Trapattonismi con profitto
La quarta partita del ciclo di ferro aperto con Udinese e che si chiuderà con la Lazie ci porta il quarto successo. Tutto bene. Il gioco però non va bene per nulla. I nerazzurri dominano i primi 35 minuti, con due gol perfetti – mezzarovesciata sinistra di Cordoba e tacco destro di Muntari – ma poi calano e subiscono proprio in chiusura del primo tempo il gol – bellissimo – del Napoli, con quattro uomini rimasti in attacco dopo aver perso il pallone. Nel secondo tempo tutto San Siro si aspetta l’inter dei primi minuti, mentre entra in campo una squadra trapattoniana, spompa e con il baricentro abbassato di 20 metri: il Napoli si lancia in assedio e l’Inter fa le barricate. E la solfa non cambia fino a fine partita. No buono. Addirittura con il cambio di Adriano per Cruz e le scene patetiche del brasiliano – cose che fanno male ai bambini, che si impressionano! – e con Burdisso per Stankovis passiamo al 5-3-2 stile Stalingrado. Trapattonismo che non convince, ma forse uno lavora con quello che ha e i giocatori dell’Inter in questo momento possono dare questo. Il grande limite comunque rimangono le decine di palloni persi sulla nostra trequarti che ci hanno esposto a costanti ripartenze dei napoletani che devono il loro scarso score solo alla povertà dei loro finalizzatori. Poi la vittoria maschera molte cose, perché i risultati sono tutto per i tifosi e non solo, ma i problemi non sono pochi. Speriamo che la prossima settimana di stop serva a ricaricarsi.
Julio Cesar oggi sembra meno certo del solito: inchiodato sulla linea di porta spesso, forse troppo, esponendosi all’ultimo tocco avversario. Ha visto giornate migliori. La difesa invece lavora bene: Maicon ha bisogno di riposarsi, lo vedrebbe anche un cieco, e Maxwell è molto altalenante; Cordoba e Samuel funzionano bene in fase difensiva, mentre in fase offensiva e di impostazione sono ancora appena sufficienti. D’altronde non è neanche colpa loro, dato che il gioco dovrebbero farli i centrocampisti e non loro.
A metà campo Muntari nonostante il gol di cui gli rendiamo merito sbaglia circa ottocento appoggi, non riesce a fare una sovrapposizione una fino al 70esimo minuto, e balla come un dannato tra Lavezzi, Hamsyk e Zalayeta quando i napoletani salgono. Cambiasso e Zanetti mettono i polmoni per tutti e come al solito non c’è niente da dire: i migliori. Stankovic da tutto quello che ha nel primo tempo; nel secondo tempo sparisce, ma forse rischiare Jimenez troppo presto ci avrebbe esposto ancora di più. Mettere Figo in campo avrebbe scatenato la rivolta di tutto San Siro. Speriamo che lo abbia capito anche Mourinho. Davanti Cruz fa in un tempo tutto quello che una spalla di Ibra dovrebbe fare: allargare il gioco, tagliare, ricevere il pallone e renderlo, prendere falli. Il merito per il gol di Muntari è almeno al 50% suo. Speriamo che anche questa lezione Mou la capisca, dato che il primo scatto di Adriano appena entrato con palla che lo avrebbe lanciato da solo davanti al portiere è qualcosa che fa soffrire i più sportivi. Vedere in campo il mostro di Frankenstein al posto dell’Imperatore è veramente una vergogna. Unico merito: guadagnarsi una punizione dal limite al secondo minuto di recupero che alleggerisce definitivamente la pressione dalla nostra area. Ibra non pervenuto: sono quelle partite in cui si stizzisce perché non c’è solo lui in campo, giochicchia, fa mille giochetti e non conclude un cazzo. Capita anche ai migliori, ma speriamo non troppo spesso.

Il titolo diciamo che è uno sfogo personale, ma ben si applica alla famosa massima di un mio amico avvocato che recita: "se tiri forte all’incrocio dei pali vinci". Il calcio riassunto in una frase. Ibra l’anno scorso dovette aspettare poche partite per capirlo: quel 2-2 con il Livorno in cui i tiri nerazzurri piazzati con sapienza vennero rimbalzati in ogni modo. Quest’anno sembra che ancora non sia convinto della cosa, ma quando ci prova i risultati si vedono. Altra nota positiva è che finalmente noto un po’ di sapidezza tattica del buon José: il primo tempo l’Inter a centrocampo non capisce un cazzo, Muntari non vede biglia, Vieira e Zanetti ballano come scimmie stretti sempre tra tre uomini e la squadra si appoggia all’altezza di Cambiasso, lasciando 30 metri sempre tra il nostro mediano più avanzato e il nostro attaccante più arretrato. Troppi. Infatti il Palermo fa un po’ il cazzo che vuole anche se non entra mai in area. Finisce 0 a 0 ed è un risultato giusto per una partita non eccezionale. Tutti gli interisti si preoccupano per cosa succederà quando la squadra calerà di tono nel secondo tempo, invece l’Inter che rientra nel secondo tempo stringe gli spazi a centrocampo e il baricentro della squadra sale di 20 metri. I risultati si vedono: nel giro di pochi minuti Ibra spara un missile imprendibile da fuori area. Uno a zero. Nel giro di altri 15 minuti punizione dal limite: Ibra spara un’altra fucilata atomica che Fontana non vede nemmeno. Due a zero e giochi chiusi. Ibra potrebbe farne altri tre ma una volta è troppo generoso, e le altre due Jimmy gli nega l’hat-trick. In ogni caso un secondo tempo bello come non si vedeva da Roma.