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Archivio per la categoria ‘spalti e madonne’

Negro va bene, purché dica sì buana

8 Gennaio 2010 6 commenti

 

Balotelli multato per gli applausi rivolti al pubblico di Verona: la sua è apologia del razzismo. [spinoza.it]

In questi  due giorni diversi eventi mi hanno portato a ripensare all’arretratezza e alla disperazione in cui ormai sguazza il paese in cui vivo (viviamo?). In particolare trovo eticamente, politicamente e umanamente inaccettabile il livello della discussione sul problema del razzismo in questo paese: siamo un popolo di pecore, ormai abituati a stare zitti qualsiasi cosa ci accada intorno, incapaci di prendere parola, di scegliere una posizione e di ragionarne, preda di gossip e dettagli fuorvianti per non affrontare mai il cuore del discorso. C’è sempre un ma, un però, un distinguo. E se non ci sono in ogni caso ognuno la può pensare come vuole che vale sempre tutto. 

Domenica Mario Balotelli esce dal campo e per una volta tanto anziché farsi espellere applaude ironicamente i tifosi che lo subissavano di ululati (chi non li ha sentiti è in malafede). Parte la solita gogna mediatica – su di lui ovviamente, non sul razzismo del 90% dei tifosi e dei cittadini italiani – e il giudice sportivo Tosel lo multa per gli applausi, mentre non dice nulla sui comportamenti che hanno portato Mario a reagire così. 

Ieri dei "balordi" (definizione giornalistica) sparano con pistole ad aria compressa contro degli immigrati che vivono nelle baracche e tutti i giorni in nero a quattro lire raccolgono la frutta e la verdura per un padroncino italiano a Rosarno. Gli immigrati si rompono il cazzo e si scatena un putiferio di tutti contro tutti. Il commento del ministro dell’Interno è: "troppa tolleranza, i troppi immigrati esasperano il clima".

Il processo mentale è chiaro no? E’ sempre colpa delle vittime, mentre i carnefici sono persone che fanno quello che farebbero (faremmo? fareste?) tutti. I negri vanno bene e li possiamo accettare nelle nostre città se sono buoni, buonissimi, se non si azzardano a fare quello che è normale per qualsiasi italiano vero ™. Non è che basta che siano dei cittadini come gli altri, devono essere dei cittadini modello, degli agnellini perfetti, perché sennò devono morire, devono essere schiacciati, riportati alla loro condizione di scimmie.

Messa così suona un po’ dura eh? Ma il giustificazionismo e i distinguo che sento continuamente quando si parla di episodi di razzismo nasconde sotto sotto questa logica. E Mario – per quanto magari nella sua vita privata sarà un pirla straricco non ne dubito, io non lo conosco però – come Abba come altri sono un simbolo di quanto e come sta cambiando questo paese, nonostante i desideri di xenofobi, ignoranti, balordi  e gente di questa risma. Io ho due speranze: che gli immigrati irregolari E regolari ci lascino a marcire nella merda in cui viviamo, che se ne vadano e ci mostrino quanto poco valiamo. E dall’altro lato che i ragazzi e le ragazze italiane di origine straniera ci piscino in testa, fisicamente, umanamente e in termini di quanto la loro vita sarà migliore e più soddisfacente di quella dell’italiano medio. 

 

Inter in Wonderland: paludi distorcenti

7 Gennaio 2010 1 commento

 

La Serie di Oz per i cavalieri di Mourlino ricomincia dal terreno di non gioco in quel di Verona. La distesa di forma vagamente rettangolare è nota come le "paludi clivensi" da chi le frequenta abitualmente, territorio di caccia delle temibili pantere distorcenti, capace di demolire le certezze degli avversari manipolando le loro percezioni. Per fortuna, non sono gli unici felini sul campo, perché tra i nerazzurri c’è anche il nuovo arrivo Panter, titolare dopo sei mesi di inattività e già più in forma di Amantone Mancini. Speriamo che l’Olympique se lo pigli (Amantone, che avete capito?).

La partita segue la solita mefitica pausa invernale che quest’anno ha riportato i nerazzurri in Tribai, da dove siamo tornati come di consueto con un bollettino medico degno dell’incontro con peste bubbonica e tre o quattro altre malattie incurabili a scelta: morti e feriti a mazzi, e squadra in emergenza. Presidente, per un milione di euro, facciamo che non ci andiamo più in quel posto di merda? Grazie.

Nonostante tutto la squadra messa in campo è la migliore possibile: dietro in campo tutti i difensori titolari disponibili (Colosso-Orco-Speedy Ramiro-Crystal), in mezzo tutti i centrocampisti titolari disponibili (il Capitano d’Acciaio e Barbalbero in campo con una valigia in mano e quindi ancora più rallentato del solito). Davanti tutti gli altri.

La spregiudicatezza paga, insieme all’effetto distorcente delle paludi che annebbia per tutta la gara lo scarsissimo arbitro: l’intervento di Speedy su Pellissier secondo noi è rigore, ma secondo l’arbitro no, e non si capisce se sia più annebbiato a lasciar correre oppure a non decretare comunque un rigore contro l’Inter (cosa che di solito aiuta la carriera). Sul ribaltamento di fronte combinazione tra tutti gli attaccanti tranne il desaparecido Principe e palla in gol. Per noi il gol è di Panter: è troppo bello il gol della vendetta su Lotirchio per non assegnarglielo anche se la palla di Supermario è dentro di un metro.

La partita continua e l’effetto distorcente sull’arbitro pure: alla fine della partita i cartellini saranno 11 in una partita molto corretta. Pensa se giocavano Samp e Juve, finiva 7 contro 7. Parliamo dell’arbitro perché la partita è immonda: dal fango emergono solo le qualità dei nostri e soprattutto una sontuosa partita d’addio di Barbalbero che non disputava una tale prova dal 2007. Fortunatamente I tempi degli eptennali in zona cesarini sono finiti. La sua felicità per la centesima partita in Serie di Oz viene festeggiata con un trenino dell’amore con Renegade Yepes: è l’immagine che vogliamo conservare di quella grandissima fuoriclasse che è stata Patrizia per noi, anche se per pochi match all’anno.

Per il resto segnaliamo una gran partita di Panter, dell’Olandesina Volante e di Supermario, che rilascia una commovente intervista alla fine del match che tocca il cuore di ogni interista ("quelle ammonizioni sono stupide, a volte capita… anzi a me capita). Da rimarcare anche il match di Pellissier votato all’autodistruzione e pluricolpito dalle artiglierie volontarie e involontarie nerazzurre: riesce però nell’impresa non impossibile di stendere Crystal con una testata fortuita, frattura all’osso parietale del cranio e stagione finita con ogni probabilità. Speriamo il meglio per il nostro eroe, ma questo significa che il Presidente dovrà accelerare l’acquisto di un centrale e/o di un terzino sinistro.

Nel finale l’Astronauta vede il campo in nerazzurro proprio quando è chiaro che non sarà mai un giocatore della Beneamata. La Trivella dopo una gran partita contro la viola e l’infortunio si conferma un mezzo giocatore. Uff… Ci avevamo creduto. Ora come sempre in gennaio due giorni di calciomercato e poi di nuovo la Serie di Oz, sperando di non avere un altro posticipo a -10 gradi centigradi. I miei piedi non sopravviverebbero.

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Inter in Wonderland: antartide

21 Dicembre 2009 Commenti chiusi

 

 

 

Ho visto cose che voi umani non potreste nemmeno immaginare, ma suppongo siano state allucinazioni dovute all’alterato stato di coscienza che i -10 gradi centigradi dello stadio hanno consentito di raggiungere. Soprattutto, considerato che il mio cervello è ancora congelato, non ho modo di raccontarvele neanche se lo volessi. D’altronde commentare una partita così è difficile: viene solo da chiedersi chi è il genio che decide gli anticipi e i posticipi – lautamente stipendiato – selezionando con così mirevole sagacia le notturne a Nord di Napoli nei mesi invernali.
Il mio stato di latente congelamento non mi ha concesso di capire molto se non alcune cose basilari: c’era una squadra composta di 10 pinguini con maglia crociata e 1 pinguino grigio in porta; c’era una squadra composta da 10 pinguini blu scuro e 1 pinguino giallo in porta; il tutto era governato dal figlio di una zebra con un mantello giallo fosforescente. Ho dedotto quasi subito che tifavo per i pinguini con la croce rossa sul petto e ho gioito per il gol di quello di loro con la criniera.
Per il resto il Mago Pinguinho ha fatto il compiti e per l’ennesima partita il nostro lato dell’Antartide è sembrato totalmente in controllo del match. In effetti la botta di culo degli orobici al 43esimo mica può ripetersi ogni volta. E’ dai tempi dell’Inter dei record e di quella dell’inizio dell’anno successivo che non avevo la sensazione che gli avversari non potessero fare un cazzo di niente. La differenza con quell’Inter era che lì avevo anche la sensazione che avremmo fatto sempre e comunque gol strabordando. Qui questa seconda sensazione è più tenue, ho una minore percezione di potenza.
In ogni caso, in antartide, al giro di boa del 2009 era importante vincere, per andare ad affrontare la pausa senza stress e polemiche, concentrandosi su come migliorare ancora di più. Ci vediamo alla Befana, fate i bravi. Io provvederò appena riuscirò a riacquistare la piena facoltà di tutti i miei arti, orgoglioso di non essere mancato allo stadio nonostante il clima proibitivo e pronto a rinfacciarlo a tutti coloro che hanno mandato sugli spalti una sagoma di cartone al loro posto. Come vedete lo spirito natalizio mi pervade come sempre. 

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La Coppa dei Cachi: palcoscenici e cinghiali

17 Dicembre 2009 Commenti chiusi

 

Era una notte buia e tempestosa… come dite? Non c’era tempesta? E’ vero, non c’era tempesta, ma vi assicuro che stasera al Meazza per gli ottavi di finale della Coppa dei Cachi faceva un freddo letale. Ma come si suol dire: mani fredde, cuore caldo, e così i 2000 spettatori che si sono accalcati a San Siro (di cui circa 3 paganti) hanno dimostrato di che pasta è fatto il vero tifoso. E’ anche vero che la Coppa che porta il nome del glorioso paese in cui viviamo meriterebbe palchi ben più rinomati di quello in cui si è giocato la partita… Che ne so, perché non giocare all’Arena Civica?

In ogni caso, intabarrati come omini Michelin (ooops, Pirelli) e surgelati come pinguini durante l’Era Glaciale, i coraggiosi che si sono presentati allo stadio e i pavidi che hanno seguito il match da casa, alla lettura della formazione hanno pensato di essere sul set di Ritorno al Futuro: le soluzioni con i giocatori scelti da Mourlino sono solo due, ed entrambe decisamente distopiche. Io al volo pronuncio la parola magica: stasera si gioca con il vianema, nella versione ungherese del 3-2-3-2.

Poi ci penso bene e penso che la crociata medievale di Mou non può tornare così indietro nel tempo: Calimero stasera gioca terzino sinistro, mossa controbilanciata dalla grande esperienza di Giulietto Mastino Donati all’esordio come terzino destro. Al centro della difesa l’Orco e Crystal reduce da alcune delle sue peggiori prestazioni di sempre. In mezzo al campo grande qualità ed esperienza: Barbalbero-Drago-Statua di Sale-Olandesina Volante. Davanti Supermario fa coppia con King David.

I grandi palcoscenici, si sa, ci esaltano, e per questo diamo vita a una partita che finalmente posso guardare con il sorriso sulle labbra, nel senso che la tensione è inesistente: d’altronde da un lato c’è la squadra attualmente campione del paese dei cachi, anche se rimaneggiata, e dall’altra c’è una delle più probabili candidate alla serie cadetta, ingombrata da parecchie seconde linee e nutrita nei giorni precedenti al match di soli cinghiali interi arrosto. Solo così si possono spiegare le forme giunoniche di Mozart, Rivas e Lucarelli. Francamente imbarazzante.

I futuri retrocessi non vedono mai la biglia, praticamente in tutta la partita, e nel primo tempo si segnala praticamente solo un quasi gol dell’Olandesina e un quasi gollissimo del Drago, oltre a un numero imponderabile di scivolate di King David. Il cui ruolo è a questo punto chiaro: interpreta la Miseridordia nel grande affresco mourliniano.

Il secondo tempo recita lo stesso copione, arricchito di pinguini e di un golasso dell’Olandesina, e da un numero imponderabile di scivolate di King David.

Che dire, facciamo alcune valutazioni: è stato commovente vedere l’ultima partita di King David con la maglia nerazzurra, ma dopo quello che ha combinato dubito che rivedrà mai più il campo con i colori mourliniani; è stato stupendo scoprire che Calimero come terzino è meglio di Crystal, segno che forse il rumeno deve un po’ riposare o ritornare in ruolo al centro della difesa; è stato bellissimo gridare per tutta la partita verso il giovane Mastino, che ha meritato di esordire, e vedere uomini del calibro di Barbalbero, dell’Olandesina, del Drago e di Supermario onorare la partita fino in fondo (quest’ultimo addirittura sacrificandosi in copertura, è veramente imprevedibile i momenti che sceglie per maturare).

E’ stato sorprendente scoprire di non essere morti assiderati alla fine dei novanta minuti e se non ci fosse stato quell’obeso di Lucarelli sull’ultima palla avremmo rischiato di dover subire anche la tortura artica dei supplementari. Domenica farà ancora più freddo, ma questa volta sarà una partita vera. Occhio.

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Inter in Wonderland: Orobia Blues

14 Dicembre 2009 1 commento

 

La Serie di Oz riapre i battenti con Mourlino trasformato da Mago in nostromo, intento a prendere appunti sul cassero di poppa e a gridare esclamazioni un po’ balzane come "corpo di mille balene!", "per tutti i capezzoli dei cetacei!", ecc. In panchina va un figuro brizzolato con una doppia B stampata sul piumino stilosissimo: Bad Boy Beppe Baresi in console. Peccato che di fronte alle domande delle p.i. nel post partita si veda bene la differenza con il principale occupante del banquillo interista.
In campo si ripropone il modulo ultraoffensivo contro i pastori orobici che corrono corrono ma non concludono un cazzo. Dal canto nerazzurro si parte in nove e mezzo, dato che schieriamo Chivu il buco con il difensore vicino all’imo delle sue prestazioni, e che il Pelato non è nel suo momento migliore. Nonostante l’inferiorità numerica, per tutto il primo tempo gli eroi nerazzurri gestiscono agevolmente la partita e segnano meritatamente con un tiro da biliardo del Principe. La partita però è abbastanza mesta, un po’ per la scarsa qualità degli avversari, un po’ per la sensazione che gli uomini di Mourlino entrino in riserva dopo 60 minuti. Gli unici pericoli dalle parti del portiere sono deviazioni dei difensori neroazzurri. Succederà anche nel secondo tempo: sarà mica crisi inter? Malcelato desiderio di suicidio per la palpabile tensione alla Pinetina?
Nel secondo tempo tutti si aspettano che i mourliniani chiudano il match, mentre nello spogliatoio un po’ tutti paiono aver bevuto un litro a testa di camomilla. Gli orobici prendono coraggio e i nerazzurri prorompono in un tristissimo blues: Sneijder si deprime e si fa cacciare (da babbo) lasciandoci in nove (dato che Crystal risulta non pervenuto mentre il Pelato si è un po’ ripreso con la cura di tranquillanti), per non piangere davanti a tutti gli spettatori. In doppia inferiorità numerica BB tarda troppo nei cambi e la squadra rincula ulteriormente. Nell’unica penetrazione seria in terra nerazzurra, il TIR trova il guizzo per il pareggio. Nonostante questo nessuno tra i nostri eroi si sveglia.
Quando il quarto uomo mostra i minuti di recupero finalmente i nostrani cavalieri si risvegliano e quasi la mettono in fondo al sacco, a dimostrazione del fatto che bastava volerlo e si portavano a casa i tre punti. Il mezzo passo falso pesa poco sulla coscienza dato che i diretti concorrenti perdono sonoramente, ma tanto basta per scatenare nelle interviste post partita un bel revival di prostituzione intellettuale: si sa, quando non c’è il gatto (Mourlino) i ratti ballano (i giornalisti), e fare i prepotenti con il povero BB è fin troppo facile.
Il simbolo della giornata è il losco figuro che si è presentato nella sede in cui guardo tutte le partite in trasferta dell’Inter. Dal minuto uno ha cominciato a urlare frasi senza senso tipo: "Mourinho speriamo che muori". Sul gol degli orobici salta in piedi dicendo: "tutta colpa di quell’eto’o di mxxxx". Come se il Leone avesse potuto controllare come un burattino Lucio sul buco in cui il TIR si è infilato. Lo sguardo sbigottito dei presenti si è trasformato in insulti e la rissa si è fermata al solo livello verbale con mio sommo disappunto: puntavo decisamente al lancio del boccale a palombella con atterraggio sulla nuca nemica. Finché esisteranno interisti così, le p.i. e i nostri avversari avranno gioco facile. Vedi te se uno deve avere crisi isterica di ignoranza calcistica in un giorno in cui comunque si guadagna un punto sulle dirette inseguitrici. Misteri della fede nerazzurra. 

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La Lega dei Citroni: no panic attack!

10 Dicembre 2009 4 commenti

 

I prodromi per un traghettamento di Mazzola c’erano tutti: la famosa frase "è una finale" pronunciata dal capitano, i gufi neri all’orizzonte, la pazzia congenita della squadra nerazzurra, il nervosismo malcelato del Mago Mourlino. Invece è andato tutto bene. Proprio tutto. Sugli spalti quando si legge la formazione i tifosi si incazzano e io pontifico: ma no, va bene così, il mandato mourliniano è chiarissimo. "Joga la bala!" al posto di "Cori come un pirla!".
I tatari al grido di "Ke Kazan!" scendono in campo con un coraggiosissimo 4-6-0 facilitando di brutto il compito ai nostri eroi di cartapesta europea: per 45 minuti la Statua di Sale, l’Olandesina e il Drago insieme al trittico della morte Principe-Leone-Supermario non fanno vedere la biglia ai mesti ex sovietici. In compenso visto che era un po’ che non si infortunava nessuno perdiamo il Muro (prognosi neriana: 40-50 giorni) e io predico l’uscita anzitempo del Drago prima del Mago Otelma (prognosi: giocherà a Bergamo per necessità e rishierà di rompersi di brutto).
Per ben due volte il cosmo è sull’orlo dell’estinzione: l’Uomo d’Acciaio al 30esimo salta tutto il Kazan e anche un paio di nerazzurri e mette al centro manco fosse la reincarnazione di Messi – ah, come dite, è ancora vivo? Beh, ci siamo capiti – per un tacco bellissimo di Supermario che arriva al Leone che a scanso di equivoci la spara a duecento all’ora in fondo al sacco. Nel secondo tempo il Capitano si ripete in uno slalom ubriacante carpiato che lascia di stucco tutto lo stadio. In quel caso non segnamo, ma tutti sentono distintamente i pilastri ai margini dell’Universo tremare sonoramente.
Nel frattempo il portiere tataro – oltre ad aver rinviato svirgolando 7658 palloni (gentile dono ai bambini, si sa che i tatari sono di indole buona e mite) – riesce a parare un missile di Maicon che tutti vedono dentro. Si va al riposo su un 1-0 fin troppo risicato.
Il secondo tempo nerazzurro dimostra che i nostri problemi in Europa non sono finiti e che i limiti della rosa sottolineati dal Mago Mourlino sono fin troppo palesi. Per 15 minuti non capiamo un cazzo e il Rubin rischia di infilarci con una palla dal limite che tutti – e dico tutti, speaker incluso – vedono dentro. Il nostro portierone si deve essere giocato i deflettori al plasma, infatti poi viene invitato con dei gesti inconsulti dall’arbitro a buttare via le cartucce di riserva nascoste sotto i tacchetti.
Ci ripigliamo, ma se in quei 15 minuti ci fosse una squadra di calcio anziché dei barbari senza Dio, avremmo preso sicuro due pere. In compenso i tatari ci regalano una punizia da 35 metri. Mi giro e guardo negli occhi i miscredenti intorno a me, sentenziando: da lì Mario può metterla. Detto fatto e in transenna guardo con aria di sfida coloro che non credono al verbo del Padre (non il mio, quello di una socia di interistiorg con funzioni pesantemente totemiche).
Il resto della partita è accademia. Peccato per la vittoria del Barça, ma chiedere di arrivare primi in un girone giocato come lo abbiamo giocato sarebbe stato pretendere un credito eccessivo dal culo di Mourlino. I limiti dei nostri eroi sono sempre lì e speriamo che vengano tamponati con gente che almeno non se la faccia addosso (il Pelato entrato sul 2-0 ha mostrato che volendo può circolare… quando vinciamo). Al riparo dagli attacchi di panico abbiamo salvato noi stessi dal traghettamento e dal buttare a monte mezza stagione. Ora accontentiamoci: cerchiamo di non uscire con un doppio 6-0 ad opera di Chelsea o Real Madrid. Puntiamo a una battaglia primaverile dignitosa. Almeno potremo dire: nous ne regrettons rien.
 

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Inter in Wonderland: regalie e tradizioni

6 Dicembre 2009 7 commenti

 

Gli eroi nerazzurri sbarcano nella Terra Nemica per antonomasia con la prospettiva di affrontare il Big Match piu’ inutile dell’anno: alla fine dei novanta minuti infatti la Serie di Oz non sara’ cambiata di una virgola, per lo meno per quanto riguarda le posizioni di testa. Alla faccia della sfida decisiva, della partita della vita o della morte. Poveri giornalisti.

Mourlino carica i suoi come solo lui sa fare quando e’ in preda a un attacco di catalessi: dichiarazioni sottotono, mani avanti, tattica per la partita basata su contenimento e ripartenze, e dulcis in fundo lascia fuori dall’undici di partenza il miglior purgatore di bianconeri a nostra disposizione.

Appena entrati in campo la scena e’ di quelle da Libro Cuore: da un lato aitanti eroi senza macchia e senza paura, dall’altro poveri gobbi tignosi e arrabbiati con il mondo, preda di manie di persecuzione e complessi di inferiorita’, con la mano tesa a chiedere un’elemosina senza certezza della reazione dei tuoi possibili benefattori. I nostri cavalieri si guardano negli occhi e i tifosi scorgono l’ombra della pieta’ e della misericordia sostituire il sadismo della prepotenza. "Cazzo, no!", esclamo nel bar di Madrid tra gli sguardi attoniti degli avventori e avversari (tra cui l’unico florentino gobbo che abbia mai visto in vita mia).

Il motto del match diventa un laconico Let it Be, o alla peggio un Live and Let Live (depende se preferite il rock statunitense o la musica classica britannica). E di fronte a tanta bonta’ i gobbetti si affannano per essere all’altezza della regalia, ricordandomi la famigerata filastrocca La famiglia dei Gobon. Nonostante questo clima di remissivita’ generale i tapini riescono a trovare il vantaggio solo dopo una doppia deviazione fortuita con rimpallo a risucchio sul terreno viscido: un gol degno della loro tradizione di doppiezza e disonesta’ che sancisce il dono nerazzurro dal sapore prenatalizio. Mourlino sembra essere uscito dalla catalessi perche’ manda a quel paese l’arbitro e viene cacciato dal campo non senza il prode contributo di infamia di quel signore che siede giustamente sulla panchina bianconera.

Proprio il gol sveglia gli istinti predatori di alcuni nerazzurri che in pochi minuti con il Leone pareggiano i conti, riaddormentandosi subito dopo. Il messaggio e’ chiaro: su, accontentatevi di un pareggio senno’ vi ammazziamo. Messaggio rincarato con un inizio di secondo tempo arrembante. Su un contropiede pero’ Samuel si fa vincere dal sentimento cristiano (maledetta colonizzazione cattolica nel Sudamerica) e consente a Gobbisio di fare il golazo della vita, ammantandosi in un giorno e per sempre delle simpatie e dei favori di quella masnada di poveracci che costituisce il pubblico piu’ becero d’Italia. Il punteggio non cambiera’ piu’ e nessuno fara’ d’altronde qualcosa perche’ accada qualcos’altro in partita.

Baresi e’ ancora sotto gli influssi della tisana catatonica e lo dimostra con il suo contributo tattico, sicuramente concordato con il Mago di corte: Supermario entra per Calimero (che aveva gia’ rischiato due volte di lasciarci in dieci) scazzato e scenografo come non mai (non gli ho mai visto accentuare cosi’ alcune cadute); Amantone rileva il Pelato, ma nessuno si accorge del fatto che stia calcato il campo; infine Matrix si lancia nella mischia nella famigerata mossa Huth. Ce n’e’ abbastanza per chiedere di sospendere lo strazio, altro che cori razzisti.

La tisana della misericordia era pensata per durare novanta minuti e complice qualche infortunio proprio allo scadere esaurisce i suoi effetti: riusciamo cosi’ a collezionare una edificante rissa che costera’ (giustamente) 3 giornate a quel cretino di Crystal (e a Samuel tanto per gradire anche se era gia’ stato sostituito), e forse anche alla Statua di Sale che quando c’e’ da correre non si capisce dove si nasconda (peggio di Mariolino Corso), ma quando c’e’ da menare le mani compare sempre al centro della mischia.

Tiriamo le somme al fischio finale: onoriamo ancora una volta la tradizione che ci vuole fare pochi risultati a Torino quano siamo primi in classifica. Alzi la mano chi vorrebbe tornare alla tradizione contraria precedente. Io no di certo.

Il punto e’ che se eravamo in vena di regalie, lo abbiamo fatto ancora una volta da veri bauscia, con stile: anziche’ mandare in campo una squadra di panchinari e primavera spompiamo per bene i titolari (voglio proprio vedere quanto fiato avra’ il Drago per dirne uno mercoledi’ sera), remediando contemporáneamente un bel po’ di indisponibili (tra diffidati ammoniti e squalificati in prova TV) per la abitualmente "facilissima" trasferta in Orobia. Complimenti al team manager (e non sto certo parlando di Butti).

Fortunatamente non vedro’ i giornali e i loro peana ai poveri gobbacci, ne’ la caccia alle streghe per aizzare (come se ce ne fosse bisogno) e giustificare le stangate di Tosel. Fortunatamente non leggero’ le tragedie che si paventeranno nei luoghi di discussione online e offline degli interisti. So solo che io e blanca non possiamo piu’ andare in trasferta : quest’anno abbiamo uno score di due partite viste lontano dalla sede su due perse. La Serie di Oz ci vuole indubitabilmente milanoidi. Che culo. Ci mancava pure questa.

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Inter in Wonderland: la congiura dei tosaerbe

30 Novembre 2009 Commenti chiusi

 

Ricomincia la Serie di Oz e i nostri eroi si ritrovano. Come un universitario che ha fatto sei volte lo stesso esame e quando si presenta davanti al professore per l’ennesima sessione si dimentica tutto, anche noi non riusciamo a superare il blocco. Quando andiamo a fare gli altri esami di quel black-out non c’è neanche l’ombra. Mourlino sprona i suoi uomini e li dota di adeguato tagliaerbe con una sola missione: sterminare ogni filo d’erba, ogni stelo viola, bianco o rosso, ogni gambo verde che non appartenga agli eroi nerazzurri.
In campo non c’è Supermario, pare arrivato in ritardo in ritiro (sigh!), ma in compenso c’è Gozer il Semovente, l’alter ego della Trivella. Sugli spalti c’è sgomento, ma si applaude, e quando tutti capiscono che ha deciso di non fare i giochini sterili ma di giocare a calcio gli applausi si fanno più convinti: tutti pensavano di avere un soprammobile di stampo petrolifero e invece si ritrovano una creatura in grado di deambulare e di agire. Il resto della truppa risponde di conseguenza: il Pelato nonostante lo scarso momento di forma fa il suo, il Drago come sempre quando si spegne la musichetta tira fuori tutta la sua grinta e sputa fuoco sugli esili vegetali fiorentini, e Calimero sembra un piccolo (molto piccolo a dire il vero) Lampard.
Tutto il primo tempo sulle fasce di Gozer e di Calimero si scaricano folate di lame rotanti che macellano tutto quello che incontrano, in mezzo il Leone e il Principe si trovano molto bene. Ma la palla non entra: una volta è sul destro di Calimero, una volta è sul destro del Pelato, o sul sinistro del Leone, troppo angolata, o con un rimpallo sfortunato. E alla fine non va mai. Le streghe si siedono a fianco di ogni tifoso sugli spalti.
Il secondo tempo continua con la solita congiura dei tosaerbe: trincia, affila, affonda, spara, pialla. Ma la palla non va. Anzi, va, ma l’uomo con il fischietto inspiegabilmente annulla. Le streghe aumentano in numero. All’ottantesimo un enorme scossa di cacarella scuote lo stadio: Piangino fa un numero e spara a botta sicura, ma il palo dice no. Intanto in campo Gozer il Semovente esce per crampi (è bastata una partita da giocatore di calcio per sfiancarlo?) per Amantone che ci impiega dieci minuti a mettere una palla giusta, e Calimero ormai sfiancato di corsa e in debito di ossigeno lascia il posto alla Statua di Sale con sapienza tattica. Proprio lui all’ottantaquattresimo mette una palla perfetta per il Principe che con nobiltà deride Comotto (asino cotto, ecc, come all’asilo nido) e si guadagna un sacrosanto rigore: lo trasforma e finalmente la palla va in fondo al sacco.
Nell’ultima manciata di minuti il Leone potrebbe segnare, ma da solo davanti al portiere e al centoquarantesimo chilometro percorso, sbaglia incredibilmente. Non gliene vogliamo in primis perché abbiamo vinto e in secundis perché se a un centravanti tocca correre lungo la fascia come nemmeno Alessandro Bianchi ai tempi d’oro è chiaro che mancherà di lucidità.
Partita molto godibile, la congiura del tosaerbe porta a casa il proprio risultato e il risultato del Sant’Elia che ci permette di preparare per una settimana una gara da giocare in tutto relax. A differenza dei gobbi maledetti. La scelta tattica della Trivella paga anche se la strada per pensare che il giocatore sia recuperato al calcio è ancora lunga (e ogni interista dovrebbe sperarci). L’allenatore che piace all’uomo della strada, il predestinato Prandelli, perde per non osare (con Jovetic in campo avremmo sofferto le pene dell’inferno). Tenetevelo. Ora possiamo permetterci di spremere i nostri eroi consci di sette giorni di riposo davanti. Ora sotto con le altre due prove del fuoco. Se i tosaerbe e le congiure funzionano, non esitiamo a usarle nuovamente.
 

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La Lega dei Citroni: no look!

25 Novembre 2009 1 commento

 

Ci risiamo, pensa Mourlino, la Lega dei Citroni, che palle, non posso cavare sangue dalle rape. Ma non può dirlo. Si gira verso la compagine nerazzurra e arringa: "Queste sono le sere in cui gli araldi danno fiato alle trombe, in cui tutto sembra ruotare intorno a noi e solo a noi, in cui uno stadio enorme gremito e interi paesi guardano solo noi; queste sono le sere in cui il cervello ti urla don’t look, non guardare, concentrati, gioca, segna, vinci; queste sono le sere in cui non conta nient’altro!". Tutti rimangono impressionati, pure noi che da casa non l’abbiamo sentita, ci sentiamo già trascinati nella giusta atmosfera: peccato che l’Olandesina non sia manco in panca, ma la formazione è quella che schiereremmo tutti, e forse per una volta ci crediamo. Ecco, sì, ci crediamo tutti.
Mentre i giocatori calcano il prato verde del Camp Nou un nanetto malefico si avvicina a ognuno dei nostri centrocampisti. Se avessimo potuto zoomare sulla situazione avremmo visto una cosa molto strana: lo gnomo catalano pallido ed emaciato sta distribuendo una specie di foto ai nerazzurri, poi li fissa negli occhi e le sue cornee si trasformano in opalescenti spirali di luce. Se avessimo potuto puntare un microfono avremmo sentito le seguenti frasi: "La vedi questa? Ecco è l’unica palla che vedrai durante tutta la partita, don’t look around, non guardarti intorno tanto non ne vedrai altre; perché tu sei un cinghiale, ripeti con me, tu sei un cinghiale". E uno dopo l’altro il Pelato, la Statua di Sale, il Capitano e financo il Drago hanno ripetuto con lui: "No Look, Io Sono un Cinghiale", infilandosi la foto sotto la maglietta rimirandola di tanto in tanto come un tanto agognato miraggio. La cavalcata impetuosa che tutti presagivamo nel nostro destino nerazzurro collettivo è finita lì.
Per novanta minuti l’unico No Look che abbiamo visto non è stato un passaggio di uno dei nostri eroi, né degli avversari azulgrana, ma solo quello di noi spettatori impegnati a non guardare lo scempio che ci si parava davanti. Ma se sui centrocampisti è pesata l’ipnosi del malefico folletto, sul Colosso diventato uno gnomo piccino piccò, sul Muro trasformato in una tenera tela di ragno bucherellata, su Crystal tornato il buco con il difensore intorno, non pesa nient’altro che il quintale di cacca che si sono ritrovati nelle mutande (forse contagiati da un virus di cui i mediocampisti sono storicamente portatori, così come confermato dall’odierna prestazione).
Di undici indomiti cavalieri gli spettatori riescono a vederne solo quattro accompagnati da sette spettri. Il Leone si salva ma dopo gli errori in fase di conclusione se fossimo il Presidente gli decurteremmo istantaneamente lo stipendio, nonostante la tanta corsa e la tanta qualità messa in campo a differenza dei fantasmi con cui si è trovato a calcare il rettangolo verde. Il Principe esibisce tanta generosità, ma difficile che questo basti nel calcio. L’Acchiappasogni ha fatto quello che poteva e l’Orco è l’unico a non aver smarrito la sua identità in una nottata orrenda. Nonostante tutto ciò per la quinta volta in cinque partite nella Lega dei Citroni al decimo minuto siamo sotto di un gol, un dato statistico imbarazzante e senza appello; e al venticinquesimo di due. Poi tutti decidono che basta così. Non ci sono cambi che tengano e l’ingresso della Trivella Fotonica all’ottantesimo è una specie di bandiera bianca come la nostra maglia da trasferta issata di fronte ai Campioni d’Europa e futuri Campioni del Mondo.
La sconfitta brucia, ma brucia molto di più l’inguardabilità della nostra squadra, la pavidità di giocatori che fanno i gradassi solo dentro le mura di casa sciogliendosi in una marea di maleodorante liquame semisolido quando sentono le trombe degli alfieri citroniani. Nessuno pretendeva di sbancare il Camp Nou, ma di giocare la partita senza timori reverenziali e sullo stesso piano degli avversari blasonati questo sì. Invece sia noi tifosi che qualcun altro si dovrà rendere conto che il problema non è l’allenatore. Ora, come ogni interista sa, ci attendono tre gare durissime, l’ultima delle quali sono pronto a scommettere sarà in bilico sul filo del rasoio fino all’ultimo secondo dell’ultimo minuto di recupero in uno stadio mezzo vuoto dopo l’ennesima figura di merda nel salotto buono del mondo calcistico. Don’t Look, non guardare, è una vergogna. E l’onta la paghiamo anche noi. Bastardi.
 

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Inter in Wonderland: Mork e Mindy

23 Novembre 2009 Commenti chiusi

 

I ragazzi di Mourlino reduci dalla soporifera pausa per le nazionali avendo perso per strada il Bambino d’Oro e solo precauzionalmente l’Olandesina Volante, si affacciano su un campo della serie di Oz per ricominciare a correre. Sbarcano dall’astronave con il nostro Mago nerazzurro che chiama a gran voce: "Qui Mork chiama Oz, rispondi Oz". I mindyiani rossoblu, poveri terrestri, osservano con stupore e si adeguano al loro ruolo. Checché voi ne diciate, Mindy era carina e intelligente e piaceva a tutti, ma il protagonista indiscusso della serie è sempre stato Mork: questo è il riassunto del match, Mork è ed era nerazzurro.
Mourlino schiera la formazione aliena titolare, e i terrestri cercano di rispondere senza mostrare timori, ma il match è a senso unico: il bombardamento è incessante e dopo le schermaglie di un paio di decine di minuti il Principe scarica in rete un bolide senza esitare. Si presagisce la goleada, ma il Panterone ex gobbo che ci purga ogni volta appare in area e con un incantesimo salvato nel medaglione regalatogli da un suo nonno sudamericano riesce a far scomparire la palla e trasferirla direttamente nel sette. Tutto nel giro di trenta secondi dal gol del vantaggio. Gli alieni per un attimo paiono sbigottiti.
Si ripigliano subito, prendono la palla e non la restituiscono più agli avversari. Sul finire del primo tempo Supermario dopo il solito giallo guadagnato a caso, mette nel sacco il secondo gol nerazzurro.
Nell’intervallo Mourlino capisce che non si può giocare 10 contro 11 e spomparsi prima della gara del Camp Nou e sostituisce Supermario con il Leone. I difensori del Bologna iniziano a vedere le streghe aliene di Oz. Prima prendiamo due pali e la palla incredibilmente esce sotto gli occhi attoniti del Pelato. Poi il Principe da un metro spara un missile terra aria sulla traversa. Poi il Drago quasi uccide il povero Viviano con un altro proiettile e un difensore fa del suo corpo scudo alla discesa tipo slalom gigante del Colosso. Alla fine i mindyiani capiscono l’antifona e accettano di prendere un altra pera facendo fare un figurone sia al Principe per l’assist che appoggia al Pelato per la tega di sinistro al volo.
Partita finita. Al Colosso però come al solito risale la grappa nel momento sbagliato e si esibisce in un doppio insulto al guardalinee al minuto 46 del secondo tempo. Non chiamandosi né Totti né Camoranesi viene giustamente espulso e rischia di prendere due giornate di squalifica che gli costeranno la partita con i gobbi. Fin d’ora dichiaro che Mourlino è talmente pazzo da far esordire con la Viola Donati, e io lo stimerei, ma mi cagherei addosso. Il match ci dice solo che siamo in forma tutto sommato e che siamo concentrati verso martedì. Meno male, ma speriamo che non salga anche ad altri la grappa nel momento peggiore. 

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