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Archivio per la categoria ‘spalti e madonne’

Inter in Wonderland: m&ms, mestizia, misericordia e microrganismi

9 Novembre 2009 2 commenti

 

I Burini Imperiali si presentano al cospetto dei Signori della Guerra nerazzurri. Asce di guerra? Catapulte? Tempeste di frecce dalle piume nere e blu? Niente di tutto ciò. I problemi del match sembrano essere ben più moderni: un rebus epidemiologico per alcuni, una mesta questua per altri. In entrambi i casi uno spettacolo indignitoso.

Che ci fosse qualcosa di strano nell’aria lo si capisce praticamente da subito. Mourlino dispone di tutti i suoi uomini, fatto più unico che raro, ma decide di schierare una formazione con una disposizione tattica che il Professore Scoglio avrebbe giustamente definito ad minchiam: la Statua di Sale interno sinistro, Calimero interno destro, il Leone d’Africa a spazzare la linea del fallo laterale e sua lentezza Barbalbero a dettare i tempi dalla cabina di regia. Praticamente un sonnifero non convenzionale liberato su tutto il fronte. I più attenti tifosi capiscono subito che ci deve essere qualche problema e si dividono istantaneamente in due fazioni: quelli che attribuiscono il tutto a labirintite e quelli che propendono per la meningite. Una sparuta minoranza sostiene la presenza di entrambe le patologie, altro che H1N1 e panico mediatico.

In effetti Mourlino deve avere entrambe perché oltre alle difficoltà tattiche non si accorge che in campo ci sono dodici giallorossi, anche se uno per errore è stato dotato di fischietto: combinati come sono i Burini Imperiali possono pure giocare in 15, ma difficilmente dovrebbero poter avere ragione degli eroi nerazzurri. Purtroppo però quest’ultimi sono decisamente debilitati: la Statua di Sale non riesce a capire neanche da che parte è la metà campo avversaria, mentre Calimero ha una sua versione molto personale del virus, concentrata nei piedi.

Il dramma si tocca al 13esimo quando il malefico virus si manifesta anche nell’Acchiappasogni, che improvvisamente vede le dimensioni della sua porta oscillare e prende un gol che neanche Dida nei suoi peggiori momenti di obnubilazione. Il Mago non si è accorto dei suoi problemi microbiologici dato che deve aver trasmesso l’agente patogeno un po’ a tutti in ritiro: il Leone non riesce a fare un passaggio che sia uno, tutto il centrocampo gira a vuoto come se avesse davanti l’Ajax di Cruijff, in difesa il Colosso ciondola disperato come un alcolista anonimo all’ennesima ultima sbronza, mentre il Principe sembra il solo immune ai germi mouliniani, dato che riesce a fare l’unica azione da gol degna di questo nome del primo tempo.

In compenso i Burini Imperiali si rendono protagonisti di una delle scene più tristi e umilianti della storia del calcio italiano: appena un nerazzurro si avvicina, si buttano a terra, implorando ogni forma di pietà e misericordia. Ci provano un po’ tutti, da Pizarro a Perrotta, da Motta a De Rossi, ma i peggiori in assoluto sono i due mangialumache trapiantati nella capitale. Mexes comincia con una lagna che fa spazientire tutto lo stadio: "dai, su, o sapete com’e’, tenemo famija, roselli’ m’ha detto che er vostro presidente nun ce po’ fa anda’ via da milano a mani vuote, dai semo in crisi, i tifosi ce scuoiano, e lasciateci sti tre punti, no? che ve costa?". Il tutto mentre rantola a terra come se fosse stato colpito da un cecchino del terzo anello. Peggio di lui – dato che non ha alcun legame sentimentale a giustificare il melodramma – fa quel piangina di Menez: "e dai, ragazzi, lasciateci fare, vi prego. fate la carità a un povero storpio che ha trovato casa nella ex capitale dell’impero, fatemi fare bella figura, su, siate misericordiosi…" e via così per un’ora e mezza. E poi ci si chiede dove gli italiani abbiano preso il vizio dell’abiura della propria dignità….

Nel secondo tempo l’agente patogeno sembra dare un po’ di tregua a Mourlino che almeno azzecca i cambi. Purtroppo anche i rincalzi sono infetti: l’Olandesina sembra quello con la forma più lieve di labirintite, mentre Supermario ciondola prorompendo a minuti alterni in un mestissimo blues. Gli altri continuano a non dare segni di miglioramento epidemiologico. I Burini continuano a gettarsi in terra e a pregare gli eroi nerazzurri. Il Leone azzecca un tiro sui duecento palloni che tocca e riporta la squadra in parità, e un po’ tutti hanno sul piede prima o poi nel secondo tempo la possibilità di chiudere i conti, ma la labirintite non perdona: tiri sparati fuori da posizioni incredibili, passaggi a due metri sbagliati grossolanamente, e via dicendo.

Dopo altri 45 minuti di imprecazioni e fastidi – in gran parte dovuti al dodicesimo giallorosso a cui non è certo imputabile il pareggio, ma che ha contribuito a rendere la serata ancora più infernale per i poveri spettatori – il match finisce in parità.

Concludiamo così questo secondo tour de force prima dell’ennesima stramaledetta pausa per le nazionali. Gli eroi nerazzurri si sono ripuliti il curriculum religioso facendo la carità ai Burini Imperiali, e quest’ultimi hanno strappato l’ennesimo punto d’oro alla Beneamata a San Siro, beneficienza che non manca mai sull’asse Moratti-Sensi. C’è da sperare che Mourlino trovi la soluzione all’epidemia, dato che al rientro in campo per la Serie di Oz i nostri saranno attesi da una serie di match determinante per l’andamento dell’attuale anno di grazia, in ogni competizione.

A volte capita una partitaccia, ma come dice Mourlino "una grande squadra gioca sempre con la stessa grinta e la stessa voglia di vincere". Forse noi dobbiamo ancora fare un po’ di strada in questa direzione.

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La Lega dei Citroni: muerte a los vampirlas!

5 Novembre 2009 4 commenti

 

La parola d’ordine per Mourlino è: smettere di fare la figura dei citroni. Il mago nerazzurro si affaccia nella terra dei vampirla passando il messaggio chiaro e tondo ai nostri eroi: non fate i pirla, fuori gli occhi della tigre! E in effetti l’Acchiappasogni e compagnia si presentano in campo meglio del solito, se non proprio un maestoso felino, quantomeno non il solito micino cacasotto. Nonostante tutto la partita non decolla, l’Olandesina – alla faccia dello stiramento di primo grado svela il suo hobby di fare la linguaggia ai pinguini – piglia al minuto tre una traversa che ricorda a tutti gli interisti nefaste sfighe passate in cui la palla non entrava mai in porta manco a piangere.
Il match preso con il piglio giusto fa capire subito che tipo di serata è: al ventunesimo, al primo tiro in porta dei vampirla, il loro capo, che ha l’abitudine di purgarci ogni qual volta gli sia possibile dai tempi in cui indossava la divisa della Rappresentativa del Signore della Terra dei Cachi, riesce a imbroccare di culo una traiettoria imparabile. Sembra impossibile, ma ancora una volta siamo sotto. Ancora una volta siamo i Citroni della situazione.
Mourlino è incazzato come una biscia mannara e negli spogliatoi lascia amabilmente un elettrodo collegato alle panche di ferro della cara vecchia terra sovietica dei vampirla. Fuori il Pelato – anche se è il Drago quello che non sembra molto in palla – e Crystal, il buco con il difensore intorno, impresentabile in partite come questa – ancorché e soprattutto se semi infortunato. Lo spirito della biscia mannara passa nei corpi dei nostri eroi nerazzurri. I vampirla continuano a non esistere – d’altronde li ho inventati io – e i nerazzurri schiacciano sull’acceleratore. Il Muro e l’Orco dietro sono una barriera impenetrabile e il Capitano d’Acciaio spostato terzino evita di farmi perdere il senno dall’incazzatura per i suoi maledetti 18 tocchi prima di dare il pallone. Il Colosso è assente ingiustificato: sono queste le partite dove far vedere di che pasta è fatto un giocatore, e stasera il ragazzo ha dimostrato per ora di essere un po’ un frollino. Quando a mediocampo la palla viaggia, magicamente tutti giocano meglio: solo all’Inter da 10 anni se ne sono accorti tutti tranne chi scuce il grano, mannaggia a lui.
Il Principe e il Leone fanno il loro, Supermario appena entrato è un’ira d’iddio, l’Olandesina semina il panico tra le linee. Ma sembra proprio una di quelle sere in cui la palla non entra mai, puoi tirare duecento volte e quella non entra mai: una volta per errori macroscopici di uno degli attaccanti, un’altra per il palo, un’altra per il rimpallo sfigato, ma non entra. In campo e sugli spalti c’è chi sembra rassegnato rabbiosamente alla sfiga e chi decide di abbattere a suon di bestemmie il papà dell’unico palestinese che rimarrà nella storia. Ma il papi è un osso duro e la palla continua a non entrare. Maldida!
Minuto 86: l’Olandesina passa a fil di spada la palla, il Principe la stoppa, si gira e la svirgola nel punto balisticamente più improbabile, beffando la sorte, il padre eterno e pure il portiere dei vampirla. Pareggio e delirio in sala.
Minuto 89: botta da fuori del Leone, il portiere dei vampirla fulminato sulla via di Kiev devia, il Principe la rincorre, tira da posizione impossibile, il maledetto la prende di nuovo, non trattiene, arriva l’Olandesina e con la punta del piede la sbatte nel sacco. Tripudio e disonore sulla signora sfiga. Mortacci sua. Bollettino nella Terra dei Cachi: almeno 200 morti tra i pensionati – si sa che siamo filantropi e vogliamo aiutare la Cassa Straordinaria per i Disoccupati con i risparmi dell’INPS – e svariati infarti. Io mi sono strappato un pettorale a furia di agitare i pugni e stringere spalle.
Si gode, ma se dobbiamo vincere sempre così i nerazzurri devono pensare a un forte ricambio generazionale tra i tifosi, perché di over 35 ne rimarranno molto pochi. Alla fine conta solo una cosa: morte ai vampirla e a loro leader, questa volta il suo gol non è servito a un cazzo.
 

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Inter in Wonderland: Meditazione e Trance nel Vuoto Pneumatico

2 Novembre 2009 Commenti chiusi

 

Mourlino sa di avere una sola missione: risparmiare uomini in vista di mercoledì. La strategia Mourliniana è chiara: oggi non si gioca, si fa meditazione tutti insieme, costi quello che costi. Aiuta la concentrazione, pacifica gli spiriti ed evita gli infortuni. Il solito culo nerazzurro lo aiuta: la Statua di Sale si scopre infortunato – chissà come ha fatto senza manco giocare a calcio – l’Olandesina lo è già, Calimero si infortunerà in partita nonostante le pose yoga e Supermario ha ancora la febbre. In due giorni ci vorrà un miracolo per recuperare uomini e quasi quasi sarebbe meglio rimandare la Lega dei Citroni per sperare di rigirarsela diversamente qualche giorno più in là.

In campo gli eroi nerazzurri vengono selezionati a caso, d’altronde seduti a gambe incrociate e braccia conserte si possono schierare anche Bertoldo e Cacasenno. In effetti una mediana di eroi di tutta qualità come Calimero (finché c’è), Barbalbero e Krhipton il Vulcaniano la dice lunga su come Mourlino pensa finirà il match. E il frenetico circo della Serie di Oz ha bisogno di recuperare la dimensione di sé stesso: un bel novanta minuti di nulla sono proprio quello che ci vogliono per concentrarsi in vista degli impegni futuri e per ricordarsi che si vive nel Paese che Non Esiste (altrimenti alcuni eventi della cronaca e della politica risulterebbero incomprensibili nel contesto di un luogo nel Mondo Reale).

Nonostante il vuoto pneumatico, Mourlino si diverte un mondo, come si evince dal suo viso rilassato e per nulla imbronciato (solo gli sprovveduti credono a questa favola delle gite negli ospedali pediatrici, mentre i più cinici sanno che nella cantina di casa il nostro mister nasconde una stanza delle torture agli infanti, ed è la scoperta di questo nefando segreto la verità dietro il suo scontro con gli eroici e onesterrimi giornalisti della rosea). Per far divertire anche il pubblico schiera anche Amantone il Calciatore Ciccione per giocare 10 contro 12 dato che sistematicamente il nostro disprezzabile obeso passa la palla all’avversario, già in superiorità numerica per la sola sua presenza in campo, se non per il fatto di giocare da seduti. Il match scorre lento e soporifero. Nonostante tutto l’imbelle squadra di caciucchi fa un solo tiro in porta – su punzione – in tutta la partita. Due lampi squarciano la noia: dribbling e saetta del Principe; contropiede e puntata in controtempo del Colosso, che dovevano sgranchirsi le gambe dopo 70 minuti accartocciati sulle propria ginocchia. Per i caciucchi basta e avanza. Chissà cosa servirà mercoledì.

Nessuno degli eroi nerazzurri e dei loro sostenitori dorma sonni tranquilli. Perché bisognerà sudare sangue. Nella terra dei vampirla (quella dei vampiri è la Transilvania, per chi non avesse studiato).
 

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Inter in Wonderland: psichiatria unica via

30 Ottobre 2009 Commenti chiusi

 

La Terra dei Cachi e la Serie di Oz sono luoghi dell’impossibile e dell’improbabile, spazi in cui storie tramandate di generazione in generazione possono vivere una nuova, diversa e incredibile vita. Mourlino lo sa e intende perfettamente lo spirito guascone di Halloween, decidendo per l’occasione di vestire i panni di Dick Dastardly. I nostri eroi per una notte saranno tutti simulacri di Mutley e insieme cercheranno di riscrivere una versione di Stop the Pigeon in cui a vincere siano finalmente i cattivi, e non i dannati piccioni picciotti dalle piume rosanero guidati da un vecchio eroe nerazzurro che lo stadio incita e saluta più della squadra stessa. Chi ha più di vent’anni si è certamente commosso vedendo Walter calcare ancora una volta il terreno di gioco di San Siro. Lui ci ripaga dando una sola indicazione ai suoi: "giocatevela". Peccato che la sagacia di Mourlino Dastardly abbia preparato un gioco in cui i rosanero sono prede e i nostri eroi cacciatori, senza alcuna intenzione di finire con un "…e vissero tutti felici e contenti."
Il piano funziona perfettamente e in campo si sparge il panico. Ne succedono di tutti i colori: catapulte infernali, aerei carichi di tritolo in picchiata sui piccioni, trappole aeree, fionde, lazos, cannonate alla mia destra, cannonate alla mia sinistra. E poi, mettetevi nei panni dei poveri pigeons: vedere tre Mutley grandi come un Drago, un Leone e un Supereroe dalla pelle scura ghignarvi in faccia sbraitando "medaglia medaglia medaglia" mentre danzano sul pallone manco fossero Nureev è una storia di merda. Proprio una storia di merda. Il cui risultato sono quattro gol tondi tondi e almeno altri quattro divorati. Medaglie per tutti.
Intervallo: relax; Mourlino Dastardly non si avvede che la simbiosi con la mente di Mutley sta per giocare un brutto scherzo ai suoi. Nella fortunata serie a cartoni animati il canovaccio prevede che a un certo punto il cagnaccio ne combini una di troppo, mandando all’aria i piani del suo mentore Dick. Supermario si è calato un po’ troppo nella parte: rientra in campo, finge un attacco febbrile ed esce recando con sé un sacchetto sospetto grondante sangue. Non sono gli scalpi dei piccioni picciotti, ma i cervelli originali dei suoi compagni. Qualcuno giura di aver visto un ghigno satanico illuminargli il viso d’ebano lungo gli scalini degli spogliatoi. Ecco il patatrac che fa chiedere a tutti i tifosi a gran voce l’intervento di una unità di emergenza psichiatrica: in quindici minuti prendiamo tre pere in azioni così demenziali da essere degne di un cartone animato, più che della realtà perquanto non tanto solida, della Serie di Oz.
Improvvisamente Mourlino Dastardly capisce cosa sta succedendo. Scende negli spogliatoi e strappa di mano il sacco a Mutley Balotelli. Al suo rientro le borracce che arrivano ai giocatori in realtà contengono la loro identità e magicamente i nerazzurri tornano a giocare.
E qui arriva il classico colpo di culo Mourliniano: il Colosso, che dimenticandosi del turno infrasettimanale aveva deciso di uscire con gli amici il mercoledì per la sbronza del secolo, sceglie proprio questa fase della partita per avere lo scatto del tossico, l’istante in cui il tasso alcolemico scende sotto il livello di guardia. Infoiato semina il panico sulla fascia, entra in area, scodella il pallone in mezzo e il Principe redivivo la butta nel sacco. Mancano sette minuti più recupero, ma ormai la situazione è sotto controllo. Mourlino ha finlamente dato un senso al titolo del suo serial a cartoni preferito.
Cala la nebbia su Milano e sulla partita: speriamo che raffreddi i cervelli troppo sollecitati e che convinca ulteriormente il Mou a far riposare chi deve riposare. Con il Livorno deve bastare anche la Primavera – tera-sgraaaaaat – sempre che il cervello dei nostri eroi rimanga al suo posto. Halloween finisce la notte del 31 ottobre, chiaro?
 

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Inter in Wonderland: espiritu circensi

25 Ottobre 2009 Commenti chiusi

 

Il Premiato Cementificio Etneo LoMonaco sbarca sul terreno rizollato a strisce di San Siro con le idee chiare e le motivazioni giuste. "Venderemo cara la pelle", dichiara il giovane tecnico emergente Aztori (che a dispetto del nome, è italiano almeno quanto Supermario), e Mourlino ci crede: lascia a casa 4 titolari, schierando un rombo senza arte né parte. I più sagaci osservatori avrebbero potuto notare subito che con l’Orco e Speedy Pizza coppia di difesa centrale e la rapidissima copertura di Barbalbero Vieira, la comica sarebbe stata dietro l’angolo, ma nessuno avrebbe immaginato che cosa la partita era sul punto di rivelare.
Minuto 12: Calimero pennella il primo cross dalla tre quarti a spiovere in area, il Leone Nerazzurro cerca di raggiungere il pallone ma lo manca clamorosamente, la sfera rimbalza a terra e Campagnolo – nomen omen in porta per gli operai specializzati in calce – la rincorre goffamente, novello emulo di Ridolini. Il più classico dei gol a voragine inaugura le marcature. Pochi minuti e si capisce che la partita è un enorme omaggio all’arrivo in Italia del più famoso Circo del mondo: il Circo Barnum.
Ci si mettono tutti: Giannoccaro fa due pernacchie (a Balotelli, e qualcuno riferisce di aver anche sentito "gné gné gné di rigori per te no ghe n’è") e tutti i giocatori lo scambiano come il nuovo segnale che la FIFA vuole sperimentare (si veda mie precedenti cronache dalla Terra dei Cachi). Cominciano per un minuto buono a giocare solo a rimbalzi di testa o tiri al volo, in una riedizione del Campionato delle foche monache – che non è la Serie di Oz, vi ricordo. Il pubblico è un po’ basito, ma lentamente entra nello spirito e se la ride rilassato. Ma il primo tempo è una specie di riscaldamento, come confermato anche dal secondo gol dell’Olandesina Volante, finalmente su punizione.
Il secondo tempo è molto più spumeggiante dal punto di vista circense: Capuano capeggia la riscossa etnea con discese d’altri tempi concluse con tiri che non si qualificano neanche come tali, ovviamente colpa del Destino cinico e baro, e qualcuno pare abbia sentito dagli spalti una voce urlare distinta in un momento di silezio "Sei un povero stronzo patetico!" e aver visto il giocatore chinare il capo consapevole dei propri limiti; Speedy Trottolino Ramiro Gonzales Cordoba si contorce a mezz’aria nei recuperi o si lancia a piedi uniti sull’avversario, ostentando misconoscenza delle regole del calcio e della gravità terrestre; l’Orco svariona ogni 5 minuti in preda ai fumi della droga, tanto per tenere alta la tensione; Calimero svirgola e fa partire delle fagiolate inguardabili; il Capitano addirittura partecipa a un contropiede (il colmo della comicità); Mourlino fa riscaldare per 45 minuti Astronautovic per poi far entrare Krhipton il klingoniano sloveno a freddo e guarda beffardo i tifosi mentre Matrix si fionda sul campo come a chiedere "centravanti o non centravanti, questo è il problema…"
Mourlino partecipa anche lui con palleggi e tocchi di prima allo spettacolo, così come tutti i nostri uomini avanzati. L’Acchiappasogni a dieci minuti dalla fine si impietosisce e si dà alla giocoleria, regalando un generoso rigore con la collaborazione dell’arbitro. I presenti allo stadio, che fino a quel momento avevano vissuto la serata come una specie di picnic, si intesiscono, ma è solo la preparazione per il grande colpo di scena finale. Punizione dal limite, il Leone va sulla palla, la scaglia verso l’incrocio e poi con un colpo di genio sposta la porta cinque centimetri a sinistra per lasciar sfilare la palla e uscire dal campo tra gli applausi di chi non ha voluto mortificare l’avversario. Coup de teatre e triplice fischio.
Ogni tanto vincere senza faticare, rilassandosi e sorridendo, è un toccasana per il fegato e i nervi provati dei tifosi della Beneamata. Burp.
 

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Scoop: gobbi e tendenza al crimine

22 Ottobre 2009 1 commento

 

Giuro, se gli juventini non ci fossero bisognerebbe inventarli. Riporto senza commentare oltre questo articolo da adminchiam.

 

Erano ormai giunti ad un punto di rottura e pronti a catalogare lo
studio come inclassificabile, unico caso dopo decenni di studi portati
tutti a termine e con precise indicazioni sociologiche. Finché un
italiano non gli ha dato la soluzione…

Sulle pagine dell’autorevole Sociology Review è stato recentemente
pubblicato(1) un breve saggio che, pur essendo passato inosservato qui
in Italia, possiede risvolti se vogliamo anche un po’ comici, non
fosse che per il quadro assai poco lusinghiero che emerge del nostro
Paese.


Qualche mese fa, un gruppo di ricercatori statunitensi ha completato
uno studio sulle cause della microcriminalità in Italia, commissionato
a quanto pare dal Ministero degli Interni all’Università dell’Iowa per
identificare le cause sociologiche della criminalità non-organizzata
al fine di individuare strumenti alternativi con cui combatterla.

Come spesso accade sulle riviste accademiche, l’articolo presentato è
soltanto un spunto iniziale di studio relativo alle prime impressioni
suscitate dal periodo di osservazione dei firmatari. "I risultati
verranno resi noti tra qualche mese" (2) è infatti la frase di
chiusura dell’articolo che però, seppur a questo stadio embrionale, ha
fornito all’equipe della Iowa University of Des Moines spunti
sufficientemente interessanti per iniziare a interessare l’intera
comunità scientifica d’oltreoceano.

Non trapelano molte notizie sul campione statistico preso in esame, ma
nella parte introduttiva si accenna a "migliaia di volontari
sottoposti al test" (3) cosa che dovrebbe rendere lo studio quantomeno
attendibile.

Per certi versi, come anticipavo all’inizio, i risultati sono stati
imbarazzanti e, non fosse per l’impianto assolutamente rigoroso
dell’indagine e per l’autorevolezza della rivista che ne ha pubblicato
i primi stralci, potrebbe facilmente non essere preso sul serio. A
stupirsene sono gli stessi firmatari della pubblicazione, ammettendo
candidamente "Before the final, surprising proof, we didn’t think
anything like that could ever be taken in serious consideration" (4).

Se la realizzazione del micro-crimine rimane a livelli di normalità
col resto d’Europa — pur mantenendosi leggermente superiore ad altri
paesi quali Francia, Grecia e Spagna — a preoccupare è quella che gli
stessi autori definiscono "tendenza al crimine". (5) Un numero
impressionante di intervistati (poco più del 79%), ha infatti
confessato che, avendo l’assicurazione di non essere scoperto o, in
alternativa, avendo garanzie anche minime di incorrere in condanne più
o meno lievi, "avrebbe volentieri commesso un crimine". (6) In molti
casi, "un crimine qualunque" (7) "per il semplice gusto di farlo" (8).
Gli stessi (soggetti anonimi, come precisato nell’identificazione
della procedura adottata nel paragrafo di preambolo), hanno ammesso di
"sentirsi impunibili o quasi". (9)

E’ proprio qui, come ammettono i ricercatori, che la loro indagine si
è trovata "a un punto morto" (10). Il motivo è presto spiegato: "Non
esisteva un solo comun denominatore che potesse determinare la causa
di un simile atteggiamento perché i soggetti intervistati non
possedevano radici comuni di alcun genere: non la categoria sociale,
non l’estrazione culturale, non l’educazione né il censo… niente che
potesse ricondurre quei sorprendenti risultanti a un unico ceppo
individuabile che fosse poi possibile sottoporre ad analisi
ulteriore". (11)

Da notare che il team coinvolto nell’indagine è tutt’altro che poco
preparato: Johnson, Reynard, Berkovitz (i primi tre firmatari) sono da
decenni consulenti dell’Unione Europea e della Casa Bianca, e i
ricercatori co-firmatari dell’articolo (McKenzie, Hutchinson, Smith,
Rice e Stratton) hanno all’attivo diverse pubblicazioni su riviste di
settore, spaziando dall’analisi statistica (è il caso di Smith) alla
matematica (Rice) per finire con la sociologia antropologica
(Stratton, Hutchinson).

Come ammesso candidamente in sede di pubblicazione, "la soluzione
all’enigma non arrivava".(12)

"Eravamo sul punto di abbandonare lo studio", ci ha confessato Ezekiel
Reynard quando l’abbiamo contattato via mail, "finché un cameriere,
durante la cena della sera prima della partenza, si è lasciato
scappare una battuta apparentemente innocua che inizialmente non
abbiamo nemmeno compreso". Si tratta di una battuta, però, a cui noi
italiani siamo abituati. Per farla breve, nel sentirli discutere di
tante persone così diverse tra loro unite solo dal desiderio e
dall’inclinazione a commettere un reato — uno qualunque purché fosse
reato — il cameriere ("che per nostra fortuna, lavorando in una
rinomata località turistica, conosceva perfettamente l’inglese",
aggiunge Reinhard direttamente nell’articolo) (13) ha esclamato
ridendo: "Saranno certamente dei gobbi". (In originale nell’articolo
la parola adoperata è l’arcaico "Hunchbacks") (14)

La storia sembrerebbe finita lì, con una battuta.

"Quando vidi Paul [Johnson, NdT] alzare le sopracciglia in quel modo
capii che aveva subodorato qualcosa" ci confessa via mail Phil
Mckenzie, il più giovane dei sociologi, al primo impegno di questa
portata ma già in ambiente accademico considerato un precoce genio.
"Ci siamo ammutoliti tutti perché Paul quando fa così trova sempre la
soluzione al problema. E infatti la soluzione è arrivata".

L’articolo della Sociology Review prosegue così: "Paul chiese che
qualcuno gli traducesse il termine ‘gobbo’, ma la traduzione non ci
fornì ulteriori segnali. Nessuno degli intervistati, infatti, aveva
caratteristiche fisiche che potessero portare alla mente problemi alla
spina dorsale (15) […] "Mentre tutti noi avevamo già derubricato la
questione a puro folklore italiano" prosegue McKenzie nelle note a
margine dell’articolo,(16) "Paul non volle fermarsi e richiamò il
cameriere. Il ragazzo all’inizio sembrava spaventato… gli abbiamo
spiegato il problema e ha cominciato a ridere come se avesse visto il
miglior film comico della sua vita."(17)

Dopo essersi calmato, il giovane cameriere (18) spiega a McKenzie e a
Paul Johnson che, in Italia, il termine "gobbo" (19) è riferito ai
tifosi della Juventus. "Sono pronto a scommetterci la mancia che mi
lascerete" conclude il cameriere.

Nei giorni seguenti, rimandato il viaggio di ritorno, il team "ha
richiamato i soggetti dello studio, tentando di rintracciarli tutti".
Ciò non è stato possibile (20), ma la percentuale di "astenuti in
seconda analisi" (21) è talmente irrisoria da non aver inficiato,
secondo Paul Johnson, i risultati dello studio stesso. Ai richiamati è
stata sottoposta la precisa domanda "Per quale squadra di calcio fai
il tifo?" (22). Domanda che, stando sempre alle Note a Margine firmato
da McKenzie, "aveva riscontrato diverse opposizioni tra gli altri
membri del team, che non la ritenevano sufficientemente seria. Se Paul
e Ezekiel [Reynard, NDR] non avessero fatto valere tutta la loro
autorità accademica, credo avremmo dichiarato conclusa l’indagine con
un insuccesso" (23) chiosa McKenzie.

Il risultato della ripetizione dello studio è stupefacente: soltanto
lo 0,2% dell’iniziale 79% "tendente al crimine" ha dichiarato di
supportare una squadra di calcio diversa dalla Juventus. E, di contro,
soltanto lo 0,28% del restante 21% si è dichiarato "juventino" (24).
Numeri inequivocabili che, oltre allo stupore che possiamo immaginare,
ha portato a un’ulteriore verifica, effettuata questa volta con
"soggetti diversi, selezionati con il preciso scopo di tenere al di
fuori della ricerca i tifosi della Juventus" (25). E il risultato, se
vogliamo, è stato ancora più imbarazzante: il 99,65% del secondo
campione non ha mostrato tendenze alla criminalità. "Tra gli scartati
perché tifosi della Juventus, il rapporto era inverso: il 99,73% era
incline a commettere un reato qualunque." (26)

"E’ innegabile", riferiscono Paul Johnson e Ezekiel Reynard in un
recente articolo integrativo apparso nel supplemento della Sociology
Review (27), "che i risultato siano anomali, ma d’altra parte non era
possibile in alcun modo mettere in discussione la prassi scientifica
consolidata secondo cui lo studio è stato condotto. Lo studio è stato
ripetuto con gruppi di persone meno folti, in cui è stata tentata
un’omogeneizzazione in altri ambiti quali, per esempio, l’estrazione
sociale, il reddito e l’area politica di appartenenza" (28).

E le conclusioni sono sconcertanti. "L’unica cosa che giustifica
questa tendenza in Italia è la squadra di calcio supportata dal
soggetto", ammette (29). "Ci sarebbe da capirne i motivi, e sarà
oggetto di un prossimo studio comprenderne le cause e gli effetti. Non
posso che affermare, dati alla mano, che chi tifa Juventus, in Italia,
è innegabilmente tentato di commettere anche solo un micro-crimine
privo di significato alcuno, purché abbia la seppur minima garanzia di
impunità."(30). Un altro punto che Johnson e Reynard intendono
analizzare è se sia il tifo per la Juventus la causa e la "tendenza al
crimine" l’effetto, o viceversa.

"Per far questo avremo bisogno di ritornare in loco e affrontare uno
studio su scala più vasta", è la conclusione dei due sociologi
dell’Università dello Iowa. (31)

Di sicuro, nell’ambiente accademico, italiano e non solo, l’articolo
pubblicato dalla Sociology Review ha suscitato non poco scalpore.

[Ma.Ric.]

NOTE:
(1) Johnson P., Reynard E., Berkovitz P.; McKenzie F., Hutchinson S.,
Smith A., Rice A. & Stratton, J. – "Micro-criminality in Italian
modern culture, a case study: Introductory Notes" – in "Sociology
Review" vol.VIII issue 7, pagg. 17-34. Des Moines, UIDM Academic
Press, 2009.
(2) Ibid., pag 34.
(3) "The subjects were thousands", Ibid., pag. 24.
(4) "Prima della sorprendente prova definitiva, non avremmo mai
pensato che una cosa del genere potesse essere presa in seria
considerazione", Ibid, pag. 31.
(5) Nel testo originale "proclivity to crime" (art. cit., pag. 18)
(6) "Would gladly commit a crime" (cit.)
(7) "Any crime would do" (cit.)
(8) "For the mere sake of it" (cit.)
(9) "They felt immune to any kind of possible punishment" (art. cit,
pag. 19)
(10) "We were at a dead end" (art. cit, pag. 27)
(11) Ibid.
(12) "We were unable to solve the riddle" (art. cit., pag. 27)
(13) Ibid.
(14) "We were shocked, mistakenly perceiving this as an archaic,
out-of-time form of physical discrimination we didn’t expect" (art.
cit., pag. 28)
(15) E’ interessante notare come, in modo del tutto naturale, gli
autori dell’articolo abbiano inizialmente pensato all’ovvia deformità
fisica suggerita dal significato letterale del termine. [NdT]
(16) McKenzie F, & Stratton, J. – "Complementary Notes to
Micro-criminality in Italian modern culture" – in "Sociology Review",
vol. VIII issue 7, pagg. 35-38. Des Moines, UIDM Academic Press, 2009.
(17) Ibid., pag. 37.
(18) Descritto come "simpatico, affabile, un po’ sbruffone" ("Nice,
funny, kind – if a bit boasting"), Ibid., pag. 36.
(19) Ancora una volta qui viene adoperato l’arcaico "Hunchback" (NdT)
(20) Secondo i dati di McKenzie, tre persone non sono state
rintracciabili e non hanno quindi potuto partecipare alla seconda
sessione dell’analisi statistica. (NdT)
(21) "Second-wave subjects" – Johnson P., Reynard E., Berkovitz P.;
McKenzie F., Hutchinson S., Smith A., Rice A. & Stratton, J. –
"Micro-criminality in Italian modern culture, a case study:
Introductory Notes", art. cit.
(22) "Which soccer team do you support?" – Ibid., pag. 30.
(23) McKenzie F, & Stratton, J. – "Complementary Notes to
Micro-criminality in Italian modern culture", art. cit.
(24) Qui viene adoperato l’ibrido "juventine", chiaramente mutuato
dall’italiano (NdT) – Johnson P., Reynard E., Berkovitz P.; McKenzie
F., Hutchinson S., Smith A., Rice A. & Stratton, J. –
"Micro-criminality in Italian modern culture, a case study:
Introductory Notes", art. cit., pag. 31.
(25) Ibid., pag. 33.
(26) Ibid.
(27) Johnson, P. & Reynard, E. – "Integration to Micro-criminality in
Italian Modern Culture" – in "Sociology Review", vol. VIII appendix C,
pagg. 11-18. Des Moines, UIDM Academic Press, 2009.
(28) Ibid., pag. 14.
(29) Ibid., pag. 16.
(30) Ibid., pag. 17.
(31) Ibid., pag. 18.

 

La Lega dei Citroni: non è un torneo per conigli

21 Ottobre 2009 2 commenti

 

Mourlino si riaffaccia al di fuori dei confini della Terra dei Cachi, almeno virtualmente, dato che giochiamo in casa, sul campo minato e coltivato di San Siro, dove il rimbalzo è sempre una sorpresa dell’ultimo secondo, per fortuna per entrambe le squadre.

Affrontiamo i maledetti controrivoluzionari ucraini (unico personaggio che ricordo con piacere di quelle lande è ovviamente Nestor Makhno): corsa, tecnica, velocità e ferocia. Mourlino conosce gli effetti della Lega dei Citroni sui suoi uomini e fa di tutto per contrastare il nefasto eco psicologico di questa competizione: dispone tappi per le orecchie per ogni giocatore, e non fidandosi dell’orgoglio di ogni giocatore, obbliga il vicino di posto a tappare l’orecchio a quello alla propria sinistra, per non sentire la maledetta musichina. Non funziona.

Non sa che il Potere Tentatore del Demonio è addirittura più forte del Serpente Incantatore Mourliniano, e ha pagato un qualche addetto dell’Inter per fare dell’ipnosi notturna antilega usando la fottuta musichina. Guardie della Rivoluzione Nerazzurra, scovate l’infame ed eliminatelo, altrimenti per noi tra i Citroni non c’è futuro.

I nostri eroi nerazzurri si ripresentano con la stessa formazione e lo stesso modulo della partita con i Grifoni, ma con il Leone d’Africa al posto di Supermario. Tutto bene? No. Infatti entriamo in campo con la solita cacarella da CL, con i tre arditi del nostro centrocampo trasformati in pecorelle belanti e rallentate, Crystal trasformato in Polu il buco con il difensore intorno, l’Orco e il Muro mutati in sbirulino o in una pallida imitazione di sé stessi. Per tirarsi su di morale decidono tutti insieme di fare un gioco: quando la palla ce l’ha uno dei nostri, tutti si nascondono dietro l’avversario, ridendo come matti di fronte allo sguardo basito del portatore di palla al grido di "tana per tutti!". Si sentono ragazzi, per chi li guarda sembrano conigli.

Il risultato netto di tutta la melma di origine organica sparsa sul campo e dello splendido manto erboso è facile da prefigurare: tra il primo e il quinto minuto subiamo due cross tesi sul primo palo che nessun giocatore – per fortuna neanche controrivoluzionario – sfiora mentre attraversa tutta l’area nerazzurra, un rimpallo che quasi mette in porta un giocatore avversario e un Capitano d’Acciaio che si impappina con la palla servendo un passaggio smarcante per l’avversario che ovviamente in avanti verso dove dobbiamo segnare non ha mai fatto in vita sua. Uno a zero, la Controrivoluzione si avvicina.

Fino al trentesimo continua lo spettacolo degno dei peggiori gabinetti di Caracas e lo stadio semivuoto piange, poi con un contropiede di culo riusciamo a pareggiare grazie manco a dirlo al Drago, in serata no, ma non abbastanza da mancare il bersaglio. Manco il tempo di gioire e il terzo cross teso colpisce: il Capitano d’Acciaio salta come se fosse una pecora zoppa, l’Orco cerca di metterci una pezza, ma da buon Sbirulino di serata insacca nella sua porta. Tutto da rifare.

Anche i sassi capiscono che c’è bisogno di alzare un filino il baricentro e di ritrasformare i nostri giocatori da birilli per il nascondino in esseri umani. La mossa di King David la condividono in molti, anche se togliere Calimero, ovvero l’unico normodotato di fiato e gambe in questa serata maledetta non convince proprio tutti. I sani di mente dello stadio San Siro si chiedono: ma mettere tipo il Bambino d’Oro al posto dell’Uomo d’Acciaio che d’Acciaio in Europa non è mai? Nessuno ha la risposta del perché con la squadra sulle ginocchia i cambi arrivino all’83esimo. La mossa di King David sembra dare i suoi frutti e il Muro riscatta una prova così così con un incornata che ci riporta in parità.

Il resto della partita è un copione già visto: attacchi confusi e statici nerazzurri, rimpalli, ripartenze controrivoluzionarie che si spengono prima di arrivare in porta (tranne una volta che complice Polu il buco con il difensore intorno, due zolle ribalde, e un gran culo, Sheva si mangia un gol fatto sparandolo al primo anello). Nel frattempo dopo i primi cinque minuti di stupore per vedere King David in campo insieme a degli Homo Sapiens, tutti si ricordano del perché non vogliamo vederlo mai più su un campo di calcio: non appartiene alla nostra specie; insieme a Obinna l’unico campionato a cui si possono iscrivere è quello delle foche monache. Quindi non è colpa sua, ma di chi ha ingaggiato per una competizione tra primati un altro povero animale. Contagiato anche il Leone d’Africa, arruolato nonostante la zoppia e comunque abbandonato nelle steppe di San Siro a correre da solo come un povero cretino, che si mangia due gol fatti per scarsa lucidità e per le solite zolle maledette.

Matrix centravanti e Vieira a far finalmente rifiatare il Drago dopo 83 minuti per gli ultimi dieci minuti con il 4-2-4 sono mosse degne del peggior film di fantascienza di serie B. Paradossalmente funzionano e rischiamo di segnare il gol decisivo, se non fosse che capita sul piede del pinnipede che da 80 cm riesce a sparare fuori senza spiegazioni razionali.

Il triplice fischio fa calare il sipario su una serata ancora più incredibile che consegna il nostro girone alla storia come uno dei più duri, con le quattro squadre dopo tre giornate tutte praticamente a pari punti, dopo il risultato incredibile di Barcellona dove il Kazan (Mio Dio Ke Kazin! pare abbia esclamato Laporta, ridete insieme a me della battuta di infima categoria) ha sbancato il Camp Nou tirandocela in quel posto dove non batte il Sole. Ora Mourlino e i nostri eroi devono vincere due partite su tre e pareggiare l’altra, per avere discrete speranze di passare il turno.

Al momento sarebbe anche possibile veder avanzare le squadre sovietiche e lasciare fuori i detentori del titolo e i detentori della nomea peggiore in europa tra le squadre campioni del proprio campionato (noi, per chi non l’avesse capito). La CL non è un torneo per conigli, ma per gente che non ha paura di giocarsela ovunque. Fino a che i nostri eroi non entreranno in quest’ordine d’idee, tanto vale non iscriversi manco alla competizione ed evitare di fare figure barbine in serie che potrebbero rovinare anche tutto il resto del lavoro di evoluzione societaria che l’Inter sta faticosamente facendo in questi anni.

Al momento, però, non possiamo circolare.

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Inter in Wonderland: grifogerontocidio

18 Ottobre 2009 2 commenti

 

Pre Scriptum: Da oggi le mie cronache dalla Terra dei Cachi usciranno prima sul blog di Simone Nicoletti, per espormi al pubblico ludibrio di una community di interisti ampia e variegata. Chi si diverte con esse venga sia di qua che di là a sparare minchiate. Grazie. 

Dopo due settimane di vagabondaggio per le lande desolate della Pianura Pagana, della Terra dei Cachi e di altri due ameni continenti a vostra scelta, gli eroi nerazzurri si riaffacciano sulle vallate della Serie di Oz. Il Mago Mourlino non può disporre di tutti i suoi uomini, e soprattutto di alcuni dei protagonisti delle nostre storie: mancano il Principe, il Leone e la Statua di Sale. Ma Mourlino non è tipo da farsi impensierire: carica tutti sul pullmino vacanze e si porta al di là delle montagne per incontrare La squadra rossoblu. Quando la Serravalle finisce in mezzo alla landa genovese avanza un uomo solo, un vecchino malfermo su un bastone. Mourlino ghigna, ma non sa che quello che ha di fronte è molto di più di Gasperson, il tecnico rossoblu: è il Vecchio Balordo in persona, temporaneamente alloggiato nel guscio di carne dell’ex allenatore della Primavera dei Gobbi (onta difficilmente lavabile nonostante la simpatia).

I nostri eroi e Mourlino si avvicinano circospetti al campo da gioco convinti che ad affrontarli non ci possa essere solo un vecchietto. Infatti dagli spalti e dai picchi al segnale di Gasperson scendono undici Grifoni. Tutti i nostri eroi hanno reazioni scomposte mentre i maestosi uccelli si avvicinano alla squadra schierata con maglie nerazzurre. Piume rosse, piume blu, becchi duri come acciaio e gialli come oro, uno spettacolo veramente invidiabile. L’Orco si gira verso gli altri e grida: "Io non ho mai assaggiato questa roba arrosto, com’è?" L’incantesimo è rotto, i nerazzurri si sganasciano e preparano le armi. Dalla panchina Mourlino arringa i ragazzi in nerazzzurro: "I grifoni sono splendide creature mitologiche. Noi siamo la Storia Contemporanea. Davanti a noi massacreremo la fantasia. E’ tempo che finisca il Medioevo da queste parti. Facciamo fare loro la fine dei dodo, sterminati dalle armi da fuoco britanniche. Avanti, ragazzi!". Che condottiero, sospirano sbrodolandosi le tifose di ogni dove.

I Grifoni si guardano con aria un po’ bislacca. Passano sei minuti e spariamo la prima selva di avvertimento: un ferito, il grifo Modesto, insacca nella sua porta deviando un tiro del Pelato Magico (meglio di un funghetto). Le stolide creature mitologiche paiono non capire che Mourlino gli ha dichiarato guerra. Per altri venticinque minuti volano proiettili e insulti, minacce e di tutto un po’. Gli Eroi Nerazzurri si stracciano le palle di temporeggiare e decidono di rincarare la dose degli avvertimenti: l’Olandesina Volante in versione oggi tocco la palla una sola volta perché sono troppo forte e non devo manco guardare dove la metto perché è sicuramente nel posto giusto  allarga il gioco su Supermario, che con sapido tocco la mette nel sacco, ribadendo perché io sono io e voi non siete un cazzo davanti ai basiti tifosi rossoblù. Secondo cadavere sul campo. Ma i grifoni non demordono e anzi contrattaccano, una guerriglia fatta con gli strumenti di cui dispongono: con gli artigli non puoi premere il grilletto, ma puoi far male. Ai nostri eroi non rimane che sfoderare l’artiglieria pesante: il Drago, da bravo colonnello a cui appuntare quintali di medagli sul petto,  prepara gli obici a lunga gittata e stermina il grifo Amelia (quello che rientra nel secondo tempo è un ologramma, il vero portiere si è suicidato dopo l’assist incredibile fatto al nostro eroe).

Tra il primo e il secondo tempo anche il direttore di gara cerca di stemperare la tensione ed evitare l’eccidio. Ispirato dalla disposizione ad Albero di Natale usata da Mourlino e da quella a Babbo (di Natale) Morto usata dal Vecchio Balordo, sceglie di testare le nuove direttive FIFA, sempre più interessanti per il giuoco del calcio: una pernacchia e per trenta secondi si può colpire la palla solo di testa, due pernacchie solo di sinistro, tre pernacchie solo di destro, quattro pernacchie e ogni tre calci d’angolo è un rigore. Noi non sentiamo i versi di Morganta l’arbitro, ma in campo evidentemente sì’. I giocatori, però, non la prendono benissimo e quasi ci scappa la rissa, ma si sa che Blatter è un genio e Platini è il suo profeta, percui ci sarà sicuramente un motivo per cui a un certo punto ci dovremo incazzare quando ci daranno un rigore contro per aver calciato di sinistro in area. Si fa per lo spettacolo, dicono.

La partita è finita. Il Vecchio Balordo, con tre cadaveri sul groppo e senza portiere (un ologramma non può fermare la palla) dovrebbe trattare la resa, ma ai restanti Grifoni manca completamente il senso della dialettica della guerra: quando sei di fronte a un nemico più forte, meglio armato e non hai alcun terreno di vantaggio, a un certo punto è meglio se ti arrendi, sperando nel regalo di una riserva dove sopravvivere e leccarsi le ferite grazie alla clemenza altrui. I Grifoni non lo capiscono proprio e cominciano a artigliare e beccare chiunque gli capiti a tiro, una resistenza futile, fatta di calci e sputi contro cannonate e catapulte di vario calibro: il Colosso e Barbalbero Vieira (nonostante la lentezza immonda degli Ent) armano i fucili e sparano ad alzo zero. Dopo le ennesime due vittime, sull’orlo dell’estinzione grifonica, le Creature decidono di sopravvivere ed entrare nel mondo dell’Era Contemporanea anziché rimanere confinate nella sfera dei racconti fantasy per sempre. Nella vesta di splendidi esseri estinti di cui si narrano le gesta passate.

E’ bello vedere che Mourlino sa essere magnanimo e trattiene i suoi cavalieri. Che dire: oggi Mourlino ha dimostrato di essere un Mago anche della tattica, facendo un culo a paiolo a Gasperson (che altre volte ha dimostrato invece di non essere così sprovveduto). I grifoni che abbiamo affrontato oggi non erano tutti i migliori grifoni della landa ligure, ma erano comunque temibili. Difficile godere più di così. Difficile dare una lezione di dialettica assoluta e totalizzante migliore, altro che Sun Tzu. Se questo non fosse un fantasy staremmo parlando di quanto è adorabile l’odore del napalm alla mattina presto. Quando ci sveglieremo sulle macerie del Genoa e della Serie di Oz.

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Inter in Wonderland: guerrieri di balsa

4 Ottobre 2009 3 commenti

 

 

I guerrieri di balsa del Friuli si avvicinano alla partita dichiarando a gran voce "di non aver paura" e di venire a San Siro "per vincere". Sarà la tenuta  bianconera che ricorda altri marrani della Serie di Oz, sarà la temperatura o i chilometri di viaggio, in realtà si schierano con un 4-4-2 secco, catenaccio e contropiede. Alla faccia del "Barça de noartri". Mourlino manda in campo la stessa formazione che avrei schierato pure io: rombo con Superman Zanetti e Crystal Chivu a presidiarie le fasce, Calimero-Drago-il Pelato dietro a l’Olandesina Volante per servire Leone e Principe.
La prima metà del match sul prato non è male: giochiamo, ma concludiamo poco, soprattutto dopo l’uscita del Principe che costringe sia il Leone che Supermario a giocare spalle alla porta. Mourlino e Marlino (il suo eponimo di balsa) hanno tracciato anche una linea verticale lungo il campo e tutti i giocatori hanno l’ordine tassativo di non valicarla: solo fascia sinistra nerazzurra e fascia destra/centrale bianconera. Diamo e prendiamo un gol su una colossale dormita di Crystal che oggi pare aver sbagliato la dose di Lexotan (e che quasi ci costa il secondo gol).
Dopo 45 minuti però finiamo la benzina e ci finisce l’ossigeno in circolazione: cominciamo a sbagliare appoggi molto semplici e a subire molto peggio il contropiede di balsa. Tiriamo di più, ma prendiamo più tiri. Il pubblico nerazzurro dimostra come al solito di essere l’unico non degno della Serie di Oz mugugnando (e vabene…) e fischiando più gli eroi nerazzurri che non gli avversari (uno scandalo…)
La palla non entra, Bergonzi il "direttore di gara" chiude occhi, bocca e naso, ma la palla continua a non entrare. Poco prima del novantesimo Di Natale e Lukovic confezionano l’ennesimo contropiede di balsa, e dobbiamo ringraziare il Drago che schiaccia il pulsante del turbo e fa uno scatto di 80 metri per buttarsi a babbo morto sul guerriero di balsa per sbilanciarlo quel tanto che basta perché spari fuori. Subito dopo Di Natale si invola sull’ultimo contropiede, Crystal decide di lasciarlo andare completando la sua prestazione horribilis e il balsesco Totò spara sull’Acchiappasogni. Poi, al novantatreesimo, quando la speranza si avviava al proprio funerale, dal cielo scende un’Olandesina su ali di piombo e la spara in fondo al sacco. I guerrieri di balsa si sfragugliano e tornano a casa ridisposti in comode assi di compensato prive di forma.
Ognuno fa i suoi fioretti: il prossimo fischio che sento ai danni di uno dei nostri giocatori mi riprometto di zittire lo stronzo con una sclerata di quelle che verranno narrate negli annali del secondo anello blu. E che cazzo.
 

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La Lega dei Citroni: minus (dispositivus) habens

29 Settembre 2009 3 commenti

 

I nostri eroi nerazzurri si spingono nella tana dei terribili tatari (da ora TTT) per portare a casa i primi tre punti verso la vittoria del girone. Mourlino, visti i recenti sconquassi e la diarrea fulminante di meta’ centrocampo, decide di tranquillizzare i suoi uomini con un nuovo esperimento: lungo il campo vengono seminati numerosi dispositivi multidimensionali, un nuovo gioiello di tecnica e tattica a disposizione dei nostri moderni cavalieri della tavola rotonda (e della testa quadrata di Mourlino).
Peccato che non il nostro Mago non sappia che i russi ne sanno una piu’ del diavolo e disattivano tutti i dispositivi ben prima dell’inizio della partita. Non solo: con una sessione di ipnosi i TTT rinverdiscono per bene il noto vitello nerazzurro, scatenato dalla musichina della Champions e che manda in tilt piu’ totale anche i migliori eroi della Beneamata.
Ed e’ cosi’ che entriamo in campo, in 10, per la presenza della mascotte Amantone, il simpatico ciccione, e debilitati dalla confusione indotta dall’ipnosi tatara. Come al solito quindi per 20 minuti non ci capiamo un cazzo di cosa succede sul campo e passiamo i minuti a scherzare come se fossimo su candid camera. All’11esimo il puntero avversario si lancia verso i nostri due centrali come un kamikaze, il Muro prima fredda l’altro attaccante tataro come un killer e poi si volta per dare una mano all’Orco con il primo. L’Orco punta dritto al dispositivo dimensionale che lo dovrebbe catapultare in mezzo all’area per un perfetto intervento difensivo, ma questo non funziona, e l’argentino che gioca nel Kazan si trova la porta spalancata.
Dopo altri 10 minuti di sofferenza ci ripigliamo e riusciamo anche a pareggiare. Nel frattempo i telespettatori (dato che sugli spalti ci sono solo figurine di cartone) sono costretti a vederne di tutti i colori: appoggi di testa sempre sui piedi avversari nell’errata convinzione che un qualche dispositivo sarebbe entrato in funzione fiondando la palla magicamente sui piedi di Eto’o; dribbling a rientrare su se’ stessi senza trovare il giusto varco dimensionale; uno scatto di Mario lungo la linea dell’out nella certezza di poter passare attraverso un’altra dimensione senza uscire formalmente dal cmapo; e via orripilando.
Rientriamo in campo nel secondo tempo avendo capito il nostro tragico errore. Purtroppo si verificano contemporaneamente due tragedie, nel senso piu’ originale del termine. Supermario non capisce la lingua dell’arbitro che da mezz’ora gli sta dicendo in olandese stretto: "non fare il coglione che ti butto fuori appena posso, negro italiano". E al sessantesimo al quinto fallo da dietro a centrocampo viene esposto al pubblico ludibrio del doppio giallo uguale rosso. Rimaniamo in 10, cioe’ in 9, considerata l’abulia di Amantone. Mourlino impazzisce definitivamente e sostituisce un simpatico umorista obeso con un utente h di una scuola media portoghese: la Trivella entra sul terreno di gioco e cala il sipario.
La sua splendida condizione di forma e di cervello è riassunta nella migliore azione di calcio che io ricordi su un campo della Serie di Oz o di altre competizioni. Viene lanciato sulla fascia, la Trivella guarda il pallone intensamente, si gira a guardare il suo compagno e gli fa un cenno di intesa, poi finta con il corpo lo stop e lascia sfilare il pallone. Sembra tutto perfetto, se non fosse che poi Trivella si ferma meravigliato al cospetto della linea del fallo laterale che lo scarta. Sì, lo scarta. Tripudio di risate isteriche. Passano 30 minuti di sofferenza.
Finisce 1-1. Al momento in Europa non possiamo circolare. Più passano le partite, meno le scuse di Mourlino reggono e della sua mano su questa compagine non vi è traccia. Ci tocca sperare nel coraggio e nel cuore dei nostri ragazzi, tutti, in questo momento di difficoltà del loro mago e mentore. Semm’ a post’.
 

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