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Archivio per la categoria ‘spalti e madonne’

Trapattonismi con profitto

30 Novembre 2008 8 commenti

 

La quarta partita del ciclo di ferro aperto con Udinese e che si chiuderà con la Lazie ci porta il quarto successo. Tutto bene. Il gioco però non va bene per nulla. I nerazzurri dominano i primi 35 minuti, con due gol perfetti – mezzarovesciata sinistra di Cordoba e tacco destro di Muntari – ma poi calano e subiscono proprio in chiusura del primo tempo il gol – bellissimo – del Napoli, con quattro uomini rimasti in attacco dopo aver perso il pallone. Nel secondo tempo tutto San Siro si aspetta l’inter dei primi minuti, mentre entra in campo una squadra trapattoniana, spompa e con il baricentro abbassato di 20 metri: il Napoli si lancia in assedio e l’Inter fa le barricate. E la solfa non cambia fino a fine partita. No buono. Addirittura con il cambio di Adriano per Cruz e le scene patetiche del brasiliano – cose che fanno male ai bambini, che si impressionano! – e con Burdisso per Stankovis passiamo al 5-3-2 stile Stalingrado. Trapattonismo che non convince, ma forse uno lavora con quello che ha e i giocatori dell’Inter in questo momento possono dare questo. Il grande limite comunque rimangono le decine di palloni persi sulla nostra trequarti che ci hanno esposto a costanti ripartenze dei napoletani che devono il loro scarso score solo alla povertà dei loro finalizzatori. Poi la vittoria maschera molte cose, perché i risultati sono tutto per i tifosi e non solo, ma i problemi non sono pochi. Speriamo che la prossima settimana di stop serva a ricaricarsi.

Julio Cesar oggi sembra meno certo del solito: inchiodato sulla linea di porta spesso, forse troppo, esponendosi all’ultimo tocco avversario. Ha visto giornate migliori. La difesa invece lavora bene: Maicon ha bisogno di riposarsi, lo vedrebbe anche un cieco, e Maxwell è molto altalenante; Cordoba e Samuel funzionano bene in fase difensiva, mentre in fase offensiva e di impostazione sono ancora appena sufficienti. D’altronde non è neanche colpa loro, dato che il gioco dovrebbero farli i centrocampisti e non loro. 

A metà campo Muntari nonostante il gol di cui gli rendiamo merito sbaglia circa ottocento appoggi, non riesce a fare una sovrapposizione una fino al 70esimo minuto, e balla come un dannato tra Lavezzi, Hamsyk e Zalayeta quando i napoletani salgono. Cambiasso e Zanetti mettono i polmoni per tutti e come al solito non c’è niente da dire: i migliori. Stankovic da tutto quello che ha nel primo tempo; nel secondo tempo sparisce, ma forse rischiare Jimenez troppo presto ci avrebbe esposto ancora di più. Mettere Figo in campo avrebbe scatenato la rivolta di tutto San Siro. Speriamo che lo abbia capito anche Mourinho. Davanti Cruz fa in un tempo tutto quello che una spalla di Ibra dovrebbe fare: allargare il gioco, tagliare, ricevere il pallone e renderlo, prendere falli. Il merito per il gol di Muntari è almeno al 50% suo. Speriamo che anche questa lezione Mou la capisca, dato che il primo scatto di Adriano appena entrato con palla che lo avrebbe lanciato da solo davanti al portiere è qualcosa che fa soffrire i più sportivi. Vedere in campo il mostro di Frankenstein al posto dell’Imperatore è veramente una vergogna. Unico merito: guadagnarsi una punizione dal limite al secondo minuto di recupero che alleggerisce definitivamente la pressione dalla nostra area. Ibra non pervenuto: sono quelle partite in cui si stizzisce perché non c’è solo lui in campo, giochicchia, fa mille giochetti e non conclude un cazzo. Capita anche ai migliori, ma speriamo non troppo spesso.

 

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Pagliacci supponenti

26 Novembre 2008 10 commenti

 

La partita di stasera è la perfetta esemplificazione del perché il tifo per i nerazzurri è la fonte più certa al mondo di ulcera. Dopo le roboanti  dichiarazioni prepartita del non-pirla di Setubal, la squadra messa in campo è molle e senza carattere, oltre che contare 9 uomini anziché undici – dato che il rientrante Figo è una proiezione di sé stesso dalla tomba, come dimostra l’assenza di opacità alla palla, e Adriano è il solito scimmione incapace e obeso. Capiamoci: per battere i greci basterebbero anche nove calciatori, ma non quattro pagliacci supponenti che pensano di avere la vita già facile e spianata nei novanta minuti. D’altronde bastava mettere in campo la stessa squadra di sabato con Cruz ad appoggiare Ibra anziché cambiare un indemoniato Stankovic per Figo cadavere e tenere in campo quella polpetta ambulante. Se il cambio di mentalità che è costato la panchina a Mancini e svariati milioni a Moratti è questo, stiamo a posto: dobbiamo ringraziare gli eroici ciprioti che pareggiano e ci garantiscono la qualificazione con il numero minimo di punti nella storia della Champions League a gironi, anziché lasciare a Mourinho il dubbio record di fare peggio di Mancini nel torneo internazionale, uscendo prima degli ottavi. Per non parlare della soluzione per recuperare lo svantaggio: cinque attaccanti in campo a caso. Poi Mourinho punge i tifosi in conferenza chiedendo più gente allo stadio: ma uno che spende 27 euro per un secondo blu, più dieci di parcheggio, per vedere la sua squadra giochicchiare per 65 minuti sperando nello zero a zero e poi perdere meritatamente, che cazzo di voglia deve avere per tornare allo stadio al freddo ancora? Poi sarà pur vero che abbiamo la curva più silenziosa della serie A – che tristizia mezza vuota anche stasera – ma trovare voglia di incitare un gruppo di stronzi arroganti che ogni volta che è possibile deluderti lo fanno, è dura. Si può pure perdere, ma non per boria, al massimo per sfiga o per inferiorità manifesta, il contrario di stasera. Morte e male barakus.

PS: dopo aver sentito l’intervista di Mourinho devo dargli atto di essere stato onesto e questo gli fa onore e mi fa scendere un filo l’incazzatura. Non abbastanza per passare dagli insulti ai complimenti. Per ora. Adesso vediamo di non fare cazzate domenica. Grazie.

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Veni, vidi, godi

23 Novembre 2008 7 commenti

 

Il derby d’Italia a San Siro in dieci anni lo abbiamo vinto tre volte. L’ultimo uno a zero era nel nefasto 1998, con un golasso di Djorkaeff. Ed era parecchio tempo che non vedevo la Beneamata asfaltare i gobbi bastardi in questo modo. A parte tra il quinto e il ventesimo del secondo tempo in cui gli lasciamo un pochino di spazio e fiato, i bianconeri non vedono biglia, come si dice in gergo. I ragazzi mostrano grande grinta e grande determinazione, e se avessimo un centravanti anziché una lavatrice forse poteva anche finire con maggiore scarto. Mourinho azzecca due mosse: Adriano per fare a sportellate con Chiellini e togliere pressione a Ibra (però non glielo dice sennò la lavatrice non avrebbe fatto nemmeno quello), un centrocampo aggressiverrimo con un Muntari, un Cambiasso, uno Zanetti e uno Stankovic incredibili. Per la prima volta in vita mia dopo un gol mi è venuto il groppo in gola per la commozione e la gioia. Nessuno che non abbia visto dieci anni della sua vita sportiva rapinata da un branco di bastardi può capire cosa provano gli interisti a anniettare le armate gobbe.

Julio Cesar quando viene inquadrato in primo piano mostra un piglio determinatissimo. Ha visto si e no due palle ma ha giocato con grande concentrazione. E lui con la linea difensiva al momento sono una saracinesca inossidabile: Maicon dopo 90 minuti con il Brasile e un viaggio intercontinetale affetta Molinaro e Nedved come fossero burro; Maxwell dall’altro lato deride gli avversari e finalmente corre; Matrix è stata la terza mossa azzeccata dal mister (e da me condivisa), dandoci supremazia sulle palle aree, ritrovatosi grazie alla grande sicurezza del Muro che lo affianca. Samuel è semplicemente insostituibile: sicuro, sbaglia un solo appoggio in tutta la partita e stanotte Amauri si sveglierà alle tre di notte gridando "Noooo, lasciami stare, Walter, basta!". Disumano.
A centrocampo grande quantità, tocchi veloci di prima, per saltare i muscoli di Sissoko e Tiago (anche se si rompe subito). Cambiasso, Stankovic, Zanetti e Muntari sono ovunque: solo per metà del secondo tempo si rilassano un secondo e la squadra risulta spezzata, ma non si può avere tutto. Tra tutti è proprio Muntari il più appannato, e proprio nel momento in cui tutti ne invocano la sostituzione con un colpo di culo la piazza alle spalle di Manninger. E diventa l’eroe della serata. Goduria.
Davanti la mossa di Adriano mi rimane oscura fino a che Eric al 4-4-2 e Mourinho non me la spiegano: fare a sportellate e togliere pressione a Ibra che può irridere e obliterare gli avversari. Forse nessuno glielo ha detto e per questo lo fa. Perché per il resto la sua sapienza nei movimenti rimane quella di sempre: nulla. Ibra ha tentacoli al posto delle parti del corpo: prende qualsiasi pallone, lo gioca e lo accarezza. Il dubbio è che abbia un contratto con i gobbi per non segnar loro, ma forse è solo che non è ancora in grado di fare i gol facili. La verità è che il giorno che Ibra fa anche questi gol si potrà scendere in campo con Julio, i quattro difensori e lui. Universale.

I gobbi sono una squadra immonda che deve la sua posizione in classifica più a botte di culo e colpi da fermo che non al gioco. Ranieri ha creato una squadra solida, quadrata, di quantità, chiusa e pronta alle ripartenze. Più o meno come si è giocato in Italia da sempre. Se non fossi un tifoso stasera non avrei manco sofferto, tanto fanno schifo. Ma sono un tifoso, e il gol di Sulley Ali Muntari mi ha fatto godere come un riccio in calore. E mi ride ancora il culo.
 

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Fucilate

15 Novembre 2008 7 commenti

 

Il titolo diciamo che è uno sfogo personale, ma ben si applica alla famosa massima di un mio amico avvocato che recita: "se tiri forte all’incrocio dei pali vinci". Il calcio riassunto in una frase. Ibra l’anno scorso dovette aspettare poche partite per capirlo: quel 2-2 con il Livorno in cui i tiri nerazzurri piazzati con sapienza vennero rimbalzati in ogni modo. Quest’anno sembra che ancora non sia convinto della cosa, ma quando ci prova i risultati si vedono. Altra nota positiva è che finalmente noto un po’ di sapidezza tattica del buon José: il primo tempo l’Inter a centrocampo non capisce un cazzo, Muntari non vede biglia, Vieira e Zanetti ballano come scimmie stretti sempre tra tre uomini e la squadra si appoggia all’altezza di Cambiasso, lasciando 30 metri sempre tra il nostro mediano più avanzato e il nostro attaccante più arretrato. Troppi. Infatti il Palermo fa un po’ il cazzo che vuole anche se non entra mai in area. Finisce 0 a 0 ed è un risultato giusto per una partita non eccezionale. Tutti gli interisti si preoccupano per cosa succederà quando la squadra calerà di tono nel secondo tempo, invece l’Inter che rientra nel secondo tempo stringe gli spazi a centrocampo e il baricentro della squadra sale di 20 metri. I risultati si vedono: nel giro di pochi minuti Ibra spara un missile imprendibile da fuori area. Uno a zero. Nel giro di altri 15 minuti punizione dal limite: Ibra spara un’altra fucilata atomica che Fontana non vede nemmeno. Due a zero e giochi chiusi. Ibra potrebbe farne altri tre ma una volta è troppo generoso, e le altre due Jimmy gli nega l’hat-trick. In ogni caso un secondo tempo bello come non si vedeva da Roma. 

Julio Cesar mostra di essere al top nel primo tempo, con diversi interventi reattivi e decisivi. Sicuro. Maicon avrà fatto avanti e indietro duecento volte per tutto il campo, non riesco a capire dove nasconda la droga, e sarei molto felice che non andasse in nazionale a metà settimana. Speriamo non sia troppo spompo. Infaticabile. Maxwell dall’altro lato gioca più coperto, ma in fase di appoggio sta tornando ad essere una pedina importantissima per scardinare le difese avversarie. In crescita. Cordoba è stabile: alcuni brividi e nullo in fase di impostazione. Il fallo che gli costa la squalifica poteva evitarlo e speriamo di non rimpiangerlo troppo sabato prossimo. Irruento. Samuel è mostruoso: il recupero a centro area di tacco volante nella posizione dello scorpione è qualcosa che nessun altro centrale al mondo poteva fare. Avrà recuperato circa un milione di palloni. Immenso.

A centrocampo Muntari è chiaramente sotto l’effetto di svariate canne fumate negli spogliatoi. Probabilmente a fine partita avrà chiesto al massaggiatore: oh, ma chi erano gli elefantini rosa? Drogato. Vieira è imbarazzante nella sua lentezza e sbaglia un numero impressionante di palloni. Speriamo che non torni rotto dalla sua cazzo di nazionale.  Flemmatico. Zanetti ci mette tutto quello che ha, ed è parecchio. Se non sbagliasse a volte le cose più facili eviterebbe di farmi prendere degli infarti. Sicuro. Cambiasso a mio modesto avviso al posto di Muntari ci avrebbe risparmiato un primo tempo insufficiente, e in ogni caso è incriticabile per la qualità di gioco che esprime. Fondamentale. Stankovic entra e fa il suo, con una voglia che quando c’era il suo amicone Mancini non ci metteva. Rinato. 

Davanti lo schieramento a due facilita gli automatismi e infatti Cruz e Ibra si trovano a occhi praticamente chiusi. Forse José dovrebbe pensarci e attendere per il tridente quando i suoi uomini gli daranno quello che vuole. Cruz corre, si spompa ed è ancora impreciso negli appoggi ma dimostra di avere una maturità tattica che Mario ancora si sogna, e che forse potrebbe trasmettere alla nostra giovane promessa. Ritmato. Ibra è semplicemente disumano: dopo la gomitata che gli rifila Carrozzieri (Muntari ha preso tre giornate per molto meno) se la lega al dito e decide di fare da solo. Due bordate da fuori e la partita è chiusa. Poi qualcuno mi spiegherà perché non dovremmo considerarlo un fuoriclasse… Disumano. Mancini entra e fa vedere qualcosa per cui lo abbiamo aspettato dall’inizio dell’anno. Un po’ poco, ma merita un po’ di fiducia. Attendista. 

Ora la settimana più lunga, quella prima della settimana più breve, quella piena di partite decisive e che affronterò con il solito groppone allo stomaco. Cazzo.

 

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Tabù all’ultimo respiro

9 Novembre 2008 8 commenti

 

Tanto per restare in tema di statistiche come nel passato post, l’Inter sfata il tabù Udinese dopo due anni. La zuccata del Jardinero arriva al 93esimo e tutti gli interisti sperano che sia un segno che il culo stia finalmente girando lontano dalle sponde rossonere. A parte la botta di culo e i primi venti minuti del primo tempo, la partita non può che alimentare le ansie dei tifosi della Beneamata, dato che la produzione di gioco è pari a zero, l’intesa del comparto offensivo sotto lo zero con Ibra e Quaresma che chiaramente si odiano e il solo dato positivo del rientro di Walter The Wall Samuel nel comparto difensivo. Dopo 11 giornate tutto il mondo ha capito che Ibra è stanco e soprattutto che lì in mezzo non funziona: allora non si capisce perché quando entra Cruz sia quest’ultimo a dover giocare largo al contrario degli ultimi due anni. I risultati della coppia Ibra-Cruz sono inversamente proporzionali a quelli dell’Inter manciniana e forse un allenatore pagato 6 milioni di euro a stagione potrebbe capirlo da solo. Per ora andiamo avanti a botte di culo, l’organizzazione tattica migliora certamente, ma se quello visto con un Udinese in dieci dietro il pallone è gioco offensivista, allora Cuper era un emulo di Zeman. La giornata di oggi ha il pregio di darci tre punti e di ridarci Samuel, ma a parte questo le perplessità sono ancora molto più abbondanti che le certezze.

Voti individuali. JC, al suo posto, sicuro come sempre, anche quando Cordoba viene preso dal raptus burdissiano e gli dice di stare in porta per poi appoggiare la palla a mezzo metro da un accorrente Quagliarella. La linea difensiva Maicon-Cordoba-Samuel-Maxwell è ancora la cosa più bella vista in campo oggi. Speriamo non si rompa nessuno. A centrocampo ci vorrebbero quindici Cambiasso, Vieira sbaglia poco ma aggiunge quel tanto di intelligenza che serve, Zanetti ci mette il resto. Davanti evidentemente non si capiscono: tra un Mario così svogliato da farti venire voglia di mandarlo a lavorare in miniera, un Ibra spompo e distratto, e un Quaresma lezioso egoista e inconcludente. La squadra messa in campo è la cosa più vicina che abbiamo avuto a un Inter titolare, ma è il gioco e il movimento senza palla a latitare. E queste cose non le insegna nessuno se non un buon allenatore. Tocca a te, José, a nessun altro.
 

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Benvenuti al circo

4 Novembre 2008 15 commenti

 

"E tu mi chiedi come va? Ancora chiedi come va? La vita al circo delle pantegane…"

L’Inter scende in campo ben messa, offensiva, fluida e padrona del gioco. Mette subito un gol e sfiora il raddoppio, poi Burdisso svela il motivo per cui tutti quest’estate gioivano nel saperlo sulla via di Firenze: non ascolta Julio Cesar e smarca un cipriota per il gol del pareggio. Rimontiamo senza patemi e mettiamo il secondo gol. Su rimpallo di Cambiasso sulla nuca di un altro cipriota pareggiano di nuovo. La sfiga sembra aver fatto il suo corso e tutti i tifosi e i giocatori nerazzurri pensano che al rientro si possa asfaltare una squadra di paraplegici: invece Burdisso smarca un altro cipriota e ci regala il tre a due contro. Fosse per me non giocherebbe mai più in questa squadra. A questo punto ci buttiamo avanti e sfioriamo più volte il gol: alla fine ne mettiamo due con Cruz e Cambiasso, ma l’arbitro ne vede solo uno. Non contenti ce ne mangiamo altri due con Ibra e Cruz. Pareggiamo una partita che doveva finire 10 a 0, ma la squadra è parsa meglio in campo di come l’ho vista in partite scorse: un po’ caotica e disordinata in alcuni momenti, ma nulla di più preoccupante (a parte le carenze individuali). La speranza è che  il malus di rogna l’abbiamo esaurito qui, Eliantostyle.

Julio Cesar fa il suo dovere e si conferma uno dei migliori nel suo ruolo: dopo un periodo di appanamento sembra in ripresa e con il piedone e la manona salva due possibili quattro a due dal garantirci una ingiusta beffa. Maicon è immenso come al solito e non può certo accusarsi di nulla, anche se la parata di Julio di piede è necessaria per un suo liscio: con quello che corre un imprecisione gliela si concede. A sinistra Zanetti non spinge come Maicon e si vede: la fascia è praticamente deserta e ci potrebbero passare il tagliaerba tanto non vede un tacchetto per un tempo. Quando entra Maxwell si spinge anche di lì e facciamo brutto. Si vede però che entrambi hanno bisogno di un po’ di ossigeno in più, ancora. In mezzo la coppia Burdisso e Matrix sembra un film dell’orrore: il secondo però non fa cazzate e mette anche il suo primo gol in Champions, e tutti speriamo che sia di buon auspicio per lui e per l’Inter; l’argentino si conferma un giocatore psicotico, sufficiente nelle giornate sì e pericoloso per sé e per la squadra nelle giornate no. Vorrei sapere chi ha convinto Mourinho a trattenerlo quando era già sulla strada della viola: non ci avremmo perso nulla e forse guadagnato anche dei soldi. Spero che diventi la sesta scelta prima degli infortunati e dopo Mei e Daminuta che garantiscono maggiore grinta e attenzione. Mi pare che anche José non farà sconti all’ex Padroncito dell’area di rigore. 

A centrocampo Stankovic e Cambiasso se la dominano. Nulla da dire. Anche l’ingresso di Vieira per non spremere Stankovic ci sta. Sono facilitati dalla scarsa prestanza avversaria e da un 4-4-2 in fase difensiva più ordinato, almeno fino all’ottantesimo. Mancini invece si conferma un pacco (molto peggio di Quaresma): se l’anno scorso abbiamo fatto un affare con Chivu, quest’anno abbiamo fatto un bel regalo alla famiglia Sensi pigliandoci sta grana. Sarò impietoso ma se gioca così fa la fine di Suazo. Quaresma invece è ancora a corrente alternata, un po’ lezioso ogni tanto, e mi pare che non si veda con Ibra (non se la passano mai, e dico mai). Però quando si accende fa vedere cose interessanti e merita ancora fiducia almeno per un po’. Davanti la coppia Ibra-Balotelli o il tridente Ibra-Balotelli-Cruz sono ancora tra le cose migliori che si possano vedere nel campionato italiano e nel panorama europeo. Mario inizia a mostrare un po’ di determinazione e si guadagna un po’ della fiducia del tecnico, mettendo la centesima palla dentro la rete della storia dell’Inter in Champions nonché firmandosi come più giovane marcatore nerazzurro della competizione. Conterà qualcosa, no? Ibra è stanco e poco lucido: si vede quando anziché sparare una palla di rimbalzo a un metro da terra la schiaccia sul piede del portiere, o quando smarcato benissimo da Vieira non calcia subito di sinistro ma rimpalla sprecando un gol fatto che sarebbe stato importantissimo. Se è colpa della stanchezza che stia in panca una sera (non delle prossime). Se è perché ancora non ha capito che nel calcio si vince tirando forte sotto l’incrocio dei pali, mi pare che abbia l’età per farsene una ragione. Cruz dimostra di essere un uomo perfetto per la società: quando segna va ad abbracciare proprio Mourinho, il suo presunto carnefice. Se servivano gesti per mettere a tacere vipere e vedove, questo vale più di tutta la vita di Adriano. 

Da Mourinho tutti si aspettano e si aspettavano un cambiamento di mentalità. Anche lui ha sempre dichiarato che è questo il suo cruccio e non tanto la tattica (anche se studiarne un po’ male non farà). Per cambiare mentalità forse non era necessario sboronare e ribaltare una squadra che già lavorava bene in campo come un piccolo orologio ben oliato. E se era necessario lo attendiamo alla prova del fuoco: per ora le amnesie sono state molte (Zanetti nella partita con il Bologna, questi tre gol, il primo gol della Reggina, tanto per citare le prime robe che mi vengono in mente) e anche la determinazione della squadra meno feroce di altri momenti degli scorsi anni. E’ presto ovviamente, e io non faccio parte della schiera che spera in un esonero anticipato del mister – solo i gobbi e i rossoneri travestiti lo sperano, o gli sprovveduti – ma ovviamente non voglio patire come ho patito nelle ultime quattro partite. Facciamo che il circo chiude e apre una bella scuola di arti marziali ANCHE acrobatiche ma non SOLO acrobatiche. 

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Non sono convinto

2 Novembre 2008 3 commenti

 

L’Inter arriva a Reggio Calabria con la necessità di fare tre punti contro l’ultima in classifica per dimostrare e dimostrarsi che i due pareggi non sono dovuti a una crisi generale ma ad incidenti di percorso. La partenza è incoraggiante: 4-2-4 aggressivo che lascia spazio agli avversari, senza per questo dare loro alcuna possibilità di essere seriamente pericolosi. In venti minuti due gol e un palo sanciscono la chiara supremazia nerazzurra in termini di potenza e potenzialità. Qui l’hubris interista e mourinhano gioca un brutto scherzo: la squadra si addormenta, si distrae, crede che la partita sia già finita e gioca con sufficienza. Gli spazi per la Reggina diventano praterie insondabili nei cui centrocampi i nerazzurri non vedono mai un pallone: tra la fine del primo tempo e l’inizio del secondo i calabresi pareggiano meritatamente, e i tifosi interisti si incazzano meritatamente. Mourinho sembra impazzito e mette in campo Crespo per uno spento Mancini: la mossa sembra la solita smargiassata un po’ sconclusionata, mentre serve a far ripigliare la squadra. Negli ultimi 30 minuti tiriamo cento volte in porta ma tra errori grossolani, sfiga e bravura altrui non riusciamo a metterla nel sacco. Orlandi si conferma un allenatore giustamente in via di esonero togliendo gli unici due giocatori reggini che stavano facendo vincere la gara (Cozza e Brienza) arretrando il baricentro e lasciando spazio all’arrembaggio nerazzurro. Solo nel recupero Cordoba – colpevole di svariate scorribande della Reggina i cui uomini sono sfuggiti per novanta minuti alla sua marcatura – stoppa un calcio d’angolo e la piazza in fondo alla rete regalando tre punti giustificati dalla partita tranne che nella parte centrale.

JC ottimo salva più volte la partita, tra cui al 44esimo del secondo tempo quando stoppa il palleggio di De Gennaro. Maicon e Maxwell fanno il loro mestiere e soprattutto Maicon straborda ovunque, coronando la prestazione con un gol disumano a cento all’ora. Cordoba non è in gran serata, ma quando segni il gol della vittoria al 47esimo del secondo tempo tutto ti è perdonato. Chivu gioca bene, ma purtroppo si torce il ginocchio prima della fine: sfiga, tanto per cambiare, ma magari vedremo Samuel. Burdisso entra per sostituirlo e tutto sommato fa il suo compitino.
A centrocampo giocano in due, di cui uno reduce da plurimi stiramenti ma dalla classe cristallina e uno che con meno di 4 persone in linea ha obiettivamente difficoltà a farsi apprezzare. Questa è la zona in cui Mourinho non mi sta convincendo: perché non giocare con un più equilibrato (!!!!) 4-3-3 con Dacourt-Zanetti-Vieira e davanti Mario-Quaresma-Ibra? In due contro cinque a centrocampo i nerazzurri perdevano sempra palla a centrocampo e sui rimpalli dall’area reggina: con questa squadra contro tutto bene, ma con una squadra seria erano cazzi acidi.
Davanti Mancini è sempre più spento, Quaresma fa vedere buone cose quando smette di preoccuparsi di quello che deve fare. Mario gioca decentemente ma manca ancora di quella cattiveria che un diciottenne dovrebbe trasudare. La sua sufficienza a volte istiga all’omicidio i tifosi nerazzurri. Ibra si conferma in grande crescita, in grande miglioramento nell’impostazione e nella capacità di aiutare a pressare i difensori sulle ripartenze. Conferma anche che i gol facili non li vuole fare mai: sbaglia cose senza senso, ma nessuno sano di mente – al pub uno non lo era – può pensare di metterlo in discussione. Pecca di nuovo di egoismo sull’ennesima punzione a pochi minuti dalla fine dalla mattonella di Mario: il ragazzo la metteva all’incrocio, Ibra la spara sulla barriera come al solito. Altra buona notizia è il buono stato di forma di Valdanito, i movimenti sono perfetti, ma cazzo di budda non riesce più ad essere Arma Letale. I suoi mesi all’Inter sono agli sgoccioli – purtroppo – ma non metterla non aiuta ad aumentare le sue chance di vedere la fine della stagione in nerazzurro.

La partita non sembrava facile come molti hanno detto nelle interviste. La partita era facile. E la stavamo perdendo noi. Mourinho non riesce a spiegarmi perché giocare con solo due centrocampisti o perché la squadra non gioca come vuole lui: sono i giocatori che non capiscono come fare pressing sui portatori di palla per rallentare il gioco avversario oppure è lui che non capisce un cazzo di come funziona il calcio italiano? Ai posteri l’ardua sentenza. Intanto mettiamo in saccoccia tre punti faticosi e guardiamo alla prossima partita.  Non sono convinto, ma finché vinco mi preoccupo di meno. Almeno ho visto un po’ di determinazione anche se troppi sprechi a pochi centimetri dalla linea di arrivo.

 

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Palle

29 Ottobre 2008 16 commenti

 

Gli zero a zero sono iconograficamente chiari: due palle. Non c’è discussione in merito. Quando poi sono due di fila, ancorché con squadre che hanno meritato il pareggio senza discussioni, diventano palle al quadrato, al cubo, e via dicendo. Non è che la squadra giochi particolarmente male, ma neanche particolarmente bene. Non è che manchino le occasioni da goal, ma le loro concretizzazioni, come non mancano i pericoli, ma sono puntuali le neutralizzazioni degli stessi da parte di difesa e portiere. Palle come quelle che non vogliono mai entrare neanche se le disegni nella porta con un pennarello. Il tutto lascia al tifoso bauscia, forse troppo ben abituato dagli ultimi anni di dominio assoluto, un sapore un po’ bislacco in fondo alla gola.

Fortunatamente non perdiamo, altrimenti apriti cielo, e soluzione ponte con Beppe Baresi – idea tremenda che sono sicuro è balenata nelle menti di tutti gli interisti dopo il burrascoso cambio di panchina estivo come esito delle rinnovate bizze morattiane. D’altronde ci sono fatti che non si possono ignorare: questa cazzata che non conta la disposizione in campo ma la mentalità a me personalmente ha ampiamente rotto il cazzo. Se fosse vero non si spiegherebbe come quando la squadra passa dal 4-3-3 al 4-4-2 immediatamente il gioco migliora, pur con interpreti di medesimo (se non peggior) livello. Poi dovranno ancora essere digeriti gli schemi, smussate le asperità delle relazioni con il tecnico e quello che volete, ma è un dato di fatto che il 4-3-3 funziona a ritmo estremamente alternato (tipo montagne russe elettromagnetiche).

Capiamoci: io non sono una vedova di Mancini, e non avrei messo in campo una formazione diversa da così – forse avrei spostato Chivu davanti alla difesa e tenuto Zanetti e Stankovi come vertici alti della difesa a tre – però ci sono alcuni fatti su cui è importante riflettere. Per la prima volta in tre anni scendiamo in classifica anziché salire; per la prima volta in tre anni il Milan è davanti a noi (ennesimi punti regalati dall’ennesimo rigore regalato, poi a pensar male si fa peccato, ma almeno Silvio non sta decidendo il campionato per decreto ma con i suoi vecchi cari metodi mafioso-mercantili); per la prima volta in tre anni nessuno ha la sensazione che l’Inter domini le partite, ma sembra tornata essere una squadra come tutte le altre (squadre forti). Questi sono fatti. Non si possono negare. Come ho già detto molto tempo fa io aspetterò fine anno per giudicare la complessità della stagione interista, ma non so come dirlo, il mio deja vu è quello delle stagioni dove partivamo strafavoriti e a ottobre-novembre eravamo terzi, continuando a esserlo fino alla fine del campionato. Ovviamente lo dico sperando di sbagliarmi, ma la sensazione terribile emerge dal profondo del mio animo tafazziano e nerazzurro. Toccatevi anche voi palle destre e tette sinistre alla bisogna.

Parliamo di calcio ora: Julio Cesar si conferma una certezza, anche se non particolarmente impegnato da un reparto avanzato – quello viola – che non segnerebbe neanche senza portiere a difendere i pali avversari, in particolari quando il terminale d’attacco è Pazzini. Maicon è un po’ stanco e sembra meno prorompente del solito, ma non si può certo criticare o mettere in discussione. Burdisso e Cordoba sono una coppia da thriller: possono fare benissimo per molti secondi di gioco, ma a un certo punto potrebbero combinarne di tutti i colori. Maxwell è una delle note positive della serata: spinge, chiude, imposta. Gli manca solo il tiro, ma tornerà.
A centrocampo soffriamo: tra il culo dei viola nel avere tutti i rimpalli tra i piedi e l’assenza dei nostri centrocampisti, non vediamo una palla. Zero (il primo zero delle due palle). Chivu in posizione avanzata soffre e non si trova a suo agio come forse potrebbe essere di fronte alla difesa. Zanetti fa il suo compitino ma non strafà. Stankovic non azzecca un pallone che sia uno: sarà stanco, ma se deve giocare così, è meglio che sta a casa a dormire. Come si nota, non c’è un protagonista del centrocampo che convinca: l’eccezione è Vieira, al rientro, porta autorità, penetrazione e visione di gioco. Speriamo che sabato rientri anche Cambiasso che con il francese d’ebano fanno un team di centrocampo che mi fa godere.
Davanti non mettiamo un pallone dentro che sia uno da 180 minuti. Zero (l’altro delle due palle). Obinna sembra notevolmente un Oba Oba Martins più magro. Aiuto. Ibra e Mancini si intendono bene e si vede da subito, ma poi calano. Il brasiliano scompare progressivamente dal campo e si mangia un gol per sparare un tiro al volo quando c’era tutto il tempo di stoppare e piazzare la palla dentro la porta sguarnita. Ibra subisce come al solito il fischietto di Rosetti (che gli fischia più falli che a Gattuso in tutto il campionato), ma sfodera come sempre grandi numeri. Inguardabile l’egoismo con cui non appoggia una palla facile facile a Quaresma per finire perdendola. Ammirabile la rabbia e determinazione con cui insegue il giocatore che gli ha sottratto la palla fino all’area nerazzurra. Se si vuole capire perché Mario non gioca e Ibra sì, questo è un buon punto di partenza. In campo si rivede Crespo che nel giro di dieci minuti fa capire la differenza tra un puntero vero che sa muoversi lì davanti e un bidone brasiliano assimilabile a una rinnovata lavatrice antropomorfa. Peccato che abbia una certa età. Quaresma entra troppo tardi per essere realmente valutato. Speriamo che abbia ragione José ed emerga più avanti.

Ora non ci resta che osservare la bagarre che i giornalai ci scateneranno addosso, in un campionato che sembra la serie A che fu nel 1980 con la differenza che di campioni ce ne sono poco, di spettacolo ancora meno, e di business fin troppo. Forse il paragone migliore è con il 1925, e solo i genoani capiranno questa battuta. Poi la Repubblica delle Banane non può putroppo rimanere confinata fuori da un campo di calcio. Forza ragazzi. 

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Ecco come non si vince

26 Ottobre 2008 11 commenti

 

A San Siro va in onda il manuale animato su come non si vince una partita (e un campionato). Dopo sessanta e rotte partite l’Inter non segna in casa. In 11 contro 10 per più di mezz’ora. Erano quasi tre anni che segnavamo sempre in casa. Il Genoa viene a Milano affrontando la gara come tutte le trasferte fino ad ora: ordinati, chiusi, in attesa di ripartenze da mettere sui piedi dei propri giocatori di qualità. L’Inter non gioca, spreca, affossata dalla poca brillantezza a centrocampo e dall’egoismo delle sue (5) punte. I demeriti di una partita che abbiamo regalato se li dividono tutti: Mourinho che sbarella una difesa che sembrava aver trovato equilibrio e al contempo non mette nessun giocatore in mezzo al campo in grado di far ripartire l’azione; Cordoba e Burdisso completamente deconcentrati e in ritardo costante, Maicon spompato e Chivu un po’ pesce fuor d’acqua come terzino sinistro. I centrocampisti in debito di ossigeno e di cervello, gli attaccanti incapaci di concludere e di fare anche i passaggi più elementari. L’Inter non gioca come potrebbe, è lenta, prevedibile, noiosa e davanti con cinque punte che giocano ognuno per i fatti suoi e con la voglia di essere protagonisti, ma che non corrisponde alla vittoria finale. 

Nessun interista è uscito felice dallo stadio oggi, perché ha visto una squadra con poche idee e scarsa aggressività, con troppi solisti e poco gioco. Rubinho non ha fatto una parata degna di questo nome, le cinque punte in campo hanno prodotto solo cross alti in mezzo all’area piccola preda del portiere genoano, i corner sono stati battuti o altezza uomo o direttamente fuori, le punizioni una schifezza unica, mai un’azione palla al piede fino alla porta rossoblu. Uno si chiede legittimamente come avrebbe fatto a finire diversamente una partita così: con un errore arbitrale o con una botta di culo. Troppo poco per chi punta a vincere il campionato e magari anche qualcosa di più, come dichiarato dai dirigenti nerazzurri.

Come già detto Julio Cesar migliore in campo, e questo la dice tutta. Burdisso si conferma il peggior centrale difensivo che abbiamo, e il soprannome psycho non è per nulla immeritato. La prestazione di Cordoba  si riassume in una azione intorno all’ottantesimo quando su un lancio lungo anziché guardare la palla si gira e si mette a correre verso Julio Cesar senza curarsi di dove si posiziona l’avversario: un suicidio. Chivu lì a sinistra non serve a un cazzo: lento per le sovrapposizioni, impossibilitato a usare i suoi piedi buoni. A destra Maicon forse meritava un po’ di riposo, e in generale forse la difesa a quattro che ha fatto le ultime tre-quattro partite era meglio confermarla. In mezzo al campo tutti si aspettavano una linea a quattro con due ali (Quaresma e Mancini) e due centrali (Muntari e Stankovic) per non soffrire il centrocampo a quattro del genoa e per aprire il gioco sulle fasce: invece Mourinho parte con un centrocampo a tre, con Stankovic troppo arretrato Muntari in versione pyscho2 e Zanetti un po’ spompo e privo del suo alter ego Cuchu. Davanti Quaresma perde qualche pallone ma forse meritava qualche minuto in più, Adriano mostra i consueti limiti e Ibra è meno brillante del solito: la soluzione non è affollare il terzo avanzato della squadra buttando dentro punte a caso, ma secondo molti equilibrare il tutto e far tornare i giocatori a giocare al calcio e non alla playstation. Nella ripresa Mourinho prova a far giocare Mario e Obinna osannati dalla folla, ma che spiegano in questi 45 minuti perché non giocano mai: egoismo, svogliatezza, e nullo senso della posizione. Se Balotelli si comporta così in allenamento meglio che vada a giocare io. L’infortunio di Muntari e la superiorità numerica spingono José a tentare un tutto per tutto un po’ confuso e per nulla interessante, con Cruz che entra in campo e sembra ancora più lento di Adriano. Viene da chiedersi il perché di tante involuzioni. Speriamo sia solo sfiga e casualità.

Chiudiamo questo ottavo turno ancora primi, ma di un soffio, con il fiato sul collo delle merde rossonere che abbiamo resuscitato noi con quello scellerato derby difensivista e svogliato. Speriamo di non doverlo rimpiangere troppo e che i mezzi passi falsi in cui stiamo incappando ci facciano imparare qualcosa, anziché deprimere ulteriormente. Io la vedova la farò a fine anno, eventualmente, ma José e i giocatori che ha a disposizione devono dare molto di più di così. Non basta non prendere gol, bisogna farne. 

 

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Minimo sindacale

23 Ottobre 2008 3 commenti

 

Ovviamente questo post non parla della mobilitazione che finalmente sembra agitare qualche anima pia in giro per un’Italia sempre più "ventennale" e sempre più intorpidita, ma della partita dell’Inter. Quando avrò tempo due commenti anche sul clima di "fervore politico" lo farò pure, ma in media mi odieranno tutti anche più che per le mie opinioni calcistiche. 

La partita con l’Anorthosis Famagosta – dai simpaticissimi tifosi invasati e calorosi – non ha storia: loro non provano a buttarla dentro neanche per errore; noi gestiamo palla e tiri in porta ma ne mettiamo dentro uno solo. Basta, come no, ma mi sono annoiato quasi come a Inter-Lecce. Da raccontare c’è veramente poco, quindi accontentatevi: Adriano nonostante il gol è molto lontano dall’essere un giocatore di calcio, ma almeno ha ritrovato l’umiltà necessaria a provare a recuperare almeno parte della sua forma (con la prospettiva finalmente di venderlo a un prezzo accettabile); Mancini è un pacco incostante e non riesce a fare un cross decente; Quaresma almeno si è guadagnato la pagnotta, come Ibra, che non ha certo brillato – nonostante l’innata classe. Il centrocampo ha retto perfettamente, Stankovic in gran spolvero, Cambiasso una certezza e Muntari a parte gli interventi omicidi si rivela il miglior acquisto. Peccato che Cambiasso esca toccandosi dietro la coscia destra: speriamo non sia nulla di grave perché perdere una chiave del nostro gioco per una partita insulsa come questa è un vero delitto. Dietro c’è poco da dire dato che non si è mai rischiato nulla: bene così. 

Mi rimane il dubbio del perché giochi Adriano e non Mario, oppure perché al cambio Burdisso non sia andato dietro a fare il terzino portando Zanetti a centrocampo, ma sono dettagli, e José ha dimostrato di sapere quello che fa. Ora di nuovo testa al campionato, al Vecchio Balordo che ospitiamo domenica alle 15.00.

 

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