà privata abbandonata, area Expo, sotto sgombero imminente

Cox 18:  proprietà comunale, sede Archivio Primo Moroni da 20 anni, sotto sgombero un filo meno imminente (ma non troppo)

Cascina Autogestita Torchiera: proprietà comunale dimenticata da Dio fino a quando non è stata resuscitata, sotto sgombero elettorale quasi imminente

Ambulatorio Medico Popolare (e sede Casa Occupata via dei Transiti 28): proprietà privata ex proprietà pubblica, sotto sgombero da tempo (tanto il lavoro dell’Ambulatorio lo fanno le ASL, vero?)

La Bottiglieria via Savona: sotto sgombero (praticamente dal momento in cui hanno occupato) sgomberata (14 ott) rioccupa in via giannon 8 (16 ott), olé!!!!

C.S. Leoncavallo: considerato come sta per finire la vicenda dei terreni di Cabassi per l’Expo dubito che anche il Leo avrà vita molto facile (il giochino terreni a Cabassi per non rompere le palle sul Leo e togliere un problema all’amministrazione comunale mi sa che non andrà in porto)

Ci rimangono ancora: Centro Sociale Vittoria (ma pagando un affitto dovrebbe salvarsi); Casa Loca (grazie papà Moratti, poi mi si dice perché sono interista);  Cantiere (misteri della fede, ma meno male, nonostante i miei dissapori con la Linea =D); Ponte della Ghisolfa; Micene; case occupate sparse che meno sembrano politicizzate e forse più dureranno.

Sarà che si avvicinano le elezioni, ma forse questa città e i suoi militanti meritano di restare più desolati che mai. A furia di dimenticarci, stiamo scomparendo. E non è che sia un male in generale, considerato quanto poco abbiamo saputo dare ultimamente alle strade che percorriamo ogni giorno, ma avrei preferito sopravvivere e vederci sopraffatti da giovani convinti ancora dell’utopia, che vedere tutta questa gentaglia che vorrebbe sputarmi in un occhio per le mie vecchie trombonate aggirarsi in un non luogo svuotato di possibilità. Chi ha sbagliato, scaglia la prima pietra.

Le Poste Italiane colpiscono ancora

13 Settembre 2010 2 commenti

Già un anno fa le Poste Italiane mi hanno fatto perdere un anno di lavoro (che ho recuperato solo per puro culo a distanza di un paio di settimane con un’altra offerta). Anche quest’anno il servizio telegrammi sembra non funzionare in zona Isola-Stazione Centrale a Milano. Infatti venerdì (10 settembre) la scuola in cui ho insegnato due anni fa ha inviato i telegrammi per nominare due docenti, con scadenza per la conferma della disponibilità alle 12.00 di lunedì 13 settembre. Il telegramma (che dovrebbe essere consegnato al massimo entro 24 ore) mi è arrivato lunedì pomeriggio.
Fortunatamente una collega di quella scuola mi ha avvisato per tempo della partenza dei telegrammi e io ho chiamato pur non avendo ricevuto alcuna notifica. E quindi non ho perso l’occasione (anche se pare non sia abbastanza in alto in graduatoria per prendere una delle due cattedre). Ma se aspettavo i magnifici metodi della scuola italiana (le mail sono un oggetto sconosciuto evidentemente, e anche il telefono) e l’efficienza di Poste Italiane (che non dovrebbe essere monopolista eppure si fa fatica a trovare caselle della posta di altre società, no?) stavo fresco.
Ovviamente online non si trova alcun numero dove effettuare un reclamo, se non un anonimo form che nessuno leggerà. Altrettanto ovviamente non c’è alcun modo di rifarsi e un normale cittadino se la deve solo tenere in saccoccia. Poi non mi chiedete perché mi viene voglia di spaccare ogni mezzo e persona indossante il logo delle Poste Italiane che incontri per strada. Se non posso rifarmi civilmente su P.I. mi rifarò incivilmente su chi mi capita.

Anche Venezia via da Milano grazie al Comune

10 Settembre 2010 1 commento

A giugno feci un breve post raccontando di come grazie al ritiro del patrocinio della Provincia di Milano (appena passata dalla sinistra alla destra nell’eminente persona di Podestà) la Rassegna del Festival di Cannes a Milano dopo anni e anni di onorata carriera venisse meno. In realtà proprio in extremis alcuni miseri fondi vennero stanziati e consentirono una versione molto risicata della Rassegna, da almeno una decina di anni uno dei pochi eventi culturali degni di nota del modesto panorama milanese.

A settembre da altrettanti anni (o forse di più, non saprei) si tiene una rassegna dei film del Festival di Locarno e di Venezia. Quest’anno la panoramica si è presentata in una forma diversa da quella degli altri anni: laddove fino al 2009 potevi acquistare degli abbonamenti da una quarantina di euro per assistere potenzialmente (dovevi essere molto lesto e pronto a sciropparti 5-6 film al giorno) a 30-40 film dei 40-50 proposti, quest’anno è stato previsto – oltre a una serie di iniziative promozionali e coupon con Esselunga e Corriere della Sera – un abbonamento da 32 euro per 8 film a scelta tra i 39 in programmazione. Lo scarto in termini di rapporto film-spesa per gli appassionati è abbastanza evidente: da 1 film per 1.5 euro, a 1 film per 4 euro. Diciamo per comodità due volte e mezzo, se non tre, a seconda di quanti film eri in grado di seguire con la vecchia formula.

Incuriosito sono andato oggi alle 18 alla vendita degli abbonamenti per capire un po’ meglio la situazione. Ho parlato con un ragazzo grande, grosso e appassionato di cinema con cui ho sempre scambiato quattro chiacchiere durante le code e che fa parte dell’organizzazione della Rassegna. Penso di essere stata la centesima persona a fargli la domanda per cui mi è parso molto preparato a rispondere cercando di giustificare il più possibile la scelta fatta.

Sostanzialmente i motivi che hanno portato al cambiamento di formula sono tre: (a) il Comune di Milano ha stanziato 20.000 euro anziché 120.000 come gli altri anni; (b) le sale a disposizione sono piccole e con una media di due proiezioni a film a fronte di 2000 tessere degli anni passati non se la sentivano di fatto di escludere 1400 persone dalla possibilità di vedere ogni film; (c) i distributori a fronte di numeri così esigui (2000 abbonamenti) non danno la disponibilità delle pellicole per più di 1-2 passaggi.

Io ovviamente capisco la necessità del mio interlocutore di indorarmi la pillola, ma la risposta si presta facilmente all’interpretazione del responsabile della nuova e peggiore formula dell’abbonamento alla rassegna: le sale cinematografiche di Milano fanno schifo da sempre, non certo da quest’anno, e il circuito che partecipa alla rassegna non mi pare sostanzialmente cambiato, da cui possiamo anche dirci tranquillamente che il problema (b) era facilmente risolvibile; i distributori sono stronzi capitalisti, ma niente più di questo, per cui a fronte di maggiori soldini, sicuramente avrebbero dato la disponibilità di 3 visioni anziché 2, o comunque del numero di visioni degli anni scorsi. Motivo per il quale tenderei a minimizzare anche il problema (c).

Evidentemente sono mancati i fondi per pagare queste proiezioni e l’impiego delle sale, cosa che mette in risalto come il principale responsabile del parziale (almeno per ora, ma a giudicare dalla ricezione delle modalità non mi pronuncerei con tanta sicumera sul futuro) affossamento della rassegna sia il Comune di Milano e la sua nuovissima vocazione al risparmio. Siamo certi che i soldi per fanfare e cazzate di ogni tipo per i consiglieri comunali non siano mancati e che i 100.000 euro non assegnati alla Rassegna non siano purtroppo finiti a fare asili nido popolari o programmi di calmierazione degli affitti.

Alla fine la formula non mi ha convinto e ho deciso di non fare l’abbonamento. C’è da dire che anche i film in programma non mi hanno molto convinto. Non è certo colpa di chi organizza la rassegna se i titoli nei rispettivi Festival non sono proprio entusiasmanti: in questo ultimo anno, sarà un problema di mia percezione soggettiva, ma mi pare che le sale dei festival si riempiano di film sulle parti più atroci dei regimi ispirati al marxismo e al comunismo (da notare: ispirati a e non qualificati come). E’ pieno di gente impegnata a rinnegare le idee che hanno condiviso e per cui si sono battuti, senza ovviamente che nessuno si preoccupi di quello che ha compiuto. Voglio dire: è evidente che ci sono aspetti dei regimi totalitari cosiddetti socialisti che sono quantomeno discutibili (e a nulla vale la constatazione che i regimi di altro segno hanno fatto di peggio e lo hanno fatto per proprio programma e non per deviazione dalla propria versione “ideale”), ma come mai non è pieno di gente che si vergogna di quanto fatto dai cosiddetti regimi democratici e dai ben peggiori regimi totalitari tuttora in pieno fulgore in tante parti del mondo (inclusa la nostra beneamata penisola)? E perché è pieno di anime candide quando bisogna guardare i peccati degli altri e vuoto di volontà di fare qualcosa quando si guardano i propri?

Sono un materialista, non come i chinai, ma pur sempre un materialista. La storia è violenza. E’ violento scontro di interessi e di bisogni. Non mi vergogno di ciò che non ho fatto io, non sento il bisogno di giustificarlo, né di condannarlo. Ma sento spesso, sempre più spesso il bisogno di capire. Di capire soprattutto ciò che mi è più vicino. E devo essere sincero: il Paese in cui vivo e che segue abulico la sua vita falsa e falsamente benestante non lo capisco e non lo accetto più di buon grado. D’altronde lo sappiamo tutti: il vero problema del posto in cui viviamo sono 4 cazzo di fumogeni, non 100.000 persone che non avranno più un reddito per conservare intatto il margine di profitto di chi di soldi ne ha già molti. O no?

L’ennesima alba della dittatura

11 Giugno 2010 4 commenti

 

La cosa ridicola del Paese-che-non-c’è è che quasi ogni giorno si assiste al drammatico annuncio dell’inizio della dittatura. Senza che questo cambi di una virgola le nostra indolenti e sciagurate abitudini. Come in altri tempi: cambia tutto perché non cambi nulla, nel Paese Inesistente, più che Paese Dimezzato. La legge ad personam sulle intercettazioni, mascherata da strumento dei paladini della privacy e in realtà ennesimo schiaffo a difesa dei soliti noti (per arrestare me le intercettazioni non servono, basta aspettare di farmi incazzare durante un corteo, <g>), è l’occasione per l’ennesimo grido d’allarme, che inevitabilmente sarà seguito dalla usuale afasia grassoccia. 

Intendiamoci: io penso seriamente che l’Italia da tempo sia entrata in un regime di democrazia ristretta, dato che sostanzialmente l’esistenza dell’uomo comune è sempre più in balia di decisioni arbitrarie di chiunque gestisca un minimo di potere (divisa o meno). Ma sono molto irritato da chi sventola la bandiera della rivolta con la sola intenzione di tirare acqua al proprio mulino e di difendere il proprio limitato orticello. Perché se questa è la logica, mi pare ovvio che l’orticello di moltissimi abitanti del Paese Inesistente non verrà granché intaccato dalle leggi e leggine di questa dittatura soft. E ne consegue quindi che nessuno si sognerà mai di ribellarsi.

Agli abitanti del Paese Inesistente manca la spina dorsale e la storia di popolo per avere a cuore un concetto relativamente semplice e allettante nella sua accezione pura come la democrazia. Siamo abituati ad arrangiarci e continuiamo ad arrangiarci, incuranti del fatto che l’unico motivo per cui ancora esistiamo sia da attribuire allo status demodé del colonialismo (inteso come invasione fisica) e alle necessità dell’euro di tenerci a galla.  

Più andiamo avanti e più mi auguro di vedere presto un finale simile all’inizio di The Road, fantastico film e fantastico libro, che tra le altre cose stava per non essere distribuito in quanto "troppo deprimente": come si sa il Paese Inesistente è un paese di persone felici, sia mai che qualcuno si accorga di non vivere per niente nel miglior luogo possibile, ma in un luogo in cui prevale l’egoismo, l’indifferenza, la disonestà, il campanilismo becero e provinciale, la miopia rispetto alla res pubblica. 

La verità è che non c’è bisogno di allarmi su allarmi, di parole su parole, ma di fatti. E se i fatti non arrivano, rassegnamoci al fatto che alle persone che ci circondano va bene così. Nessuno però mi rompa i coglioni quando sarà il/la protagonista negativa del prossimo sopruso. Se non prendi mai parola, non farlo neanche per piangere miseria.

 

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La storia non insegna

31 Maggio 2010 1 commento

 

Una notte. Una nave. Decine di uomini e donne che vogliono portare aiuto ad altri uomini e donne. Improvvisamente: spari, bombe, elicotteri, assalti, morti (per ora 19), feriti, un massacro. Uno sterminio. Luci ed esplosioni che squarciano il cielo. Grida e sangue innocente. I visi distorti dalla ferocia.
Non è il racconto dell’attacco notturno di una squadraccia contro i partigiani, o quello di un blitz delle SS per scovare ebrei nascosti in territorio tedesco. È la storia di quello che lo Stato di Israele ha appena compiuto contro una nave di aiuti umanitari diretta verso la Striscia di Gaza.
La Freedom Flotilla è stata assaltata e le persone a bordo massacrate. Le ultime di migliaia di vittime della foga omicida dello Stato di Israele.

Non è un videogame. Non è un incidente. È un atto premeditato di prepotente violenza per mandare un segnale a tutti coloro che non accettano la dittatura di Tel Aviv, che non accettano che milioni di persone siano rinchiuse da anni in un lager a cielo aperto. Senza cibo. Senza medicinali. Senza libertà.
Allo Stato di Israele e a molti dei suoi cittadini e sostenitori la storia non insegna nulla. Un terribile rovesciamento della storia in cui i protagonisti del più grande genocidio si rendono protagonisti a loro volta dell’oppressione e dello sterminio lento e inesorabile di un intero popolo.

La strage della Freedom Flotilla deve riportare Israele e i suoi sostenitori nella storia. E ognuno di noi deve agire perché non si torni più indietro. Torniamo a riempire le piazze. Torniamo a gridare il nostro dolore e la nostra rabbia. Torniamo a vivere la rivolta.

In ogni città. In ogni strada. In ogni quartiere.
Intifada.
Per non dimenticare tutte le vittime del regime israeliano.
Libertà per il popolo palestinese.

Il collettivo di A/I
autistici.org
inventati.org
noblogs.org

Aggiornamenti su: Italy Indymedia
Mobilitazioni: Forum Palestina

Draquila: l’idea del Comitato di Benvenuto Gatling

13 Maggio 2010 1 commento

 

Draquila è un documentario. Anzi una docufiction. Anzi, non è fiction per un cazzo. E’ solo un racconto video, che cerca di ripercorrere in meno di un’ora e mezza tutto il marcio dell’Italia, usando il Grande Evento del terremoto de L’Aquila come occasione per narrarci e narrarsi. E per farti incazzare come una bestia. Il vero problema poi è questo: se siete predisposti naturalmente a infuriarvi come caimani mannari a digiuno da sei mesi, non è il film che fa per voi. Silvio nazionale  direbbe che è istigazione a delinquere, omettendo di notare che sono i fatti narrati nella pellicola che istigano a reazioni violento. Ma non c’è di che preoccuparsi: l’italiano, si sa, si arrangia, e piuttosto che lottare si organizza per sopravvivere. E’ stato così per vent’anni nel passato, sarà ancora così in questo presente e nel prossimo futuro. 

All’uscita io e ppn ci siamo ritrovati a farci la stessa domanda: quando avremo finalmente 70-80 anni? Perché a quel punto che cosa avrò da perdere? Con che cosa cercheranno di ricattarmi e di minacciarmi? La vecchiaia rende liberi? Le risposte a tutti questi quesiti le troverete presto nella serie di racconti del Comitato di Benvenuto Gatling, che spero di riuscire a mettere nero su bianco su blog di blackswift. Nel frattempo godetevi la vostra razione di bile con il trailer di Draquila – L’Italia che trema di Sabina Guzzanti.

Voto: 7,5

Milano da buttare, che novità: la panoramica “Cannes a Milano” 2010 non si farà per colpa della Provincia di Milano

10 Maggio 2010 5 commenti

 

Come ogni anno si avvicina l’inizio di giugno e il festival di Cannes: stimolato anche dalle uscite da piccolo ras offeso nell’orgoglio di quell’ignobile personaggio che risponde al nome di Sandro Bondi, mi sono ricordato che avrei dovuto controllare quando si vendevano gli abbonamenti per la panoramica a Milano della Quizaine. Per chi non lo sapesse infatti da quasi 15 anni sia quest’ultima che Venezia vedono una loro rappresentanza di film proiettata a Milano per gli appassionati che non hanno la possibilità di spostarsi fisicamente nei luoghi dei festival. Appassionati che negli ultimi anni hanno ampiamente sfondato le 15.000 presenze, per inciso.

Ebbene: sul sito dell’AGIS non trovo nulla. Mi insospettisco, cerca di qui, cerca di là, scopro che quest’anno dopo 14 anni filati, la panoramica "Cannes a Milano" non si farà. Motivo? La Provincia di Milano, recentemente passata al PDL con il prode Podestà, prima ha tergiversato sui fondi, poi ha richiesto di visionare le sinossi e il programma in anticipo (ah, ma il Popolo delle Libertà non è avulso alla censura?), e infine ha stanziato fondi ribassati del 40% ma ormai troppo tardi per consentire l’organizzazione del tutto.

Così, uno dei pochi eventi che facevano vagamente assomigliare Milano a una metropoli europea finisce nel cesso, grazie alla sua illuminante e illuminata amministrazione. Ma non vi preoccupate: i soldi per pulire i muri, per trasformare i bus in gabbie per negri, per sgomberare a destra e a manca, per finanziare questo o quel costruttore per avviare i lavori di un parcheggio che non si finirà mai ci sono sempre. Ma i milanesi non se ne accorgono: tanto la maggior parte di loro anela solo a un aperitivo in corso como a meno di 50 metri da qualche personalità del calibro di Fabrizio Corona e soci. Bella vita? Bella merda!

 

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Absolutamente fantastico

19 Marzo 2010 1 commento

 

Questi sono pazzi veri. Absolutamente fantastico.

 

http://www.youtube.com/watch?v=ekleAf52q80

 

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