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Archivio per la categoria ‘spalti e madonne’

Una storia già vista: è Sistema Inter!

29 Gennaio 2009 3 commenti

 

La squadra nerazzurra sbarca a Catania per giocare contro una squadra di calcio, contro tutta la città (Lo Monaco il mafioso dixit), contro la stampa e contro gli arbitri e il designatore che ancora non ha sospeso Rocchi che tra un mese vedrà la sentenza del suo rito abbreviato per frode sportiva. L’arbitraggio di stasera ha ricordato pesantemente tempi molto più che bui, di cui anche Rocchi è stato protagonista, e deve essere citato per primo non per sindrome da accerchiamento anti-interista, ma perché ha determinato moltissimo la gara: Muntari prende un rosso al 30esimo, dopo che due minuti prima un giocatore del Catania su Ibra aveva fatto un numero identico senza vedersi fischiare neanche il fallo; nel primo tempo privo di qualsivoglia interruzione significativa (a parte l’espulsione), l’arbitro decreta tre minuti di recupero al solo fine di facilitare il Catania in superiorità numerica, gli stessi che decreterà nel secondo tempo con sei sostituzioni, per dire; i catanesi picchiano come dei fabbri e chiudono la gara con meno ammoniti dei nerazzurri; poi uno gira canale mette sul Milan e vede che Zambrotta cade al 47esimo e da terra cappotta Bocchetti senza veder fischiato né fallo né giallo, e un minuto dopo Maldini stende da dietro Milito lanciato a rete beccandosi un misero giallo. Misteri della fede, o meglio misteri di fede, quello che lecca il culo a Silvio e compagnia cantante.
Parlando della partita sembra un’altra Inter: alla faccia di polemiche e veline, spacchiamo il culo ai passeri, pressiamo, ci inseriamo, e il Catania non vede la biglia. Ci vuole l’espulsione di Muntari, che esce gridando "fascist" e baciando la maglia, eroico, per dare un po’ di fiato ai rossoneroazzurri. Nonostante questo non beccano un cazzo, e Lo Monaco può portare a casa i suoi zero punti senza recriminazioni. Se avessimo questo carattere in tutte le partite saremmo invincibili.

Protagonisti: JC oggi insuperabile, ritrovato; Maicon e Santon delle ire d’iddio; Burdisso e Cordoba in difficoltà quando sono presi in profondità e in velocità, ma ce la mettono tutta; Cambiasso, Zanetti e Muntari pressano ogni palla e recuperano ogni biglia che passa dal centrocampo; Stankovic è in serata, e si vede già al quinto minuto, quando con un inserimento alla Cristiano Ronaldo la butta dentro su cross mancino delizioso di Cruz. Davanti Ibra è in giornata di grazia, e non ce n’è per nessuno. Che dire: bravi tutti. Anche a Cabelino Maxwell che entrando e restando a centrocampo offre alleggerimento al settore arretrato e schianta definitivamente il Catania.
Grazie ragazzi, grazie Muntari e il tuo bacio sulla maglia, grazie di cuore, mi avete fatto godere e avete messo a tacere vedove, nostalgici, e merde di ogni genere. Dobbiamo essere più forte di tutto e tutti, se sei nell’Inter devi saperlo. E voi oggi lo sapete.
 

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Lega Pro

26 Gennaio 2009 4 commenti

 

La partita di oggi mi ha ricordato le partite di Serie C che ho seguito quando il Genoa del mio socio era sprofondato in un giorno dalla massima serie alla minima. In effetti sembrava una partita della odierna Lega Pro con solo una differenza: il monte ingaggi. Dell’Inter di stasera si può apprezzare solo il carattere, dato che di gioco, tecnica, tattica e qualità non se ne vede l’ombra. Della Samp non si può apprezzare nulla, considerato che è la squadra che fa più cagare della serie A in questo momento. L’importante erano i tre punti, d’accordo, ma se di fronte avessimo avuto una squadra di calcio non li avremmo portati a casa. Ognuno mi pare che abbia contribuito a questo ennesimo capitolo del nostro gennaius horribilis: è anche vero che considerata quanta sfiga ci porta il mese e il posticipo serale era difficile sperare di meglio. Un commento globale alla partita è veramente difficile, complice anche lo schema inedito (4-3-2-1 per un po’, poi sorta di 4-3-1-1-1 per un altro po’) e l’assenza di qualità da entrambe le parti. Diciamo che va bene così, ma non basterà contro squadra un po’ più in forma di questa Samp (cioé tutte le altre di A).

Julio Cesar per Sky è l’uomo partita: ingiusto nei confronti dell’Inter (la Samp non ha mai tirato in porta) e di Adriano, che avrebbe meritato un riconoscimento per essere tornato almeno per 70 minuti un giocatore di calcio. Non che Julio non abbia fatto il suo, sopratutto all’incredibile 96esimo (dato che nel primo tempo a fronte di un tempo di gioco di 20 minuti Celi aveva deciso per soli 3 minuti di recupero), ma la nomina serve soprattutto a poter sparlare della partita dell’Inter. Ormai i nostri polli mediatici asserviti li conosciamo.
Maicon e Santon fanno una coppia di terzini di attacco incredibile e sono uno dei motivi per andare a San Siro. Al centro Chivu e Samuel funzionano bene, anche se Chivu soffia la posizione a sinistra che l’argentino preferisce. Quando di infortunano Cordoba continua a dimostrare di non essere in un buon momento, e solo la presenza del Cuchu improvvisato centrale salva la baracca. Maxwell entra e a centrocampo è meglio che come terzino (imho), ma entra troppo tardi per essere veramente giudicato.
A centrocampo Stankovic, Cambiasso e Zanetti giocano per tre, mostrandosi di nuovo ai loro livelli. Deki poverino prende la seconda traversa in settimana e un giallo che non sta né in cielo né in terra per un’entrata regolare, tanto da far esplodere anche Mourinho che si becca di conseguenza il rosso (forse il mister sta iniziando a capire la situazione in cui vive l’Inter da anni). Muntari non è nel suo giorno migliore anche se per quanto può cerca di aiutare la squadra con pressing e quantità. Però ha sulla coscienza una ciabattata che sarebbe valsa il 2-0 se non fosse in giornata no.
Davanti Mancini è inguardabile. Si capisce perché passa la maggior parte del tempo in tribuna, e fosse per me lo venderei domani al Lione per tanti soldi quanto l’abbiamo pagato. Ennesimo acquisto pacco. Ormai incontestabile. E pure di una certa età per essere recuperabile con il tempo. Adriano sembra di nuovo un giocatore di calcio e meriterebbe molti encomi per quanto ha fatto oggi. Speriamo che duri più del 2 febbraio, giorno di chiusura del mercato invernale. Figo entra negli ultimi minuti quando può fare comodo alla squadra per prendere tempo e palloni.

A futura memoria: Celi è un pezzo di merda che condivide le prime due lettere con l’arbitro più infame che gli interisti ricordano, Ceccarini. Per tutto il primo tempo gli interisti prendono gomitate in faccia, nelle costole, con i doriani che picchiano come fabbri. Risultato: pochi gialli e quasi zero falli. Addirittura a un certo punto Stankovic viene ribaltato da un giocatore della Samp che è giù a quattro zampe, con una mossa di catch. Ovviamente neanche fallo. Viceversa ogni intervento nerazzurro viene sanzionato e anche punti con cartellini in abbondanza. Alla fine di un primo tempo in cui i ciclisti sono stati giù per 5-6 minuti l’arbitro decide per tre minuti di recupero proprio perché l’Inter era abbastanza arrembante. Nel secondo tempo guarda caso sei minuti per dare spazio al possibile pareggio doriano. Finalmente Mourinho conquista il mio cuore interista non mandandolo a dire a nessuno nel post-partita: grazie José, quando inizi a individuare i nemici vuol dire che stai diventando veramente interista.

 

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Partite a invito

22 Gennaio 2009 9 commenti

 

E’ il consiglio che do alla società nerazzurra, dato che palesemente dei tifosi allo stadio non frega più a nessuno, a meno che non facciano i cattivi (Gianni Mura dixit e noi condividiamo il sarcasmo). Io della partita di oggi ho visto solo il secondo tempo dato che sono stato dalle ore 20.00 alle ore 21.30 in coda alle biglietterie. Già perché in banca i biglietti omaggio per chi aveva visto almeno una partita di Champions non si potevano cambiare, ma si doveva andare in biglietteria. E se uno voleva prendere un biglietto in banca poteva farlo, ma come al solito non il giorno stesso (chissà per quale arcano motivo certamente legato alla sicurezza dei cittadini…). I conti li potete fare anche voi: 20 sportelli per 150 minuti circa (dalle 18 alle 20:30) sono circa 3000 sportello-minuti. Per almeno una trentina di migliaia di persone (tra mini pass e gente che voleva comprare un biglietto perché allo stadio solo occasionalmente), fa 10 persone al minuto a sportello. Considerate che per volere dei nostri Ministri dell’Interno bisogna scrivere il nome, il cognome e la data di nascita su ogni tagliando, e ditemi voi se bastano 6 secondi per la procedura. Aggiungete biglietterie obsolete, senza incanalamento e transenne e ne esce fuori una calca dantesca in cui tutti finiscono per odiarsi e gli animi per esasperarsi. I veri problemi di sicurezza nascono qui.

Il secondo tempo mi è parso in relax, con i nerazzurri a controllare il gol di vantaggio e i romanisti neanche troppo convinti di recuperare. Al gol del pareggio risponde subito l’Inter e la partita finisce lì, con la solita coda polemica e violenta del solito Mexes (questo a furia di essere l’amante del presidente della sua squadra perde di vista la misura). La squadra mi è piaciuta, anche se io avrei chiuso il risultato con un terzo golletto, anziché limitarmi a controllare e fare venire infarti ai tifosi. In ogni caso è stata una buona risposta all’episodio riprovevole di domenica, da non lasciare isolato nel tempo. Note positive: Santon sulla fascia sinistra all’esordio contro la Roma titolare è stato meglio di quasi tutte le prestazioni di Maxwell nell’anno; Cuchu e Deki in ripresa; incredibilmente anche Adriano sembra un giocatore di calcio sovrappeso e non una lavatrice, anche se con lui quanto durerà? Io scommetto fino al 2 febbraio con la chiusura della sessione di mercato. Note negative: Maicon un po’ spompo, Muntari e Zanetti non al meglio, Ibra anche lui un po’ anonimo. Gli altri hanno fatto il loro, senza particolare arte né parte.

 

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Niente alibi

18 Gennaio 2009 12 commenti

 

Un’Atalanta irriconoscibile distrugge un’Inter irriconoscibile. Per un’ora e mezzo i nerazzurri più blasonati prendono lezioni di calcio dai nerazzurri orobici a cui riesce tutto senza sforzo: ogni rimpallo sui piedi, ogni tocco perfetto, ogni inserimento senza falla. Viceversa i giocatori della Beneamata non ne imbroccano una, sembrano essere rimasti negli spogliatoi per un tempo in più. C’è poco da dire. Il gol di Ibra è fin un premio eccessivo per la partita che abbiamo giocato. Rimane il rammarico di una partita che poteva essere affrontata con la testa. Gli unici giocatori che si salvano sono Julio Cesar, Obinna, Adriano e stiracchiando Maicon, Ibra e Figo. Gli altri tutti ampiamente insufficienti: Maxwell e Chivu non pervenuti, Cordoba e Burdisso si confermano giocatori dignitosi solo con Walter Samuel al fianco, Zanetti e Cambiasso sembrano la fotocopia sbiadita di se stessi, Stankovic evidentemente non ancora recuperato, Crespo in controtendenza rispetto alle ultime due partite. Un disastro. A Mou non contesto nulla, ha fatto le scelte che avrei fatto anche io, tranne una: perché visto che il centrocampo non vedeva biglia, non mettere dentro un incontrista vero anziché insistere su un Cuchu che non era lui? Bolzoni ha la lebbra? Ma il problema della partita non è né tattico, né tecnico, è semplicemente psicologico.

Facciamo un po’ di conti sul girone di andata: io rimpiango moltissimo i tre punti del derby e i due punti lasciati al Cagliari. Lo scivolone a Bergamo – dove sono caduti tutti tranne i gobbi contro cui l’Atalanta diventa sempre una mozzarella e le merde con un colpo di culo – ci può stare, anche se fa incazzare come bisce. I pari con viola, Genoa e Samp ci possono stare. Ma i punti che ci mancano sono i cinque che ho indicato. Per ora non c’è motivo di allarmarsi, ma la spina va riattaccata subito e la strada maestra ripresa senza esitazioni. Era dal 2003 che non perdevamo 3 a 0 (con la Juve tanto per cambiare), se non contiamo la sciagurata finale di andata di Coppa Italia di due anni fa a Roma (che però tendo a non considerare come una partita giocata sul serio). Non è un bel primato da aggiungere al Palmares di Mou. Speriamo che lo sappia anche lui e ci metta subito una toppa caratteriale. Ora rimane solo un pensiero: Forza Lazie. Anche se io diffido dei favori altrui.
 

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Forse ci serve un viaggio a Lourdes

14 Gennaio 2009 7 commenti

 

L’Inter affronta gli ottavi di finale di Coppa Italia con una squadra rimaneggiata e un po’ di turnover. Dei magnifici 5 (JC, Maicon, Samuel, Cambiasso, Ibra) José ne schiera due: impegno non sottovalutato, ma neanche troppo valutato. Il Genoa viene a Milano con Sculli unica punta (per dire) e tutto chiuso in difesa: restare in dieci dopo pochissimo non aiuta a cambiare la loro mentalità rispetto alla partita, e caragrazia che mentre le nostre palle non entrano mai tra botte di sfiga, errori e miracoli di Scarpi, l’unico tiro rossoblu si infila nel sette (stesso numero di maglia del marcatore che si deve leccare i baffi per il gran gol). Giochiamo il primo tempo sottotono ma neanche troppo, mentre il secondo tempo è un martellamento continuo, e quindi poco da dire. Se concretizziamo di più, non ce n’è per nessuno.

Toldo fa i suoi migliori interventi quando è ormai surgelato: sulla punizione al 119esimo di Olivera in realtà si fa lanciare dai raccattapalle sperando di azzeccare lato della porta. Nessun impegno, nessun dolore. Maicon è stato fermo troppo e si vede: la sua voglia di giocare lo porta a sfondare ovunque. Il gol sarebbe stato meritato, ma stasera la sfiga non sembrava darci tregua. Samuel non perde un colpo, e appena succede per sfiga e non per imperizia, prendiamo un gol. Speriamo non succeda nelle partite sbagliate. Burdisso con di fianco Samuel sembra un vero centrale difensivo e non fa rimpiangere più di tanto Cordoba: merito di chi? Maxwell è il solito fantasma: sul gol non si capisce perché non ci sia nessuno su quel lato del campo, dove cazzo era? In attacco sta piantato sulla linea dell’out e quando gli arriva il pallone nessuno lo aiuta, lasciandogli l’ingrato compito di inventarsi l’impossibile o di appoggiarla dietro. Due palle.
A centrocampo continua il nostro calvario: Muntari pare aver disimparato a giocare a calcio, Jimenez continua a necessitare il triplo del tempo di una persona normale per decidere una giocata con il risultato netto di ammazzare il gioco o di perdere il pallone, Chivu non riesce a passare la palla a più di 5 metri senza andare in ansia, ma davanti alla difesa gioca molto meglio che laterale o peggio trequartista nel rombo. Con questi tre in queste condizioni Zanetti deve correre come un ossesso e meno male che c’è lui. Davanti Adriano e Crespo: due sport diversi. Ogni movimento del secondo è una lezione del manuale del centravanti; ogni non-movimento del primo è una lacrima che incide profondamente il cuore di ogni interista. Verso il 70esimo il tasso alcolemico deve essersi improvvisamente abbassato perché per dieci minuti sembra tornato ad essere un giocatore di calcio: segna quasi in rovesciata e poi la mette di testa. Speriamo sia bastato per convincere il tottenham a offrirci 15 milioni di euro e levarci dal cazzo un giocatore che poteva essere tutto per noi ed è stato solo disperazione. Chi è causa del suo mal pianga sé stesso, diceva mia nonna.

Adesso ci tocca la sfida secca con la Roma. A San Siro. Almeno lo stadio sarà pieno.
 

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Mangia e Bevi: succo al risarcimento

11 Gennaio 2009 4 commenti

 

L’Inter è una squadra di signori, si sa. Dopo la frantumazione di coglioni per la vittoria immeritata a Siena, decidiamo di risarcire il campionato bevendoci due punti e mangiandoci un quintale di gol (in particolare il solito Ibra che non è buono di mettere dentro le palle facili). Il Cagliari gioca come tutte le squadre a San Siro: chiusi dietro e contropiede, con qualità dal centrocampo in su. Noi continuiamo a soffrire queste squadre e dobbiamo capire che se non la mettiamo prima o poi la sfiga ci si mette di traverso e il gol lo prendiamo (senza lo scivolone di Samuel col cazzo che il Casteddu passa).
La sosta come al solito ci porta sfiga e un po’ ci mettiamo del nostro, entrando in campo molli come fichi e con una formazione attesa ma non condivisibile (da me almeno). Le partite come questa le vinci martellando nella loro metà campo l’avversario, che è sempre andato in sofferenza quando noi ci facevamo sotto, con un banale 4-4-2 e cross che piovono in mezzo da ovunque. Invece giochiamo con il rombo, con Muntari, Figo, Chivu che si cambiano di posizione tre volte nei primi 20 minuti, con il solito turbillon di moduli e interpreti che non si capisce se sia dovuto a confusione mentale, alcolismo o estro artistico alla cazzo. Zanetti dietro ci tiene più bassi anche se alla fine del primo tempo è lui a cercare di scuotere la squadra, Muntari trequartista non si può vedere, Figo per età e Chivu per propensione rallentano il gioco in maniera eccessiva. Nel secondo tempo entriamo più determinati, ma il Cagliari trova il jolly e passa in vantaggio con un freddissimo Acquafresca. A quel punto Mourinho impazzisce: passa a tre in difesa, anzi a un e mezzo considerato che giocano Zanetti-Chivu-Maxwell, con in campo cinque attaccanti e solo due centrocampisti. Balliamo come scimmie in mezzo, dietro e pure davanti dove Crespo e Cruz si pestano i piedi continuamente, Mancini e Quaresma sono lontani dalla loro forma e Ibra non può fare tutto da solo. Il gol è una grazia e il secondo sarebbe francamente eccessivo, anche se non del tutto immeritato. Altrettanto però si può dire per il Cagliari che ci salva in due occasioni da un passivo che non avremmo meritato.

Passiamo agli interpreti. Julio Cesar non può molto sulla conclusione di Acquafresca, e per il resto a -5 gradi il fatto che non sia morto congelato è già in sé un miracolo. Zanetti di nuovo terzino destro fa il suo mestiere, ma non è Maicon e si vede, anche se alla fine del primo tempo suona la carica chiedendo ai suoi compagni di crederci e giocarsela. Maxwell è il solito bravo giocatore, né carne né pesce, forse deve vincere la timidezza. Al centro Samuele e Cordoba giocano dignitosamente, anche se entrambi fanno la loro cappella (quotidiana per il colombiano, eccezionale per l’argentino) che costa un quasi gol e un gol: non suff.
A centrocampo gli interpreti continuano a cambiare posto in campo e la confusione si vede; Cambiasso è in giornata no, Muntari è stato ospite a Inter Special100 e lode e ne subisce la maledizione, Figo deve sempre provare a fare sto cazzo di paso doble anche quando non serve, e Chivu rientrava da un infortunio. Balliamo di brutto e non c’è niente da dire. Davanti Ibra conferma la sua inabilità al colpo semplice, mangiandosi tre gol fatti incredibilmente, Cruz rientrava da un infortunio e si vedeva, e vorremmo tutti capire perché sul gol annullato a Mancini non abbia tirato direttamente in porta. Quaresma fa finalmente una partita da sei, anche se doveva correre molto di più di così. Mancini è l’ombra del brocco che è stato a Roma, mistero. Crespo invece ha fatto vedere di essere ancora determinante, anche se nell’azione del gol probabilmente voleva tirare in porta.

La vera nota positiva è che l’anno scorso al rientro da Dubai eravamo molto più conciati di così. Poi qualcuno prima o poi ci spiegherà perché giochiamo a -5 gradi anziché a 3-4 gradi nel pomeriggio. Dopodiché niente tragedie: mo’ ci tocca cercare i tre punti a Bergamo, mentre sarebbe stato meglio vincere in casa e incappare in un pareggio nel campo per noi sempre difficile della Dea. Nel mezzo, sfida secca con il Grifone per la Coppa Italia: forza ragazzi.
 

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Art. 624 c.p.

21 Dicembre 2008 8 commenti

 

Per chi non lo sapesse si tratta del reato di furto, che prevede dai sei mesi ai tre anni. Nel nostro caso, considerato che è un caso semplice e senza particolari aggravanti, con Bastoni come avvocato, ce la caviamo con sei mesi. Poteva andare decisamente peggio. Se poi sul piatto della bilancia si mette l’ottava vittoria consecutiva, direi che va tutto bene così. Gli unici autorizzati a lamentarsi sono i senesi, che meritavano quantomeno un pareggio: poi avendo dato i natali a Moggi e essendo stati per dieci anni la terza squadra della Juve dopo il Messina, direi che da lamentarsi hanno ben poco.
L’Inter affronta l’ultimo impegno agonistico del 2008 con la testa altrove, all’aereo che trasporterà brasiliani e argentini nell’altro emisfero per una settimana di vacanza e di ferie. E’ un ottimo dato che Mourinho sappia cosa gira nella testa dei propri giocatori. E’ un pessimo dato che non riesca a metterci una toppa. Un pessimo dato che potrebbe costarci caro. Ma questa sera non ci costa nulla, e alla fine rubiamo almeno due punti al Siena (che vanno decisamente a compensare i due punti che ci sono stati rubati al derby). Non è che giochiamo male, o che si possano attribuire colpe particolari all’allenatore, ma giochiamo con poca testa, mentre i bianconeri danno l’anima come se fosse la loro ultima partita prima della morte. Se al posto di Frick avesse che so Rooney, il Siena avrebbe vinto 5 a 2 (includendo il gol di Maicon in fuorigioco di due metri netti).

Julio Cesar è incolpevole sul gol, ma in almeno altre due-tre palle gol del Siena è colpevolmente ancorato sulla linea di porta, soprattutto nelle due azioni fotocopia del gol preso con il Chievo domenica scorsa. E’ singolare che l’Inter abbia preso un gol giocando con fiorentina, genoa, udinese, palermo, juventus, napoli e lazio, mentre ne abbia presi tre da Chievo e Siena. Misteri della fede. Maicon segna i due gol che valgono la partita, si prende il giallo per allungare le vacanze e esorcizzare la squalifica, lasciando spazio a Santon contro il Cagliari: monumentale. Maxwell è nelle sue giornate tipo fantasmino Casper (cit. interistiorg.org), sua la responsabilità sia del gol che delle azioni più pericolose del Siena, inesistente in avanti, tranne sull’azione del secondo gol: basta per il sei, ma neanche tanto. Samuel è in una giornata normale, quindi è solo uno dei migliori centrali del mondo, mentre Cordoba è in una giornata normale, cioé uno dei più veloci centrali del mondo a recuperare su una propria cazzata facendo credere a tutti di non averla fatta.
A centrocampo soffriamo perché il pressing del Siena ci mette in difficoltà: Muntari sbaglia molto soprattutto quando non ha tempo per pensare; Zanetti fa qualche dribbling di troppo e perde due palle pericolosissime, in sé una notizia; Cambiasso è ovunque e se mappassero le zone del campo calpestate corrisponderebbero proprio a tutto la superficie verde, immenso. Jimenez è schiacciato tra la linea alta del Siena e la sezione bassa del rombo, deve allargarsi e risulta meno incisivo di quanto potrebbe, anche se può poco.
Davanti troppa immobilità: Balotelli gioca decentemente – a pelo pelo – per un tempo, poi scompare e viene sostituito altrettanto impalpabilmente da Crespo; Ibra è in quelle giornate in cui è lì da solo a fare reparto e non può fare più di tanto. Figo si conferma un ex giocatore: nei primi dieci minuti in cui gioca ogni palla che tocca è una palla persa. Meno male che è l’ultimo anno perché è una cosa che fa male al cuore vedere così uno dei più grandi fuoriclasse di questi ultimi anni. Quaresma entra e prende due falli: poco per 18 milioni di euro + Pelé.

L’Inter porta a casa una partita senza lode e sommando un discreto culo a un’immane svista di Griselli (il guardalinee), che forse nutre sensi di colpa altrettanto immani per i dodici-quindici anni di frustrazioni e sofferenze a cui ha allegramente e solertemente partecipato. Sappia anche lui che non si ripara alle nefandezze compiute con altre infamate, e se mi spiace per qualcuno mi spiace per Giampaolo che merita di più che una classifica e una squadra come il Siena. 

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Facile o difficile?

14 Dicembre 2008 2 commenti

 

I nerazzurri portano a casa la settima vittoria consecutiva dopo aver rischiato di gettare al vento una giornata dagli incroci favorevoli, con ladri e merde che nel posticipo dovranno decidere se scannarsi a vicenda o accontentarsi di un pari che le porterebbe a -8. Obiettivamente la partita sembrava tra le più facili, con un Chievo abulico davanti e incerto dietro. Come al solito però dopo un tempo di dominio svogliato e supponente abbiamo dato la possibilità ai clivensi di accorciare con due gol in cui le colpe di scarsa concentrazione di difesa e portiere sono evidenti. Fortunatamente è successo al 20esimo della ripresa e non allo scadere perché il tempo a disposizione ci ha dato la chance di scuoterci e riprendere in mano la partita, terminandola con uno scarto che è ancora generoso con gli ospiti gialloblu. Il problema dell’Inter rimane lo stesso: la sua latente ma inesorabile follia e i suoi vuoti di concentrazione. Speriamo che José sappia metterci una pezza entro febbraio.

Passiamo ai protagonisti: Julio Cesar per la prima volta in stagione ha delle colpe da mettere sul piatto più ampie dei meriti; sul primo gol parte in ritardo e la sensazione è che ci potesse arrivare, mentre sul secondo lascia scorrere la palla davanti a tutta la sua porta senza acchiapparla; se a questo aggiungiamo un paio di uscite un po’ farfallone e un pallone che gli scappa rischiando la frittata, ne viene fuori una prova molto al di sotto delle sue potenzialità. D’altronde non puoi stare concentrato per 60 partite in cui arrivano dalle tue parti raramente. La coppia centrale Samuel/Cordoba si dimostra una gran coppia, e sul primo gol non può nulla mentre sul secondo lo sbilanciamento di tutto il resto dei reparti non può essere imputato a loro: avanti così. Maxwell a sinistra e Maicon a destra sono speculari: grandi cavalcate in avanti, qualche mancamento dietro. Soprattutto il brasiliano pazzo, che a fine partita si ferma sul campo a regalare un pallone alla tribuna arancio e a raccogliere applausi, sul secondo gol è inspiegabilmente a centro area anziché nella sua posizione di terzino destro. Certo le sue discese compensano l’errore e non esagererei più di tanto con i sofismi sul valore del nostro reparto arretrato.
A centrocampo ormai schieriamo un canonico rombo, almeno fino al 2 a 2 quando passiamo a un centrocampo in linea a 4 che nei ribaltamenti di fronte diventa 4-2-4: con il Chievo lo si può rischiare. Stankovic sembra rinato e mette un gol incredibile – che ci costerà centinaia di palloni tirati dalla tre quarti ma vabbé – e Cambiasso è ovunque. Il capitano mostra delle discese che lo fanno sembrare più giovane di 20 anni, mentre Muntari continua ad avere delle altalene paurose di rendimento nell’arco di pochi minuti. La mia sensazione è che ci metta molta grinta ma che sbagli ancora troppi appoggi semplici che dovrebbero essere invece il pane del suo ruolo. Da aspettare ancora un po’.
Davanti tutto sommato buone notizie: Ibra quando cominciamo a giocare a calcio non lo ferma più nessuno e mette due gol che portano a casa il risultato; Obinna corre tantissimo ma sembra la copia giovane di Suazo, e direi che abbiamo già dato; Figo finalmente scarta due avversari e fa due cross consecutivi senza sbagliare, qualcosa che non vedevamo dal 2007. Supermario per una volta entra in campo con un po’ di determinazione e si vede, gioca palloni, scambia con i compagni e solo il fischio di Bergonzi gli nega il contropiede che lo farebbe tornare al gol. Anche Crespo è in netto miglioramento anche se manca uno stop che in altri tempi avrebbe fatto con le orecchie, e ancora non riesce a metterla dentro.

Conclusioni: le partite facili se non si tiene la concentrazione per novanta minuti diventano difficili e rischi di sbatterci i denti. Quando l’Inter riuscirà a tenere la testa nella partita indipendentemente da avversario e importanza della partita, non ce ne sarà più per nessuno. Ogni tifoso spera che questo avvenga più prima che poi. Dato che poi non serve più.

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Bella figura di mmerda!

9 Dicembre 2008 6 commenti

 

Se il Werder ci ha pagato per perdere e farli passare ai sedicesimi di UEFA spero che i soldi siano tanti, dato che sono l’esatto valore dell’amor proprio dei giocatori della Beneamata. Se così non fosse o se il prezzo fosse zero, allora tanto valeva mettere in campo 8 panchinari e 3 primavera, così da avere una qualsiasi giustificazione per la figura di merda in mondovisione. Si salvano solo Ibra, Julio Cesar, Quaresma e Mancini. Gli altri li metterei a sgobbare da qua fino al 20 dicembre senza un attimo di sosta. Una partita che non merita manco un commento decente. Puah.

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Muro di Potenza

6 Dicembre 2008 9 commenti

 

L’Inter conclude il tour de force di novembre con una vittoria di potenza su una atletica Lazio che non può molto di fronte alla corazzata nerazzurra. Un gol al secondo del primo tempo del redivivo Samuel mette la partita in discesa, poi l’Inter si siede un po’ e subisce il gioco molto aggressivo dei biancocelesti. Un autorete un po’ sfortunata di Diakitene al 45esimo arrotonda e una rete sul forcing nerazzurro nella ripresa chiudono la questione. Una partita di potenza e di supremazia, un vero muro di forza scagliato contro una Lazio che non ha demeritato più di tanto: per dire ha fatto una figura migliore dei gobbi, molto migliore.


Tutti i presenti in campo promossi: JC non fa una parata significativa che sia una; Maicon distrugge chiunque gli si pari davanti e la sua progressione sul secondo gol è impressionante; Maxwell continua a mostrare dei limiti in fase difensiva ma grande tenuta in appoggio; Cordoba e Samuel si confermano una coppia centrale disumana. Il momento più terribile della partita è quando Samuel rimane a terra toccandosi la gamba: ogni interista che si rispetti si caga addosso per un attimo, ma quando il Muro torna in campo passa la paura.
A centrocampo non ci sono più aggettivi per Cambiasso, e anche Stankovic colma con la quantità la qualità ancora non eccelsa; Zanetti non si arrende mai e Muntari se impara a non sbagliare i passaggi più elementari potrebbe anche smettere di farmi incazzare. Davanti Ibra è in giornata abbastanza sì, Cruz si ferma per una contrattura (peccato) e Crespo si gioca tutto quello che ha, che ancora non è abbastanza, ma dimostra che ce ne potrebbe essere.


All’inizio del ciclo di ferro di novembre avevo auspicato 13 punti su 15, l’Inter ne ha fatti 15 su 15. Troppa grazia. Ora bisogna tenere salda la concentrazione nelle prossime otto partite di un livello certamente più accessibili. Forza ragazzi.

 

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